Ero già in fondo alla classe di Teoria di Guardia del Corpo quando Rose entrò, affiancata da Mason e dall'altro ragazzo della palestra, Eddie Castile. Potevo già dire, dal modo in cui camminava, che era dolorante per l'ora del pestaggio che aveva appena subito dai suoi compagni di classe. Per quanto spiacevole, ero grato che i suoi amici fossero abbastanza responsabili da non andarci piano con lei.
L'istruttore della lezione era il Guardiano Stan Alto. Aveva qualche anno più di me, ma non sempre lo consideravo con lo stesso rispetto che riservavo a molti dei miei superiori. Sembrava provare grande piacere nell'umiliare i suoi studenti e persino occasionalmente qualche guardiano. Dal momento in cui Rose entrò nella stanza, gli occhi del Guardiano Alto si fissarono su di lei marcandola come il suo prossimo obiettivo.
"E qui cosa abbiamo?" Gli occhi di Stan si spalancarono di finta sorpresa, "Nessuno mi aveva detto che oggi avremmo avuto un ospite, un relatore. Rose Hathaway. Quale onore! È stato molto generoso da parte tua riservarci un po' di tempo nella tua fittissima agenda e condividere con noi le tue conoscenze."
Vedevo il rossore salirle alle guance mentre Rose cercava di ignorarlo. Con i sui sfoghi precedenti, rimasi sorpreso dal fatto che restasse così calma in quel momento. Tuttavia, questo incoraggiò ulteriormente il suo aguzzino.
"Bene, forza, forza. Non stare seduta lì! Vieni alla cattedra, così potrai aiutarmi con la lezione."
"Non dice davvero-"
"Volevo dire esattamente quello che ho detto, Hathaway. Vai di fronte alla classe."
Rose fece un passo avanti, mettendo insieme i frammenti di fiducia infranti lungo la strada. Mentre guardavo attraverso la classe, vidi gli altri guardiani che controllavano la stanza. I loro volti erano stoici come il mio, ma la loro postura cambiò leggermente. A disagio. Potrei affermare che erano imbarazzati per Rose tanto quanto lo erano per le azioni del loro collega. Questa era certamente una lezione da impartirle, tuttavia la maniera in cui scelse di farlo non era necessaria.
"Allora, Hathaway. Illuminaci sulle tue tecniche di difesa."
"Le mie... tecniche?" Si preparò a ciò che sapeva sarebbe arrivato.
"Ma certo. Perché si presume che, quando hai portato una Moroi di famiglia reale ancora minorenne fuori dall'Accademia e l'hai esposta alla minaccia costante degli Strigoi, tu dovessi avere una specie di piano che il resto di noi non riusciva a capire." Era come se fossimo tornati nell'ufficio della Preside. Ciò che gli mancava in termini di potere effettivo, lo compensava con i testimoni davanti ai quali la metteva in ridicolo.
"Non abbiamo mai incontrato nessuno Strigoi."
"Ovviamente." Il rancore era pesante nella sua voce. "L'avevo già capito, visto che sei ancora viva." Rose sussultò, ma rimase in silenzio. Senza alcuna difesa da respingere, Alto continuò. "Allora cosa hai fatto? Come hai salvaguardato la sua incolumità? Avete evitato di uscire durante la notte?"
"A volte."
"A volte," le sue prese in giro erano ridotte a imitazioni infantili di lei. "Molto bene allora, suppongo che tu abbia dormito di giorno e sia rimasta sveglia di notte."
"Ehm... no."
"No? Eppure è una delle prime cose menzionate nel capitolo riguardante la custodia in solitaria. Oh, aspetta, non potevi saperlo perché non eri qui." Ero tentato di dire che la tattica, sebbene basilare, era usata raramente sul campo così come l'aveva descritta. Tuttavia, qualsiasi interruzione da parte mia non avrebbe fatto che peggiorare le cose.
Rose cercò di rimanere composta, "Sorvegliavo l'area ogni volta che uscivamo." Era una difesa debole.
"Oh? Beh, è già qualcosa. Hai usato il metodo Carnegie di sorveglianza del quadrante o la Perlustrazione a rotazione?"
Rimase in silenzio, ma era evidente che ignorava quali fossero quelle tecniche. A quanto pareva avremmo dovuto ripassare un po' delle basi della teoria oltre a quelle del combattimento.
