Il nostro amore non si muove. Testardo come un mulo. Vivo come il desiderio. Crudele come la memoria. Stupido come i rimpianti. Tenero come il ricordo. Freddo come il marmo. Bello come il giorno. Fragile come un bambino.
(Jacques Prevért)
Tutto era gelato, anche il rumore.
(Jules Verne)
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Gelo
Inizialmente, Albert non riuscì a guardare il telegramma che George aveva tra le mani. Il suo amico e braccio destro lo teneva tra le dita come fosse un fardello infuocato e lui per un attimo si convinse che gli avrebbe ferito gli occhi.
Quando, un'ora prima, gli aveva confessato che a casa di Terence non rispondeva nessuno, aveva cercato ancora una volta di non perdere la calma, ma ora la lucidità lo stava definitivamente abbandonando.
Prese il telegramma e lo aprì con una frenesia che non gli apparteneva, senza neanche tirare fuori dal cassetto il tagliacarte, usando le dita e le unghie. Un lembo del foglio si strappò, ma solo in cima: le parole erano lì, beffarde, a piantargli un coltello nel cuore a ogni 'stop'.
Morta.
Morta nell'incendio dello York Hill.
Il suo cuore accelerò i battiti e il respiro divenne affannoso, mentre centinaia di puntini neri si affollavano davanti ai suoi occhi. Lui, William Albert Ardlay, capofamiglia e uomo d'affari per dovere ma con lo spirito più libero del vento, stava per perdere i sensi davanti a un telegramma.
Si appoggiò istintivamente al braccio di quel suo tutore che era come un padre per lui e trovò una presa salda e confortevole.
Cercò di articolare qualche parola ma si sentiva come se una corda invisibile lo stesse strozzando: porse a George il telegramma e tentò di ricomporsi, inghiottendo le lacrime. Se fosse crollato ora non si sarebbe più ripreso. Su di lui scese il gelo a ibernare un cuore che rischiava di esplodere in pezzi.
"Signorino William". George aveva la voce rotta e per la terza volta nella sua vita lo vide piangere: la prima era stata quando era morta sua sorella Rosemary; la seconda quando lui era fuggito e aveva trovato Candy sulla collina di Pony, facendolo preoccupare a morte.
A lui non era mai stato permesso un solo attimo di debolezza: ricordava ancora le dure parole dei suoi parenti quando lo avevano visto piangere al funerale della povera sorella. Sei un uomo. Non fare la donnina fragile. Un giorno la guida della famiglia sarà nelle tue mani. Devi essere coraggioso.
Mentre l'uomo accanto a lui scuoteva la testa con gli occhi umidi, lui ritrovò così una voce ferma e stentorea.
"Riunisci la zia Elroy e i membri più stretti della famiglia. Devo avvisarli immediatamente. Poi prepara la macchina, devo... devo andare alla Casa di Pony, voglio incontrare di persona Miss Pony e Suor Lane". A parte quella singola titubanza, nessun'altra emozione traspariva dal suo volto.
George lo fissò per qualche istante, prima di chiedere timidamente se andava tutto bene.
"Sì", rispose asciutto.
Il ghiaccio che aveva eretto come barriera contro il dolore insopportabile durò ancora qualche ora.
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Candy guardava fuori dal finestrino mentre nel suo cuore si rincorrevano sentimenti contrastanti: aspettativa, emozione, dolore, preoccupazione.
Nella sua vita c'erano due uomini e quel treno rappresentava una sorta di linea di confine tra loro: alle spalle Terence, il suo amore passato e tormentato; davanti a sé Albert, la speranza di una vita radiosa.
Solo qualche anno prima si trovava sullo stesso treno con l'angoscia nel cuore e un dolore che l'aveva persino fatta ammalare. Ora era ben felice della direzione in cui quel mezzo la stava conducendo e si sentì quasi in colpa per questo.
Avrebbe preferito che Terry si fosse innamorato di nuovo, o che soffrisse ancora per Susanna: in quel caso, avrebbe perlomeno potuto consolarlo come amica. Ma il fatto che non avesse mai smesso di amarla rendeva tutto più difficile. Sapeva di dovere a se stessa e a Terence la verità, anche se faceva male, ma avrebbe dato chissà cosa per alleviare il dolore di quel ragazzo che aveva lasciato a New York.
