Seconda parte: Together
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Segreti svelati
Candy giunse davanti al Cancello delle Rose con il cuore che le batteva forte: era da tanto tempo che non andava a Lakewood.
"Permette, signorina Ardlay?", le chiese l'autista prendendole la valigia.
"Grazie, Thomas, portala pure nella mia stanza", rispose lei con un sorriso.
Si sentiva nervosa come se fosse la prima volta che si recava nella villa degli Ardlay e non era solo dovuto al fatto che avrebbe rivisto Annie e Archie dopo quello che era successo: non vedeva l'ora di rivedere Albert dopo giorni che non l'abbracciava.
Se chiudeva gli occhi poteva ancora rivedersi, seduta con lui sotto papà albero.
Albert era appoggiato al tronco e Candy con la schiena contro il suo torace: le braccia le circondavano la vita in una stretta intima, le loro mani intrecciate.
"La faremo davvero quella vacanza, Annie e Archie vogliono rivederti in carne e ossa", le aveva sussurrato in un orecchio facendole venire la pelle d'oca fino alla base del collo.
Lei si era girata un poco per guardarlo, avvertendo il suo respiro sul viso: "Allora non scherzavi quando dicevi di aver bisogno di una vacanza, l'altro giorno".
Lui scosse la testa: "No, Candy, e credo che ne abbiamo bisogno tutti. E poi, come ti ho detto quella sera, è necessario che cominciamo a farci vedere assieme. Ci sarà anche la zia Elroy".
La sua espressione doveva essere mutata senza che se ne accorgesse, perché lui era scoppiato a ridere stringendola a sé ancora più forte: "Viene soprattutto per sorvegliare i due fidanzatini, credo che non si fidi di me", terminò con aria complice.
"Oh", aveva risposto lei sentendosi avvampare.
Poi lui aveva cambiato repentinamente discorso: "Lo hai già detto a Miss Pony e a Suor Lane?".
Candy capì di cosa parlava: "Albert, il giorno che sei venuto qui e abbiamo fatto quella festa, la sera, penso che tutti abbiano capito che non siamo più solo amici", disse con un sorriso.
"Hai ragione, la mia era una domanda sciocca: in effetti ho notato le occhiate che ci lanciavano. Almeno qui non dobbiamo nasconderci. Beh, un po' sì...". Poi l'aveva baciata con tenerezza, prima ancora che lei potesse sorridere della sua frase ironica. Poteva ancora sentire il suo fiato caldo che si insinuava nella sua bocca e poi la morbidezza della sua lingua che le carezzava le labbra...
"Candy!", la voce di Annie che la chiamava la svegliò da quel dolce ricordo e vide la ragazza correrle incontro con i capelli al vento.
Commossa, abbracciò Annie come se non si vedessero da una vita, invece che solo da poche settimane. La sua sorella acquisita le si strinse singhiozzando come una bambina: "Su, su, mi dispiace avervi fatto preoccupare, ma ora sono qui".
"Bentornata, cara Candy", la voce maschile, rotta dall'emozione, apparteneva ad Archie.
Delicatamente, si allontanò da Annie per abbracciare anche suo cugino. Lo sentì tirare su col naso e singhiozzare piano e qualche lacrima sfuggì anche al suo controllo.
"Coraggio, non fare come Annie, adesso", cercò di sdrammatizzare.
"Hai ragione, scusami, ma è stato orribile", rispose Archie ricomponendosi e asciugandosi gli occhi con un fazzoletto. "Dai, entriamo in casa, Albert dovrebbe arrivare a minuti".
Con il cuore che accelerava nel petto a quella frase, Candy seguì i due nella stanza di Annie. Sembrava che quest'ultima non si stancasse mai di chiederle se stava bene e di guardarla come se volesse accertarsi che fosse reale.
Archie le guardava da un angolo, con gli occhi ancora rossi per la commozione. Candy gli sorrise, a disagio. Per fortuna non avevano ancora avvisato Patty o sarebbe stato un vero disastro.
