Dopo il primo giorno di addestramento sul campo, diminuimmo gli assalti ai novizi, attaccando solo uno studente al giorno. Questo fu sufficiente a mantenere gli studenti nervosi e a guardarsi ansiosamente le spalle. Negli ultimi tre giorni, avevo partecipato a un solo attacco due giorni prima.

Finora, ero fiducioso nella classe che presto si sarebbe diplomata e sarebbe andata in giro per il mondo. Non c'era modo di essere completamente preparati per ciò che questo lavoro comportava ma, come ci aspettavamo, stavano facendo un buon lavoro. Per quanto li addestrassimo, diventare un guardiano era in realtà una prova del fuoco. Molti non sarebbero riusciti a superare il loro primo incontro con gli Strigoi, e quelli che lo avrebbero fatto, ne sarebbero stati cambiati per sempre.

Roza ne era la prova.

Volevo vedere come sarebbe uscita da tutto ciò. Forse avevo sbagliato a credere che fosse di nuovo pronta. Forse avevo solo sperato che avesse superato quello che era accaduto. Ora, con il passo falso con il Guardiano Alto, non sapevo più cosa pensare.

Non l'avevo nemmeno vista quel giorno. Con il mio fitto programma, non c'era quasi tempo per controllare come stesse e volevo darle un po' di spazio.

Anche se non avevo il tempo di stare fisicamente con lei, avevo tempo sufficiente per controllare i suoi rapporti sul campo. Negli ultimi giorni era diventata quasi una routine notturna per me. Farmi un lungo turno di lavoro, timbrare il cartellino, controllare il suo file nel database, andare a casa, dormire, ricominciare tutto da capo.

La lettura delle informazioni sui progressi degli ultimi giorni non offriva molto oltre ai suoi rapporti quotidiani obbligatori. Quello di quel giorno non era disponibile poiché avrebbero compilato copie cartacee e le avrebbero consegnate la mattina successiva, ma quelle del giorno precedente erano state caricate poche ore prima.

Sommario:

Nessun incidente diretto da segnalare. Ha assistito all'attacco "Strigoi" all'angolo sud-est del cortile interno principale alle 4:30 e ha deviato il Moroi su una rotta più sicura senza scontri. Utilizzata tecnica di co-protezione con Edison Castile tra le 20:00 e l'1:00 e tra le 5:00 e le 8:30 usando la formazione di sorveglianza prossimo-lontano.

Un altro giorno senza possibilità di riscattarsi. Se conoscevo Rose – e nonostante alcuni intoppi di recente, mi piaceva ancora credere di conoscerla – sapevo che sarebbe stata molto attenta a qualsiasi possibile attacco. Sarebbe stata ansiosa di riscattarsi quando si fosse presentata l'occasione giusta. Probabilmente per lei sarebbe stata una spina nel fianco finché non fosse stata in grado di dimostrare a sé stessa e al mondo di essere capace. Sapevo che lo era, non ne avevo mai dubitato, e lo stesso valeva per la maggior parte degli altri guardiani che presentavano rapporti su di lei.

Scorsi tra le note dei guardiani e lessi alcune delle voci più recenti.

"La novizia Hathaway si comporta bene tenendosi vigile sull'ambiente che la circonda..."

"...mantiene un atteggiamento professionale durante la guardia e l'interazione con il suo protetto..."

"...lavora in modo efficiente con altri guardiani per gestire al meglio tempo e risorse..."

"...dimostra una grande capacità di comunicare con il suo protetto per scendere a compromessi su comodità e sicurezza..."

"La novizia Rose Hathaway ha dato la priorità a ostentare il suo addestramento piuttosto che a proteggere il suo incaricato, lasciandolo esposto e vulnerabile nel suo tentativo di inserirsi inutilmente in una lotta in corso".

E questo cos'era? Controllai l'orario e notai che era stato aggiunto al file meno di un'ora prima; dal Guardiano Alto.

