Eccomi ancora qui, con un altro what if. Stavolta il protagonista è un Naruto molto giovane e la storia si svolge prima della grande guerra, poco dopo la missione al ponte Tenchi e, come ogni what if che si rispetti, porterà dei cambiamenti al corso degli eventi.
La storia sarà dal punto di vista di Naruto, a parte questo capitolo introduttivo, ma di tanto in tanto inserirò dei punti di vista diversi, quando descriverò cose accadute in altri luoghi, e saranno in corsivo.
Fatemi sapere se vi piace, le vostre recensioni mi aiutano sempre a migliorarmi! Come sempre, cercherò di finire ogni capitolo con un colpo di scena! Fatemi sapere se sto riuscendo a tenervi con il fiato sospeso!
Un abbraccio
Mini
In prigione
La prigione del Villaggio della Foglia era umida e silenziosa, l'unico rumore percepibile era quello delle gocce di umidità che si staccavano dalle pareti rocciose per cadere in piccole pozzanghere. Di tanto in tanto si sentivano le voci sommesse delle guardie e il rumore metallico delle chiavi, ma per il resto c'era il silenzio più assoluto. C'era anche da dire che non c'erano molti prigionieri, in quella particolare prigione, scavata nella roccia, venivano rinchiusi solo i più pericolosi, a rischio di fuga, che venivano sorvegliati giorno e notte dalla squadra speciale Ambu.
In quei giorni, però, c'era un continuo viavai, da quando era stato portato lì quel particolare prigioniero. Tanti, chi per un motivo e chi per un altro, volevano visitarlo.
Shikamaru Nara era stato il primo, aveva deciso di andare non appena avevano reso possibili le visite, qualche settimana dopo l'arresto.
"Stai attento, mi raccomando, stai lontano dalle sbarre, potrebbe farti del male, anche se attualmente è legato.
Shikamaru aveva annuito mentre le seguiva lungo i corridoi che li portarono nella parte più sicura della struttura.
"Lo abbiamo messo laggiù in fondo" spiegò una delle guardie "Da qui è praticamente impossibile fuggire."
Shikamaru annuì.
"Vorrei andare da solo, per favore." chiese.
"Certo, certo, anzi, meglio così!" esclamò l'altra guardia "Odiamo andare da lui, ci fa paura!"
Il giovane Nara si voltò di scatto.
"Sì" confermò l'altro "Perfino quando dobbiamo portargli da mangiare cerchiamo di starci per pochissimo tempo, gli diamo il vassoio e scappiamo via."
Molto coraggioso, eh? pensò Shikamaru, ma tenne quel commento per sé.
"Allora io vado"
"Vai, tranquillo" gli rispose la guardia "Noi siamo qui, se dovessi avere bisogno."
Lui annuì e, voltate loro le spalle, iniziò a percorrere il lungo corridoio. I suoi passi risuonavano all'interno della galleria, oltrepassò diverse celle vuote e infine giunse all'ultima, dove c'era lui.
"Hey …" iniziò, senza sapere bene cosa dire "Senti …"
Shikamaru si posò alla parete alle sue spalle per cercare di stare il più possibile lontano dalla cella. Diede un'occhiata a quello spazio inospitale e vide i segni del cibo buttato a terra: briciole, qualche pezzo di verdura, evidentemente le guardie non glielo porgevano, glielo lanciavano direttamente, facendolo cadere a terra. Cercò il suo amico ovunque e infine lo vide, raggomitolato su se stesso, in un angolo. In quel momento provò pena per lui, ma presto il ricordo di ciò che aveva fatto lo fece infuriare.
"Ascoltami bene, io mi fidavo di te, credevo in te, non avrei mai pensato che fossi capace di fare una cosa simile. Vengo qui anche a nome di Choji. Lui è sconvolto, come tutti, non ha ancora detto nulla, ma se lo conosco abbastanza bene sei più al sicuro qui che tra le sue mani, fidati."
Shikamaru strinse i pugni, si era aspettato che lui parlasse, che si difendesse in qualche modo, ma sembrava intenzionato a ignorarlo.
"Guardami! Guardami almeno! Girati!" gridò, ormai senza più trattenere la rabbia "Hai quasi ucciso Choza! Te ne rendi conto? Eh? Eh?"
Shikamaru iniziò ad andare avanti e indietro, freneticamente.
