Solo una nota sulle lingue, dal momento che salterà fuori di tanto in tanto nel corso della storia. Non mi fido dei siti di traduzione e la mia conoscenza delle lingue diverse dall'inglese è sostanzialmente limitata al francese delle scuole superiori alla capacità di contare fino a dieci in una quindicina di altre lingue. Oh, e posso dire "da". Quindi eventuali lingue straniere saranno in corsivo e tra virgolette. Di solito dirò quale lingua viene parlata, quindi non dovrebbe esserci confusione.

Jimmy si stava divertendo molto. Per la prima volta, nella sua vita c'erano degli adulti che non lo disprezzavano per essere un saputello, o pensavano solo che fosse una perdita di tempo. Marie e Terry erano fantastici e stava iniziando a rendersi conto che in realtà volevano davvero il meglio per lui. Erano attenti e premurosi, facevano del loro meglio per annullare quasi 10 anni di urla e pestaggi.

La scuola andava alla grande. Gli insegnanti si preoccupavano e amavano averlo nelle loro classi. Non gli dicevano di stare zitto, o di attenersi alla lezione del giorno, piuttosto che leggere le lezioni successive. Gli altri ragazzi non avevano problemi a lavorare con lui o Tom su progetti o in classe, nonostante la differenza di età.

E Hoshi… Jimmy divorava le lezioni di vulcaniano. La lingua stessa era estremamente difficile e richiedeva molta attenzione ai dettagli insieme al desiderio e alla volontà di diventare effettivamente abile in essa. Jimmy riusciva a capire perché Hoshi avesse deciso di iniziare con quella, prima di passare al klingon – che sicuramente aveva anche le sue sfide, ma non era così intricato come la lingua vulcaniana. Se non fosse stato seriamente intenzionato a diventare fluente in un'altra lingua, non sarebbe durato molto a lungo. Fortunatamente per lui, la sua mente era come una spugna, assorbendo tutto ciò che imparava.

Marie e Terry erano entrambi sollevati ed emozionati nel vedere Jimmy aprirsi e parlare davvero in casa, anche se metà di ciò che diceva era in un'altra lingua. Tom veniva spesso e i due passavano un bel po' di tempo insieme facendo i compiti in soggiorno – o quello che pensavano fosse lavoro scolastico, onestamente, la maggior parte di quello che avevano sentito era troppo complicato da capire per entrambi gli adulti.

Poche settimane l'arrivo di Jimmy arrivò una sorpresa. Terry aprì la porta dopo cena, la sua espressione passò da confusa a sorpresa, mentre fece un passo indietro per far entrare due uomini in casa.

Uno di loro si guardò intorno, mentre l'altro si concentrò sui bambini seduti in soggiorno. La bambina stava giocando sul pavimento, mentre gli altri due erano immersi nei loro PADD.

Entrambi i ragazzi guardarono gli sconosciuti, mentre Lisa continuò a giocare. "James Spaulding?" Chiese uno di loro.

Jimmy socchiuse gli occhi, mentre spegneva il PADD tra le mani e si sedeva sul divano. "Si?" chiese, la sua voce cortese ma guardinga.

L'altro uomo parlò: "Siamo venuti per portarti un'offerta da parte del Governatore."

Marie e Terry erano entrambi sorpresi, così come Jimmy. Da quanto aveva appreso fin dal suo arrivo, il Governatore era un uomo piuttosto riservato, che trascorreva la maggior parte del suo tempo nel Palazzo del Governatore, dove si svolgeva tutto il governo della colonia. Non molti avevano effettivamente visto il governatore di persona, anche se molti dicevano fosse un buon leader.

"Che tipo di offerta?" chiese Terry, parlando per suo nipote.

L'uomo che parlò per primo guardò gli adulti. "Il governatore Kodos ha saputo dell'intelligenza di suo nipote. Desidera conoscere l'ultimo arrivato nella nostra colonia." Tornò a guardare Jimmy. "Se sei interessato, è disposto a passare un po' di tempo con te ogni settimana."

"A fare cosa, esattamente?" chiese Terry, volendo più informazioni.

Questa volta fu il secondo uomo a rispondere: "Il governatore desidera insegnare al signor Spaulding politica e come si governa una colonia. Ritiene che possa essere utile avere un'istruzione a tutto tondo." Terry guardò il nipote. Jimmy sembrava incuriosito dalla prospettiva. Anche se Terry aveva dei dubbi, non poteva negare al ragazzo una simile opportunità. "È qualcosa che vuoi fare, Jimmy?"

