Seguimmo un sentiero non battuto nei boschi che circondavano il campus. A poco a poco, il rumore degli studenti svanì e tutto ciò che rimase furono i suoni selvaggi dell'inverno. La neve scricchiolava costantemente sotto i nostri piedi e, di tanto in tanto, gli alberi sopra di noi frusciavano per gli uccelli svolazzanti di ramo in ramo. Rose rimase indietro per usare le mie impronte come sentiero dove la neve si accumulava un po' più in profondità.
Una ventina di minuti dopo apparve la nostra destinazione.
"Cos'è?"
La piccola capanna di tronchi era a dir poco rustica e aveva visto giorni migliori. Il tetto si era leggermente abbassato sotto il peso della neve e la vernice sulle porte e sugli infissi delle finestre era stata scheggiata a tal punto da non esistere più. Tuttavia, con una linea costante di fumo che si alzava dal comignolo e circondata dalla quiete dei sempreverdi carichi di neve, aveva un certo fascino.
"Un vecchio posto di guardia" risposi. "Un tempo i guardiani vivevano al limitare del campus e restavano di guardia contro gli Strigoi."
"Perché non lo fanno più?"
Era una bella domanda. Onestamente, con gli eventi degli ultimi tempi, probabilmente sarebbe una buona idea avere dei guardiani qui, mi sarei persino offerto volontario per la posizione poiché offriva un po' più di solitudine rispetto agli angusti alloggi nell'ala dei Guardiani. Ma sapevo che non sarebbe successo.
"Non abbiamo abbastanza guardiani. Inoltre, i Moroi hanno difeso il campus con magie protettive tali che secondo la maggior parte non è necessario avere persone di guardia." Tentai di nascondere l'amarezza dalla mia voce e probabilmente fallii miseramente.
Ben presto, la quiete del bosco fu interrotta da voci decisamente umane. Potei sentire la risata di Vasilisa prima che girassimo intorno all'angolo della cabina. Lei e Christian si stavano dimenando per attraversare lo stagno ghiacciato senza cadere e senza lasciarsi le mani intrecciate. Ingoiai il piccolo grumo di invidia per la loro relazione priva di ostacoli.
All'improvviso, nonostante i nostri movimenti quasi silenziosi, Lissa notò la presenza di Rose e la chiamò. Non potei fare a meno di chiedermi se avesse un'inconscia consapevolezza della vicinanza di Rose, qualcosa di simile a come il legame permetteva a Rose di localizzare Lissa in un attimo. Insistevano sul fatto che il legame fosse a senso unico, ma le due ragazze avevano un'innaturale capacità di trovarsi a vicenda.
"Grazie per avermi invitato alla festa," rispose Rose con finta gelosia. Almeno, pensai che fosse per scherzo. Sapevo che non era facile per lei rinunciare alla sua vita sociale per mettersi al passo con la sua formazione, soprattutto quando la principessa Vasilisa non era vincolata dallo stesso impegno, nonostante il fatto che lei stessa avesse perso quasi due anni di scuola. Rose aveva perso parecchi momenti come questo con i suoi amici. Nonostante mi piacesse il tempo extra che ciò mi concedeva con lei, c'erano volte in cui mi chiedevo se lei si sentisse nello stesso modo.
"Pensavo fossi impegnata. E comunque questo è un segreto. Non dovremmo essere qui."
Christian mi guardò con sospetto alla confessione di Lissa. Forse pensava che fossi qui per denunciarli. La sua preoccupazione fu dissipata non appena Tasha pattinò verso di noi.
"Hai portato qualcuno da imbucare alla festa, Dimka?" Rimproverò allegramente.
Risi di cuore. Tutti e tre gli studenti sembravano sorpresi dalla nostra familiarità, anche se potevo capire la loro sorpresa. Non ero esattamente conosciuto per le mie abilità sociali.
"È impossibile tenere Rose lontana dai posti in cui non dovrebbe essere. Finisce sempre per scovarli."
