La trappola
Eliza adorava far innervosire Candy. Significava che le sue difese stavano crollando e, se avesse continuato così, pian piano sarebbe riuscita a farla andare in crisi e magari a convincerla che aveva ragione lei. Sì, perché sotto alla corazza di donna incrollabile, Candy era un'insicura quando si trattava delle sue origini.
E chi non lo sarebbe stato nelle sue condizioni?
Ma era stato il bluff che aveva ideato con la storia del bacio a essere determinante per il suo piano. Da quando li aveva visti dirigersi verso le stalle guardandosi negli occhi in un modo che le era parso inequivocabile, aveva capito subito che doveva puntare su quello. Con un po' di fortuna, le avrebbe fatto capire che la loro relazione era ben visibile a tutti. La reazione di Candy era stata la ciliegina sulla torta: ora Eliza era certa che si fossero baciati e che le cose fossero quindi andate molto più avanti di quanto pensasse la zia Elroy. Anzi, avendo vissuto insieme a lungo, non si sarebbe stupita se quei due avessero superato il limite della decenza.
Mentre si dirigevano alle stalle, Eliza lanciò sguardi discreti intorno a sé per accertarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi, neanche un servitore di passaggio. Fu fortunata e, quando entrarono, il puzzo di fieno ed escrementi di cavallo le strappò una smorfia. C'erano cose a cui una signorina come lei non si sarebbe mai abituata!
"Non ti dispiace se uso il mio vecchio cavallo, vero?", le chiese accennando a Cesar.
"Purché lo tratti bene ed eviti di frustarlo", rispose Candy secca, sellando Cleopatra con gesti abili.
"Sei brava a sellare i cavalli senza aiuto. Sii buona, visto che sei un'esperta, selleresti anche il mio?", le domandò portandosi l'indice alla guancia con aria innocente. Perché non sfruttare anche quell'occasione per umiliarla?
Lo sguardo che le rivolse era pieno di rabbia, ma anche di una determinazione che per un attimo la stupì: "C'è un solo motivo per cui lo farò, signorina Lagan", disse calcando sul nome con disprezzo. "Questi cavalli sono miei e non voglio che debbano essere toccati più del dovuto da una come te".
Un ringhio d'ira le tremò in gola ed Eliza dovette contenersi a fatica per non insultarla e rovinare tutto.
Dannata orfana!
Strinse i pugni fino a far penetrare le unghie nella carne e i denti finché non li sentì scricchiolare quando quella rozza ragazza senza passato parlò a Cesar: "Coraggio, amico mio, dovrai sopportare per un po' la tua vecchia padrona, ma ti giuro che sarà l'ultima volta!". Gli accarezzò il muso come se si scusasse e lei fu tentata di ucciderla in quel momento. E con le sue stesse mani.
Eliza prese in mano il caschetto senza più guardarla e, tenendo per le briglie il cavallo con l'altra, uscì fuori tra lo scalpiccio ritmico degli zoccoli.
Qualche passò più indietro, Candy salì con qualche difficoltà su Cleopatra ed Eliza non poté fare a meno di trattenere una risata beffarda, finalmente rinfrancata dalla prospettiva: una caduta rovinosa sarebbe stata proprio quello che le ci voleva. Magari si sarebbe persino rotta un braccio o una gamba e si sarebbe depressa più facilmente.
Notò che non si era curata di indossare il casco e aprì la bocca per ricordarglielo, visto che ce n'erano un paio nella stalla. Ma poi una vocina le disse che poteva anche stare zitta, che male c'era? Suo fratello a volte si preoccupava inutilmente.
Per ogni evenienza, Eliza si allacciò il suo e per un solo, assurdo istante, si ritrovò quasi a sperare che Candy la imitasse.
Non morirà per una caduta da cavallo. E, se accadesse, farò finta di piangere al suo funerale.
Si rese conto che dentro di lei qualcosa stava diventando nero come la pece e ne fu esaltata in maniera quasi sensuale. Rabbrividì, pensando che la cattiveria poteva essere molto costruttiva nella vita come negli affari: a essere buoni e altruisti si finiva solo per essere delle vittime.
Come Candy.
E come quella coppia di stupidi che si erano lasciati a pochi mesi dal matrimonio.