Jimmy annuì con entusiasmo. Sembrava divertente e voleva davvero una nuova sfida. Per quanto bravi fossero i suoi insegnanti e per quanto gli piacesse la scuola, non stava imparando nulla di nuovo.

I due uomini se ne andarono abbastanza presto, dopo aver invitato Jimmy al Palazzo del Governatore dopo la scuola tra due giorni.

Jimmy sapeva che avrebbe avuto bisogno di parlare con Hoshi e riorganizzare le loro lezioni in modo da poter trascorrere alcuni pomeriggi in città ed altri con lei. Se la cavava bene con la lingua vulcaniana, e sperava che potessero iniziare presto il klingon.

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Hoshi era disposta a fare lezione un giorno sì e uno no, così due volte alla settimana, Jimmy iniziò a passare i pomeriggi dopo la scuola al Palazzo di Kodos. Il Governatore era un uomo in forma, trenta o quarant'anni. Sembrava davvero interessato a passare del tempo con Jimmy, trattandolo quasi come fosse suo figlio, sempre lodandolo ed insegnandogli cosa faceva come Governatore.

Non era tutto bello. Jimmy era naturalmente curioso e quando si annoiava, tendeva a cercare qualcosa che lo interessasse. Origliò numerose conversazioni di dubbia morale o legalità tra il Governatore e i suoi consiglieri, o tra i consiglieri e la sicurezza, o ogni combinazione di funzionari di palazzo.

Ma era così felice di avere qualcuno che lo guardava come un figlio che si limitò a ricacciare tutto in fondo alla sua mente e si concentrò su nuove cose che stava imparando sul governo. La sera, un agente della sicurezza lo riaccompagnava a casa, poiché non era davvero possibile per lui uscire e camminare tutta quella strada fino a casa. Fattibile, certamente, ma nessun adulto che si rispetti si aspetterebbe che un dodicenne faccia un viaggio così lungo da solo, di notte.

In poco più di due mesi, Jimmy aveva padroneggiato il vulcaniano ed era in grado di sostenere una conversazione intelligente con Hoshi, mentre l'aiutava con le faccende di casa; una volta che Hoshi lo ritenne 'passabile', accettò di insegnargli il klingon.

Si avvicinò alla lingua con la stessa rapidità del vulcaniano, divorando le lezioni con vigore e una passione che fecero sentire Hoshi di molti anni più giovane.

Amava passare il tempo con Hoshi, lavorare nel suo giardino e imparare il klingon. Adesso gli stava insegnando a imprecare, anche se prima aveva ottenuto la promessa che non avrebbe detto ai suoi tutori quello che diceva mentre si esercitava a casa.

Fu una sera mentre tornava a casa da Hoshi che, quasi per caso, si fece un nuovo amico.

Un'imprecazione mormorata attirò la sua attenzione verso un parco lontano dalla strada e, incuriosito, andò ad indagare.

Un'adolescente era seduta su una panchina, PADD in mano che sembrava essere la causa dei suoi problemi.

"Tutto bene?" chiese esitante, quasi pentendosi di aver parlato. Stava uscendo dal suo guscio, ma non era ancora del tutto sicuro di sé.

Quando la ragazza alzò lo sguardo, sorpresa, la riconobbe come un'alunna di una classe di un anno dietro di lui. Non conosceva il suo nome, ma di tanto in tanto la vedeva nei corridoi.

La ragazza strinse le spalle, fissando ancora una volta il PADD. "Sto solo cercando di capire una lezione di fisica", disse in maniera irriverente. La sua voce aveva un accento che Jimmy era abbastanza certo provenisse dalla Russia sulla Terra, ma non ne era sicuro al cento per cento.

Jimmy sorrise. "Hai bisogno di aiuto?"

La ragazza alzò il sopracciglio. "Tu ne capisci qualcosa?" chiese scettica.

Fu il turno di Jimmy di alzare le spalle. "Un po'", si limitò a rispondere. Naturalmente, la sua laurea in Fisica avrebbe dimostrato che capiva l'argomento un po' più di 'un po'', ma non glielo avrebbe detto.