Alla fine, Tasha gettò i suoi capelli color ebano dietro le spalle e sentii un rapido respiro accanto a me. Lanciai un'occhiata a Rose, grato che fosse riuscita a tenere a bada qualsiasi reazione più drammatica.
Non potevo biasimarla per il piccolo sussulto però. L'aspetto di Tasha aveva quell'effetto su molte persone. Era sempre stata molto bella, e anche io ero caduto preda del suo fascino durante la mia giovinezza. I suoi capelli neri facevano risaltare l'azzurro nei suoi occhi, e i suoi lineamenti delicati erano spesso distesi in un sorriso piacevole. Tuttavia, queste cose erano ora trascurate da molti a causa di varie linee di cicatrici violacee sotto l'occhio sinistro.
Ricordo che tentava invano di coprire la pelle rovinata dopo che i genitori di Christian si erano volontariamente trasformati in Strigoi e l'avevano attaccata nel tentativo di raggiungere suo nipote, il loro unico figlio. Dopo alcune settimane, però, Ivan ed io avevamo avuto l'opportunità di farle visita e lui l'aveva convinta che la sua ferita non era qualcosa da nascondere, ma che avrebbe dovuto tenere la testa alta senza preoccuparsi di quello che pensavano gli altri. Paragonò le sue cicatrici ai marchi sul mio collo, un segno di forza e volontà di proteggere chi ne avesse bisogno. Anche allora, mi sentivo come se i miei tatuaggi non fossero paragonabili. Io combattevo sulla base del mio addestramento e del senso del dovere. Lei aveva difeso gli altri sulla base dell'istinto e dell'amore.
L'incoraggiamento sembrò funzionare, però, e non la vidi mai più tentare di nascondere di nuovo i segni. Semmai, li indossava con orgoglio. Nel tempo, le cicatrici si erano un po' sbiadite, ma non sarebbero mai scomparse completamente.
Rose si riprese rapidamente dal suo piccolo shock, prendendo la mano di Tasha immediatamente quando gli venne offerta.
"Tasha Ozera," la salutò. "Ho sentito molto parlare di te, Rose."
Vidi Rose lanciare uno sguardo di sorpresa prima di fissare Christian. Mi feriva un po' il fatto che non considerasse nemmeno che potessi essere stato io a parlare di lei.
Tasha sembrò sulla stessa linea d'onda, inarcando le sopracciglia verso di me prima di rassicurare Rose con una risata gentile.
"Non preoccuparti. Soltanto cose positive."
Christian incrociò le braccia e sorrise compiaciuto. "Non lo erano affatto."
Lissa gli diede uno schiaffo sul braccio mentre Tasha scuoteva la testa esasperata. Christian si limitò ad alzare le spalle.
"Onestamente," si lamentò Tasha, "non so proprio dove abbia preso maniere così orribili. Da me non le ha imparate."
Rose osservò di nuovo l'ambiente circostante prima di cambiare argomento. "Che ci fate qui fuori?"
"Volevo passare un po' di tempo con questi due" fece cenno alla giovane coppia, che al momento sembrava completamente persa nel proprio mondo, "senza contare che non mi piace molto andarmene in giro per l'Accademia. Non sono sempre così... ospitali."
"Per... a causa di quello che è successo..." Il modo in cui Rose lo disse era per metà una domanda e per metà un'affermazione, e nel complesso sfumato da un tono di delusione.
Capivo quella delusione. Sia Tasha che Christian venivano spesso trattati come cittadini di seconda classe a causa della scelta che avevano fatto i genitori di Christian. Non importava che non avessero avuto nulla a che fare con la decisione che Lord e Lady Ozera avevano preso di trasformarsi volontariamente in Strigoi, Christian avrebbe sempre portato ingiustamente il peso dei peccati dei suoi genitori. Forse a Tasha si sarebbe potuto risparmiare lo stesso destino, ma accogliendo Christian, anche lei era stata marchiata con quello stigma. Per non parlare del ricordo costante della loro scelta lasciato sulla sua guancia.