Saltò in sella, raccogliendo elegantemente il vestito e notando con stizza che Candy aveva fatto lo stesso. Aveva sperato che si impigliasse nella gonna e facesse una magra figura di fronte a lei, ma tutto sommato era meglio così, almeno potevano iniziare senza perdite di tempo.
"Arriveremo fino al bosco e torneremo. Sarà una specie di gara. Se deciderai di cavalcare come un uomo all'improvviso verrai squalificata, sempre che tu non cada nel tentativo!", concluse scoppiando a ridere.
"Non cadrò, e sarò io a vincere!", dichiarò l'orfana con occhi di fuoco.
"Certo, certo, bla bla bla... andiamo!". Spronò il suo cavallo e vide Candy con la coda dell'occhio che le si allineava pochi istanti dopo sulla sinistra.
"Non vale, dovevi almeno contare fino a tre!", strepitò Candy, ma lei non le prestava più attenzione.
Stava guardando attentamente gli zoccoli anteriori di Cleopatra, in particolar modo il destro. Eliza era certa che prima o poi la bestia si sarebbe impennata, perché era stata lei stessa a intervenire, quella notte.
Non si era certo fidata di quello che aveva fatto suo fratello, non dopo essersi adeguatamente documentata sull'argomento grazie alla biblioteca fornita degli Ardlay.
Quando lo aveva visto spostare il chiodo di pochi millimetri era stata tentata di redarguirlo con durezza, ma poi aveva preferito tacere e tornare nel cuore della notte. Era stata dura, un lavoraccio affatto adatto a una signora, così come non erano adatte a una signora le imprecazioni che aveva lanciato, ma avrebbe pagato.
Oh, se avrebbe pagato!
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Neal stava sudando freddo, perché sapeva che in quel momento Eliza e Candy sarebbero state sui cavalli. Quando sua sorella avesse scoperto che aveva posizionato il chiodo in maniera che non ferisse la zampa dell'animale, lo avrebbe di sicuro strigliato a dovere, proprio come un cavallo!
Non che non fosse abituato alle scene isteriche della sorella e della madre, ma cominciava a essere stufo.
Candy c'entrava solo marginalmente, sebbene non intendesse farle più male di quanto già gliene aveva fatto in passato. Era stanco di inventarsi piani e intrighi da ragazzino, se doveva usare la sua intelligenza senza scrupoli voleva farlo per diventare più ricco di suo zio William.
Era nauseato dalla prospettiva di vivere all'ombra degli Ardlay e, se Eliza era felice solo nel veder rovinata Candy, lui sarebbe stato soddisfatto quando avesse visto la famiglia Lagan sopraffare e distruggere tutti gli altri, compresi i suoi cari zii.
Da quando Eliza gli aveva instillato il seme del dubbio su Candy e William, inoltre, si sentiva ancora più determinato: chi mai era quell'orfana per rifiutare Neil Lagan e mettere gli occhi sul patriarca degli Ardlay? Il piano di sua sorella gli stava tornando utile, perché aveva imparato delle cose che poteva mettere in atto contro suo zio. Non che le avesse comprese appieno, ma il meccanismo di certi investimenti gli era abbastanza chiaro e, con il supporto di suo padre, gli alberghi in Florida sarebbero stati solo la punta dell'iceberg della loro fortuna.
"Mi stai ascoltando, Neil?", gli chiese l'uomo biondo di fronte a lui, sistemando i fogli che stavano guardando.
"Eh? Oh, certo zio, è tutto molto chiaro. Comincio a capire molte cose che prima ignoravo grazie alle tue spiegazioni", cercò di essere convincente.
Lo zio William si alzò lentamente dalla sedia, inclinando la testa come se fosse in ascolto, poi si voltò di scatto verso la porta-finestra alle sue spalle e strinse i pugni.
Le aveva viste anche Neal, erano appena passate al galoppo.
"Neal, tu...", il tono urgente nella voce dello zio gli indicò che li aveva scoperti e gli fu ancora più chiaro quando si voltò a guardarlo con una muta domanda negli occhi spalancati, illuminati dall'improvvisa comprensione.
Tuttavia, non credeva che avrebbe reagito in quel modo.
"Dannazione, non ha ancora imparato ad andare a cavallo come si deve e lo sta montando in quel modo!". Girò intorno alla scrivania e uscì dalla stanza con la velocità di un fulmine.