Tese una mano per il PADD, che la ragazza consegnò volentieri, e poi guardò affascinato mentre iniziava a leggere ciò che lei non riusciva a capire.

"Sono Anya", si presentò. "Anya Chekov."

Jimmy alzò lo sguardo, sollevando un lato della bocca in un mezzo sorriso. "Jimmy Spaulding", rispose, prima di tornare a leggere per un altro minuto circa, prima di sedersi accanto a lei.

Anya ascoltò con interesse e stupore mentre il ragazzo – che non poteva avere più di 12 o 13 anni – si sedeva accanto a lei e procedeva a spiegarle i concetti che tanto le sfuggivano. Era piuttosto abile a spiegare in maniera tale che lei potesse comprendere.

I due passarono un'ora seduti su quella panchina prima che Jimmy si rendesse conto di quanto fosse tardi e balzò in piedi, scusandosi profusamente.

Anya ridacchiò, riprendendosi il PADD mentre si alzava anche lei. "Non è un problema, Jimmy. Dovrei ringraziarti. Questa è la cosa più semplice che abbia sentito per questa classe durante tutto l'anno. Non credo saresti disposto a insegnarmi un po' di più?"

Jimmy si morse il labbro, riflettendo. "A una condizione", rispose alla fine. Anya inclinò la testa, alzando un sopracciglio. Jimmy sorrise. "Puoi insegnarmi il russo?"

Anya rise brevemente. "Come sapevi da dove vengo?"

Jimmy scrollò le spalle timidamente. "Il tuo accento. Ed il tuo cognome. Ma soprattutto, il tuo accento."

Anya rise di nuovo, acconsentendo all'istante, e fecero piani per incontrarsi al parco durante il fine settimana, prima che i due si separassero per le rispettive case.

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Jimmy era ancora più impegnato adesso. Lui e Anya divennero buoni amici rapidamente, e Jimmy imparò il russo ad una velocità allarmante, con il risultato che i due trascorsero molti pomeriggi a discutere di fisica e di qualsiasi altro argomento venisse fuori, in russo. Anya si unì a lui e Tom molte volte a pranzo, portando con sé alcuni amici. Jimmy non riusciva a relazionarsi con loro come aveva fatto con Anya, anche se sembravano interessati ad un possibile tutoraggio, apparentemente non preoccupandosi del fatto che i loro potenziali tutor fossero diversi anni più giovani di loro.

Jimmy impiegò tre mesi per padroneggiare il klingon ed Hoshi passò immediatamente al cardassiano. A Jimmy ora era proibito parlare inglese mentre era in sua presenza. Se aveva una domanda sulla lingua che stava imparando in quel momento, doveva esprimerla in vulcaniano o in klingon. Anche se alcune volte scelse di usare il russo, dal momento che stava diventando fluente anche in quella lingua, Hoshi era soddisfatta dei suoi progressi e, anche se in realtà non lo diceva, si divertiva davvero ad avere intorno il ragazzino.

Tom e Jimmy erano diventati quasi come fratelli. Erano i più giovani della loro classe e collaboravano alla maggior parte degli incarichi e dei progetti. Spesso andavano al di là dei semplici compiti e lavoravano costantemente alle proprie imprese. Tom era interessato alla botanica e alla fisica, non era raro vedere la coppia studiare le piante prima e dopo la scuola, o trovarsi nel laboratorio di scienze, lavorando su qualche nuova teoria.

Anya aveva preso Jimmy sotto la sua ala protettrice, dicendogli che le ricordava il fratellino, tornato in Russia.

"Siete entrambi così intelligenti", gli disse, sorridendo al ricordo. I due avevano iniziato a parlare russo per la maggior parte del tempo, quando erano da soli. Aiutava Jimmy ad imparare più velocemente ed Anya si sentiva in qualche modo più vicina a casa, usando solo la lingua. "È curioso. Pavel ha sempre il naso infilato in cose che non lo riguardano."

Jimmy sorrise. Sembrava decisamente la sua copia. Troppo intelligente per il suo bene. È quello che avevano detto tutti i suoi insegnanti a Riverside. "Perché sei qui, senza la tua famiglia?" Chiese gentilmente, sapendo che le mancavano i genitori ed il fratello.

