Bésame, bésame mucho
Como si fuera esta noche la última vez
Bésame, bésame mucho
Que tengo miedo a perderte, perderte después

(...)

Quiero tenerte muy cerca
Mirarme en tus ojos, verte junto a mí
Piensa que tal vez mañana
Yo ya estaré lejos, muy lejos de ti

(Baciami, baciami tanto
Perché ho paura di perderti
Di perderti, poi

(...)

Voglio sentirti molto vicino
Guardarti negli occhi
Vederti accanto a me
Pensa che forse domani sarò lontano
Molto lontano da te)

(Bésame mucho - Consuelo Velázquez)

L'aurora dipinge il sole
Il mondo coperto dal blu
Mi sveglio è un nuovo mattino
E il primo pensiero sei tu

(...)

É un nuovo mattino che nasce
Io nasco di nuovo con te
Sei anche tu come un mattino
Dipingi il sole negli occhi miei
Dove non sei e solo notte
Dove tu sei nasce l'amor

(Mattino - Leoncavallo-Pallavicini-Albano)


Un nuovo mattino

Candy si svegliò con i raggi del sole che le baciavano il viso. Quando aprì gli occhi e vide Albert addormentato accanto a lei, il cuore si gonfiò a tal punto d'amore che avrebbe voluto toccarlo, sfiorarlo con le labbra, perdersi fra le sue braccia... ma rimase immobile a guardarlo, desiderosa di imprimersi la sua immagine nell'anima.

I capelli dorati spettinati, gli occhi chiusi sotto le sopracciglia ben delineate, il naso dritto che scendeva su labbra carnose per un uomo, ma a loro modo estremamente virili. Amava tutto di lui, ogni singolo lineamento, persino quella piccola fossetta che gli increspò il mento quando fece una smorfia nel sonno.

Avevano parlato fino a notte inoltrata e lei aveva appreso, tra le lacrime, tutte le macchinazioni di Eliza e Neal che avevano causato l'arresto suo e di Archie. Ma, soprattutto, aveva scoperto quanto era stata davvero vicina a perderlo, senza essersene resa conto, a causa di quell'agguato in carcere di cui lei non si era preoccupata più di tanto, da smemorata.

Le ci erano voluti lunghi minuti per smettere di singhiozzare e aveva invocato il suo diploma da infermiera per convincerlo a fargli vedere la cicatrice. Albert si era rifiutato, era arrossito come un ragazzino, ma alla fine si era abbassato i pantaloni quel tanto che bastava per mostrarle la ferita.

Aveva allungato una mano per toccarla, concentrandosi sul lato medico della cosa, ma lo aveva sentito tendersi. Si vergognava un po' di essersi praticamente offerta a lui su quel prato, il pomeriggio precedente, e continuava a pensare a cosa sarebbe davvero accaduto se lei non avesse perso i sensi proprio in quel preciso istante.

In realtà, temeva di aver dato ad Albert l'impressione sbagliata e si era messa in discussione, ma lui aveva persino ribattuto che la colpa era sua, che avrebbe dovuto mantenere il controllo. Lo scambio era finito in parità, senza imbarazzo, ma con la consapevolezza di un desiderio che avrebbero espresso a pieno quando fossero stati sposati.

Ora, guardandolo così abbandonato al sonno, così simile a un ragazzino, così vulnerabile, Candy si sentì struggere: ripensò alla sua sofferenza, alle sue lacrime, a quella fragilità che non sospettava minimamente in lui e che, se possibile, glielo rendeva ancora più caro.

La loro conversazione era continuata fino a ridursi a un bisbiglio e, dalla cucina dove avevano mangiato insieme ridendo e scherzando, si erano spostati in camera da letto. L'idea era che lei dovesse riposare e lui stendersi sul divano o persino su un tappeto nell'altra stanza, ma alla fine si erano ritrovati tutti e due su quel letto con una spontaneità che non aveva bisogno di spiegazioni.

