Jay era ormai sveglio ed era ora di dirgli, con calma ma in modo deciso cosa era successo a suo fratello.

I dottori Charles e Rhodes erano pronti a qualsiasi evenienza.

Il detective Halstead ormai doveva sapere.

Antonio era sempre lì con lui ed anche Hayley era sopraggiunta in ospedale poco tempo prima. Era il momento del cambio tra i due detective, ma volevano esserci per stare vicino al loro collega e amico.

- Come ti senti? - chiese Charles a Jay

- Bene - rispose Halstead senza esprimere nessuna emozione.

- Ho bisogno di parlare con te - disse il dottore - ti dobbiamo delle spiegazioni.

Jay alzò lo sguardo osservando i presenti in attesa che parlassero senza proferire nessun suono.

- Qualche settimana fa tuo fratello stava lavorando qui in ospedale come al solito. In un momento di pausa purtroppo... - il dottor Charles stava rallentando l'eloquio, cosa che non sfuggì al detective.

- Cosa gli è successo? - chiese infatti il ragazzo.

Il suo battito cardiaco si stava nuovamente innalzando e il respiro era affannoso, ma ormai doveva sapere, non era possibile rimandare più, qualunque fosse la reazione.

- Jay qualcuno ha attaccato tuo fratello e gli ha iniettato dei farmaci. - disse Rhodes tutto d'un fiato.

Halstead rimase immobile, con gli occhi spalancati, il suo respiro era bloccato.

Inaspettatamente chiese con un filo di voce:

- Come sta? -

- Non bene purtroppo - rispose il dottor Charles mentre il giovane detective lo guardava fisso con gli occhi spalancati pieni di terrore. - poco tempo dopo essere stato colpito è entrato in coma e da allora non c'è stato alcun cambiamento.

- Dov'è? Voglio vederlo. - chiese Jay con la voce incrinata.

- D'accordo, è giusto che tu lo veda. - continuò Charles - volevo solo fossi preparato a ciò che vedrai. Tuo fratello sembra dormire pacificamente, è un po' più pallido del solito.

- Farò portare una sedia a rotelle da un'infermiera e ti porteremo tra un po' da lui.-

aggiunse Rhodes.

- Adesso per favore - chiese Jay sempre con un filo di voce mentre lottava per scacciare le lacrime che cercavano di farsi strada nei suoi occhi. -

- Ok, vado di là a prendere la sedia e ti accompagniamo. - disse Charles.

- Andrò coi miei piedi - disse il giovane detective.

- Non puoi farlo. Sei stato immobile a letto per troppo tempo e la tua pressione è un po' bassa. Avrai sicuramente difficoltà anche nello stare in piedi. Devi muoverti gradualmente per poi tornare alla normalità. - disse Rhodes.

- No, ce la faccio - disse testardamente Jay.

Quando il ragazzo si metteva in testa qualcosa era difficile fargli cambiare idea.

Doveva sperimentare per capire che i dottori avevano ragione.

I medici lo aiutarono a mettersi seduto con le gambe penzoloni sul lato del letto.

Già quell'operazione aveva richiesto almeno un paio di minuti.

Jay era sbiancato, il suo viso era pallido.

I dottori avevano ragione, era ancora presto per muoversi così tanto.

La testa cominciò a girare, tutto si muoveva nella stanza ed un leggero senso di nausea stava prendendo piede in lui. Ma non poteva fermarsi. Doveva andare da suo fratello, e mai avrebbe attraversato tutto l'ospedale su una sedia a rotelle. Almeno non senza averci provato.

Rimase fermo in quella posizione per qualche minuto.

Dopo provò a mettersi in piedi e fu allora che arrivò la parte difficile.

Le sue gambe erano flosce, deboli e non reggevano il peso del suo corpo, quello era riversato tutto su Antonio e Rhodes che lo reggevano.

Intanto era arrivata Meggie, chiamata dal dottor Charles, con la sedia a rotelle e Jay venne aiutato a sedersi lassù. Era bianco come un cadavere e sudato.

A malincuore dovette accettare di essere spinto con la carrozzina. Avrebbe fatto di tutto per vedere il suo fratellino.