Più l'attesa è lunga, migliori saranno i suoi risultati, soprattutto se colui che ha dovuto aspettare è giovane ed è sempre stato solo. La giovinezza rende impazienti di per sé, si vorrebbe tutto e subito e spesso anche un'aspettativa di poche ore rischia di mandare in crisi. Come se l'occasione che si presenta fosse uno di quei bersagli da prendere al volo al luna park. Se poi si è trascorso praticamente tutta la vita a farsi domande rispondendosi da soli, avere finalmente la possibilità di confrontarsi con qualcuno sembra un sogno talmente magnifico che la sua gestione diventa difficoltosa per il solo timore di mandarlo in frantumi subito dopo averlo afferrato. Alcune volte i risultati vanno davvero oltre le aspettative, la persona rimane talmente spiazzata dalla gioia improvvisa che spesso rischia di perderla per il solo fatto di non sapersi come muovere. Ed ecco che dalla solitudine più estrema è possibile passare ad avere un sacco di persone con cui confrontarsi, sostenersi e consigliarsi a vicenda.
Sasuke adesso si trovava proprio nella fase della preoccupazione di sbriciolare il sogno ancora prima di essersi abituato alla nuova vita. È la parte più difficile questa, la sensazione di camminare costantemente su uno strato di gusci d'uova lo teneva continuamente in tensione, l'adrenalina generata dalla situazione finiva sovente per tenerlo sveglio la notte. Tuttavia non poteva permettersi di distrarsi, non ora. La buona idea che aveva avuto di riunire tutta la famiglia a casa per una cena aveva dato i suoi frutti. Madara e Izuna avevano sempre voluto bene a tutti loro nonostante la lontananza e il silenzio. Obito, felice con Rin, aveva finalmente trovato la beatitudine accettando sé stesso. Shisui e Itachi stavano infine per ottenere un lavoro dignitoso che rendesse loro giustizia.
Non erano emerse incomprensioni o rancori, ognuno aveva dato le sue spiegazioni totalmente sincero ascoltato e capito da tutti quanti. Quanto a Sasuke, l'aver compreso che non si può fare sempre tutto da soli era stato solo il punto di partenza della sua strada sempre più in discesa. Aveva fatto qualcosa per il prossimo, la sua famiglia e per sé stesso.
Non menzionò più con Itachi l'incidente accaduto durante la serata in cui lo aveva fotografato, il maggiore sembrava non ricordarsi niente. Meglio così, si trattava di uno quegli errori che possono far scivolare la felicità appena afferrata via dalla punta delle dita in pochi secondi, anche se il soggetto in questione è una persona comprensiva come Itachi. Aver capito così tardi i vari modi di amare e il corretto modo per metterli in pratica era stata, per Sasuke, un'altra delle devastanti conseguenze della deprivazione della compagnia e della famiglia. Sasuke poteva ritenersi doppiamente orgoglioso per aver avuto il coraggio di affrontare questo percorso molto più arduo rispetto agli altri giovani della sua età.
Le gioie appena afferrate erano stati gli amici che si era reso conto di avere intorno e la famiglia. Sasuke non voleva che si trattasse solo di tempo preso a prestito, che una volta terminata la permanenza in città di Madara e Izuna ognuno tornasse nelle proprie abitazioni e ogni cosa facesse rientro nelle caselle iniziali. La cena era stata nient'altro che l'inizio, adesso bisognava dare un motivo più che valido a Izuna e Madara per restare. Sasuke decise di iniziare dal più piccolo, la situazione di Madara in effetti era un po' più complicata da sbrogliare. Si era deciso ad abbandonare la sua vita dopo anni, la sua casa, le sue abitudini. La speranza di ritrovare il suo amore perduto in gioventù era definitivamente andata in frantumi. Dopo Obito, Kisame era stata la prima persona che Madara aveva cercato.