"Ma zio, è solo... una cavalcata", concluse a voce più bassa, sapendo che non poteva più sentirlo. Si strinse nelle spalle e uscì dalla stanza fischiettando. Magari lo avrebbe seguito per vedere come rimproverava la sua protetta, cercando segnali di un rapporto più stretto fra loro. O di un'imminente rottura...
- § -
Candy non si sentiva al sicuro e le punte acuminate del terrore stavano rischiando d'impossessarsi del suo cuore. Ma non voleva cedere davanti a Eliza, rischiando che parlasse davvero con la zia Elroy, soprattutto perché si fidava della sua adorata Cleopatra. Si stava comportando molto bene, anche se da qualche minuto le sembrava che la sua andatura fosse diversa dal solito.
Molto probabilmente dipendeva da quell'assurda posizione da signora, con le gambe da un solo lato e il vestito che le intralciava i movimenti. Avrebbe voluto mettersi comoda a cavalcioni, vestito o non vestito, ed essere libera. Ma, più di ogni cosa, desiderava Albert vicino a sé, a sorriderle rassicurante.
Capì però che non poteva contare sempre su di lui. Su una cosa Eliza aveva ragione: se voleva davvero far parte con onore della famiglia Ardlay, doveva diventare una vera signora.
Una signora indipendente e stabile, che non avesse bisogno di appoggiarsi di continuo al suo uomo, come lo era sempre stata prima che lei e Albert si confessassero i sentimenti reciproci. Quello era il modo con cui Candy intendeva...
"Oh, mio Dio". Il suo ragionamento fu interrotto dalla consapevolezza che Eliza la stava conducendo proprio nel bosco dove era morto Anthony, quello che aveva visitato con Albert tempo prima, affrontando quel dolore insieme a lui. Le rose e i fiori di mirtillo erano ancora lì, in tutto il loro splendore, e quella striscia di terreno dove il ragazzo che aveva amato era caduto...
"Che ti succede, Candy?", le stava gridando Eliza poco più avanti. Non sapeva come avesse fatto a sapere di quel posto, né se ne fosse cosciente, ma era proprio lì che si trovavano.
Candy ebbe appena il tempo di formulare mentalmente una risposta stizzita, quando Cleopatra emise un nitrito che riconobbe come di dolore.
Fu l'inizio di un incubo a occhi aperti.
Il cavallo bianco di Anthony mette la zampa in una tagliola nascosta nell'erba e nitrisce forte.
Si sentì proiettata all'indietro, mentre il suo docile animale sollevava le zampe anteriori.
Anthony perde la presa sulle briglie mentre il cavallo alza la zampa ferita e s'inarca.
Mentre cominciava a cadere, con il baricentro ormai irrimediabilmente spostato, Candy gridò di orrore, sentendo il suo stesso corpo immerso negli istanti precedenti la morte di Anthony.
Il ragazzo biondo dallo sguardo gentile, che solo pochi secondi prima la guardava e le parlava con affetto, grida mentre si accascia di peso a terra, per poi rimanere immobile.
Per sempre.
Tirò indietro le braccia, sporgendo i gomiti nel disperato tentativo di girarsi o lenire il colpo, ma non fece in tempo.
Chissà se lui ha avuto paura, quando ha capito che stava per morire.
Poi ci furono l'impatto e il buio.
- § -
Albert pensò di vivere in un sogno orrendo.
Gli avevano raccontato più volte come fosse avvenuto l'incidente di Anthony e, mentre guardava cadere Candy da cavallo, fu come se la visione di quel terribile momento si presentasse sotto ai suoi stessi occhi.
La sua amata ragazza, quella che aveva creduto di aver perduto e poi ritrovato, quella a cui finalmente aveva aperto il suo cuore, fu disarcionata per poi cadere di schiena sul prato. Per una frazione di secondo vide il riflesso delle sue braccia, che doveva aver istintivamente piegato per proteggersi, ma l'impatto fu inevitabile.
"CANDY!", gridò con quanto fiato aveva in gola.
Non era molto lontano, ma mentre correva verso di lei gli parve che passassero ore preziose.
L'erba è alta, non ci sono rocce e poi si è protetta con i gomiti. Mi hanno già detto che era morta una volta e non era vero, non morirà ora.
