Attenzione, questo capitolo contiene scene piuttosto esplicite.

"Perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi la passione."

APULEIO

"Per il mio cuore basta il tuo petto,
per la tua libertà bastano le mie ali.
Dalla mia bocca arriverà fino al cielo,
ciò ch'era addormentato sulla tua anima."

PABLO NERUDA


Luna di Magnolia

La Casa della Magnolia era esattamente come la ricordava: non un mobile era stato spostato, si rese conto mentre la esplorava stanza per stanza. Non il tavolo e le sedie della sala principale, né le tendine rosa alle finestre o la piccola libreria nell'angolo, e neanche i pensili della cucina.

"Albert, mi sembra di tornare indietro nel tempo!", disse battendo le mani, cominciando a volteggiare fino ad arrivare al piccolo bagno: persino quello non era cambiato, lo specchio era il medesimo.

"La differenza è che ho fatto pulire l'appartamento e che la dispensa è piena", disse lui facendole l'occhiolino e aprendo le ante di uno dei pensili.

L'orologio a muro le indicò che era già passata l'ora di cena e lei si propose di cucinare. Alla fine, la gita nella barca di Stair si era rivelata una specie di piccola macchina del tempo e la malinconia aveva avuto il sopravvento verso la fine della traversata. Quando erano giunti alla capanna, gli animali che vivevano lì intorno sembravano aver riconosciuto il loro odore e li avevano seguiti in casa finché, tra una battuta di spirito di Albert e un ricordo divertente da parte sua, non erano diventati ospiti e spettatori di troppo e loro si erano semplicemente chiusi nella piccola camera da letto, tralasciando il pur allettante spazio davanti al caminetto dove non c'era neanche un tappeto.

"Dovremmo comprarne uno", le aveva detto Albert arrotolando un dito su uno dei suoi riccioli, tenendola ancora stretta contro il suo corpo.

"Perché, quante volte hai intenzione di tornare qui?", gli aveva chiesto passandogli una mano sul torace.

"Tutte le volte che avrò voglia di scappare via con la mia bella mogliettina", era stata la sua risposta prima che il proprio stomaco brontolasse spezzando ignobilmente il momento romantico.

Avevano consumato il pranzo al sacco con la macchina già in moto, sui sedili e pronti a partire prima che facesse notte. Decisamente il cambio di programma aveva fatto perdere loro qualche ora.

"Se dobbiamo tornare al passato devo cucinare io", ribatté Albert trascinandola di nuovo nel presente.

"E io devo farmi attaccare dalle padelle?", rise lei. "Oh, no, ti prego, fatti almeno aiutare!".

Lui la guardò perplesso, mentre si lavava accuratamente le mani e le asciugava su uno degli asciugamani puliti messi apposta nel bagno.

Alla fine, non senza qualche punzecchiatura e battuta, avevano cucinato insieme e lei aveva adorato farlo sapendo che erano sposati. Era una continua prima volta.

La prima volta che si erano trovati a dormire insieme, dopo che l'aveva resa donna; la prima volta che si erano risvegliati; la prima volta che avevano programmato una giornata...

Non avere alcun servitore era così bello e rendeva le cose così intime e spontanee, come erano sempre state, che Candy si ritrovò a pensare che non si sarebbe più abituata a vivere circondata dai lussi e dalle comodità: in realtà, le bastava avere Albert vicino e il suo lavoro per essere felice. Null'altro.

Espresse il pensiero ad alta voce, mentre Albert girava una frittata nella padella con un gesto fluido del polso che non le sarebbe riuscito neanche di lì a dieci anni: poteva fare un'iniezione con mano ferma, effettuare una fasciatura, ma non girare una frittata.

Perlomeno il pane in forno sembrava crescere bene...

"Potremmo comprare una casa a Chicago o persino a metà strada con La Clinica Felice, così entrambi avremo la possibilità di andare al lavoro con gli autisti senza allontanarci troppo", propose aprendo il frigo per cercare qualcosa.

"Sarebbe davvero un sogno, ma temo che la zia Elroy non sarà affatto d'accordo. La faremo infuriare", sospirò richiudendo il forno.

Albert richiuse invece il piccolo frigo, così raro in case piccole e popolari come quella, eppure aggiunta gradita in quell'estate così calda. In mano aveva una bottiglia di quello che sembrava champagne.

