Lascia che io t'ami
Capitolo due
La nottata era passata tranquilla per Amelia, che, dopo aver dato fine a
quel quarto ballo, si era concessa il lusso di un bel bagno ristoratore,
per una volta non attorniata dalle sue fedeli -e pettegole- ancelle.
Immersa in quel caldo e profumato paradiso, aveva riflettuto a lungo sulla
serata appena trascorsa, e l'oggetto dei suoi pensieri non poteva che
essere Ulrich.
Il giovane aveva fatto breccia nella sua indifferenza, poteva dire, e
questo non poteva essere che un punto a suo favore; inoltre avevano
conversato piacevolmente per quasi tutto il tempo del ballo, fin quando
l'attendente di suo padre l'aveva mandata a chiamare. Il giovane marchese
era ancora rimasto fuori a godersi l'aria fresca della serata, ed era
rientrato solo alla chiusura delle danze, quando Amelia aveva tenuto il
discorso di ringraziamento.
Anche quella volta, Amelia Wil Tesla Saillune non aveva accettato la corte
di nessun pretendente.
Ulrich le aveva sorriso da lontano, e poi era sparito, quasi a volersi
allontanare come un ospite sgradito, e questo l'aveva lasciata interdetta
per qualche secondo, ma poi la folla di presenti si stava avvicinando al
suo palco,e così aveva dovuto lasciar perdere Ulrich e fare del suo meglio
per dire addio a tutti quei nobili.
Ma quella mattina qualcosa l'aveva svegliata, un bussare insistente alla
porta della sua camera. Nessuno aveva il permesso di entrare nei suoi
appartamenti, tranne suo padre Phil, Lina -che ogni tanto le faceva visita
assiemme a Gourry, trattenendosi sempre per una settimana o poco più- e la
sua ancella personale, Alyna; quindi non si stupì più di tanto quando si
ritrovò davanti il viso della ragazza, incorniciato da lunghi capelli
castani.
"Buongiorno Maestà" la salutò "Questi sono per voi, un valletto li ha
consegnati a me affinché ve li dessi."
"Oh" riuscì solo ad esclamare, mentre riceveva dalle mani della ragazza un
grosso mazzo di orchidee. Le ammirò per qualche secondo, estasiata,
cercando di capire un pò chi potesse essere il suo ammiratore.... quando si
accorse del bigliettino che penzolava da un lato, avvolto su se stesso e
legato al fascio da un nastro di seta azzurra.
Stava per aprirlo quando si rese conto che la ragazza la stava fissando.
"Puoi andare, Alyna" le accordò seccamente, stringendo a sé il mazzo di
fiori. La ragazza batté le palpebre sorpresa un paio di volte "Ma, Vostra
Maestà, siete sveglia e dovreste cambiarvi....."
Amelia le lanciò un'occhiata di traverso: sapeva che quello di Alyna era
solo una scusa per ficcare il naso nelle sue faccende, soprattutto quella
mattina che aveva avuto un dono tanto inconsueto.
"Quando avrò bisogno di te, ti chiamerò" annunciò, fin quando la fantesca
non fu costretta ad uscire dalla stanza.
Restata sola, la principessa sedette di nuovo nel suo grande letto a
baldacchino, e si decise ad aprire il bigliettino che accompagnava le
orchidee. La scrittura era chiara e ben ordinata:
"Principessa Amelia,
Stamattina il sole non brillerà se voi non mi rivolgerete il vostro
dolce sorriso. Vogliate condurmi via dalle tenebre in cui mi trovo.
Vostro affezionatissimo
Conte Lewis Glannington"
Le guance di Amelia incominciarono a bruciare quando posò il bigliettino
accanto al mazzo di fiori.
"Ah....." esclamò "......il conte di Glannington mi sta facendo la
corte...." si accasciò sulle soffici coperte, sospirando "Ma io non
voglio...."