"Candy, ma perché non ci hai mandato un telegramma? Albert ci ha detto che... che... ", la poveretta singhiozzava di nuovo e Archie le fece cenno che le avrebbe lasciate sole a parlare, defilandosi con discrezione.
Annie sembrava davvero sconvolta: la guardò negli occhi sorridendole: "Annie, non vi ho scritto perché non avevo idea che stessero avvisando le famiglie delle vittime. Non mi è passata mai neanche per l'anticamera del cervello una cosa simile, specie in quel momento...". Tirò fuori un fazzoletto e si apprestò ad asciugare le sue lacrime, anche se finalmente la ragazza si stava calmando.
"Lo capisco, però... avrebbero potuto accorgersi che la prenotazione era saltata", obiettò Annie prendendo il fazzoletto in mano.
"Io credo che in determinati momenti certe cose possano sfuggire di mente. Il receptionist si è affrettato a comunicare quanto accaduto non appena le acque si sono un po' calmate e per fortuna che se n'è ricordato! Ho avuto modo di parlargli, perché si è voluto scusare telefonicamente con me e con Albert per averci recato involontariamente tanto dolore. Ci ha chiamato persino il Dipartimento di Polizia, il commissario in carica temeva che gli Ardlay l'avrebbero fatto licenziare in tronco!". Candy cercò di farla sorridere.
"Oh, Candy, ero così presa da questo equivoco terribile che non ti ho neanche chiesto... sì, insomma, come è andata".
Candy prese un ansito profondo, cercando le parole: "L'ho lasciato, Annie", riassunse tristemente, "ma è strato straziante. Mi sembrava di vivere un incubo. Il dolore di Terry, la morte di quelle persone... era come se la mia decisione di recarmi a New York per sistemare le cose si fosse rivelata solo un'infinita fonte di sofferenza".
Annie chinò la testa: "Mi dispiace, Candy, per quello che hai vissuto. Quindi Terence l'ha presa molto male?".
"Stava per lasciarsi morire nell'incendio. È entrato per tentare di salvare quella signora e suo figlio e mi ha confessato di aver avuto il desiderio di non uscire più".
Annie emise un gridolino spaventato e lasciò cadere il fazzoletto a terra.
Candy si chinò a raccoglierlo e si mise a fissarlo come se potesse suggerirle come continuare: "Terry mi ha confessato di essersi sentito uno stupido ad averlo pensato e intende andare avanti con la sua carriera, ma sarò sempre preoccupata per lui".
"Ma sei sicura della tua decisione? Voglio dire...".
"Sì, con tutto il cuore", assentì Candy senza esitazioni.
"E... con Albert vi siete parlati?". Annie le fece la domanda con circospezione, come se temesse di essere indiscreta.
Candy si sentì avvampare: si erano parlati e anche baciati! Ma non le avrebbe confessato tanto. Annuì semplicemente: "Però, ti prego, non parlarne con nessuno. Se la zia Elroy dovesse venirne a conoscenza ora...".
"Stai tranquilla, sarò una tomba!", dichiarò Annie, poi si rese conto di ciò che aveva detto e si scusò.
Candy invece scoppiò a ridere di cuore: "Oh, Annie, se penso che Albert stava già organizzando il mio funerale, non so se ridere o piangere!".
"Io direi che non c'è niente da ridere", ribatté Annie con gli occhi di nuovo lucidi.
"Dai, non ricominciare a frignare, adesso! Hai ragione, non c'è nulla da ridere. E io vivrò sempre con questo senso di colpa: è come se avessi scambiato la mia vita con quella di una donna col suo bambino...". Ora era lei che rischiava di mettersi a piangere, passando da un estremo all'altro.
E, incredibilmente, fu Annie e consolarla: "Candy, devi superare questa cosa. Non è stata colpa tua, hai fatto solo una buona azione e ora devi andare avanti con la tua vita".
