Proposta

Albert guidava e cantava per le vie di campagna come se stesse facendo una gita particolarmente divertente. In realtà, quello era il viaggio della sua vita.

Breve, ma intenso.

Avrebbe chiesto a Candy di sposarlo sulla Collina di Pony, anche se senza kilt, e poi sarebbero andati da Miss Pony e Suor Lane a chiedere ufficialmente la sua mano. Nella sua mente, i tempi erano chiari: fidanzamento immediato e matrimonio prima che finisse l'estate, proprio sulla loro collina, se lei avesse voluto.

Era uscito di casa con un sorriso così largo che pensava gli avrebbe diviso la faccia in due, e George e la zia Elroy l'avevano guardato rispettivamente con aria divertita e con il contegno di chi stia fissando un idiota.

Non gli importava nulla, ora quel sorriso si era trasformato in un canto e la sua voce baritonale gli sembrava anche ben impostata.

Aveva parlato con Adrian al telefono, prima di partire, e avevano avuto una lunga conversazione nella quale gli aveva domandato se il fatto di passare dalla disperazione più cupa alla gioia più sublime potesse essere sintomo di schizofrenia: lui era scoppiato a ridere, confermando che era solo l'amore a compiere tali miracoli, non certo la malattia mentale.

Mentre parlava, però, il suo orecchio allenato aveva colto quasi una nota malinconica e si era domandato se, per caso, non fosse coinvolto in prima persona in una storia d'amore tormentata.

Ora, però, si trovava nella sua piena fase egoistica ed era certo di meritarsela. Prima di partire era andato nell'ala della casa dove si conservavano i cimeli di famiglia e aveva prelevato quanto gli serviva: non era stata una scelta facile, ma alla fine era stato guidato dal proprio cuore.

D'altronde, si trattava di un mero simbolo e non era il suo valore economico la cosa fondamentale, ma quello affettivo.

Albert si immise nello stesso tratto sterrato dove aveva lasciato la macchina solo qualche giorno prima, in preda al folle desiderio di riavere la sua Candy contro ogni logica. Ora vi tornava sapendo che quella logica non serviva, perché si era compiuto un miracolo.

Quando infine parcheggiò davanti alla Casa di Pony, il cuore gli batteva così forte nel petto che temette sarebbe scoppiato. Prese un respiro profondo e accolse a braccia aperte i bambini che ormai lo conoscevano e gli andavano incontro per salutarlo.

Il sorriso si spense quando incontrò gli sguardi delle due madri putative di Candy, perplessi e allarmati.

Oh, no, che diavolo è successo, adesso?

"Dov'è Candy?", disse con aria tesa. Era sicuro che il sangue gli fosse defluito dal volto, rendendolo pallido.

Fu un bambino, che se non ricordava male si chiamava James, con un dito dentro la bocca e i grandi occhi scuri sgranati su di lui che gli rispose: "Candy è andata via poco fa".

Albert spalancò i suoi, di occhi, e per poco non cadde in ginocchio per la frustrazione.

- § -

Archie non parlò per buona parte del viaggio. Sentiva la presenza di Candy accanto a sé ma era invaso da emozioni troppo intense e violente e non si fidava della propria voce: voleva solo gridare, piangere e accelerare fino a sentire il vento sferzargli il viso. Stordirsi, dimenticare quanto era stato stupido qualche mese prima.

Se non ci fosse stata Candy con lui su quella macchina, forse avrebbe commesso qualche sciocchezza.

La sua passeggera, d'altronde, dovette capire molto bene quei sentimenti, perché non lo forzò a parlare e, forse, anche lei stava ripercorrendo gli ultimi eventi della mattinata appena trascorsa.

"Non vi comporterete come bambini capricciosi!", tuonò la signora Brighton rivolta a entrambi. "Il fatto che siate maggiorenni non vi da il diritto di giocare così con il buon senso!".

"Ma, mamma, la colpa è stata mia!", cominciò Annie, e Archie si sovrappose.