"Tesoro, sai che lei non ha mai deciso della mia vita, per quanto la rispetti. Inoltre ricordati una cosa: la matriarca ora sei tu e come mia moglie hai più potere decisionale di lei. Non ti nascondo che l'opinione pubblica potrebbe quantomeno additare come bizzarra una scelta simile, ma francamente non me ne importa nulla. Viviamo come desideriamo e infischiamocene delle regole", dichiarò cominciando ad aprire la bottiglia con gesti decisi.

Candy sbatté le palpebre, sconvolta. Era la prima volta da quando si erano sposati che si soffermavano sulla sua posizione rispetto alla società: lei più importante della zia Elroy? Non riusciva proprio a capacitarsene! "Ma... non abbiamo un'immagine da preservare? Insomma, sei... siamo Ardlay", disse cercando di entrare davvero nell'idea.

Lui lasciò la bottiglia su un piano di lavoro e le si avvicinò: "Amore mio, non mi fraintendere: siamo due ribelli, ma so di avere delle responsabilità e proprio per il bene di tutti non intendo sottrarmi, pur se mi accontenterei di un lavoro... normale. Tuttavia tu continuerai a prestare servizio alla Clinica Felice come volontaria e io sono comunque quello che ha vagato per il mondo fino ai suoi trent'anni o giù di lì, quindi chi c'impedisce di concederci qualche capriccio stravagante?", le fece l'occhiolino cercando due bicchieri nelle mensole. "Toh, guarda che ho trovato!".

Si avvicinò: erano le loro tazze e lei le prese saltellando di gioia, come fossero una reliquia: "Oh, che bello, le useremo domattina e le metteremo in valigia! Voglio portarle ovunque!", disse eccitata.

Albert rise di cuore: "Preferisci berlo qui lo champagne?", propose divertito.

"Oh, meglio di no! Sai bene che non reggo molto bene le bollicine e qui dentro ne entrerebbero fin troppe!". Per Candy, quello fu l'ultimo pensiero coerente. Dopo, fino alla mattina successiva, tutto rimase avvolto nella nebbia più fitta per parecchie ore...

- § -

Albert non si era reso conto che avevano svuotato la bottiglia fino a quando, verso la fine della cena, non si era ritrovato a girarla in verticale per far uscire le ultime gocce nel bicchiere di Candy.

Certo, avendo fatto un pranzo molto leggero avevano lo stomaco abbastanza pieno dall'abbondante cena da assorbire bene uno o due bicchieri in più, ma quello valeva per lui, che si sentiva appena un po' brillo, non per sua moglie che era abituata a bere a malapena.

Perché non era stato più attento a lei? Non che fosse una bambina, ma doveva essersi accorto da come ridacchiava di continuo e da quanto le si erano arrossati il naso e le guance che aveva superato il suo limite. Alla fine, il singhiozzo fu il segnale definitivo.

"Oh, no", esclamò dandosi una manata sulla fronte, mentre posava la bottiglia vuota e la vedeva ridere di cuore. Era bella da togliere il fiato comunque, ma lui si preoccupò che potesse sentirsi male.

"Mi porti a letto, maritino mio?", biascicò gettandoglisi addosso e quasi cadendo dalla sedia.

"Direi che è la cosa migliore da fare", acconsentì tenendola strettamente per le braccia e cercando di alzarsi con lei. "Ma sei sicura di non voler prima fare una doccia o sciacquarti la faccia?". Albert pensò che un po' d'acqua fresca avrebbe in parte cancellato la sbronza.

Lei ridacchiò, passandogli le mani sotto la camicia: "Sì, facciamo prima la doccia, l'ultima volta è stato così... esaltante!", concluse allargando le braccia mentre faceva un passo indietro, sbilanciandosi. Albert l'afferrò al volo prima che inciampasse sulla sedia e rovinasse a terra.

Dannazione, ma come ho fatto a non accorgermi che stava bevendo troppo?!

Intenzionato a farle quella doccia anche se avrebbe significato bagnarsi assieme a lei senza potersi lasciar andare, Albert cominciò a spogliarla con gesti studiati, cercando di trascinarla in bagno mentre lei aveva chiare intenzioni ben distanti dal rinfrescarsi.

Non era facile tenere lontane le sue mani che cercavano di toccarlo e di spogliarlo, ma alla fine riuscì a rimanere abbastanza lucido da aprire il getto su di lei e da distogliere lo sguardo mentre l'immagine di Candy con la testa rovesciata all'indietro e le mani a coppa come per raccogliere l'acqua, assieme al suo corpo nudo e sinuoso nel vapore, rischiavano di fargli commettere qualche sciocchezza.

Non voleva assecondarla mentre era in quelle condizioni, non lo riteneva corretto.