"Sì, hai ragione". Sospirò, guardando più attentamente quella che considerava sua sorella. "Mi dispiace moltissimo avervi fatto preoccupare, comunque. Annie, è da un po' che volevo chiedertelo, ma poi gli eventi mi hanno travolta... tu stai bene? Ultimamente ti vedo spesso pensierosa... distratta...". A quelle parole, il volto di Annie si adombrò e Candy si rese conto di averci visto giusto.
Nonostante le risate e i discorsi sul suo matrimonio imminente anche la famosa sera del ballo, da qualche tempo notava come un'ombra nel suo sguardo, come se non volesse affrontare l'argomento. A malapena le aveva accennato i dettagli della cerimonia e si rinchiudeva a riccio se tentava di azzardare il tema "corredo".
"Archie non è più lo stesso", disse infatti lei, dopo qualche esitazione. "Quando Albert ci ha comunicato la notizia della tua morte sembrava impazzito, non voleva neanche più starmi accanto".
"Che vuoi dire, Annie? Pensava che io fossi morta, era triste per questo, immagino", tentò di capire Candy.
"Lui... mi ha allontanata. Prima mi ha dato la notizia e ci siamo abbracciati piangendo, ma poi si è rinchiuso nel suo dolore e io nel mio. Per fortuna è durata poco, ma mi ha aiutato a capire delle cose... delle cose che...". Si portò le mani al volto, ricominciando a singhiozzare.
"Annie?", ora Candy era allarmata.
"Io... io credo che sia ancora innamorato di te!", esclamò facendola gelare.
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Elroy Ardlay aveva appena congedato la sua cameriera quando udì la voce di quella Candy gridare il nome di suo nipote nel giardino.
"Albert!".
Fece una smorfia, stizzita che non lo chiamasse come si conveniva a una signorina dell'alta società. Lo trattava come se fosse suo amico, invece che il suo tutore e se prima poteva essere quantomeno comprensibile visto che non conosceva la sua identità, ora avrebbe dovuto diventare la regola.
Sbirciò dietro i vetri e quello che vide rischiò di farle venire un attacco di cuore fulminante: quella ragazza impudente era letteralmente volata tra le braccia di William e lui aveva ricambiato con gioia evidente quell'abbraccio. La stava addirittura facendo volteggiare!
Elroy socchiuse gli occhi quando si rese conto che i loro volti si stavano avvicinando troppo. Non riusciva a sentire cosa dicessero, così a bassa voce, ma per un attimo giurò che lo sguardo di suo nipote si rivolgesse verso le finestre da dove lei li stava guardando.
Temendo di essere colta in fallo e volendo andare fino in fondo a quella storia, la matriarca si scostò un poco dalla finestra solo per vederli dirigersi, mano nella mano, in un angolo del giardino dove lei non poteva vederli più.
Chiuse gli occhi, fece un profondo respiro e strinse la mano a pugno, imponendosi la calma. Uscì dalla stanza e scese all'ingresso, dove li vide entrare di lì a poco e ciò la rilassò.
"Buongiorno zia Elroy, felice di rivederla, come sta?", le chiese Candy educatamente, facendo un lieve inchino.
La sua espressione non mutò, ma rispose al saluto con discrezione: "Sto molto meglio quando non sento le grida provenire dal giardino", ribatté lanciando un'occhiataccia a entrambi.
"Dai, zia, non sei felice che Candy sia qui?", tentò di deviare il discorso lui.
Elroy non lo assecondò. "Mi auguro che oltre a smettere di salutare le persone come se fossi una qualsiasi ragazzina di strada, impari anche a evitare di fare viaggi da sola. Se vuoi continuare a far parte della famiglia dovrai viaggiare come si confà a una signora, con una dama di compagnia, evitando alberghi di terz'ordine e segnalando sempre le tue destinazioni. D'ora in avanti non tollero situazioni che possano mettere in discussione il buon nome della famiglia!", puntualizzò.
"Mi... mi dispiace. Prometto che d'ora in poi non farò nulla che possa mettervi in difficoltà". Almeno ebbe la buona creanza di arrossire.
