Scozia
Candy sentiva la brezza carezzarle il viso e insinuarsi tra i capelli e respirò a fondo l'aria salmastra. Era passato davvero tanto tempo da quando era salita su una nave l'ultima volta, e la sensazione di essere sospesa tra cielo e mare era davvero elettrizzante.
In realtà, non aveva mai avuto modo di sperimentarla con serenità, perché la prima volta stava ancora soffrendo per la morte di Anthony, mentre la seconda aveva viaggiato per quasi tutto il tempo come clandestina.
In entrambe le traversate, la sua costante era stata Terence: su una nave lo aveva incontrato, scambiandolo per Anthony, e con lo stesso mezzo era scappata da scuola per raggiungerlo.
Terence, che aveva lasciato definitivamente temendo di condannarlo a una sofferenza che non avrebbe mai superato. Terence, che invece aveva trovato la donna della sua vita in Karen e che, di lì a un mese, avrebbe sposato.
Terence era ormai nel suo passato, ma sarebbe in eterno stata grata alla vita per averlo incontrato, perché nel cuore le sarebbero sempre rimaste le risate, gli scherzi, le prese in giro e quei batticuori deliziosamente adolescenziali che avevano caratterizzato quel loro strano rapporto mai decollato davvero.
"Tesoro, prenderai freddo qui sul ponte". Il cuore accelerò come le ali di una libellula, come se fosse la prima volta che udiva quella voce così calda e gentile: eppure era stata una costante nel corso della sua intera vita.
Ma ogni volta era come la prima volta.
Si voltò per sorridere a suo marito, cui ora apparteneva anima e corpo, e con il quale si prospettava un futuro radioso che le faceva solo venir voglia di gridare per la gioia.
"Volevo godermi la brezza, è così piacevole!", disse inspirando a fondo e accettando le sue lunghe braccia che la stringevano da dietro.
"Mi dispiace che la permanenza in Scozia sia di breve durata, ma sono certo che ti piacerà e non vedrai l'ora di tornarci", disse lui guardando l'orizzonte da sopra la sua testa.
"Quando ci sono stata in vacanza, anni fa, sono rimasta incantata dai suoi panorami", disse Candy spostando lo sguardo sui flutti.
Le braccia di Albert la strinsero impercettibilmente più forte: "È stato durante le vacanze estive della Saint Paul School". La sua voce sembrava velata da una qualche emozione che Candy non riuscì a capire. Possibile che...?
"Albert...?", mormorò alzando la testa verso di lui per guardarlo. Sul volto aveva un leggero sorriso.
"Sai, in quel periodo stavo già maturando l'idea di andare in Africa. Non riuscivo a stare fermo in un posto e c'era ancora un po' di tempo prima della mia presentazione ufficiale. Così ho deciso di fare qualcosa che difficilmente avrei potuto ripetere, una volta diventato il patriarca". La voce era bassa e calma.
Dopotutto, forse, si era sbagliata...
"E stare un po' lontano da te mi avrebbe schiarito le idee... non immagini neanche la lotta interiore che ha cominciato ad agitarsi dentro di me quando ti ho rivista a Londra e mi sono reso conto che ti stavi innamorando di un altro. Ma che potevo fare? Ero il tuo tutore legale e tu eri così giovane...".
Candy lo fissò a bocca aperta: non era vera e propria gelosia, quindi, quella che aveva colto nella sua stretta, ma i ricordi di un passato dolceamaro. Per quanto tempo doveva averla amata in silenzio! Per quanto tempo aveva dovuto reprimere quei sentimenti! E, dopo, quanta sofferenza gli aveva causato...
Capì come mai quel lato fragile e insicuro di Albert alle volte uscisse fuori in maniera più preponderante: aveva inseguito così a lungo il suo sogno d'amore con lei che non lo biasimava affatto. Il senso di colpa e il desiderio di rassicurarlo ancora e ancora divennero una cosa sola, e Candy si voltò completamente per abbracciarlo forte, seppellendo il viso nel suo petto.
