Naruto sospirò sconfitto guardando il suo telefono di nuovo sull'orlo del punto di fusione. Si fermò perché non voleva cadere nell'errore della volta precedente quando aveva scaricato completamente la batteria.

Dovrei iniziare a portarmi dietro il caricatore, dannazione, non ci penso mai.

Le pile di scartoffie accumulate sulla scrivania, avevano avuto di nuovo qualcosa di più importante che era passato loro avanti. Il biondo compresse le labbra tamburellando con la punta delle dita sul legno, urgeva trovare assolutamente una soluzione. Almeno una notizia positiva c'era stata al suo rientro dalla breve vacanza: Sasuke aveva finalmente risolto i suoi pasticci con Hinata e Neji. Naruto sorrise chiedendosi quale super potere avesse usato Sakura con lui. Ancora una volta ci aveva visto giusto spingendo per farli incontrare.

Tornato dalla settimana di ferie con Nagato, Deidara e Karin, il biondo si era seduto nel suo ufficio ormai convinto che annullare gli spettacoli con Itachi e Sai fosse la cosa più giusta da fare. Evidentemente il problema di Nagato era proprio quello, le vecchie dinamiche di odio verso sé stesso e il senso di inferiorità nei confronti di Itachi. Nell'ingannevole e falsa convinzione che il dolore fisico del moro fosse più importante del suo emotivo, Nagato aveva ricominciato a lavorare per procurarsene uno che fosse più grande e che lo facesse, quindi, emergere. Nonostante avesse amici, un fratello e un marito che gli volevano un mondo di bene, Nagato era finito col sentirsi ancora una volta incompreso. Naruto si rendeva perfettamente conto che questo era stato anche dovuto al suo poco tempo e agli innumerevoli impegni che, in quanto sindaco, doveva sbrigare.

Non m'importa di mettere a rischio la mia posizione, da ora in poi la mia priorità sarà starti vicino.

Durante quella breve settimana di vacanza era riemerso un barlume della persona dolce e sensibile che Nagato era da sempre destinato ad essere. Si era divertito sul serio e, con lui, tutti gli altri. Naruto, Deidara e Karin, essendo tre persone estremamente positive, non lo avevano fatto sentire in pericolo sul fatto che la sua sofferenza potesse diventare invisibile, offuscata da quella di qualcun altro. Itachi doveva rimanere il più distante possibile evitando di influenzare le loro vite e, di conseguenza, il precario equilibrio di Nagato.

Mi dispiace, Itachi, so che non è colpa tua, tu non ti diverti di certo a soffrire. Confido nella tua intelligenza, so che mi comprenderai.

Effettivamente quello che Naruto era in procinto di fare sarebbe stata una delusione difficile da digerire sia per Itachi che per Sai. Per i due danzatori acrobatici significava perdere una fantastica occasione. Per questo motivo, il primo tentativo di Naruto non era stato quello di annullare la tournée. Aveva cercato, con tutti i mezzi possibili, di farsi sostituire da qualche altro funzionario del comune. Ma le date prenotate cadevano tutte in agosto e il biondo non aveva trovato nessuno disposto a rinunciare alle tanto sospirate ferie estive.

Mi dispiace, Naruto, ma ho già prenotato.

Vedi, è l'unica occasione che ho per stare con la mia famiglia…

E tante altre ragioni di questo tipo. Tutte validissime, Naruto non poteva negare che gestire una città fosse abbastanza stressante per tutti quanti. Non aveva potuto fare altro che donare un sorriso e un'affettuosa pacca a tutti i suoi colleghi.

Il secondo tentativo era stato quello di annullarla proprio la tournée, d'altronde era arrivato a capire di non avere altra scelta. Ecco che il suo telefono era diventato rovente per chiamare gli innumerevoli alberghi e ristoranti, ma soprattutto i comuni e gli organizzatori di eventi delle città vicine con cui aveva già preso accordi. Naruto cercò di fare leva sul fatto che l'acrobata di punta aveva dei problemi di salute, che poi non era completamente una scusa. Come aveva immaginato, ormai era troppo tardi per ritornare sui propri passi, i biglietti per gli spettacoli erano andati a ruba in pochi giorni e sarebbe stato praticamente impossibile rimborsare tutti. Gli avevano suggerito tutti di sostituire il danzatore che non stava bene con qualcun altro, oppure di fare tutto con uno solo.

