Non vorrei che mio figlio passasse le stesse cose che ho dovuto subire io. Io non voglio diventare uguale ai miei genitori.
Sono frasi che in certe situazioni ci appaiono come verità assolute. Diventano l'obiettivo della persona che in tenera età si è ritrovata a subire traumi e divieti ingiustificati. Uno scopo così importante che questa persona finirà per non perdonarsi la più minima cosa che lo renda simile a chi lo ha generato. Tante volte diventa una vera e propria fobia che può condurre a gesti estremi, come ricorrere alla chirurgia plastica al fine di eliminare le somiglianze anche fisiche.
Tuttavia questo estremismo non era il caso di Konan. Figlia unica, nata da genitori ormai avanti con l'età e tutti gli atri parenti molto più grandi rispetto a lei. Aveva conosciuto una sola dei quattro nonni che ognuno di noi ha, anche lei molto anziana. I cugini, tutti adolescenti, non avevano mai avuto voglia di giocare con quella bimbetta all'apparenza timida tuttavia desiderosa di dare tutta la confidenza del mondo se qualcuno le avesse concesso di farlo. Gli zii, piuttosto grandi anche loro, non facevano che parlare di politica ogni volta che si vedevano con i suoi genitori. Lo facevano a voce altissima, questo pessimo vizio finiva col lasciarla frastornata tutte le volte.
Una famiglia di una chiusura mentale pazzesca, soprattutto la madre, a ogni minima iniziativa che Konan o il padre proponevano per rendere la vita familiare un po' meno noiosa e piatta, la donna rispondeva con un : " Ma che ti metti a fare? Cosa ti viene in mente?"
Così erano state rarissime anche le uscite per andare al cinema o a mangiare fuori. Non si era mai parlato di concerti, sale da ballo o feste di Capodanno; tutto quello che costringeva a non essere a letto entro la mezzanotte era considerato un tabù.
Quando Konan aveva circa quattro anni, la famiglia fu invitata al matrimonio di una cugina materna, la madre aveva borbottato tutto il giorno precedente e quello successivo. Per lei partecipare a un evento sociale pareva essere fonte di un estremo stress e una grossa scocciatura. All'età di circa otto anni, Konan aveva già compreso che le proposte e le iniziative era meglio tenersele per sé.
Le discussioni che si presentavano tra i genitori erano assurde, cariche di violenza sia verbale che emotiva, la bambina tremava vistosamente anche solo udendoli. Ogni volta Konan si doveva preparare ad affrontare giorni di rancori, silenzi e musi lunghi. Capitò che, tre giorni dopo una di queste catastrofiche litigate, sua madre fosse tornata alla carica aggredendo di nuovo il padre all'improvviso mentre stavano in macchina.
Va bene, dunque ogni volta che succede io dovrò avere paura per tre giorni. Solo dopo potrò permettermi il lusso di tirare un momentaneo sospiro di sollievo.
Tuttavia la cosa peggiore era stata rappresentata dal fatto che sua madre si era rifiutata di farle frequentare la scuola materna.
Cosa ci vai a fare? Tanto sono casalinga, posso badare io a te. Non è mica gratis, sai?
Così Konan era cresciuta da sola in quella famiglia disfunzionale, senza avere nessun confronto con i suoi coetanei fino a quando fece il suo ingresso in prima elementare. Tremava, quel giorno. Osservava i genitori sulla soglia dell'aula senza avere il coraggio di esternare quello che provava, sarebbe stato perfettamente inutile, non l'avrebbero capita come d'altronde era accaduto da quando era nata. Una volta che furono andati via era rimasta là allo sbaraglio, ad affrontare da sola quel vuoto e quell'ignoto che le si apriva davanti e che i suoi compagni di classe parevano già saper gestire alla perfezione. Riprese a tremare mentre l'insegnante illustrava il programma della giornata ai neo studenti all'inizio della loro carriera. Konan, infatti, non conosceva il significato della parola ricreazione, non l'aveva mai sentita. Comprese che si trattava della pausa, e quindi di una cosa positiva, solo dopo che lo ebbe visto con i propri occhi.