"Ah. Immagino che tu abbia utilizzato il metodo Hathaway, Guardati-in-giro-quando-te-ne-ricordi."
"No!" Sbottò infine e il guardiano Alto sembrò soddisfatto. "Non è vero. L'ho sorvegliata. È ancora viva, no?!"
Si chinò su di lei finché i loro volti non furono a poco più di un pollice di distanza. "Perché hai avuto fortuna."
"Gli Strigoi non sono in agguato dietro ogni angolo là fuori, non è come ci avete insegnato." Si rivolse ai coetanei prima di tornare da lui. "È più sicuro di quanto voi non lo facciate sembrare."
"Più sicuro? Più sicuro? Noi siamo in guerra con gli Strigoi," la sua paternale divenne per un momento una filippica esagerata prima di riprendere il controllo. "Uno di loro potrebbe avvicinarsi e spezzare il tuo grazioso collo prima ancora che te ne renda conto… e senza versare una goccia di sudore." Alcuni degli altri studenti trasalirono all'immagine appena evocata. Vidi Mason Ashford portarsi inconsciamente la mano alla gola come per lenire un dolore immaginario. "Puoi anche essere più rapida e forte di un Moroi o di un umano, ma non sei niente, niente, in confronto a uno Strigoi." Per quanto duro fosse, aveva ragione e la questione doveva essere chiara. "Sono letali e potenti. E vuoi sapere cosa li rende ancora più potenti?"
Gli occhi di Rose luccicarono di lacrime prima che le ricacciasse indietro. Mi guardò, implorandomi silenziosamente di salvarla da questa umiliazione. Ma lei aveva bisogno di capirlo, non potevo proteggerla da questa verità.
"Il sangue Moroi." La voce di Rose era poco più di un sussurro.
"Quello cos'era?" La voce di Stan rimbombò, rigirando il coltello nella piaga. "Non ho sentito."
"Il sangue Moroi!" Questa volta parlò molto più forte: "Il sangue Moroi li rende più forti".
Annuì, soddisfatto, prima di girarle intorno come un avvoltoio in attesa del colpo finale. "Sì. È così. Li rende più forti e più difficili da distruggere. Possono bere il sangue degli esseri umani e dei Dhampir, ma bramano il sangue Moroi più di ogni altra cosa. Lo desiderano ardentemente. Sono passati alla metà oscura per assicurarsi l'immortalità e sono disposti a fare di tutto pur di preservarla. Ci sono Strigoi disperati che hanno attaccato Moroi in pubblico. Gruppi di Strigoi hanno fatto irruzione in Accademie uguali a questa. Ci sono Strigoi che hanno vissuto per migliaia di anni nutrendosi di generazioni di Moroi. Sono quasi impossibili da uccidere. Ed è per questa ragione che il numero di Moroi sta diminuendo. Non sono abbastanza forti - anche con i guardiani - per potersi proteggere. Alcuni Moroi non capiscono più che senso abbia continuare a scappare e addirittura scelgono di trasformarsi in Strigoi. E se i Moroi scompaiono ... " si fermò, fissandola ed aspettando che Rose finisse la frase.
"... lo stesso accadrà ai Dhampir." La sua voce era debole, come se le avesse succhiato la volontà e la forza. Questi erano i suoi metodi, anche se non aveva ancora finito.
"Bene," si allontanò da lei come un serpente, "sembra che tu abbia imparato qualcosa, dopotutto. Adesso vedremo se riuscirai ad imparare quello che serve per superare questo corso e qualificarti per la pratica sul campo nel prossimo semestre."
Con quell'ultimo colpo letale, Rose tornò al suo posto. Il suo viso mostrava segni di dolore e rimpianto dopo quella predica sulle sue recenti azioni, ma c'era anche un profondo senso di preoccupazione. Sapevo che stava rimuginando sulle ultime parole del Guardiano Alto. Stava cercando di capire se davvero sarebbe riuscita a raggiungere il resto della sua classe in tempo per passare e qualificarsi per l'esperienza sul campo. O forse se fosse addirittura riuscita a diplomarsi. Continuai ad osservare intorno nella stanza dalla mia postazione di guardia, ma i miei occhi corsero su di lei più e più volte. I miei pensieri rispecchiavano i suoi. Era una strada lunga e difficile da percorrere per lei, per entrambi, ma se la giovane donna motivata e determinata che avevo incontrato meno di 24 ore prima era ancora nascosta da qualche parte dietro quell'insicurezza, allora sapevo che poteva farcela. Il mio compito era farglielo capire e spingerla al massimo delle sue potenzialità.