Pregò, in cuor suo, che avesse davvero cancellato in modo definitivo qualunque pensiero malevolo dalla sua testa. Se ne sarebbe accertata personalmente, inviandogli spesso delle lettere, controllando i giornali e magari inviando segretamente George a controllare, anche se si fidava di Terence. Tuttavia, sapeva bene quanto la perdita della persona amata potesse spezzare il cuore e a parte Patty non aveva mai conosciuto nessuno che arrivasse a desiderare di togliersi la vita.
Lei stessa, sia dopo la morte di Anthony che dopo la prima separazione da Terence, pur avendo vissuto i periodi più oscuri della sua esistenza non aveva pensato mai, neanche lontanamente, alla morte. Anzi, come infermiera aveva tentato di colmare il vuoto cercando di rendersi utile agli altri, riempiendolo con azioni che fossero di beneficio per il prossimo.
Chiuse gli occhi, ripensando all'incendio nell'albergo dove avrebbe dovuto alloggiare. Un piccolo hotel a pochi isolati dalla casa di Terry, che aveva scelto per praticità e che aveva rischiato di essere la sua tomba. Pensò alla donna col suo bambino che erano morti al posto suo e a tutti coloro che non ce l'avevano fatta.
Le lacrime le punsero gli occhi: quel dolore non sarebbe mai scomparso, il ricordo di quel giorno probabilmente l'avrebbe accompagnata fino alla fine dei suoi giorni. Proprio come la morte di Anthony e di Stair.
Mentre era così assorta nei suoi pensieri, uno scossone improvviso travolse la carrozza e Candy si ritrovò proiettata in avanti, finendo sul pavimento. Ebbe appena il tempo di vedere persone e bagagli cadere a loro volta intorno a lei, prima di perdere i sensi.
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Elroy Ardlay era sconvolta, e per più di un motivo.
Invece del tea party, suo nipote William aveva indetto una riunione straordinaria con i membri del consiglio e della famiglia che già erano arrivati alla residenza. Era entrato dalla porta con un viso così pallido e tirato che aveva pensato fosse malato.
La sua figura emanava una tensione tale che tutti si erano voltati verso di lui senza dire una parola, preda di uno stupore e di una preoccupazione che potevano tagliarsi con un coltello.
Aveva detto poche parole ed Elroy non aveva quasi riconosciuto la sua voce: era quasi priva di qualsiasi inflessione e rispecchiava una freddezza che non era assolutamente da lui. Molte volte aveva dovuto confrontarsi col suo ribelle nipote, ma altrettante volte lo aveva ascoltato mentre presenziava a riunioni ufficiali. Anche se in misura differente, poteva sempre avvertire chiaramente le note di passione e calore che contraddistinguevano il suo carattere.
Quello che aveva davanti quel giorno, invece, era un fantoccio privo di vita che parlava senza emozioni: "Ho appena ricevuto comunicazione dalla polizia di New York che la mia protetta, Candice White Ardlay, è deceduta a seguito di un incendio nell'albergo in cui alloggiava. Vi prego quindi di scusarmi per oggi e per i giorni a venire, perché sarò molto occupato con l'organizzazione delle esequie, di cui vi darò tempestivo avviso, nonché con la comunicazione del tragico evento ai suoi amici e conoscenti".
L'unico suono che si era sentito era stato quello del grido strozzato di Archibald e della sedia che aveva rovesciato alzandosi. Mentre il brusio dei presenti cominciava a farsi sentire, tra esclamazioni di addolorato stupore, lei aveva visto il nipote più giovane gettarsi su William come se fosse il diretto colpevole dell'accaduto. Gli aveva afferrato la giacca piangendo come un ragazzino, gridando che non poteva essere vero, non poteva essere successo questo proprio alla "loro" Candy.
Aveva distolto lo sguardo, mentre la voce più calda ma sempre molto controllata di William gli parlava di un telegramma che non avrebbe mancato di mostrargli. Ma lo avrebbe fatto al suo ritorno.
"Dove vai?", era finalmente sbottata girandosi per guardarlo.
"Alla Casa di Pony. Devo avvisare quelle povere donne dell'accaduto".
Elroy ci mise un po' a dare la sua risposta caustica, perché gli occhi di William erano così vacui che sembrava morto anche lui: "E non puoi mandar loro un semplice telegramma?".
"No", ribatté con lo stesso tono gelido, "sarebbe un colpo troppo duro. Voglio parlare di persona con loro".