Questa sensazione di essere più indietro e più immatura rispetto ai suoi coetanei, le rimase fino al diploma. Parlando di sentimenti e di approccio con l'altro sesso, si estese anche agli anni successivi della giovinezza. Konan si rendeva conto progressivamente che le altre ragazze consideravano normale tutto ciò che a lei la famiglia aveva inculcato di considerare come sporco o addirittura umiliazione. I rapporti orali, in particolare, erano stati etichettati tali da sua madre. Molte delle sue compagne l'avevano snobbata e presa in giro per questo. Farsi qualche amica era sempre stata un'ardua impresa per lei, le altre, quando uscivano o andavano in discoteca, consideravano una palla al piede una tipa così imbranata.
Il primo vero segnale di distacco dal cordone ombelicale della famiglia lo diede a ventuno anni, quando decise di tingersi i capelli, naturalmente castano chiaro, di quel blu elettrico che l'avrebbe caratterizzata anche negli anni successivi. Le urla della madre parvero scoperchiare il tetto della loro casa di periferia, il padre stava seduto in silenzio al tavolo della cucina senza dare ragione a nessuna delle due.
Solo dopo che la moglie iniziò ad avere la voce rauca per il troppo gridare, l'uomo si azzardò a dire: "in fin dei conti non è una cosa permanente, i capelli possono sempre ricrescere."
Konan, in quel momento, sentì accendersi in testa una lampadina che la illuminò tutta. Tempo una settimana era tornata a casa con la cosa permanente bella servita: un piercing sul labbro inferiore, una piccola sferetta argentata.
Il portone, chiuso con calma e sicurezza, soffocò gli ennesimi strepiti della madre. Da quel giorno Konan decise di non fare più ritorno in quella casa.
Non ho chiaro ancora quello che desidero essere e raggiungere, tuttavia sono certa di come non voglio essere, e questo è già un bel punto di partenza.
Finalmente adesso poteva vivere la vita sessuale e sentimentale come desiderava. Il fatto di essere poco esperta rispetto alle coetanee l'aveva sempre indirizzata verso uomini più giovani di lei. Dal momento che svolgeva dei piccoli lavoretti saltuari, molti di loro l'avevano semplicemente sfruttata per il loro divertimento. Tuttavia, nonostante le difficoltà economiche e sentimentali, di tornare a casa dei genitori non se ne parlava.
La lontananza aveva un po' appianato i rapporti con la famiglia, si sentivano tranquillamente al telefono, si vedevano per le festività, a volte dormiva da loro. Ma Konan continuava ad avvertire un vuoto per gli anni dell'adolescenza di cui era stata defraudata a causa dell'educazione rigida ricevuta. Questa mancanza le faceva tenere dei comportamenti diretti, andava dritta come un fuso a prendersi ciò che desiderava senza pensarci troppo. Questo, in certe occasioni, le aveva fatto prendere delle cantonate tremende. Molti partner erano fuggiti davanti a questa sua esuberanza non capendo il vero motivo che ci stava alla base.
Non vorrei che finisse così anche con Neji.
In effetti quel rapporto era iniziato decisamente al contrario. Quella sera al Susanoo si era presa quel ragazzo timido e di otto anni più giovane, in un modo che lasciava pensare una completa insensibilità nei confronti dei sentimenti del moro da parte sua. Neji l'aveva attratta in un modo a cui le era stato impossibile sottrarsi. Le sue movenze impacciate insicure sul palco, nonostante fosse oggettivamente bello. Il vestito e la maschera da gatto che avevano finito per metterlo ancora più in imbarazzo, le venne da sorridere pensando a Yahiko e Shisui che lo conciavano così e ai loro sforzi per renderlo un poco più sicuro di sé. Era accaduto tutto in quel camerino, due coppie che si erano intersecate nel modo più naturale possibile. Forse il prosecco aveva dato loro una mano.
Forse no…
In ogni caso non si erano più incontrati con Yahiko e Shisui dopo quella particolare e magica serata. Konan non riusciva a capire se ciò le dispiacesse o meno, la connessione che si era generata tra tutti e quattro non era stata certo una cosa da poco, tuttavia non poteva avere la pretesa di trovarsi nella testa di Yahiko e Shisui, tantomeno che loro avessero le sue stesse opinioni.
