CAPITOLO 177
Il dottor Thompson accompagnò Andy e Rusty fino al reparto di terapia intensiva. Gli ambienti erano diversi dal reparto in cui si trovavano poco prima, erano più cupi, la luce era fioca e rilassante, nell'aria un odore di alcool, il classico odore nauseante tipico degli ospedali.
Arrivarono di fronte ad una vetrata dalla quale poterono vedere Sharon a qualche passo da loro. Era intubata e collegata a dei monitor.
«Eccoci…chiaramente è ancora sedata e ci vorranno ore prima che riprenda conoscenza. Avrà bisogno di molto riposo…e mi pare ne abbiate bisogno anche voi. Andate a casa a riposarvi…qui al momento non si può fare altro che aspettare…» suggerì il medico.
«Io devo stare qui, voglio starle accanto»
«Non potrà starle accanto se sarà esausto. Mi dia retta, vada a riposare qualche ora. Potete tornare stasera…»
Andy sospirò. Non era convinto ma in fondo sapeva che il medico aveva ragione. Lì non sarebbe stato utile e si sarebbe solo stancato ulteriormente.
«Va bene…» rispose arrendendosi. «Torniamo più tardi…»
«A stasera» il medico li accompagnò fuori dal reparto e li salutò.
Andy e Rusty tornarono da Patrice e le spiegarono le condizioni di Sharon.
«Ti farà bene riposare qualche ora.»
«Sì…può darsi…» rispose Andy poco convinto.
«Io vado in centrale a informare Louie»
«Grazie Patrice…ora non ho proprio la testa per parlare con nessuno…»
«Tranquillo, ci penso io» gli diede una pacca sulla spalla e si avviò verso l'uscita.
Durante il viaggio per tornare al condominio, Andy chiamò Emily, e successivamente anche Ricky, informandoli dell'esito dell'operazione. Ricky si trovava ancora sul treno ma ormai gli mancava poco per arrivare a Los Angeles.
Rusty ed Andy entrarono in casa. Andy e venne assalito dal silenzio. Girare per l'appartamento senza che Sharon fosse lì lo faceva quasi sentire un estraneo. Tutta la casa ricordava lei. Ogni singolo oggetto in quelle stanze gli riportava alla mente qualche momento vissuto con lei. «Andy, cerca di riposare un po'…ti farà bene…»
«Sì…sì…io…» si guardò in giro per il salotto «proverò a stendermi un po'…»
«Te la senti di restare solo mentre io vado alla stazione a prendere Ricky?»
«Sì, non preoccuparti» Andy si stese sul divano, stanchissimo.
«Allora vado…»
«Sì, grazie Rusty…»
Il ragazzo uscì dall'appartamento e Andy rimase sdraiato immobile qualche minuto guardando il soffitto. Poi, si alzò e andò verso la cucina. Sentiva fame ma allo stesso tempo aveva lo stomaco vuoto e una sensazione di nausea. Sbatté la porta del frigo imprecando. Girò per la casa senza meta, come se una parte di lui volesse trovare Sharon in qualche angolo della casa. Entrò in camera da letto e vide la stanza esattamente come l'avevano lasciata ore prima quando uscendo di corsa avevano lasciato il letto disfatto e un po' di disordine generale. Raccolse alcuni indumenti e li adagiò sulla poltrona, poi, cercò di dare una sistemata al letto tirando le coperte. Gli capitò tra le mani la vestaglia di Sharon. Istintivamente portò quel tessuto morbido davanti al viso, inspirandone il profumo. Aveva il suo odore, un profumo che avrebbe riconosciuto tra mille. Tenendo l'indumento stretto tra le mani, si rannicchiò sul letto e si addormentò.
«Vieni, entra…facciamo piano che forse Andy sta riposando» disse Rusty al fratello mentre apriva la porta di casa. «L'ho lasciato che era qui sul divano, era distrutto.»
