Se l'empatia non esistesse non sarebbero possibili un sacco di cose, che poi, in realtà, si tratta di quelle più importanti. Risulterebbero impraticabili i legami sia d'amore che di amicizia, insensate tutte le forme di comunicazione sia verbale che non verbale.
Cadrebbero nel vuoto tutti quegli sguardi che parlano, a volte gridano, al posto di quella persona che magari non ha il coraggio di ammettere qualcosa per timore di fare di male a chi vuole bene o a se stessa. Magari ha paura di perdere chi ha davanti, sia che si tratti di un compagno, di un amico o di un membro della famiglia.
Sarebbe senza speranza chi potrebbe morire non avendo più quelle mani ad accarezzarlo, quelle labbra a baciarlo o quella voce a incoraggiarlo nei momenti difficili.
Naruto si era sempre sempre ritenuto fortunato, lui la dote dell'empatia l'aveva talmente sopra la media che a volte sembrava instaurare addirittura una sorta di telepatia con chi aveva davanti. Pur essendogli capitate anche persone diametralmente opposte, lui riusciva sempre a trovare, in pochissimo tempo, le chiavi esatte da inserire nelle più nascoste serrature di cui spesso anche la persona stessa non era a conoscenza.
Il fuoriclasse delle chiavi.
Sorrise pensando questo di sé stesso.
In questo modo era riuscito a comprendere Nagato ancora prima di conoscerlo, solo dal tono e dalle parole usate da Kisame al telefono, il giorno in cui gli avevano salvato la vita tutti insieme. A Naruto era stato possibile capire, senza nessun margine di errore, come stavano veramente le cose. Così come, contemporaneamente a questo, Naruto aveva intuito che la persona speciale di Kisame era già lì insieme a lui in attesa su quel pianerottolo, ecco perché gli aveva chiesto di mantenere la calma malgrado la circostanza . E poi lo aveva visto senza stupirsi, si trattava di quel bellissimo moro che Kisame, nonostante la situazione, non aveva mollato per un secondo. Tramite i racconti di Nagato, Naruto era arrivato a capire perché quel giorno aveva avuto un'intensa sensazione di déjà vu, era stata l'unica cosa a cui non era riuscito ad attribuite una spiegazione per poi venire a scoprire che, per l'ennesima volta, le sue impressioni non lo avevano certo ingannato. I ricordi venivano da una serata di tanti anni prima, all'inizio della sua relazione con Kisame nata dopo una lunga e intensa amicizia. Naruto non avrebbe mai potuto dimenticarsi della donnola e di quanto lui, Kiba e Obito avessero desiderato conquistarsela nel corso degli anni. Era caduto quasi preda di un infarto nel privè, una cosa era certa, non avrebbe mai potuto dimenticare il profumo inebriante di quel corpo. I ricordi della gioventù rimangono sempre impressi in un modo indelebile grazie alla magia sperimentata soltanto in quel periodo della vita.
Kisame, quella sera lasciasti a me la donnola sono perché tu avevi ben altri piani Avevi già visto quello che meritavate entrambi.
Sorrise di nuovo, Kisame era sempre stato molto intelligente e con i piedi per terra sin da molto giovane, se Itachi non fosse stato sul serio straordinario di sicuro non sarebbe diventato la sua persona speciale. Ora che anche Naruto aveva chi riempire di lividi ad ogni sbandata, era giunto il momento di farlo conoscere a Kisame come desiderava, allo stesso tempo lui era curioso di capire finalmente la vera persona che un tempo si celava dietro quella maschera da donnola.
L'ultima volta che Naruto aveva visto Kisame lo aveva trovato ancora insicuro su cosa il moro provasse per lui, tuttavia poco prima a quel tavolo in centro, era stato certo di vedere tutto in maniera completamente chiara, lo aveva rassicurato non certo con il fine di illuderlo solo per tranquillizzarlo sul momento. Itachi era una persona con una vita molto difficile alle spalle, aveva bisogno di tempo, tuttavia certamente il moro era già arrivato a comprendere quanto fosse importante per Kisame. Le parole rivoltegli da Nagato la sera in cui lo aveva invitato a cena da loro, la naturalezza con cui gli aveva spiegato che la parola resa non dovrebbe neanche esistete sul dizionario, erano state capaci di aprire gli occhi di tutti loro. Kisame aveva bisogno di sentirsele dire mentre Nagato di pronunciarle, quella sera il rosso aveva iniziato a tendere una mano verso gli altri facendo vedere a Kisame come lui fosse sempre il primo pensiero di Itachi. Nagato aveva tirato fuori quella forza con cui era nato ma che aveva sempre desiderato nascondere, Naruto ebbe da lì la certezza di amarlo.