Le emozioni, i dolori, gli eventi fino ad allora nascosti erano emersi a poco a poco e si erano raccontati come se stessero parlando di due persone diverse che si erano conosciute in un passato lontano. Poco alla volta, avevano ripercorso le tappe di quei mesi, condividendo quello che non avevano potuto condividere e scoprendo tutto ciò che mancava per ricomporre le parti mancanti delle rispettive esperienze.

Man mano che le stelle si accendevano nel cielo dietro la finestra e che la luna saliva a illuminarli un po' di più, le parole diventavano stanche, le palpebre sbattevano e, stringendosi le mani e sorridendosi, si erano addormentati senza nemmeno accorgersene.

La prima notte serena dopo tanto dolore.

Emozionata, turbata e immersa nel profumo dolcemente muschiato di Albert, Candy si avvicinò a lui e gli sfiorò le labbra con gentilezza, schioccandovi sopra silenziosi baci, minuscoli e pieni di tenerezza. Mentre lo faceva, rimase folgorata dal cielo terso nei suoi occhi, ora aperti.

Le mani di lui le salirono al viso, sfiorandolo come fosse una porcellana preziosa, e imitò il suo gesto, soffiandole l'alito caldo sul viso e spostando i baci sulle guance, sul naso, sulla fronte.

In un gesto repentino, mentre lei si muoveva per ricambiarlo con un abbraccio, lui l'anticipò e la strinse forte come il giorno prima, immergendo il volto tra il collo e la spalla.

"Ho sognato che era un sogno...", disse con voce rotta.

"No!", esclamò con veemenza, intrecciandogli le mani dietro la nuca. "Sono qui e ti amo. Sono qui... e sono tua".

"Sei mia? Sei mia, Candy?", chiese lui col respiro affannato di chi si sia svegliato da un incubo. "Sei qui, fra le mie braccia...".

Il suo tono era lo stesso di qualcuno che voglia accertarsi di una realtà in cui non crede. Lo rassicurò, gli ripeté che lo amava e si scostò per baciarlo davvero.

Certo, si ricordava della loro decisione. Sapeva benissimo che l'impulso di un momento avrebbe potuto vanificare la promessa reciproca che si erano fatti di attendere il loro matrimonio. Ma come rifiutare il suo tocco così dolcemente audace che scendeva lungo il fianco?

Come resistere all'impulso di toccargli il torace, passando le dita su ogni singolo muscolo, fosse anche solo per accertarsi che avesse rimesso su un po' di carne sulle costole? E come impedirsi di incollare i loro corpi in una sorta di danza esotica mentre gli ansiti diventavano gemiti?

E come non arrendersi alla sensazione così squisitamente ardita di scoprire, nel suo abbraccio, che le sembrava di bruciare di desiderio?

"Candy... vuoi diventare mia moglie adesso?", le soffiò nell'orecchio in un sospiro.

La consapevolezza la avvolse e lei capì che c'erano confini ancora sconosciuti che andavano oltre il suo controllo. E molto oltre quello di Albert.

"Mi spiace... è così bello baciarti che...", sussurrò staccandosi un poco.

"Se ci hai ripensato non mi oppongo", aggiunse in tono seducente.

Candy sospirò: "Ti confesso che ieri mi sono lasciata trasportare dal momento... in realtà un po' di paura ce l'ho, ma non di te... e non è la stessa paura di quando non mi ricordavo nulla. Il fatto è che... insomma...".

Lui la trasse d'impaccio con una carezza tra i capelli. Giocherellò con i suoi riccioli, stendendoli e rilasciandoli: non le dispiaceva averli accorciati, ma doveva confessare che forse così era persino troppo. "Penso sia normale, per una donna. Nulla di strano. Se però vogliamo arrivare fino in fondo alla promessa di aspettare, da oggi vige una nuova regola: evitiamo di dormire nello stesso letto".

Lei fece un piccolo verso di disappunto e lui proseguì, sorridendo ma in tono serio: "Ti ho aspettata per tanto tempo, Candy, ho desiderato così a lungo che ricambiassi il mio amore che non concepisco più il fatto di doverti stare lontano per metà. Ti voglio, anima e corpo, più di quanto abbia mai voluto o desiderato qualcosa in vita mia. Ma ti amo e ti rispetto, quindi aiutami a non sbagliare. Il mio cuore è tuo e sono fatto di carne e ossa".

