Ombre e luci

Estranei. Quella era la parola adatta.

Da qualche giorno... no, povero illuso che non era altro, da qualche mese lui e Annie erano come estranei. Sembrava che la loro relazione viaggiasse in maniera inversamente proporzionale all'avvicinarsi del matrimonio.

Questo pensava Archibald Cornwell, sdraiato sul divano della sua stanza, con le gambe incrociate una sull'altra e le braccia dietro la nuca, guardando il soffitto come se questo avesse delle risposte.

E inversamente proporzionale a come le cose stavano cambiando tra Candy e Albert.

Era incredibile come, dal momento in cui si era reso conto che lei poteva essere morta, suo zio fosse mutato dal giorno alla notte. Se scavava nella sua memoria, forse, capiva che quel cambiamento era cominciato molto prima, solo che ovviamente lui era troppo occupato con i suoi doveri e la sua fidanzata per accorgersene.

Annie.

L'ombra dei rami si mosse, grigio chiaro contro bianco e lui allungò una mano illudendosi per un attimo di poterla afferrare: ma, al momento, era come cercare di afferrare lei. Un raggio di sole filtrò dalla finestra costringendolo a socchiudere gli occhi e i contorni dell'ombra divennero più netti.

Allo stesso modo, i ricordi recenti divennero più dolorosi.

Durante l'ultima lite, avvenuta proprio il giorno in cui erano arrivati Eliza e Neil, lui si era malamente tradito, chiedendole se avesse udito la conversazione tra lui e Albert.

"Allora è vero!". Ecco, se avesse avuto ancora qualche dubbio, lui gliel'aveva appena fugato. La sua prima reazione era stata di panico e rabbia contro se stesso, poi aveva capito che era meglio così.

Meglio mettere tutte le carte in tavola: sì, provava ancora qualcosa per Candy, inutile negarlo. E sì, amava anche lei, in modo diverso ma non meno profondo.

Se pensava di ricevere un altro bacio da Annie, però, si era sbagliato di grosso: gli aveva dato uno schiaffo così forte con quelle manine candide e curate che Archie si chiese dove avesse imparato a farlo così bene. Di certo, non alla Casa di Pony.

Archie chiuse gli occhi completamente, non sopportando più neanche i raggi del sole.

Le vacanze sarebbero durate ancora qualche giorno, poi lui e Albert sarebbero dovuti tornare a Chicago a occuparsi degli affari di famiglia, Candy alla clinica a lavorare e Annie... a casa con i suoi genitori. Dove, forse, sarebbe rimasta per gli anni a venire.

Sì, perché aveva revocato il matrimonio andando a parlare personalmente con un'indignata zia Elroy e lo aveva fatto senza neanche consultarlo. Lo aveva fatto, oltretutto, mentre c'erano Eliza e Neil sotto lo stesso tetto e non era facile da nascondere una notizia così grossa.

"Ai miei genitori lo dirò di persona", aveva detto quella mattina.

"E a me?! A me, che sono il tuo fidanzato, quando pensavi di dirlo?", si era lamentato lui.

Gli aveva lanciato uno sguardo di ghiaccio: "Non sono fidanzata con un uomo che ha il cuore diviso a metà".

Non aveva nulla da replicarle, se non un complimento per aver riassunto in modo perfetto ciò che provava: il suo cuore era diviso a metà.

La cosa tragica era che non si poteva vivere con mezzo cuore e nessuna delle due metà sarebbe mai stata di qualcuno. Candy apparteneva ad Albert e Annie non voleva più sposarlo.

Archie si girò verso la spalliera, rannicchiandosi quasi in posizione fetale. Fuori, gli uccellini che cantavano sembravano farsi beffe di lui.

Bella, la verità, sì. Peccato che rendesse liberi ma non felici e quella libertà la odiava. La odiava da morire.

Mentre una lacrima solitaria scendeva sulla sua guancia, Archie si ritrovò a pensare a suo fratello Stair: avrebbe dato metà del suo cuore e anche della sua vita per riaverlo accanto a sé.

- § -

Eliza stava ritta davanti alla porta finestra della sua stanza con la mente che era un turbine di pensieri: Annie e Archie si erano appena lasciati proprio sotto al suo naso e Candy e il prozio si stavano comportando in maniera molto sconveniente.

Era in Florida da poco tempo e già le cose erano cambiate così tanto?

Aveva sempre odiato Candy e questo era rimasto tale e quale a prima. Odiava che tutti l'amassero nonostante fosse orfana e per niente elegante. Odiava che non si perdesse d'animo neanche quando le cose per lei si mettevano davvero male. E odiava che la famiglia Ardlay l'avesse ormai presa sotto la sua ala protettrice e dovesse presenziare ovunque. Insomma, odiava quella specie di perfezione che emanava da Candy che, invece, era un essere imperfetto e senza passato.