È stato così solo perché non avevi il suo numero, in caso contrario sarebbe accaduto esattamente l'opposto. Nessuno meglio di me sa cosa significhi avere urgenza di colmare i vuoti, di donare quell'amore rimasto inespresso per anni. Quando arriva il momento non si è disposti ad aspettare un solo minuto di più. Non posso non comprenderti appieno, Madara.
Sasuke si era reso conto di avere lo stesso carattere di Madara. il maggiore ora stava attraversando uno dei più grandi dolori della sua vita. Il cuore di Kisame non gli apparteneva più, non in quel senso almeno. Per far riemergere Madara dalla sofferenza sarebbe servita la vicinanza di tutti loro. Niente avrebbe impedito a Sasuke di creare lo spazio necessario nella sua vita per accoglierli tutti. Aveva iniziato da Izuna ma in questo era compreso, ovviamente, anche Madara.
Camminavano insieme diretti nell'ufficio di Genma. Così somiglianti da sembrare quasi gemelli, tuttavia era evidente come Sasuke mettesse una maniacale attenzione nel sistemarsi i capelli e nei vestiti. Indossava dei jeans neri lunghi quella mattina, la camicia azzurra scura stirata impeccabilmente con i primi due bottoni slacciati, una targhetta argentata faceva capolino di tanto in tanto appesa ad un cordino nero di caucciù, era lavorata in modo da rappresentare il buco di un'antica serratura. I ciuffi neri di Izuna sembravano avere vita propria, leggermente più lunghi di quelli del cugino, giravano in ogni direzione, senza, nel loro leggero disordine, apparire stonati. Una delle sue caratteristiche e comode camicie bianche di lino fuori dai jeans, procedeva con al collo la sua immancabile macchina fotografica, l' aria trasognata. Sasuke gli aveva proposto un incontro con Genma in seguito all'avere appreso che era un fotografo. Il manager aveva accettato di incontrarlo senza essere però troppo convinto. Izuna, infatti, aveva lavorato in poche occasioni ritraendo persone, nella cartellina che si stava portando appresso erano presenti soprattutto immagini di tramonti, scorci della città, un'intera sezione era dedicata agli scatti controluce. Raramente si era cimentato in ritratti. Sasuke sperava che, nonostante tutto, Genma potesse essere interessato, se Izuna fosse stato assunto i due cugini avrebbero lavorato praticamente insieme, senza contare che il maggiore avrebbe dovuto trasferirsi consentendo alla famiglia di rimanere più unita. Sasuke era teso, Genma era sempre stato molto selettivo. Se era stato capace di rifiutare Itachi e le sue pose naturalmente eleganti e aggraziate, figuriamoci un fotografo che non era del ramo.
Tenterò comunque, è mio dovere lottare con tutti i miei mezzi per rimanere uniti. Se non lavorerai in mia compagnia vedrò lo stesso di trovarti un posto che non ti faccia fuggire di nuovo lontano, e con te Madara.
"Guarda, Sasuke, non è stupenda? Concedimi il tempo di impostare il macro."
Izuna si era fermato nei pressi di una siepe di oleandro dalla fioritura rosso sangue. Una farfalla arancione muoveva lentamente le grandi ali riposandosi su uno di essi. Sasuke si arrestò sospirando, andare in giro in compagnia di un fotografo armato della sua macchina fotografica comprendeva anche questo nel pacchetto. Il grazioso animaletto gli fece venire in mente Choji, il cabarettista paffuto del Susanoo, con quella bella farfalla scintillante ricamata sulla camicia, e il ciondolo variopinto della stessa forma. Sasuke si augurò sorridendo che la vita avesse in serbo un bellissimo futuro anche per lui.
"Non trovi bellissima la combinazione dei colori? Sono entrambe due tinte calde, tuttavia non sempre è necessario un contrasto per far risaltare qualcosa."
Era vero. Sasuke osservava il cugino scegliere la migliore inquadratura prima e il migliore scatto poi.
"Guarda, Sasuke."