Le sue doti gli facevano comprendere anche quando era il momento di farsi da parte per fare spazio alle cose più importanti. Vedere come Nagato, completamente di sua iniziativa, si fosse tirato Sasuke all'interno del bar per rimanere soli a chiarirsi, aveva fatto capire a Naruto che l'incontro con Yahiko poteva anche avvenire subito. La conferma definitiva l'aveva avuta guardando i loro visi sereni e luminosi una volta che furono tornati a sedersi al tavolo.
Ormai erano quasi due mesi che Nagato e Yahiko non si incontravano, si erano parlati qualche volta per telefono ma naturalmente non è la stessa cosa. A Naruto era capitato di udire frammenti di quelle conversazioni, non aveva potuto fare a meno di notare come il tono del suo compagno fosse mutato nel corso del tempo. La voce di Nagato, incisiva e graffiante di natura, era stata invasa progressivamente da una intensa serenità. Il biondo si era accorto di questo, tuttavia in quelle fasi aveva evitato di farlo notare a Nagato, le persone come lui convivono con un intenso terrore di guarire temendo che questo possa compromettere la loro esternazione del dolore al mondo. Ogni piccolo progresso elogiato, sia pure in buona fede, potrebbe farli tornare di nuovo al punto di partenza. Occorrevano tatto e pazienza da vendere. Tuttavia molte cose erano cambiate da allora, Nagato traeva giovamento alleviando la sofferenza altrui ecco perché Naruto lo portava stabilmente con sé a fare volontariato, l'importate era stato non fargli comprendere che questo costituiva una sorta di cura per lui. Questa era stata la serratura più importante sbloccata dal biondo da quando era nato. Ora che il suo stare bene era evidente e Nagato non era più intimorito avendo capito che questo lo faceva godere dei legami con gli altri come non aveva mai fatto, Naruto era stato capace di vedere l'occasione perfetta per passare alle fasi successive.
Non appena Kisame, Kakuzu e Sasuke si erano alzati dal tavolo per andare via, Naruto aveva afferrato le sue mani ancora magre per domandargli se avesse voglia di incontrare il fratello. Il rosso aveva una posizione totalmente rilassata e sicura, le gambe accavallate, la schiena appoggiata alla spalliera della sedia, le spalle dritte seppure ancora magre. Aveva sorriso con l'espressione posata confessando come Yahiko fosse stato il suo pensiero fisso da quando si era ripreso.
"Vedi, Naruto, purtroppo quelli come me finiscono per distruggere tutti i legami e le persone che hanno accanto. È stato così da quando sono nato, le mie ossessioni sono sempre state più importanti di loro. Stavo male quando mi evitavano senza rendermi conto che la causa di tutto ero io. Siamo ancora in tempo per essere fratelli e io non vedo l'ora che sia così. Dopo penseremo a Itachi, la persona che ha visto l'ultima volta non ero io. Ora voglio mostrarmi al mondo, Naruto, senza più nascondere ciò che sono o apparire per forza diverso. Sono io, sono così punto e basta."
Il biondo ebbe l'impressione di perdersi nei riflessi viola dei suoi occhi, erano simili allo scintillio del sole sulle onde del mare in un mondo in cui i colori sono completamente diversi essendo tuttavia bellissimi. Si era alzato per baciarlo con quel sole che ora si era trasferito nei suoi occhi turchesi prima di avviarsi per la strada.
Beh, vorrà dire che per ora mi farò un giro per conto mio, ci sarà da divertirsi con tutti questi ragazzini in giro, farò il pieno di foto e autografi!