Tuttavia, lo spazzolò via come se niente fosse. "È così che funziona. Ma non restiamo qui fuori, non quando dentro possiamo sederci accanto al fuoco."
Ci vollero solo pochi istanti perché Tasha tirasse fuori un sacchetto di marshmallow e gli studenti iniziassero a tostarli accanto al fuoco. Iniziarono a parlare tra di loro, così io e Tasha portammo avanti la nostra conversazione. Era bello sentire della sua vita e di come si allenava al Dojo. Mi ha anche chiesto se potessi lavorare con lei un pomeriggio per avere qualche nuova idea per il corso di autodifesa che avrebbe iniziato l'anno successivo.
La nostra conversazione si alternava tra l'inglese e il russo, favorendo quest'ultimo. Tasha era ancora fluente in russo dai suoi anni alla St. Basil, anche se ora il suo accento era più pronunciato e faceva sempre suonare le parole un po' distorte. Ero sicuro di avere lo stesso effetto quando parlavo inglese. Tuttavia, era bello conversare nella mia lingua madre per un po'. Nonostante l'eredità generale della nostra razza, non molte persone parlavano russo qui. Lo spagnolo e il francese erano ancora le scelte più gettonate per la seconda lingua straniera, proprio come in qualsiasi altra scuola in America.
Ero così preso dalla nostra conversazione che mi ci volle un po' per notare che Rose ci osservava con un curioso fascino. Christian e Lissa erano tornati di nuovo nel loro mondo, lasciando Rose a essere un'osservatrice silenziosa. Prima che potessi pensare a un modo per includerla, si rivolse a Tasha.
"Quindi verrai alla gita sulla neve?"
Sapevo che Tasha avrebbe dovuto farlo se avesse davvero avuto intenzione di trascorrere le vacanze con Christian. Anche se era un piano dell'ultimo minuto trasferire gli studenti al rifugio sciistico, ero sicuro che la scuola avesse lavorato con Tasha per farla arrivare lì. Non sembrava preoccupata, allungandosi per mettersi più a suo agio sulla sedia vicino al caminetto e offrendo un pigro cenno del capo in risposta.
"Sono anni che non scio. Non ne ho avuto il tempo. Per venirci ho messo da parte tutti i miei giorni di ferie."
"Ferie?" Rose sembrò un po' sorpresa. "Hai un lavoro?"
Normalmente, la domanda risulterebbe del tutto scortese. Tuttavia, Tasha sembrava già a suo agio con l'evidente franchezza di Rose. Inoltre, in confronto ai soliti comportamenti di Christian, questo non era niente. Nessuno poteva biasimarla per la sua curiosità. Non era comune per un Moroi reale lavorare, e nonostante il fatto che fossero meno che accettati nella comunità reale, facevano comunque parte di quella linea di sangue.
"Purtroppo sì." Tasha sembrava tutt'altro che triste a quell'ammissione. Anche se non fosse stato necessario per lei lavorare, ero sicuro che l'avrebbe fatto comunque. Non sopportava l'ozio in sé stessa o negli altri. "Insegno arti marziali."
Se Rose non ammirava Tasha prima, sicuramente lo avrebbe fatto adesso ed era evidente dall'approvazione sul suo viso. Sebbene Rose e io non ne avessimo mai parlato apertamente, non sarei stato sorpreso di sapere che la pensava come me sull'idea che i Moroi imparassero a combattere; tutti dovrebbero avere gli strumenti per difendersi fisicamente. Avevo persino insegnato a Ivan alcune tecniche per proteggersi se ce ne fosse mai stato bisogno, sperando che non ci sarebbe mai stata l'occasione. Contro un altro Moroi, sono sicuro che sarebbe andato bene. Ma combattere gli Strigoi era tutta un'altra cosa. Niente di quello che avrei potuto insegnargli lo avrebbe preparato per quello.
"Che ne pensi, Rose? Credi di poterla mettere al tappeto?" pungolò Christian.
"Difficile a dirsi." Rose la guardò scherzosamente, conoscendo senza dubbio la risposta. Tasha non avrebbe mai avuto alcuna possibilità contro di lei.
