Ci eravamo appena sistemati sull'aereo prima che Lissa, letteralmente sobbalzando per l'eccitazione, condividesse alcune notizie inaspettate.

"Alla fine, si è scoperto che la Regina in persona voleva congratularsi con Rose per i suoi marchi molnija".

Molti di noi si voltarono sorpresi, ma Rose abbassò la testa a quell'elogio. Cercai di incrociare il suo sguardo, ma lei rifiutò. Sapevo che odiava le persone che attiravano l'attenzione sui suoi marchi, ma sospettavo che ci fosse di più in quella storia quando iniziò a sembrare quasi frustrata dall'argomento.

"Sì" continuò Lissa, "è stata invitata nella sala del trono e tutto il resto. Immagino che la Regina sia rimasta piuttosto colpita dalle sue capacità, e ne sono felice. Rose è sempre stata fantastica ed è ora che il mondo sappia quanto sia incredibile".

Feci un leggero cenno di assenso, essendo d'accordo con lei, anche se Rose sembrava tutt'altro che accettare l'elogio. Non ebbi il tempo di interrogare ulteriormente la sua reazione prima che Vasilisa ci sorprendesse con un'altra informazione.

"Oh! E mi ha dato il permesso di frequentare la Lehigh! Certo, non è la UPenn, ma è molto meglio delle scuole minori di cui pensavo di dovermi accontentare. Riesci a crederci, Christian?"

Gli studenti iniziarono a parlare dei loro piani, discutendo di tutto, dalle stanze del dormitorio alle classi. Lissa stava già sondando Rose su quale corso a scelta avrebbe voluto seguire, per essere sicura che ci fosse almeno una lezione che sicuramente le sarebbe piaciuta. Era un gesto premuroso dal momento che Rose avrebbe finito per frequentare ogni altro con la giovane Principessa ed era improbabile che qualunque indirizzo avesse scelto Vasilisa sarebbe piaciuto anche a Rose.

Ripensai con affetto al mio tempo all'università con Ivan. Anche se non mi era servito molto il diploma di contabilità per cui entrambi avevamo studiato insieme, incolpavo il suo corso di Introduzione alla Letteratura Americana di aver acceso il mio amore per i western. Era stato implacabile quasi quanto Rose nel prendermi in giro per questa mia passione. Non ho ancora idea del perché abbia scelto quella classe in particolare, dal momento che non aveva alcun genuino interesse nella materia, né era una classe in cui poteva aspettarsi di incontrare ragazze, ma nel momento in cui aprii le pagine di "Come avvenne la conquista del West", venni catturato. Mi erano sempre piaciute le storie d'avventura che mia madre raccontava nella casa della nostra infanzia, ma quella era tutt'altra cosa. Avevo già letto "Hondo" e molti altri romanzi ben prima degli esami di fine semestre.

Non mi aspettavo che Rose scoprisse una nuova passione nascosta all'università, ma speravo che almeno fosse aperta all'opportunità. Probabilmente lo considerava inutile per la sua carriera di guardiano, ma era qualcosa che pochi di noi avevano modo di apprezzare e avrebbe potuto essere un bene per lei.

Tuttavia, il mio obiettivo principale era concentrato sulla logistica. C'era un motivo per cui, prima del colloquio con la Regina, Lissa aveva avuto scelte limitate. Quei college erano piccoli, privati e, tramite gli Alchimisti, lavoravano con la nostra comunità per creare un ambiente in cui la nostra specie potesse studiare in sicurezza e comodamente. D'altra parte, un posto come l'Università della Pennsylvania sarebbe stato un incubo in quanto a protezione dalle possibili minacce. Non avevo familiarità con la Lehigh University, ma avevo la sensazione che avrei passato le successive notti a fare ricerche sulla scuola e a programmare la soluzione abitativa migliore e altri dettagli per nulla interessanti quanto i corsi a scelta o le associazioni studentesche.

Non potei fare a meno di chiedermi se la Regina avesse approvato questa offerta insieme al Consiglio dei Guardiani. Tecnicamente non era tenuta a farlo, ma sapevo che la Regina Tatiana aveva provato a contattare i Guardiani quando le decisioni avevano riguardato direttamente il nostro gruppo. Tuttavia, non riuscivo ad immaginare che avessero approvato una decisione del genere senza almeno avvisarmi. La mia ipotesi era che non avessero idea di quel nuovo sviluppo e dopo averli avvisati, avrei dovuto discutere l'intera situazione il prima possibile.