Se un nostro eventuale incontro rischierebbe di rovinare tutto preferisco che rimanga così. Custodirò questo meraviglioso ricordo dentro di me.
Il Susanoo, da quando Obito ne aveva abbandonato la gestione, era diventato progressivamente una normale discoteca. Konan, che continuava a lavorare lì come barista, aveva assistito alla trasformazione, sia del posto che della clientela. Vedere gruppi di ragazzi e adolescenti che si incontravano, si conoscevano, e interagivano tra di loro, la riempiva di uno strano piacere mai provato in precedenza.
Chissà, magari sarò testimone inconsapevole della nascita di qualche amore.
Intanto quello tra lei e Neji cresceva lentamente. Non avevano più parlato della loro prima volta. Tuttavia il momento di farlo sarebbe arrivato, il ragazzo si scioglieva un passo dopo l'altro e lei aveva deciso di rispettare i suoi tempi. Certamente il fatto di essere stato assunto come modello insieme a sua cugina Hinata gli avrebbe fatto conquistare fiducia in sé stesso e nelle sue capacità. Nonostante l'appartamento di Konan fosse abbastanza grande da accogliere entrambi e Neji passasse lì gran parte del suo tempo, ufficialmente al momento non convivevano. Lui necessitava ancora di trascorrere delle giornate da solo. Probabilmente si faceva ancora degli scrupoli sulla differenza di età. Pallino che comunque andava scemando poco a poco.
Konan era al settimo cielo quando il moro aveva accettato il suo invito a passare la serata in un pub. Era infatti raro che lei fosse libera la sera, questo stava chiaramente a significare che lui non gradiva più lasciarsi scappare nessuna occasione per stare insieme.
Konan sorrideva alla sua immagine nello specchio agganciandosi un orecchino a forma di rosellina bianca, ultimo tocco di quella preparazione studiata nei minimi dettagli. Voleva stupire con la delicatezza, quella sera. Aveva costruito il suo outfit partendo dall'unica cosa che non poteva e non voleva cambiare: il blu elettrico dei capelli. Decise che non avrebbe dovuto entrare in contrasto con resto del look, ma, al contrario, esserne accolto e accompagnato dolcemente. La maglietta a rete color cartazucchero si sposava alla perfezione con la tinta dei capelli, scelse uno smalto della stessa tonalità solo leggermente più scuro, lo indossò sia sulle mani che sui piedi. Un'altra piccola rosa azzurra e brillante pendeva dalla collana sottile fermandosi all'attaccatura dei seni formosi, a pochi millimetri dal perdercisi dentro. Anche i sandali erano azzurri, con il tacco sottile ma basso. Leggins neri e attillati fasciavano le gambe mettendo in evidenza le rotondità dei fianchi e del sedere, i polpacci scoperti. La pelle, dal naturale sottotono giallo, piacevolmente dorata dal sole. Una spruzzata di lacca per fissare il suo caschetto bombato, ricordava vagamente gli anni Sessanta. Si era ricordata appena in tempo, prima di varcare il portone, di infilarsi il suo anello di giada bianca al medio destro, un ulteriore tocco di classe.
Neji, quella sera, l'aveva semplicemente sorpresa in tutto, era stato di una galanteria pazzesca. Era andato a prenderla attendendo con infinita pazienza il suo quarto d'ora di ritardo. L'ovale del suo bel volto si era illuminato di un grande sorriso vedendola avvicinarsi sul marciapiede. Finalmente aveva capito, forse anche in seguito ai consigli di Genma, come mettere in risalto i suoi grandi occhi celesti. Il drago brillante che si arrampicava lungo la manica destra della sua camicia nera era infatti dello stesso colore delle sue iridi. Un poco di matita dello stesso colore sulla palpebra inferiore. I lunghi capelli neri tirati indietro in modo che la scriminatura non fosse evidente.
