Autore: Erika (erika@fastwebnet.it) - sito (http://utenti.tripod.it/egoio/)
Questa storia è proprietà esclusiva della sua autrice e non può essere usata
da nessun'altra parte senza il suo esplicito consenso scritto (che se mi chiedete
gentilmente, sarò felice di concedere)
I personaggi usati in questa fic sono proprietà esclusiva di Wataru Yoshizumi
e sono qui presi in prestito senza alcun scopo di lucro.
1 - Waiting for a marmalade boy ...
L'aeroporto internazionale appariva deserto durante quella
calda mattinata di luglio; le grosse vetrate riflettevano la luce sugli
enormi pavimenti lucidi della hall principale. L'area condizionata del
moderno aeroporto rendeva la temperatura quasi primaverile.
Ma Miki Koishikawa non si sentiva lo stesso a suo agio. Guardava
nervosamente il tabellone con gli orari delle partenze e degli arrivi,
puntando gli occhi su una riga precisa.
'Volo da New York in arrivo alle 9:30 a.m'
Un'occhiata veloce all'orologio per scoprire che mancavano
quindici minuti.
Aveva già ripetuto la stessa operazione almeno quattro volte, ma
l'impazienza le impediva di rimanere ferma e tranquilla.
Tra pochi attimi l'avrebbe rivisto; dopo sei lunghi mesi
di lontananza, di sospiri, di chiamate attese con trepidazione. Dopo quello
che le sembrava un'eternità l'avrebbe rivisto, finalmente. E adesso con il
cuore pieno di emozione si ritrovava a pensare come era riuscita a vivere
senza di lui per tutto quel tempo.
Un'altra veloce occhiata al tabellone degli orari. Questa volta però la
scritta che le interessava stava cambiando velocemente... i cartellini
dei numeri e delle lettere giravano a velocità spaventosa, e quando
finalmente si fermarono, mostrarono la scritta:
'ritardo di 30 min'
"EEHHHHHHH! Ma non è possibile!" gridò senza
quasi pensarci. Le persone che erano accanto a lei la guardarono come
fosse una pazza. Miki fece loro un sorriso di scuse e cominciò ad
allontanarsi.
Ancora mezz'ora.
Miki si diresse sconsolata verso la sala d'attesa, fortunatamente mezza
vuota. Era talmente arrabbiata che se oltre a quello che era appena
successo, le fosse pure capitato di non trovare posto per sedersi, avrebbe
scatenato il finimondo!
Si mise a sedere, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e il viso sulle palme
delle mani, per impedire alla sua testa di cadere tristemente verso il
basso, dando libero sfogo alla delusione che aveva subito. Si sentiva come
se dopo aver fatto una lunghissima ed estenuante corsa, le avessero allontanato
da sotto il naso l'ormai vicino traguardo, portandolo ad una distanza che sentiva
di non riuscire più a percorrere.
Mezz'ora era un tempo relativamente breve, se non brevissimo, rispetto a
mesi di attesa, ma in quella situazione quel ritardo sembrava un scherzo del
destino che pareva volesse farla penare apposta.
Stufa di pensieri così negativi, Miki si ritrovò a fissare le vetrine dei
negozi che affollavano l'aereporto. Giornalai, librerie, bar, farmacie
... l'occhio le cadde su un cartellone pubblicitario appeso proprio
sulla vetrina di quest'ultimo negozio, in cui una donna
dava da mangiare delicatamente a un neonato. Il visino del bambino era estremamente
felice.
"Guarda com'è carino... e pensare che anche i miei fratellini erano così fino a poco tempo fa." Si ritrovò a pensare Miki con un sorriso sereno.
Già, i suoi fratellini. Ne erano successe di cose in tre
anni. Le sue 'mamme' avevano annunciato a sorpresa, durante il matrimonio di
Meiko, di essere nuovamente incinta entrambe e di aspettare rispettivamente
un maschio e una femmina. Più precisamente Rumi aspettava un maschio,
mentre Chiyako una femmina.
Così lei si era ritrovata nel giro di poco tempo circondata da culle e
abitini per bambini, e passato il tempo necessario, anche da due piccoli
batuffoli, che aveva scoperto, suo malgrado, essere in grado persino di
tenerla sveglia tutta la notte con le loro urla. Il maschietto, Akio Matsura,
era nato circa una settimana prima della femminuccia, Miwaki Koishikawa, ma
i due avevano fatto amicizia in fretta e si erano sicuramente ben accordati,
visto che si erano alternati nel pianto durante la notte, in modo da tenere
sveglia tutta la famiglia.
Ma quello era ormai quasi un ricordo. Infatti i due bambini avevano
raggiunto l'età di due anni e adesso non facevano altro che litigare tutto
il giorno per chi dovesse detenere il possesso del giocattolo più bello (che
si rivelava poi di solito essere sempre quello dell'altro) in modo che non
c'era attimo in cui i due non si azzuffassero. Ma almeno non urlavano più
durante la notte. E Miki nonostante tutto era molto felice di averli lì con
loro, perché avevano portato nella casa davvero una ventata di freschezza.
Come quando i bambini avevano iniziato a parlare ... com'era stata contenta quando
aveva sentito pronunciare ad Akio la sua prima parola, il suo nome ...
Certo era stato difficile barcamenarsi fra lavoro part-time, marmocchi ed
esami; ma in fondo era andato tutto per il meglio e ora poteva vantarsi di
essere studentessa all'università Toryo.
Mentre lui proseguiva i suoi studi a New York con successo ...
Quel pensiero le fece ricordare il perché della sua precedente impazienza, che
l'immersione nei suoi pensieri aveva quasi cancellato, e diede uno sguardo
all'orologio.
Mancavano cinque minuti!!