"Hai... finito?", chiese senza voltarsi, quando la sentì diminuire il getto.

"No, sto aspettando te. Hai ancora tutti i vestiti addosso, signor Ardlay". La sua voce non era più quella di una donna che abbia bevuto troppo: di certo l'acqua tiepida aveva fatto il suo lavoro, ma la carica di sensualità che emanava gli fece quasi perdere il controllo.

"Candy, credo che tu abbia bisogno di riposare", disse cercando un asciugamano per coprirla. "Domani, se vorrai potremo fare la mghhhh...!". A sorpresa, lei gli era saltata al collo e lo stava baciando con avidità, intrecciandogli le mani sulla nuca, affondando le dita tra i capelli, incollandosi a lui e cominciando persino a sbottonargli la camicia ormai zuppa.

"Ma io voglio farla adesso la doccia con te, Albert!". Il tono da bambina indispettita contrastava con quello sensuale di poco prima, ma a lui girava già la testa. E non certo per lo champagne.

"Tesoro", iniziò schiarendosi la voce, "non credo che nelle tue condizioni sia opportuno...". Ma Candy aveva ricominciato a cercare le sue labbra e Albert si arrese alla piacevole invasione della lingua di lei, ai suoi gesti quasi frenetici mentre lo liberava dalla camicia e cominciava ad attaccare i pantaloni.

Averla nuda contro di sé che cercava di spogliarlo mise fine a ogni lotta interiore e Albert, semplicemente, si arrese al delizioso attacco della moglie. Finì di spogliarsi ed entrò nella doccia con lei, aprendo l'acqua e cercando, con l'ultimo barlume di razionalità, di rimetterla sotto al getto per schiarirle le idee e darle modo di rendersi conto di quello che stava facendo.

Nonostante fosse pronto ad appoggiarla al muro e a possederla come già era successo qualche giorno prima, l'idea che potesse fare l'amore con lui con la mente annebbiata non gli sorrideva più di tanto.

È come se fosse senza memoria. E io voglio che ricordi tutto... ogni singola carezza, ogni bacio...

Erano marito e moglie e forse poteva anche sorvolare su quei pensieri tanto rigidi, ma non voleva che ci fossero mai zone d'ombra tra loro.

Candy aveva preso possesso della sua parte più sensibile, facendolo gemere senza controllo e lui si stava adoperando ad accarezzarle i seni umidi d'acqua quando lei, senza mollare la presa, gli disse in un orecchio: "Andiamo a letto".

Quel tono, ancora più sensuale e urgente di poco prima, lo fece ringhiare di desiderio e dovette toglierle la mano a forza per evitare di terminare la loro piacevole performance in quello stesso istante. Non seppe con quale sanità mentale, ma riuscì a rimediare due asciugamani abbastanza grandi e altri più piccoli per avvolgersi e asciugarsi anche i capelli, quindi, tra baci e passi scomposti, giunsero alla porta della camera.

Albert se la richiuse alle spalle con Candy attaccata addosso che ve lo spingeva contro e stava per mandare tutto al diavolo insieme a quegli asciugamani ormai inutili, visto che l'acqua era praticamente evaporata per il calore che emanavano naturalmente i loro corpi.

Ma Candy lo prese per mano e si voltò, rimanendo allibita: "Albert...?". Dal timbro capì che la sbronza era sotto controllo, ma ancora a quei livelli che la rendevano totalmente disinibita. Non che gli dispiacesse, a quel punto. Di certo aveva fatto di tutto per portarlo al limite del sopportabile e avrebbero terminato ciò che lei aveva iniziato in modo così appassionato a ogni costo.

"Cosa, amore mio?", domandò temendo già la risposta.

"Come faremo a dormire qui? Ci sono i nostri vecchi letti a castello e, per quanto possa essere bello rivederli... uhm...", sembrava perplessa e fissava i letti con reale delusione.

Lui la abbracciò da dietro e le parlò nell'orecchio: "Ho volutamente lasciato tutto così, perché in questo modo potremo stare più stretti uno all'altra".

Sperò ardentemente che Candy fosse d'accordo e non lo mandasse a dormire nella cuccetta in alto: anche se di solito quella era riservata a lei, non ce la vedeva a salire sulla scaletta e dormirci senza rischiare di cadere di sotto, viste le condizioni in cui versava.

"Oh, Albert", fu l'appassionata risposta di lei che rovesciò la testa sulla sua spalla avvolgendo le braccia sulle sue e cercando di nuovo le sue labbra.