"Ti amo, ti amo tanto. Non dubitarne mai, amore mio. Ormai nulla ci separerà più". Forse potevano sembrare frasi fatte o parole scontate, ma v'impresse tutta la sua passione e sentì distintamente il cuore di Albert aumentare i suoi battiti.
Sorridersi e baciarsi sul ponte della nave che li stava portando in Scozia fu facile e, altrettanto facile, fu godersi ogni singolo giorno della traversata, cullati dalle onde del mare fino al loro arrivo.
- § -
Cari mamma e papà,
vi chiedo perdono. Vi chiedo perdono per non essere stata la figlia che desideravate. Vi chiedo perdono per non avervi mai espresso, con sufficiente fervore, la mia gratitudine per avermi adottata e per avermi voluto dare una vita bella, comoda, agiata e piena di tante cose meravigliose. Soprattutto d'amore. Non so esprimervi quanto io vi ami, anche se ora di certo ne dubitate.
Ma se davvero mi avete voluto solo metà del bene che io ho sentito distintamente, saprete anche che l'amore non ha controllo. L'amore è un sentimento irrazionale, disinteressato, anche egoista. E magari è così che vi sarò sembrata: irrazionale, egoista, ma anche ingrata e chissà quante altre cose!
In realtà sono solo innamorata. Sono innamorata di Archibald Cornwell da tanto, tantissimo tempo e non potevo rinunciare a lui, perché è il mio futuro, la mia felicità. A un certo punto mi avete messa di fronte una scelta e io l'ho semplicemente fatta: non perché vi ami di meno, non perché non vi sia grata.
Tuttavia preferisco vivere con l'uomo che amo piuttosto che essere rinchiusa in una gabbia dorata. Voglio continuare ad essere vostra figlia con tutto il cuore, ma capirò se deciderete di disconoscermi dopo quanto vi confesserò... Mamma, papà, ho sposato Archie. Ora sono ufficialmente Annie Cornwell.
Ci stiamo dirigendo verso il Massachussets mentre vi scrivo e sarò accanto a mio marito mentre prenderà la sua laurea, poi torneremo a Chicago perché lui possa continuare a lavorare negli affari della famiglia Ardlay.
Dentro di me, spero che vorrete riavermi come vostra figlia, perché sarei orgogliosa di essere ancora una Brighton, oltre che una Cornwell. Però questa decisione spetta solo a voi.
Sono felice, in questo momento sto aspettando il ritorno di Archie dalle lezioni e mi sento come se stessi vivendo sopra a una nuvola... Qui c'è un'ottima scuola di musica e forse la frequenterò, per continuare a prendere lezioni di pianoforte.
Mamma, papà... mi mancate, non c'è giorno in cui non vi pensi e spero possiate comprendere questo mio gesto avventato, questa mia fuga scandalosa. Lo spero con tutto il cuore.
Come ho già detto vi amo moltissimo.
Vostra Annie.
La signora Brighton rilesse la lettera di sua figlia per l'ennesima volta. Sì, perché quella era sua figlia, nel bene e nel male.
Non aveva idea di cosa significasse portare una nuova vita nel ventre, né le sarebbe mai stato possibile. Ma sapeva cosa significasse amare qualcuno in maniera disinteressata e irrazionale, come Annie stessa scriveva.
Quella bambina così timida e remissiva era appena diventata una donna che sapeva bene cosa volesse dalla vita. Tanto bene che aveva fatto un gesto così estremo che neanche in mille anni l'avrebbe creduto possibile.
Per l'ennesima volta, si domandò se avesse sbagliato tutto con lei.
Eppure le aveva ben fatto capire come una signorina dell'alta società dovesse comportarsi per essere amata e rispettata, chi dovesse evitare e con chi si dovesse intrattenere maggiormente. Archibald Cornwell era di sicuro un buon partito, un ragazzo educato, affascinante e persino ricercato da molte altre signorine.