"No, la colpa è stata mia, però voglio rimediare! La prego, mi lasci sposare Annie prima di partire!".

"Non darò mai il consenso a qualcosa di così folle! Quale vergogna sarebbe sciogliere un fidanzamento per poi annunciare un matrimonio poco dopo? E mentre si dovrebbe pensare a studiare per ottenere una laurea e una posizione!". La donna strinse con tale veemenza l'ombrellino da sole chiuso che Archie fu sicuro che lo avrebbe rotto.

"È certa che si tratti solo di questo? La notizia della rottura del nostro fidanzamento sui giornali non doveva neanche uscire, come quella dell'incarcerazione. Non è, forse, a causa di quest'ultima che lei oggi ha così tante remore?", le domandò socchiudendo le palpebre.

Vide la verità nello sguardo fermo della donna, nel leggero fremito delle labbra e in quel lieve sbattere di palpebre che accompagnò quei segnali, seppur minimi.

"Non voglio più parlarne. Le cose potrebbero cambiare quando avrai preso la tua laurea, non prima. Andiamo, Annie", ordinò incamminandosi verso la macchina, mentre l'autista si affrettava ad aprirle la portiera.

"Io non vengo". La voce ferma di Annie li fece trasalire entrambi. Era lì, in piedi, ferma, con i pugni chiusi e la testa china. Archie poté vedere lo sguardo colmo di rabbia che le rivolse e ne rimase sconvolto. Era davvero la sua Annie, quella?

"Che cosa hai detto?!". La donna fece un passo verso di lei, con la bocca spalancata.

"Mi hai sentita. Io resto qui e sposerò Archie, che tu lo voglia o no!", dichiarò fronteggiandola.

La signora Brighton alzò una mano e, con un gesto fluido e persino elegante, la schiaffeggiò. Annie emise un verso strozzato e Archie la imitò. Dietro di lui, poté sentire anche l'ansito di Candy, che doveva essere rimasta sulla soglia a guardarli.

La sua fidanzata non si scompose più di tanto e, con una mano sulla guancia, continuava a lanciare occhiate di fuoco alla madre adottiva.

"Ti ho cresciuta con tutto l'amore che una vera madre avrebbe potuto darti, ho cercato di inculcarti i valori importanti che sono indispensabili per una signorina dell'alta società e tu mi ripaghi con un gesto ribelle? Dov'è la Annie remissiva e dolce che conoscevo?". La voce della donna vibrava di rabbia ed emozione. "Me lo sarei aspettata da Candice, non da te". Quell'ulteriore puntualizzazione gli fece fare un involontario passo avanti, ma la mano di Candy lo bloccò per il polso. Stava scuotendo la testa.

"Non puoi impedirmi di essere felice! Io e Archie stavamo per sposarci e ci siamo lasciati per un malinteso che abbiamo risolto. Quello che è successo a lui e ad Albert è stato colpa dei Lagan e lo sai benissimo anche tu, visto che eri presente alla comunicazione ufficiale!", ribatté, infervorata.

"Questo non cambia il fatto che c'è un tempo per tutto! Ora verrai a casa con me e riprenderai le tue attività di volontariato, se vorrai, le lezioni di piano e tutto ciò che si conviene a una donna del tuo calibro".

"Non mi interessa essere parte della tua società, mamma! Voglio solo essere libera di...".

Archie le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla. Annie s'interruppe all'istante e lo fissò: "Basta, Annie. Ha ragione tua madre, devi andare con lei". Gli era costato molto, ma capì che era la cosa giusta da fare.

"Ma, Archie, noi...!". Gli occhi le si riempirono di lacrime e sentì pungere i propri. Cercò di essere forte per entrambi e le sorrise.