****
Entrò a passo svelto nella grande sala da pranzo, notando come fosse ancora
vuota; solo, c'era un grande via-vai di valletti,servi ed intendenti
carichi di pacchi, e Amelia si ricordò che quelli erano i valletti dei
signori che avevano partecipato al ballo del giorno precedente, e che ora
si preparavano per partire.
Al grosso tavolo di quercia era seduto Philionel che la fissò per un attimo
con uno sguardo grave.
"Alyna" la chiamò Amelia, mettendosi a sedere comoda accanto a suo padre.
La donna le si avvicinò "Lasciaci soli,per favore." La ragazza s'inchinò
leggermente e poi uscì dalla stanza mentre alcune donne preparavano la
colazione per la Principessa.
"Buongiorno papà; dormito bene?" incominciò, servendosi una porzione di
uova al bacon.
Philionel la fissò attonito; anche quel giorno aveva lo sguardo stanco, e
la ragazza si domandò se mai suo padre sarebbe tornato ad essere quello di
una volta.
Il re sospirò "Dovresti sapere che sono notti che non dormi, Amelia"
"E' per colpa mia?Sei arrabbiato con me,lo so" prese a giocherellare con la
cintura dorata che le chiudeva l'abito lungo, che quel giorno aveva deciso
di indossare rosso.
Phil sorrise stancamente "Non sono arrabbiato, sono solo molto stanco" alzò
le spalle, poi prese un lungo sorso di caffè "Sai quanto ci costano ognuno
di questi balli, Amelia?" Con un ampio gesto indicò tutti i servi che
scorazzavano per la sala comune, affaccendandosi a portare pacchi e bagagli
dei loro signori.
"Molto di più di quanto noi spendiamo in un anno" accompagnò le ultime due
parole con un gesto delle dita "E questo è già il quarto, di ballo."
La principessa si sentiva in colpa.....sapeva dove voleva andare a finire
suo padre. Lui aveva sempre promesso di rispettare la sua volontà...ma
prima che potesse aggiungere qualcosa, Philionel continuò
"Ma non è questo l'importante, figlia...."
Amelia deglutì. Suo padre non l'aveva mai chiamata figlia!
".....la cosa più grave è che tu.....non hai scelto ancora nessun
pretendente....."
Ecco,ci stava arrivando. La principessa chiuse gli occhi "Mi
dispiace..."sussurrò, lo sguardo basso. Phil le sembrava così autoritario,
distante......era raro che usasse quel tono con lei.
"...come fa a non esserci neanche uno che ti piaccia tra tutte quelle
persone?C'è mezza nobiltà della penisola che chiede la tua mano, e tu? Tu
ti rifiuti così......."
Un silenzio gelido calò tra padre e figlia, interrotto solamente dal
cinguettio degli uccellini in quella mattinata di primavera. Amelia
rifletteva e si convinceva che suo padre aveva perfettamente ragione; lei
voleva sposarsi, anche se attualmente non aveva nessuna persona con la
quale attuare questo suo piano.....
Dall'altra parte, Philionel capiva benissimo come doveva sentirsi sua
figlia, così sotto pressione come lui lo era per via del regno......ma
quella era una cosa a cui non si poteva sfuggire, purtroppo....con un
sospiro ruppe l'attesa
"Lui non tornerà più, bambina mia......"
Si portò una mano alla fronte, stancamente. Ecco, l'aveva detto: il suo più
nascosto timore da un paio d'anni a quella parte, la realtà che non avrebbe
mai voluto rivelare a sua figlia, sperando che lei lo capisse da
sola.......ma, forse, così non era stato.
La testa di Amelia improvvisamente si alzò per guardare suo padre in volto,
gli occhi sgranati; poi, anche lei sospirò
"Lo so, padre, me ne sono resa conto" aggiunse in un sussurro, abbassando
di nuovo lo sguardo e riprendendo a giocherellare con la cintura.
