"Chi non è geloso non ama."

Sant'Agostino


Gelosie

Archie arrivò alla Collina di Pony e si mise ad ammirare il panorama: era davvero bellissimo. Valutò se provare ad arrampicarsi sul grande albero ma rinunciò. Non era allenato a quel tipo di evoluzioni e voleva evitare incidenti, specie in un momento così delicato della sua vita.

L'aria tiepida della sera estiva gli scompigliò i capelli e gli diede un senso di beatitudine profonda. Appoggiò la schiena al tronco, sedendosi sull'erba, e chiuse gli occhi. Quando sentì dei passi, la chiamò per nome.

"Mi spiace, sono io... se vuoi vado a chiamarla", disse la voce di Candy.

Alzò lo sguardo e le sorrise: "No, non importa. Mi sono accorto degli sguardi di Miss Pony e Suor Lane quando si rendono conto che siamo stati da soli da qualche parte. Capisco che non approvino la bravata che abbiamo fatto e non mi scuserò mai abbastanza con loro".

Lei gli sedette accanto, guardandolo negli occhi: "Non preoccuparti, Archie, sono certa che nonostante tutto capiscano quanto sia forte l'amore che vi lega, altrimenti non vi avrebbero concesso un altro giorno. A proposito! Ho telefonato ad Albert, questa mattina, e mi ha promesso che avrebbe parlato con la zia Elroy per cercare di sistemare le cose".

"Sì, lo sapevo, me l'ha detto Annie oggi pomeriggio. Quella che mi preoccupa è sua madre, ma con lei devo parlare io. Dobbiamo ricominciare tutto da capo, Candy, e poi io dovrò stare via almeno un anno per andare all'università. Mi sembra un tempo infinito", concluse con tristezza.

Candy sospirò, si abbracciò le ginocchia e guardò verso la luna che splendeva davanti a loro: "Non sai quanto ti capisco. Io e Albert siamo stati praticamente divisi per tanti mesi e lui non voleva neanche che io venissi qui. Il problema è che anche a me manca e domani ho intenzione di partire con voi per raggiungerlo: mi daresti un passaggio?".

Archie annuì: "Certo, nessun problema. Annie invece tornerà con sua madre e l'autista... potrei parlarle domani stesso!", s'illuminò.

Candy fece un gran sorriso: "Questa sì che è un'ottima idea! Potreste annunciare il vostro nuovo fidanzamento non appena tornate a Chicago, così partirai per il Massachussets più a cuor leggero!".

"Sì! E la prima cosa che farò al mio ritorno sarà annunciare il nostro matrimonio!". Archie si sentì di nuovo infervorato e fece un sospiro che doveva essere di sollievo. In realtà quel periodo di attesa gli sembrava ancora senza fine, proprio come la volta piena di stelle sopra di loro.

Voleva guardare quel cielo con Annie ed era certo che anche Candy avesse in mente di volerlo fare con Albert.

"Archie?", lo chiamò quasi timidamente. "Ora è... tutto a posto? Voglio dire, tra voi si è sistemato tutto e mi chiedevo... sì, insomma, poco prima del mio incidente Annie mi ha parlato di voi...". Nonostante la scarsa luce lunare, la vide arrossire un poco ed evitare il suo sguardo.

Le mise una mano sulla spalla, sorridendo: "Cara Candy, mi dispiace molto di averti coinvolta in quell'equivoco. Ma sarò sincero: a quel tempo era davvero convinto di essere ancora innamorato di te".

Mettere a nudo i suoi sentimenti lo imbarazzò molto, ma doveva a Candy la piena sincerità. Si era voltata di scatto, spalancando gli occhi: "Archie, ma...!".

Lui scosse la testa, interrompendola: "Ora so che mi sbagliavo, che forse si trattava del sentimento immaturo di un ragazzo che non aveva compreso appieno i suoi reali sentimenti. Quando mi dicesti che Annie teneva a me, alla Saint Paul School, ti ricordi?". Lei annuì. "Allora ero deciso a scoprire se potevo darmi la possibilità di amarla. Il mio errore fu paragonarla sempre a te".