Commossa dalle sue parole, Candy gli sfiorò il naso con il proprio, si concesse un ultimo, minuscolo bacio e si alzò: "Preparo io la colazione", propose.

"Candy?", Albert sembrava allarmato.

"Che c'è, hai paura che dia fuoco alla cucina?", chiese un po' imbronciata.

Lui sedette sul letto e si mise a cercare le pantofole con i piedi, un gesto così quotidiano e intimo che si sentì come se fossero già sposati.

"Non è questo, è che qui sono rimaste ben poche provviste. Nella villa, invece, avremo più cose da mangiare. Inoltre dimentichiamo una cosa fondamentale", disse alzandosi in piedi.

"Che altro ho dimenticato?", domandò sbattendo le palpebre, confusa.

Lui sorrise: "Lo abbiamo dimenticato entrambi, credo volutamente. Ti sei resa conto che ci sono persone che non sanno affatto che tu hai recuperato la memoria?".

Annie, Archie... la zia Elroy! Candy spalancò la bocca e Albert, indovinando i suoi pensieri, l'abbracciò ponendole un bacio sul capo: "Tranquilla, nessuno ci impedirà mai di stare insieme. E se la prozia avrà da ridire ti porterò con me in Africa e vivremo lì".

"Spero non ci sia bisogno di allontanarti dalla tua famiglia", protestò lei stringendosi al suo petto.

"Sei tu la mia famiglia. Mancano solo dei pezzi di carta da firmare e la benedizione di Dio", concluse avvolgendola con le sue braccia, mentre si dirigevano fuori, verso il sole.

- § -

Archie lanciò un'esclamazione di gioia e si mise a saltellare per strada, attirandosi gli sguardi perplessi dei passanti.

Albert aveva fatto bene a inviargli il telegramma direttamente agli uffici della banca, dove passava la maggior parte delle ore del giorno a occuparsi degli affari di famiglia: il risultato, però, era stato una sua fuga davanti agli investitori e la manifestazione di felicità con cui stava dando spettacolo.

Ma non gli importava nulla.

Candy aveva recuperato la memoria e lui la sua più cara amica, solo questo contava. Rilesse più e più volte quelle righe per essere sicuro di non essere caduto in errore, ma Albert era stato molto chiaro.

Candy ha recuperato la memoria. Stop. È con me a Lakewood. Stop. A breve altre notizie. Stop.

Doveva andare da Annie, doveva farglielo sapere subito! Ma non poteva lasciare la riunione... che dilemma! La macchina scura che accostò fu provvidenziale.

Archie si precipitò alla portiera, dalla quale stava uscendo un impeccabile George nel suo abito nero completo di cappello.

"Signorino Cornwell, non dovrebbe essere...?", cominciò, ma lui lo interruppe.

"Guarda! Albert mi ha scritto! Candy si ricorda di noi, devo andare a dirlo ad Annie! Oh, ti prego, potresti continuare tu, per oggi? Eravamo a buon punto ma da quando ho letto questo...". Riversò frasi sconclusionate sul poveretto che prima lo guardò perplesso, quindi sorrise.

"Ho già avuto il piacere di scoprire questa lieta notizia. Vada pure a informare la signorina Brighton, del resto mi occupo io", ribatté composto, con l'accenno di un sorriso. Gli occhi luminosi, però, lasciavano intravedere la gioia immensa anche in quell'uomo solitamente così imperturbabile.

"Grazie... grazie!", disse abbracciandolo di slancio, non rendendosi conto di quello che stava facendo finché non si ritrovò avvinghiato a lui.

Il poveretto gli batté una mano sulla schiena con titubanza: doveva averlo messo in imbarazzo.

"Scusa... scusa e grazie!", quasi gridò allontanandosi e salutandolo con il braccio proteso in alto. "A dopo!".

Archie corse. Corse fino a casa di Annie, con il fiato corto e le lacrime agli occhi, senza avvertire la stanchezza o preoccuparsi di cercare una carrozza. Aveva tante energie che avrebbe continuato a correre fino a Lakewood.