Nonostante la lontananza, quel sentimento malevolo non si era affievolito ed Eliza, che per quanto tentasse non aveva mai avuto neanche un corteggiatore che fosse uno, si era resa conto col passare dei giorni di quella strana vicinanza tra suo zio e Candy.

Lui l'aveva adottata e la mostrava al mondo come fosse la cosa più preziosa che avesse. Man mano che passava il tempo e soprattutto li osservava, un terribile sospetto si cominciava a fare strada in lei. Sconvolta, era andata a parlarne con la zia Elroy, che le aveva confessato di aver notato qualcosa di simile a sua volta. Avevano parlato per un po' e lei aveva promesso alla zia che avrebbe fatto di tutto per impedire quell'unione.

"E come pensi di fare? Se abbiamo ragione, William non ci lascerà di certo prendere decisioni al posto suo. L'unica alternativa sarebbe presentargli una donna davvero degna di lui a cui possa legarsi prima di commettere una sciocchezza".

Eliza aveva fatto un sorriso cattivo: "Oh, ma io non pensavo a quello. Troppo complicato. Basterebbe convincere Candy che non è all'altezza del patriarca degli Ardlay".

"Ci avevo pensato anche io", aveva risposto sua zia, "ma con William qui è praticamente impossibile fare qualcosa contro Candice senza che lui intervenga. Avevo in mente di convocarla in un secondo momento e...".

"Lascia fare a me, zietta. Non ho intenzione di perdere il mio tempo, ora che sono qui".

La donna aveva assunto un'espressione preoccupata: "Che intenzioni hai, Eliza? Se i tuoi piani sono come quello che avevi architettato quando rompesti il mio prezioso vaso, ti prego di non fare nulla, nipote".

La ragazza era rimasta colpita e aveva stretto i denti ricordando quell'episodio: "Ma no, zia, queste sono sciocchezze del passato. Ora sono cresciuta e rifletto a lungo prima di agire".

La zia Elroy non era molto convinta e si era raccomandata di non far adirare suo nipote. Però le era parsa attratta irresistibilmente dalla prospettiva di dividerlo un po' da quella Candice, come la chiamava.

Li vide passare nel giardino con uno di quei cavalli che suo zio aveva avuto l'ardire di regalarle per il compleanno: d'altronde, quale dono più adatto per una stalliera come lei?

Eliza osservò attentamente i movimenti dello zio e si rese conto che le stava insegnando ad andare a cavallo... ma com'era possibile? Da che ricordava Candy sapeva come cavalcare anche se, ovviamente, non lo faceva affatto come una vera signora. Rammentava ancora con rabbia e orrore quel giorno di tanti anni prima, quando durante la caccia alla volpe lei e Anthony si erano allontanati... un momento!

La giovane Lagan spalancò gli occhi, mentre una nuova consapevolezza la colpiva come un fulmine.

Possibile che Candy fosse rimasta traumatizzata da quell'evento tanto da non riuscire più a salire su un cavallo da sola? Ora si spiegava come mai lo zio l'avesse fatta salire parlandole a lungo prima di prendere lui stesso le briglie e guidare il cavallo restando in piedi!

"Sono proprio intelligente!", si complimentò da sola, mentre la sua mente elaborava il piano perfetto per dimostrare a quella Candy quanto fosse lontana anni luce dagli Ardlay.

Stavolta non si sarebbe limitata a mezzucci come farla sfigurare a tavola o farle trovare un vestito strappato, la zia poteva essere fiera di lei. Stavolta avrebbe usato le sue paure più recondite per farla desistere definitivamente, o almeno per indurla a cominciare a farlo.

La prospettiva le fece allargare le labbra in un ghigno.

Con un po' di fortuna, prima della fine di quella vacanza, Candy se ne sarebbe tornata alla sua amata Casa di Pony a fare l'infermiera in clinica e sarebbe rimasta solo la protetta dello zio William. A quel punto toccava a zia Elroy trovare una moglie degna di diventare la futura matriarca della sua famiglia.

Non le sarebbe dispiaciuto affatto essere tra le candidate.

- § -

Candy guardava il tramonto mentre Cleopatra camminava piano, incitata dalle briglie che Albert teneva salde tra le mani. D'improvviso, lui si voltò a guardarla e vide la luce aranciata del sole morente creare dei contrasti incredibili nei suoi capelli biondi.

Mentre le tendeva le briglie con un sorriso d'incoraggiamento, Candy pensò che quello, assieme a molti altri, sarebbe stato uno dei momenti a rimanere scolpito per sempre nel suo cuore. Nonostante le difficoltà e le salite impervie della sua vita, c'erano istanti indelebili che la facevano sentire immersa in una fiaba: Albert, ora, impersonava il suo principe e lei sperava ardentemente di potersi considerare all'altezza di tanta eleganza.