"William, Archibald come sai ha interrotto momentaneamente i suoi studi per seguire gli affari di famiglia. Mi pare che dall'ultimo suo viaggio non abbiate più avuto modo di parlare, perché non lo raggiungi in biblioteca e ne discutete?".
Vide il nipote scoccare un'occhiata a Candice, come se fosse dispiaciuto di non poter stare ancora con lei. Quella reazione la infastidì molto e le provocò una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco.
"Certo, zia, vado subito. A dopo, Candy".
Non le era sfuggita la differenza di tono tra le due frasi: a lei si era rivolto con freddo rispetto, a Candy aveva parlato con un calore che non gli aveva mai sentito nella voce.
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"Com'è andato il tuo ultimo viaggio di lavoro?", chiese Albert a suo nipote, mentre sorseggiavano un tè in biblioteca. Non gli era piaciuto il modo in cui era stato costretto a salutare Candy, quasi di nascosto, e ancora meno aveva apprezzato l'intervento di sua zia appena rientrati. Ma cercò di concentrarsi su Archie, lui e Candy avrebbero avuto tempo per recuperare. "Mi spiace solo che al tuo rientro tu abbia trovato il caos", concluse riferendosi alla notizia della morte di Candy.
Il ragazzo emise un grugnito di disappunto: "Credevo di morire anch'io e non capivo come tu potessi rimanere tanto freddo". Aveva usato un tono così risentito che Albert ne fu quasi destabilizzato e dimenticò di chiedergli come andassero gli affari.
Posò la sua tazza sul piattino e cercò di spiegarsi: "Archie, sai che come patriarca degli Ardlay devo mantenere... una facciata, specie davanti al Consiglio, vero?".
"Sembrava che non te ne importasse niente, mentre io... io...", si fomentò senza trovare le parole.
"Tu cosa, Archie?", gli domandò accigliandosi. Stava tornando in lui quel vago sospetto che non gli piaceva per niente.
Il nipote lo liquidò con un gesto: "Lascia perdere, non capiresti". Albert si limitò a guardarlo alzando un sopracciglio con aria perplessa e lui ebbe almeno la buona creanza di mostrarsi imbarazzato: "Scusa, non volevo intendere quello".
Da quando aveva visto la reazione eccessiva di Archie, Albert aveva avuto poco tempo per soffermarsi su quel particolare. Aveva semplicemente pensato che si trattasse del dolore di aver perso una specie di sorella. Ora però si faceva strada nel suo cuore una convinzione diversa e più inquietante. Candy gli aveva raccontato, in un'occasione, che lui e Annie erano finiti insieme ai tempi della Saint Paul School, proprio come era accaduto a Patty e al povero Stair.
"Qualcosa nella tua espressione mi fa sospettare che tu abbia fatto da Cupido", le aveva detto con un sorrisetto malizioso.
"Oh, no, erano destinati a stare insieme", si era schernita lei, ma era chiaro dal suo tono che aveva dato la spinta e fatto la differenza.
Albert si alzò e si mise a sistemare alcuni libri: "Il matrimonio è ormai imminente, ho intenzione di aiutarvi con i preparativi, se vi fa piacere. Candy mi ha detto che hai conosciuto Annie prima ancora che lei venisse a vivere qui con i Lagan", affermò cambiando completamente discorso.
Sbirciò suo nipote con la coda dell'occhio e vide i muscoli del suo volto tendersi: "Sì, io... l'ho incontrata allora. Ma era il periodo in cui Annie non voleva che si sapesse che era stata adottata alla Casa di Pony, così lei e Candy facevano finta di non conoscersi. All'epoca non sapevo cosa nascondessero quelle due, ma poi quando ci siamo ritrovati a Londra ho capito. Annie era stata spinta dalla madre a vergognarsi delle sue origini e temeva che anche io potessi giudicarla".
Albert non si era neanche accorto che stava stringendo con forza lo stesso libro per tutta la durata del breve racconto di Archie. Se fosse stato un oggetto di cristallo lo avrebbe fatto in mille pezzi: "Candy non me ne ha mai parlato", riuscì a dire.