Il più giovane si era avvicinato al display della macchina fotografica invitato dal cugino. La farfalla era arancione, il fiore rosso scuro. Non sarebbe servito, ad esempio, un azzurro per metterla in evidenza, anzi, un così netto contrasto avrebbe solamente distolto lo sguardo dell'osservatore dal soggetto della foto. Il rosso, al contrario, accoglieva il suo simile quasi come se lo accompagnasse per mano. Sasuke sorrise, anche lui aveva abbandonato i contrasti generati dalla solitudine per accettare di farsi prendere per mano dalle persone che lo circondavano. Ognuno con un carattere diverso, da cui comunque era sempre utile imparare qualcosa confrontandosi.
Riprese la strada un poco più sollevato e tranquillo, Izuna possedeva un temperamento molto diverso dal resto della famiglia, un'allegria contagiosa che al suo interno vantava una buona dose di positività. La sua capacità di attaccare bottone in modo naturale con chiunque, persino sconosciuti come se li conoscesse da una vita, aveva dell'incredibile.
Fu esattamente ciò che fece Izuna quella mattina con quel ragazzo moro dai capelli lunghi e gli occhi celesti chiarissimi che si era trovato per puro caso in loro compagnia nella sala d'aspetto dell'ufficio di Genma. Doveva vere più o meno l'età di Sasuke. Aveva detto di chiamarsi Neji e poco altro di più, evidentemente messo in imbarazzo dall'estroversione di Izuna. Sasuke osservava Neji mentre discorreva con il cugino delle stupidaggini più assurde. Decisamente bello, la pelle diafana spiccava incorniciata dai capelli corvini, la linea del mento ovale e delicata, il taglio degli occhi molto grande e tendente ad una forma dolce e rotonda. Tuttavia appariva piuttosto impacciato e timido. Sasuke provò a immedesimarsi in lui una volta che si fosse trovato al cospetto dei fotografi i quali gli avrebbero chiesto di assumere questa o quell'altra posa, magari facendo dei ritratti di nudo o quasi. Oppure cercò di immaginarsi cosa avrebbe potuto provare avendo tutti gli occhi puntati addosso magari su una passerella.
Credo di saperlo, percepirai le tue gambe tremare e muoversi come se fossero degli ingranaggi arrugginiti e cigolanti. Avrai l'impressione di essere terribilmente fuori posto, quasi ti trovassi su un pianeta straniero e su cui non sei adatto a vivere. Arriverai a pentirti di aver scelto quel lavoro che ti ha portato fin lì anche se hai dovuto lottare e ruggire per arrivarci. Io ero un po' così all'inizio ma non per timidezza, io semplicemente non avevo gli strumenti adatti per rapportarmi con gli altri. La solitudine non insegna mai niente.
"Sto accompagnando mia cugina Hinata, si trova nell'ultima stanza a fare degli scatti."
Sasuke era stato riscosso dalle spiegazioni di quel moro quasi irreale che aveva davanti. Non era lì per candidarsi, dunque.
Beh peccato, sei un tipo raro. Un caso in cui il netto contrasto cromatico non stona per niente.
La porta dell'ufficio di Genma si spalancò di colpo, a Sasuke era venuto quasi da ridere vedendo in che stato il manager aveva ridotto il tappo blu della bic che aveva tra i denti. La bandana stavolta era nera a stelline rosse, identica alla camicia. Sasuke si stupì chiedendosi se per caso non avesse utilizzato un pezzo dell'indumento stesso per fabbricarsi la bandana. Genma lo guardò sogghignando mentre Izuna si fece serio di colpo intuendo al volo che era giunto il suo turno. Sasuke emise un impercettibile sospiro augurandogli buona fortuna. Sapeva per esperienza che quando Genma era interessato a qualcuno poteva avere anche la durata di un'ora buona il colloquio; in caso contrario, sbatteva il malcapitato fuori dalla stanza in pochi minuti. Sasuke decise di approfittare per andarsene in bagno, ora o mai più. Se Genma fosse stato entusiasta di Izuna di sicuro non avrebbe finito di parlare con entrambi per un tempo infinito, magari già illustrando loro i nuovi incarichi. Una volta tornato avrebbe parlato con Neji, era un vero peccato che un ragazzo con il suo aspetto non facesse almeno un tentativo per candidarsi. Sasuke sbuffò posando la mano sinistra sulla maniglia della porta del bagno; non era avvezzo a parlare con le persone sconosciute, soprattutto se avrebbe dovuto prendere per primo l'iniziativa.