Arrivò da lei con il fiato corto, pur avendo corso per pochi metri e la prima cosa che fece fu far scivolare una mano sul suo collo per sentire se c'era battito. Tremava violentemente, tanto che per un orribile istante non sentì nulla. Poi, misericordiosamente, avvertì la vena pulsare debolmente e gli occhi gli si riempirono di lacrime di gratitudine.
Sbatté le palpebre, scacciandole, concentrandosi su di lei e chiamandola: "Candy, mi senti tesoro? Svegliati, per favore! Candy". Le diede leggeri colpetti sul viso e allungò le braccia per sollevarla, quando una voce interruppe il suo gesto.
"Zio, penso che dovremmo chiedere aiuto a dei medici, non credo sia una buona idea spostarla". Sussultò: non sapeva che ci fosse Neal dietro di lui.
"Hai ragione", convenne. Alzò gli occhi su Eliza, che aveva le mani premute sulla bocca come se non credesse a ciò che vedeva, evidentemente sotto shock, e su Neal, che le lanciava occhiate piene di panico.
Avrebbe avuto modo di parlare con loro e gli avrebbe fatto sputare la verità, oh, sì, ma non ora. Ora la priorità era Candy.
"Neal, Eliza, andate a chiedere aiuto. Confido che torniate entro brevissimo tempo". Piantò su di loro uno sguardo gelido e fu certo che avrebbero eseguito alla lettera.
Albert ebbe la sensazione di attendere lì, chino su Candy priva di conoscenza, per un'eternità. Si concentrò sul suo respiro irregolare chiamandola di tanto intanto e pregando. Pregando Rosemary, pregando Anthony, pregando i suoi genitori e pregando Dio di salvarle la vita.
Finalmente, il medico di famiglia arrivò trafelato, accompagnato da due infermieri e caricarono Candy su una lettiga tenendole fermi il collo e la testa. Stava per seguirli quando si voltò verso il cavallo, sofferente e fermo con una zampa sollevata.
Si sentì diviso in due.
Candy era viva, ma lui doveva sapere. Quando si chinò sulla zampa e tentò di toccarla, Cleopatra emise un verso straziante che gli ferì il cuore: "Calmati, buona, mi occuperò io di te". Come era successo con il leone, anche il cavallo parve rilassarsi al suono della sua voce e lui poté finalmente capire cosa le facesse così male.
Cleopatra era stata ferrata male di proposito. Un grosso chiodo sporgeva dal centro dello zoccolo.
La rabbia e il dolore gli fecero venire voglia di urlare, ma tentò di contenere tutte quelle violente emozioni, trasformandosi di nuovo nel compito zio William. Ma di una cosa era certo: se davvero Neal ed Eliza avevano fatto una cosa tanto ignobile e pericolosa, avrebbero pagato a caro prezzo. E se fosse successo qualcosa di grave a Candy per quella bravata, non avrebbe più risposto delle sue azioni.
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Era andata meglio di quello che pensasse, allora perché era terrorizzata? Era quello che si provava ad essere andate così vicine dall'uccidere qualcuno?
Improvvisamente tutti le stavano lanciando sguardi taglienti come lame: lo zio William, suo fratello, George e persino la zia Elroy che stava chiedendo trafelata cosa fosse accaduto di grave, stavolta.
Qualcuno la prese per le spalle: "Cosa le hai fatto, dannata serpe, cosa hai fatto a Candy?!". Era Archie, che la stava scuotendo.
Odiò il suono stridulo della propria voce quando rispose: "Io non le ho fatto niente, è stato quello stupido cavallo!".
"Bugiarda!", gridò suo cugino prima di darle uno schiaffo così forte che si ritrovò a terra. Era esterrefatta, Archie l'aveva picchiata!
"Come ti permetti?", strillò portandosi una mano sulla guancia.
Incredibilmente fu Annie a redarguirlo, afferrandolo per un braccio: "Non serve a niente ora, andiamo a sentire come sta Candy!". Eppure, per un attimo, gli occhi della sorellastra di Candy incontrarono i suoi trasmettendole un brivido.
Erano due iceberg.
Sparirono al piano superiore, mentre lei rimaneva a terra nell'ingresso principale, troppo sconvolta anche per alzarsi.
"Insomma, zia Elroy, qualcuno! Aiutatemi, quel selvaggio mi ha picchiato!". Solo una cameriera si degnò di fare capolino e di aiutarla ed Eliza si rese conto che forse, in quel momento, la odiavano tutti.