Lui la girò verso di sé con un ringhio più forte e la guidò in un bacio ardente, mentre cominciava a condurla verso i letti.

Gli asciugamani caddero a terra, c'inciamparono mentre camminavano alla cieca e Albert sbatté il gomito contro la scaletta, con un mugugno di protesta. Sentendo le mani di lei percorrerlo con urgenza sulle spalle, sul torace, per tornare nuovamente dove il desiderio lo stava facendo pulsare di vita propria, si affrettò a porle una mano sulla cima del capo per abbassarla fin nella cuccetta inferiore senza sbattere la testa.

"Candy", invocò mentre la stendeva sotto di sé e si adoperava a massaggiarle un seno, scendendo sui fianchi e arrivando direttamente alla meta finale per capire quanto fosse pronta per lui. Il gemito prolungato di lei e le proprie dita gli indicarono che era uno di quei momenti in cui la tenerezza e il desiderio cullati senza fretta non erano l'approccio giusto.

Era un momento di passione ardente, forse esacerbata dall'alcool, che magari solo in una fase successiva avrebbe richiesto un incontro meno frettoloso.

Con somma gioia, sapendo che ogni unione sarebbe stata sempre diversa dalla precedente, si preparò a entrare in lei con un gesto fluido quando Candy lo fermò, scostandosi un poco e mettendogli la mano sul petto.

Dimmi che non ti viene da vomitare proprio adesso, Candy... giuro che non ti darò mai più un goccio di champagne!

Ma non era pallida e non aveva il volto di chi si stesse sentendo male. Candy aveva disegnato in viso un sorrisetto malizioso e gli occhi le brillavano di una luce vivida, rendendo il verde più intenso.

"Stavolta lascia fare a me", propose e, il palmo aperto sul torace, lo spinse di lato fino a che lui non ebbe la testa sul cuscino. La guardò con la bocca spalancata, il desiderio che lo stava consumando, gli occhi annebbiati dalla passione mentre si posizionava su di lui come se lo avesse sempre fatto, aiutandosi con una mano e appoggiandosi sul letto di fianco a lui con l'altra.

In pochi istanti era dentro di lei, il suo peso leggero che gli gravava addosso in maniera deliziosamente erotica, i capelli che gli facevano il solletico sul viso mentre lo baciava senza che lui potesse far altro che stringerla in un abbraccio, ricambiando il bacio e cercando il suo seno.

A metà bacio Candy gemette, si raddrizzò e gridò inarcandosi all'indietro e Albert le fece scivolare le mani sui seni fino a girare intorno ai fianchi, respirando pesantemente mentre lei prendeva il ritmo facendo con lui l'amore in quel modo così nuovo e disinibito.

Cavalcato da sua moglie come un purosangue, Albert gemeva con lei, muovendo i fianchi e cercando di assecondarla senza soccombere all'urgenza.

Strinse i denti, soffocando un grugnito nella trepidante attesa della gloria di sua moglie, che non tardò ad arrivare in un urlo che emulò, scattando a sedere perché aveva bisogno di stringerla ancora più forte. Dovette rimanere piegato per non sbattere contro il letto superiore e fu l'occasione per affondare il respiro ardente sul petto di lei, dove sentì il cuore battere come un tamburo africano.

Ricaddero sul letto, mentre le carezzava i capelli e lei gli si accoccolava sul petto. Pensò che si sarebbero addormentati così, ma quella notte fu molto più lunga e appassionata di quanto si aspettasse. E, per Albert, lasciare il letto a castello fu definitivamente la scelta migliore che potesse fare.

- § -

Candy cominciò a svegliarsi con la gradevole sensazione di essere sdraiata su qualcosa di caldo e solido, che profumava di sapone e legna. Una leggera peluria le solleticò il naso e si rese conto che era il torace di suo marito, che si alzava e si abbassava in maniera ritmica.

Aveva dormito praticamente sopra ad Albert.

E, per la precisione, nella cuccetta inferiore dei loro letti a castello della Casa della Magnolia. Frammenti della sera precedente le tornarono alla mente e si ritrovò con il viso bollente per la vergogna.

Che diamine aveva combinato, in nome del Cielo?

Ricordava vagamente di aver bevuto troppo champagne mentre cenavano e le risate, i baci, gli sguardi complici... La mente cominciò a snebbiarsi, come se avesse di nuovo perso la memoria e la stesse riacquistando.