Come faccio a proporre a Itachi una cosa del genere? Non posso dargli una delusione così, prima lo chiamo tutto eccitato per il mio progetto, lui accetta, discute addirittura con Kisame, e poi lo taglio fuori. No, devo pensare a qualcosa di meglio, so che posso riuscirci.

Occhi di oceano si spalancarono a quell'idea fulminea, si trattava davvero dell'ultima spiaggia, ma ora poteva trasformare la tournée in un'occasione per più persone. Gli erano venuti in mente gli altri artisti che conosceva: Sasori e Sarana con il loro spettacoli di burattini, e Tayuya che avrebbe potuto farne la colonna sonora. Esattamente come era accaduto durante la celebrazione dei matrimoni nella villa di Tsunade, sia due anni e mezzo prima che l'anno successivo. E poi, perché no? Deidara avrebbe potuto chiudere tutto in bellezza con uno dei suoi fantastici spettacoli pirotecnici. In questo modo lui non sarebbe stato in contatto continuo e diretto con Itachi e, nel caso peggiore temuto da Nagato, quello in cui il moro potesse diventare preda di un problema fisico per cui fosse necessaria assistenza, con tutte le persone che avrebbe avuto intorno difficilmente sarebbe stato raggiunto solo dalle mani di Naruto. Conoscendo Nagato, questo lo avrebbe tranquillizzato sicuramente. Era comunque molto improbabile che Itachi cadesse vittima di qualche malore, era sempre tutto dovuto allo stress e alla scarsa nutrizione, ora che i problemi di Sasuke si erano risolti sarebbe certamente tornato in forma come prima.

Deidara fu il primo ad essere chiamato. Naruto non si meravigliò affatto di sentirlo ancora borbottare per la recente scottatura che si era preso, ma finì tutto in una risata all'unisono pochi secondi dopo. Deidara sembrava un fiume in piena, non la smetteva di congratularsi con Naruto per la splendida vacanza appena conclusa.

"Mi sono divertito un sacco! Io e Karin non facciamo altro che guardare le foto, la prossima volta che organizzi qualcosa del genere conta pure su di noi, Naruto."

Dal momento che il telefono era quasi scarico, Naruto fu costretto a velocizzare il discorso. Deidara, dal canto suo, sarebbe rimasto a chiacchierare tutto il giorno, a Naruto sembrava quasi di vederlo con i piedi appoggiati sulla scrivania del suo ufficio. Il sindaco non si stupì sentendolo accettare, con entusiasmo, la sua proposta; d'altronde quel mattacchione era talmente vanitoso che la sua adesione era quasi scontata.

"Naruto, naturalmente saprai quanta preparazione e quanti calcoli richiedono uno spettacolo pirotecnico di quelli come i miei, io posso partecipare massimo una sera."

L'intenzione del sindaco, infatti, era stata proprio quella. Tuttavia Deidara era talmente tronfio da aver dato per scontato che Naruto volesse accaparrarselo ogni singola sera per l'intero mese.

"Deidara, l'attrazione principale sono Itachi e Sai, non dimenticarlo." Tuttavia, la frase di finto rimprovero, fu pronunciata ridendo.

Sasori, Sarana e Tayuya furono entusiasti anche loro. I primi due erano sempre molto felici di lavorare insieme. La rossa flautista, invece, a Naruto era sembrata leggermente abbattuta. Strano, da una donna sempre così piena di vita. Tuttavia accettò dicendo che molto probabilmente sarebbe venuto anche Hidan, non aveva certo intenzione di stare lontano da lei per l'intero mese. Il fatto che fosse stato recentemente assunto da un'azienda con la mansione di copywriter non rappresentava un ostacolo dal momento che gli sarebbe bastato il telefono per farlo. L'energia traboccante che prima sfociava nella rabbia, grazie allo sport, era riuscito a incanalarla in qualcosa di positivo. Prima di ricominciare un altro giro di telefonate con cui, molto probabilmente, sarebbe finito col dare il colpo di grazia alla batteria, Naruto rifletté su cosa poteva essere accaduto alla musicista. Escluse subito qualche eventuale problema don Hidan. Discutevano come tutte le coppie, tuttavia il loro carattere energico e volitivo impediva sempre ad entrambi di far durare il rancore oltre i cinque minuti. Hidan sarebbe stato sinceramente felice di vedere la moglie esibirsi ogni sera. No, c'era sicuramente altro, forse Tayuya glielo avrebbe raccontato durante quel mese. Anzi, certamente. La fiducia che ispirava Naruto negli altri avrebbe fatto sciogliere il granito.