Il cipiglio di Candy trasudava rimprovero e lui incassò la testa nelle spalle: "Sì, lo so, è stato idiota da parte mia. Il problema è che mi sono accorto di quanto il mio cuore avesse fatto passi da gigante solo dopo che lei ha avuto il fegato di lasciarmi", confessò.

"Allora è vero quello che dicono sulla lontananza delle persone che si amano", ribatté lei tornando a guardare il cielo.

"Già. A svegliarmi è stato proprio quel suo atto di ribellione, che mi ha mostrato una Annie matura, consapevole. Ma, nello stesso tempo, ho riscoperto la sua sensibilità, la sua eleganza, la sua finezza e quel lato così deliziosamente infantile che...".

Candy ridacchiò e lui s'interruppe, certo di essere diventato più rosso del sole del tramonto di un paio di ore prima, tanto si sentiva avvampare: "Direi che non ci sono più dubbi". Puntò su di lui il dito indice e proclamò con voce tonante: "Archibald Cornwell, sei ufficialmente cotto e stracotto, innamorato perso della mia sorellina!".

Lui scoppiò a ridere, grato e felice per quell'uscita così da Candy. Realizzò solo in quel momento quanto gli fosse mancata e quanto la considerasse davvero come una sorella anche lui.

Per un po' rimasero in silenzio, mentre le risate si spegnevano, poi Archie riprese: "E per quanto riguarda voi? Vi siete innamorati mentre eravate in quell'appartamento, non è vero? Scusami, non voglio essere indiscreto, ma già all'epoca sembravate così... una coppia!". Non lo aveva mai detto ad alta voce, ma era certo che tutti lo avessero pensato. Si ricordava bene la preoccupazione negli occhi di Albert quando Candy era tornata, disperata e febbricitante da New York, dopo aver lasciato Terence.

E si ricordava dell'armonia in quel piccolo appartamento, del pic-nic quando ancora Stair era vivo...

"Sì, oggi posso dire che è così", interruppe lei i suoi ricordi. "E forse, se non avessi mai incontrato Terry, sarebbe accaduto prima. Quando eravamo a Londra scappavo da scuola solo per andare allo zoo a incontrare Albert ed era il periodo in cui i miei sentimenti per Terry stavano cambiando...". Candy parlava come se stesse comprendendo ciò che provava allora in quel preciso istante e lui tacque, non volendola interrompere. "Ma io ero solo una ragazzina e lui mi sembrava già adulto... e lo spirito ribelle di Terence...".

"Candy...?", la chiamò guardandola, mentre lei perdeva il proprio sguardo nell'orizzonte e si portava le mani intrecciate alla bocca.

"Sì, ora lo so. Ho amato Terence ma, come ho avuto modo di dire anche ad Albert, era un fuoco che prima o poi ci avrebbe bruciati. È sempre stato lui, è sempre stato Albert il mio destino... il mio principe...". S'interruppe di botto, come se si fosse resa conto che stava parlando troppo. "S... scusami, Archie, non so cosa mi sia preso. Dev'essere il ritorno della memoria che mi ha resa così... così...".

"Così assolutamente te stessa?", le domandò lui protendendosi per asciugarle una lacrima, e poi un'altra, quindi passandole il fazzoletto che aveva in tasca. "Perché sei venuta qui se ti manca tanto?".

"Perché era quello che voleva fare la vecchia Candy. Ma ora mi rendo conto che ce n'è una nuova di zecca che sta prendendo il sopravvento", disse asciugandosi gli occhi. "Sono stata per tanto tempo separata da lui, ma non avevo mai provato una nostalgia così struggente. È come se non avessi aria da respirare", spiegò tirando su col naso.

Archie restrinse le palpebre: "Esattamente", confermò annuendo piano. "Credo si chiami... com'è che lo hai definito? Essere innamorati cotti".

Lei rise tra le lacrime, riprendendo il controllo: "Piuttosto direi che è l'amore maturo, quello che ti farà battere il cuore per tutta la vita. L'altro ti completa a tal punto che non puoi più farne a meno".