Detto questo, allontanò gentilmente Archibald che stava piangendo come un bambino sul suo petto e se ne andò.
Riportare l'ordine dopo l'accaduto era stato arduo, ma per fortuna i membri più anziani avevano colto il momento delicato e se n'erano andati. Archibald probabilmente si era precipitato dalla sua fidanzata per darle l'amara notizia.
Ora era da sola nella sua stanza e sorseggiava il tè che si era fatta portare per alleviare l'emicrania lancinante che l'aveva colta.
Aveva odiato sinceramente quell'orfana e, nonostante Sarah l'avesse scagionata pubblicamente dai suoi presunti furti e Candice stessa le avesse scritto più di una lettera in passato, non riusciva proprio ad accettarla nella sua famiglia.
Però non poteva dire di non essere rimasta sconvolta da quella terribile notizia e recitò una breve preghiera per l'anima di quella povera ragazza. Alla fine, nessuno sarebbe dovuto morire così giovane, né in quel modo. Ripensò a Rosemary, ad Anthony, a Stair e si chiese se sulla famiglia Ardlay non fosse caduta una maledizione che uccideva le persone a lei più vicine.
Candice non era stata certo la perdita peggiore, ma forse quello era un pensiero troppo crudele, quindi tentò di concentrarsi invece su suo nipote William.
Non si era certo aspettata la reazione esagerata e poco ortodossa di Archibald, ma neanche tanta freddezza. La verità era che quella facciata gelida l'aveva quasi spaventata: poteva essere il preludio a un gesto estremo? No, non era da lui. Oppure indice di una sofferenza che, grazie agli insegnamenti ricevuti fin dalla tenera età, era stato in grado di controllare perfettamente.
La signora Elroy si convinse di questa ultima ipotesi mentre sorbiva con calma il suo tè e il mal di testa cominciava magicamente a sparire.
Eppure, nonostante tutto, il tarlo del dubbio insinuava che William era troppo affezionato a quell'orfana per rimanere indifferente alla sua morte. Sperava solo che non prendesse decisioni inconsulte come scappare un'altra volta in Africa o mettersi di nuovo a fare il vagabondo, perché glielo avrebbe impedito.
A ogni costo.
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"Signorina, sta bene?", Candy si sentiva stordita mentre apriva gli occhi e udiva il richiamo.
"Cosa... cosa è successo?", chiese mettendosi cautamente a sedere. Le girava un po' la testa ma non credeva di essersi fatta più di un bernoccolo.
"Il treno ha deragliato, abbiamo chiamato i soccorsi per i feriti e allertato gli operai per intervenire sui binari quanto prima, ma probabilmente non potremo ripartire prima di stanotte, forse anche domattina", le spiegò l'uomo che, a giudicare dalla divisa, doveva essere proprio il controllore.
Candy non poteva credere alla sua sfortuna: quel viaggio aveva portato solo dolore e forse, l'unica cosa buona era stata aver potuto parlare con Terence di persona come si era prefissata. Il resto era davvero tutto da cancellare.
Guardando meglio l'uomo, Candy si accorse che aveva un taglio sulla fronte e l'istinto da infermiera prese il sopravvento: "Oh, ma lei è ferito! Io sono infermiera, mi lasci controllare".
Per fortuna, anche lui sembrava essersela cavata con poco: "Non mi sembra profondo, ma dobbiamo disinfettarlo. Ci sono feriti gravi?", chiese sperando non ci fossero morti. Non avrebbe più sopportato la morte di nessuno, quel giorno.
L'uomo scosse la testa: "No, per fortuna, ma alcune di quelle ferite vanno disinfettate, come dice lei. Compresa la sua".
Solo allora Candy si accorse di averne una al braccio destro: probabilmente se l'era causata quando si era portata le braccia alla testa nel tentativo di proteggersi. Era un istinto naturale, come le avevano insegnato al corso da infermiera, era meglio un braccio rotto che una frattura al capo.
Inaspettatamente, mentre pensava a quel principio di sopravvivenza fondamentale che porta le persone a proteggersi la testa con le braccia, le venne in mente Anthony. E poi subito dopo Albert. Il primo era caduto da cavallo di schiena in maniera così repentina da non aver potuto fare nulla per salvarsi. Il secondo era stato sorpreso dall'esplosione di un altro treno e lo spostamento d'aria era stato probabilmente così intenso da fargli perdere la memoria.