Le aveva aperto la portiera e poi, una volta presi i rispettivi posti in macchina, l'aveva baciata fregandosene del gloss alla ciliegia che si spargeva ovunque. Konan detestava i rossetti veri e propri, ancora di più le tinte labbra, è vero che non macchiano e non si trasferiscono, ma seccano le labbra in un modo micidiale. La maggior parte degli uomini che aveva frequentato in passato si erano sempre lamentati infastiditi del gloss che finiva loro sulla bocca e sulle guance, spesso avevano evitato di baciarla per l'intera serata. Neji non aveva mai fatto niente del genere, anche per queste sue piccole ma sorprendenti qualità ne era stata attratta.
È vero, il nostro rapporto è iniziato al contrario, tuttavia è la cosa migliore che abbia mai fatto in vita mia. Seguire uno schema preimpostato o programmato molto spesso rappresenta il modo migliore di sbagliare. La gente lo fa solo per gratificare la società, mai loro stessi.
Neji aveva continuato a sorprenderla. Si erano seduti ad un tavolo di legno nel giardino di quel pub praticamente deserto, la serata pareva magica sotto le stelle e le lampadine colorate, qualche lucciola volava tra i cespugli di oleandro in fiore, l'aria piacevolmente calda e mite. Il moro era sparito all'interno dell'edificio sorridendo.
"Aspetta qui" le aveva sussurrato dolcemente posandole un bacio sui capelli.
Neji ci mise un po' a tornare, Konan si chiedeva cosa stesse facendo, probabilmente non la fila al bancone dal momento che il posto era praticamente vuoto. Notò il sindaco seduto poco lontano in compagnia di quelli che dovevano essere tre amici intimi, il tavolo colmo di ogni genere di junk food.
Probabilmente è stato lui a prenotarsi tutto il locale, non voleva essere disturbato da nessuno questa sera.
Konan trattene il fiato vedendo Neji ritornare in compagnia di una cameriera, d'altronde gli oggetti da trasportare erano tanti. Un vaso colmo di rose rosse, candele e una bottiglia di spumante amabile.
"Io… non so cosa dire" gli occhi marrone chiaro, quasi dorato, di Konan erano sgranati. Le guance leggermente arrossate.
"Dobbiamo assolutamente festeggiare" Neji le aveva messo un fiore bianco di oleandro tra i capelli, poi si sedette afferrandole le piccole mani.
"Neji, sei stato fantastico! Ma… se c'è una ricorrenza perdonami, devo averla dimenticata."
"Sono due mesi che stiamo insieme" gli occhi celesti del moro divennero ancora più luminosi.
Konan rise felice mostrando i denti perfetti. Sì, lo aveva dimenticato.
Diciamo la verità, forse avevo talmente timore che il legame non andasse in porto da essermi frenata con le mie mani. Così come forse sto frenando l'amicizia di Yahiko e Shisui. No, bisogna che io cambi rotta.
E così, durante una sera di inizio estate, in un pub semi deserto, a trentacinque anni suonati, Konan aveva compreso che la perfezione esiste e lei aveva avuto nientemeno che la fortuna di trovarla. Decise di viverla fondo in fondo, a dispetto di quello che avrebbe pensato la gente.
Lo strombazzamento di un Ammazza la vecchia nel parcheggio non poté certo passare inosservato, al tavolo del sindaco parlavano talmente sommessamente da sembrare in silenzio. Sia lui che i tre amici, si voltarono verso l'ingresso sorridendo come se sapessero già chi fosse stato. Un ragazzo esuberante dai lunghi capelli biondi fece letteralmente irruzione nel giardino trascinando una ragazza magrolina, con gli occhiali e i capelli rossi, tirandola da una mano. Un'altra coppia lo seguiva a ruota, un rosso minuto, i capelli più scuri della ragazza che stava col biondo. La sua ragazza era più alta di lui, capelli lunghi lisci e castani, Konan vedeva tutti di spalle tranne il sindaco e il tipo muscoloso con i capelli a spazzola blu scuro che gli sedeva accanto.
Beh, ci vuole poco ad essere più alti di lui.