Yahiko si era sentito molto rincuorato quando Shisui aveva ricevuto la telefonata improvvisa di Sasuke. Il rosso si era accorto quanto ultimamente il compagno fosse giù di morale, evitava di darlo a vedere esclusivamente per riguardo nei suoi confronti, vista la situazione con Nagato. Era vero che non aveva più visto il fratello da quel maledetto giorno in cui lo avevano ritrovato in fin di vita, tuttavia era consapevole di come fosse in buone mani in compagnia di Naruto. Sentendolo attraverso il telefono non gli erano certo sfuggiti i suoi progressi. Nagato aveva perso gran parte della sua vita dentro una voragine sconfinata di dolore, quel baratro era finito per inghiottire i suoi anni più belli e diverse occasioni che avrebbe potuto cogliere, ma niente ora poteva più offuscare la gioia di saperlo finalmente felice al fianco di una persona che sapesse amarlo come aveva sempre meritato.
Io ero talmente accecato da me stesso e dalla mia vita da non essermi accorto di niente, eppure ero il tuo fratello maggiore e il mio compito sarebbe stato quello di guidarti, amarti ed esserti da esempio. Ho rischiato di ucciderti a causa del mio egoismo.
Era andato a tanto così dal perderlo senza mai averci avuto un vero rapporto fraterno. Forse condizionato dall'atteggiamento della madre, Yahiko aveva sempre creduto che le crisi e i comportamenti di Nagato fossero finalizzati esclusivamente ad attirare l'attenzione della gente. Aveva erroneamente supposto che sarebbe bastato ignorarli per far capire a Nagato che quello era il sistema sbagliato di rapportarsi agli altri e che invece avrebbe dovuto iniziare a rimboccarsi le maniche impegnandosi come tutte le persone del mondo. Yahiko non aveva visto quel dolore che suo fratello desiderava gridare terrorizzato dal fatto che, non trattandosi di una ferita fisica visibile, potesse passare inosservato o sottovalutato dagli altri. Gli aveva detto in faccia che secondo lui erano fissazioni inventate e volute invalidando il dolore di Nagato e sprofondandolo ancora di più nelle conferme di ciò che aveva sempre pensato. Un circolo vizioso che lo aveva portato a desiderare di morire convinto che nel mondo non esistesse nessuno in grado di comprenderlo. Certo che il suo dolore valesse meno di quello degli altri, Nagato era arrivato addirittura ad invidiare le persone che soffrivano solo perché lui aveva l'impressione di non essere amato quanto loro, la relazione sbagliata con Itachi era cresciuta su queste basi senza che il moro se ne rendesse conto sia pure in buona fede. Nagato cercava disperatamente qualcuno che si prendesse cura di lui restando però cieco davanti al bene che riceveva. Era accaduto da piccolo con la madre, con Yahiko stesso e alla fine con Itachi.
È strano e ingiusto allo stesso tempo come ci si accorga delle persone, della verità e si veda tutto in maniera più chiara solo arrivando al punto di non ritorno. Se non ci fosse stato più niente da fare per Nagato. Yahiko lo avrebbe seguito a ruota dopo pochi giorni schiacciato dai sensi di colpa. L'ultima immagine che Yahiko aveva registrato del fratello, era quel misero groviglio di fili che lui non aveva smesso di fissare per ore attraverso il vetro appannato dal suo respiro.
Non vedeva l'ora di incontrarlo di nuovo anche se sarebbe stato difficile ritrovarselo davanti dopo tutti gli errori fatti. Nagato avrebbe dovuto anche sapere la verità su quale lavoro aveva svolto per anni. Questa sarebbe stata la parte più difficile da affrontare. Naruto ne era al corrente, aveva assicurato a Yahiko di organizzare l'incontro solo a tempi maturi. Il rosso si fidava ciecamente di lui come del resto la città intera.
Non devo fare il vigliacco, adesso. Non appena Naruto mi dirà che ci possiamo parlare partirò immediatamente per raggiungerti dovunque ti trovi, non è troppo tardi per essere fratelli.
Mentre Nagato stava, anche se lentamente, risalendo, almeno fino a quella sera non era stato altrettanto per Shisui. A Yahiko non era mai sfuggito lo stretto legame presente tra lui e Itachi mentre lavoravano tutti insieme al Susanoo. Lo aveva notato anche nel periodo in cui andavano ad aiutare Itachi a casa con la spalla fratturata e imprigionato nel gesso, il moro non poteva fare praticamente niente in autonomia e il bene che gli voleva Shisui non gli era sfuggito. D'altronde i due cugini si erano persi di vista per diversi anni. Era stata sempre disarmante la dolcezza con cui Shisui stava accanto a Itachi in qualunque modo possibile riservandogli quell'amabile sguardo. Era stata questa la prima scintilla che aveva fatto iniziare ad innamorare Yahiko di Shisui.