"Quando è stata interpellata sulla sua arroganza, Hathaway ha contestato le mie istruzioni e ha messo in dubbio le mie motivazioni".

Sentii la mia mascella serrarsi, arrabbiato che un solo uomo sembrasse avercela così tanto con lei. Tutti gli altri riuscivano vedere il suo talento, il suo potenziale. Stan Alto era l'unica persona che si rifiutava di riconoscere quanto incredibile fosse Rose. In effetti, sembrava determinato ad assicurarsi che non fosse mai in grado di raggiungere il suo pieno potenziale perché la trascinava costantemente verso il basso.

Non potevo fare a meno di ricordare ogni volta che la pungolava in classe, come sembrava sempre prendersela specificamente con lei. Le centinaia di discussioni denigranti superavano di gran lunga l'unica volta in cui avevo visto quell'uomo mostrare anche un solo briciolo di compassione per lei. Ogni secondo che ci pensavo, diventavo sempre più amareggiato e arrabbiato finché capii che non riuscivo più a leggere quel rapporto.

Mi disconnessi dal computer, spegnendolo prima di sfilare con violenza la mia giacca dallo schienale della sedia. Potevo sentire la pelle stirarsi mentre me la infilavo con forza, ma non ci feci caso e scelsi invece di sbattere le porte mentre tornavo al mio appartamento. Avevo bisogno di darmi una calmata e avevo bisogno di farlo da solo.

Non si trattava solo di Alto, anche se era certamente un grande catalizzatore per il mio cattivo umore. Era tutto quanto. Era il processo Dashkov. Era Adrian. Era il troppo lavoro e il troppo poco sonno. Era Rose. Era soprattutto Roza.

Ero preoccupato per lei. Sapevo che stava ancora affrontando la morte di Mason e tutto quello che era successo a Spokane. Ero frustrato con lei. Non riuscivo a capire perché non mi parlasse, non si fidasse di me. Diavolo, a quanto pare aveva parlato persino con Adrian! Volevo aiutarla, ma si rifiutava di farmi entrare, scegliendo invece di scatenarsi e aggredire. Soprattutto, mi mancava. Mi mancava il suo spirito e la sua risata. Mi mancava il suo sorriso e il modo in cui sapeva come spingermi al limite in ogni modo immaginabile. Erano passati solo tre giorni, ma tre giorni sembravano un'eternità da trascorrere senza vederla. L'ultima volta che eravamo stati lontani l'uno dall'altra per così tanto tempo... non è finita bene.

Avevo intenzione di rilassarmi e calmarmi con una doccia e un buon libro, ma il destino aveva altri piani per me. Stavo salendo a grandi passi la tromba delle scale, facendo due scale alla volta, quando un rumore di passi suonò sopra di me. Chi aggirava la ringhiera se non l'attuale bersaglio della mia irritazione?

"Qual è il tuo problema, Alto?" Sfiorai la sua spalla mentre mi passava accanto, irragionevolmente infuriato che non si degnasse neanche di guardarmi.

"Scusami?" Inarcò un sopracciglio verso di me. Apparentemente il mio tono non lo allarmò affatto.

"Perché ce l'hai con Rose? Sei più duro con lei che con qualsiasi altro studente e sembri avere una specie di rancore nei suoi confronti. Non riesco proprio a capire perché."

"Sono certo di non sapere cosa intendi." Si voltò, continuando il suo percorso giù per le scale e io lo seguii.

"Ogni discussione in classe, l'udienza disciplinare, il tutto fino a quelle note nel suo fascicolo oggi. Cos'hai contro Rose?"

"Non ho niente contro la Signorina Hathaway." La sua smentita falsamente ignara non fece altro che alimentare la mia frustrazione.

"La pressi troppo. Le riservi uno standard più alto di chiunque altro."

"E tu non la pressi abbastanza." Alla fine si voltò verso di me, girandosi bruscamente e con una voce ancora più tagliente. "Sei diventato tenero con lei e finirai per farla uccidere."