"Ehi Kisame, guarda che bellissima notizia, Kabuto è diventato uno scienziato nel ramo della robotica. Sasori mi ha detto che stavate in classe insieme al liceo" il biondo sventolava una rivista scientifica sotto il naso del culturista.
L'uomo grosso sorrise mostrando le pagine prima al sindaco e poi agli altri due che stavano al tavolo. Le due coppie occuparono un tavolo accanto a quello del sindaco, tuttavia il biondo ultimo arrivato aveva continuato a saltellare da un tavolo all'altro ridendo con la sua allegria contagiosa. Iniziò a tracannare una bottiglia di prosecco direttamente con la bocca girando poi tra gli amici per fare prendere un sorso a tutti. Versava loro il vino direttamente in bocca, non avevano scelta: o mandavano giù o facevano il bagno. Le due ragazze parlavano tra di loro mentre il rosso minuto, che doveva chiamarsi Sasori, conversava con calma con Kisame bypassando la distanza tra i due tavoli.
"Beh, addio tranquillità" Neji fingeva di lamentarsi quando in realtà era divertito.
Konan lo guardò raggiante: "sono un bel gruppo, amici molto affiatati."
Altre due coppie si aggiunsero poco dopo, un uomo alto dai capelli argentati e glitterati tirati indietro dal gel effetto bagnato; la rossa che stava con lui, vestita decisamente non da sera con la maxi felpa bordeaux, jeans e Converse, salutò Kisame baciandolo sulle guance. Due biondone prosperose si tenevano per mano, entrambe ossigenate, una con un carré molto geometrico, l'altra con i lunghi capelli raccolti in due trecce. Dopo aver salutato tutti andarono a sedersi all'estremità del tavolo alla destra del sindaco iniziando a baciarsi e a infilarsi le mani nelle rispettive scollature. La rossa vestita casual si era appollaiata all'altra estremità sedendosi sullo spigolo appuntito. Konan e Neji non avrebbero mai immaginato che dentro quella borsa da gitana a strisce conservasse un flauto traverso, iniziò a suonare una melodia così soave da non sembrare nemmeno vera. Il suo compagno dai capelli argentati la guardava rapito seduto sulla panca mentre aveva iniziato a scolarsi una birra dopo l'altra.
"Brava, vero?" la voce di Neji era uscita quasi come un sussurro, forse era affascinato dalla musica o magari aveva paura di infrangere quelle note che sembravano irrealmente sospese nell'aria.
"Divina…" Konan si sentiva trasognata, la testa leggera. Quella era di più di semplice musica.
"Ehi pivello, ti va una sfida a braccio di ferro?"
Neji e Konan sobbalzarono così apostrofati all'improvviso. Il fidanzato della musicista era lì in piedi di fronte a loro. Si era sbottonato la camicia rossa con le maniche a tre quarti, spesse catene d'oro a maglie larghe gli pendevano dal collo. Il sorriso beffardo si andava allargando in modo asimmetrico, gli occhi mandavano dei lampi inquietanti. Erano marroni tuttavia a momenti parevano avere delle pagliuzze sul fucsia al loro interno. Strano, né Konan e né Neji lo avevano visto alzarsi dal tavolo, non sapevano come avesse fatto a piombare lì dal nulla.
Questa musica… ha qualcosa di strano...
La flautista aveva interrotto improvvisamente il brano per richiamare il compagno con la sua voce leggente rauca: "Hidan, dai, lascia in pace quei ragazzi."
"Che c'è, hai paura?" Hidan l'aveva completamente ignorata.
"Hidan, lo so che oggi non ci siamo allenati, se vuoi domani facciamo doppio turno" era il rosso minuto dai capelli corti ora a cercare di convincerlo.
"Dannazione, Hidan, non dare spettacolo anche stasera, ok?" il biondo dai capelli lunghi lo aveva afferrato per le spalle.
"Senti da che pulpito, Deidara!"
"Ehm, scusate, ha bevuto troppo" Deidara era riuscito, con l'ausilio di Sasori, a riportarlo verso il suo tavolo.