Ma era d'accordo con suo marito quando diceva che il clan degli Ardlay, con quella storia della distilleria, si era definitivamente rovinato, seppur non del tutto per sua mano.
Ora era sposata con il suo Archie, sarebbe stata via almeno un anno e forse sarebbe tornata a casa con un figlio già al seguito.
La donna poggiò i gomiti sullo scrittoio e lasciò cadere la testa fra le mani, prostrata.
Cosa doveva fare? Suo marito aveva parlato di diseredarla, ma non le era parso molto convinto. Sospettava che amasse anche lui troppo sua figlia, per fare un gesto simile.
Cosa avrebbero dovuto scegliere, arrivati a quel punto? Il loro buon nome o la loro unica bambina?
- § -
"Albert, ma è meravigliosa!". Candy sembrava una ragazzina che si trovasse davanti un nuovo parco giochi.
Sapeva che non era tanto la casa con la sua maestosità ad attrarre sua moglie, quanto piuttosto la natura in cui era immersa, il bosco poco distante e il fiume che scorreva proprio lì davanti.
Si mise a correre, poi a un certo punto mollò la valigia sul prato e saltò sul ramo basso di uno degli alberi che sorgevano tutto intorno alla villa. Con mosse fluide che aveva imparato ad affinare negli anni, Candy volò da un ramo all'altro guadagnandosi pienamente il soprannome che le aveva dato Terence.
"Tarzan Tuttelentiggini", ridacchiò Albert scuotendo la testa e riproponendosi di darle un suo nomignolo personale.
"Ehm, mi scusi, signore". Si era completamente scordato dell'autista, che pareva avere il fiatone a forza di stare loro dietro. "Posso portare in casa almeno le vostre", fissò davanti a sé con gli occhi spalancati, interrompendosi un secondo, "valigie...?", terminò.
Senza poterselo impedire, scoppiò a ridere. Era certo che il pover'uomo si stesse chiedendo se quella era davvero la signora Ardlay, la matriarca che aveva preso il posto della sua prozia Elroy. Se fosse stata presente avrebbe avuto un arresto cardiaco, come minimo.
"Non ti preoccupare, Donald, tu vai pure a parcheggiare l'auto. Abbiamo viaggiato leggeri e posso prendere io anche la valigia che mia moglie ha lasciato laggiù".
"Ne è sicuro, signore?", chiese con una sfumatura scandalizzata. Albert lo capiva: era al servizio della sua famiglia, anche se principalmente in Scozia, da tanti anni e pensava fosse la prima volta che vedeva una cosa del genere.
"È meravigliosa, vero?", disse rivolto a Candy che, con un grande balzo, era tornata sull'erba e stava correndo verso la porta principale.
Donald sbatté le palpebre, perplesso: "Credo che non mi sia mai capitato, in tanti anni di onorato servizio, di vedere una signora così educata che però riesce a correre con una valigia in mano e fare... quello che sta facendo. Con tutto il rispetto, mister Ardlay".
"Candy è così, per questo è speciale. Può comportarsi come una vera signora ma saltare da un albero all'altro con l'entusiasmo di una ragazzina".
Ed è anche per questo che l'amo più della mia stessa vita...
"Bene, se permette allora vado a riprendere la vettura sul viale. In casa è tutto predisposto come avete richiesto". L'uomo si congedò con un inchino e Albert riprese la sua valigia, fermandosi alcuni passi più in là per raccogliere anche quella di Candy.
Si era fermata davanti al grande ingresso e lo stava guardando, ammirata, ma in viso aveva anche un'espressione quasi malinconica: "Sai, mi ero abituata a stare da sola con te. Oh, non fraintendere, Donald è una persona squisita e sono certa che anche Miss Emily e Miss Amelia lo sono, ma... era così bello cucinare insieme e fare tutte le faccende di casa da soli!".