"Come scusa?" Ora ero io quello che si era fermato sui propri passi.

"Prima Alberta, ora tu. Tutti amano Rose ma questo non sarà abbastanza per tenerla in vita là fuori. È impulsiva, negligente e ha la cattiva abitudine di uscire dai guai appena in tempo. È fortunata, ma la fortuna finisce Belikov, e quando lo fa, le persone muoiono."

"Cosa stai insinuando?"

"Sai esattamente dove voglio arrivare. Le persone muoiono quando non rispettano le regole. Qualcuno l'ha già fatto."

Mi avvicinai a lui, invadendo il suo spazio personale al punto da guardarlo dall'alto in basso. Aveva oltrepassato il limite e non mi sarei seduto in disparte permettendo quelle accuse. "Rose non è da biasimare per la morte di Mason e tu lo sai."

"No. Non lo è. Ma avrebbe potuto impedirlo. Il fatto che solo un bambino sia morto è un miracolo. Potrebbe non essere così fortunata la prossima volta. Potrebbe essere lei a morire la prossima volta." Il guardiano Alto fece un passo indietro, abbassando lo sguardo. Quando mi affrontò di nuovo, la sua espressione si era notevolmente addolcita. "Guarda, la verità è che... mi piace Rose. È una brava persona e ha la stoffa di una grande guardiana. Ma finché non impara un po' di autocontrollo, è solo un pericolo. Forse se fosse destinata a essere un normale guardiano, magari potrei lasciar perdere, ma non lo è. È destinata a diventare la custode dell'ultimo Dragomir. Non può essere solo brava, deve essere grandiosa. Ha bisogno di essere la migliore e anche quello potrebbe non essere abbastanza."

"È il mio lavoro assicurarmi che sia la migliore, non il tuo. Perché ti interessa?"

"Perché lo devo a mio fratello." Si fermò, strofinandosi la ruga tra gli occhi. "Mio fratello maggiore ha passato la vita a fare la guardia alla famiglia Dragomir. Ha visto crescere quei bambini, inclusa Rose. È stata la prima persona che ha notato o applaudito il talento di Rose e dopo che è morto in quell'incidente, sono rimasto a guardare Rose sperperare il suo dono. Mio fratello era il miglior guardiano che conoscessi e non è stato abbastanza. Rose deve in qualche modo essere migliore e se non hai intenzione di assicurartene, lo farò io. Se non ha quello che serve, allora stai pur certo che farò tutto il necessario per assicurarmi che Vasilisa venga protetta da qualcuno che ce l'abbia."

Gli echi della sua promessa risuonarono sul metallo e sul cemento della tromba delle scale, lasciando dietro di sé solo silenzio. Era ovvio dal suo discorso appassionato che suo fratello significava molto per lui e anche in quel momento potevo vedere il rimpianto e il dolore sfuggire dalla sua maschera.

"Mi dispiace per la tua perdita."

"Grazie" sussurrò, offrendo una risata secca. "Che tu ci creda o no, sei la prima persona a dirmelo. Tutti erano così concentrati sulla morte della famiglia Dragomir e sulla figlia che è miracolosamente sopravvissuta, sembra che tutti si siano dimenticati che anche due buoni guardiani sono morti in quello schianto… non che io possa affermare di essere molto meglio. Per quanto ci provi, non riesco a ricordare il nome del partner di mio fratello."

Non sapevo cos'altro dire dopo tutto ciò, quindi il silenzio divenne imbarazzante.

"Come ho detto Dimitri, Rose mi piace. È perché mi piace che la metto così sotto pressione. Mi aspetto il meglio da lei e non accetto niente di meno. Forse non ti piacciono i miei metodi, ma anche tu puoi vedere che di solito si dimostra all'altezza della situazione ogni volta che la sfido."