"Ma guarda come vola il tempo quando uno pensa ..." E così dicendo si alzò dalla sedia di nuovo piena di allegria e si diresse verso il luogo in cui uscivano i passeggeri del volo proveniente da New York.
Ben presto cominciò una sfilata di volti sconosciuti, la maggior parte stranieri, davanti a lei ... ma il volto che aspettava ardentemente di vedere non si intravedeva neanche lontanamente e la fila di passeggeri in uscita si riduceva sempre di più ...
"Ma dove sei?"
E finalmente vide quello che sperava di vedere. Un ragazzo
biondo sulla ventina, con un'enorme valigia in mano, e lo sguardo ansioso in
cerca di qualcosa. Si guardò intorno per un attimo e finalmente il suo
sguardo si fissò sul volto di lei ed entrambi lasciarono scivolare l'ansia,
che li aveva fino a quel momento stretti nella sua morsa, con un largo
sorriso. Un sorriso sincero e pieno d'affetto che Miki non si ricordava di
aver rivolto a nessuno da molto tempo.
Nonostante l'enorme felicità che stava provando, Miki sentì all'improvviso
l'irrefrenabile impulso di piangere e si coprì il viso con le mani.
Avvicinandosi lentamente, il ragazzo le disse in modo dolce,
"Sempre a piangere, eh ..."
Quando finalmente, vincendo l'emozione che l'aveva improvvisamente e stranamente colta, Miki ricambiò il suo sguardo, lui aggiunse,
"Sono felice di vederti, Miki. Mi sei mancata moltissimo."
Gettandogli le braccia al collo e abbracciandolo con tutta la forza che aveva in corpo, Miki lasciò che lasciò che l'amore che provava per quel ragazzo trasparisse completamente.
"Non sai quanto anch'io ... BENTORNATO,
YU!" singhiozzò tra lacrime di gioia.
Yu aveva smesso di tenere con la mano la valigia che si stava trascinando
dietro, e aveva unito anche quel braccio alla stretta che l'altro suo
braccio stava già offrendo a Miki con tutto il cuore.
"Scusami ... sto piangendo come una sciocca ..." disse lei fra i singhiozzi, quasi ridendo del suo stesso comportamento. Affondando la testa nell'incavo del suo collo, sorrise come per fargli vedere anche solo una piccola parte di quanto era contenta, anche se si accorse quasi subito che lui non poteva vederla in quella posizione. Ma almeno poteva sentirla. E d'altronde, con lui accanto, sorridere era la cosa che le veniva più naturale. Non poteva farne a meno.
"No ... stai piangendo come Miki ..." disse
finalmente lui, abbassando il viso verso il suo collo e sorridendo a sua
volta, facendole capire implicitamente che l'aveva sentita. Miki sentì
l'improvviso impulso di guardarlo in faccia e si allontanò di quei pochi
centimetri necessari per guardarlo negli occhi. Dolci occhi marroni. E poco
dopo stava premendo le sue labbra contro quelle di lui, come per non volerlo
più lasciarlo andare.
Tastando con mano che era reale, che era lì per davvero, e che la stava
baciando come in uno dei suoi sogni, Miki lasciò finalmente che il peso che
le era rimasto sul cuore e che non si era accorta di avere fino a quando non
aveva incrociato il suo sguardo, se ne andasse insieme a tutta l'ansia che
aveva provato quel giorno.
2 - Mom is a novelist writer
Meiko Akizuki, o meglio Meiko Namura, stava seduta al tavolo della sua
scrivania intenta a pensare a come stendere la trama del suo nuovo romanzo.
Era passato un po' di tempo da quando aveva scritto qualcosa per l'ultima
volta e i motivi erano molteplici. All'inizio era così rilassata nella sua
nuova vita da 'sposina novella' che non aveva proprio voglia di inventarsi
nuove storie, i cui personaggi dopo travagliate vicende riuscivano a trovare
il meritato lieto fine, poichè per ora era intenzionata a vivere il 'suo
lieto fine e nel migliore dei modi.
Dopo essersi sposata circa tre anni prima con Shinichi Namura, aveva perso
il gusto dell'avventura nella vita e, aveva preferito stare tranquillamente
a casa ad aspettare il marito che arrivava dal lavoro; naturalmente,
per una ragazza piena di idee ed intelligente come lei, questo stato di cose
non poteva durare a lungo.
E proprio nel momento in cui aveva cominciando a pensare che forse era
arrivato il momento di iniziare un nuovo romanzo, aveva fatto una scoperta
che le aveva cambiato la vita ... aspettava un bambino.
Felicità e inquietudine, come in tutte le giovani madri, si erano accese
nel suo cuore.
"Ma ne sarò capace?" aveva pensato in quei momenti e il pensiero
del suo futuro figlio le aveva occupato i pensieri sino al giorno della sua
nascita, quando il piccolo Yoichi Namura aveva salutato per la prima volta
il mondo.
Quando lo aveva visto per la prima volta, aveva pensato che non potesse
esistere felicità più grande e l'amore che provava per la creaturina che
aveva tenuto in quel momento per la prima volta fra le braccia l'aveva
portata in poco tempo ad immedesimarsi naturalmente nel ruolo di madre, che
aveva tanto temuto di non riuscire a ricoprire degnamente.
Ed ora che il suo bambino aveva un anno e mezzo, Meiko si sentiva pronta per
ricostruirsi una vita propria e per cercare di ripetere lo stesso successo
che l'aveva investita quando si trovava solo al liceo.
Le era appena venuta in mente una storia perfetta; nella sua mente già si
figurava i colpi di scena e le vicissitudini che avrebbe inserito in quello
che sperava diventasse il suo nuovo capolavoro. Aveva già in mente tutta la
trama, peccato che non le venisse in mente un inizio per questa storia
meravigliosa ...