"Ancora non ci credo" sospirò Lissa, appoggiando la testa sulla spalla di Ozera. "Sembra troppo bello per essere vero."

Il tintinnio del vetro contro il tavolino attirò l'attenzione della Principessa, spostandola sul nostro compagno di volo ubriaco. "Da parte della mia prozia? È troppo bello per essere vero".

Rose sembrò preoccupata quasi quanto me. "Che vuoi dire? Lissa è in pericolo?"

"Cosa, fisicamente?" Derise quella possibilità, spazzando via la nostra preoccupazione. "No. È solo che la mia prozia non fa le cose per pura bontà d'animo. Beh, a volte capita" si corresse, "non è una stronza totale. E penso che sia sincera quando si preoccupa per i Dragomir. Ho sentito dire che ammirava i tuoi genitori. Ma quanto al perché lo faccia... non lo so. Tu hai idee molto radicali. Forse vuole sentire opinioni diverse". Sorrise maliziosamente, sorseggiando un altro po' della bevanda, qualsiasi fosse, che si era procurato magicamente in qualche modo. "O forse vuole tenerti d'occhio, impedirti di causare problemi."

Christian, che era sembrato un po' nervoso sin dall'annuncio iniziale, fece scivolare il braccio intorno alla sua ragazza in modo protettivo. "Ha ragione lui. Vogliono tentare di addomesticarti. Dovresti andare a vivere con la zia Tasha. Non devi per forza frequentare una scuola Moroi."

"Ma sarà più al sicuro se lo fa", intervenne Rose.

Elogiai silenziosamente Rose per il suo altruismo, ma mandare Lissa a stare con Tasha era una ricetta per il disastro. Lissa sarebbe stata bene, ne ero sicuro. Era il fatto che io e Rose avremmo dovuto seguirla che avrebbe creato una situazione imbarazzante. Immagino che prima o poi sarebbe successo; finché Christian fosse rimasto nella vita di Lissa, lo sarebbe stata in una certa misura anche Tasha.

L'aereo iniziò ad accelerare, salendo dolcemente man mano che la velocità aumentava. Dopo appena un minuto, Rose si premette saldamente la testa tra le mani. "Figlio di puttana."

"Stai di nuovo male?" Lissa si allungò attraverso il corridoio centrale, accarezzando dolcemente la spalla di Rose mentre io cercavo di fermare l'assistente di volo per delle medicine, maledicendo allo stesso tempo il fatto di non aver preso dell'Excedrin prima di salire a bordo. Rose annuì, e l'azione sembrò peggiorare il dolore.

"Hai sempre avuto questi problemi quando voli?" Adrian ha attirò l'attenzione dell'assistente di volo prima che mi passasse davanti e le diede il suo bicchiere perché lo riempisse. L'assistente di volo mi lanciò una rapida occhiata di scuse prima di tornare nella piccola cucina. Ovviamente gli alcolici di Adrian avevano la priorità.

"Mai" disse Rose. "Accidenti. Non voglio rivivere la stessa cosa un'altra volta".

La sua supplica silenziosamente disperata mi ferì, e anche se dovevamo ancora raggiungere l'alta quota, sganciai la fibbia e mi diressi verso il fondo. L'assistente di volo stava asciugando una goccia di whisky dal bordo del bicchiere quando le passai accanto.

"Per favore, mi dica che ha del Tylenol o qualcosa del genere."

Scosse la testa senza nemmeno alzare lo sguardo. "Mi dispiace signore. Posso vedere se c'è qualcosa nell'armadietto del pronto soccorso, ma probabilmente si tratta di semplice aspirina".

La seguii mentre mi superava e tornava nella cabina principale, resistendo all'impulso di guardare apertamente la sua improvvisa fascinazione mentre metteva il drink davanti al viziato Moroi. Per fortuna, Rose sembrava resistere, anche se la sua fronte corrugata suggeriva ancora un po' di dolore. Se lei sentiva di potercela fare, allora immaginavo che andasse tutto bene. Tuttavia, tenni gli occhi su di lei, spostando la mia attenzione tra il mio libro e la sua forma rannicchiata a intervalli di qualche secondo.

