Avrei voluto ascoltare, dalle sue parole, il racconto di quel dolore che inevitabilmente era il prezzo da pagare per l'attivazione dell'immenso potere di cui era dotato dalla nascita, mi sarebbe piaciuto consolarlo in un abbraccio subito dopo, anche solo un semplice braccio sulla spalla.

Sapevo esattamente quello che era successo dal momento che ero presente anche io negli istanti in cui si vide uccidere davanti agli occhi il compagno di squadra Tenma. Tuttavia, sebbene ancora non avesse fatto ingresso nella Squadra Speciale e non lo conoscessi praticamente per niente, ciò che mi spinse a intervenire fu qualcosa di più del semplice desiderio di salvarlo fisicamente. Io sapevo che probabilmente avrebbe avuto la meglio contro quell'uomo mascherato, ma mi sentii bruciare come un tizzone ardente osservando il suo viso d'angelo diventare ancora più pallido davanti agli occhi spenti di Tenma riuscendo comunque a non cambiare espressione. Non si mosse osservando il sangue che cadeva a come una cascata sulla terra polverosa emettendo un grottesco rumore. Io sapevo che si riteneva ingiustamente responsabile per la morte del suo compagno rammaricandosi per non essere riuscito a fare qualcosa. Credo che un pezzo del mio cuore sia morto quel giorno vedendo un ragazzo così giovane, che ancora non aveva abbandonato completamente l'infanzia, costretto a cozzare contro un tale dolore come fosse un muro di granito. L'ennesimo della sua breve vita.

Io sapevo ma non dissi nulla, avrei desiderato udire quell'episodio uscire dalle sue labbra elaborato dalla sua giovane anima, il suo stato d'animo mi stava a cuore più del mio, peccato che lui avesse deciso di impedire a chiunque di raggiungerlo.

Non disse mai niente nemmeno lui. Niente sentimenti, emozioni, gioie o paure. Non tornò mai più sull'argomento tranne i brevi istanti in cui faceva silenziosamente gridare il dolore alle splendide iridi di ossidiana mantenendo il viso impassibile. Se adesso potevano colorasi di rosso incutendo timore a chiunque, era grazie a quell'avvenimento ed entrambi lo sapevamo bene. Lui aveva sempre bramato quel potere grazie al quale poteva distruggere irreversibilmente la mente di chi aveva davanti senza muovere un dito, senza di esso non sarebbe potuto diventare il migliore, colui che è in grado di estirpare per sempre la piaga della guerra. Tutti e due sapevamo anche questo.

Fu l'unico a intuire che, probabilmente, l'uomo mascherato era Madara. Era un genio come non se ne erano mai visti prima, non potevo che baciare la terra da lui calpestata. Nonostante fossi un suo superiore, lo ammiravo come non avevo fatto mai con nessuno.

Non dissi mai niente di tutto questo. Non riuscivo a trovare un metodo per farlo. Forse non ero all'altezza.