Candy si spostò dalla sua posizione confortevole e sedette sul bordo del piccolo letto, imbarazzata a morte anche se aveva in testa solo immagini confuse. Ma che immagini! Possibile che avesse preso iniziative simili?! Non che volesse fare la santarellina, ormai erano sposati ed erano in piena fase esplorativa, ma c'era sempre un limite alla decenza!

Chissà cosa avrebbe pensato di lei, Albert!

Si volse a guardarlo e si rese conto che russava leggermente, la bocca semiaperta e i capelli spettinati come fili d'oro sparsi sul viso. Era bello come sempre, tuttavia non si era svegliato con i suoi movimenti e si domandò se non avesse bevuto troppo anche lui.

Candy ne approfittò per sgusciare in bagno a darsi una rinfrescata, quindi si affacciò di nuovo sbirciando dalla porta socchiusa e vide che Albert aveva a malapena cambiato posizione, spostando il corpo su un fianco.

Decise che avrebbe tentato di preparare la colazione e si mise all'opera per organizzare una bella padellata di uova e pancetta: se la notte prima avevano fatto solo la metà delle cose che ricordava, ne avrebbe avuto bisogno!

Di nuovo, si sentì avvampare dalla vergogna e dovette seppellire il viso tra le mani in un gesto quasi disperato, mentre si adoperava per non bruciare le uova. Tornò in camera con un vassoio al quale aveva aggiunto anche succo d'arancia, toast e caffè in abbondanza, e fu proprio mentre entrava che Albert, finalmente, si svegliò.

La mise a fuoco sbattendo le palpebre più volte, poi sbadigliò stirandosi platealmente, come un felino di quelli che aveva visto al Blue River: "Ma che sorpresa! Buongiorno!", disse riferendosi alla colazione.

"Buongiorno, tesoro! Ho pensato... che sarebbe stato carino portartela a letto, visto che di solito cucini quasi sempre tu. Mi spiace, non volevo svegliarti, dormivi così bene", tentò, evitando il suo sguardo.

Lui si tirò a sedere e mosse la testa da un lato all'altro come per stirarsi i muscoli intorpiditi del collo, quindi si passò una mano sul viso e, con la voce ancora arrochita dal sonno, ammise: "Effettivamente mi sento un po' stanco, ma...". Chinò il capo, posandosi una mano sulla fronte, cominciando a ridacchiare.

Candy posò il vassoio sulla cuccetta superiore e si mise le mani sui fianchi: "Senti, lo so che non mi sono comportata come una signora, ieri sera, ma non c'è bisogno di...". A quelle parole, Albert rovesciò la testa all'indietro cominciando a ridere forte, tenendosi addirittura la pancia: "Oh, ti prego! Dimmi cosa c'è di tanto divertente! Io... mi ricordo solo alcune cose... e ti assicuro che non ho perso di nuovo la memoria!", lo rimbeccò gonfiando le guance.

Lui si asciugò un occhio con l'indice e la guardò: "Tranquilla, te lo dico subito cosa c'è di tanto divertente. Vuoi che cominci da quando hai praticamente cercato di violentarmi sotto la doccia o da quando hai approfittato di me stendendomi a forza nella cuccetta? E devo ricordarti quando hai proposto di andare sul letto superiore perché così non avremmo rischiato di sbattere la testa e saremmo stati... com'è che hai detto? Più liberi? Abbiamo rischiato di cadere un paio di volte, però. C'è stato un momento in cui ti ho presa al volo mentre chiamavi a gran voce un certo Principe della Collina!".

Mentre Albert si piegava di nuovo in due dalle risate e si batteva persino una mano sulla gamba, senza fiato, Candy sentiva che si sarebbe messa a piangere per la vergogna. Quali altre sconcezze aveva commesso sotto i fumi di quel dannato champagne? Certo, amava Albert e lo desiderava, ma non era così che intendeva comportarsi con lui, come una specie di selvaggia! Adesso capiva come mai il poveretto fosse praticamente prosciugato dalla fatica: lo aveva sottoposto a una specie di maratona senza freni inibitori!

"Io non volevo comportarmi così, mi dispiace", piagnucolò davvero sull'orlo delle lacrime.

Vedendola in quelle condizioni, Albert cercò di dominarsi e scese dal letto per abbracciarla: "Dai, Candy, non te la prendere! A me non è dispiaciuto, te lo assicuro! E comunque la colpa è mia, non dovevo farti bere tutto quello champagne".

"Avrei dovuto accorgermene da sola, tu non c'entri niente. Ho rovinato la nostra cena...?", chiese guardandolo.