Albert lasciò una delle valigie per circondarle le spalle con un braccio: "Lo so, Candy, provo i tuoi stessi sentimenti, sono sincero. Ma ho voluto anche vedere il lato pratico delle cose: a Lakewood e alla Casa della Magnolia ci siamo fermati solo pochi giorni e, anche se non era tutto perfettamente in ordine, c'è chi se n'è occupato dopo che siamo andati via. Qui dovremo fermarci più a lungo e la casa è grande: visto che siamo in luna di miele, una cuoca e una cameriera, oltre al nostro prezioso autista che ci è venuto a prendere al porto, mi sembravano il minimo per goderci la vacanza senza pensieri".
Candy si voltò e gli rivolse uno di quei sorrisi per cui avrebbe ringraziato Dio eternamente: "Hai ragione, Albert, come sempre!".
Lui alzò un sopracciglio: "Quindi vuoi dire che ho sempre ragione?", scherzò riprendendo la valigia.
"Quasi sempre", disse lei facendogli l'occhiolino e alzando una spalla in modo scherzoso.
"Oh, adesso è 'quasi sempre'!", finse d'indignarsi. "Comunque ti comunico che noi saremo ai piani superiori nell'ala esposta più a oriente, mentre ai nostri gentili collaboratori ho riservato il piano inferiore dell'ala opposta. Ciò significa che se dovessi di nuovo bere troppo champagne e vorrai ancora attentare alla mia virtù, non avrai nulla da temere", concluse cominciando a ridere perché lei aveva iniziato a tempestarlo di pugni sulla spalla, arrossendo e protestando, ripetendo che non avrebbe mai più fatto figure simili e che, semmai avesse avuto in mente qualcosa, lo avrebbe fatto da lucida e con discrezione.
Quella era la sua Candy. Vivace, sensibile, piena di vita e di sorprese.
E così sarebbe stata la sua vita da quel momento in poi. Ne era certo.
- § -
Cari Candy e Albert, come state?
Siamo certi che vi stiate godendo la luna di miele, come è giusto che sia! La Scozia è meravigliosa, a prescindere dalle origini di famiglia, e non può che essere lo scenario perfetto per due spiriti liberi come voi.
Candy si girò per guardare Albert, perplessa: "L'hanno scritta insieme! Annie e Archie hanno scritto questa lettera insieme!", disse con fervore, come se a lui non fosse evidente.
"Lo vedo anche io, tesoro, so leggere", rise stringendola un po' di più a sé.
Erano seduti su uno dei rami più alti di una betulla, le cui foglie già cominciavano a tingersi dei colori autunnali. Stavano leggendo fianco a fianco la lettera proveniente dal Massachussets, i volti vicini, come due ragazzini incuriositi da una favola.
Di certo, la nostra luna di miele è un po' diversa... sì, avete capito bene. Ci siamo sposati. Io, Annie, sono scappata di casa, un gesto che da tempo meditavo di fare: Candy, forse tu puoi capirmi. Avevo compreso che i miei genitori non mi avrebbero mai permesso di sposare Archie, per tutta una serie di motivazioni che non ti sto a raccontare, e ho semplicemente fatto la mia scelta.
E io, Archie, non potevo credere al miracolo di Annie che mi correva incontro e che mi confessava di voler condividere il resto della sua vita con me, contro tutto e contro tutti. Così è successo: ha scritto ai suoi genitori ma ancora non sappiamo se la riaccoglieranno quale loro figlia. Lei dice di essere serena e convinta della sua decisione, ma in cuor mio so che spera di averli sempre al suo fianco, nonostante tutto.
E ora siamo qui, tra studio e casa, vivendo semplicemente come avete fatto voi due alcuni anni fa, alla Casa della Magnolia. È incredibile quanto, nonostante le abitudini, ci si adegui a tutto pur di stare insieme, godendo di gesti quotidiani come preparare una cena, uscire a fare spese, leggere un libro davanti al fuoco...
Candy strinse la mano di Albert, incontrando il suo sorriso complice: oh, li capivano benissimo, molto più di quanto potessero mai immaginare!