Anya fece una mezza risata. "Vengo da una città molto piccola. La città più vicina è San Pietroburgo, ma anche quella è ad almeno un'ora di strada. I miei genitori non vogliono che io e mio fratello usciamo, per fare qualcosa delle nostre vite. Pavel… fare qualcosa di sé. Aveva 4 anni quando me ne sono andata, ma sapevo già quanto fosse eccezionale. Il cugino di mia madre si stava trasferendo su Tarsus, così i miei genitori mi hanno chiesto se mi interessasse vedere un po' di universo." Anya scrollò le spalle. "Voglio esplorare. Non voglio passare tutta la mia vita vivendo in una piccola città. Sto considerando di fare domanda per la Flotta Stellare tra un paio di anni, ma per ora sto solo vivendo."

Jimmy annuì comprensivamente, dovendo mordersi la lingua per non commentare la menzione della Flotta Stellare. Le lezioni di una vita gli avevano insegnato che la Flotta non portava altro che dolore e delusione.

Anya gli scontrò la spalla con la propria. "E tu? Cosa vuoi fare?"

Jimmy si morse il labbro. "Non lo so, mi piace molto la scienza, ma davvero non so ancora cosa voglio fare della mia vita."

Anya rise. "Beh, sei giovane. Hai tempo." E con questo, ogni conversazione seria era finita.

I pomeriggi di Jimmy al Palazzo del Governatore continuavano ad eccitarlo ed allo stesso tempo a preoccuparlo leggermente. Gli piaceva conoscere la politica e Kodos era diventato una figura genitoriale piuttosto stabile nella sua vita, sempre di più col passare dei mesi, ma allo stesso tempo stava imparando abbastanza per essere certo che non avrebbe mai voluto diventare un politico. Non con la quantità di bugie e imbrogli, di affari subdoli dietro le quinte che aveva sentito ed osservato. Tuttavia, Kodos era una specie di eroe per lui. L'uomo lo aveva guardato e non aveva visto il figlio di suo padre, il figlio di un eroe – non che sapesse di essere il figlio di un eroe della Federazione, ma comunque. Kodos aveva visto LUI, un giovane brillante, qualcuno degno di essere riconosciuto a pieno titolo e Jimmy sperava che il senso di appartenenza non finisse mai. Non voleva rinunciare alla consapevolezza che qualcuno credeva davvero in lui.

Il tredicesimo compleanno di Jimmy arrivò prima ancora che se ne rendesse conto, fece una bella cena tranquilla, con Tom, Anya e Hoshi gli unici membri non della famiglia invitati.

Jimmy si sentiva più a casa qui che a Riverside. Marie e Terry erano i genitori che aveva sempre desiderato, Cory e Lisa erano fantastici. Lisa venerava il cugino e più di una volta aveva insistito per accompagnarlo al parco per incontrare Anya per le loro sessioni di tutoraggio. Anya adorava la ragazza.

Mentre Cory e Jimmy avevano amici diversi, a Cory piaceva ancora uscire con il cugino e i due passavano molte serate a giocare fuori dopo cena, a calciare la palla.

Prima ancora che Jimmy se ne rendesse conto, l'estate arrivò. Lui e Tom si erano diplomati con ottimi voti e poterono affrontare un'estate senza lezioni, mentre cercavano di capire cosa fare dopo. Tarsus non aveva università, solo alcuni programmi di formazione intensiva per chiunque fosse interessato a fare qualcosa di diverso dal diventare un agricoltore. Questo era principalmente per i bambini della città, che sarebbero potuti diventare poliziotti, personale medico o simili.

Senza scuola, Jimmy trascorreva la maggior parte delle mattine al Palazzo con Kodos, la maggior parte dei pomeriggi con Hoshi, Tom, Anya, o Cory e Lisa, o qualsiasi combinazione delle due.

Alla fine dell'estate, Jimmy aveva imparato il cardassiano e aveva iniziato decentemente con la lingua di Orione – sia la forma alta che quella bassa – con Hoshi, ed Anya si era offerta di insegnargli tedesco, poiché era l'unica altra lingua oltre l'inglese che conosceva, e dal momento che sembrava così desideroso di imparare, sarebbe stato interessato. Hoshi aveva anche preso il posto di completare l'istruzione di Jimmy con l'andoriano – l'anno di scuola della lingua non gli era servito molto, quindi Hoshi si assicurò di includervi delle lezioni. Dopotutto, lasciare una lingua imparata a metà era solo un lavoro scadente.