Quando la cameriera di casa Brighton gli aprì, per poco non abbracciò anche lei: "La prego, chiami Annie, è una questione di estrema urgenza!".

La donna parve spaventata e fece un passo indietro, la mano sul petto e gli occhi sgranati: "La signorina sta prendendo lezioni di piano, non posso disturbarla...".

Ignorando la seconda parte della frase, Archie urlò un 'grazie' concitato e si precipitò sulle scale, facendo finta di non sentire i richiami alle sue spalle. Fece i gradini due a due, cercando di ricordarsi dove diavolo fosse la stanza del pianoforte, ma fu guidato dalle note forti di Mozart. Cos'era, il Concerto in Do maggiore? Non aveva importanza, perché stava già bussando alla porta e chiamando la fidanzata a gran voce.

La musica cessò e lui si ritrovò davanti un'Annie sconvolta mentre già la stava aprendo e lei stava facendo lo stesso dall'altro lato.

"Candy ha recuperato la memoria! È tutto finito!", gridò.

Annie si portò le mani alla bocca soffocando un urlo e gli occhi le si riempirono di lacrime. Archie non attese oltre e la sollevò in aria, baciandola e facendola volteggiare, ridendo con lei mentre ancora le scendevano le lacrime sulle guance.

"Cos'è tutto questo baccano?!", intervenne una voce femminile che riconobbe subito come la madre di lei.

Archie mise subito giù la ragazza e incontrò il suo sguardo severo. Dalla stanza aperta dove c'era il pianoforte, un'occhiata simile lo stava folgorando da dietro un paio di occhiali dalla montatura sottile: se la signora Brighton e l'insegnate di musica di Annie avessero avuto armi da fuoco al posto degli occhi, lui sarebbe già stato cadavere.

Ma non gli importava nulla.

"Mamma, è arrivata una bellissima notizia! Candy ha recuperato la memoria, Archie è venuto a dirmelo e...".

"Ne sono molto lieta, ma non è questo il modo di presentarsi", fu la gelida risposta della donna. "Archibald Cornwell, avresti potuto attendere al piano di sotto che la lezione di Annie finisse. Inoltre non tollero queste urla da mercato nella mia casa!".

Archie strinse i pugni, incapace di replicare a quella ramanzina stile zia Elroy e guardò il volto costernato di Annie, che ora si stava scusando con la testa china. "Vi chiedo perdono", intervenne. "Sono spiacente, la colpa è tutta mia. Ero così felice che ho dimenticato le buone maniere. Vogliate scusarmi", concluse facendo un leggero inchino alle due donne.

La madre di Annie s'impettì: "Bene. Annie, tesoro, ti prego di terminare la tua lezione. Archibald, tu invece seguimi, per cortesia, desidero parlarti".

Imprecando internamente, immerso in quel silenzio composto e surreale dopo la gioia di poco prima, Archie cominciò a comprendere cosa Candy e suo zio intendessero quando parlavano di voler fuggire dalle regole.

Seguì la signora Brighton in un piccolo studio nello stesso corridoio e lei lo fece accomodare su una poltrona in stile Luigi XIV finemente decorata. Ebbe l'impulso di alzarsi quando la vide rimanere in piedi e porgergli il fianco, mettendosi davanti alla finestra.

Il fatto che volesse restare in quella posizione e che non lo guardasse negli occhi gli evocò una sensazione molto spiacevole. E, infatti, non aveva torto.

"Archibald, so benissimo che tu e mia figlia vi state di nuovo frequentando". Archie s'irrigidì e, d'istinto, raddrizzò la schiena e affondò le dita nei braccioli.

"Signora Brighton...", tentò col suo tono più controllato.

"Lasciami finire, per favore", lo interruppe. "Annie e io viviamo spesso da sole perché mio marito è di frequente in viaggio d'affari. Allevare una figlia che ho adottato non è stato facile, ma ho sempre cercato di fare tutto ciò che è in mio potere per farla felice. E anche suo padre, quando è presente. L'amiamo come fosse davvero nostra e vogliamo solo il meglio per lei".