Ci dispiace avervi avvisato così, all'improvviso, e non avervi avuto con noi nel momento più bello. Ma sappiamo che comprenderete che è stata una cerimonia talmente essenziale che a malapena c'erano un paio di testimoni che abbiamo conosciuto grazie al sacerdote che ha officiato la cerimonia.
Ma, al di là degli abiti e della festa che non c'è stata (e che, un giorno, avremo modo di fare con voi), la gioia era tanta che non ci abbiamo neanche fatto caso. La vera bellezza era dentro di noi e brillava di luce propria.
Candy, Albert... sappiamo che parteciperete alla nostra gioia e che non ci condannerete per questa scelta estrema. Nessuno meglio di voi può capire quanto il destino, a volte, c'imponga di cogliere al volo la felicità prima che questa ci sfugga dalle mani.
Con amore
Annie e Archie Cornwell
Candy si asciugò gli occhi con il dorso della mano, profondamente commossa, e si portò la lettera sul cuore: "Sono così contenta per loro, Albert! Non è romantico quello che hanno fatto?".
Lui annuì, prendendo un profondo respiro: "Non è stata una scelta facile e purtroppo le voci che scateneranno potrebbero essere poco lusinghiere. Ma, da parte mia, farò di tutto perché possano vivere il loro matrimonio con serenità. Se, quando tornerà a Chicago, Archie vorrà ancora occuparsi degli affari del clan, lo accoglierò a braccia aperte".
"Non ne ho mai dubitato, amore mio", ribatté lei accoccolandosi tra le sue braccia, godendo del calore del corpo di suo marito e di quegli ultimi scampoli di sole prima del tramonto.
- § -
Elroy Ardlay si avvolse più strettamente lo scialle attorno al collo, abbandonando il capo sul cuscino della sedia a dondolo del patio. L'aria era fresca ma ancora gradevole e lei stava cercando di fare un bilancio il più ragionevole possibile della sua vita.
La sua vita stravolta.
Perdere delle persone care era stato devastante, specie i suoi nipoti più giovani. Ma veder minata la stabilità stessa della famiglia aveva messo a dura prova i suoi nervi già indeboliti da anni di problemi e lutti.
Due orfane nella sua famiglia: una che era persino stata adottata prima di andare in moglie a William, l'altra che, ignorando ogni regola dettata dal buon senso e dalla buona creanza, era scappata di casa come una donnetta qualsiasi per sposare un membro del loro clan, uno dei suoi nipoti più brillanti.
Quando aveva ricevuto la lettera della signora Brighton aveva pensato che sarebbe stata vittima di un infarto, specie perché aveva letto, tra le righe, che il suo amore di madre era pressoché intatto. E che quindi, molto probabilmente, l'avrebbe accolta di nuovo in famiglia.
Perlomeno avrà un cognome degno di Archibald...
Invece non era successo niente. Non le era venuto neanche il tanto temuto mal di testa e, alla cameriera che l'aveva vista sconvolta e le aveva chiesto se volesse un tè, aveva risposto in segno negativo.
Se ci pensava bene, quelli che l'avevano delusa di più e che davvero le facevano rivoltare lo stomaco erano i Lagan. Quel loro gesto imperdonabile di distruggerli non valeva i dieci anni di galera, ma molti di più e, nonostante avesse tentato di affrontare più volte l'argomento con William, si era dovuta arrendere all'evidenza che la giustizia aveva fatto il suo corso e loro dovevano semplicemente accettarla.
Cosa le rimaneva, dunque?
Era tra i membri più anziani del clan, ma il futuro del nome degli Ardlay era nelle mani dei nipoti più giovani e delle rispettive mogli, entrambe senza un passato e con gesti quantomeno discutibili alle spalle.
Stringendo le mani sui braccioli, Elroy capì che non voleva passare gli anni che le rimanevano da vivere immersa in una bolla di stizza e di rimpianti. Cosa ci sarebbe stato di male a godersi un po' quella stramba famiglia che, dopotutto, poggiava su basi solide di amore e rispetto?