È arrivato il momento di darci un taglio, sono questi i meccanismi che mi hanno condotto ad affondare sempre di più nella solitudine una spirale dopo l'altra. Nel migliore dei casi mi sarò fatto un nuovo amico, male che vada non vorrà più vedermi ma più di questo non può certo accadere. La fine del mondo dovrà ancora attendere.
Sasuke si era finalmente deciso con rinnovata energia ed un sorriso ad aprire quella porta, quando un lampo di luce improvvisa attirò la sua attenzione. Era venuto da una porta socchiusa alla sua sinistra. Sasuke realizzò in quel preciso istante di non essere mai stato in quella parte dell'edificio, lui solitamente posava per i fotografi in altre stanze o a all'aperto.
"Prova ad aprirti un po' la camicia."
La voce rimbombò leggermente come se la stanza fosse vuota, si udiva un sommesso ma costante fruscio. Sasuke, come attratto da un potente magnete a cui era impossibile sottrarsi, avvicinò il viso alla fessura della porta. La frescura del condizionatore lo investì sul naso e sulle labbra sottili, la temperatura negli studi veniva tenuta costante, costringere il soggetto a sudare sarebbe risultato dannoso per il trucco, le acconciature e la pelle stessa. Per ora Sasuke riusciva a scorgere solo una finestra, una pesante tenda nera impediva alla luce del sole di entrare, un faretto consentiva l'illuminazione perfetta scelta dal fotografo. Sasuke non ne sapeva niente di fotografia, tuttavia dopo anni che lavorava nel settore, aveva compreso quanto fosse fondamentale la perfetta combinazione di chiaroscuri. L'intensità della luce e la sua angolazione non potevano certo essere lasciati al caso, i filtri all'obiettivo e la post produzione facevano il resto.
Quanto rimane di vero in una foto?
"Muoviti così, bravissima."
La sicurezza appena acquisita che là dentro si trovasse un soggetto femminile, infuse a Sasuke una curiosità mai sperimentata prima. Deglutì avvertendo la bocca asciutta. Fu costretto ad allargare la fessura della porta per poter vedere una fetta più ampia della scena. Sulla parete di fondo era stato posizionato quello che sembrava essere un gigantesco gobbo, l'immagine di una spiaggia caraibica da sogno era colpita dalla luce bianca e potente dei due faretti ai lati per dare l'illusione di una maestosa giornata di sole estivo. Poco più avanti due finte palme davano sensazione della profondità. Sasuke adesso aveva la bocca spalancata e non si era reso conto di avere aperto quasi completamente la porta. Il ronzio che aveva udito all'inizio proveniva da una grossa ventola sulla destra del set, smuoveva l'aria per conferire l'effetto vento ai capelli e alla camicia della ragazza che stava al centro della scena.
"Mettiti una mano tra i i capelli come se volessi toglierli dal viso."