Pensò che Annie fosse più abituata di lei a quel mondo fatto di lussi ed eventi mondani, perché era stata adottata quando era molto piccola, mentre per lei entrare a far parte della famiglia Ardlay come futura moglie di Albert sarebbe stato più...

Ma che stava pensando?!

"Vuoi provare, Candy?", disse Albert.

Lei annuì, fece un respiro profondo per concentrarsi sulle sue azioni attuali e spronò Cleopatra al galoppo, senza perdere d'occhio Albert. Quando fu troppo lontano, la tensione poco a poco si allentò e Candy tornò a vagare con la mente.

Annie aveva appena lasciato Archie e non era riuscita a cavare un ragno dal buco parlando con lei. Avrebbe dovuto cogliere i segnali che le indicavano che la sua "sorellina" aveva dei problemi, invece di concentrarsi solo su Albert e sul suo problema con Terry.

Le erano parsi così affiatati, solo qualche settimana prima, che aveva ignorato i propri dubbi. Avrebbe dovuto essere meno egoista e chiederle prima cosa non andasse: ora, per rimetterli insieme, avrebbero dovuto attuare il piano di Albert che li voleva separare con la scusa del lavoro?

Non era sicura che avrebbe funzionato, tanto più che vivevano sotto lo stesso tetto e s'ignoravano da giorni. La zia Elroy stava sempre nella sua stanza e più di una volta l'aveva sentita discutere con Archie in merito allo scandalo che stava per consumarsi.

Lakewood sembrava piombata nel caos e lei continuava a sognare il suo matrimonio con Albert: era ufficialmente impazzita.

Candy si beò della sensazione del vento che le scompigliava i capelli e ancora una volta si domandò perché, ogni volta che poteva essere felice, il destino ci mettesse lo zampino.

Anche Albert si era detto preoccupato, ma avevano convenuto che forse era il caso di lasciar sbollire la coppia senza intervenire. Candy si era anche offerta di andarsene lei stessa, visto che era indirettamente colpevole di tutto quello che stava accadendo, ma lui si era rifiutato fermamente.

"Candy, non sei tu che te ne devi andare. Il problema è di Archie che deve imparare a fare chiarezza nel suo cuore: se lo riterrà necessario sarà lui a tornare a Chicago o nel Massachusset a studiare".

Invece lui aveva tentato di riavvicinarsi ad Annie ed era lei che aveva fatto le valigie. I genitori l'avrebbero raggiunta a breve per riportarla a casa: sarebbero stati giorni duri e in tutto quel marasma era riuscita a notare gli sguardi sprezzanti di Eliza e quelli inquietanti di Neal.

Però quando stava con Albert che le insegnava a cavalcare di nuovo da sola, come adesso, tutto spariva e Candy si trovava a desiderare che quel mondo fatto solo di loro due diventasse l'unica realtà. Ancora una volta si sentì egoista, ma era davvero un peccato volersi concedere un po' di felicità, dopo tante sofferenze?

Lentamente, tirò le briglie per far girare il cavallo e tornò indietro, verso il suo principe. Era lì, in piedi, che l'aspettava come quel giorno sulla Collina di Pony, con le braccia spalancate per accoglierla non appena fosse scesa.

Un altro momento indimenticabile, si disse ancora una volta Candy, scendendo da cavallo e volando tra quelle braccia.

- § -

"Non contare su di me", ribatté secco Neal.

Eliza batté il piede a terra, facendo un verso di disappunto come una bimbetta arrabbiata. Voleva bene a sua sorella, ma in certi momenti odiava il suo comportamento immaturo. Persino lui si era arreso, quando era stato necessario.

"Sei ancora invaghito di lei, come Archie, come tutti! Ammettilo!", strillò.

Neal alzò gli occhi al soffitto: "Non è questo il punto!", si difese cercando di non mostrare la verità. E la verità era che Candy non gli era indifferente. Tutt'altro. In un'altra vita, avrebbe fatto uccidere da un sicario quell'attorucolo da quattro soldi e persino il suo zio William pur di averla. Stentava a credere alle parole di sua sorella che insinuava che tra loro due ci fosse del tenero. Però se anche la zia Elroy aveva quel dubbio, forse...

"E allora quale sarebbe il punto?", la voce stridula di Eliza lo riportò con i piedi per terra.

Sbuffò: "Il punto è che rischiamo che Candy si faccia male sul serio! E se si fa male sul serio ci butteranno in mezzo alla strada!".

"Tu sei più preoccupato che Candy si faccia male che del nostro futuro".

"È un rischio concreto!".

"Non sospetteranno mai di noi, se la prenderanno con il maniscalco!", assicurò lei.

Neal cominciò a camminare per la stanza con il mento poggiato sul dorso della mano, riflettendo.