"Sei modesta", rispose. "Ho visto di cosa siete capaci voi ragazzi. Per me questo è solo un hobby."
"Adesso sei tu quella che fa la modesta," insistei. "Potresti tenere metà dei corsi che si tengono qui." Non era una bugia. Tasha potrebbe non avere la forza fisica per sopraffare gli studenti Dhampir più grandi, ma aveva comunque una buona conoscenza della tecnica e del metodo.
Rise all'idea. "Lo escludo. Sarebbe piuttosto imbarazzante farsele suonare da un gruppo di adolescenti."
La guardai sogghignando. "Non credo che possa succedere. Mi pare di ricordare che hai conciato piuttosto male Neil Szelsky."
Tasha rise e alzò gli occhi al cielo, ricordando l'incidente che avevo appena citato. Fu subito dopo il mio diploma, lo stesso anno in cui si erano diplomati anche Ivan e il cugino più giovane di Tasha, David. Aveva partecipato alla celebrazione post laurea e Neil era stato un po' troppo aggressivo nei suoi tentativi di corteggiare Tasha quella sera. Le conseguenze di quel comportamento furono l'unica cosa di cui la gente parlava alla fine della serata.
"Lanciargli il mio drink in faccia non fu un gran danno," sorrise. "A meno che tu non ti riferisca alle conseguenze sul suo completo. E sappiamo bene quanto ci tenga ai suoi vestiti."
La conversazione si dissolse in una risata quando lei fece riferimento a quanto fosse stato ossessionato dal fatto che lei avesse rovinato la camicia di seta che aveva indossato quella notte. Se non lo sapessi, avrei pensato che avesse ucciso il suo cane a sangue freddo. Onestamente, forse lo avrebbe preferito.
Alla fine, Rose riprese la conversazione. "Hai deciso di imparare a combattere prima o dopo che ti capitasse quella cosa alla faccia?" Ecco... di nuovo quella franchezza.
"Rose!" Sibilò Lissa prima che avessi la possibilità di ammonirla io stesso.
Per fortuna Tasha non sembrava offesa dalla domanda schietta. Invece la guardò pensierosa, quasi approvando la sua sincera osservazione. Forse non avrei dovuto essere sorpreso. Tasha non apprezzava le persone che giravano in punta di piedi intorno all'ovvio.
"Dopo" ammise infine Tasha. "Conosci l'intera storia?"
"Solo le basi." Rose lanciò un'occhiata a Christian, che sembrava più incuriosito che turbato per la direzione in cui stava andando la conversazione. Sono sicuro che ci fosse voluto un bel po' di tempo, ma Christian sembrava aver ormai accettato quello che era successo tanto tempo fa.
"Lo sapevo..." Tasha annuì distrattamente, tornando al ricordo nella sua memoria, "sapevo cosa fossero diventati Lucas e Moira, ma comunque non ero preparata a niente di simile. Né dal punto di vista psicologico, né da quello fisico, e neppure da quello emotivo. Non credo che sarei pronta neanche adesso, se dovessi riviverlo di nuovo".
Capivo esattamente di cosa stesse parlando. Nessuno, nemmeno quelli di noi che si allenavano da anni per quel preciso scopo, erano preparati per la prima volta che affrontavano uno Strigoi. Troppi si congelavano e lo pagavano a caro prezzo. Lanciai un'occhiata a Rose, chiedendomi se stesse ricordando il suo primo incontro di solo poche settimane prima. Di riflesso, mi strofinai la nuca.
"Ma dopo quella notte," continuò Tasha, "mi sono guardata allo specchio - in senso figurato - e mi sono resa conto di quanto fossi indifesa. Avevo passato tutta la vita dando per scontato che i guardiani mi avrebbero sempre difeso e si sarebbero presi cura di me. E con questo non voglio dire che non ne siano capaci. Come ho già detto, potresti probabilmente sconfiggermi in combattimento. Ma loro - Lucas e Moira – hanno abbattuto i nostri due guardiani prima che ci rendessimo conto di ciò che accadeva. Sono riuscita a impedire loro di portare via Christian... ma solo per un soffio. Se gli altri non fossero arrivati in tempo, sarei morta e lui sarebbe..." tacque, le parole le mancarono per un momento.