'Inizio introducendo la protagonista? .... banale. Forse è meglio iniziare
descrivendo la scenografia dell'ambiente ... ma lo fanno praticamente tutti.
Allora magari parto dai pensieri stessi del personaggio ... ma così non
rischierò di metter subito tutte le carte in tavola, distruggendo la
sorpresa? ... ...
CRASH!
"UAHHHHHH!!!!" il piccolo Yoichi aveva cominciato a urlare e a piangere a squarciagola, dopo aver rotto la tazza da cui stava cercando di bere il suo latte.
Meiko non aveva fatto in tempo a scrivere una parola, che subito era
stata interrotta ...
Si alzò dalla scrivania e si diresse in cucina dove aveva lasciato, solo
un secondo fa, il suo bambino seduto sul seggiolino intento a nutrirsi.
"Sarà più difficile del previsto rifarmi una carriera ...CON QUESTA PESTE CHE DISTURBA I MIEI PENSIERI!" Lo disse alzando la voce in modo quasi scherzoso, così che il suo bambino appena la vide col sorriso diabolico, che era solita dare a coloro con cui era arrabbiata ma, che in fondo al suo cuore, aveva già perdonato, si mise a ridere a squarciagola alla vista della sua mamma, che gli appariva buffissima.
"HA, HA, HA, HA!"
"Ma cosa ridi?" dichiarò Meiko, abbassando la testa con fare
sconsolato e allo stesso tempo divertito, avendo capito che quel genietto
del suo bambino aveva già compreso che non era arrabbiata con lui. Cercò
lo stesso di mostrarsi un poco severa, altrimenti avrebbe imparato che aveva
il diritto di rompere quello che voleva quando più gli pareva.
"Guarda qui che disastro hai fatto, e pensare che credevo di averti
insegnato a tenere la tazza ... Oh, no!" Esclamò poi, rigirando il
pezzo più grosso, che aveva appena raccolto da terra, dell'ormai ex-tazza.
"Questa te l'aveva regalata zia Miki, lo sai! Quando la rivedrai dovrai
chiederle scusa, hai capito?" disse Meiko in finto tono autoritario;
proprio non le riusciva di sembrare arrabbiata ... se continuava così
avrebbe cresciuto un bimbo viziato.
E infatti il piccolo Yoichi non fece che aumentare le sue risate,
poiché sapeva bene quando la sua mamma si arrabbiava davvero; e non era
davvero quello il caso.
"Faremo i conti più tardi io e te! Adesso tanto ti viene a prendere
la nonna!" disse Meiko girando la testa dall'altra parte, fingendosi
offesa dalle sue risate.
Il bambino, che aveva capito che stava per allontanarsi dalla sua mamma,
ricominciò a piangere, anche se più sommessamente.
Meiko lo prese dal seggiolone in cui era seduto e lo portò fra le sue
braccia. Poi avvicinando il suo viso a quello del bambino e sorridendogli lo
rassicurò, "Ma dai, credi davvero che non tornerai mai più?! Ci rivedremo
presto, non preoccuparti! E adesso, andiamo a farci belli per uscire con la
nonna!"e così dicendo lo portò
nella sua cameretta per cambiarlo ... ma intanto i suoi pensieri erano corsi
a Miki. In fondo la tazzina rotta a qualcosa di buono aveva portato, allora.
Non la sentiva da quasi due settimane la ragazza che ai tempi del liceo era
stata per lei come una sorella ... anche se era cresciuta, si era sposata e
aveva cambiato casa e città, non voleva lasciarsi sfuggire l'amicizia di
Miki. Quando Meiko parlava con lei riusciva sempre a vedere al suo massimo
quanto era bella la vita, perché dalle labbra di Miki uscivano sempre
parole che lasciavano trasparire tutta la gioia di vivere che provava la
ragazza. Una ventata di aria fresca che Meiko non voleva assolutamente
perdere. Certo che, anche Miki era sempre allegra, al massimo della
felicità Meiko l'aveva vista solo accanto ad una persona. Che per sei mesi
non era stata presente.
(Oggi doveva tornare, se non sbaglio ... Finalmente anche la mia più cara amica potrà ritrovare pienamente il sorriso...)
La porta di casa si aprì e comparve un uomo vestito elegantemente e con
una valigetta in mano...
"Sono a casa!" disse ad alta voce per farsi sentire, non vedendo anima viva
in giro.
Un viso sorridente e familiare si fece intravedere dallo stipite di una
porta, "Bentornato! Sei in anticipo, Nacchan!" disse Meiko,
tornando subito nella stanza, per finire di cambiare il bambino.
Shinichi Namura si avviò nella stanza in cui si trovavano la moglie e il
figlio e dopo aver dato un bacio sulla fronte al piccolo, ed essersi fatto
ricambiare allegramente sulla guancia, abbracciò la moglie da dietro e
appoggiò la testa sulle sue spalle.
Quindi rispose alla implicita domanda che gli era stata rivolta prima, "Ho fatto prima
apposta ... non ricordi? Ti ho promesso di portarti fuori a cena oggi ... "disse
sorridendo al bambino che gli stava davanti e che stava cominciando ad
agitarsi tra le mani della madre, mentre lei cercava di allacciargli i
bottoni di una piccola camicia.
"Già, dopo tanto tempo ..." rispose Meiko in tono scherzoso.
Avendo terminato di abbottonare la camicia di Yoichi, si concesse la
libertà di incrociare le braccia sul petto e alzare la testa di lato, con
il preciso scopo di mostrarsi offesa, per prendere un po' in giro il marito.
"Mi stai accusando di trascurarti?" chiese con tono incredulo lui,
che aveva capito benissimo la strategia della moglie.