La scuola ricominciò, anche se Jimmy, come uno studente ora (ancora una volta) diplomato, non doveva partecipare. Lisa, che ora aveva 6 anni, venne inserita nel primo anno ed ogni mattina se ne andava felice con suo fratello, desiderosa di trascorrere del tempo con i bambini più grandi.

Jimmy continuava ad andare a Palazzo, dove Kodos cominciava a chiedergli cosa volesse fare della sua vita. A Jimmy sembrava che il Governatore volesse che lavorasse per lui, qualcosa a cui Jimmy era interessato; gli piaceva il modo in cui Kodos lo faceva sentire. Come se fosse importante. Come se fosse speciale.

Tom veniva regolarmente e la coppia continuava a condurre i propri esperimenti. Solo perché erano diplomati non significava che dovevano smettere di imparare.

Prima ancora che Jimmy se ne rendesse conto, era stato su Tarsus un anno. Nell'anniversario del suo arrivo, Marie e Terry organizzarono una piccola festa in famiglia, con tanto di torta. Jimmy trascorreva la maggior parte della giornata alternando felicità e depressione. Era entusiasta di far parte di una famiglia così meravigliosa, ma era depresso nel rendersi conto che, nell'ultimo anno, probabilmente poteva contare su una mano il numero di volte in cui aveva effettivamente pensato a sua madre o a suo fratello. A Frank non valeva nemmeno la pena di pensarci.

Si chiese cosa significasse che sua madre fosse così lontana dai suoi pensieri. Non lo aveva contattato nemmeno una volta da quando era andato a vivere con sua sorella. In realtà, non pensava di averle davvero parlato dalla sua ultima licenza a terra, circa cinque mesi prima che Sam partisse e lui avesse guidato l'auto di suo padre giù dalla scogliera. Cosa diceva di lui, che non gli mancava? Poteva mancare quello che non aveva mai avuto?

Questi pensieri divorarono la maggior parte della sua serata e quando Marie quella notte andò a fargli visita, avvertendo il suo distacco lo trovò disteso supino sul letto, le mani dietro la testa, che fissava il soffitto con un'espressione contemplativa sulla faccia.

"Jimmy?"

Jimmy sussultò leggermente, girandosi verso la zia, sorpreso.

Marie sorrise dolcemente, entrando nella stanza e sedendosi sul bordo del letto. Jimmy si mise a sedere, appoggiandosi alla testiera mentre si concentrava su sua zia.

"Va tutto bene, Jimmy? Sembravi un po' distratto a cena." Marie lo studiò, preoccupata.

Jimmy si morse il labbro mentre si guardava in grembo. "Stavo solo…" si interruppe per un momento, prima di alzare lo sguardo, i suoi occhi arrossati per le lacrime trattenute. "C'è qualcosa di sbagliato in me?"

Marie si appoggiò leggermente all'indietro, sorpresa. "Cosa intendi?" chiese preoccupata. "Non c'è niente che non vada in te."

Gli occhi di Jimmy supplicavano, mentre lasciava uscire tutto ciò su cui aveva rimuginato tutto il giorno. "Non è venuta una sola volta. Non le parlo nemmeno da un anno e mezzo. Perché mi odia così tanto?"

Stava quasi piangendo ora e si vergognava completamente. Sapeva che sua madre lo odiava. Odiava che fosse sopravvissuto e suo padre no. Odiava che assomigliasse così tanto al marito morto. Odiava che si comportasse così tanto come suo padre morto. Ma saperlo non gli faceva meno male.

Anche Marie iniziò a piangere, come capì all'improvviso. Jimmy non ne aveva parlato molto nell'ultimo anno, ma sapeva che sua sorella stava danneggiando il ragazzo con la sua assenza.

Si chinò per abbracciare il nipote. "Oh, tesoro. Mia sorella ha i suoi problemi, ma nessuno di questi è colpa tua." Si tirò indietro, ma mantenne il contatto, lisciandogli i capelli e appoggiandogli le mani sulle spalle. "Le persone affrontano il dolore in modi diversi. Winona sta soffrendo, ma questo non significa che dovrebbe prendersela con te."

Jimmy annuì, anche se i suoi occhi dicevano chiaramente che non era di aiuto. Marie non sapeva cos'altro fare, a parte stringerlo ancora una volta in un forte abbraccio e lasciarlo piangere fino a dormire.