A Konan e Neji venne da ridere. Kisame si era alzato in piedi pronto ad intervenire, il rosso vinaccia e il moro dai capelli lisci e lunghi che sedevano di fronte al sindaco, si erano voltati per guardare la scena un poco preoccupati.
"Ora ti suono qualcosa che ho scritto pensando a te, ti va?" la compagna di Hidan si alzò in punta di piedi per baciarlo sulla punta del naso.
Konan e Neji intrecciarono le loro mani sul tavolo. Un gruppo di persone decisamente singolare, tuttavia unico e interessante.
Quella bellissima unione ancora non era al completo, altre due persone giunsero oltrepassando il cancellino di ferro. Konan e Neji riconobbero all'istante i capelli di fiamma di Yahiko e i riccioli morbidi e neri di Shisui. La donna si sentì sollevata, felice, completa, tutto allo stesso tempo. Le sembrò di rivivere quella magia e unione sperimentata durante l'ultima sera di lavoro dei ragazzi al Susanoo. Si voltò verso Neji trovandolo raggiante più di lei. Yahiko era andato dritto a salutare il rosso vinaccia di fronte al sindaco, mentre Shisui aveva abbracciato il moro dai capelli lunghi. Diedero dimostrazione di essere in buoni rapporti con tutti.
Fare parte di voi per me sarà un onore.
"Ora che siamo finalmente tutti riuniti, e per questo dobbiamo ringraziare Kisame, ci sono degli annunci importanti da fare" Deidara era salito in piedi sul tavolo al quale si trovavano la sua ragazza e Sasori con la sua: "non solo io e Karin ci sposeremo, ma lo faranno anche Sasori e Sarana e ancora Hidan e Tayuya. Abbiano già deciso la data, sarà il dieci di settembre, una maxi cerimonia che ci comprenderà tutti per non dividere questo gruppo leggendario."
Konan si voltò istintivamente in direzione del compagno, il desiderio che scintillò nel miele dei suoi occhi fu colto da Neji senza bisogno di usare parole. Shisui li scorse facendo un grande sorriso, richiamò Yahiko che stava ancora con le mani sulle spalle del rosso vinaccia, poi entrambi si avviarono nella loro direzione.
"Che fate qui tutti soli? Là ci sono degli amici che aspettano solo voi" Shisui tese la mano per convincerli a seguirlo.
Konan incrociò gli occhi turchesi di Naruto, il sorriso reciproco fu inevitabile.
Konan e Neji scoprirono quanto fosse straordinaria la storia di quel gruppo. Itachi, che aveva lavorato al Susanoo una vita insieme al cugino Shisui e Yahiko, il suo fratello minore era quel bel moro che ormai era collega di Neji e Hinata. Anche Obito faceva parte della famiglia. Nagato aveva gli occhi identici a Yahiko per un motivo ben preciso. Gli altri si erano conosciuti grazie alla palestra di Kisame, Sasori e Sarana due suoi vecchi compagni di classe e così via…
Storie difficili, intense, ma che grazie a questo erano diventate indissolubili e lo sarebbero rimaste per sempre. Konan ebbe la certezza di non essere stata accolta a quei tavoli per semplice educazione, lei e Neji avrebbero fatto parte di quelle persone straordinarie per il resto della loro vita.
Non fu doloroso tornarsene a casa, la certezza che si sarebbero rivisti con tutti la faceva sentire come se fosse nata una seconda volta quel giorno. A lei e Neji era stata donata, in poche ore, la possibilità di avere una vita bellissima, lunga e affascinante.
E chi lo avrebbe detto quando sono uscita di casa?
La completezza che era scesa piacevolmente nella sua vita, continuò con la disarmante dolcezza di Neji. Forse quella che aveva sempre pensato essere timidezza, non era stata altro che la sua delicatezza male interpretata. Non appena chiuse il portone dell'appartamento, la tenerezza di quei grandi occhi celesti investì Konan. Un sorriso amabile mentre Neji accoglieva le piccole mani tra le sue. La guidava piano e con grazia vero la camera da letto, un piacevole calore avvolgeva il corpo di Konan.
