La mattina arrivò molto più velocemente di quanto sperassi. Mi incontrai con Rose in palestra ancor prima che il resto del campus iniziasse ad alzarsi dal letto. Era in ritardo di cinque minuti, ma era un enorme miglioramento rispetto al pomeriggio precedente. La sua maglietta era un po' stropicciata e i suoi capelli erano in disordine, e c'erano ancora alcune tracce persistenti di sonno nei suoi occhi. Era ovvio che si fosse precipitata in palestra per cercare di arrivare in tempo e apprezzai lo sforzo.

"Oggi inizieremo con i giri di corsa prima di passare ai pesi e all'addestramento al combattimento".

Il suo viso si rabbuiò un po' e, se possibile, sembrava ancora più esausta al solo pensiero di dover correre. "Sul serio?" chiese, ma si stava già dirigendo verso la porta sul retro che dava sulla pista. I suoi movimenti erano rigidi da ieri, come sapevo che sarebbero stati, ma non si lamentava... troppo. "Quanti?"

"Non sono ancora sicuro. Considera questa una valutazione. Ho bisogno di vedere cosa riesci a fare prima di poter iniziare il vero allenamento."

Alzò gli occhi al cielo ed emise un sospiro prima di guardarmi di nuovo con le labbra increspate. Stava stirando le spalle nel tentativo di alleviare la stanchezza dei muscoli. Sapevo che non era entusiasta dell'idea, ma da qualche parte dovevamo pur iniziare.

"Andiamo," la incoraggiai mentre le posavo una mano sulla spalla. "Ti sentirai meglio una volta che inizierai a far pompare il sangue. Oggi correrò anch'io con te."

Le lasciai andare avanti mentre iniziava da una corsa lenta, lavorando gradualmente fino a un ritmo costante. Era fuori allenamento. Potevo vedere gocce di sudore che scendevano intorno all'attaccatura dei suoi capelli mentre sentivo a malapena il mio battito cardiaco aumentare. Ben presto il suo respiro si fece affannoso.

"Puoi farcela, Rose! Concentrati sul tuo respiro. Concentrati su un oggetto davanti a te e rendilo il tuo obiettivo." La sua postura si adattava a ogni mia istruzione e continuò a spingersi fino a quando seppi che aveva raggiunto il suo limite. "Una volta raggiunto la linea di partenza, puoi fermarti."

Questa fu l'ultima spinta di cui ebbe bisogno. Accelerò leggermente il passo per l'ultima curva e tagliò il traguardo con le braccia alzate come se avesse appena vinto le Olimpiadi. Fece un altro giro di raffreddamento prima di prendere la sua bottiglia d'acqua dalla panchina e crollare sull'erba. Sorrise e rise tra sé mentre si asciugava il sudore dalla fronte, ancora in preda al picco di endorfine dello sforzo fisico.

Nel frattempo, presi un piccolo taccuino dalla mia borsa e segnai il suo tempo e la sua distanza. Otto giri, 2 miglia. La distanza non era molto lontana da quella di un novizio matricola in Accademia, ma il suo tempo era maggiore di quanto avessi sperato. Mentre la maggior parte delle matricole poteva finire questa distanza in 20 minuti o meno, lei l'aveva completata in 25.

Dopo averle concesso un momento in più per riposare, le dissi di tornare in sala pesi. Mi seguì frugando nella sua borsa.

"Dannazione!" Sentii altre imprecazioni mormorate sottovoce.

Senza rallentare, mi guardai alle spalle e alzai le sopracciglia. Per quanto cercassi di rimproverarla per il suo linguaggio, in realtà la trovavo alquanto divertente. Nessuno avrebbe mai potuto accusarla di essere inespressiva. Mi ricordava un po' mia nonna Yeva. Certo, poteva non sembrare appropriata in molte situazioni, ma ha sempre detto quello che aveva in mente. Può essere una qualità accattivante... a volte. "Qual è questa fine del mondo, Rose?"

"Niente di così terribile, Compagno." Stava ispezionando un piccolo tubetto. "È solo che non ho avuto la possibilità procurarmi più lucidalabbra prima che ci rapissi. Me ne resta meno di quanto pensassi."