"Lo sai com'è Candy", sorrise Archie amaramente, "non vuole far preoccupare nessuno, specie con storie del passato. Sai, all'epoca io, Stair e Anthony cercavamo di proteggerla come potevamo dalle cattiverie di Eliza e suo fratello, ma non sempre era facile, specie quando si mettevano di mezzo Sarah Lagan e la zia Elroy. Quando s'incontrò con Annie ci eravamo accorti che qualcosa non andava, ma come al solito cercava di nascondere il suo dolore. È stato più o meno in quel periodo che ti abbiamo scritto e per fortuna grazie a te non è arrivata fino in Messico. Mi ricordo ancora le lacrime di Anthony, quando pensava che non l'avrebbe più rivista".
Albert cercò di assorbire tutte quelle informazioni con il cuore che gli accelerava nel petto ad ogni parola: la sofferenza di Candy, l'indifferenza di Annie, l'istinto di protezione e il dolore del suo caro Anthony... Ma c'era una domanda che gli bruciava sulle labbra e pensava fosse giunto il momento di farla: "Anthony... non era l'unico a essere innamorato di lei, vero?", disse in un sussurro appena udibile.
Pensò di dover ripetere quella scomoda richiesta, perché Archie rimase in silenzio per un minuto intero prima di rispondere.
"No".
Albert mise a posto il libro con un gesto deciso, poi sedette di nuovo di fronte a suo nipote: "Archie, immagino che tutto sia cambiato, col tempo. Oppure no?". Non voleva apparire minaccioso, ma per un attimo fu così che si sentì.
"Anche Stair era innamorato di lei", confessò in un bisbiglio.
Artigliò la poltrona con le mani, incredulo. Eppure non stentava a credere alle sue parole: chi non si sarebbe innamorato di Candy?
"Tutti lo siamo stati, Albert. Fu proprio Stair a dirmi che dovevamo accontentarci di guardarla da lontano: a quell'epoca il suo cuore apparteneva ad Anthony. Successivamente, fu proprio Candy a far incontrare Patty e mio fratello e... a indurmi ad accorgermi di Annie".
Albert era senza parole.
"È terribile da dire, ma penso che inizialmente cercai d'innamorarmi di Annie solo per far felice Candy. Lei è così diversa, così fragile... e col tempo sviluppai una sorta di istinto di protezione", spiegò riferendosi alla sua fidanzata.
"Archie, stai per sposarla. L'istinto di protezione potrebbe non essere sufficiente", si ritrovò a dire, ben sapendo che era stato proprio con quel sentimento che era cominciata la sua storia con Candy.
"Lo so", rispose Archie.
"Mi dispiace, non volevo essere indiscreto. Vorrei solo che tu sia felice e che non ci siano... mai motivi d'incomprensione". Sapeva di essere illogico ma non voleva che qualcun altro, oltre lui, potesse avere pretese su Candy.
Dopo una pausa nella quale Albert credette che l'argomento fosse ormai caduto, Archie gli domandò: "Sei mai stato innamorato, zio William?", domandò calcando sul nome.
La tazza di tè gli cadde quasi dalle mani: "No", mentì senza esitazioni.
"Bugiardo", ribatté in tutta risposta Archie.
"E tu? Di chi sei innamorato ora?", rimbeccò piantando il proprio sguardo nel suo.
Tra loro era appena accaduto qualcosa, anche se non era ben chiaro nemmeno a lui cosa. Albert si ritrovò a pensare ai leoni maschi della savana che si fronteggiavano per il possesso di una femmina: non era un paragone felice, né elegante, ma era quello più calzante.
L'aria era così carica di tensione che Albert pensò di aver esagerato. Poi Archie distolse lo sguardo.
"Non l'ho mai dimenticata del tutto. Non ci riesco. Sposerò Annie, perché a modo mio la amo. Ma non è lo stesso... tipo di amore". Si passò una mano tra i capelli, chiaramente sconvolto per aver dato voce ai suoi dubbi.