"Andrò nel Massachusset per laurearmi e ne riparleremo al mio ritorno. Così potrò chiedere la tua mano senza più ombre nella mia vita", disse lanciandole un'occhiata e leggendo un'approvazione parziale sul volto della donna. Capì che avrebbe comunque dovuto lottare, anche se avesse preso quella maledetta laurea. Ma non voleva che Annie rovinasse il suo rapporto con i genitori a causa del loro desiderio, seppur legittimo.

Annie abbassò la testa, lacrime amare le scorrevano sul viso. Voleva solo abbracciarla, baciare e asciugare quelle lacrime e portarla via con sé nell'angolo più remoto del mondo. Ma si limitò a inchinarsi e baciarle la mano: "Verrò a salutarti prima di partire".

"Archie...", singhiozzò lei rischiando di far crollare le ultime difese come un muro di cartone.

"Vai con tua madre, Annie", disse con voce soffocata, inghiottendo il grosso nodo che aveva in gola.

Si guardarono per lunghi istanti, durante i quali la signora Brighton non smise di fissarli, come una sentinella in solerte attesa. "Vai", insistette spingendola dolcemente per le spalle, sentendo il cuore strapparsi in mille pezzi.

Lei si allontanò da lui come al rallentatore, camminando all'indietro, singhiozzando senza dire nulla e il loro addio si concluse con la sua fuga precipitosa verso la vettura, come se anche lei temesse di non riuscire a resistere alla tentazione di gettarsi fra le sue braccia per sempre.

Si voltò verso di lui e continuò a guardarlo dal finestrino finché l'auto non fu troppo lontana perché potesse scorgerla, attraverso il sottile velo delle lacrime. Sentì di nuovo la mano di Candy sulla spalla mentre crollava a terra, senza più forze, udendola confusamente mentre gli chiedeva perché...

Ma entrambi sapevano che aveva solo fatto quanto necessario. Non c'erano alternative.

Archie frenò all'improvviso e Candy si voltò a guardarlo: "Tutto bene?", gli chiese.

Lui respirò pesantemente, poggiò la fronte sul volante e disse: "Mi lasceresti qualche minuto, per favore?".

"Ma certo", rispose lei con dolcezza. Quando sentì il rumore della portiera che si apriva la fermò.

"No, vado via io. Torno... torno presto". Non sapeva neanche lui perché non volesse semplicemente sfogarsi con la sua più cara amica. La verità era che voleva rimanere solo. Annegare nel dolore e poi riemergere, per quanto possibile, senza condividerlo con anima viva.

Si addentrò nel bosco e sedette contro il tronco di un albero, portandosi le mani al viso. Dietro le palpebre chiuse strettamente, rivide il volto di Annie e pianse lacrime amare su quell'immagine per qualche minuto prima di sentire un clacson e un forte stridio di freni.

Alzò il capo, si asciugò gli occhi e guardò verso la strada. Una seconda vettura aveva accostato dietro la sua e ne era sceso un uomo: sembrava così di corsa che pareva fosse inseguito da tutti i diavoli dell'Inferno.

- § -

Candy si stava arrovellando il cervello per trovare una soluzione che potesse far tornare insieme Annie e Archie senza scontentare la signora Brighton e già si vedeva nell'atto di andarle a parlare, magari assieme ad Albert e, perché no? Insieme alla zia Elroy, se alla fine avesse acconsentito finalmente alla loro unione.

D'altronde, se quello che Annie e Archie le avevano riferito era vero, era stata anche una sua responsabilità se ora la mamma di Annie era poco propensa al matrimonio.

Mentre rifletteva mordicchiandosi l'unghia del pollice, appoggiata alla portiera chiusa della macchina di Archie e si chiedeva se fosse il caso di lasciarlo solo o andarlo a consolare, udì il rombo di un motore lontano.

Si voltò appena in tempo per vedere la Ford nera di Albert arrivare a tutta velocità sulla stradina stretta e le lampeggiarono in mente solo due domande: che cosa ci facesse lì e perché diamine non rallentasse.

Vide la testa bionda alla guida e il cuore accelerò a sua volta, ma d'istinto Candy si allontanò dalla macchina, le mani premute sulla bocca mentre il suono del clacson si spandeva nell'aria.