Un leggero sorriso le si disegnò sul volto, distendendo le rughe della fronte ed Elroy chiuse gli occhi. Forse, dopo una vita di affanni, il segreto era semplicemente quello di seguire il flusso della corrente. E magari, dopo tutto, anche lei poteva essere felice.
- § -
Adrian non era uno stupido: aveva capito perfettamente che Frannie aveva qualcosa di diverso, in quegli ultimi giorni, e non poteva fare a meno di illudersi che dipendesse dalla sua relazione con Marianne.
Ma faceva di tutto per non rimanere sola con lui e, le rare volte in cui aveva provato ad affrontare l'argomento, trovava sempre qualcosa da fare. Sapeva che era professionale e devota al suo lavoro, ma gli parve che avesse raddoppiato i suoi sforzi.
La motivazione continuava ad essergli oscura.
Possibile che si fosse resa conto di provare qualcosa per lui proprio adesso che aveva deciso di darsi una seconda possibilità con un'altra donna? No, impossibile, ricordava benissimo la sua espressione ferita, dietro alle lenti, quando le aveva riferito del matrimonio tra Candy e Albert.
E allora cos'era?
"Tesoro, sei distratto?". La voce di Marianne lo riportò sulla pista da ballo, nel locale dove aveva deciso di passare la serata. Lo stava fissando con quegli occhi del colore della notte, le labbra brillanti come rubini e la bellezza tanto abbagliante che si diede dell'idiota per quello che stava per fare.
"Mi dispiace, Marianne, non possiamo continuare così", le disse fermandosi in mezzo alla sala e stringendola per le spalle. Una coppia li urtò.
"Cosa?!", fece lei ad alta voce.
"Vieni, spostiamoci di qui", le propose circondandola con un braccio e facendola sedere al loro tavolo. Le luci forti, la musica e le risate allegre gli cominciarono a diventare insopportabili e Adrian capì il suo errore. Ci aveva provato, davvero.
Ma aveva fallito miseramente.
Così come il cuore di Frannie era forse ancora imbrigliato nei sentimenti non corrisposti nati a Chicago, il suo era imprigionato in lei. Bel triangolo amoroso avevano creato...
"Stai ancora pensando a quell'infermiera, vero?", sbottò lei sistemandosi il foulard intorno al collo, lanciandogli lampi con gli occhi.
"Marianne", cominciò lui, a disagio, cercando le parole giuste, "tu sei una donna bellissima, un medico eccezionale...".
"Oh, per l'amor del Cielo, risparmiami i complimenti e le frasi fatte da romanzetto per donnette stupide!", sbottò battendo un discreto pugno sul tavolo, facendolo sussultare.
"Scusa, hai ragione", ammise. "Ma ti comunico che è quello che penso davvero e credo anche che tu...".
"Che io mi meriti un uomo che mi ami davvero, non è così? E la fase successiva prevede che tu mi lasci qui, sola e piangente, a struggermi per un rapporto che non ha funzionato, giusto?".
Adrian sbatté le palpebre: se non fosse stato innamorato perdutamente di Frannie, avrebbe potuto davvero dire di aver trovato pane per i suoi denti. Quella donna, pur essendo un'ostetrica, aveva la tenacia e l'intuito di una psicologa esperta.
Sorrise, sinceramente ammirato: "Avevo visto giusto. Sei davvero una donna speciale, e ti prego di credermi se ti dico che il mio cuore sarebbe stato tuo se non fosse ancora occupato. Non cambiare mai".
Quelle parole parvero colpirla e lui fu certo che, perlomeno, adesso Marianne gli credesse. Si alzò con un gesto fluido, a testa alta, e gli fece cenno di avvicinarsi.
Vuole darmi un bacio d'addio, forse?
"Bene, quindi adesso è il momento in cui io ti lascio libero, giusto?", disse con un'emozione indefinibile che le incrinava la voce. Adrian pensò che stesse sforzandosi di non piangere. O di non gridargli il suo disprezzo. O entrambe le cose.