Una volta che si fu stancato, lei lo adagiò dolcemente e lo coprì con una coperta e gli baciò la fronte, asciugandogli qualche lacrima secca dalle guance, prima di uscire silenziosamente dalla camera da letto.

Dovette prendersi un momento nel corridoio per ricomporsi, prima di sentirsi in grado di dirigersi verso la sua stanza. Il suo cuore soffriva per il giovane nipote. Poteva essere anche un genio, ma era ancora solo un ragazzino. Non se lo meritava. Nessuno lo meritava.

Terry non capì perché la moglie fosse così sconvolta, ma l'abbracciò dolcemente mentre si infilava nel letto e la lasciò piangere.

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Jimmy non diede alcuna indicazione di ricordare il piccolo sfogo la mattina seguente e, seguendo il suo esempio, nemmeno Marie lo menzionò.

Continuò a trascorrere le sue giornate come faceva normalmente, al Palazzo del Governatore con i suoi amici. Tom e Anya erano gli amici più cari, ma c'erano altri ragazzi con cui usciva, di tanto in tanto.

Le stagioni cambiarono ancora una volta. Poiché Jimmy ormai padroneggiava sia Orione che andoriano, iniziò decentemente uno dei tre dialetti romulani, sotto la tutela di Hoshi.

Anya lo dichiarò fluente in tedesco subito dopo il nuovo anno, anche se questo non gli impedì di uscire insieme. Jimmy avrebbe potuto aiutarla molto a comprendere meglio la scienza, ma aveva ancora bisogno di tutto l'aiuto che poteva ottenere.

Mentre l'inverno finiva, Jimmy continuò a divertirsi più di quanto avrebbe pensato possibile, quando viveva con quel cazzone del patrigno.

Arrivò di nuovo la primavera e con essa il quattordicesimo compleanno di Jimmy. La festa fu ancora una volta un piccolo raduno, poiché Jimmy disse agli zii che non voleva che ne facessero un grosso problema. Quindi, come l'anno prima, c'erano solo Tom, Anya e Hoshi che cenavano con Jimmy e la sua famiglia.

Tom e Jimmy ebbero l'idea per un nuovo progetto e vi si gettarono a capo fitto. Si trattava di studiare le piante locali per determinare i tassi di crescita e come differivano dalle piante sulla Terra.

"Ehi Tom, dai un'occhiata a questo."

Jimmy si sistemò per dare un po' di spazio all'amico, mentre l'altro ragazzo guardava nel microscopio la pianta che stava studiando. Si accigliò e aggiustò l'obiettivo, cercando di metter a fuoco. Ritraendosi mentre l'immagine diventava più chiara, guardò Jimmy allarmato. "Sembra che…"

Si fermò e Jimmy annuì, mordendosi il labbro. "Dovremmo dirlo a qualcuno, giusto?"

Tom inclinò la testa, riflettendo. "Potrebbe essere solo questa pianta", sottolineò. "Non c'è bisogno di far innervosire tutti per una pianta infetta, giusto?"

Jim acconsentì, anche se con un po' di esitazione. "Troviamo qualche altro campione e confrontiamoli, prima di fare qualsiasi altra cosa."

Con quel consenso, i due ragazzi tornarono dove avevano trovato la pianta che stavano studiando e prelevarono altri campioni.

Alla fine del pomeriggio, entrambi erano abbastanza certi che avrebbero dovuto dirlo a qualcuno. Non solo avevano trovato lo stesso fungo che attaccava tutti i campioni, ma la velocità con cui le piante sembravano morire era allarmante.

Quindi la mattina seguente, Jimmy andò immediatamente da Kodos, raccontandogli della scoperta.

Kodos ascoltò esitante ed annuì quando Jimmy ebbe finito. "Grazie per avermelo detto Jimmy. Me ne occuperò io."

Jimmy sorrise sollevato ed i due passarono ad altri argomenti.

Nelle settimane successive, Jimmy osservò ed aspettò, ma non sentì più nulla sul fungo o su ciò che Kodos stava facendo per risolvere la situazione. Era un po' preoccupato, ma si fidava dell'uomo.

Sentì sprazzi di conversazioni tra gli zii, ma non disse nulla, nemmeno quando notò che i pasti cominciavano a scarseggiare.