Certo, come quando le avete impedito di abbracciare la sua sorellina acquisita che ha avuto la sfortuna di fare la serva in casa Lagan. E tutto solo per fare bella figura.

"Tuttavia, alle volte occorre prendere decisioni dolorose per il bene di chi amiamo. E lo scandalo che dareste nel riproporre un fidanzamento dopo aver rotto il precedente sarebbe troppo grave e danneggerebbe sia la nostra famiglia che la tua". La donna aveva un'espressione severa, che colse nel suo profilo.

"La mia famiglia adora Annie. E non vogliamo pagare per un errore...".

"Questo errore vi è costato caro!", sbottò voltandosi verso di lui, rivolgendogli finalmente lo sguardo. "Su questo sono d'accordo con la signora Elroy. Il vostro matrimonio è saltato e... ci sono stati avvenimenti che non possiamo ignorare".

La zia Elroy... avvenimenti...

La mente di Archie lavorava a pieno regime, cercando di mettere ordine in quelle parole e la consapevolezza lo illuminò come un fulmine.

"Sta parlando... del periodo che io e Albert abbiamo passato in prigione?", chiese alzando il tono.

Lei non rispose, ma si limitò a fissarlo con occhi di ghiaccio.

"Non posso crederci!", esclamò alzandosi in piedi, stufo di rimanere su quella specie di patibolo elegante. "Signora Brighton, la legge ha fatto il suo corso e c'è stato un processo. L'annuncio ufficiale ha ripristinato il prestigio degli Ardlay e quello dei Cornwell, mentre per quanto concerne la zia Elroy...".

"Ci sono macchie che non possono essere cancellate e la gente continuerà a fare ogni sorta di congetture!".

"...odia Candy da quando è venuta a vivere a Lakewood perché era solo un'orfana! E purtroppo, anche l'adozione da parte di una famiglia prestigiosa per lei non cancella quella macchia, se mi passa il suo paragone! Ai suoi occhi, sia lei che Annie vengono dalla Casa di Pony, è per questo che sta facendo di tutto per approfittare di questo errore e che inizialmente si era opposta persino al matrimonio!".

"Non voglio più ascoltarti!".

Archie non credeva che avrebbe mai litigato con una donna dell'alta società, men che meno con la madre di Annie. Ma non poteva più sopportare di essere interrotto e offeso senza dire la verità.

"Bene", concluse in tono più pacato. "In tal caso mi ritiro e mi scuso di nuovo se ho alzato la voce. Ma mi creda, signora Brighton: io e Annie ci amiamo e lotteremo per questo sentimento che abbiamo riscoperto".

La vide accigliarsi e contrarre le labbra in una smorfia di rabbia, ma non le diede modo di replicare, congedandosi. Mentre camminava a grandi passi, furioso tanto quanto era stato felice poco prima, udì il suono del pianoforte che Annie stava suonando e le fece una tacita promessa.

Qualunque cosa accada, Annie, non rinuncerò a te. Mai.

Con quella consapevolezza, uscì di casa Brighton animato da un turbine di emozioni diverse.

- § -

Elroy Ardlay gettò il telegramma sulla scrivania con un gesto di stizza.

Meraviglioso! E lei, povera illusa, che pensava che le cose sarebbero finalmente andate al loro posto!

Stava già organizzando un grande evento per il mese successivo per presentare a William le migliori donne dell'alta società, certa che per quella data Candice sarebbe stata ben lontana da tutti loro. Invece ora veniva fuori che aveva recuperato la memoria e che sarebbe tornata con lui a Chicago entro pochi giorni!

Questo significava due cose: quello scellerato di suo nipote era a Lakewood completamente solo con lei, fatto gravissimo ai limiti della decenza, e a breve avrebbe avuto di nuovo quell'orfana tra i piedi!

No, stavolta non gliel'avrebbe fatta passare liscia: era guarita, era maggiorenne e non aveva più alcun motivo per avere a che fare con gli Ardlay!

Camminando nervosamente per la stanza, la matriarca rifletté che era appena riuscita a stringere una sorta di alleanza con la signora Brighton per tenere lontana almeno Annie, con la scusa che era sconveniente riproporre un fidanzamento rotto, che si presentava l'ennesimo problema.