Christian allungò una mano per prendere la sua, forse ricordandole che era ancora lì. Sembrò dare nuova vita alla sua voce.
"Presi una decisione: non sarei morta in quel modo, non senza aver lottato per davvero e aver fatto tutto il possibile per proteggere me stessa e coloro che amo. Così ho imparato ogni sorta di tecniche di difesa. E dopo un po' di tempo, in realtà, beh, non mi sono più trovata a mio agio qui, nell'alta società. Così mi sono trasferita a Minneapolis e ho iniziato a guadagnarmi da vivere insegnando agli altri".
Stava parlando della sua situazione in maniera eccessivamente pacata e benevola. Era stata praticamente cacciata dalla Corte da coloro che pensavano che le sue idee fossero radicali. Forse non l'avevano spinta fisicamente attraverso il cancello principale, ma avevano isolato socialmente lei e Christian fino a quando non vollero più rimanere lì.
Ma ciò le diede la possibilità di immergersi nella sua magia difensiva come non avrebbe potuto fare altrimenti. Mi preoccupai quando mi disse che stava praticando la magia difensiva. Tecnicamente era una cosa illegale, ma capivo il suo desiderio di proteggersi. Onestamente, avrei voluto che più Moroi lo condividessero. Ero più che disposto a combattere per loro, ma era un compito difficile e che poteva essere reso molto più facile combattendo al fianco di qualcuno. Il numero dei guardiani era diminuito da quando le nostre razze avevano smesso di combattere insieme.
Per fortuna, la nostra conversazione divenne molto più leggera dopo. Era bello rimettersi al passo e sentire cosa stavano facendo i vecchi amici. Nonostante fossi più attivo nel mondo Moroi rispetto a Tasha, la sua natura sociale la teneva molto più al corrente di cosa accadeva. Dopo un'altra ora o giù di lì, vedevo la luce del giorno che iniziava a spuntare e sapevo che avremmo dovuto andarcene presto.
Anche Tasha doveva aver notato l'alba in arrivo. Controllò l'orologio prima di rivolgersi a Rose e Lissa, "Qual è il posto migliore in cui una ragazza possa fare shopping da queste parti?"
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo acuto. "Missoula."
La notizia non sembrò entusiasmarla. "È a un paio d'ore da qui, ma se parto subito probabilmente faccio ancora in tempo ad arrivare prima che i negozi chiudano. Sono tremendamente indietro con gli acquisti natalizi."
Rose fece il broncio in modo drammatico. "Ucciderei per fare un po' di shopping."
"Anch'io," disse Lissa, rispecchiando l'espressione della sua amica.
Rose rivolse la sua espressione ammaliante verso di me, con occhi pieni di speranza. "Magari potremmo svignarcela...?"
"No." Se fosse stata una questione di farle semplicemente scivolare in macchina, forse avrei ceduto, ma con Lissa presente ci saremmo dovuti essere io e almeno un altro guardiano, forse due, con lei. Per non parlare delle scartoffie e del fatto che il giorno dopo avrebbero avuto lezione.
"Dovrò bere un caffè, così non mi addormento durante il viaggio," dichiarò Tasha con uno sbadiglio, dirigendosi verso il piccolo angolo cottura e mettendo su una teiera.
"Non può accompagnarti uno dei tuoi guardiani?"
Tasha mi lanciò un sorriso sardonico prima di rispondere a Rose. "Non ne ho."
"Non ne... non hai nessun guardiano?" La sua voce era incredula e si rivolse a Christian in cerca di conferma.
"No, no."
"Ma non è possibile! Sei una reale. Dovresti averne almeno uno. Due, a dirla tutta."