Leggermente sollevato da quella conclusione, il biondo fece appena in tempo a modificare le prenotazione aggiungendo le nuove persone, fu certamente facilitato dalla sua carica di sindaco rivoluzionario, altruista e simpatico anche su questo.

E adesso, con l'ultima scintilla di batteria e con un sorriso ad incurvargli le labbra rosa, la cosa più importante.

Kiba, ma che fine hai fatto? È una vita che non ti vediamo in palestra e non ti sentiamo al telefono, ti confesso chi iniziamo ad essere un po' tutti preoccupati. Noi desideriamo vederti mentre Sai vorrebbe parlarti. Tranquillo, non c'entra niente l'idiozia che hai fatto con Ino al Susanoo, per questo ti ho già redarguito abbastanza io; adesso ce la buttiamo alle spalle e voltiamo pagina. Per farlo, però, abbiamo bisogno di sapere se sei sempre su questa Terra.

Naruto.

Kiba, dopo aver preso il telefono dall'armadietto della fabbrica di conserve e letto le parole di Naruto, deglutì cercando di mandare giù il groppo che gli si era formato in gola. Rimase paralizzato a fissarlo per qualche minuto mentre il rombo dei macchinari, che adesso gli giungeva attutito, non faceva che rafforzare la sensazione di ipnotismo di cui si sentiva preda.

Smettila di fare il codardo. Sei adulto e devi prenderti le tue responsabilità.

Aveva deciso di farlo quel passo, ora non poteva certo ritirarsi per aver ricevuto un due di picche da Sai e per aver fatto lo stupido con la sua ragazza completamente ubriaco, sarebbe stata l'ennesima dimostrazione di scarsa maturità. Per questo, invece di andare a mangiare nonostante reduce di un estenuante turno, decise di recarsi direttamente in palestra. Passò solo da casa per prendere Akamaru, non poteva certo stare solo tutto il giorno. Se Sai fosse stato presente, Kiba gli avrebbe parlato immediatamente, in caso contrario lo avrebbe atteso. In fin dei conti anche tutti gli altri erano desiderosi di sapere che fine avesse fatto. Mai nella vita si era sentito così in colpa per aver fatto preoccupare gli amici. Lungo la strada, nonostante tutto, si sentì sollevato; ogni metro percorso era un metro in meno che lo separava da quegli amici da cui non si sarebbe separato mai più. Se Sai lo aveva chiamato per dirgliene quattro a causa del suo comportamento nei confronti di Ino confermandogli che l'amava, pazienza. Non era colpa di nessuno se Kiba non rientrava nei gusti dell'affascinante moro. Quanto accaduto al Susanoo, invece, era stata una sua decisione anche se ubriaco. Si sentiva riprovevole per aver tentato di indurre Ino a lasciare il fidanzato, tuttavia la sua intenzione era di chiarire e chiedere scusa.

Non fece quasi in tempo ad attraversare le porte a vetri della palestra che fu investito da un tripudio di entusiasmo. Naruto gli saltò letteralmente al collo, Nagato subito dopo. Lo stesso fecero Deidara, Karin, Tsunade e Kisame. Sasuke lo salutò molto più discretamente ma con un luminosa gioia. Ricevette solo sorrisi, pacche affettuose, scompigliare di capelli, abbracci, e un sacco di bentornato. Nessuno gli domandò i motivi della sua assenza. Naruto evitò di rivolgergli ancora occhiate di rimprovero. Qualcuno lo sapeva, altri no. Tuttavia evitarono di sfiorare eventuali tasti dolenti, se avesse voluto raccontare lo avrebbe fatto lui, altrimenti andava bene così. Akamaru ormai era una presenza scontata persino in palestra quando arrivava Kiba.

Questi sono gli amici!

Kiba poteva immaginare perché avessero lasciato da parte curiosità e invadenza.

Forse nessuno, però, faceva caso a come Naruto e Nagato cercavano di evitare, con estrema precisione, i giorni in cui Itachi era di turno. Neanche lo stesso Nagato se ne rendeva conto. Naruto, questa volta, aveva capito come fosse fondamentale agire da solo e in silenzio.

Infatti quel giorno Itachi non c'era e nemmeno Madara. Toccava a Shisui, Yahiko e Sai. Kiba percepì qualche secondo di apnea entrando nella sala dei ballerini. I festanti Shisui e Yahiko lo fecero ricominciare a respirare, Nonostante il castano si sforzasse di prestare loro attenzione, il suo sguardo continuava a guizzare verso Sai che volteggiava sui rossi nastri di seta. Akamaru, intanto, era trotterellato fuori in giardino.