"La prossima volta cercherò di essere più premuroso." Rimpiangevo i giorni in cui le mie maggiori preoccupazioni riguardavano cose banali come il lucidalabbra. Non mi ero goduto appieno i miei ultimi anni di scuola, e vorrei averlo fatto.

"La prossima volta?" Chiese speranzosa ottimisticamente.

"Non sperarci, abbiamo ancora molto lavoro da fare prima che io ti lasci vagare di nuovo per il mondo."

A quel punto eravamo tornati nella sala pesi della palestra e dopo circa un'ora di ripetizioni, ripassammo alcune delle cose che si era persa nelle sue lezioni di combattimento e teoria. Seguimmo uno schema simile per la sua pratica pomeridiana. Il sabato la lasciai dormire un po' più a lungo dato che non dovevo incastrarmi nel suo programma di lezioni, ma compensai raddoppiando la durata dell'allenamento. Invece delle solite tre ore di tutoraggio giornaliero, ne facemmo sei complete.

Per fortuna, imparava in fretta e mi resi conto che non ci sarebbe voluto tutto il tempo che pensavo per farla tornare a pari col programma. Entro poche settimane, mi aspettavo di poter dedicare po' di tempo extra alle esercitazioni di lotta per perfezionarne pratica e tecniche di base, e forse avrei potuto anche introdurne alcune più avanzate. L'unica cosa che la limitava veramente era la sua resistenza, ma anche quella stava migliorando con l'esercizio. Se avessimo continuato a migliorare la sua resistenza fisica, si sarebbe diplomata. C'era una possibilità che potesse persino eccellere tra i migliori della sua classe. Non potei evitare una certa soddisfazione a quel pensiero. Anche se non avevo mai avuto intenzione di diventare un insegnante, ero già orgoglioso della mia studentessa e felice di aver colto l'occasione per fare da mentore a Rose.


La domenica andai alla chiesa ortodossa russa nel campus. Anche se raramente mi prendevo una pausa dal lavoro, cercavo di fare uno sforzo per partecipare alla funzione settimanale. Non era molto difficile poiché c'erano solo pochi altri guardiani che facevano lo stesso. Entrai presto, proprio mentre stavano iniziando ad arrivare i primi studenti. Presi posto nella solita panca posteriore sul lato sinistro, e diventai un'ombra immerso nei miei pensieri.

Nonostante la mia frequenza settimanale, non sono un uomo molto devoto. Mia madre era una vera credente e, tra tutte le mie sorelle, penso che Karolina abbia una profonda convinzione nella nostra fede. Parte del motivo per cui andavo in chiesa era semplicemente per sentirmi vicino a loro. Se avessi chiuso gli occhi, avrei quasi potuto rivedermi bambino nella cappella in fondo alla strada di casa mia. Avrei rivisto gli affreschi dai colori vivaci e le croci dorate, sentito in lontananza i canti nella mia lingua madre. Essere qui mi donava un momento di pace. Ero grato per gli sforzi compiuti da mia madre per garantire che io e le mie sorelle avessimo una sorta di educazione religiosa, ma nulla in particolare di questa dottrina mi soddisfaceva.

Ciò non voleva dire che non avessi, in una certa misura, un lato spirituale. Desideravo disperatamente credere che ci fosse un potere superiore che controlla l'equilibrio del mondo e che le nostre azioni (buone e cattive) avessero eventualmente delle conseguenze. L'idea dell'anarchia spirituale - ogni anima lasciata a sé stessa - mi terrorizzava. Così come l'idea che la morte fosse semplicemente la fine. Anche se trovavo una sorta di pace nella quiete e nella sicurezza della chiesa, questa durava poco. Mi piaceva credere che un giorno avrei potuto essere in pace. Speravo un giorno di essere libero dal senso di colpa, dalla sofferenza e dal dolore che molti dei miei ricordi causavano. Se dovevo aspettare fino alla morte, allora così sia.