Due lezioni dopo, la vidi dirigersi verso il refettorio per il pranzo. In pochi istanti, i miei lunghi passi mi portarono proprio accanto a lei. Mi lanciò una rapida occhiata prima di riportare lo sguardo sul pavimento. Era imbarazzata? Infastidita?
"Suppongo che tu abbia visto cosa è successo nella classe di Stan?" Apparentemente era entrambe le cose.
"Sì."
"E non pensi che sia ingiusto?"
Mi morsi la lingua per un momento. Sì, era immaturo e sì, era ingiusto, ma alla fine il suo punto era valido. Avevo bisogno che lei guardasse oltre l'umiliazione e si concentrasse sulla lezione più profonda. "Aveva ragione? Eri preparata per proteggere Vasilisa?"
"L'ho tenuta in vita." Il tono nella sua voce non era polemico. Sapeva che non era quello il punto che stavo cercando di sottolineare.
"Com'è andata l'ora di combattimento con i tuoi compagni di classe?" Era una domanda retorica. L'avevo vista combattere questa mattina e la sua pelle era segnata da lividi che cominciavano a formarsi dove era stata troppo lenta per bloccare un avversario." Se non riesci a combattere con loro-"
"Sì, sì, lo so." Sbottò, ma la rabbia era diretta verso sé stessa.
Rallentai leggermente il passo per adeguarmi meglio al suo. Potevo sentirla iniziare a perdere il fiato cercando di starmi dietro. Era fuori allenamento, stanca e dolorante. Potevo mostrarle un po' di comprensione. "Sei forte e veloce per natura. Hai solo bisogno di tenerti in allenamento. Non hai praticato sport mentre eri via?"
"Certo," disse lei alzando le spalle, "di tanto in tanto." Era chiaramente un'esagerazione.
"Non sei entrata in nessuna squadra?"
"Troppa fatica. Se avessi voluto esercitarmi così tanto, tanto valeva rimanere qui."
La mia pazienza con lei si stava già esaurendo, di nuovo. Ero sicuro che nemmeno io avrei potuto dissimulare il fastidio sul mio viso. "Non sarai mai in grado di proteggere veramente la principessa se non affini le tue abilità. Non sarai mai all'altezza."
"Sarò in grado di proteggerla," la sua feroce determinazione stava di nuovo aumentando. Forse avevo trovato un modo per motivarla. Le importava meno di sé stessa che della principessa, e avrebbe fatto quasi qualsiasi cosa per essere sicura che Vasilisa fosse al sicuro sotto la sua protezione.
"Non hai alcuna garanzia di essere assegnata a lei, lo sai – né per la pratica sul campo né dopo il diploma." Parlai chiaramente, testando la mia teoria. "Nessuno ha intenzione di sprecare il vostro legame, ma allo stesso modo nessuno ha intenzione di affidarla a un guardiano che non sia all'altezza. Se vuoi stare con lei, dovrai darti da fare duramente. Hai i tuoi corsi. Hai me. Puoi approfittarne o decidere di non farlo. Sei la scelta ideale per proteggere Vasilisa dopo il diploma, ma dovrai dimostrare di esserne degna." Lo sguardo nei suoi occhi diceva che il mio discorso aveva colpito nel segno, "Spero che tu lo faccia".
Mi fissò ancora un momento, lasciando che quello che avevo detto venisse assorbito. Mentre lo faceva, potevo vedere una scintilla baluginare nei suoi occhi. Avrebbe lavorato duro per questa opportunità. Avevo solo bisogno di tenerla concentrata sulla strada giusta.
"Lissa," disse infine. "Chiamala Lissa."
Per un momento rimasi confuso sul motivo per cui si fosse fissata su una cosa così insolita, dopo tutto quello che le avevo detto. Poi capii: la ragazza che apprezzava la vita di Vasilisa - Lissa - al di sopra della sua, aveva fiducia che mi sarei preso cura della sua amica. Inoltre, Rose aveva fiducia che mi sarei preso cura anche di lei. Avevo sfondato il suo muro difensivo. Senza altri indugi, mi voltai e me ne andai per programmare la lezione di quel pomeriggio.