Cosa pensi? Perché mi vuoi parlare? Posso solo immaginarlo, se hai voglia di darmi un pugno me lo prenderò perché so di meritarlo.

In ogni caso, a Kiba sarebbero rimasti gli amici. Ed erano proprio tanti, a pensarci bene. E preziosi. Il modo in cui lo avevano accolto quel giorno non dando importanza a quanto successo con Ino, ne era la prova. Sì, ne era valsa la pena di crescere. Essere adulti significa anche prendere le cose con calma e capire ciò che prima ci sembrava irraggiungibile o ci spaventava a morte.

Finito il suo allenamento, Sai scivolò velocemente e silenzioso lungo i nastri rossi, il movimento evanescente e il colore della sua pelle lo fecero sembrare una creatura quasi irreale. Dal momento che Itachi non c'era, lo aiutò Yahiko a superare i tre metri di vuoto prima del pavimento, la fluidità dei movimenti fecero perdere un battito a Kiba. In quel momento realizzò quanto sarebbe stata dura ricevere un rifiuto da parte del moro e affrontare faccia faccia il discorso su ciò che aveva combinato con la sua ragazza; tuttavia Kiba addrizzò le spalle, aveva il dovere di andare fino in fondo.

"Spero non sia troppo tardi per accettare il tuo invito a mangiare qualcosa insieme, Kiba." Sai sorrise.

Kiba non sapeva bene come interpretare questa reazione di Sai. Aveva messo le mani addosso alla fidanzata ubriaco marcio e lui ora gli stava sorridendo invitandolo a pranzo fuori.

Forse vuole evitare di spaccarmi la faccia davanti a tutti. D'accordo, se devi uccidermi fallo comunque alla svelta.

Kiba non riuscì a togliersi di dosso quella sensazione di paralisi che lo aveva attagliato, e nemmeno l'espressione da ebete mentre, uscito in guardino, richiamava Akamaru aspettando che Sai si cambiasse per andare finalmente incontro alla sua fine.

Visto che ormai sono un uomo morto, forse dovrei dire addio a tutti gli altri.

Un'ombra gli fece alzare la faccia mogia dal piano del tavolo di legno. Sai era là di fronte a lui, la folta frangia nera come l'inchiostro ancora bagnata dalla recente doccia. Jeans attillati, maglietta blu scuro, sembrava tutto studiato da Sai per far risaltare la pelle bianchissima. Sorrideva, ancora, lo stava facendo di continuo quel giorno, questo non era da lui sempre così silenzioso e impenetrabile. Gli occhi neri pacati, tutto sembrava fuorché sul punto di volerlo pestare o chissà cos'altro.

Kiba lo condusse alla sua macchina senza quasi dire una parola, ogni volta che apriva bocca ne usciva un balbettio incomprensibile. Akamaru prese posto docile nel bagagliaio, nonostante la sua mole era sempre molto educato.

"Visto che c'è anche Akamaru perché non ce ne andiamo al parco?" gli occhi neri di Sai brillavano, Kiba li trovò meravigliosi.

La banchisa si arrosserà del mio sangue o saprò pattinare?

Intanto avviò il motore chiedendosi perché mai Sai avesse deciso di riportarlo in quel parco dove tutto era iniziato, lì dove Kiba lo aveva visto per la prima volta in compagnia di Ino.

Forse ci sarà anche lei, si sono messi in testa di farmi fare una figuraccia mortale. Meglio che io mi sbrighi, prima arriviamo prima finirà questo teatrino.

Giunti sul posto, attraversarono il prato colorato dai fiori selvatici, Akamaru trotterellava felice, gli alberi di alto fusto proteggevano dal sole, schiamazzi di bambini che giocavano. Una giornata estiva perfetta. Nonostante tutto, Kiba si sentiva il cuore pesante come una pietra; seguiva Sai mentre lo conduceva dritto verso il chiosco della prima volta abbattuto quasi si dirigesse verso una sorta di patibolo. Eppure era stato convinto che né lui e né Ino lo avessero visto venendo lì insieme.

Sempre sorridente, Sai ordinò due vassoi di sushi e un calice di vino bianco per entrambi.

Caspita, non pensavo che qui servissero roba del genere, dovrei venirci più spesso. Sai non ha offerto niente di così raffinato nemmeno alla sua ragazza, questo onore lo ha uno a cui sta per rompere la faccia? Mi puzza proprio di ultimo desiderio.