Certo, in quel caso aveva dovuto anche fare leva sul buon nome delle famiglie, argomento per il quale entrambe avevano un debole.

"Mettiamola così, signora Brighton: a lei non va a genio che sua figlia sposi un uomo che, seppur innocente, ha dovuto passare delle settimane nel penitenziario di Stato; a me non va a genio che un membro del clan Ardlay sposi una donna di origini sconosciute", le aveva detto un pomeriggio, raccogliendo tutto il suo coraggio per rivangare eventi così spiacevoli.

Le era bruciato dover usare l'incarcerazione di suo nipote come motivazione, specie perché il loro buon nome era stato ampiamente reintegrato, ma non aveva avuto altra scelta.

Sapeva che, una volta tornato, William avrebbe fatto i capricci e puntato i piedi, ma poteva sempre fare appello alla sua salute cagionevole e all'età avanzata per provocare in lui la giusta dose di pena e convincerlo a fare un matrimonio alla sua altezza.

Crollando a sedere sulla sua poltrona preferita, però, Elroy si disse che non poteva fare finta di non conoscere bene suo nipote: quando si metteva in testa una cosa... o una persona, in quel caso, era difficile convincerlo del contrario. Anzi, impossibile.

Il tempo le era contro e il fato di nuovo avverso.

Aveva già perso malamente i Lagan, non avrebbe permesso che accadesse lo stesso con il patriarca della famiglia.

Certo, non aveva la sicurezza matematica che si fosse invaghito di lei, anche se il sospetto era forte e rasentava la certezza. Ma doveva sperare che il baratro che si era aperto fra loro nel periodo in cui lei era senza memoria fosse stato sufficiente a smorzare qualsiasi velleità nei confronti di quella ragazzina.

Ma ora erano soli nella villa di Lakewood, senza nemmeno la servitù. E aveva detto che sarebbe tornato con lei.

Elroy si ritrovò a pregare tutti i suoi antenati che la sostenessero in quella prova difficile che era prossima a dover affrontare.

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Angolo dei commenti:

500 volte grazie! Con questo capitolo sono arrivata a 500 commenti a questa fanfiction, siete tutti meravigliosi!

Charlotte: Che sospiro di sollievo, vero? Finalmente Candy e Albert si sono riuniti e per poco non fanno i birichini iihihihhi! Ma è solo la gioia del momento, ogni cosa a suo tempo... Sono felice che ti siano piaciuti sia il capitolo che le canzoni, grazie!

: Grazie per avermi lasciato il tuo pensiero, sono lieta che tu abbia apprezzato la loro riunione! Albert ha sofferto abbastanza, lo pensi anche tu, vero?

Cla1969: Le musiche di Candy le ho riscoperte proprio mentre scrivevo e mi sono resa pienamente conto di quanto fossero belle e struggenti, per questo le ho messe in sottofondo mentre scrivevo e ve le ho suggerite caldamente. La storia non è finita e qualche sorpresa ci sarà ancora, ma intanto Albert e Candy si sono riuniti e lei ha recuperato la memoria...

Ericka Larios: Sono contenta di averti suscitato tante emozioni! (mi spiace un po' per la tua colazione eheheeh). Il loro incontro doveva essere così, spontaneo, appassionato, pieno di lacrime senza vergogna anche da parte di Albert e persino con l'intenzione di qualcosa di più ardito: la ragione è tornata a fare capolino e i due hanno deciso di aspettare per il grande passo. La zia Elroy non sarà felice, ma loro lo sono così tanto che sono pronti a lottare. Grazie di cuore, un abbraccio!

Elizabeth: Finita una lotta ne comincia un'altra contro la società, ma più felici e più forti!

Dany Cronwell: E finalmente lacrime di gioia! A litri, ma di gioia XD Albert ha ben compreso che le tante emozioni e la stanchezza hanno avuto un impatto fondamentale su Candy, quindi per fortuna non si preoccupa moltissimo. Felice di essere riuscita ad allietarti un poco la giornata, alla prossima!