Lui la fissò maliziosamente: "Se per rovinare intendi trascinarci in una notte di sesso sfrenato... direi di sì, l'hai rovinata benissimo", sussurrò baciandola con uno schiocco sonoro sulle labbra.

"Dai, smettila di prendermi in giro!", protestò dandogli una spinta e coprendosi ancora il viso con le mani.

"Ma non ti sto prendendo in giro! E comunque sono contento di aver affittato l'intero stabile, credo che altrimenti non avresti avuto neanche il coraggio di salutare i vicini, stamattina", concluse ricominciando a sussultare per le risate.

"Oh, no!", esclamò lei voltandosi di scatto, gli occhi sgranati.

"Oh, sì! E non ti dico quante volte l'hai ripetuto urlando!", rise lui abbracciandola forte.

"Ma perché non mi hai fermata? O almeno indotta a... a... insomma, moderarmi?", domandò dandogli dei piccoli pugni sul petto.

"E perché? Quando mi sarebbe ricapitata un'occasione del genere? Pensi forse che io sia stato lì con le mani in mano e la bocca chiusa? Certo, ho avuto qualche difficoltà a prendere iniziative e a un certo punto ho temuto che volessi addirittura legarmi, ma...". Non c'era nulla da fare, Albert era davvero divertito dalla piega che avevano preso le cose e riprese a ridere più forte. Così, alla fine, anche lei sorrise scuotendo la testa.

"Non farmi più bere in quel modo, se vedi che sto esagerando fermami, per favore. Va bene non avere inibizioni, ma così è troppo. Sono pur sempre una signora! E non fare quella faccia! No, non dirmi cos'altro ho fatto, ti prego!", lo supplicò mettendosi una mano sugli occhi e sventolando l'altra.

"Quindi non vuoi sapere che, quando finalmente speravo di poter dormire un po', hai di nuovo deciso che volevi... provare a baciarmi come ho fatto io con te in più di un occasione?". Il sorriso sbilenco e leggermente trasognato le fece tornare in mente quel particolare momento.

E ricordò anche che non si era limitata a un bacio e qualche carezza audace, né che si era fermata quando lui l'aveva pregata, con somma disperazione, di farlo prima che fosse troppo tardi. Di nuovo, non poté fare a meno di arrossire al pensiero che si fosse spinta così oltre nella loro relazione a soli pochi giorni di matrimonio, ma se non era espressione di amore e fiducia quella, cos'altro poteva essere?

"Bene, amore mio, ora ti prego solo di una cosa...", disse tornando serio e puntandole contro gli occhi azzurri come due armi impossibili da evitare.

Non poteva crederci, non voleva pensare che lui... certo, si era a malapena rimesso i pantaloni del pigiama, ma...

"Fammi mangiare la tua colazione o potrei morire d'inedia. Non so tu, ma io ho una fame da lupi!". Stavolta fu il suo turno di ridere e, tra una presa in giro e un complimento per le uova ben cotte, Candy fece colazione con suo marito, ripromettendosi di non bere più tanto champagne in vita sua.

Beh, magari solo un pochino ogni tanto...

- § -

Frannie Hamilton tirò su il lenzuolo per coprire il corpo ormai freddo e rigido dell'ex soldato, mentre i singhiozzi della moglie le trapanavano le orecchie e il cuore.

"Sono spiacente, signora Dubois, purtroppo l'infezione post-operatoria era troppo estesa", disse a bassa voce come se quella semplice realtà potesse in qualche modo darle sollievo.

Quel pover'uomo era sopravvissuto ai bombardamenti, ma aveva subìto tante di quelle operazioni alle gambe, amputate d'emergenza in un ospedale da campo, che quando era sopraggiunta l'ennesima infezione a uno dei moncherini il suo corpo si era semplicemente arreso.

Non poteva avere più di trent'anni e la moglie era incinta di sette mesi.

Chissà se avevano pensato che quel bambino potesse essere il loro riscatto per una vita così complicata, se lo vedevano come una specie di dono o di miracolo nonostante la disabilità di lui. Fatto sta che, ora, quella creatura non ancora nata, la cui madre si stava disperando su una sedia dell'ospedale, non avrebbe mai conosciuto suo padre.

Frannie sentì un dolore acuto al petto e le lacrime bruciarle negli occhi, e capì di aver raggiunto un punto limite. Uscì di fretta, scusandosi con la donna, lasciandole il tempo di dire addio al suo uomo e si diresse a grandi passi verso la sala delle infermiere che, a quell'ora, doveva essere vuota.