Le ore trascorsero molto più lentamente di quanto pensassi possibile, ma quando mancavano solo 45 minuti circa dalla fine del volo, una piccola luce lampeggiante si accese nella parte anteriore dell'aereo. L'assistente di volo di prima scomparve dietro la porta che ci separava dai piloti, e un attimo dopo emerse un po' meno allegra di quanto fosse entrata. Istintivamente mi irrigidii e vidi Alberta fare lo stesso.

"Che succede?" chiese, dando voce alla domanda nella mente di tutti.

"Una tempesta di ghiaccio si è abbattuta sull'area. Non possiamo atterrare alla St. Vladimir perché la pista non è agibile per colpa del ghiaccio e del vento. Però dobbiamo fare rifornimento, quindi atterreremo al Martinville Regional. È un piccolo aeroporto a poche ore di macchina, ma lì non hanno avuto grossi problemi. Il nostro piano è atterrare lì, fare rifornimento e poi volare all'Accademia una volta liberata la pista. È meno di un'ora in aereo.»

Alberta meditò sulle informazioni, in modo da metabolizzarle. Immagino che non avesse bisogno di dare l'approvazione poiché avevamo essenzialmente le mani legate dal maltempo, ma immagino che se proprio dovevamo fare una sosta inaspettata fuori dai territori dell'Accademia, allora avere a bordo cinque guardiani ufficiali e due novizi quasi diplomati fosse lo scenario migliore.

La nostra discesa fu un po' instabile, con il piccolo aereo che veniva sbatacchiato un po' dal vento. Persino Adrian sembrò perdere il suo atteggiamento freddo per un momento o due quando l'aereo sobbalzò inaspettatamente. Sarei stato più che sollevato di sentire le ruote poggiarsi a terra il prima possibile.

Almeno finché non la sentii urlare.

Schizzai su dal mio sedile prima che le ruote fossero completamente al suolo. Il mio istinto mi disse di cercare delle lesioni, ma Rose allontanò le mie mani, urlando come se la stessi attaccando fisicamente. I suoi occhi erano vitrei, quasi fumosi, e sembrava che non vedesse né me né nessun altro intorno a lei. O meglio, non si stava concentrando su nessuno di noi, ma certamente vedeva qualcosa.

"Mandali via! State lontani! Oh Dio! Sono ovunque! Lasciatemi in pace!" Il corpo di Rose era premuto il più possibile contro il sedile, ma i suoi piedi continuavano a strusciare sul pavimento nel tentativo di spostarsi ancora più indietro.

"Rose. Rose!" La chiamai, ma lei non mi riconosceva e non potevo fare a meno di chiedermi se riuscisse o meno a sentirmi. "Che succede, Rose? Nessuno ti sta facendo del male. Cosa vedi?"

Gli altri vociavano intorno a me. Per lo più erano grida del suo nome e le stesse suppliche per una spiegazione che inutilmente imploravo anch'io. L'assistente di volo era al telefono e sebbene non riuscissi a sentire molto oltre le urla (quelle di Rose e quelle di tutti gli altri) ero abbastanza certo di aver sentito la parola "ambulanza" ad un certo punto.

Come previsto, c'era un veicolo con luci lampeggianti rosse e blu che si avvicinava a noi mentre rallentavamo sulla pista. Le porte dell'aereo si aprirono proprio quando ci fermavamo e due uomini in tenuta medica salirono a bordo. Alcuni dei guardiani stavano portando via i Moroi e Eddie verso l'altro lato dell'aereo. Le urla di Rose si fecero sempre più disperate.

"Allontanali da me! Falli andare via! Oh Dio, sono ovunque. No! No! NO!"

Rose oscillava selvaggiamente, colpendo me tanto quanto colpiva l'aria intorno a lei. I soccorritori non erano nemmeno in grado di avvicinarsi mentre iniziavano a gridare domande.