E allora Archie capì. Capì che era persino folle pensare che sarebbe potuto rimanere più di un anno lontano da lei. Che non solo l'indomani avrebbe parlato con la signora Brighton, ma che sarebbe stato anche disposto a sposare subito Annie e a portarla con sé.

Era assurdo, era da pazzi: uno studente universitario con una moglie? Senza una posizione precisa, anche se faceva parte di uno dei clan più potenti degli Stati Uniti? Non era stato lui a dirsi convinto che voleva offrirle il meglio? Ma il meglio non sarebbe stato una laurea. Dannazione.

"Tutto bene?", chiese Candy agitandogli una mano davanti agli occhi.

Archie l'afferrò, quasi selvaggiamente e le chiese con fervore: "Ti prego, Candy, augurami buona fortuna! Ho appena deciso che domattina chiederò la mano di Annie a sua madre!".

Lei emise un gridolino di gioia, poi disse: "Ma Annie lo sa?".

"No, come non sa che voglio sposarla prima di partire per il Massachussets".

"Che COSA?!".

"L'ho deciso adesso! Oh, Candy, parlare con te mi ha aperto gli occhi!", confessò, esaltato come non mai.

"E allora fallo, ma trova cinque minuti per dirlo prima alla diretta interessata o potrebbe svenire per l'emozione!", rise lei, finalmente serena.

"Oh, ma certo che lo farò, sicuro che lo farò!", esclamò abbracciandola con fervore.

In quel momento, un gridolino soffocato gli giunse alle orecchie. Perplesso, si staccò da quell'abbraccio fraterno, guardando Candy che aveva la medesima espressione in viso e poi voltandosi per incontrare gli occhi spalancati di Annie e la mano premuta sulla bocca.

- § -

Albert si svegliò con un verso gutturale che gli risaliva in gola e capì subito che stava cadendo.

Dal letto, per la precisione, sbattendo lo zigomo e la fronte sul comodino lì a fianco.

"Dannazione!", imprecò, chiedendosi quanti risvegli del genere dovesse ancora sopportare.

Il maledetto incubo lo aveva fatto disperare e non era il primo. Mentre si rialzava strofinandosi con una mano la parte lesa, comprese che non sarebbe stato neanche l'ultimo. Albert aveva letto, su alcuni libri di psicologia, di sindromi post-traumatiche molto forti nei reduci di guerra che potevano portare anche ad avere degli incubi.

Ovviamente la sua situazione era ben diversa, e non si sarebbe mai sognato di paragonare la partecipazione a un conflitto con quello che gli era capitato. Ma era pur vero che, dopo che gli avevano comunicato la falsa morte di Candy, lei aveva avuto l'incidente ed era stata senza memoria e lui si era persino ritrovato sbattuto in galera, beh... qualunque essere umano, anche il più equilibrato, avrebbe accusato i colpi.

Se aveva recuperato appieno per quanto riguardava l'alimentazione, tornando quasi al suo peso forma, l'insonnia e gli incubi continuavano a perseguitarlo quasi ogni notte. Persino dormirle accanto non aveva impedito che accadesse.

Andò in bagno per sciacquarsi il viso sudato con acqua fresca e gli venne in mente che aveva avvisato tutti tranne Adrian Carter. Se non fosse stata notte, lo avrebbe chiamato subito. Forse era persino il caso che facesse un'ultima chiacchierata con Candy, anche se la sapeva accanto al pur competente dottor Martin.

Tornando in camera, Albert seppe perfettamente cosa doveva fare: ora che aveva la benedizione della zia Elroy doveva parlare anche con Miss Pony e Suor Lane. Avrebbe fatto un'improvvisata alla Casa di Pony, cercando di trattenere l'impulso irrefrenabile di sposarla nella cappella attigua l'indomani stesso.

Il tempo di annunciare il fidanzamento, vedere Carter e attendere l'arrivo di Patty dalla Florida e il matrimonio sarebbe avvenuto. Magari non sarebbero terminati gli incubi, ma di certo il futuro da sogno era a portata di mano.

- § -

Annie pensava che si trattasse di un incubo, invece era reale.