"Bambina mia, mi dispiace" allargò le braccia e la ragazza, come ai vecchi
tempi, si tuffò stringendo il suo genitore, trovando conforto in quel
calore così ben noto.
"Il conte di Glannington mi ha chiesto il permesso di corteggiarti e
.....io gliel' ho accordato"
Anche se se l'era aspettato in un certo qual modo, Amelia trasalì:allora
era stato suo padre....!Ma Philionel continuò
"Io...credo che lui sia un uomo rispettabile, ed inoltre, anche se di
nobiltà inferiore, possiede un discreto patrimonio...anche se da
quest'unione avrà tutto da guadagnarci..."
La Principessa sospirò; non le piaceva sentir parlare del proprio
matrimonio in termini economici. Notò come un raggio di sole colpisse un
bicchiere pieno di vino, creando così uno strano gioco di luce.
"Il conte di Glannington resterà qui per un poco, e anche il marchese Flaus
Cassel....." Amelia guardò suo padre con gli occhi spalancati "Anche il
marchese....e suo figlio?"
Philionel batté le palpebre "Già, lui e suo figlio Ulrich ....hanno chiesto
di rimanere qui a Saillune ancora un pò"
Amelia sorrise "Bene" e si strinse un pò di più a suo padre.
"Bene?"
"Ieri....ho conosciuto il figlio del marchese e abbiamo scambiato qualche
parola......"
"Tu?"
"Già, è tanto strano?" ridacchiò imbarazzata. Anche il re ridacchiò "Beh,
penso di si" concluse poi. "Ma se ti fa piacere, allora possiamo ospitarlo
anche più a lungo", al che la ragazza si sporse a dare un bacio leggero
sulla guancia del padre, sorridendogli.
Il resto della colazione lo trascorsero in silenzio.
****
Si mosse lentamente tra le lenzuola fresche; erano giorni che non dormiva
in un letto comodo,dopo giorni di vagabondaggio di ritorno dal suo ultimo
fallimento.
Perché anche quella volta si era trattato di un fallimento...
Zelgadiss Graywords mugugnò qualcosa nel sonno,mentre un raggio di sole gli
cadeva sul corpo. Tra veglia e sonno allungò una mano e tirò la tenda che
corredava la finestra e la chiuse con un solo gesto,finche l'oscurità non
ripiombò di nuovo nella camera.
E di nuovo, la chimera si addormentò.
Fu un sonno tranquillo, un sonno pesante ma senza sogni, il suo, il sonno
pesante di un guerriero che si addormenta dopo una battaglia vinta, un
sonno che ti avvolge tra le sue seducenti membra.
Ma un leggero tocco lo disturbò, e un altro, e un altro ancora. Mugugnando
qualcosa di certamente poco carino, la chimera si mise a sedere pigramente.
Qualcuno stava bussando alla porta.
"Signor Graywords, mi dispiace disturbarla, ma è mezzogiorno passato e
dovrei pulire la camera......"
La chimera si alzò di scatto, tirando di nuovo la tenda. Il sole invase
prepotentemente la sua stanza, faceva caldo per essere una giornata
d'inizio primavera. Un solo sguardo servì a Zelgadiss per accorgersi che la
cameriera aveva ragione.
"Accidenti" imprecò "un attimo che esco"
s'infilò rapidamente i pantaloni e corse istintivamente ad aprire la porta
"Eccomi" sussurrò, ritrovandosi faccia a faccia con la cameriera,che fece
un passo indietro arrossendo "S-Signore..."
"Si?" chiese Zelgadiss. Ora che si stava risvegliando riusciva a mettere
tutto a fuoco chiaramente. La ragazza era la figlia del locandiere. Non
male, con quei suoi capelli castani e gli occhi scuri.....era anche
abbastanza formosa.....e alla chimera ritornò in mente una immagine di lei
che si muoveva agile tra i tavoli.
Ma si scosse presto. Perché diavolo ci stava pensando?