Vidi Rose entrare insieme alla Principessa e prendere posto poche file davanti a me, vicino al centro della congregazione. Rose sembrò annoiarsi e distrarsi quasi immediatamente. Non mi aveva mai dato l'impressione di essere timorata di Dio, quindi questo atteggiamento non mi sorprese molto. Molto probabilmente era qui per a godersi quel poco di interazione sociale che le era concessa. Vasilisa, d'altra parte, era molto riverente e assorta nel sermone. La loro attenzione si concentrò brevemente su una figura seduta di fronte a loro. Mi ci volle un momento per riconoscere che la zazzera nera di capelli apparteneva a Christian Ozera, il nipote di Tasha. Le avevo promesso che l'avrei tenuto d'occhio quando mi fossi trasferito qui. Un piccolo sorriso attraversò le mie labbra mentre ricordavo la mia amica d'infanzia. Anche se la mia vita era stata piena di difficoltà, la sua in confronto era qualcosa per cui anch'io provavo un po' di compassione.

Avevo conosciuto il suo cugino più giovane alla St. Basil, ma ero abbastanza vicino anche a lei. A un certo punto della mia giovinezza, avevo persino nutrito una piccola cotta per lei. Anche lei provava dei sentimenti per me e tentammo una relazione qualche anno fa, ma il mio incarico all'epoca lo rendeva impossibile. Anche senza quella scusa, non credo che avrebbe funzionato tra noi. Dopo la morte di Ivan, mi sono semplicemente allontanato da lei proprio come mi sono allontanato da tutti gli altri. Anche se le avevo parlato al telefono quando venni trasferito qui, non la vedevo da anni.

Christian era il figlio di sua sorella maggiore, che non avevo mai incontrato. Diversi anni fa, quando Tasha aveva circa la mia età, i genitori di Christian fecero l'impensabile e uccisero per diventare degli immortali Strigoi. È straziante quando qualcuno viene trasformato con la forza, ma è imperdonabile quando lo fa per scelta. Anche se non ho mai spinto per conoscere i dettagli, si dice che lei avesse protetto Christian da un'eternità senza anima frapponendosi tra loro e il bambino fino all'arrivo dei guardiani. Era stata quasi uccisa e parte della bellezza di cui godeva nella sua giovinezza ne fu sacrificata. Un profondo squarcio rosso intenso si stendeva su un lato del suo viso. Per alcuni anni cercò inutilmente di coprirlo, ma sono felice di dire che ora porta quella cicatrice con orgoglio.

Non molti Moroi si metterebbero di fronte a uno Strigoi per salvare qualcuno; quello era il mestiere dei guardiani. Ma lei lo fece, e molto probabilmente la sua scelta salvò la vita a Christian. Dovrebbe essere orgogliosa delle sue azioni. Io ero orgoglioso di lei e ammiravo la sua forza. Sfortunatamente, la società dei reali Moroi non vedeva le cose nel modo in cui le vedevo io. Lei e Christian, che lei considerava come suo figlio, erano entrambi essenzialmente emarginati a causa delle azioni dei suoi genitori. Dato che Christian sembrava interessato al sermone quanto Rose o me, non sarei stato sorpreso di sapere che fosse qui semplicemente per dimostrare che non aveva fatto la stessa scelta dei suoi genitori. Gli Strigoi non potevano entrare su suolo consacrato; la sua presenza qui dimostrava che era ancora un Moroi.

Un movimento brusco e improvviso di Rose attirò la mia attenzione. Ora ascoltava attentamente il sermone del prete. Cercai di capire di cosa stesse discutendo. Sembrava essere un'altra storia sulla vita dell'uomo dal quale la scuola prendeva il nome: San Vladimir. Senza dubbio aveva sentito questa storia più volte prima di partire con Lissa, quindi non riuscivo a capire perché sembrasse affascinarla così. C'era la menzione occasionale del suo guardiano personale, Anna baciata dalla tenebra. Nonostante nessuno capisse bene cosa significasse, l'espressione "baciata dalla tenebra" era stato usato come titolo per Anna. Tutto ciò che si sa di lei era che era estremamente vicina al santo Moroi e lo proteggeva da qualcosa di più del semplice danno fisico. Era anche un sostegno mentale e spirituale in una certa misura. Abbondavano le voci che contemplavano una sorta di relazione romantica, ma personalmente non gli davo credito. I registri della sua custodia erano più di tipo familiare, quasi come se stesse proteggendo un fratello o un figlio piuttosto che un amante. Non c'era dubbio che fossero vicini, quasi come se lei potesse anticipare i suoi bisogni prima di chiunque altro. Era una delle migliori guardiane del suo tempo, e sopravvisse anche alla tranquilla morte naturale di San Vladimir. Sfortunatamente, in seguito il suo destino prese una brutta piega...