"Beh, ti prometto che oggi
mi farò perdonare!" esclamò sorridendo e stampando baci sul collo
della moglie, dove sapeva che più soffriva il solletico: Nel contempo
allungò una delle mani con cui le cingeva la vita verso il bambino, per
suscitare anche nel figlio la reazione ottenuta dalla moglie. Risate
incontrollate.
"HA, HA, HA, HA, HA, HA!!!" Rideva senza sosta il piccolo.
"Hmf ... ah, ah ... ti prego basta, ho capito, ho capito!" gli
fece eco Meiko quasi senza fiato.
Smettendo di torturare anche il bambino, che si era accasciato sul lettino
su cui era appoggiato, dopo aver emesso centinaia di risate infantili,
Namura portò la mano al viso, e lanciò un'occhiata all'orologio che aveva
sul polso.
"Però, se non ti sbrighi di qui non ci muoviamo..."
Meiko, dopo aver ripreso fiato, rispose prontamente, "Non preoccuparti, il vestito da mettermi l'ho già
scelto ed è di là in camera che aspetta solo di essere indossato. Comunque,"
disse roteando un dito per aria davanti al suo viso con fare da maestra,
"se vuoi che tua moglie sia la più bella della serata,
devi darmi tempo!" disse, girandosi finalmente per guardarlo negli
occhi.
"In questo caso, prenditi pure tutto il tempo che vuoi..."
replicò Nacchan in tono malizioso e dopo averle dato un fugace bacio sulle
labbra la lasciò andare, per andare nella loro stanza e prepararsi anche
lui ad uscire.
Meiko si limitò a un sorriso compiaciuto dipinto sul bel volto. Tornando a
fissare il suo bambino, che a pancia in su sul lettino, stava giocando a
rotolarsi su se stesso, Meiko lo rimise in piedi per finire di cambiarlo e
pensò nel frattempo,
(Già, amica mia... spero proprio che tu sia felice almeno quanto lo sono
io...)
3 - A tennis champion's wife
Una giovane donna stava seduta, sotto un cocente sole
estivo, nelle tribune di un campo di tennis. Le tribune erano gremite
all'inverosimile e la folla era esultante. La ragazza non sembrava
preoccuparsi troppo di ciò che le stava intorno, mentre guardava
concentrata la partita in corso. Certo, doveva essere una partita
interessante, ma la ragazza la osservava con tale impegno, che sembrava che
ne andasse della sua stessa vita. Si scostò con una mano una piccola ciocca
di capelli verde-azzurro, colpevole di impedirle una perfetta visione del
campo di gioco. A un certo punto balzò in piedi e, alzando un pugno in
cielo, esclamò a squarciagola,
"VAI COSI', GINTA!"
Uno dei giocatori in campo, un ragazzo dalla carnagione abbronzata, dal
fisico atletico e dai penetranti occhi blu, aveva appena fatto 15 punti,
compiendo uno smash degno di essere ricordato.
Naturalmente, la ragazza non era stata l'unica a esultare, ma era stata
sicuramente la sola a farlo in modo talmente esagerato, ma al contempo così
vivo e vivace. La folla attorno a lei fece risatine divertite e la ragazza,
accortasene, tornò a sedersi imbarazzata.
Intanto l'atleta in campo di cui la ragazza aveva gridato il nome, aveva
voltato lo sguardo verso di lei, mentre aspettava che gli venisse passata la
palla per lanciare di nuovo, e le sorrideva pieno di gioia.
Lei lo ricambiò e con la mano gli fece il segno della vittoria.
(Coraggio, ce la devi fare Ginta. Questa è la semifinale ...)
Il gioco ricominciò senza esclusione di colpi. Entrambi i tennisti
correvano da una parte all'altra del campo e nessuno dei due sembrava
intenzionato a darla vinta all'altro. La stanchezza cominciava a farsi
sentire, però; in fondo erano quasi 5 set che giocavano.
Un colpo di palla veloce. Dieci, nove,otto scalini.
Una finta da parte dell'avversario. Sette, sei, cinque scalini.
Ginta se ne accorse e ... Quattro, tre, due scalini.
E una mano sulla spalla di Arimi, mentre Ginta metta a punto una perfetta
volèe che lo porta a vincere il set. Arimi balzò nuovamente in piedi,
"Sììììììì!!" nemmeno accortasi della persona che l'aveva
appena sfiorata.
Tsutomu Rokutanda, a causa dell'improvviso gesto di esultanza di Arimi, perse
l'equilibrio e cadde all'indietro sulle scale. La bibita che aveva in mano fece
qualche giravolta in aria e, capovoltasi, si rovesciò sulla chioma violacea
e nuovamente folta di Tsutomu.
"Ah, Tsutomu, sei tu!" esclamò Arimi, degnandolo di uno sguardo
solo dopo aver sentito il suono della bibita che gli bagnava i capelli. Dopo
averlo squadrato per mezzo secondo, la ragazza esclamò, "Ma che
disastro hai combinato, questa volta?! E poi sei perfino arrivato con un
ritardo mostruoso!"
"Perdonalo, Arimi! E' colpa mia!" Yayoi, la fidanzata di Tsutomu,
arrivò scendendo le scale di corsa, mentre dalla tasca si affrettò a
togliere un fazzoletto per asciugare lo sventurato e fradicio fidanzato.
"Ciaoo,Yayoi!" la salutò allegra Arimi, cambiando espressione e
affrettandosi ad aggiungere, "Oh, non preoccuparti, dicevo così per
dire!"
(Un attimo fa sembrava di no ...) pensò Tsutomu rialzandosi e cominciando a
ricomporsi.
Cercando di spostare la conversazione dall'incidente appena capitatogli,
chiese "Allora, come sta andando il nostro campione?"
"Non lo vedi da te?" Disse Arimi fiera, accennando col capo al
tabellone sopra il campo, "Sta andando davvero alla grande, si è
appena conquistato con una volèe spettacolare il 5° set!"