La Ford inchiodò con un gran gemito delle gomme e slittò sullo sterrato nel momento in cui Albert sterzò bruscamente per evitare la vettura di Archie. Candy lanciò un gridolino coprendosi gli occhi con le mani, non prima di avere colto l'espressione di panico sul viso del fidanzato.

Sbirciò tra le dita e lo vide scendere correndole incontro: "Candy! Stai bene?".

Lei sbatté le palpebre. La terra sollevata dalle ruote della macchina di Albert si stava posando e si sentiva sconvolta: "Che razza di domanda è?! Da quando in qua guidi in questo modo? Mi hai fatto prendere un bello spavento, lo sai?!", gridò chiudendo la distanza e battendogli i pugni sul petto per rimproverarlo e scaricare la tensione.

Lui la guardava senza dire nulla, i capelli spettinati dalla recente performance e gli occhiali dalle lenti azzurre un po' storti: "Io... scusa, volevo raggiungerti alla Casa di Pony e farti una sorpresa, ma a quanto pare abbiamo avuto la stessa idea", disse contrito.

Candy sentì che stava per scoppiare a piangere per il sollievo e la gioia. Smise di prenderlo a pugni e alzò le mani tremanti per togliergli gli occhiali: "Stupido, non c'era bisogno di correre così. Non scappo mica, sai?", disse con voce colma di emozione.

Albert le fece un sorriso che sciolse ogni sua riserva e le carezzò la guancia col dorso della mano: "Mi dispiace, non vedevo l'ora di rivederti", mormorò.

Candy ricambiò il sorriso e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, si alzò in punta di piedi e premette le labbra sulle sue. Lo sentì irrigidirsi per la sorpresa, ma subito dopo stringerla in un abbraccio e ricambiarla con ardore.

Labbra aperte, lingue in esplorazione, mani che vagavano sulle schiene. Il tripudio di emozioni che accompagnava i loro baci era al completo e fu solo con uno sforzo di volontà che Candy si rese conto che non erano soli e che era il caso di separarsi.

Fu lei a prendere l'iniziativa, attirandosi un gemito di protesta da parte di Albert. Con le braccia ancora allacciate al suo collo gli soffiò nell'orecchio: "C'è Archie qui vicino".

"Oh, già!", saltò su lui staccandosi, riluttante, e guardandosi intorno. "A proposito, dov'è andato? Avete qualche problema alla macchina?".

Lei scosse la testa: "No, è solo che...".

"Ciao, zio William", li raggiunse la sua voce. Archie uscì da dietro un albero, con un sorrisetto disegnato sulle labbra.

"Ma bene", esordì Albert mettendosi le mani sui fianchi, "oltre a prendermi in giro ci spii anche?".

Archie ricambiò la sua ilarità ridacchiando brevemente mentre si avvicinava, ma a Candy fu subito evidente che aveva pianto: "Non era mia intenzione, ma quando sei arrivato a tutta velocità temevo che potessi travolgere la mia povera macchina con Candy ancora dentro".

Candy vide il volto di Albert diventare più serio: anche lui si era reso conto dell'estrema tristezza del nipote e, in poche battute, Archie riassunse quello che era accaduto.

Il suo fidanzato sospirò: "Mi dispiace molto, Archie, ma se può essere d'aiuto sappi che la zia Elroy si è convinta a darvi la sua benedizione".

Candy trattenne il respiro. Era felice per quello che aveva appena detto Albert, ma... e per quanto riguardava loro due? Stavano per tornare a Chicago in anticipo rispetto ai giorni stabiliti e lei non sapeva neanche come comportarsi con la zia!

"Questa è una notizia fantastica! Ma il problema ora è sua madre. Come ti ho spiegato non ha intenzione di darci il permesso prima che io mi sia laureato. E, per quanto la cosa ci faccia soffrire, non possiamo metterci contro di lei", concluse tristemente, abbassando gli occhi.