La funzione si concluse e vidi molti studenti fuggire dalla cappella per le varie attività sociali prima del ritorno alle lezioni il giorno successivo. Mi aspettavo che Rose si unisse a loro, quindi aspettai che passasse in modo da poter confermare il nostro appuntamento per l'allenamento dell'indomani e ricordarle di stare fuori dai guai. Quando non la vidi dopo qualche istante, pensai di averla persa tra la folla. Inaspettatamente, vidi che non si era dileguata, ma in realtà conversava con il prete. Stavo cominciando a ricredermi sulle mie precedenti supposizioni riguardo le sue convinzioni religiose, quando il prete se ne andò per un momento e tornò con un vecchio libro piuttosto grande. Questo mi scioccò più di ogni altra cosa; potevo non essere sicuro delle credenze religiose di Rose, ma sapevo per certo che non aveva interesse nella lettura come passatempo. Me lo aveva ripetuto diverse volte mentre metteva in ridicolo la mia abitudine.

Dopo aver preso il libro e averlo nascosto sotto il braccio, si incontrò con Vasilisa appena fuori dalla cappella. Tentai di nuovo di raggiungerla e colsi l'ultima parte della conversazione tra lei e i suoi amici.

"Sul serio?" Il tono di Rose manifestava shock e interesse. "Stanno, come dire, per scappare insieme?"

Vasilisa annuì con entusiasmo. "Prenderanno una casa. E poi cercheranno lavoro tra gli esseri umani, credo."

Rose rivolse la sua attenzione al ragazzo del gruppo, un altro reale Moroi. "E Abby e Xander come l'hanno presa?" chiese. All'improvviso mi fu chiaro quale fosse l'argomento dei loro pettegolezzi. La storia di quello scandalo si era diffusa di recente anche tra i guardiani della scuola.

"Bene. Si sentono a disagio. Credono che sia una stupidaggine." Rispose in tono sdegnoso prima di rendersi conto della persona con cui stava parlando. "Oh! Non volevo..."

"Figurati," lo interruppe Rose con un gesto impertinente e un sorriso forzato. "È una stupidaggine." Rimasi un po' sorpreso dal suo atteggiamento. Con la mentalità da lotta al sistema di Rose, mi aspettavo che sostenesse il diritto dei Dhampir di amare e sposare chi volessero. Questa era la terza volta che mi scioccava oggi, e non le avevo nemmeno parlato ancora. Decisi subito che era perfettamente in grado di stare fuori dai guai ed essere puntuale per gli allenamenti senza i miei promemoria, e tornai al mio alloggio.

Sulla via del ritorno, i miei pensieri si rivolsero al guardiano Smith, Xander e al guardiano di Abby Badica che era all'origine dello scandalo. Anche se non avevo mai incontrato la donna che intendeva sposare, avevo incontrato lui di sfuggita un paio di volte e sapevo che era un guardiano molto devoto e competente. Solo una questione di grande importanza lo avrebbe portato a dimettersi dalla sua posizione, privarsi del suo titolo e ricominciare da capo nel mondo umano. Sarebbe stato essenzialmente esiliato da qualsiasi aspetto della sua vita precedente.

Provavo un po' di rimorso che la situazione attuale fosse questa. Sebbene le relazioni o i matrimoni tra Dhampir non siano illegali in alcun modo, sono piuttosto disprezzati nella nostra società. Un'avventura occasionale era accettata, ma le situazioni a lungo termine erano praticamente inaudite. Tuttavia, lasciare due famiglie non protette perché quei guardiani volevano restare insieme era molto peggio nel nostro mondo. Andava contro molte delle usanze della nostra società e violava definitivamente la frase che era radicata nella testa degli studenti Dhampir: "loro vengono prima".