I problemi si fecero evidenti circa sei settimane dopo che Jimmy aveva parlato a Kodos delle piante. Il fungo stava colpendo, duramente e velocemente. In meno di una settimana aveva distrutto la maggior parte dei campi e delle aree circostanti. Colpì anche le scorte di cibo, rendendolo immangiabile. I pasti divennero sncora più leggeri e Jimmy, con il suo cervello geniale, registrò il modo in cui gli zii rinunciavano al cibo per darne di più ai bambini.

Jimmy cercò di non preoccuparsi. Kodos aveva detto se ne sarebbe occupato. L'unica volta che fece domande, Kodos si innervosì, e gli disse di tenere il naso fuori dalla faccenda. In quel millisecondo, Jimmy si ricordò del patrigno, Frank, e si ripromise di non fare altre domande. Kodos era il suo eroe. A Kodos importava di Jimmy. Kodos lo amava. Kodos non era minimamente come Frank, e Jimmy d'ora in avanti avrebbe evitato il paragone tra i due.

Pochi giorni dopo, Hoshi tirò in casa Jimmy dopo la lezione di romulano. Aveva imparato il primo dialetto in modo sorprendentemente veloce e al momento stavano lavorando al secondo. Passò al klingon, sapendo che, anche se qualcuno li stava ascoltando, non avrebbe capito. Sapeva di essere l'unica su Tarsus a parlare quel linguaggio duro; per quanto raro potesse essere, c'erano uno o due sul pianeta che conoscevano parole sparse in vulcaniano, cardassiano e gli altri che aveva insegnato a Jimmy. Meglio prevenire che curare.

Cercò per un momento in un cassetto nascosto della sua scrivania, mentre Jimmy osservava, confuso. Tirando fuori ciò che stava cercando, si voltò verso il suo allievo. "Jimmy, le cose stanno andando in malora. Non posso spiegarti tutto ora, ma sappi solo che le cose peggioreranno. Voglio che tu stia attento."

Jimmy si morse il labbro, studiando l'anziana. Sembrava nervosa, mentre spingeva forte qualcosa tra le mani. Lui scosse la testa. "Kodos ha detto che se ne sarebbe occupato lui." Obiettò, cambiando lingua.

Hoshi si sporse in avanti, la voce ridotta in un sussurro. "Jimmy, sei un ragazzo intelligente. Per favore, usa il cervello e non fidarti ciecamente." Gli porse il dispositivo tra le mani. Era un comunicatore. "Se necessario, dovresti essere in grado di usarlo per contattare la Flotta Stellare. Per favore, tienilo sempre con te. Non so cosa succederà, ma devi stare al sicuro. Stai solo attento. Promettimelo!"

Jimmy sembrava dubbioso, ma promise e infilò il comunicatore nella borsa. Salutò e si diresse verso casa.

La cena quella sera fu consumata in silenzio, e consisteva in poco più di un paio di cibi in scatola che non erano stati colpiti dal fungo. Jimmy mangiò studiando tutti quelli che erano seduti a tavola. Amava davvero vivere qui. Amava far parte di una famiglia. Amava essere importante per le persone. Ma come lo aveva avvertito Hoshi, sapeva che le cose non sarebbero rimaste le stesse. Il fungo stava cambiando tutto.

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La mattina dopo, Jimmy saltò la colazione per raggiungere il Palazzo i più rapidamente possibile. Le parole di Hoshi il pomeriggio precedente lo tormentavano, così mise premurosamente il comunicatore nella sua borsa a tracolla e lo portò con sé, dirigendosi in città il più rapidamente possibile. Aveva bisogno di parlare con Kodos, per scoprire cosa stava succedendo. Aveva detto al governatore del fungo settimane prima.

Perché era peggiorato tutto così velocemente?

Jimmy arrivò a palazzo prima del solito, e stava per andare a cercare un agente di sicurezza o un consigliere, quando l'istinto gli disse di rallentare e pensare. Si fidava di Kodos, ma non riusciva a togliersi dalla mente l'avvertimento di Hoshi.

Quindi, invece di dirigersi verso gli uffici dove di solito trascorreva le sue mattine, si spostò a destra e si diresse lungo un corridoio fuori mano. Non era sicuro di cosa stesse cercando, ma per quanto fosse naturalmente curioso, era certo che avrebbe trovato qualcosa.