"Lo zio William farà due più due quando Candy le racconterà che sei stata tu ad indurla a fare una corsa con te a cavallo per vedere chi delle due ha più grazia".

"Io sono una signora e non so nulla di ferratura", ribatté Eliza portandosi le mani ai fianchi con eleganza.

"Nemmeno io sono un esperto, potrei fare del male a quella bestia e Candy...".

"Candy, Candy, Candy! Sono stufa di sentir pronunciare il suo nome, hai capito?!". Neal gesticolò facendole segno di abbassare la voce o li avrebbero scoperti prima ancora di cominciare. "Ascoltami bene: io sarò con Candy e non ci saranno prove contro di me. Tu dovrai distrarre solo lo zio chiedendogli consigli finanziari. Qualunque cosa accada non ci crederebbero mai capaci di manomettere il ferro di un cavallo, nessuno sa che hai imparato a farlo". Adesso camminava anche lei per la stanza, ripercorrendo le fasi del piano con gli occhi spalancati come un'invasata.

E lui continuava a non sentirsi affatto tranquillo.

"Va bene, facciamolo. Ma falle indossare un casco da equitazione", disse preparandosi a un'altra sfuriata.

Eliza gli si avvicinò con una luce tanto malevola negli occhi che Neal pensò seriamente di negarle il suo aiuto. Quello che gli disse, però, fu ancora peggio: "La sai una cosa, fratellino? Se stavolta Candy morisse davvero, avremmo risolto tutti i nostri problemi in un colpo solo. O hai paura che i sensi di colpa ti schiaccino?".

Deglutì, terrorizzato da quella possibilità: "Non sono un assassino, Eliza, trovati qualcun altro", ribatté con voce roca dallo spavento.

Lei lo bloccò per il braccio mentre cercava di allontanarsi: "Avrà il suo stupido casco. Ma tu fai il tuo dovere, o preferisci sottostare ai suoi ordini fra qualche anno? Con tutto quello che le abbiamo fatto in passato non mi stupirebbe se decidesse di mandarci in rovina. Vuoi andare a lavorare nelle miniere, Neal?".

Lui strinse i pugni, arreso. Se solo quella sciocca ragazzina avesse lasciato che la sposasse lui! Invece dovevano correre un rischio simile per evitare il tracollo dei Lagan: "Cosa dirai alla zia se le succedesse qualcosa di serio?".

Eliza si portò le mani al viso, fingendo di piangere e di disperarsi e diavolo se non era una brava attrice! "Oh, zietta, non credevo che sarebbe caduta da cavallo! Ero sicura che avesse perso l'abitudine di cavalcare e la volevo solo mettere in difficoltà, non volevo farle del male!", concluse singhiozzando.

Neil respirò a fondo, ripassando nella mente tutti gli scenari possibili. Continuava a non piacergli quella storia, ma non aveva scelta.

O forse sì.

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Angolo dei commenti:

Clint Andrew: La questione di Annie è sempre stata controversa: di certo né Candy né Albert portano rancore, ma lui prova sofferenza pensando a quanto Candy sia stata male in quel periodo. Insomma, con il pizzico di sana gelosia verso Anthony e quello di rabbia verso Annie ho voluto umanizzare un Albert che altrimenti sarebbe troppo perfetto per essere vero! Che stanno tramando? Chissà... e chissà se faranno in tempo a metterlo in atto! Intanto Annie con quel bacio si è data da fare! XD

Elbroche: Mi piaceva l'idea di farli ridere assieme, Albert e Candy, nella loro complicità. E prendere affettuosamente in giro Archie era la scusa che ci voleva! I fratelli Lagan problemi, dici? Noooo, perché lo pensi? *fischietta e si defila...

Flor de liz pancorbo carpio: Concordo con te, stare insieme senza che ci sia un sentimento d'amore è inutile e persino dannoso. Staremo a vedere che succede...

Elizabeth: Archie è andato nel panico ed è molto confuso, specie dopo il bacio! Che deciderà di fare ora? Albert e Candy se la ridono, ma stanno arrivando i Lagan, speriamo non siano troppo molesti!

Edith Andrade Ce: Su Annie vedo che ho scatenato giudizi contrastanti! Bene, mi piace questo confronto! Certo, la sua reazione è stata improvvisa e può apparire eccessiva ma, come disse Albert quando recuperò la memoria, è come se si fosse svegliata da un lungo sonno anche lei.

Guest: Ti ringrazio di cuore per le tue parole! Ho adorato far ridere insieme Albert e Candy con quella complicità, riempie il cuore vederli così, non è vero? Annie invece si è stancata di fare la donna di riserva e tra baci e decisioni drastiche sta cercando di cambiare carattere. Il povero Terry sta faticando parecchio, ma si sta rialzando, forza e coraggio!