Incantevole…
La donna ebbe la percezione che il suo cuore si fosse fermato, non era comunque una sensazione negativa. Si sentiva evanescente sia nella mente che nelle membra. Delle leggere onde che andavano e venivano, la tiravano su per poi riportarla dolcemente in basso.
Konan attribuì una caratteristica all'aria calda e gradevole di inizio estate, le sembrava liscia. Una sensazione molto simile al galleggiamento dato dal volo. Sorrise convinta che, se si fosse voltata, avrebbe visto due grandi ali bianche dietro le sue spalle.
Neji l'aveva fatta stendere di schiena sulle coperte candide e morbide, non riusciva più a formulare parole ma solo sospiri. Il corpo caldo del moro si sdraiò su di lei, le loro labbra si incontrarono in un bacio da far per perdere la cognizione del tempo. Konan era sempre stata persuasa che più un bacio è lungo più le emozioni in gioco sono intense e sincere. Avevano chiuso entrambi gli occhi, altra prova di questo. La delicatezza con la quale Neji le aveva tolto la maglietta a rete e il reggiseno era stata sublime, come se toccasse uno di quei fiori i cui petali si sgualciscono con poco. Le vennero in mente delle petunie. I lunghi capelli di Neji le solleticavano il viso mentre lui scendeva con tanti piccoli baci sul suo collo sottile, poi sul seno. Era diverso da quando era stata lei a prendere l'iniziativa la loro prima volta al Susanoo. Adesso che conduceva completamente lui, non poteva esserci niente di banale o mediocre. Konan non ricordava di aver mai incontrato un uomo così, la maggior parte delle donne che aveva conosciuto addirittura li snobbavano.
Povere stolte!
I capezzoli si erano fatti molto sensibili, mentre il moro percorreva con le mani la clessidra formata dalla vita stretta e dalla curva dei fianchi, fino quasi a rasentare il dolore. Sentiva i suoi stessi gemiti ovattati dall'intenso piacere mentre Neji le affondava il viso nel ventre soffice per baciarle la pelle ardente. I leggins scivolarono via insieme al perizoma di pizzo. Gli occhi dorati di Konan, rimasti chiusi fino a quel momento, si sbarrarono sentendo le labbra del moro posarsi sul suo sesso eccitato e umido. Contorceva le gambe nel piacere rendendosi conto di essere egoista, tuttavia era troppo entusiasta della fortuna che era entrata nella sua esistenza come una porta spalancata all'improvviso da un colpo di vento. Porta da cui possono solo entrare fiori scintillanti e un volo leggero di farfalle.
Sto volando…
Le piccole mani si persero tra la massa di capelli neri di Neji. Sentì il moro sollevarsi, la sua carne non oppose la minima resistenza quando fece il suo ingresso dentro di lei. Le bocche si unirono ancora in un bacio morbido, le gambe di Konan circondarono la vita del compagno mentre i movimenti erano dolci e all'unisono. Onde del mare, quando si susseguono piccole ma senza sosta, così si sentirono cullati fino al culmine del piacere. Il bacio non finì ancora finché la loro pelle non si fu un poco calmata.
Konan udì Neji girarsi per frugare nella tasca della sua camicia col drago che aveva lasciato su un comodino. Gli occhi dorarti della donna si trasformarono da curiosi a piacevolmente stupiti in pochi secondi, il collo sottile evidenziava le sue nervature mentre aspirava nella sorpresa.
"Ho aspettato tutta la sera il momento perfetto per dartelo. Penso che sia giunto."
Neji le aveva messo tra le mani una piccola scatolina blu, quasi dello stesso colore dei suoi capelli.
Un brillante trasparente ma dai mille colori le illuminò il viso raggiante. Le calzava a pennello nell'anulare sinistro, incredibile come fosse fine la capacità di osservazione di Neji.
La voce di Konan divenne dolcissima mentre gli rivolgeva di nuovo lo sguardo: "non potremo mai dimenticare il dieci di settembre, sarà una data degna dei migliori libri di storia."
"Beh, suppongo che questo sia un sì."
Si abbracciarono ridendo e lo rimasero per il resto della notte.