"Non riesco nemmeno a capire perché? Perché lo hai fatto? Non ne avevi nessun motivo!"
Il prigioniero non rispose, rimase chiuso nel suo silenzio.
"Sai cosa? Vaffanculo. Vaffanculo. Me ne vado. Addio."
Shikamaru se ne andò senza voltarsi, ma piangeva, non sapeva se per la rabbia o per aver perso il suo amico.
Il secondo visitatore fu Iruka. Era arrivato quasi insieme a Shikamaru ed era stato costretto ad attendere. Pensava di dover aspettare molto, ma Shikamaru era uscito dopo pochi minuti, gli era passato davanti senza nemmeno notarlo.
"Può entrare, se vuole" lo chiamò la guardia "Stia attento, lontano dalle sbarre …"
"Lo so, lo so!" lo interruppe lui "Mi posso arrangiare" sbottò, tagliando corto.
Iruka seguì le due guardie, che rimasero in silenzio per tutto il tragitto, si limitarono ad aprirgli le porte e, quando giunsero di fronte al corridoio, lo lasciarono passare senza dire altro.
Iruka era teso, non si sarebbe mai aspettato di trovarsi lì per quel motivo. La sua vita, le sue certezze, erano crollate nel giro di pochi minuti, nel terrore e nello sgomento.
Si avvicinò alla cella e fu subito colpito dalle stesse cose che avevano turbato Shikamaru, ma questo non lo impietosì.
"Sono qui." disse, severamente "Volevo solo dirti che sono deluso, profondamente deluso."
Nel silenzio che seguì le sue parole, Iruka avvertì un lieve singhiozzo e notò che il prigioniero si era stretto di più in se stesso.
"Credi di farmi pietà? Credi che possa fidarmi ancora di te dopo ciò che hai fatto? Choza è fuori pericolo, ormai, ma avresti potuto ucciderlo! Avresti potuto far del male ad altre persone! Ci hai pensato? Eh?"
Il prigioniero non rispose, si voltò ancora di più, dandogli definitivamente le spalle.
"Sei una causa persa. Io mi fidavo, mi fidavo davvero … e tu mi hai tradito. Ci hai traditi tutti."
Detto questo, Iruka fece qualche passo indietro e se ne andò, quasi correndo.
Nei giorni successivi le visite aumentarono: Ino, Kiba, Shino, Neji, Rock Lee, Ten Ten e altri ninja andarono a fargli visita, tutti per dirgli quanto lo disprezzassero dopo ciò che aveva fatto. Solo Hinata e Sakura non avevano trovato il coraggio di vederlo in quelle condizioni, erano troppo sconvolte per ciò che era accaduto.
Un paio di settimane dopo, però, fu il turno di Kakashi. Il jonin non era convinto, sentiva in giro il racconto di ciò che era successo, lentamente deformato dal passaparola, sentiva la gente parlare male di lui, anche i ninja che al suo fianco avevano combattuto. Eppure lui non ci credeva, non poteva pensare che quella fosse la verità, doveva esserci qualcosa dietro, ne era certo, era l'unico, in tutti il villaggio, a credere alla sua innocenza.
Era entrato tranquillamente, con il suo solito modo di fare, aveva annuito mentre le guardie gli davano le solite raccomandazioni e infine era giunto camminando lentamente di fronte alla cella dove era rinchiuso, ormai da tanto tempo, il suo allievo.
"Hey" disse, cercando di attirare la sua attenzione.
Qualche tempo prima
Quel pomeriggio tutto lasciava presagire che nulla avrebbe potuto rompere la tranquillità del villaggio. Shikamaru, Choji e Ino erano appena tornati da una lunga missione e l'unica cosa che volevano fare era rilassarsi e riposarsi. Sulla strada di casa avevano incontrato Sakura così, prima di andare a disfare gli zaini, si erano fermati a bere qualcosa con lei. Tutto era tranquillo, pacifico, silenzioso, ma all'improvviso la quiete era stata turbata da una forte esplosione e da un ringhio agghiacciante. Choza Akimichi era stato scaraventato via da qualcosa che emanava un chakra potente e devastante.
Tutti si avvicinarono: la prima cosa che videro era Choza, ricoperto di sangue, esanime a terra su un mucchio di detriti poi, quando la polvere si abbassò, un ammasso di sangue e rabbia uscì da un negozio. Sakura lo riconobbe immediatamente: era Naruto, che aveva lasciato fuoriuscire il chakra della Volpe a Nove Code. La sua pelle era completamente sparita, bruciata dal chakra, e dietro di lui era possibile vedere cinque code.