Incrociò poche colleghe e un paio di medici e, quando finalmente si richiuse la porta alle spalle, entrò nel piccolo bagno, si appoggiò al lavandino coi palmi delle mani e pianse a lunghi singhiozzi, togliendosi gli occhiali.

Le bombe che fischiavano e poi esplodevano. Le fughe precipitose, talvolta abbandonando i feriti che non si potevano salvare. Le luci spente presto per non allertare il nemico troppo vicino. E poi il puzzo di urina, di feci, di sangue, di morte, di malattia e di disperazione.

Era tornata a Chicago solo per scoprire che la sua vecchia collega era priva di memoria e per donare gli ultimi stralci del suo cuore martoriato dalla solitudine all'unico uomo che non l'avrebbe mai nemmeno considerata.

Quanto ancora doveva fuggire per trovare la pace?

Lamentandosi pietosamente e passandosi un braccio sugli occhi, Frannie capì che nessuna donna poteva immolarsi al lavoro come lei senza avere neanche un po' di dolcezza nella sua vita. Tornare in un appartamento vuoto, non avere mai delle braccia che la stringessero o qualcuno che la facesse davvero sentire un essere umano...

...o una donna desiderabile, come ha tentato di fare Adrian...

Tanto valeva diventare una suora missionaria. Non voleva certo lasciare la professione che amava, ma cominciava davvero a non poterne più. Si sentiva un guscio vuoto.

Aprì l'acqua fredda e si sciacquò la faccia con vigore, cercando di riprendere il controllo e respirando forte.

A quest'ora sono in viaggio di nozze...

Un leggero bussare alla porta interruppe subito quel pensiero e lei si ritrovò a decidere se far entrare o meno il visitatore nella stanza, come se equivalesse a farlo entrare in via definitiva anche nella propria vita.

Non voglio illuderlo. Ma gli ho mai dato davvero una possibilità?

"Avanti!", disse con voce ferma, rimettendosi gli occhiali e sistemandosi i capelli.

D'altronde è venuto fin qui per me. Lavoriamo di nuovo insieme, anche se in reparti diversi, e più di una donna gli ha già messo gli occhi addosso. Cosa perdo ad accettare un suo invito?

"Ciao", la salutò riavviandosi i capelli, che erano notevolmente cresciuti.

"Hai già finito il turno?", gli domandò a mo' di saluto, scoccandogli solo un'occhiata prima di andare all'armadietto per fingere di cercare qualcosa.

Al diavolo! Non c'è nulla di male, in fondo siamo amici, no?

In realtà non aveva il coraggio di guardarlo perché si stava arrovellando alla ricerca delle parole giuste. Avrebbe dovuto dirgli: sì, accetto uno dei tuoi tanti inviti ad andare a cena? Oppure aspettare che lui glielo riproponesse come faceva praticamente ogni sera alla fine del turno?

"Sì...". La sua risposta, sussurrata con incertezza, e i suoi occhi, solitamente fissi su di lei, che sembravano volerle sfuggire, attirarono finalmente la sua attenzione.

Si girò a guardarlo e lui si accigliò: "Hai pianto?", le chiese, dimostrandole ancora una volta quanto la osservasse.

"No, affatto. A te invece che è successo? Sembri nervoso". Gli aveva mentito, ma ora i suoi sensi erano all'erta. Era certa che volesse dirle qualcosa.

"Senti, Frannie, non so come dirtelo, ma...", titubò, facendosi scrocchiare le nocche e camminando per la stanza.

Lo sapevo...

"Ho chiesto a Marianne di uscire", disse stabilendo di nuovo un contatto visivo con lei e gelandola sul posto.

Frannie rimase ferma, il cuore accelerò e poi diminuì i battiti. Il suo temperamento freddo, dopotutto, funzionava ancora e riuscì a non esprimere alcuna emozione evidente: "Sono felice per te". Allora perché la voce le tremava?

Stupida, pensavi che ti avrebbe aspettata per tutta la vita?

"È tutto quello che hai da dirmi?", domandò lui stravolto, allargando le braccia.

"E cos'altro dovrei dirti? Buona fortuna, ti meriti una donna che ti ami", disse sbrigativa, ricominciando a cercare in un cassetto. Gli occhi ripresero a bruciarle e lei si morse il labbro sperando che uscisse di lì il prima possibile.

Non voleva che le leggesse in viso la delusione. Non voleva che pensasse che era innamorata di lui e soffriva per quello, perché di fatto non era neanche così.