Sasuke aveva fatto diversi passi avanti senza rendersene conto, stava alle spalle del fotografo che non si era minimamente accorto di lui, l'otturatore scattava di continuo seguito dal sommesso fischio di ricarica del flash. Bellissimi capelli neri con i riflessi blu, probabilmente naturali, volavano leggeri sullo sfondo del finto mare. La ragazza aveva piegato la testa lateralmente mettendo in evidenza la linea delicata del mento. Era accovacciata sul pavimento in quella che pareva essere vera sabbia, Sasuke la poteva vedere appiccicarsi alla pelle nivea delle cosce tornite e dei fianchi formosi. Probabilmente erano stati mescolati dei minuscoli glitter per farla assomigliare a polvere di diamanti sulla pelle bianca. Tutto incredibilmente tono su tono, la camicia era leggermente più scura e grigia dello sfondo, i riflessi blu dei capelli parevano essere le onde che quel mare finto non avrebbe mai potuto avere. Tuttavia l'aspetto più straordinario, quello che ebbe il potere di togliere letteralmente il respiro a Sasuke, furono gli occhi. Grandi, dolci, dello stesso identico celeste del mare disegnato dietro.
Sei tu Hinata, lo so. Come la farfalla di prima sei esaltata dai tuoi colori complementari. La tua delicatezza non è fatta per i contrasti forti e netti.
Un volo di farfalle ora Sasuke lo avvertiva nel petto e nello stomaco. Lei sembrava aver captato i pensieri del moro, rivolse nella sua direzione un sorriso colmo di tenerezza, sulle guance candide un lieve rossore.
"Inizia a sfilarti la camicia, lentamente."
Le piccole mani della modella si posarono sul terzo bottone, quello subito sopra il seno tonico. Si muoveva sensuale ormai non più guardando l'obiettivo, ma piuttosto il moro che stava in piedi alle spalle del fotografo. Le mani delicate dalla unghie ben curate con lo smalto trasparente, ribaltarono il colletto permettendo alle spalle candide e fini di uscire. Sasuke sbatté diverse volte gli occhi neri adesso diventati lucidi, sentiva un avvolgente e intenso calore invadergli il corpo nonostante l'aria condizionata. Tremò visibilmente ma non per l'aria fresca, i ciuffi di capelli più corti che gli incorniciavano il viso seguirono il fremito. Il cuore gli batteva talmente forte da sembrare perdersi nel vuoto.
Che diavolo mi sta succedendo? Non la conosco nemmeno.
Hinata di era messa la punta di due piccole dita sulle labbra delicate facendo il gesto di lanciare un bacio a Sasuke, azione evidentemente molto gradita dal fotografò che fece degli scatti a raffica strisciando quasi sul pavimento per ottenere la migliore angolazione, peccato che il cenno non fosse per lui.
Il moro si sentì leggero, come se volasse, pochi istanti dopo fu vittima di un capogiro che lo fece leggermente barcollare. La camicia celeste atterrò sulla sabbia brillante sospinta dal finto vento. Il viso della modella fu nascosto per pochi istanti dai lunghi capelli che lei subito dopo si ritirò indietro, i riflessi blu mandarono dei veri e propri lampi facendo credere a Sasuke di esserne quasi abbagliato. Hinata era rimasta con solo un bikini blu scuro tendente all'elettrico, colore anche quello studiato ad arte per riprendere il riflessi dei capelli. Il seno formoso ma non esagerato, lo slip con una profonda sgambatura a V per evidenziare la linea morbida del fianchi. Si era seduta sulla sabbia chiara , un piedino si posò a terra alzando il ginocchio, Hinata aveva incrociato maliziosamente le gambe per nascondere il triangolo blu dello slip. Sasuke aveva il fuoco dentro. Nonostante il fresco dell'ambiente aveva iniziato a sudare, alcune gore gli erano apparse sulla camicia azzurra, iniziò a sperare che Hinata non le scorgesse. Se fossero stati davvero su quella spiaggia caraibica sarebbe corso dalla splendida creatura che pareva nient'altro che in attesa di lui. Era ad un passo dal farlo, in realtà. Il ronzio del ventilatore sembrava essersi tramutato nel borbottio del mare, quei dure faretti bianchi nel sole.
Sasuke, diamine, è mezz'ora che ti cerco!