Non aveva torto. Essendo un Moroi di stirpe reale, normalmente le sarebbe stato assegnato un guardiano senza domande. Gliene era stato dato uno quando era più giovane. Uno era morto quando aveva ricevuto la sua cicatrice e un altro era stato riassegnato poche settimane dopo senza alcuna spiegazione. Non gliene era mai stato assegnato un altro.
Christian scherzò amaramente. "Gli Ozera non sono esattamente i primi della fila quando vengono assegnati i guardiani. Da quando i miei genitori... sono morti... si è registrata una certa penuria."
L'implicazione era chiara. L'intero cognome della sua famiglia aveva sofferto quando Lucas e Moira avevano fatto la loro scelta, ma nessuno aveva sofferto più di Tasha e Christian. Da allora erano stati ostracizzati dalla loro famiglia e dal resto della società Moroi.
"Ma non è giusto. Non possono punire voi per quello che hanno fatto i tuoi genitori." Rose non era una che lasciava che gli altri venissero maltrattati, specialmente quelli a cui teneva. Nonostante quello che diceva e come si comportava, era chiaro che aveva a cuore Christian, se non altro perché rendeva felice la principessa Vasilisa. Tuttavia, il suo forte senso di giustizia stava iniziando a innervosirla.
"Non è una punizione, Rose," insistette Tasha, cercando di ridurre la tensione nella stanza. "È solo... una riorganizzazione delle priorità."
"Ti stanno lasciando indifesa. Non puoi andare là fuori da sola!"
Se Rose era appassionata nel combattere per la giustizia degli altri, Tasha era altrettanto appassionata nel combattere per la propria indipendenza. "Non sono indifesa, Rose. Te l'ho detto. E avessi davvero voluto un guardiano, avrei potuto insistere, ma è solo una seccatura. Per ora sto bene così."
Vidi che Rose non era soddisfatta della risposta, non perché sentisse che Tasha non fosse in grado di prendersi cura di sé stessa, ma perché non avrebbe dovuto farlo. Sperando di calmare la tempesta che covava dentro di lei, parlai.
"Vuoi che venga con te?" Chiesi.
Tasha sembrò sorpresa della mia offerta. "Per tenerti sveglio tutta la notte? Non lo farei mai, Dimka."
"Per lui non c'è problema" intervenne Rose prima che potessi protestare.
"No, davvero." Dovetti sorridere a Rose che parlava per me. In genere, se qualcuno lo faceva mi infastidiva, ma Rose lo faceva con così tanto entusiasmo che era quasi accattivante. Se qualcuno mi conosceva abbastanza da parlare a mio nome, quella era Rose.
Tasha mi guardò esitante, prima di sorridere. "D'accordo. Ma dovremmo metterci in viaggio al più presto."
Gli studenti raccolsero le loro cose mentre parlavo con Tasha, finalizzando i piani per incontrarci dopo mezz'ora vicino ai cancelli. Quando finimmo, Christian, Lissa e Rose erano già fuori dalla porta.
"Ho un thermos da viaggio in più. Prendi ancora il tuo caffè allo stesso modo, vero Dimka?"
"Nero? Sì, grazie." Ci separammo, scambiandoci un bacio sulla guancia. "A tra poco."
Raggiunsi rapidamente Rose, aggiustando il ritmo una volta che le fui accanto. Camminava lentamente, permettendo a Christian e Lissa di godersi un po' di privacy mentre camminavano pochi metri più avanti.
"Allora, che ne pensi di lei?" Per qualche ragione, l'approvazione di Rose di una delle poche persone che consideravo davvero un'amica mi sembrava importante. La sua risposta mi rendeva più ansioso di quanto fosse auspicabile, considerando la situazione.
"Mi piace. È una a posto."
Sentii la tensione nelle spalle dissiparsi con la sua approvazione.
Rimase in silenzio ancora un momento, a pensare. "E ho capito cosa volevi dirmi a proposito dei marchi."
"Davvero?" Avevo praticamente dimenticato il motivo originale per cui eravamo venuti, ma ero contento che non lei lo avesse fatto.