Frannie Hamilton voleva concedersi una possibilità di aprire il suo cuore, ma l'aveva appena persa. Non poteva nemmeno pretendere che lui nel frattempo non guardasse altre donne.

Nessuno mi guarderà mai più con quegli occhi. Nessuno.

Sentiva nettamente la tensione dell'uomo dietro di sé, anche se era fermo e in silenzio. Quando parlò, lo fece a bassa voce: "Bene, allora... non abbiamo più niente da dirci, Frannie. Ci vediamo domani".

"A domani", rispose senza voltarsi.

La porta si chiuse. In tutti i sensi. E Frannie capì che, nel tono deluso e quasi urtato di Adrian, erano racchiusi i cocci dell'ultima speranza appena infranta: ed era stata lei a frantumarla.

"Addio, Adrian, grazie di tutto", mormorò con la testa china, come se lui fosse appena morto al pari del soldato nell'altra stanza.

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Angolo dei commenti:

Sandra Castro: Grazie di cuore, sono felice che tu mi segua sempre e apprezzi il mio lavoro! Gli ostacoli fanno parte della vita e se si è una coppia si devono affrontare sempre insieme, ma senza contrasti: e Candy e Albert stanno scoprendo che possono non essere d'accordo su qualcosa ma si amano e si rispettano troppo per mettersi i bastoni tra le ruote! Ammetto che dipingere questa nuova Candy appassionata non è stato facile, perché temevo di esagerare, ma una volta superati i timori della prima notte... perché no? XD La scena davanti al caminetto ha stuzzicato la creatività di tante altre autrici e devo dire che è perfetta per qualcosa di romantico! Ed ecco cosa è successo alla Casa della Magnolia! Ho esagerato un po' mi sa LOL Annie e Archie, a sorpresa, hanno saltato tutte le tappe e sono già alla meta finale, pazienza per le famiglie, si è giovani una volta sola! Anche Patty sta aprendo di nuovo il suo cuore, mentre Terry e Karen sono praticamente già una famiglia! La cicogna? Beh, guardiamo il cielo fiduciose e vediamo che succede ;-) Grazie di cuore, un abbraccio!

Ericka Larios: Aahahahah, sarebbe divertentissimo se avessero figli tutti insieme nello stesso momento... e nello stesso ospedale! XD I Brighton di certo non la prenderanno bene... mentre per quanto riguarda gli incubi di Albert, anche lui si rende conto che non deve essere irrazionale. Interpreti bene le parole di Candy: se non ci si ostacola a vicenda e si salta insieme, tutto sarà più semplice ;-)

Cla1969: Hai ragione, mancano ancora un po' di capitoli ma siamo alle battute finali. La Scozia attende Albert e Candy e per Terry e Karen sta cominciando una nuova vita! Annie e Archie sono felici, ma le loro famiglie un po' meno mi sa XD

Mia8111: Grazie mille per seguirmi nonostante le difficoltà con la lingua!

Elizabeth: Candy è sempre stata uno spirito libero e Albert l'ha sempre appoggiata, quindi non si faranno fermare da paure irrazionali e andranno proprio avanti insieme, mano nella mano. Aahahah, sapevo che vi sarebbe piaciuta l'idea di Candy rispetto alla capanna: immagino la faccia di Albert stupita come in quella GIF che gira su Facebook, quando lei si lecca le labbra davanti alla cena che è in tavola LOL Annie e Archie sono partiti da un rapporto quasi finito e hanno bruciato decisamente tutte le tappe in una volta XD Grazie a te per seguirmi!

Dany Cornwell: Candy è sempre stata una combattente e superare i suoi timori è proprio da lei: Albert non può fare altro che sostenerla. Certo, Annie e Archie sono andati direttamente all'ultimo stadio della loro relazione, di sicuro ci sarà un bel po' di caos in famiglia! XD L'erede? Chi lo sa...

Charlotte: Il mio intento, quando scrivo, è sempre quello di dare sfumature più possibile realistiche ai personaggi e questo include anche farli maturare, laddove necessario, o renderli "imperfetti". Partendo dall'originale, quindi, cerco di rendere plausibile la loro evoluzione ed è anche quello che ho tentato di fare con Candy: ormai è una donna sposata che ha affrontato di tutto e perciò può aprirsi maggiormente a un mondo adulto, in ogni senso. Anche Terence non è più il ragazzo arrogante di un tempo, come hai ben visto, mentre Annie e Archie hanno addirittura bruciato le tappe XD Forse loro si sono spinti un po' troppo in là, però, ahahahah! Grazie mille, alla prossima!