Incontro
Terry si sentiva come un leone in gabbia. Dove diavolo era finita Candy? Con la mente in subbuglio, ripercorse gli avvenimenti del pomeriggio e della serata.
Prima l'aveva cercata in tutti gli alberghi e gli avevano confermato, in uno piuttosto vicino, che c'era effettivamente una prenotazione a suo nome, ma che la signorina non si era ancora presentata.
Quindi era tornato in teatro, suscitando le risate di Robert: "No, Terence, la tua amata non ti ha cercato qui!", lo aveva canzonato.
Preoccupato, alla fine era tornato a casa e nemmeno il portiere l'aveva vista. Si gettò sul letto portandosi un braccio sulla fronte e chiudendo gli occhi.
Candy che non arrivava, Candy che ci aveva ripensato, Candy che all'ultimo momento aveva deciso di rimanere dove stava. Oppure, ancora peggio, Candy che aveva avuto un incidente.
Ormai la sua testa formulava solo pensieri negativi, ma d'altronde non era quello che stava facendo da quando le aveva detto addio su quella dannata scalinata? Era rimasto con Susanna solo per vederla morire di spagnola, regalandole qualche anno di felicità. Aveva recuperato la sua carriera dopo la visione di Candy a Rockstown, ma questo era tutto.
Se avesse saputo come sarebbe andata a finire, avrebbe mandato al diavolo il suo lavoro e, che Dio lo perdonasse, anche la povera e sfortunata Susanna che aveva rischiato la sua vita per lui.
"Sono una persona cattiva", si disse accarezzando il tessuto delle lenzuola nuove che aveva messo quella mattina. Sì, perché nei suoi sogni più proibiti, lui e Candy avrebbero mandato al diavolo anche le convenzioni e si sarebbero amati per tutta la notte, sposandosi nella prima chiesa disponibile il giorno dopo.
Questi erano i suoi folli piani, in effetti. E quei piani potevano essere la sua rovina.
Se la freddezza che traspariva dalla lettera di Candy si fosse rivelata la tragica verità, pensava che si sarebbe semplicemente lasciato morire. Rabbrividì a quell'eventualità, immaginandosi sulla terrazza di un ospedale cercando la Nera Signora come aveva avuto il fegato di fare Susanna anni prima.
"Tu non saresti lì per salvarmi, vero, Tarzan Tuttelentiggini?", domandò alla stanza vuota con labbra tremanti, avvertendo le lacrime pungergli gli occhi.
Fu proprio in quell'istante che bussarono alla porta e un'ondata di calda speranza lo investì come una scossa elettrica, mentre saltava giù dal letto e si precipitava alla porta.
- § -
Quando Terence le aprì, Candy sentì un nodo allo stomaco. Ma non era perché i suoi sentimenti verso di lui si fossero risvegliati: in realtà stava soffocando nel senso di colpa.
Terry era bello come lo ricordava, ma sembrava dimagrito e le occhiaie che gli cerchiavano gli occhi le suggerivano notti insonni. Aveva uno sguardo così colmo di felicità e di speranza che avrebbe solo voluto scappare: come avrebbe fatto a dirgli ciò che le era accaduto?
"Io... io ho perso il treno, e...", le sue spiegazioni per temporeggiare furono interrotte dalla stretta di Terence che, come quella volta in riva al lago, non esitò a baciarla possessivamente sulle labbra.
Questa volta, però, non fuggì. Né lo schiaffeggiò.
Il senso di colpa che già l'affliggeva divenne un tormento peggiore quando decise che voleva ricambiarlo come ultima prova. Nel momento in cui Terry aprì le labbra per approfondire il bacio, però, le prime lacrime cominciarono a scenderle sul viso e dovette respingerlo.
"Perdonami, Terry, io...". La testa le girò e si ricordò che non mangiava nulla dall'ora di colazione. Non aveva neanche pensato a comprare qualcosa da mangiare sul treno. Cominciò a vedere nero e, prima che fosse buio, lui l'afferrò al volo.
- § -
Albert si slacciò l'odiosa cravatta, si tolse le scarpe direttamente con i piedi lanciandole lontano e sprofondò nel divano del suo studio, gettando la testa all'indietro.
Aveva passato tante giornate come quella, ma sentiva dentro di sé un'inquietudine che aumentava in modo esponenziale la stanchezza: ovviamente, il motivo era Candy.
Una parte di lui, Albert il vagabondo felice, avrebbe voluto prendere il primo treno per arrivare a New York a riprendersi ciò che anelava; l'altra parte, William Ardlay, gli diceva che invece sarebbe dovuto rimanere non solo per occuparsi degli affari di famiglia, ma anche per lasciare alla ragazza il tempo e il modo di chiarirsi.
Era come se un angioletto e un diavoletto fossero in lizza tra loro per farlo impazzire.
In quella città, poi, c'era uno dei suoi amici più cari. Probabilmente era già con lei. Immaginò Terence e Candy litigare furiosamente e avvertì una fitta di soddisfazione che lo spaventò: era diventato un mostro, non c'era dubbio.