E aveva ragione. Un livello più in basso rispetto al piano terra e all'ingresso principale, Jimmy, quasi per caso, si imbatté in una conversazione che fece suonare i campanelli d'allarme. Due agenti della sicurezza stavano parlando di Kodos a bassa voce. Jimmy rimase nascosto, ascoltando le voci che provenivano da dietro l'angolo.

Il terrore si attorcigliava nello stomaco, elaborando le parole in modo distaccato. Non capì l'intero discorso, ma frammenti di frasi; frasi come "tienili contenuti", "fai tutto entro la fine della giornata" e "tieni fuori i membri stimati finché non sarà tutto finito."

Sentendo che con queste frasi non avrebbe capito nulla, Jimmy indietreggiò in silenzio, assicurandosi di essere fuori portata d'orecchio prima di accelerare il passo, dirigendosi verso un ufficio che sapeva essere nelle vicinanze e vuoto per la maggior parte del tempo.

Una volta nella stanza vuota, Jimmy chiuse la porta a chiave, mantenendosi vigile mentre accedeva rapidamente alla console del computer; con alcuni tasti giusti e alcuni tocchi dello schermo, Jimmy si fece strada nel sistema e da lì passarono pochi secondi prima che potesse guardare i file personali di Kodos.

Si appoggiò bruscamente all'indietro sorpreso quando si imbatté in un file in particolare. Lesse alcuni paragrafi e poi fece scorrere il dito per trovare i diversi elenchi.

Scorrendo le pagine il più velocemente possibile, il terrore raggelò il suo sangue. Saltò un po', sentendo un suono provenire dal corridoio, così cancellò rapidamente le sue tracce e spense frettolosamente il computer e, ascoltando i dintorni, uscì di nuovo in corridoio.

Senza perdere tempo, Jimmy sfrecciò lungo il corridoio, dirigendosi verso un'uscita secondaria che sapeva essere vicina, e meno osservata, dell'ingresso principale.

Dovette nascondersi una volta, da tre agenti di sicurezza di passaggio, ma fortunatamente fuggì senza intoppi da Palazzo.

Una volta tornato in città, Jimmy corse a perdifiato verso la piccola fattoria in cui aveva vissuto con zii e cugini per l'ultimo anno e mezzo.

Venne distratto per tutta la strada. Il fumo proveniva dalle finestre di Hoshi e Jimmy si fermò, allarmato, mentre correva verso la casa. Non dovette cercare per molto. Hoshi era sdraiata a faccia in su nel soggiorno. Ogni armadio e dispensa era aperto e tutto ciò che era commestibile era sparito.

Jimmy prestò poca attenzione alla cucina saccheggiata e si avvicinò immediatamente alla sua insegnate. Hoshi era a mala pena viva. Un filo di sangue le colava dalla bocca sul mento, scendendo lungo la guancia per perdersi tra i capelli spettinati.

Una rapida occhiata intorno alla stanza mostrò i segni di un combattimento piuttosto impressionante. Il tavolino era capovolto, così come il divano, due sedie erano a pezzi, sparse per la stanza.

Hoshi ansimò, e Jimmy si avvicinò, stringendole forte la mano, sull'orlo del pianto.

Anche Hoshi stava piangendo, poiché non riusciva a concentrarsi sul giovane allievo. Anche così vicina alla fine – e Jimmy sapeva che non c'era più nulla da fare, tranne esserle vicino – riuscì comunque a parlare un vulcaniano impeccabile. "Jimmy. Vattene. Adesso."

Jimmy scosse la testa, le lacrime che scendevano lungo le guance. "Hoshi. Per favore."

Hoshi lo interruppe, tossendo debolmente. "Jimmy, devi andare. Non c'è più tempo. Promettimi solo che vivrai. Devi sopravvivere."

Jimmy annuì, e Hoshi si sistemò un po', rilassandosi e sorridendo debolmente. Pochi secondi dopo, era andata.

Jimmy tirò su con il naso, stringendole la mano una volta, prima di lasciarla, asciugandosi gli occhi con l'altra mano mentre si alzava.

Afferrando la borsa, Jimmy non perse altro tempo nel proseguire verso casa. Notò a mala pena il cartello che era stato attaccato alla porta d'ingresso della casa di Hoshi.