La voce di Izuna li distolse tutti da quel limbo in un secondo. Il fotografo, l'unico ad essere rimasto ignaro di tutto fino a quel momento, si voltò di scatto a guardare i due cugini. Erano praticamente identici, tuttavia con due espressioni completamente diverse. Quello che si trovava al centro della stanza pallido, sudato, pareva fosse sul punto di svenire; l'altro sulla porta sorridente con quei ciuffi di capelli elettrizzati davanti alla faccia.
"Ehm, scusate…" un Sasuke imbarazzato fece appena in tempo a vedere l'espressione di Hinata prima di voltarsi per andare velocemente da Izuna.
La ragazza aveva dapprima sgranato i grandi occhi celesti per poi assottigliarli in un tenero sorriso dietro la punta di indice e medio di quella manina così piccola da non sembrare reale.
I due cugini si richiusero piano la porta alle spalle avviandosi di nuovo lungo il corridoio spoglio. Era incredibile come non fosse presente nessun elemento decorativo sia lì che nella sala d'aspetto di Genma. Solo nel suo ufficio aveva esposto i vari trofei vinti sia personalmente ai vari tornei di tennis, sport che praticava sin dall'infanzia, che quelli in qualità di fotografo, organizzatore di grandi eventi e stilista. In alcuni casi queste vittorie erano accompagnate da foto dimostratrici. Niente trapelava della sua vita privata e della famiglia, lo stesso Sasuke non ne sapeva niente dopo anni di attività al suo fianco.
"Allora?" Sasuke aveva notato il sorriso beato sul viso di Izuna.
"Come fotografo non sono adatto, i pochi scatti ritrattistici non gli sono andati a genio mentre tutto il resto è un genere che a lui non interessa."
Uscendo di nuovo nel sole e nel caldo della città, Sasuke si chiese cosa caspita avesse il cugino per essere così felice, allora. Era stato comunque quasi un'ora a colloquio con Genma, conoscendo il manager solitamente questo era sinonimo di esito positivo.
Ho capito, non ti va di restare qui. Non vedi l'ora di tornare alla tua vecchia vita, probabilmente ti eri fatto un'idea differente a proposito della tua famiglia. Capisco che forse non ti va a genio di veder soffrire tuo fratello, in questo caso va bene così. Nonostante io sia stato solo un fratello ce l'ho per cui posso comprenderti in pieno.
Questo pensiero inchiodò Sasuke immobile in mezzo alla strada. Sarebbe stata dura ma Izuna e Madara meritavano la felicità qualunque forma essa avrebbe avuto.
"Sasuke, che ti prende? Dai andiamo a farci una bevuta che inizio ad avere sete, perbacco Genma non ha offerto nemmeno un caffè."
Sasuke si accodò al maggiore rassegnato. Fu costretto ad arrestarsi di nuovo dopo pochi passi, stavolta era stato l'altro a farlo fermare posandogli una mano sul petto. Lo guardava raggiante e sorridente, il più piccolo inclinò la testa lateralmente cercando di capirci qualcosa.
"Non gli sono piaciuto come fotografo ma come modello sì. Ci somigliamo un sacco io e te, sarebbe stato come dire: il verde è il mio colore preferito tuttavia il verde non mi pace! E poi mi ha confessato di essere rimasto molto impressionato anche da Neji e sua cugina che stava facendo quel provino che piaceva tanto a te, sebbene lui fosse lì solo in qualità di accompagnatore. L'unica promessa che ho dovuto fare a Genma è stata quella di farmi al più presto una seduta dal parrucchiere."
Il bel viso di Sasuke si illuminò di gioia, gli occhi grandi e neri parevano avere due anelli di diamanti splendenti all'interno. Tutto sembrava terribilmente perfetto. Non era troppo bello per essere vero, era reale e basta.
Saremo qui tutti insieme, allora. Non conosco la tua voce, il tuo nome l'ho solo intuito, tuttavia sei già diventata una delle ragioni più profonde di ogni mia azione.