"Non ha fatto quello che ha fatto per la gloria. Lo ha fatto perché doveva. Proprio come... proprio come mia madre." Mi rendevo conto che era difficile per lei ammetterlo, ma potevo anche vedere un peso quasi visibile sollevarsi dalle sue spalle quando lo fece. "I marchi non importano. Che siano molnija o cicatrici."
Sapevo che la lezione era arrivata forte e chiara ed ero orgoglioso di lei. "Impari in fretta."
Mi sorrise e il mio cuore perse un battito. Ancora una volta fui sopraffatto dalla voglia di prendere Rose tra le braccia, ma guardai verso la coppia davanti a noi e cercai di accontentarmi di camminare accanto a lei. Dovevo accontentarmi di camminare al suo fianco.
Non passò molto tempo prima che dirigesse la sua attenzione altrove. "Perché ti chiama Dimka?"
Risi, divertito dalla sua scarsa capacità di attenzione. Avevo riso così spesso quella sera, abbassando la guardia più di quanto avessi fatto da molto tempo, e stava cominciando a sembrarmi naturale. "È il diminutivo di Dimitri", spiegai.
"Ma non ha alcun senso. Non suona per niente come Dimitri. Dovrebbe essere qualcosa tipo, che ne so, Dimi o qualcosa del genere."
"Non è così che funziona in russo."
"Il russo è strano."
"Anche l'inglese" insistei, cedendo all'impulso di difendere il mio paese d'origine. Solo in lingua inglese il nome Robert può essere abbreviato in Bob e il soprannome di Richard è Dick. Stavo per dirglielo quando mi sfiorò il braccio, lanciandomi uno sguardo furbo che significava che voleva qualcosa a cui sapeva che avrei obiettato.
"Se mi insegni qualche parolaccia in russo, potrei apprezzare di più la tua lingua."
Mi sentii di nuovo in colpa per il fatto che avesse intuito la mia cattiva abitudine. Non avevo fatto molto per nasconderlo, celandomi dietro la sicurezza della diversità nella lingua, ma non ci volle molto perché Rose iniziasse a capire i miei sfoghi occasionali durante gli allenamenti. Mi aveva anche rimproverato per quel vizio due settimane prima e da allora aveva cercato di convincermi a insegnarle i significati.
"Dici già abbastanza parolacce," risposi, riproponendo lo stesso ragionamento che facevo sempre in conversazioni del genere.
"Voglio solo potermi esprimere," disse con una dolcezza eccessivamente falsa.
"Oh, Roza..." sospirai, combattendo ancora una volta gli impulsi ogni giorno di più forti. Sapevo che qualcosa avrebbe dovuto trasparire. "Ti esprimi già più di chiunque altro io conosca."
Cademmo in un confortevole silenzio mentre camminavamo. Sbirciai verso di lei, gustandomi l'opportunità di starle accanto senza nessun altro scopo se non quello di goderci la reciproca compagnia. La vedevo rimuginare qualcosa nella sua mente e aspettai pazientemente che lo condividesse con me.
"Sai, le cicatrici di Tasha hanno qualcosa di curioso," iniziò.
"Cosa?"
"Le cicatrici... le incasinano il viso..."
Sussultai alle sue parole, ricordando gli insulti irritanti che erano stati lanciati a Tasha a causa del suo aspetto. Tuttavia, potevo dire che Rose stava lottando per trovare le parole giuste, quindi le concessi il beneficio del dubbio. Non era da lei ridicolizzare qualcuno per qualcosa di così superficiale.
"Voglio dire, si capisce che era molto carina. Eppure, adesso che ha quelle cicatrici... non so. È carina in un modo diverso. È come... come se fossero una parte di lei. La completano."
Rimasi sbalordito. Nonostante quello che molti pensavano, Rose era in realtà davvero matura in molti modi. Vedeva il buono nelle persone quando molti altri non ne erano capaci. Vedeva la bellezza dove gli altri vedevano cicatrici. L'amavo per questo.
"Impari in fretta, Roza." Non era quello che volevo dire, ma non avrei mai potuto dire quello che intendevo davvero.