Io non ho saputo fare niente di tutto questo con te, Nagato.
Per Yahiko era stato sempre piuttosto difficile cedere ai sentimenti ammettendo di essersi innamorato di qualcuno. Inizialmente aveva considerato la cosa come valvola di sfogo dall'apprensione provata per Nagato, soprattutto durante il primo rapporto avuto al Susanoo in occasione di quella che era stata l'ultima sera di lavoro per entrambi. Era tutto proseguito su quel binario nei primi giorni quando ancora cercava di illudere sé stesso che fosse esclusivamente il corpo di Shisui ad attrarlo. Era sottile e muscoloso al tempo stesso, gli piaceva un sacco passare la lingua sugli addominali definiti anche se non esagerati. Lo mandava fuori di senno il modo che aveva Shisui di mordicchiarli i piercing che aveva sull'addome e come il moro si faceva penetrare nella bocca chiudendo quegli occhi neri e magnetici. Yahiko si era accorto come il punto debole del moro fosse il suo sedere, gli piaceva passarci la lingua a lungo prima di entrargli dentro, per poi rivolgergli quegli occhi scuri e scintillanti, dalle ciglia molto incurvate all'esterno, chiedendogli lo stesso trattamento solo con lo sguardo. Yahiko si era illuso che era quasi scontato eccitarsi, in fondo erano stati ballerini di lap dance per gran parte della loro vita. Tuttavia no, non si trattava di questo. A farlo innamorare erano stati gli occhi di Shisui ma non quando scintillavano di piacere, piuttosto quando erano pieni di quell'amore che lui esprimeva in modo silenzioso. Quei sorrisi amari che non dava a vedere ma c'erano e andavano a scomparire nella luce della gioia che provava Shisui donando sé stesso alle persone a cui voleva teneramente bene. Il giorno in cui Yahiko vegliava Nagato da quel maledetto vetro non aveva certo fatto a meno di notare Kisame che non lasciava un attimo la mano di Itachi steso su quella barella. Anche Shisui ci aveva fatto caso, amava così tanto il cugino da lasciargli fare la vita migliore per lui. Ecco perché quella sera il fatto che Sasuke avesse inviato Shisui all'inaspettata riunione familiare, aveva fatto sentire anche il rosso molto lieto.
Sì, sono felice perché ti voglio bene. Ti amo per quello che sei e per il tuo modo di amare. Nascondere i sentimenti per paura di apparire debole è stato proprio ciò che mi ha portato a sbagliare con Nagato. Adesso è il momento di agire per il verso giusto.
Shisui era appena uscito per andare alla sua importate cena di famiglia, Yahiko si era sdraiato sul divano con le cuffie talmente ad alto volume che se fosse esplosa una bomba in strada non l'avrebbe nemmeno sentita. Mentre giocherellava con i due piercing appuntiti che aveva sul labbro inferiore, mordicchiandoli senza pietà, si chiedeva quale futuro avesse in mente per loro Kakuzu.
Il loro ex manager, lo era stato più per Itachi in realtà, non avrebbe proposto a tutti quanti di licenziarsi, egli stesso compreso, se non avesse avuto per le mani qualcosa di certo; anche Shisui aveva concordato su questo, conoscendolo. Senza ombra di dubbio quel lavoro non faceva più per loro. Finché erano stati ragazzini ancora poteva andare, ma adesso era giunto il momento di indirizzarsi verso una vita più degna e stabile.
Yahiko non avrebbe sentito l'esplosione di una bomba in strada ma avvertì ben chiara la vibrazione del cellulare. Senza abbassare il volume della musica e staccare gli occhi dalle ombre disegnate sul soffitto, se lo tolse dalla tasca dei pantaloni sperando che non fosse Shisui a dirgli che la serata in famiglia non stava andando come aveva sperato.