Invece gli diede uno schiaffo così forte e improvviso che la testa gli scattò di lato e qualcuno si voltò a guardare. Doveva accorgersi da come aveva stretto le labbra e teso i muscoli della spalla che sarebbe accaduto.
Incassò il colpo senza dire nulla, in fondo se lo meritava. Non si mise neanche una mano sulla guancia offesa, ma si girò di nuovo per incontrare i suoi occhi che sì, effettivamente brillavano di lacrime non versate.
Alla fine, è pur sempre una donna. Forte, eccezionale, ma anche fragile, a modo suo.
"Perdonami, Marianne", le disse alzando una mano per farle un'ultima carezza.
Lei si scostò, facendo un passo indietro: "Buona fortuna, dottor Carter", disse uscendo dal locale a grandi passi, lasciando dietro di sé il profumo di violette che non aveva mancato comunque di fargli girare la testa in più di un'occasione.
Ma io preferisco l'odore del disinfettante, il viso stravolto da una notte di guardia, i capelli leggermente spettinati e gli occhiali severi su quello sguardo così fermo... Oh, Frannie...
Colto da un'urgenza che, ora lo capiva, aveva da quando aveva deciso di partire per l'Europa, Adrian corse a sua volta fuori da quel posto come se fosse inseguito da un'orda di diavoli. Sapeva che era la serata libera di lei e aveva intenzione di bussare a casa sua e consegnarle il suo cuore su un piatto d'argento.
Se l'avesse rifiutato di nuovo, allora sì che avrebbe preso la prima nave e sarebbe tornato in America. Ma non prima di aver lottato un'ultima, disperata volta.
La sua sorpresa, nel trovarla accanto alla sua auto parcheggiata in un vicolo poco distante, fu enorme. Così enorme che dovette aprire e chiudere gli occhi più di una volta per convincersi che fosse reale.
Era appoggiata allo sportello e, sentendolo arrivare, aveva alzato il viso per guardarlo.
"Sei solo?". In quella domanda potevano esserci tanti di quei significati che Adrian non seppe bene cosa risponderle.
Sì, sono solo, lei se n'è appena andata. Sì, sono solo, per tutta la vita lo sono stato. Sì, sono solo e forse tu mi lascerai così, senza neanche provare ad avvicinarti a me.
Annuì, facendo qualche passo per vederla meglio alla luce del lampione. Si stringeva uno scialle intorno al corpo ed era una delle rare volte in cui non indossava l'uniforme da infermiera, ma un semplice vestito scuro e accollato.
"Ho visto... Marianne correre via. Non so bene perché sono venuta sin qui, ma... ". Vederla vulnerabile, girare gli occhi con un leggero rossore a imporporarle il volto, fu più che sufficiente per lui.
Chiuse la distanza fra loro e alzò una mano per sfiorarle una guancia: lei non si spostò come aveva fatto Marianne, ma abbassò le palpebre accettando il suo tocco.
"Non potevo rimanere con lei e ingannarla. Ho tentato, Frannie, ho cercato davvero di innamorarmi di un'altra, ma non mi è possibile. Sei tu l'unica donna che desidero", mormorò con ardore quelle frasi, che Marianne avrebbe chiamato 'banali' e 'fatte' ma... oh, come esprimevano bene ciò che sentiva in quel momento!
Frannie emise un singhiozzo, afferrandogli il polso e stringendolo, e Adrian non ebbe il coraggio di muoversi, né di fiatare: "Neanche io voglio ingannarti, Adrian. Mi sono accorta che sono solo una donna e che non voglio rimanere sola", disse con voce spezzata, le lacrime che cominciavano a scendere sul suo viso ancora chino. "Non riesco ancora a ricambiare il tuo amore, ma ho un sentimento di affetto profondo per te. Nessun uomo mi aveva mai visto come una donna e so che questo non basta per creare un rapporto di coppia, ma...".