Per quanto odiassi ammetterlo, aveva ragione. Avevo usato una tattica simile, anche se con un metodo diverso, abbastanza spesso. Rose aveva sempre soddisfatto o superato le aspettative che mi ero prefissato per lei, ma di recente, soprattutto dopo Spokane, ero stato indulgente con lei.

"La più grande debolezza di Rose non sono le sue capacità col paletto... è il suo orgoglio. Fin dall'infanzia le è stato detto che è speciale. Ha un lavoro assicurato da quando aveva otto anni. Per la maggior parte, se lo merita, ha talento ed è la perfetta guardiana della Principessa Dragomir. Tuttavia, l'orgoglio è quasi più pericoloso di qualsiasi altra imperfezione. Hai visto quanti di questi arroganti diplomati affrontano il loro primo Strigoi e muoiono per i loro problemi. Ancora peggiori sono quelli che non riescono ad affrontare le conseguenze e decidono che la morte per mano propria è meglio che rischiare la vita giorno dopo giorno. Non ho intenzione di lasciare che una qualsiasi di queste cose accada a Rose. Se questo significa che devo fare la parte del cattivo, allora così sia. Sono disposto a fare il sacrificio."

Prima che potessi dire qualcosa in risposta, il Guardiano Alto mi spinse oltre e scese le scale, scomparendo alla mia vista e lasciandomi solo. Rimasi lì stordito per un altro momento o due prima di continuare verso la mia stanza con meno rabbia e più umiltà. Quando mi chiusi la porta alle spalle, il mio cervello fu finalmente in grado di elaborare la confusione degli ultimi dieci minuti.

Nonostante le apparenze, si è scoperto che io e il Guardiano Alto eravamo molto simili sotto svariati aspetti. Dalla nostra storia di perdite a come entrambi tenevamo a Rose. Più ci pensavo, più la somiglianza diventava evidente e non ero molto sicuro che mi piacesse quello che vedevo. Era anche riservato quanto me, interagendo con i suoi colleghi insegnanti e guardiani solo quando richiesto. Per la maggior parte, stava sulle sue.

Onestamente, non era molto difficile per me immaginarmi nei suoi panni un giorno. Ero sulla buona strada quando iniziai a frequentare l'Accademia dopo la morte di Ivan. Ancora un paio d'anni e qualche altra opportunità mancata e sarei stata la prossima persona a evidenziare i vantaggi del Metodo di sorveglianza del quadrante di Carnegie in un'aula piena di adolescenti vagamente annoiati e sperare che almeno alcune delle informazioni penetrassero nelle loro teste. L'unica cosa che mi aveva fatto cambiare direzione era stata incontrare Rose. Era il catalizzatore che aveva cambiato tutto per me e ancora una volta, non potevo fare a meno di chiedermi come solo Alberta avesse colto quel cambiamento.

Per quanto fossi ancora in disaccordo con il modo in cui Stan stava motivando Rose, aveva ragione. Ero stato troppo indulgente con lei. Le avevo perdonato i ritardi mattutini e avevo giustificato la sua irascibilità con la scusa di notti inquiete, e in generale, ù avevo semplicemente lasciato correre il suo scarso impegno quando non aveva voglia di lavorare al cento per cento. Anche se sarei stato più che felice di concederle una pausa date le circostanze, non vivevamo in un mondo dove avrei potuto farlo. Eravamo guardiani. Eravamo tenuti a dare tutto.

Ma questo non significava che dovevamo anche sacrificare assolutamente tutto. Almeno non in quel momento. Non doveva essere tutto o niente. Non avevo bisogno di essere un sergente prepotente e intollerante per evitare di essere etichettato come un debole. Certo, avevo bisogno di spingere di più Rose in allenamento, ma potevo anche starle accanto e supportarla fuori dalla palestra. Ero così concentrato sull'evitarla al di fuori del nostro programma di allenamento in modo da non alimentare il fuoco dei pettegolezzi o altro, ma ero il suo mentore... era naturale per me essere visto con lei di tanto in tanto, giusto?

E sapevo esattamente da dove cominciare.