"Ma potremmo parlarle tutti insieme e coinvolgere anche la zia Elroy!", intervenne Candy fomentandosi.

Albert cominciò a scuotere la testa: "Il fatto che la zia abbia dato il consenso non significa che abbia voglia di esporsi fino a questo punto. Inoltre, se la signora Brighton ha già parlato con loro due non credo sia una buona idea intromettersi".

"Ma, Albert, non ti eri detto disposto a confrontarti con lei?", insistette Candy, guardandolo con le mani giunte quasi in preghiera.

Lui sorrise: "Certo, ma questo era prima che si vedessero. Visto che la loro conversazione non ha avuto effetto, non c'è altro che possa fare io".

"Oh, ma... sono maggiorenni ormai e...".

"Basta, Candy, va bene così. Ho accettato la decisione della signora Brighton, altrimenti non avrei mai mandato via Annie. Sono abbastanza uomo da sopportarlo, anche se non si direbbe in questo momento", si schernì con una risatina scomoda.

"Archie...". Non poteva accettare che due anime gemelle rimanessero divise così. Se fosse stata costretta lei a farlo con Albert, non l'avrebbe sopportato.

"Bene, direi che è ora che torniamo tutti a casa, no? Coraggio, Archie. So cosa significa, credimi. Forse sono l'ultima persona che può farti la morale, ma posso dirti che hai preso una decisione corretta. Quando tornerai potrai lottare per lei". Gli mise una mano sulla spalla e lui lo guardò, grato.

"Vi sono riconoscente per tutto quello che avete cercato di fare, davvero. E ora che ho avuto modo di vedervi insieme devo confessare che siete una splendida coppia. Mi avete mostrato uno scorcio di quello che sarà la mia vita con Annie, un giorno".

Si salutarono tra abbracci e promesse di rivedersi prima che lui partisse e, su quel punto, vide Albert fare una faccia strana, quasi maliziosa. Possibile che avesse in mente qualcosa, nonostante i buoni propositi?

Archie guidò davanti a loro ma Albert se la prese comoda e ammirarono per un po' la natura lì intorno, cosicché lui sparì presto dalla vista.

Nel silenzio complice che li avvolgeva, Candy aveva una domanda che le bruciava sulle labbra.

"Albert".

"Candy".

Risero: l'abitudine di parlare nello stesso momento, a quanto pareva, non l'avevano affatto perduta. Albert rallentò fino ad accostare vicino a una radura piena di margherite bianche, viola e rosa. Candy non aveva il coraggio di parlare e lo seguì quando lui le porse una mano per scendere.

Fecero qualche passo in quel prato variopinto, poi lui si fermò e la guardò con un'intensità tale che Candy sentì sciogliersi le viscere: "Prima di uscire di casa, questa mattina, ho preso qualcosa che avevo intenzione di darti già qualche mese fa, quando ti ho rivista tornare da me, sulla Collina di Pony", cominciò con voce carica di emozione. "Allora ero così sconvolto che non credevo di poterti davvero avere al mio fianco. Anche dopo che mi hai confessato di amarmi, nonostante ci comportassimo già come fidanzati, dentro di me qualcosa urlava a gran voce che era tutta un'illusione, che se non avessi seguito le tappe giuste ti avrei persa. Ora so che mi sbagliavo di grosso e che ti stavo per perdere proprio a causa di questa titubanza iniziale".

"Albert...", sussurrò guardandolo con dolcezza, rapita dal suo tono, dai suoi occhi e dalle sue mani che le carezzavano la schiena trasmettendole brividi su brividi.

"Stavolta non commetterò lo stesso errore ed è per questo che ciò che ci siamo detti quella mattina, quando per l'ennesima volta sei tornata nella mia vita, non rimarranno solo parole e promesse a lungo". Mise una mano in tasca, tirandone fuori una scatolina rossa e Candy tremò.