"Allora siamo arrivati quasi alla fine, eh?"disse Yayoi, con
sguardo colpevole.
"Acqua passata!" si affrettò a dire Arimi, sventolando una mano in
aria su e giù. "Venite a sedervi, vi ho tenuto il posto!"
I tre si accomodano sugli spalti in attesa dell'inizio di quello che molto
probabilmente sarà l'ultimo set.
E' Yayoi a intraprendere nuovamente la conversazione, "Allora, come
vanno i preparativi? Siete in orario con la tabella di marcia?"
"Beh, non proprio ... Mi manca ancora da noleggiare il salone per la
festa, la macchina, e in più, devo ancora comprare l'abito ..." Così
dicendo Arimi enumerò le sue future fatiche sulle dita della mano, il cui
anulare sinistro era cinto felicemente da un semplice, piccolo anello con un
grazioso diamante blu. La mano le tremava nervosamente, mentre cercava di
ricordare altri possibili impegni. "Gia' ... Oh, ti prego, vieni con me
a sceglierlo!"
"Sarà un piacere, Arimi!" gli rispose subito Yayoi sorridente.
"Sbaglio, o sei un poco agitata? Non avrai per caso dei ripensamenti?!"le
chiese facendo una faccia preoccupata.
"Ma scherzi?!" smentisse subito Arimi,
" Sto per fare una delle cose più giuste e belle di tutta la mia
vita." Esclamò a bassa voce, come per non farsi sentire dagli altri, ma
solo dall'amica, con fare sognante.
"Così si parla! Non ti preoccupare, poi, manca ancora un mese,
no?" E avvicinandosi all'orecchio di lei, " Ma, mi sembra che fra
i tuoi impegni, tu non abbia preso in considerazione il più
importante!"
Arimi la guardò confusa, "E sarebbe?"
E Yayoi, con il viso fintamente sdegnato, "Ma come? La festa di addio
al nubilato, no?!
Un sorriso si dipinse sul volto di Arimi, che poi degenerò in una fragorosa
risata. "HA, HA, HA, ha, aah .... Grazie Yayoi. E' vero sono un po'
tesa, ma non perché non mi sento sicura di quello che sto facendo ... è
solo che ... questo è un passo importante..."
Yayoi, notata la ritornata ansia sul volto dell'amica, riprese.
"Comunque ... prima non stavo mica scherzando."
Arimi ritrovò definitivamente il sorriso. "Okay, okay. Ho capito.
Organizzerò qualcosa coi fiocchi!"
Adesso era il turno di Yayoi di sorridere. Non pensava mica che l'avrebbe
presa davvero sul serio! Ma era felice di aver reso l'amica più tranquilla.
Mentre le ragazze parlottavano Tsutomu era rimasto in disparte, pur cercando
di afferrare il filo del discorso.
"Ah, donne!" esclamò alzando gli occhi al cielo e, guardando
prima verso il campo, e più precisamente sulla panchina in cui stava seduto
a riposarsi suo cugino, e poi verso Arimi, si ritrovò a pensare con un
pizzico di rimpianto:
(Però, amico, sei fortunato! Io l'ho inseguita per metà della mia
esistenza e lei non mi ha degnato di uno sguardo, se non di fastidio, mentre
tu, addirittura, tra un mese la SPOSI!)
Lo sguardo un po' deluso di Tsutomu andò a posarsi sulla chioma castana di
Yayoi che gli dava le spalle mentre parlottava con Arimi, e lui si ritrovò
inconsapevolmente a cambiare espressione.
(Ma dopotutto, mi sa proprio che è molto meglio così!) pensò il ragazzo
con un sorriso compiaciuto.
La partita riprende e Ginta, riposatosi, si sentiva nuovamente pronto per
ambire alla qualificazione in finale.
Lo sguardo di Arimi era su di lui e lo incoraggiava silenziosamente, dal
profondo del cuore.
4 - Walking in New York
A New York i grattacieli sono così alti che sembrano
voler chiudere la vista del cielo alle persone. Almeno questo era il pensiero
di un ragazzo che vagava per le vie della grande mela in preda alla più afosa
caluria.
(Ma chi me l'ha fatto fare di venire qui?)
....
(Lo so io chi ! I miei genitori. Ma non potevano chiamare il caro fratellino
per quel piacere che devono fare a quei loro spocchiosi amici? E pensare che
stavo tanto bene in Giappone, in quella piccola e tranquilla città, coi due
bambini che mi facevano sganasciare dalle risate ...)
BE-BEP! BE-BEP!
Il suono frastornante e fastidioso di un claxon risvegliò il ragazzo da quei pensieri e lo fece tornare alla dura e triste realtà.
"E invece ora sono qui, in questa mia fastidiosa e natia città, con questo tassista noioso che mi suona il claxon!!"
E così dicendo tirò
fuori la lingua e fece una smorfia al guidatore del taxi che lo aveva
rimproverato, affrettandosi ad attraversare la strada mentre il semaforo era
da tempo ormai in rosso.
Proseguendo il suo cammino, si ritrovò davanti alle vetrine di una libreria.
(Almeno, in questo posto, con l'aria condizionata, dovrebbe essere fresco
...)
Le porte scorrevoli si aprirono davanti a lui, e si ritrovò in una moderna
libreria, ben illuminata dal sole, ma anche dalle lampade alogene.
Il primo scaffale che si presentò alla sua attenzione era ricoperto di
riviste femminili: consigli per la casa, per la cucina, e poi, le solite
riviste di moda, piene di bellissime modelle che si atteggiavano nelle pose più
provocanti e impensabili.