Il suo cuore si fermò, alzandosi di scatto a sedere le cuffie si storsero scoprendogli l'orecchio destro come per incitarlo a rispondere alla chiamata di Nagato. I pensieri che gli attraversarono la mente come una tempesta di fulmini furono uno più angoscioso dell'altro. Spaziarono da non mi aspettavo di doverti delle spiegazioni proprio oggi; per arrivare a che diavolo hai combinato ancora, Nagato?; Passando per ma io non sono pronto!
La voce di Nagato era serena come l'aveva sentita negli ultimi tempi, dopo avergli chiesto semplicemente come stava lo aveva invitato in un bar in centro e nulla più. Yahiko aveva preso a balbettare mentre salutava il fratello accettando la proposta. Cercò disperatamente di riprendersi mentre era certo che Nagato avesse sorriso dall'altro capo del filo, sia divertito che comprensivo.
Mi dispiacerà terribilmente adesso mandare in frantumi il tuo equilibrio conquistato con tanta fatica, ma io non posso più mentirti. Sì, ho fretta. Fretta di essere tuo fratello.
Yahiko scelse dei vestiti comodi consapevole di doversi fare la strada a piedi, la macchina l'aveva presa Shisui per la sua cena importante. Comunque non poteva mai rinunciare ad avere un certo impatto visivo come se i suoi piercing e i capelli rosso fiamma non fossero stati sufficienti.
Anche io ho un incontro importante stasera.
I jeans non potevano essere semplici, qualche grosso strappo sfilacciato da cui facevano capolino le sue gambe muscolose ci voleva. La scollatura della semplice maglietta grigia non poteva certo rimanere inutile, un'incisiva collana a forma di filo spinato con perline rosse era perfetta, soprattutto se anche le scarpe da ginnastica erano dello stesso colore. Quella giornata sarebbe passata alla storia, per lui, Nagato e Shisui, tuttavia Yahiko iniziò a fare quel tragitto con un buco nero che andava allargandosi al centro del petto. Era terrorizzato dall'eventualità di vedere quegli occhi identici ai suoi sprofondare di nuovo nella sofferenza più nera. La voragine si era trasformata in un pesante macigno mentre procedeva, era questo a fargli formare delle gore di sudore sulla maglietta e non il caldo dell'estate che si stava avvicinando.
Devo chiederti perdono, Nagato, e dopo dirti la verità.
Poi lo aveva scorto da lontano, quella suggestiva tonalità rosso vinaccia molto probabilmente era unica al mondo. Seduto a quel tavolo con la divisa verde e grigia da volontario indossata con orgoglio. Gli ultimi metri da percorrere furono difficilissimi per Yahiko. Avvicinandosi vedeva sempre di più di tutti quei particolari che con le sue parole avrebbe inesorabilmente mandato in frantumi come se un sasso venisse lanciato contro una splendida vetrata. Nagato d'altronde era sempre stato così, speciale ma fragile.
Non mi stupisce affatto che tu abbia fatto breccia nel cuore di Naruto.
Per quanto Yahiko fosse trafelato, Nagato era calmo e posato. Stava con le gambe accavallate, le spalle dritte un gomito posato sul tavolo, la mano a sostenere il mento non più spigoloso ma con le forme morbide che Yahiko non vedeva su di lui da quando era stato poco più di un bambino. E quegli occhi, per quanto li avessero identici, adesso erano quelli di Nagato ad essere più belli e luminosi. Entrambi scoperti nonostante il ciuffo rosso fosse sempre molto lungo e spostato sulla destra.
"Nagato, io…" il maggiore era riuscito solo a balbettare il suo nome e poco più.
Il più piccolo si alzò dalla sedia con le labbra incurvate in un sorriso saldo anche se dolce e comprensivo. Yahiko si era ritrovato stretto tra quelle braccia in pochi secondi, erano ancora magre ma si sentiva che i muscoli avevano nuova forza.
"Fratello mio, bentornato" la caratteristica voce profonda e incisiva di Nagato risuonò nella gioia.
"Nagato, io… devo dirti un sacco di cose."
"Intanto ci facciamo un bell'aperitivo, ti va?"
A Yahiko non era rimasto che sedersi disarmato da quella persona che aveva davanti. Era questo il fratello che era destinato ad avere, tuttavia lo stava conoscendo adesso per la prima volta. Vedendo Nagato godersi birra e stuzzichini come qualunque altra persona intorno a loro, Yahiko parlò senza più quel timore di mandare all'aria i progressi che aveva fatto, Naruto aveva certamente colto il momento in cui si erano consolidati per non andarsene più.