"Ha un disturbo psichiatrico? È pericolosa?" Sapevo che lo stavano chiedendo per sicurezza personale, ma le loro domande mi facevano infuriare. Avevo bisogno che facessero qualcosa per aiutarla o che si togliessero di mezzo in modo da poterla portare da qualcuno che lo avrebbe fatto.

"No" rispose Alberta, la voce potente come se stesse comandando le sue truppe in battaglia piuttosto che guardare una ragazzina disintegrarsi davanti a lei. "Nessun problema mentale, ma è addestrata nelle arti marziali."

L'addestramento di Rose sembrava inutile in quel momento. Qualunque cosa l'avesse terrorizzata, rendeva inutili le sue capacità di combattimento. Non sembrava avere alcun bersaglio percepibile, ed essendo ancora assicurata al sedile dalla cintura non era certo in grado di colpire correttamente chicchessia.

Non ci volle molto prima che un rivelatore clic metallico raggiungesse il mio orecchio, appena udibile sopra i suoni di tutti gli altri. Tuttavia, quelli che non l'avevano avvertito, in quel momento sicuramente si erano accorti del fatto che Rose stesse cercando di alzarsi dal suo posto.

"Immobilizzala."

Mi voltai con la testa quel tanto che bastava per affrontare uno degli uomini in uniforme, senza perdere di vista Rose. "Che cosa?!"

"Immobilizzala al suo posto. Farà del male a sé stessa o a qualcun altro. Abbiamo bisogno che stia il più ferma possibile in modo da poterle somministrare un sedativo".

"Cosa le state dando?"

"Qualcosa per rilassarla, per la sua sicurezza."

Odiavo l'idea di medicarla, ma considerando che nient'altro la stava aiutando, cedetti. Mi sedetti velocemente sul sedile che Rose aveva violentemente lasciato libero pochi istanti prima e me la tirai in grembo, avvolgendo le mie braccia attorno alle sue per bloccarle mentre si dibatteva contro di me. La sua testa mi colpì la mandibola mentre si divincolava, facendomi sussultare, ma mi rifiutai di lasciarla andare.

Ci volle solo un momento perché l'uomo la pungesse con un ago, iniettandole del liquido chiaro nel bicipite e pochi secondi dopo la sentii abbandonare la lotta mentre il suo corpo si accasciava contro il mio petto. Sentendomi finalmente abbastanza sicuro da allentare la presa, usai una mano per infilarle la testa nell'incavo del mio collo, sussurrandole tra i capelli.

"Va tutto bene, Roza. Ci sono io. Ora sei al sicuro. "

A parlare al di sopra dei miei teneri sussurri c'erano il Guardiano Petrov e i soccorritori, che discutevano di cosa sarebbe successo dopo. Per lo più li ignorai finché non sentii un'obiezione improvvisa.

"La trasferiremo in una clinica privata, grazie."

"Signora, con tutto il rispetto, siamo obbligati a portarla nell'ospedale più vicino. È per il suo bene".

"Signori, lei è una mia responsabilità. Sono il suo tutore legale e preferirei che venisse affidata alle cure di qualcuno di cui mi fido".

Non riuscivo a capire perché Alberta rifiutasse l'assistenza medica per Rose, soprattutto considerando che era stata appena sedata per evitare che fosse un pericolo per sé stessa, ma quando diedi un'occhiata più da vicino, capii finalmente che gli uomini con cui stava parlando erano umani. L'avrebbero portata in un ospedale umano. Non era così grave come se un Moroi venisse ricoverato in un ospedale umano, ma sicuramente non era l'ideale e avrebbero potuto facilmente sorgere delle domande alle quali non potevamo rispondere.

Uno degli uomini guardò l'altro, alzando le spalle con rassegnazione prima di voltarsi per andarsene. L'altro uomo guardò impotente Rose mentre le accarezzavo i capelli. Si rivolse direttamente a me: "Dormirà per qualche ora, ma dopo... non so in che stato mentale sarà. Dovreste farla visitare il prima possibile".

Annuii con solenne gratitudine prima che seguisse il suo compagno giù per le scale, scomparendo nell'ambulanza con la stessa rapidità con cui erano apparsi.

"Dove la portiamo?" Non avevo ancora lasciato andare Rose, convinto che finché l'avrei tenuta in braccio, sarebbe stata bene.