La figlia del locandiere era ancora lì davanti a lui enormemente
imbarazzata--e solo allora Zel si accorse di non avere indosso la sua
maglia e il mantello. Rientrò nella camera per raccogliere i suoi
indumenti, poi si fermò di nuovo davanti alla donna.
"Le dispiacerebbe indicarmi i bagni?" chiese, ancora mezzo addormentato. Il
vino che aveva bevuto la sera prima al posto del solito caffè gli aveva
fatto sicuramente effetto.
L'acqua del bagno,poi, servì a fargli schiarire le idee. Che avrebbe fatto
ora?
Voltò la testa solo per trovarsi ancora solo in quell'enorme spazio
termale. Certamente, a mezzogiorno inoltrato non molte persone avevano
intenzione di fare un bagno caldo......
Quando fu di ritorno, trovò la sua camera in ordine e davvero pulita--non
come in alcune locande dove fingono di rassettare ed invece il massimo che
facevano era di aggiustarti un pò il letto.
Zelgadiss si allacciò la spada al balteo e scese in sala da pranzo.
L'odore tipico di tutte le taverne lo accolse piacevolmente, un odore
saturo di vino,spezie e profumi delle pietanze poggiate sui tavoli, profumo
misto a sudore e risate di vita. Si, pensò Zelgadiss, è questa la
quotidianità.
Si sedette all'unico tavolo libero ed aspettò tranquillamente l'arrivo
della cameriera. Questa volta non era la figlia del locandiere e dimostrava
di avere qualche anno in più della collega.
"Cosa desidera signore?" chiese, con fare sbrigativo.
Zelgadiss la guardò di sottecchi e fece finta di pensarci un pò, quando in
realtà aveva già deciso da un pezzo cosa ordinare. Mugugnò qualcosa,poi
iniziò scandendo piano ogni parola
"Della zuppa di spezie e dell'arrosto andranno più che bene grazie." Erano
già tre giorni che non mandava giù qualcosa che non fosse caffeina e vino.
La donna annuì e si allontanò sveltamente.
Zelgadiss grugnì. Nonostante ora trovasse le donne un soggetto più
interessante che in passato, ancora non aveva né il coraggio né la voglia
di provarci seriamente con una di loro. E,oltre alla ragione del suo
aspetto, c'è n'era un'altra che conosceva altrettanto bene......
Dopo che il suo stomaco reclamò nuovamente il cibo, sospirò e si mise in
attesa del suo pasto,quando d'improvviso il mondo davanti a lui si oscurò.
"Non ci posso credere!!!" Esclamò una ben nota voce "Chi abbiamo qui?!?"
Nota dell'autrice: Konnichi wa, minna-san!Grazie ancora per esservi presi
la briga di leggere questa mia fanfics!Arigatou gozaimasu! Ora è notte e
una canzone che mi sta perseguitando da quando l'ho scaricata: è la
versione originale del secondo ending di Inuyasha, quella che in Italia si
chiama Deep Forest : Fukai mori. è bellissima,profonda e la cantante dei Do
As Infinity, che interpreta la canzone, bravissima!Mi sa che ho trovato un
nuovo bravo gruppo Jpop!^^
Per la fic, lo so, i personaggi sono terribilmente OOC (e ancora non è
comparsa Lina!!!)!Ma forzare la mano per cercare di far venire i personaggi
IC (In Character) e farli risultare così falsi solo per rendere
l'atmosfera non mi sembra una buona tecnica. Ho letto proprio ieri una fic
in cui l'autrice cercava faticosamente di rientrare nei canoni
"Slayerseschi" (passatemi il neologismo) non riuscendoci e facendo così
diventare il lavoro banale e pesante.E ho notato che questa è una
caratteristica piuttosto ricorrente nei fanfictions-writers italiani!
Piuttosto che fare questa fine, prferisco una buona OOC, no?E ora mi vado a
leggere Anne Rice (Louis,dove sei???)!
Amechan esaurita