Era più che sufficiente, almeno per ora. Adrian le pose sul viso anche l'altra mano, costringendola gentilmente a guardarlo e le asciugò le lacrime coi pollici. Poi le tolse gli occhiali e se li mise nel taschino, mentre finalmente lei lo fissava con un certo stupore. Quindi, foggiando a coppa il volto di Frannie, le sfiorò appena le labbra con le proprie per capire quale sarebbe stata la sua reazione.
E la sua reazione non tardò ad arrivare.
Gli gettò le braccia al collo, ricambiandolo con un fervore che non si aspettava, lasciandosi guidare da lui mentre approfondiva il bacio, inducendola a schiudere la sua bocca per lasciarsi esplorare e ricambiando il gesto a sua volta.
Si staccarono solo perché il respiro affannoso ricordò loro che avevano bisogno di ossigeno.
"Ti farò innamorare di me, Frannie. Se solo tu me lo concedi, io sarò paziente e ti aspetterò. Diamoci questa possibilità, vuoi?", le disse passandole una mano tra i capelli, arrivando alla nuca e sciogliendoli dall'elastico.
Lei chiuse gli occhi e sospirò: "Mi piaci, Adrian, sei un uomo così gentile e speciale che io...".
"Non dire altro, per favore. Godiamoci il momento. Il resto verrà dopo". Detto questo, la baciò di nuovo, con devozione, con fervore, intrecciandole le mani nei capelli. "Adoro i tuoi capelli. Non legarli più quando sei con me, per favore", gemette stringendosi a lei.
Frannie gli fece vagare le mani sulla schiena, trasmettendogli un calore che s'irradiava in tutto il corpo e che divenne fuoco incandescente quando disse, con voce bassa e sensuale, un tono che non aveva mai usato: "Fammi diventare donna. Dammi le ali per volare e apri il mio cuore all'amore vero".
Si scostò da lei per guardarla meglio: era davvero la Frannie fredda e professionale che aveva conosciuto? Ed eccoli, il suoi capelli spettinati dal vento e le sue guance rosee per l'emozione, ciò che la rendeva più giovane e più matura allo stesso tempo: "Sei sicura, Frannie? Non penserai a lui mentre sei fra le mie braccia?".
"Lui è stato solo un sogno romantico e platonico. Noi siamo qui, in carne ed ossa. E siamo un uomo e una donna. Insegnami, Adrian, insegnami come lasciarmi andare". La sua era quasi una preghiera e lui diede un calcio ai dubbi, alle convenzioni e a tutti i princìpi che gli avevano inculcato sin da piccolo.
La fece salire in macchina e la portò nel suo appartamento, dove la spogliò dei suoi abiti e delle sue ultime remore lentamente, con dedizione. E, come gli aveva chiesto, la rese donna amandola con tutto il cuore.
- § -
- § -
- § -
Angolo dei commenti:
Ericka Larios: Nonostante il diniego iniziale, anche Albert si è arreso all'attacco di Candy XD In effetti sono sposati, cosa c'è di male? Sì, Frannie è rimasta malissimo per la piega che ha preso la cosa: Adrian, alla fine, pare essersi arreso e a lei non è rimasta nemmeno la possibilità di provare come sarebbe stato. L'amore di Candy e Albert ha attraversato gli anni e le difficoltà invece, è normale che sia più forte. Grazie mille, alla prossima!
Charlotte: Aahhaahahah, e come dissero in un famoso film: "scatenate l'inferno"! LOL! Sono contenta che la descrizione delle evoluzioni di Candy e Albert ti sia piaciuta ma sia rimasta comunque 'soft' (spero), io mi sono divertita un mondo, non riuscivo a smettere di ridere XDD E nemmeno Albert, mentre Candy era imbarazzata da morire! Adrian ha trovato Frannie ma si è anche stancato di aspettarla e lei pare destinata a rimanere sola... Grazie di cuore, felice che ti sia piaciuto anche questo capitolo!
Elizabeth: Per rendere memorabile una notte, basta dare da bere a Candy XD Albert non poteva credere a tanta fortuna! Per Frannie, invece, pare persa ogni speranza... Grazie a te, alla prossima!