Albert prese un respiro profondo poi, come avrebbe fatto un vero principe per chiedere in sposa la sua principessa, si abbassò su un ginocchio e aprì la confezione, rivelando una pietra preziosa di un verde luminoso. Le lacrime le salirono agli occhi senza che lei potesse impedirlo.

"Candice White", disse lui con tono appena incrinato dall'emozione, "mi faresti l'onore di sposarmi prima che l'estate finisca?".

Candy voleva rispondergli, ma la gola era chiusa, l'emozione la stava sommergendo. Aveva detto la fine dell'estate? Doveva per forza essere un sogno! Erano veramente lì, in mezzo a quel tripudio di profumi e di colori a promettersi che sarebbero diventati marito e moglie di lì a neanche due mesi?

Sul volto teso di Albert cominciò a leggere l'allarme quando la vide piangere senza dire una parola, così si affrettò a gridare: "Sì! Sì! Certo che lo voglio!". La sua espressione si distese e con un sorriso luminoso si dispose a infilarle l'anello all'anulare che gli stava già porgendo.

Si rialzò per baciarla con la delicatezza di un fiore che si schiude, con una dolcezza che la fece struggere e rabbrividire ancora una volta, le mani foggiate a coppa sulle guance.

"Ti amo, Candy, grazie per avermi reso l'uomo più felice del mondo", soffiò con gli occhi semiaperti.

"E io amo te, mio bel principe. La mia vita ti appartiene".

Quelle parole suggellarono il patto d'amore di due anime che finalmente si ritrovino e il bacio prima delicato divenne esigente, appassionato, ardente, colmo di tutti quei sentimenti trattenuti e poi esplosi, del desiderio e dell'aspettativa. E, soprattutto, colmo di loro due.

Candy e Albert.

Interruppero il bacio poco a poco, ansimando leggermente, sorridendo come ragazzini. La risata di Albert divenne sempre più forte e con un gesto repentino la afferrò per i fianchi, strappandole un urletto sorpreso e la fece volteggiare a lungo.

Lei rise di rimando, poi rovesciò il capo indietro ed esclamò: "Albert, mi gira la testa!", ma non smise di ridere.

"Anche a me!".

Alla fine di quella specie di giostra improvvisata, quasi caddero a sedere, riprendendo fiato, poi lui indicò l'anello: "Ti piace?", le chiese.

Lei lo guardò: "È bellissimo, Albert, sembra attirare la luce dell'intero universo! Però sai che mi sarebbe bastato molto meno".

Lui le riavviò i capelli sulla fronte con due dita e Candy chiuse gli occhi godendosi quel tocco leggero: "Lo so, ma questo anello era di mia madre e volevo che lo avessi tu. È un diamante verde e si tratta di una pietra così rara che difficilmente si riesce a trovare su un anello in vendita. Mi è stato raccontato che mio padre amava tanto la mamma che lo cercò ovunque per regalarle un gioiello unico. Mi piace pensare che voglia simboleggiare un amore altrettanto raro e prezioso. Proprio come il nostro. Inoltre è del colore dei tuoi occhi".

"Oh, Albert, grazie, grazie amore mio. Tutto questo... mi sembra di sognare!", disse cercando di non ricominciare a piangere.

"Beh, allora siamo in due", scherzò lui poggiando la fronte sulla sua.

In quel momento, Candy si ricordò cosa voleva chiedergli: "A proposito! E la zia Elroy?".

Albert la fisso con un sorrisetto malizioso: "Secondo te?".

"Non dirmi che l'hai convinta!", esclamò con gli occhi spalancati per lo stupore.

"Tu sottovaluti le mie doti persuasive", scherzò impettendosi.

"Dai, dimmi come hai fatto", lo incalzò lei incrociando le gambe e disponendosi ad ascoltarlo.

Lui fece spallucce: "Le ho semplicemente dato due opzioni: o ti accettava o me ne sarei andato".

"Che cosa?!". Si protese come se non avesse sentito bene.