"Non lo so, la clinica più vicina che conosco è l'Accademia. Controllerò con le autorità locali, ma non lo so". Potevo vedere i suoi nervi corrodere la facciata di apparente calma quando tirò fuori il telefono per mascherare le crepe nelle sue barriere emotive.

Nel frattempo, Lissa si fece avanti. La sua mano sostituì la mia sulla guancia di Rose. "Oh Rose," sospirò. Sentii una calda sensazione di formicolio attraversarmi mentre la Principessa cercava di usare la sua magia. "Non credo di essere in grado di comunicare con lei. Oddio, cos'ha che non va?"

"Lo scopriremo Principessa, te lo prometto. Starà bene." Era una promessa vuota che facevo ad entrambi. Anche se non lo sapevo per certo, avevo bisogno di credere che sarebbe andato tutto bene.

"Vasilisa, perché tu e gli altri non prendete qualcosa da bere e da mangiare nel retro?" Lissa sembrava pronta a protestare contro il suggerimento di Alberta quando Christian le lanciò uno sguardo di avvertimento e iniziò a tirarla con sé. L'assistente di volo li scortò per farli andare via mentre Alberta concentrò il suo sguardo su di me. Nei suoi occhi potevo leggere la stessa preoccupazione che addolciva i suoi lineamenti duri, ora che non avevamo testimoni. "Ho controllato, la clinica Moroi più vicina è l'Accademia. Sono quattro ore e mezza di macchina da qui, ma chissà quali sono le condizioni della strada. Se proviamo ad andare in auto, ci sono alte probabilità di rimanere bloccati sulla strada e il tempo che impiegherebbe qualcuno per venire a soccorrerci ci farebbe probabilmente perdere mezza giornata o più. Onestamente, penso che la nostra opzione migliore sia quella di aspettare".

Sembrava delusa quanto me dalla notizia, e resistetti all'impulso di sfogarmi contro di lei giusto per avere un bersaglio per la mia frustrazione. Rose dormiva, ma era tutt'altro che tranquilla. Di tanto in tanto continuava a sussultare per il dolore, e mormorava sommessamente per l'angoscia, calmandosi solo quando, accarezzandola con la mano, tracciavo percorsi casuali sulla sua spalla.

Dalla finestra vedevo cadere una neve leggera. Se avessi avuto la garanzia che quel tempo avrebbe retto per l'intero viaggio, avrei dirottato la prima macchina che avessi incontrato e avrei iniziato a guidare verso l'Accademia come un pazzo. Tuttavia, sapevo che era molto più probabile che finissi in un fosso da qualche parte entro la terza ora. Anche se non potevo guarirla, non l'avrei mai messa in ulteriore pericolo.

"D'accordo, aspettiamo. Cosa facciamo nel frattempo?"

"Beh, la prima cosa che dovresti fare probabilmente è sistemare Rose al suo posto prima che qualcuno si faccia un'idea sbagliata. Dopo di ciò non lo so".

Spostai Rose sull'altro sedile, appoggiandole la testa contro il finestrino, togliendomi la giacca e sistemandola come una coperta di fortuna. Mugolò un po' finché non strinsi di più il cappotto intorno alle sue spalle.

"Ecco" Alberta indicò il sedile su cui ero prima. "Perché non vai a mangiare qualcosa? Potremmo restare qui per un bel po'".

Non troppo a lungo, speravo. "Preferirei restare qui per ora, se va bene. Dovresti andare a controllare il resto del gruppo".

Trascorse forse mezz'ora prima che vedessi qualcuno, anche se ero sicuro che gli altri stavano ancora andando avanti e indietro. Ero troppo concentrato su Rose per preoccuparmi di qualsiasi altra cosa stesse succedendo. Tutti rimasero sull'aereo, e con la quantità di guardiani in giro, non mi preoccupavo per la nostra sicurezza. Tutto ciò che mi preoccupava era Rose e qualunque cosa le stesse succedendo.

Una scatola coperta di cellofan con formaggio, cracker e salsicce mi cadde in grembo pochi istanti prima che Adrian sbirciasse dallo schienale del sedile di fronte a me.

"Come sta?"

"Dorme ancora. A parte questo... " mi interruppi, non sapendo come finire.