Archie e Candy erano seduti sull'erba, vicini, lui le aveva afferrato le mani, guardata con intensità e abbracciata. Non aveva la più pallida idea di cosa si stessero dicendo, ma aveva colto da lontano i toni vibranti.

Bugie... solo bugie... e lei non è innamorata di Albert?

"Annie!", la chiamò correndole incontro, il panico disegnato in volto.

"Non ti avvicinare", rispose tremando e non per il freddo, nonostante fosse uscita a piedi nudi e in camicia da notte proprio nella speranza d'incontrarlo e parlargli da sola prima della partenza della mattina dopo.

Cosa aveva pensato? Cosa si era messa in testa di proporgli, lei che era una donna? Ma, soprattutto, come aveva potuto credergli?

Era sincero. Non ho mai visto tanta passione nei suoi occhi.

E allora? Possibile che il ritorno alla normalità di Candy avesse, ancora una volta, cambiato i suoi sentimenti?

"Annie, per l'amor di Dio...!", supplicò lui, facendo un passo avanti. Lei ne fece uno indietro.

"Non nominare invano Nostro Signore!", strillò isterica, non sapendo cos'altro dire.

"Annie, hai frainteso tutto!", la voce di Candy la raggiunse e lei, accecata com'era dalla rabbia, la guardò con furore.

"Vi stavate abbracciando! Volete forse negarlo?", esclamò girando il capo da uno all'altra. Non sapeva se fosse gelosia irrazionale, non sapeva se avesse davvero frainteso. Sapeva solo che i vecchi sentimenti le erano esplosi nel petto trasformandola di nuovo nella Annie insicura di una volta.

"Era un abbraccio fraterno, Annie, stavamo parlando di te! E di Albert", concluse voltandosi verso Candy, che annuì con vigore.

Lei continuò a fissare Archie e Candy, ansimando e sentendo le lacrime riempirle gli occhi: "Ho visto come vi guardavate, come le hai preso le mani, come l'hai stretta a te! Non sembrava affatto un... un...". Scossa dai singhiozzi, Annie si coprì il viso con le mani, incapace di continuare.

Si sentiva il cuore spezzato, si sentiva presa in giro e, nonostante tutto, in lei ardeva il desiderio di essere davvero caduta in errore.

Pianse finché non sentì le mani, calde e ferme di lui ai lati delle braccia. Pronunciò il suo nome con un dolore tale che le ferì l'anima: "Non mi toccare!", strepitò divincolandosi, ma lui la prese con forza, scuotendola. I suoi occhi sembravamo mandare lampi fiammeggianti.

"Ora basta, Annie! Possibile che dopo tutto quello che ci siamo detti tu ancora non ti fidi di me?! E di tua sorella? Come puoi dubitare di quello che provo, come puoi ancora avere dei moti di gelosia simili? Non ci eravamo forse chiariti?!". A ogni frase la scuoteva un po' più forte e lei sentì i denti sbattere tra loro, mentre si accorgeva che gli occhi di Archie stavano diventando lucidi.

"Ma, io... io...". Sconfitta e tremante, desiderosa di credergli, perse momentaneamente l'uso della parola.

"Annie, Archie mi ha abbracciata perché ha preso una decisione molto importante che ha voluto condividere con me. Eravamo così felici che...", Candy si stava avvicinando a loro e Annie riuscì finalmente a esprimersi.

"Quale? Che decisione?! Di cosa eravate felici?". Le sue domande sembravano quasi minacciose e Archie s'irrigidì.

"Vuoi proprio saperlo, Annie?", le chiese in tono vibrante.

"Sì, voglio saperlo", confermò cercando di rimanere calma, stringendo i pugni.

Come in un sogno al rallentatore, Archie s'inginocchiò di fronte a lei, le prese una mano e piantò gli occhi nei suoi. Dietro di lui, con la coda dell'occhio, poté scorgere Candy portarsi le mani alla bocca con un'espressione di sincera emozione.

Ma prestò ad Archie tutta la sua attenzione quando le disse: "Annie Brighton, vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie?".