"Beh, cosa ti aspettavi? Era quello che ti avevo detto che avrei fatto. Inoltre le ho fatto capire che se per lei è importante che il nome degli Ardlay continui la sua linea, non è fondamentale il lignaggio della donna che sposerò, perché amerà comunque i suoi nipoti".

Il cuore prese a martellarle nel petto: dei figli, dei figli suoi e di Albert! Era qualcosa di così enorme, con implicazioni così variegate che pensò davvero di star per perdere i sensi.

Lui dovette accorgersene, perché le chiese se stava bene: "Sì, è tutto a posto. Solo che pensavo a quanto la mia vita sia cambiata radicalmente nel giro di pochi giorni. Sono passata dalla disperazione più cupa, dalla schiavitù della mia mente alla libertà di amarti senza riserve. È... è davvero meraviglioso", concluse portandosi le mani al cuore.

Albert le prese quelle mani e le strinse nelle sue, più grandi e calde: "Vale lo stesso per me. Pensavo di dover ricominciare tutto da capo, di essere finito e di dovermi ricostruire. Invece ora c'è tanta gioia dentro di me che potrei gridarla al mondo intero per condividerla con tutti!".

Risero insieme, i loro nasi si sfiorarono e ripresero a baciarsi prima che lui continuasse: "Ho parlato con Miss Pony e Suor Lane. Ero così desideroso di raggiungerti che la mia richiesta deve essere suonata come: mi concedete di sposare Candy entro poche settimane? Le poverette si sono guardate come se fossi impazzito. Ero con una mano sulla portiera, pronto a schizzare via, e una sul petto come se volessi trattenere il cuore dietro le costole. Hanno fatto appena in tempo a dirmi di sì, che ne erano felici, che sono corso via come un fulmine sorridendo a trentadue denti. Penso di essermi comportato da vero maleducato, non era così che volevo propormi a loro".

Candy era già scoppiata a ridere a metà racconto e si affrettò a tranquillizzarlo: "Stai tranquillo, hanno subìto follie ben peggiori da me: credo abbiano pensato che siamo molto simili".

"Ed è per questo che ci capiamo a meraviglia", rise lui avvicinandosi per baciarla di nuovo.

Non seppe come accadde, né perché. A un certo punto, Albert si staccò bruscamente da lei come se si fosse scottato. Erano caduti sull'erba, uno sull'altra, proprio come era successo giorni prima. Lei aveva accolto il suo peso su di sé per abbracciarlo meglio e perché lui potesse avvolgere le sue braccia intorno alla vita e farle viaggiare lungo i fianchi, anche se non aveva abbassato la mano fin sotto le sue gonne come aveva fatto la prima volta.

Seppe solo che i loro corpi erano incollati mentre si baciavano con ardore e che un secondo dopo lui si era alzato e le aveva dato le spalle: "Dovremmo tornare a casa, o rischiamo che faccia buio prima che arriviamo", le disse con una voce roca che non gli aveva mai sentito.

O forse sì: era successo il giorno in cui era tornata e quando si erano baciati sul letto la mattina dopo.

Senza chiedere o osare lamentarsi, Candy gli diede semplicemente la mano e lo seguì fino alla macchina.

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Angolo dei commenti:

Ericka Larios: La gelosia non è sempre giustificata, ma in questo caso ci sono due cuori innamorati che temono di perdere la persona amata... Ed ecco Albert che, in qualche modo, raggiunge Candy alla Casa di Pony, o lì vicino XD

Cla1969: Grazie mille!

Elizabeth: Ed ecco come è finito il confronto tra Archie e la signora Brighton... non proprio come avevamo sperato! Ed ecco anche i piccioncini di nuovo uniti XD

Dany Cornwell: Archie e Candy dovevano chiarirsi e per fortuna, nonostante la gelosia di Annie, alla fine ci sono riusciti. Piaciuto l'incontro tra Candy e Albert? XD Intanto lui le ha fatto la proposta...