"Venga, signorina, l'accompagno in camera sua", propose la donna sostenendola per un braccio.
Lei la scacciò malamente: "Non sono stata io, mi avete sentito? È lei che non è in grado di andare a cavallo!", gridò alle scale deserte.
Cercò di calmarsi, mentre la cameriera si ritirava discretamente dicendo qualcosa che non udì. Non sapeva più se sperare che Candy si salvasse o che perisse. Non sapeva più se essere accusata di aver fatto qualcosa di grave le piacesse o meno. E, soprattutto, non capiva come mai persino suo fratello e sua zia si preoccupassero tanto per quella maledetta, dannata, odiosa Candy.
Chi ne sarebbe uscita vittoriosa, se tutti si stavano schierando dalla sua parte?
Non era così che doveva andare: lei era Eliza Lagan, una signora ricca e rispettabile e tutti dovevano amarla e preoccuparsi per lei!
Marciò nella sua stanza con lacrime di rabbia che le pungevano gli occhi, ripetendosi che tutto quello si sarebbe rivelato a suo favore, qualunque fosse l'epilogo. Ma la furia cieca che s'impossessò di lei era incontrollabile e, una volta chiusa la porta, con un gesto del braccio spazzò via tutto quello che aveva sul comodino.
Guardò la propria immagine riflessa nella specchiera, la guancia gonfia e le lacrime che avevano sciolto il trucco e, in un ultimo impeto d'ira, vi lanciò contro la spazzola, incrinando il vetro e mandando in pezzi anche la sua figura.
Fine seconda parte
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Come già accennato, la storia si divide in più parti, quindi non è affatto terminata: lo è solo questa seconda tranche.
E ora eccoci all'angolo dei commenti:
Edith Andrade CE: Eliza non cambierebbe nemmeno se rimanesse in Florida o in Australia per tutta la vita... purtroppo, a causa delle sue minacce, Candy è stata costretta ad accettare la sua richiesta. Il suo intento è quello di proteggere la sua relazione appena nata con Albert, dimostrandole che non può certo metterla in difficoltà con una cavalcata!
Guest 1: Ho voluto affiancare volutamente a Terry una donna forte, tentando anche di non farlo sembrare troppo vulnerabile. Purtroppo si trova in un momento difficile, non c'è niente da fare. E chissà se Cupido scoccherà la sua freccia o tutto si esaurirà così...
Candy ha dovuto cedere a Eliza per difendere il suo amore con Albert e Neil sembra aver assecondato i piani della perfida sorella. Annie si è risvegliata come da un sogno e ora deve fare i conti con la realtà. Grazie per le tue parole, lieta di ritrovarti ogni venerdì!
Guest 2: Ecco a te il capitolo successivo... beh, la situazione di Annie è decisamente passata in secondo piano, il disastro era nell'aria, purtroppo.
Guest 3: Non mette il casco per sfida e per timore che la trappola sia anche lì... ahimè, decisione infelice.
Elizabeth: Si dice che la lontananza da una persona aiuti a capire quanto questa sia importante. Sarà così anche per Archie, ora che Annie lo ha lasciato? Candy sta difendendo la sua neonata relazione con Albert, ma a quanto pare ne sta anche pagando il prezzo per colpa di Eliza. Neal, alla fine, non ha avuto sufficiente valore da allertare la zia...
Sandra Castro: In effetti è proprio come dici tu: Candy è stata costretta dalle insinuazioni velenose di Eliza a cedere al suo ricatto, non ha avuto altra scelta. Archie e Annie, arrivati al punto di rottura sono messi ora a nudo davanti ai rispettivi sentimenti e lo stesso sta accadendo a Terry, che cerca di venire a patti con la realtà grazie all'aiuto di Karen.
Any: Purtroppo Candy ha dovuto assecondare Eliza per non compromettere la sua relazione con Albert e il risultato non è stato a suo favore, a quanto sembra...
Guest 4: Candy è una combattente, non si lascia intimidire da Eliza ed è disposta a tutto per difendere il suo amore. Annie, di contro, matura per diventare finalmente la donna indipendente e sicura che non è mai stata.
P.S. A tutti i Guest: siete adorabili, mi piacerebbe chiamarvi per nome invece che Guest 1, 2, 3... Provate a registrarvi o magari lasciatemi una firma, così posso ringraziarvi meglio!