Fu, però, la copertina di uno dei più prestigiosi settimanali femminili
americani ad attirare la sua attenzione, anzi, più precisamente la
meravigliosa modella dai capelli biondi, gli occhi castani, piegata in
avanti, il cui vestito con scollatura mozzafiato lascia intravedere buona
parte del seno. Nonostante la posa e il vestito però, la ragazza aveva sul
viso uno sguardo sbarazzino, sebbene sorridesse ammiccando seducentemente.
Presa in mano la rivista, il ragazzo si ritrovò a pensare ...
(Chissà perché questa ragazza mi sembra di rivederla da bambina ... non
credo di averla mai conosciuta però ... una così non me la sarei certo
lasciata scappare!) pensò, mentre rigirava con sguardo soddisfatto la
rivista fra le sue mani, per dargli modo di vedere la ragazza da diverse
angolature.
Dietro di lui si avvicinò una figura che all'improvviso, accortasi di lui,
lo salutò,
"MICHAEL!"
Michael, tirato fuori di forza dai suoi pensieri, trasalì e si voltò per
scoprire chi lo ha chiamato. Si ritrovò faccia a faccia con una persona che
credeva non avrebbe mai più rivisto; certamente cresciuto e maturato il
viso del ragazzo manteneva la stessa aria da snob che glielo aveva reso
antipatico all'inizio.
"Sei tu, Kei?"
Ma da tempo aveva perso l'antipatia nei suoi confronti: quello che li aveva
resi nemici era il comune affetto per Miki. Ma ora, sparito quello, gli
tornavano in mente solo ricordi di tre anni prima, ricordi di due bambini
viziati che si contendevano la stessa ragazza senza capire i suoi veri
sentimenti.
Anche per Kei era sicuramente lo stesso, vista la gioia con la quale lo
aveva salutato.
"Certo che sono io. Sono anni che non ci vediamo, eh! Da quanto sei
tornato in America?"fece il ragazzo coi capelli azzurrini, porgendogli
la mano per stringere la sua.
Michael ricambiò il saluto e la stretta e rispose, "In verità non sono ancora tornato definitivamente. Sono solo in
vacanza."
"Qui?!" fece Kei, guardando verso la finestra con sguardo
incredulo. "Certo che potevi fare una scelta migliore come luogo di villeggiatura
..." disse infine con un sorrisetto.
(Ecco che ricomincia ...) pensò Michael, e si affrettò a ribattere: "Okay, 'in vacanza' non è l'espressione corretta, sono qui perchè i
miei genitori avevano bisogno di me."
"Ah, ecco. Io invece sono in tour. Sai, ho avuto parecchio successo
negli ultimi tempi, e ora sto andando in giro per gli Stati uniti a far
sentire la mia musica a più gente possibile."
"Allora alla fine, sei riuscito a farti strada nel mondo della musica.
Ma bravo!" esclamò con tono sarcastico Michael, pensando che era
giunto anche il suo momento di prendersi una piccola soddisfazione,
prendendolo in giro.
"Sento ironia nelle tue parole, Michael ... " notò Kei, ma decise
di non continuare oltre. Quindi si affrettò a cambiare argomento.
"Scusa, mi è venuto un
dubbio, hai detto prima che non sei ancora tornato definitivamente, questo
vuol dire che vivi ancora a casa di Miki?"
"Sei perspicace! Sì, è proprio così, con Miki e i suoi due nuovi
fratellini!" rispose Michael, quasi fiero di essere rimasto ancora
quello che fra loro due era più vicino al loro amore di un tempo.
"I suoi genitori hanno avuto altri figli? Certo che, se li hanno fatti
secondo le nuove coppie, ora sarà molto difficile stabilire i rapporti di
parentela fra loro, Miki e Yu!" concluse Kei ridendo.
"Già, fortuna che sono ancora troppo piccoli per capire la loro stramba
situazione... "
Rimasero in silenzio per un attimo entrambi, fino a quando Kei decise di
venirsene fuori con una frase di circostanza, "Ma guarda ... allora, le cose sono proprio cambiate in Giappone mentre
ero via. Cosa stavi leggendo di interessante?"disse infine, contento di
aver trovato prima di Michael lo spunto di un discorso.
Forse non era proprio vero che la loro antica rivalità era del tutto
sparita ....
"Oh, niente, stavo solo guardando la copertina di questa rivista
..." Così dicendo, con tono noncurante, rimise la rivista di nuovo al
suo posto, pensando che non era proprio una buona idea far scoprire a Kei
che stava guardando una rivista per donne.
Ma Kei, intuito il suo imbarazzo e il suo goffo tentativo di non fargli
prestare attenzione a quello che stava leggendo, riprese la rivista dal
bancone. La fissò per qualche istante e poi si rivolse ironico a
Michael, che già si aspettava un commento del tipo 'leggi riviste da
donne ora?',
"Proprio carina la mia ex-fidanzata, non è vero?"
"La tua ex-fidanzata?!" Michael spalancò gli occhi con faccia
incredula (Ma questo qui ha tutte le fortune!) pensò.
"Ma hai tutte le fortune tu! Dove l'hai
conosciuta una così? Sei ancora in contatto con lei? Presentamela,
dai!"
Kei lo fissò incredulo per più di un attimo e poi quasi si mise a ridere.
(L'avevo capito che era scemo, ma fino a questo punto...) "Stai scherzando
vero?"
Michael replicò prontamente, "E perché mai dovrei? Non avresti anche tu voglia di
conoscerla una ragazza come quella? Anche se tu, devi averla conosciuta
anche fin troppo, adesso che ci penso ..."e si rimise a fissare la
modella della rivista.
"Non parlavo di questo!" esclamò Kei esasperato. "Non ho bisogno di presentartela, la conosci già,
Michael! Possibile che tu non l'abbia riconosciuta?!"