Annie emise un urlo strozzato e la mano le salì alle labbra. Lacrime bollenti ripresero a scenderle sulle guance e non riuscì a fare altro che piangere. E piangere. Singhiozzò a lungo, avvertendo vagamente le braccia di Archie circondarla e i richiami allarmati di Candy.

Il buio l'avvolse e anestetizzò i suoi sensi. Quando si risvegliò era mattina, si trovava nel suo letto e splendeva il sole.

- § -

"Karen! Karen!", chiamò Terence sventolando il telegramma ed entrando nel suo camerino come una furia.

"Terry!", strillò lei coprendosi come poteva. Era mezza nuda e non poté fare altro che rimettersi il vestito di scena appoggiato sopra al corsetto, ancora mezzo sbottonato.

Lui la fissò, incredulo: "Che razza di problemi ti fai? Eri nuda nel mio letto fino a poche ore fa!".

"Chiudi quella dannata porta e tappati la bocca!", gli intimò con i denti stretti, lasciando andare l'abito e prendendo i suoi vestiti. Gli diede le spalle e gli chiese di aiutarla con i lacci.

Terence posò il telegramma sulla toeletta e si apprestò a fare quanto richiesto: "Sei sicura che non vuoi che faccia l'esatto contrario?", le soffiò in un orecchio, avvertendo subito la sua pelle d'oca sulle labbra lì, all'altezza del collo.

Lei sospirò: "Siamo nel camerino del teatro, Terence!", sibilò, ma sentiva il corpo vibrare del suo stesso desiderio.

Ancora non si capacitava come potesse essersi così perdutamente innamorato dopo Candy. Già, Candy! In un gesto repentino, riprese il telegramma.

"Guarda qua", disse inducendola a voltarsi e a leggere, "Albert mi ha scritto che Candy ha recuperato la memoria, non è meraviglioso?".

Karen lo fissò con gli occhi spalancati, come se fosse incerta e Terence capì che stavano riemergendo in lei dubbi spiacevoli. "Oh, ne sono felice, Terry", disse infatti, senza grande entusiasmo, con un sorriso che era appena un accenno.

Si stava già voltando ma lui la trattenne per il mento: "Ehi, guardami negli occhi, Karen", le disse in tono fermo. "Cosa c'è?".

"Niente, vorrei vestirmi. Ho freddo", disse divincolandosi dalla sua presa e iniziando a infilarsi la camicetta.

Terence sbuffò. Possibile che le donne fossero così gelose? Non che lui avesse una grande esperienza in merito, ma gli sembrava di essere stato abbastanza chiaro con Karen. E non solo fisicamente.

"Albert ha detto di tenerci pronti, perché a breve ci sarà una festa di fidanzamento", tentò, sperando che almeno quel particolare fugasse ogni dubbio.

"Bene, è una bella notizia. Mi hai detto che si conoscono da un mucchio di tempo quei due, vero?", disse lei col tono atono di poco prima, tirandosi su la gonna con un fruscio, trasmettendogli di nuovo l'impulso di strappargliela via senza tanti complimenti.

"Sì, Candy lo conosce da molto più tempo di me...". Nella sua mente era abbastanza chiaro cosa questo significasse. Candy apparteneva a un altro uomo, né lui aveva voglia di rivendicarla come sua. Perché non era lei che amava, non più. E da parecchio.

"Ok, bene... dov'è la mia borsa?", fece Karen smarrita, guardandosi intorno. Il suo viso, di solito allegro, sembrava contratto nello sforzo di trattenere le lacrime.

Terence capì che aveva fallito nel momento in cui lei, avendo infine trovato la borsa, tirò su col naso così rumorosamente che sembrava aver preso un raffreddore estivo. Gli dava le spalle e lui guardò il soffitto e allargò le braccia.

Dannazione, avrebbe voluto dirglielo quella sera, portandola nel loro ristorante preferito, non in quel camerino! Ma non aveva scelta.