Li immaginò mentre si baciavano e la sua fantasia gli suggerì altre immagini che scacciò definitivamente. Lei era solo sua, e solo lui aveva il diritto di esplorarne i più reconditi segreti.
La sua schiena nuda, senza il corsetto.
Scosse la testa con vigore: non doveva pensare a certe cose. Non le aveva mai considerate fondamentali e non avrebbe cominciato adesso.
La sua pelle calda.
Ma con Candy tutto era cambiato, specie negli ultimi tempi.
Man mano che capiva quanto la amasse, cominciava a desiderarla anche fisicamente e a dirla tutta poteva anche essere considerato normale, visto che si trovava ad aver vissuto trent'anni senza mai aver stretto una donna fra le braccia.
Nonostante gli si fosse presentata più di una volta l'occasione e lui ne fosse stato talvolta tentato, c'era qualcosa che lo bloccava.
Il matrimonio, i principi che mi hanno inculcato, l'amore vero... troppi ingredienti per un'alchimia perfetta.
Quell'alchimia era sempre stata rappresentata da Candy: voleva che fosse lei sua moglie, la sua compagna, la sua amante.
Ancora una volta ripensò al corpo nudo e disponibile di Fiona che, dopo tanti mesi di amicizia in Africa, gli si era offerta spontaneamente senza una parola. In quel caso, era stato vicinissimo a cedere, ma solo per un bisogno che, una volta soddisfatto, gli avrebbe lasciato l'amaro in bocca.
Non voleva ingannarla e glielo aveva spiegato. "Non fa niente, voglio solo avere un ricordo di te. Sono destinata a un altro uomo per volere della mia famiglia".
"A maggior ragione non chiedermi di tradire il mio cuore. Sei molto bella e per me sarebbe molto facile regalarci qualche ora di felicità: ma sarebbe qualcosa di fittizio. Però ti do un consiglio. Se non lo ami opponiti". L'aveva delicatamente coperta con la propria giacca e le aveva stampato un innocuo bacio sulla fronte, mentre i suoi pensieri volavano a un'altra donna bionda dagli occhi verdi.
Come ora, come sempre.
"Candy, Dio mio, cosa mi hai fatto", sospirò pensando che, semmai lei lo avesse rifiutato, forse sarebbe diventato un religioso e si sarebbe dedicato a missioni umanitarie.
- § -
Quando si svegliò nel letto di Terence e lo vide davanti a sé, con quell'aria preoccupata, Candy capì di essere svenuta. E non a causa del bacio.
Il groviglio di sensi di colpa s'intensificò oltre misura quando sentì nell'aria un profumo invitante e si rese conto del cibo che lui aveva predisposto su un vassoio accanto a lei: "Pensavo avessi fame", commentò lui amorevole.
"Oh, grazie Terry, hai pensato proprio bene". Colta da un istinto incontrollabile che aveva un che di animale, Candy si gettò sul cibo ignorando completamente il poveretto che, molto probabilmente, si stava struggendo a causa sua.
La vergogna la colse violenta quando lui prima la fissò sconvolto mentre teneva un pezzo di pane in una mano e la forchetta nell'altra, poi scoppiò a ridere così di cuore che le si strinse l'anima a pensare che forse era l'ultima volta che avrebbe udito quel suono.
"Santo Cielo, Candy, ma in che razza di modo hai viaggiato?! Sei forse venuta a piedi?".
No, Terence, in realtà mi sono completamente dimenticata che avevamo appuntamento oggi e ho fatto tardi, sussurrò una voce interna facendola sentire più cattiva di Eliza Lagan, di sua madre e di suo fratello messi insieme.
Finì di mangiare con più calma, concedendo al suo corpo esausto ciò di cui aveva bisogno anche se a dire il vero non aveva più fame. Posò con delicatezza le posate nel piatto, poi lo guardò, cercando di evitare i suoi occhi e incontrandoli comunque, bisognosi e vigili: "Terence, dobbiamo parlare".
Lui deglutì vistosamente. Candy vide il suo pomo d'Adamo andare giù e poi su un paio di volte: "Candy...".
"No, ti prego, non mi interrompere o rischio di non arrivare fino in fondo", lo pregò abbassando lo sguardo.
Lui le prese delicatamente il vassoio dalle mani e lo posò sul comodino: "Ti ascolto, Candy".
Quelle parole segnarono l'inizio di un'agonia infinita per lei. Ogni dubbio era stato spazzato via, in quel bacio disperato aveva già dato il suo personale addio a Terence e, se prima aveva potuto temporeggiare per via della debolezza fisica, la resa dei conti era arrivata.
Se avesse potuto sprofondare l'avrebbe fatto.
"Terence", cominciò con voce tremante, "io sono venuta qui perché avevo bisogno di chiarire i miei sentimenti. Per questo ho lasciato che mi baciassi. Ti chiedo perdono per questo...".