(Mi sta prendendo in giro?) pensò Michael, incerto se credere o meno ai
discorsi del rivale di un tempo. Giusto per assicurarsene guardò più
attentamente la faccia della ragazza in copertina. "In effetti mi sembrava che avesse qualcosa di familiare ... ma non è
possibile, ti starai sbagliando Kei, me la ricorderei sicuramente!"
"A me, invece, sembra che la tua memoria faccia pena, Michael! Sei
stato anche il suo insegnante d'inglese!"
" ...Insegnante d'inglese ..."
La memoria di Michael tornò indietro nel tempo. Nella sua mente si fcero
largo le immagini di una ragazzina dal viso sbarazzino e un po' capricciosa,
che non faceva altro che parlargli del suo lavoro di modella, durante le
lezioni che le impartiva senza troppo successo. E in quel momento capì.
"... E' impossibile ... E' Su-su-su ..."
" ...zu. Suzu Sakuma." Finì per lui Kei.
Lo sguardo di Michael, da sbigottito, passò a piacevolmente sorpreso.
"E' proprio lei! Certo, che nel suo caso, si può proprio dire che la
crescita fa miracoli! Non l'avevo riconosciuta per niente. E' diventata
fantastica! E si è fatta strada a quanto pare! Questa, per quel poco che ne
so, è una delle riviste più famose d'America! .... Un attimo, che vuol
dire 'la tua ex-fidanzata', Kei?"
"Siamo stati assieme per un breve periodo, circa due anni fa. Ma non ha
funzionato, eravamo troppo diversi." rispose Kei, scrollando le spalle
e pensando, (Le cose non sono andate proprio così lisce, ma non lo verrò
certo a raccontare a lui!)
"Fossi in te me ne pentirei adesso, amico!"
"Ma no, e poi siamo rimasti in buoni rapporti. Ogni tanto ci rivediamo
per ricordare i vecchi tempi. So perfino dov'è adesso! Per dire la verità,
stavo andando a trovarla, ma era ancora troppo presto, così, mi sono
fermato qui un attimo per comprare qualche spartito. Vuoi venire con me a
vederla?"
"Mi piacerebbe, ma devo andare in un posto per fare un favore ai miei
genitori. Pensa che hanno fatto vedere le foto dei loro 'amati figlioli' ad
alcuni loro facoltosi amici ed uno di questi, un talent scout, mi ha notato.
Senza neanche chiedere il mio parere, gli hanno promesso che avrei accettato
un lavoro da fotomodello ...Blah! Rabbrividisco ancora al solo pensiero. Ho
cercato di rifiutare, ma i miei genitori hanno attaccato con le loro solite
storie, dicendo che un favore potevo pure farglielo, che era troppo tempo
che stavo in Giappone, che questa sarebbe stata un'occasione per rivederli, per fare una nuova
esperienza, eccetera eccetera. Le solite sciocchezze! Così, grazie al fatto
che mi hanno incastrato per bene, sono stato costretto a tornare negli Stati
uniti per l'estate, e oggi dovrò presentarmi ad un provino! Tanto farò di
tutto perché mi escludano!"
"A Suzu dispiacerà non poterti rivedere. Ma forse, se continuassi per
questa strada, e finissi per lavorare nel campo della moda, un giorno le
vostre strade potrebbero incrociarsi!" disse Kei, ironico.
"Suzu potrebbe valerne la pena, ma credo che non sarei mai disposto a
distruggere la mia vita in questo modo solo per una donna!"
"Dicevo per dire!" disse Kei, ridendo e lanciando poi un'occhiata
all'orologio. "Adesso sono davvero in ritardo, sarà
meglio che vada!"
"Devo andare anch'io!" disse Michael, sbattendosi una mano sulla
fronte, per essersi quasi dimenticato del suo impegno. (Forse era meglio
l'oblio però ....)
Avviandosi all'uscita i due si salutarono con una calorosa stretta di mano
(che a entrambi parve più una presa da braccio di ferro più che altro) e
si scambiarono i soliti convenevoli prima di andarsene ognuno per la propria
strada. Ma non si separarono come previsto, visto che Kei prese la stessa
strada di Michael.
Incuriosito, Kei chiese, "Scusa, ma dov'è che vai, di preciso?"
Una volta che Michael gli ebbe detto il posto, Kei sorrise di gusto per le
strane coincidenze della vita,
"Allora, amico, credo proprio che rivedrai Suzu prima di quanto tu non
possa immaginare!".
5 - A concert not so boring
In una grande sala oscura, il suono di archi e violini riecheggiava nel vuoto. Sul palco stava un ragazzo col violino in mano. Il viso piuttosto teso. Poi finalmente, facendo rapidamente guizzare l'archetto sulle corde del suo violino, concluse la sua esecuzione e si andò ad inchinare davanti alla platea che lo applaudì in massa.
"Bella questa esecuzione, vero?" disse una donna
elegantemente vestita rivolgendosi ad un ragazzo più giovane che le era
seduto di fianco.
"Sì, mamma," rispose annoiato Satoshi Miwa, e si mise una mano
davanti alla bocca per coprire lo sbadiglio che stava facendo in quel
momento.
"Oh, insomma, potresti mostrare più entusiasmo! Se proprio non ti
interessa la musica potresti almeno interessarti alla figlia dell'amico di
tuo padre, no?" Esclamò la madre, facendo segno con la testa alla
ragazza che era seduta all'altro fianco del figlio, e aggiungendo, "E'
proprio una bella signorina, in fondo. Cerca di essere gentile!" lo
rimproverò la madre sottovoce, affinchè la ragazza in questione non la
sentisse.
"Non pretendere troppo! Sei stata tu a trascinarmi qui e-"
"SSSHHHHHHH!" fecero gli spettatori seduti di fianco a loro:
evidentemente Satoshi aveva alzato la voce senza accorgersene.
"Basta lamentarsi! Sta ricominciando!" lo zittì la madre.
