«Oh mio Dio, Jane, bambina mia» urlò Angela Rizzoli quando alle 8 del mattino entrò nella camera d'ospedale della figlia. La detective dovette sopportare il suo "caloroso" abbraccio voltandosi con espressione supplicante verso la sua amica, che sorrideva alla scenetta.
«Fai attenzione, Angela, è ancora tutta dolorante» avvertì la dottoressa, per salvare Jane.
Allora la donna si staccò per buttarsi tra le braccia di Maura, piangendo dalla gioia; la Isles non disse nulla, era troppo gentile per dirle che non le piacevano gli abbracci. Era felice e poteva tollerare un abbraccio: si era dichiarata alla donna che amava e, anche se non era stato un primo bacio romantico, l'aveva baciata. Poi Jane stava bene, sembrava non avesse mai subito interventi su interventi e di certo non sembrava una persona appena risvegliatasi dal coma; il colorito era roseo, gli occhi scuri erano tornati alla loro vivacità e la bocca sottile sorrideva alla scena davanti a sé, con la mamma che stritolava la sua - sicuramente qualcosa di più di - un'amica.
Non avevano ancora affrontato l'argomento-bacio, ma ogni qualvolta i loro occhi si incrociavano un sorriso appariva sulle loro labbra.
Angela tornò a casa a malincuore per badare al piccolo TJ e, quando finalmente rimasero solo loro due, ci fu qualche secondo di silenzio imbarazzante; poi dissero contemporaneamente «Devo dirti una cosa».
Risero, ma Jane continuò, prendendo la parola, «Grazie per essermi stata vicina quando non ero cosciente e grazie per essere stata vicina a mia madre e ai miei fratelli, significa molto per me.»
«Era il minimo che potessi fare, Jane, io ti devo la vita. Non potrò mai ringraziarti abbastanza e non potrò mai scusarmi abbastanza per quel bacio che non dovevo darti. Sono stata assolutamente fuori luo-» Jane la fermò, mettendole un dito sulla bocca e confessò «È stato il miglior risveglio che potessi desiderare! Però, ti prego, non voglio parlarne qui: non mi va di collegare una cosa così bella a un luogo così tetro come un ospedale. Fuori di qui avremo tutto il tempo del mondo per parlare di noi e di quello che siamo.»
«Avremo l'eternità?» sussurrò Maura, arrossendo.
«Sì, perché no? Poi con una birra ghiacciata si ragiona meglio.»
A Maura scappò un sorriso «Mi piace quando sei così decisa sulle cose che dici, anche se spesso non dai modo per ribattere!»
«A me piaci tu…»
«Ah, come siamo sdolcinate oggi!» esclamò Maura.
«Approfittane, è la debilitazione che mi fa stare così» Jane sorrise furbamente.
Passarono un paio di giorni e una mattina, mentre Jane e Maura discutevano di un caso di cui il dipartimento si stava occupando, entrò il dottore nella stanza e intraprese un discorso "medico" con Maura, di cui Jane capì solamente che i suoi polmoni ora funzionavano bene.
Lui si congedò e la detective, con un'espressione buffa, disse «Dottoressa Maura Dorothea Isles, sarebbe così gentile da tradurre cosa, voi luminari della medicina, vi siete detti?»
Maura non sorrise, non aveva nulla per cui sorridere.
«Perché hai quella faccia?» Jane si incupì.
«Non ho buone notizie, Jane».
La detective sospirò «Avanti, spara».
«Riguardando l'ultima radiografia, quella di stamattina, hanno constatato che l'ultimo frammento di pallottola si è mosso e ora è in una posizione scomoda. È pericolosamente vicino alla spina dorsale, mi dispiace Jane». Maura stava soffocando un pianto; non voleva piangere davanti a Jane, ma ora si ritrovava con un groppo in gola.
«Me lo rimuoveranno?»
«Loro contano di operarti, ma potresti anche rifiutare l'intervento, sperare che quel frammento non si muova più, perché l'intervento è molto rischioso…».
«Lo so, Maura. Ho già visto poliziotti finire su una sedia a rotelle. E so anche come ci sono arrivati». Jane abbassò lo sguardo; aveva voglia di piangere e poteva farlo, Maura conosceva il suo pianto e non provava vergogna a mostrarle le sue fragilità. Le lacrime uscirono silenziosamente e poi iniziò a singhiozzare, calmandosi solo quando la dottoressa la abbracciò e i sensi della detective furono inebriati dal profumo dolce di vaniglia dell'Hypnotic Poison della Isles.
«Mia madre non lo deve sapere, Maura. Per nessun motivo. Diremo a Tommy di darle TJ così non verrà a trovarmi quando sono in sala operatoria.»
«Jane lo sai che non so mentire.»
«Ascoltami» il viso di Maura tra le mani di Jane «Capisci che soffrirebbe inutilmente? Glielo diremo lo stesso dopo, ma non c'è bisogno di innervosirla e di farle passare ore qui ad aspettarmi, il mese di coma è stato abbastanza per lei.»
«Jane, lo sai…mi verrà l'orticaria.»
«Fallo per me, ti prego» Jane posò le sue labbra su quelle di Maura, che commentò quel bacio più passionale del primo con un «Questa è corruzione!».
«Mi consegnerò alla giustizia una volta uscita da questo posto» scherzò la detective.
Maura sorrise, si allontanò dal viso della detective e le prese la mano «Io sarò qui, Jane» diceva, guardandola negli occhi «Non sarai mai sola, te lo prometto. Ti starò accanto, in qualsiasi caso».
Anche se non voleva ammetterlo, Jane aveva bisogno di quelle parole; perciò le sorrise con gratitudine, sapendo di non essere sola.