"Karen, volevo chiederti di uscire, stasera, ma temo che dovrò cambiare piani", iniziò cominciando a frugarsi nelle tasche. Per un attimo temette sul serio di averlo perso. Lo aveva comprato d'impulso dopo aver letto il telegramma, trascinato dalle emozioni che trasudava quel semplice pezzo di carta: "Candy ha recuperato la memoria. Stop. Siamo felici. Stop. A breve fidanzamento. Stop".

Non che non ci avesse già pensato, ma la mera realtà era che non aveva trovato il tempo: voleva che fosse speciale e, soprattutto, voleva farlo di nascosto da lei. Ma, ora che vivevano praticamente insieme e lavoravano fianco a fianco ogni giorno, gli era stato impossibile.

"Certo, capisco benissimo. Non fa niente, Terence, sarà per un'altra volta. Magari per il fine settimana vado a trovare mia madre...". In due passi l'aveva raggiunta, presa per le spalle e voltata, solo per incontrare quegli occhi scuri brillanti di lacrime non versate.

"Dove pensi di andare, sciocchina?", le disse mentre lo guardava perplessa. Le prese una mano e ci mise sopra la scatolina nera. "Oh, già!".

Karen guardò la scatola e poi lui che si abbassava per stare su un ginocchio. Si schiarì la gola e disse con voce teatrale, aprendola dalla sua mano per rivelare l'anello di brillanti: "Ti chiedo di trascorrere la vita al mio fianco, di essere il mio secondo io e la mia migliore compagna sulla Terra".

Lei boccheggiò per qualche istante e Terence divenne nervoso. Possibile che lei non fosse pronta? Che avesse accelerato troppo i tempi? Poi, guardando l'anello sorrise, abbassò gli occhi ancora lucidi su di lui e fece una breve risata, ma non capì se di gioia o di scherno. Terence avrebbe voluto sprofondare. Invece, fu con voce vibrante di emozione che rispose: "Hai letto i libri di Charlotte Bronte?", riferendosi alla sua proposta.

"Beh, sì, che c'è di male?", ribatté accigliandosi.

Karen scosse la testa: "Certo che lo voglio, ma... sei sicuro?", domandò sconvolgendolo. Non era così che aveva immaginato quel momento, ma forse parte della colpa era sua.

Terence si alzò, prese l'anello dalla scatola e, mentre glielo metteva al dito cercò delle parole sue per spiegarsi: "Non sono mai stato tanto sicuro di qualcosa, Karen. O forse sei tu che hai dubbi?", le domandò carezzandole il viso, scostandole i capelli.

"Avevo paura che tu... il telegramma... sembravi così felice", spiegò lei guardandosi il dito con un'espressione d'intensa meraviglia.

"Sono felice perché i miei due migliori amici possono finalmente godersi il loro futuro. E perché presto lo faremo anche noi. Anzi, che ne dici di batterli sul tempo?", propose.

"Ma Candy...", insisté lei e la zittì con un bacio.

"Quello è il mio passato. L'ho lasciata andare mesi fa. Sei tu l'unica donna che voglio. E ora ripetimelo", le chiese con urgenza.

Lei sorrise, infine rilassata, una lacrima si staccò dai suoi occhi: "Sì, Terry, lo voglio. Lo voglio più di ogni altra cosa al mondo!", gridò gettandogli le braccia dietro la nuca.

Terence tirò un sospiro di sollievo, stringendola a sé, mormorandole ancora quanto l'amasse e posandole baci leggeri sul collo.

"Chiudi la porta a chiave", gli disse con la voce colma di passione. I suoi sensi s'incendiarono all'istante, complici la gioia e l'aspettativa di averle appena chiesto la mano.

"Agli ordini, mia signora", rispose eseguendo il compito e apprestandosi di nuovo a spogliarla.

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"Lo avevo spiegato ad Archie che se non l'avesse detto prima a te saresti svenuta", disse Candy mentre Annie si pettinava con gesti nervosi davanti allo specchio.

Le era stata accanto per tutta la notte, dormendo vicino a lei e vegliandone il sonno agitato dopo lo svenimento sulla collina. Quando si era svegliata, le si era praticamente gettata fra le braccia, scusandosi con tanto accoramento che Candy temette che avrebbe perso i sensi di nuovo.