Naruto emise un suono agghiacciante, a metà strada tra un ringhio e un grido, e fece per scagliarsi ancora su Choza, ma fu fermato da Yamato, sopraggiunto attirato dal caos, Il ninja si avvicinò a Naruto, incurante del suo stato alterato, lo imprigionò con una gabbia di legno per tenerlo abbastanza fermo per potergli porre il sigillo in fronte. Fu molto facile, anche perché, si accorse, anche Shikaku era arrivato e aveva bloccato Naruto con il controllo dell'ombra. In pochi istanti Naruto si calmò, il charka della Volpe rientrò e lui crollò a terra, esanime.
Una volta che Sakura ebbe superato lo spavento iniziale cercò di scattare in avanti per andare a curare Naruto, ma Yamato la fermò.
"No. Lascialo così" sbottò "Vai da Choza, ha più bisogno di te."
Sakura esitò, ma lo sguardo di Yamato era molto eloquente.
"Vai."
Lei annuì e si recò dal padre di Choji che, nel frattempo, era crollato a terra, spaventato per la sorte del padre, mentre Shikamaru e Ino cercavano di rassicurarlo.
Sakura raggiunse Choza e in quel momento arrivò anche Tsunade, che valutò rapidamente le ferite.
"Sembrano molto gravi" affermò "Lo dobbiamo stabilizzare qui, poi lo porteremo in ospedale"
Sakura annuì e si unì alla sua Maestra per prestare le prime cure.
Nel frattempo Naruto era a terra, non c'era più traccia del chakra della Volpe, ma lui sembrava stesse soffrendo terribilmente per le ferite, non aveva un solo lembo di pelle attaccata al corpo, era rosso vivo e perdeva molto sangue, ma nessuno sembrava intenzionato a prendersi cura di lui. Yamato lo guardava da lontano, quasi disgustato.
"Aiutatemi a sollevarlo" disse Shikaku, serio "Lo porteremo nelle prigioni."
"Verrà interrogato?" chiese Shikamaru, avvicinandosi al padre.
"No. Per ora no. Lo terremo isolato, almeno per qualche settimana, poi si vedrà."
Shikamaru annuì, mentre guardava il suo amico venire sollevato da terra da alcuni ninja e portato via.
Naruto era dimagrito tantissimo da quando era stato arrestato ma, nonostante questo, sembrava in buona salute, la pelle era ricresciuta, ma lui era debilitato e non parlava e non si muoveva se non per mangiare il poco cibo che gli concedevano.
Kakashi si sedette a terra, vicino alle sbarre.
"Naruto … sono io, Kakashi" disse, sperando che lui si voltasse "Sono qui per dirti che, nonostante tutto, io credo ancora in te, sono convinto che tu sia innocente e che dietro ciò che è successo ci sia altro. Dico bene?" chiese.
Il silenzio che seguì fu lungo e doloroso, ma Kakashi non rinunciò, attese pazientemente che lui si aprisse. Se avesse dovuto, avrebbe aspettato anche per giorni, ma non fu necessario, dopo qualche minuto, Naruto si voltò e, lentamente, si alzò. Kakashi notò immediatamente quanto fosse magro, i suoi abiti erano sporchi e, notò Kakashi quando Naruto fece qualche passo, strappati, soprattutto sul petto.
"Se glielo dicessi … lei mi crederebbe, Maestro?" chiese, con la voce roca di chi non parla da tanto.
Kakashi annuì.
"Certo che ti crederei" lo rassicurò "So capire quando qualcuno mente."
Naruto annuì.
"Io non volevo fargli del male, ma …"
"Ma, cosa?" chiese kakashi, per incoraggiarlo.
"Non vorrei dirlo. Non vorrei che fosse vero." mormorò lui, senza riuscire a trattenere un singhiozzo.
"Cosa non vorresti che fosse vero, Naruto?"
Naruto scoppiò a piangere, per la prima volta da quando era lì aveva espresso un'emozione. Pianse, lasciò che il suo corpo si scuotesse per la disperazione e crollò in ginocchio, sopraffatto dalla debolezza. Kakashi lasciò che si sfogasse, poi tese bene l'orecchio per sentire la sua flebile voce.
"Tutto è iniziato qualche giorno prima …"