Albert chiuse gli occhi, respirando per calmarsi: "Archie, non pensi che dovresti fare chiarezza nel tuo cuore prima di renderla... rendervi infelici?".
"E a che servirebbe? Tanto Candy non mi amerà mai come vorrei. Il suo cuore appartiene a Terence e ora che si sono rivisti... che c'è?".
Si era alzato di scatto, non riuscendo più a fingere. Albert sapeva di potersi fidare di Archie, ma non era sicuro di poterlo fare ancora dopo ciò che gli aveva appena confessato: le cose si stavano mettendo male.
"Archie, non devi stare con Annie solo perché non puoi avere Candy, lo capisci?". Il suo tono era più duro di quello che avrebbe voluto e dall'espressione di suo nipote capì che si era scoperto troppo.
"Albert, ma tu... lo stai dicendo solo per me, vero? Non è che anche tu... non dirmelo, avete vissuto insieme per tanto tempo! Tu sei... Oh, mio Dio!".
"Silenzio, per favore, Archie, non dire altro!", gli intimò avvicinandosi a lui. Fu il suo turno di passarsi una mano tra i capelli, frustrato: "E comunque il punto non è questo".
"Non ci posso credere", stava dicendo con aria allibita.
"Archie!", lo ammonì.
"Non è possibile, Albert, è tua figlia!".
"Non è mia figlia! Insomma, Archie, stavamo parlando di te e Annie, no?".
Il giovane scosse la testa: "Io sto bene, va bene così. Ora che so che è viva posso stare sereno. Spero solo che quell'attorucolo da quattro soldi la renda felice o potrei ucciderlo con le mie mani".
Albert capì che c'era davvero troppa carne al fuoco, ma che doveva anche fare chiarezza rispetto a quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Perché sarebbe accaduto, prima o poi, anche se questo avrebbe significato l'infelicità di altri. Lui e Candy si appartenevano e su questo non aveva dubbi.
"Candy non sta più con Terence. L'ha lasciato. L'ha lasciato per me", disse d'un fiato.
La mascella di Archie cadde così di scatto che Albert pensò, divertito, che fortunatamente era attaccata alla testa o gli sarebbe rotolata via.
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Angolo dei commenti:
Yagui: Ti ringrazio molto!
Elbroche: Il personaggio di George è spesso sottovalutato, ma occorre ricordare che anche lui è fatto di carne e ossa, poveretto! Eh, lo so che sono fidanzati, anche a me piacerebbe che "quagliassero" (termine prettamente italiano e intraducibile nella tua lingua, ma penso tu abbia capito cosa intendo XD) senza tergiversare, ma andrei fuori personaggio (OOC) ahahahah!
Guest Lorena: Grazie per il tuo lunghissimo commento, innanzitutto! Il personaggio di Terence è quello che ho amaro per primo, prima di rendermi conto che preferivo Albert. E di sicuro è molto importante e non deve essere eliminato dalla storia: anche lui sta soffrendo e si merita il suo spazio! Grazie per la tua attesa, spero di averla ben ripagata!
Mia8111: Grazie!
Edith Andrade Ce: Grazie per la doppia recensione! In effetti Albert ha rischiato seriamente un infarto, ma se non è venuto a Miss Pony... XD. Il rischio è che adesso venga alla zia Elroy, che come dici tu potrebbe avere qualche piccolissima remora aahhaah!
Guest: Grazie, sono contenta che ti piaccia la mia storia!
Maria: Grazie anche a te che mi segui! Dissipati i dubbi, almeno tra loro sono finite le titubanze e le incomprensioni!
Clint Andrew: Grazie per i complimenti: wow, 100 recensioni! Non me n'ero accorta! George è una persona speciale e partecipa attivamente anche dal lato sentimentale, anche se non sembra. Candy e Albert ora sono finalmente insieme ma, come dice Miss Pony, non sappiamo cosa c'è dietro l'angolo. Alla prossima!