Si guardarono in giro per il salotto e non lo videro. Per un momento entrambi ebbero il timore che fosse uscito di corsa per qualche novità dall'ospedale ma si tranquillizzarono quando lo videro sul letto, rannicchiato in posizione fetale mentre stringeva tra le braccia, vicino al viso, la vestaglia della loro madre.
«Lasciamolo riposare…e vorrei riposarmi anche io un po' prima di andare in ospedale, il viaggio in treno è stato lungo»
Ricky e Rusty si spostarono in salotto e si misero comodi rispettivamente sul divano e sulla poltrona. «E quindi si sono sposati...»
«Già...è stato un momento un po' strano ma bellissimo. Sono stati separati settimane ma finalmente si sono ritrovati. Credo che sposarsi sia stato il gesto giusto per mettere un punto incomprensioni e ricominciare. Andy voleva mettere un vincolo al contratto matrimoniale.»
«Un vincolo? Che vincolo?»
«Non voleva che fosse frainteso il suo gesto di voler sposare la mamma proprio prima dell'operazione. La clausola consisteva nell'essere estromesso da una eventuale eredità. Temeva che se qualcosa fosse andato storto gli si sarebbe potuto rinfacciare di averla sposata per interesse.»
«Che sciocchezza. Io ed Andy non siamo andati molto d'accordo, specialmente all'inizio, ma ti assicuro che non l'avrei mai pensato, e neanche Emily, ne sono certo.»
«Lo so, lui l'ha probabilmente fatto soprattutto per Jack, per evitare che potesse mettere nuovamente zizzania.»
«Quindi c'è questa clausola…»
«No. Perché dopo vari tira e molla mamma l'ha convinto a non metterla.»
«Certo, mamma riesce sempre a fare in modo che si faccia come vuole lei» Ricky rise.
«Già!» anche Rusty rise col fratello.
Nel tardo pomeriggio Andy si risvegliò. Gli sembrava di aver dormito giorni interi da quanto era stanco. Si alzò dal letto sgranchendosi le ossa e si diresse verso il salotto dove vide Ricky e Rusty addormentati sul divano e la poltrona. Aveva bisogno di farsi un caffè, aveva una emicrania atroce e si sentiva come sotto l'effetto del jat-lag.
I ragazzi si svegliarono attirati dal profumo invitante del caffè.
«Andy, ciao» Ricky si avvicinò a lui e lo abbracciò.
«Ricky, sono felice di rivederti» rispose lui salutandolo.
«Grazie, anche io...Rusty mi ha detto la novità...devo chiamarti "papà" d'ora in poi?» alluse al matrimonio.
«Non lo so...ecco...io non so se...» Andy si sentiva impacciato.
«Ehi, rilassati Andy, stavo scherzando! Mi fa piacere che tu ora faccia parte ufficialmente della famiglia»
«Grazie...» Flynn si sentì più sollevato, Ricky aveva preso bene la notizia del matrimonio, tuttavia lui faceva fatica a scherzare, la giornata era stata così difficile che non si sentiva proprio dell'umore giusto.
«Emily arriverà domani mattina, io però se non ti spiace vorrei andare già stasera a far visita a mamma...»
«Certo, si anche io, anzi, volevo restare là con lei ma mi hanno praticamente costretto a tornare a casa a dormire un po'»
«Hai riposato?»
«Sì...se così si può dire...»
«Ok, allora...quando vuoi andiamo, io sono pronto. Rusty, vieni anche tu?»
«Sì, sono pronto anche io.»
I tre si recarono in ospedale ma la situazione non era cambiata rispetto a qualche ora prima. Il che poteva essere una buona cosa. Niente nuove, buone nuove. Il medico li fece restare un po' di fronte al vetro che li separava da Sharon e informò loro che tutto stava procedendo regolarmente, la situazione era chiaramente delicata ma non c'era nessun motivo di cui preoccuparsi. Le parole del medico rassicurarono Andy e i ragazzi.
Continua…