"Sì. Quello che è successo prima è abbastanza assurdo." Adrian tirò fuori l'onnipresente fiaschetta e prese una lunga sorsata. "Sul serio, sono abbastanza sicuro che non dormirò per un po'. Non dopo quello spettacolo".

Ero troppo emotivamente esausto per rimproverarlo come meritava, ma sbuffai in disapprovazione.

"Che c'è?" chiese, tappando la fiaschetta argentata.

Alzai un sopracciglio, distogliendo per un momento lo sguardo da Rose per vedere se fosse davvero serio o meno. Sorprendentemente, era serio. "Rose è stata sedata per un lancinante dolore da emicrania o qualunque cosa fosse, e tu sei preoccupato di non dormire stanotte? Scusa, ma io sono leggermente più preoccupato per quello che accadrà quando si sveglierà".

"Belikov, non so cosa le sia appena successo, ma posso assicurarti che era più di un'emicrania. Preferirei essere costantemente ubriaco piuttosto che dover vedere di nuovo a un'aura così fuori controllo".

Non è così lontano dalla sbronza, pensai prima di assorbire completamente le sue parole. Alla fine la curiosità vinse e mi voltai verso di lui, facendo scivolare la mia mano a coprire le dita di Rose sulla sua gamba, nel caso si fosse mossa. "Che intendi? Cos'hai visto?"

"Ricordi quando ho detto che non avevo mai visto niente di così oscuro come l'aura di Rose durante il volo verso la Corte? Beh, non è più così. Tutto, ogni minimo dettaglio e ogni suo colore, è stato consumato da quell'ombra. E potevo quasi sentire una sorta di spinta verso un abisso. Qualcosa stava arrivando per lei, stava cercando di prenderla. Aveva tutto il diritto di essere completamente terrorizzata, perché penso che quel qualcosa potrebbe tentare di ucciderla, Dimitri."

"No." Parlai con fermezza e risolutezza, come se le mie parole da sole potessero smentire qualunque folle teoria stesse sputando. "Rose sta bene. Starà bene. La porteremo alla clinica e starà bene. Non è malata, non è in pericolo. È al sicuro.» Quella promessa sembrava disperata e vuota alle mie stesse orecchie.

Adrian mi guardò scettico. "Come puoi esserne tanto sicuro? Hai visto cos'è successo. Hai qualche spiegazione in proposito?"

Cercai qualcosa, qualsiasi cosa. Anche le spiegazioni più razionali mi terrorizzavano. Qualunque cosa fosse successa non era... normale. C'era qualcosa che non andava, ed era solo una questione di quanto anormale fosse e di quanto tempo avessimo per scoprirlo prima che fosse troppo tardi.

"Abbiamo l'autorizzazione". La voce risuonò dalla parte anteriore dell'aereo quando un gentiluomo Moroi con una camicia bianca increspata fece capolino dalla cabina di pilotaggio. "La torre dice che siamo circa sesti nella coda dei velivoli in attesa, ma dovremmo far sedere tutti e prepararci per il decollo".

"L'avete sentito, tutti quanti. Sediamoci e prepariamoci a partire." Alberta mi sorpassò, controllando Rose e lanciandomi uno sguardo comprensivo prima di trovare un posto nella parte anteriore della cabina. Christian e Lissa sedevano nella fila di fronte a me mentre Eddie prese uno dei sedili dietro di loro. Adrian rivolse un'ultima occhiata a Rose prima di voltarsi in avanti e allacciarsi le cinture.

Presi un respiro purificatore, cercando di mettere da parte le mie preoccupazioni. Era comunque inutile agitarsi a quel punto. Invece, cercai intorno a Rose, trovando le cinghie della sua cintura di sicurezza e stringendola meglio che potevo sopra la sua forma rannicchiata e il mio cappotto oversize. Vacillai nell'impulso di allontanarle i capelli dal viso e posarle un bacio e una promessa sussurrata sulla tempia, ma potevo sentire gli sguardi preoccupati dei suoi amici e dei miei colleghi. Mi concessi un momento per intrecciare segretamente la mia mano nella sua, trattenendo quella promessa nel mio cuore.

Andrà tutto bene, Roza. Non permetterò che ti succeda niente.