I Dhampir sono una specie di ibrido, metà umano e metà Moroi. Abbiamo ereditato alcuni dei migliori tratti di entrambe le razze, inclusi i sensi acuti dal nostro lignaggio Moroi e una maggiore forza fisica e resistenza dai nostri geni umani. Purtroppo, anche noi nasciamo con una anomalia: un Dhampir non può riprodursi con un altro Dhampir. Ecco perché siamo così strettamente legati ai Moroi.

Anche se le interazioni con gli umani sono diventate tabù molto tempo fa, sopravviviamo ancora intrattenendo relazioni con i Moroi. Tuttavia, forse "relazione" è una parola troppo forte. È raro che un Dhampir e un Moroi abbiano più di una storia d'amore passeggera, e ciò accade tipicamente tra donne Dhampir e uomini Moroi. È difficile che un uomo Dhampir come me abbia l'opportunità di essere padre. Anche se mi piacerebbe avere la possibilità di crescere una famiglia, ho accettato il fatto che semplicemente non è scritto nel mio destino.

Ciò che è molto più difficile da accettare è che, il più delle volte, le madri Dhampir vengano praticamente usate dagli uomini Moroi e poi lasciate da sole ad affrontare il risultato di quella relazione. Quel che è peggio è che vengono ridicolizzate sia dalla comunità Moroi che dagli stessi Dhampir, nonostante tutto ciò sia necessario per la sopravvivenza della nostra razza. Tendono a crescere le loro famiglie insieme, in una sorta di comune, dove viene loro risparmiata parte della vergogna agli occhi della società, ma è comunque ingiusto.

Io crebbi in una di queste comunità, trascorrendo la mia infanzia e le estati in età scolare insieme a mia madre, le mie sorelle e mia nonna. Sapevo in prima persona che gran parte dei pettegolezzi a riguardo, erano menzogne sproporzionate. Molte delle donne nelle comuni facevano semplicemente del loro meglio per crescere i propri figli e provvedere a sé stesse e alle loro famiglie. Alcune si erano addestrate in un'accademia, altre (come mia nonna) avevano persino prestato servizio come guardiani ufficiali prima di tornare a casa per crescere una famiglia. Certo, c'erano quelle che trascorrevano la notte con un uomo in cambio delle endorfine che regalava il morso di un Moroi, ma erano la minoranza. Ingiustamente, qualsiasi donna Dhampir che vive in una comunità come questa veniva dipinta con lo stesso pennello; erano tutte considerate sgualdrine di sangue, anche se la maggior parte non avrebbe neanche lontanamente preso in considerazione l'idea.

Pensare alla mia casa e alla mia famiglia mi fece venir voglia di sentire le loro voci. Era circa mezzanotte qui, il che significava che erano circa le 13 lì. Dal momento che la città di Baia seguiva ritmi umani (evitando di attirare l'attenzione degli esseri umani che vivevano nei dintorni), sapevo che sarebbero state sveglie. Tuttavia, a mezzogiorno, c'era il rischio che non fossero in casa. Tirai fuori il cellulare e provai a chiamare comunque. Dopo cinque squilli, riattaccai, senza preoccuparmi di lasciare un messaggio vocale. Comunque non avrei saputo cosa dire. Non c'era nessun argomento particolare che volessi discutere con loro. Volevo solo parlare con loro e sapere che stavano bene.

Con qualche ora libera prima del mio turno di guardia successivo, ero combattuto tra il rilassarmi con uno dei miei libri o andare in palestra. Nonostante mi allenassi spesso con Rose, non eravamo neanche lontanamente vicini ai miei livelli abituali. Non avevo dubbi che alla fine ci saremmo arrivati, ma per ora sapevo che probabilmente avrei dovuto dedicare anche un po' di tempo alla pratica in solitaria. Presi la mia borsa, già preparata in anticipo, e andai in palestra in modo da potermi concentrare su qualcosa di molto più tangibile per me dell'amore, della famiglia e della vita dopo la morte.