Albert era vivo e la stava aspettando, inoltre non era da lei fare pensieri così cupi.
Lei e il controllore si presentarono e il signor Darren la condusse dai feriti consegnandole una cassetta del pronto soccorso: "Prima però si medichi lei stessa, mi raccomando!", le intimò.
Candy gli sorrise e si occupò anche della sua ferita alla fronte.
Ancora una volta, la professione e l'abnegazione verso il prossimo curavano le cicatrici della sua anima e Candy cercò di passare quelle lunghe ore facendo l'infermiera. Cercò di non pensare ad Albert, né al desiderio ardente di dirgli finalmente quello che provava senza più dubbi, né pensieri.
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George guidava piano, rifacendo la strada al contrario. William gli aveva chiesto di lasciarlo alla Casa di Pony e di occuparsi degli affari, dandogli brevi indicazioni per il funerale di Candy: lui si sarebbe trattenuto lì per riordinare le idee e sarebbe tornato in tempo per le esequie.
Il buon uomo aveva capito perfettamente che aveva bisogno di restare solo e che, quasi sicuramente, non avrebbe dormito all'orfanotrofio ma avrebbe preferito starsene nei boschi circostanti, a contatto con la natura. Era abituato a dormire all'aperto e si era portato la solita sacca da viaggio che per tanti anni l'aveva accompagnato.
All'andata aveva scrutato il suo volto dallo specchietto retrovisore e lo aveva visto con la testa appoggiata a una mano, il gomito sul finestrino. Aveva gli occhi chiusi come se stesse dormendo ma era certo che cercasse solo di dominare il profondo dolore che l'aveva colto.
Inizialmente, George si era chiesto il motivo della bizzarra reazione di William: non aveva versato una singola lacrima per la povera signorina Candy, mentre lui stesso era scoppiato a piangere senza riserve. Poi aveva capito che la rigida educazione che aveva ricevuto aveva modificato la sua personalità e, nonostante fosse sempre stato un uomo estremamente indipendente, la sua impostazione di base rimaneva quella composta e tranquilla.
Sperava che stare in quei luoghi lo avrebbe sciolto un po', o sarebbe rimasto letteralmente avvelenato da quel lutto orrendo. Di certo, la sua vita non sarebbe mai più stata la stessa.
Si passò una mano sugli occhi, sconvolto. Si era affezionato moltissimo alla signorina Candy e non poteva credere che fosse davvero morta. William gli aveva chiesto di accertarsi che veramente il suo corpo fosse andato completamente distrutto e lui era intenzionato ad andare fino in fondo, anche se la sola idea di occuparsi di un dettaglio tanto macabro gli spezzava il cuore.
Era come se avesse perso una figlia.
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Angolo delle recensioni... grazie, grazie a tutti! Un forte abbraccio dal primo all'ultimo!
Lolly83: Grazie mille, ecco a te il capitolo successivo!
Mia 8111: Grazie!
Guest: Mi spiace, non volevo farti piangere! Ma sono felice che il mio modo di scrivere trasmetta emozioni, nel bene o nel male e, purtroppo per Terence, questa sofferenza era necessaria. Per quanto riguarda il nostro Albert... che ansia, vero?
Elbroche: Albert è uno dei protagonisti principali della storia e anche a me dispiace farlo soffrire così: ma, d'altronde, se andasse tutto liscio non ci sarebbe storia! P.S. Possiamo sempre consolarlo noi fan XD
Elizabeth: Ma quanti uomini fa soffrire Candy, tutti insieme? Se includiamo George sono almeno 3... Ma, mentre per Terry la sofferenza era necessaria, per Albert e George è solo un effetto collaterale del viaggio...
Guest Manuela: E chi ti dice che riceverà il telegramma e la rivedrà? (muahahahaha, risata satanica). Forse accadrà o forse no, ho appena lanciato il seme del dubbio? XD Beh. il telegramma l'ha ricevuto, in effetti, è in questo capitolo...
Clint Andrew: Ho fatto succedere un bel caos, vero? Purtroppo l'errore umano, in tanta confusione, può accadere e fatalità ha voluto che fosse proprio sul nome di Candy. L'ansia aumenta e le cattive notizie girano più veloci che mai, anche se sono false!
Edith Andrade Ce: L'equilibrio è precario, il telegramma è stato spedito: arriverà prima quello o Candy? E alla fine avranno modo di confessarsi i propri sentimenti? A breve su questi schermi XD