Avevano parlato a lungo, strette come quando erano bambine e Annie le aveva confessato, non senza vergogna, della gelosia che l'aveva attanagliata persino quando era in ospedale. Lei aveva asciugato le sue lacrime con un sorriso comprensivo: "Annie, sarei stata gelosa anche io se, a un passo dal matrimonio, il mio fidanzato mi avesse detto che amava un'altra donna. Stai tranquilla, ora, e preparati, che fra poco arriva tua madre".

L'angoscia dell'abbaglio della sera precedente, però, non sembrava averla abbandonata, tanto più che con Archie non si era ancora chiarita. Avevano sperato entrambe che i due avessero il tempo di parlarsi da soli, ma il rombo del motore mise fine anche a quell'ultimo barlume di luce.

Annie si alzò di scatto e impallidì: "E adesso?", disse stringendo la spazzola fra le mani come se volesse spezzarla.

Candy la raggiunse: "Che vuol dire 'e adesso'? Ora esci di qui e, insieme ad Archie, parli con tua madre", le rispose. La vecchia Annie aveva decisamente ripreso il sopravvento.

"Ma lui... mi vorrà ancora dopo quello che ho fatto?", domandò infatti, con una vocina spaurita. No, quella non era neanche la vecchia Annie: era la Annie di cinque anni che aveva paura persino della pioggia.

Candy sospirò e le mise le mani sulle spalle: "Annie, abbi fiducia in Archie e in tua madre, ma soprattutto in te stessa. Vuoi che venga anche io?", le chiese inclinando la testa e sistemandole una ciocca ribelle, elettrizzata dai tanti colpi di spazzola dati con gesti veloci.

Lei parve rifletterci seriamente, poi scosse la testa: "No, devo cavarmela da sola. Ti ringrazio, Candy". Detto questo, l'abbracciò con trasporto e lei ricambiò con fervore.

"No, sono io che ringrazio te per aver avuto tanta pazienza con me mentre ero senza memoria. Ti ho fatto penare, vero?", chiese staccandosi da lei per guardarla.

Annie ridacchiò, asciugandosi due lacrime traditrici con il dorso della mano: "Non quanto io ho fatto penare te in tutta la mia vita".

Risero, complici e quasi serene come un tempo, con le fronti una contro l'altra, sentendosi ancora più sorelle che in passato.

"Ora vai, e in bocca al lupo!", le disse Candy inducendola a uscire.

Annie si voltò a guardarla con le dita incrociate e gli occhi brillanti, quindi lasciò la stanza a testa alta.

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Angolo dei commenti:

Cla1969: Grazie a te per seguirmi sempre!

Ericka Larios: Grazie mille per le tue parole! La zia si è arresa e non solo perché Albert è il patriarca ed è talmente innamorato di Candy che non gliel'avrebbe mai data vinta: ha cominciato a comprendere, seppure lontanamente, i sentimenti che lo muovono! E Candy è di nuovo sbadatella come nell'anime, pensando al suo bel fidanzato XD

Mia8111: Grazie!

Elizabeth: Albert 1, zia Elroy 0! XDDD Ormai le cose sembrano proprio andare per il verso giusto...

Charlotte: La zia che cerca conforto nel whisky era troppo divertente per non scriverlo LOL! D'altronde è stata una decisione sofferta, ma finalmente l'ha presa! Candy ormai è andata... nel senso che è talmente presa dal pensiero di Albert che galleggia sulle nuvole! Non può lavorare in queste condizioni, e come la capiamo bene! XD

Sandra Castro: Divertente la zia Elroy un po' ubriaca per farsi coraggio, vero? XD Ho pensato a lungo alla scena del confronto e mi è balenato in mente che la zia doveva essere davvero, ma DAVVERO sconvolta! Ora mancano solo Archie e Annie... come andrà a finire tra loro? Intanto Albert, come dici tu, fa valere i suoi diritti e Candy pensa tanto a lui che combina guai come al solito! XD Il dottor Martin le vuole bene, ma preferisce che sia efficiente! Grazie, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo, a presto!