Yahiko aveva chiesto perdono per non aver saputo vedere il suo dolore, per essere stato egoista. Chiese scusa per la volta in cui gli aveva detto che era lui stesso a crearsi la sofferenza con le sue mani, si sentiva riprovevole per averla creduta inventata.
Yahiko chinò il capo senza tentare di nascondere le lacrime che gli gocciolavano dal mento perfetto : "io ora ho compreso qual è il vero dolore. Se hai una ferita puoi prendere degli antidolorifici fino a che non è guarita. Una volta rimarginata lascerà la cicatrice, certo, ma il dolore sarà completamente scomparso, sei certo dal principio che avrà un decorso positivo verso la guarigione. Questo per le persone è il vero dolore, non hanno dubbi, si fanno sempre in quattro a capire e aiutare chi ha una ferita fisica. Tuttavia il vero dolore, quello devastante che ti uccide un giorno dopo l'altro inesorabile, rimane nell'ombra. Io sono stato così meschino di ridere di questo, ti ho detto che tu lo creavi con le tue mani. Mi è servito tempo per riuscire a vederlo, troppo. Ho dovuto rischiare di perderti. Non devi perdonarmi anche se io lo vorrei, lo capisco."
Una mano si era posata sulla sua testa rossa accarezzandolo dolcemente: "Tutti possono fare degli errori, Yahiko, hai visto quanti ne ho fatti io? Eppure adesso sei qui, no? Che fratelli siamo se non riusciamo a perdonarci a vicenda i nostri sbagli? Essi servono per farci capire come funzionano le cose fin dall'alba del mondo. Purtroppo la vita è l'insegnante più crudele, prima ti fa l'esame e solo dopo ti spiega la lezione."
"No, tu non capisci!" il maggiore aveva quasi gridato guardandolo ora negli occhi uguali ai suoi "Non è questo il punto. Quello che ti è successo… Insomma, è accaduto per un motivo che adesso dovrai affrontare di nuovo. Io e Itachi eravamo colleghi. Tuttavia anche io ho lasciato quel posto."
L'espressione di Nagato non era cambiata così come la sua postura sicura di sé, rimaneva accogliente e accomodante: "colui che ha ricevuto la notizia da Itachi non ero io. Era un Nagato che, accecato dal proprio tormento, arrivava addirittura ad invidiare gli altri quando avevano bisogno di aiuto. Vedi, temevo di essere come scavalcato dal dolore altrui, che avesse più valore e diritto del mio. Avvicinavo le persone sofferenti pensando che, conoscendo il dolore loro stesse, avrebbero potuto comprendere finalmente il mio dolore e aiutarmi. Ma io non volevo guarire. Itachi era stato costretto dalla vita a fare quel mestiere e io, invece di comprenderlo, l'ho addirittura offeso. Me lo ha nascosto per non darmi ulteriore dolore così come sicuramente hai fatto tu. Avete avuto tutto un'immensa cura di me e non posso che esservi grati."
Yahiko ora lo guardava tra il sollevato e lo stupito. Nagato gli aveva afferrato entrambe le mani attraverso il tavolo continuando a sorridere, in attesa di lui, del loro essere finalmente fratelli. Nagato vide gli occhi di Yahiko spostarsi per guardare qualcuno alle sue spalle, Naruto si sedette al suo fianco pochi istanti dopo circondandogli le spalle con un braccio: "finalmente conosco questo famoso fratello maggiore!"
"Famoso?" Yahiko era stupefatto dalla felicità.
"Non hai idea, Yahiko, Nagato mi ha fatto una testa così parlando di te. Sono onorato di essere entrato a fare parte della vostra famiglia. Le storie più difficili hanno sempre il finale più lieto, sono sempre stato dell'opinione che le difficoltà aiutino a comprendere quali siano i veri valori."
La saggezza e l'estrema empatia che ora scaturivano da quegli occhi turchesi, avevano sbloccato un'altra serratura essenziale. Avevano permesso ad altre due persone di poter vivere finalmente felici.
Eh, sì, ci sarà un motivo perché è divento sindaco e la gente lo ama. Sicuramente più di uno. Ce ne fossero di più di persone come lui in questo mondo!