Era arrivato il momento di darci un taglio e arrivare al punto, per questo Kiba incamerò un profondo respiro: "Io… più che chiederti scusa non posso fare, Sai. Spero possiate perdonarmi, tu e Ino. Ti prometto che sparirò dalla vostra vista, sono pronto anche a rinunciare alla palestra."

Un evento inaspettato, improvviso e bellissimo. Sai scoppiò a ridere. Kiba rimase incantato, ma più che dalla sorpresa di vederlo ridere, dal rendersi conto di quanto fosse delizioso in quel momento il suo viso. Non avrebbe saputo dire il motivo, ma ebbe l'impressione che le ciglia nerissime risaltassero ancora di più. Quando Sai riaprì gli occhi, li aveva lucidi di gioia.

"Kiba, qui se c'è qualcuno che deve chiedere scusa sono io. Mi dispiace per averti trattato con freddezza e per aver creato, anche se in consapevolmente, un equivoco del genere. Io non avevo idea che tu quel giorno fossi qui, se mi avessi chiamato e salutato avresti saputo tutto subito."

Il castano era rimasto con una spanna di bocca spalancata, avvertiva la sgradevole sensazione di aver perso il controllo dei muscoli facciali: "Io… non capisco. Ino non è la tua ragazza?"

Le parole gli uscirono tutte d'un fiato e senza il minimo tatto, tuttavia non poté farci niente.

Sai rise ancora anche se non forte come prima: "No, è una cara amica ma niente di più. Quando ci hai visti era scossa per aver avuto una discussione con il suo ragazzo, Shikamaru. Sono due caratteri che si infiammano facilmente per ogni stupidaggine e lei, poi, viene a sfogarsi con me. Afferma che io sia capace di trasmetterle calma come nessun altro al mondo e che, dopo, riesce a vedere tutto in modo più chiaro. Tuttavia quei due si amano alla follia e non potrebbero mai fare a meno l'uno dell'altra."

"Quel… quel Shikamaru che prendeva in giro da piccola?" Ora, oltre alla mascella molle, ci si erano messi anche gli occhi sgranati.

"Proprio lui. Io sono stato sempre un grande sostenitore delle storie d'amore nate con un ti odio, finiscono sempre per essere le migliori."

"E… di quelle nate con un non ti considero nemmeno fossi l'ultimo rimasto sulla Terra, cosa ne pensi?"

"Che devi venire qua, sciocco!"

Sai afferrò Kiba da un braccio e, con una forza straordinaria, lo costrinse a tirarsi in piedi. Dopo una mezza piroetta e un improvvisato casquè lo baciò, lì, davanti a tutti. Sai teneva gli occhi chiusi ma quelli di Kiba erano sgranati e le sue guance in fiamme. Si rilassò solo sentendo le esclamazioni e gli applausi della gente seduta ai tavoli. Persino Akamaru uggiolò scodinzolando felice, qualcuno non riuscì a fare a meno di scattare qualche foto.

Può esistere un tipo di dolore di cui siamo addirittura felici? Dal quale si ha paura di guarire? Non lo credevo possibile nemmeno io finché non incontrai Nagato. Il dolore non è la cosa più devastante del mondo, i contrasti finiscono per superarlo. Nagato era talmente terrorizzato che la sua sofferenza non valesse niente, da avere addirittura paura di perderla. Sorrideva raccontandomi questo, forse di rassegnazione. Con il tempo deve aver fatto l'abitudine a non essere compreso dagli altri. Il mio viso deve aver assunto un'espressione sconcertata ascoltando il suo racconto, io il dolore ho sempre cercato di sconfiggerlo, con tutti i mezzi possibili, sia il mio che quello degli altri. Addirittura arrivai a fantasticare un mondo in cui il dolore fosse completamente assente. Ogni mio tormento mi risultò insulso e banale guardando quegli occhi dai riflessi viola, così rari. Se Nagato non avesse avuto la fortuna di incontrare Naruto, sarebbe stato condannato a una vita di non amore e incomprensione proveniente dalle persone che considerano assurdi i contrasti come i suoi. Mi ci metto anche io tra loro, se non avessi incontrato Nagato avrei fatto miseramente parte di quella massa di ciechi. Persino uno dolce a altruista come Itachi era caduto nella trappola. Abbiamo tanto da imparare da Nagato, forse di più che da tutti gli altri.

"Tra le pagine della nostra vita" di Madara Uchiha.