"Aspetta, aspetta, aspetta", la interruppe lui facendo gesti concitati con la mano e mettendosi l'altra sulla fronte, con gli occhi chiusi come per non vederla, "che vuol dire che volevi chiarire i tuoi sentimenti? Non vorrai dirmi che in tutto questo tempo tu hai smesso... di... di... ".
"Io ti ho amato, Terence", ripeté citando la lettera mai spedita. Evitò di ricordagli che le aveva appena promesso di non interromperla. Ormai ne aveva tutto il diritto. Il loro confronto era iniziato e non si sarebbe tirata indietro. Cercò di evocare il volto sereno e dolce di Albert e ne assorbì la tranquillità, rilassandosi all'istante. Stava lasciando un uomo che la adorava pensando a un altro.
"Ok, ok", disse Terence camminando per la stanza con aria vistosamente nervosa. "Posso capire che siano passati molti anni e che siano accadute tante cose nel frattempo. Giusto. Ma ti dico una cosa, Candy", sedette sul letto accanto a lei e le prese le mani tra le sue, baciandole amorevolmente. Candy si accorse che tremava. "Io ti farò innamorare di nuovo di me. Ricominciamo da capo, ti corteggerò, se vuoi ti prenderò anche in giro. Scherzeremo e ci divertiremo. E tutto sarà come prima, te lo prometto!".
L'infermiera si accorse con orrore che negli occhi di Terry si accendeva un lampo di follia mentre diceva quelle parole a cui sembrava non credere lui per primo. Ed ebbe paura. Candy era terrorizzata dalla possibilità che Terence impazzisse. Lei aveva cercato di andare avanti con la sua vita, ma lui doveva aver sofferto enormemente mentre tentava di farlo.
"Terence", cominciò col suo tono più dolce.
"Terry! Tu... mi chiami sempre Terry, ricordi?", la interruppe stringendole di più le mani.
Era sicura che non sarebbe diventato pericoloso, ma per un attimo si ritrovò con la gola secca. Doveva trovare le parole giuste: "Terry, va bene", gli concesse, "è stato... è stato bello conoscerti. Separarmi da te mi ha davvero spezzato il cuore quel giorno. Abbiamo vissuto momenti indimenticabili e io li terrò sempre qui, nel mio cuore. Ma... è stata una parentesi. Bellissima, struggente, dolorosa, ma pur sempre una parentesi. Io...".
Il volto di Terence divenne improvvisamente pallido mentre le lasciava finalmente le mani. Tutta l'insana baldanza di poco prima sembrava essere stata spazzata via dalle sue parole, ora pareva gelidamente consapevole della realtà. Terence strinse le labbra in una smorfia di dolore, in apparenza più composto, poi camminò piano verso la finestra. Lo seguì, avvicinandosi alle sue spalle: "Non vuoi... che ci diamo una seconda possibilità, Candy?", chiese con voce soffocata.
Lei cominciò a piangere, continuando a guardargli le spalle, mentre vedeva che Terence stringeva a tal punto le tende che pensò volesse strapparle via. Lo aveva già fatto a pezzi e ora doveva infliggergli il colpo finale. Se avesse potuto, si sarebbe fatta carico del suo dolore pur di non farlo soffrire di più: sì, perché comunque gli voleva bene. Si trattava di un amore diverso, squisitamente fraterno, quello che pensava di nutrire per Albert alla Casa della Magnolia.
Era come se i due sentimenti si fossero rimescolati e bilanciati e ora l'uomo della sua vita non era più Terry.
"Io... io non posso, Terence, mi dispiace". Anche l'abbraccio fu alla rovescia. Adesso era lei a circondargli la vita con le braccia, mentre si dicevano addio. Perlomeno non erano su una scala, perché temeva che le gambe non le avrebbero retto.
Lui si girò, mostrandole di nuovo gli occhi di quel blu intenso: erano lucidi, una lacrima scendeva lenta lungo la guancia e Candy vi lesse rassegnazione e dolore, "C'è un altro, non è vero? Ti sei innamorata di un altro uomo?", le chiese tremante, posandole le mani sulle spalle.
Lo aveva capito da solo.
Candy lo fissò negli occhi, quegli occhi tempestosi e affascinanti così diversi da quelli limpidi e sereni di Albert. Quegli occhi che una volta aveva amato davvero. Fu sollevata nel non leggervi più quel lampo di follia che l'aveva spaventata poco prima, forse sciolto in quella singola lacrima, ma ora doveva rispondere alla sua domanda: "Sì, Terence, lui...".
Non poté terminare, perché le grida in strada distolsero completamente la loro attenzione: sembrava esploso il finimondo.
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Mia 811: Grazie, ecco a te! Spero ti piaccia anche questo capitolo.
Elbroche: ... e cos'altro sta succedendo mentre Candy e Terry si confrontano? Chissà!
Kecs: In effetti Candy aveva due motivi per andare, il più importante ora è parlare a quattr'occhi con Terry. Il povero Albert intanto si strugge, poveretto... Muchas gracias a ti!
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