(Sì, un' altra noiosissima esecuzione di un altro
sconosciutissimo tizio o tizia, che sta cercando vanamente di intraprendere
la carriera musicale pur non riuscendo a far suonare decentemente
quell'aggeggio che si ritrova in mano!) pensò Satoshi furioso.
(E in più mi tocca anche stare vicino a questa tipa, che sarà anche
carina, ma sinceramente mi sembra un'oca.)
Ormai era un po' che sua madre lo obbligava ad andare a fantomatici incontri con amici di suo padre con la scusa che doveva far da cavaliere alle loro figlie. Ma non potevano starsene a casa almeno loro?! Ma ormai era deciso: BASTA! Non avrebbe più accettato di fare un favore del genere a chicchessia, neanche per tutto l'oro del mondo.
(So che la mamma vuole solo vedermi felice con una brava ragazza, come la chiama lei, ma ormai sono grande e so gestire da solo la mia vita! Lavoro, ho una casa mia e...e...nessuna fidanzata. ..... Forse è vero che non sono riuscito ancora a riprendermi del tutto dalla delusione subita con il mio primo amore, Meiko...lei sarà sicuramente felice ora, e io fra tutti i miei amici, sono l'unico babbeo ancora single! Devo riprendermi rapidamente da questa catatonia esistenziale e trovarmi una fidanzata ... non certo questa che mi è appiccicata addosso però! Sarò anche disperato, ma almeno la voglio un poco intelligente!)
Mentre questi pensieri gli frullavano in testa Satoshi sentì le palpebre chiudersi lentamente....
....
....un colpetto sul braccio lo fece trasalire. Spalancò gli occhi. Stranamente tutti gli spettatori erano alzati e le luci erano accese... ne dedusse che era l'intervallo. Finalmente!
"Esco un attimo..." si limitò a dire a sua madre (che lo aveva svegliato), a suo padre, alla ragazza che lo accompagnava e alla famiglia di lei.
Si diresse in tutta fretta verso l'atrio. Si guardò un
po' in giro per cercare la sua meta: il bagno! Aveva proprio bisogno di
darsi una rinfrescata alla fronte!
Dopo che ebbe fatto e fu uscito dai gabinetti, notò che c'era ancora una
grande ressa nella sala.
A un certo punto, voltandosi per ritornare in platea, scorse qualcosa di
interessante: era appena passata davanti a lui una ragazza con lunghi
capelli viola, evidentemente in gran fretta, visto che correva. Satoshi non
ci avrebbe badato più di tanto se non fosse stato che una sensazione di dejà-vu
aveva attraversato la sua mente nel momento in cui l'aveva scorta.
Cercando di non preoccuparsene, Satoshi tornò al suo posto, preparandosi ad
assistere ad un'altra ora di noioso spettacolo.
Non era previsto che dovesse essere uno spettacolo poco interessante:
sarebbe stato mandato in onda alla TV di lì a pochi giorni. Infatti ecco
che faceva il suo ingresso nella sala il presentatore della manifestazione,
che ogni anno elargiva una generosa borsa di studio a giovani talenti in
erba.
"Ed ecco a voi la prossima concorrente: si tratta di una bravissima suonatrice di violino che si è già fatta onore nel conservatorio cittadino, ha 19 anni e il suo nome è Anju Kitahara. La signorina ci suonerà un'opera prima da lei personalmente composta. Come a tutti gli altri concorrenti le auguro buona fortuna!"
Detto questo il presentatore si ritirò e lasciò il posto alla violinista. Una ragazza con un bel colorito rosa sulle guancie, avanzò verso il centro del palco e fece l'inchino di presentazione. Pi si sistemò il violino sulla spalla e si apprestò a suonare.
(La ragazza di prima! Ecco dove l'avevo già vista!)
pensò Satoshi, osservando i capelli viola della ragazza, che spiccavano per
il colore, mentre incorniciavano il suo viso familiare (E' l'amica di cui Yu
parlava sempre tanto! C'era anche lei il giorno del matrimonio dei genitori
di Miki e Yu, se non ricordo male ... sì, sì, solo che allora aveva i
capelli corti .... E' proprio cambiata! Allora mi era sembrata un tantino
malaticcia e impacciata, ora invece, mentre suona il suo violino, sembra
sicura di sé stessa.)
Satoshi continuò a fissare Anju, totalmente immersa nella sua musica, il
cui viso mostrava una concentrazione e allo stesso tempo una grande passione
per la melodia che stava suonando.
(Proprio carina! Questa sì potrebbe interessarmi! In
più, la musica che ha composto non è affatto male, tutt'altro! Veloce e
passionale, proprio come piace a me!)
Al termine della sua esecuzione Anju venne applaudita in
modo fragoroso, persino da Satoshi.
Nel resto del tempo rimasto prima della fine del concorso, Satoshi non si
annoiò più, perchè, prestando attenzione alle esecuzioni degli altri
concorrenti, cercava di capire se qualcuno avrebbe potuto superare la
Kitahara. Ma a suo modesto giudizio, benché non si ritenesse un esperto di
musica, lei era la migliore.
E infatti a fine serata, Anju venne proclamata vincitrice della
manifestazione.
(Ricordo che Yu mi parlava sempre dei problemi che aveva al cuore. Sembra che si sia ripresa perfettamente, visto che ora riesce a reggere tranquillamente questa emozione.... E' una ragazza forte.)
Sul palco Anju sfoderava un bellissimo sorriso.
(Più tardi andrò a 'ri'presentarmi. Così contemporaneamente mi congratulerò con lei e mi libererò degli scocciatori vicino a me. E chissà che poi da cosa non nasca cosa.)
Con questo pensiero, Satoshi Miwa continuò ad applaudire la vincitrice del concorso, in attesa di poterle parlare.
CONTINUA ....
