Non ho mai capito perché hanno sempre insistito ad insegnarci, con tanta tenacia, che gli angeli debbano essere per forza con i boccoli biondi e gli occhi azzurri. Ci bombardano di questo stereotipo già da piccoli, a scuola, nelle favole, all'interno di cartoni animati e libri per ragazzi, sui testi religiosi, addirittura nell'arte. Potete credermi o no, ma io sono testimone del fatto che gli angeli possono avere qualunque aspetto. Quello che è venuto da me a dirmi che il mio cuore, sebbene frantumato un sacco di volte, aveva ancora la possibilità di battere, ha lisci capelli d'ebano. Mi ha cercato per insegnarmi che il futuro non è scritto nemmeno quando sembra non avere via d'uscita, lo ha fatto mentre mi permetteva di perdermi nei suoi occhi neri come la notte in cui è impossibile capire dove finisce l'iride e inizia la pupilla. Ha saputo comprendermi così bene perché anche gli angeli possono soffrire e commettere errori, persino in loro ciò genera dolore e sensi di colpa. Mi ha sollevato grazie ai suoi difetti e debolezze. Sono certo di quello che dico. Ha la capacità di volare, è nato per questo e riesce a farlo nonostante non abbia più le sue ali. Forse questa è stata la condizione che ha dovuto accettare per potermi raggiungere.
Finito di cambiarsi dopo la doccia e l'allenamento, Kisame sorrise scorgendo i primi amici arrivare dalle vetrate della palestra. Grazie alla generosità di Kakuzu, ora, adiacente al parcheggio aveva potuto costruire persino un giardino.
Ora che era pronto per cimentarsi nelle gare di culturismo a cui si era già iscritto, Kisame si sentiva un po' come una sorta di studente che sta per affrontare un'interrogazione o un esame importante, con quella sensazione di non essere pronto o di non aver fatto mai abbastanza.
Itachi, seguendo gli esercizi che Kisame gli aveva fatto su misura, era riuscito finalmente a liberarsi dal dolore alla spalla destra impadronendosi di nuovo di quello che sembrava essere l'elemento costitutivo del suo corpo, l'aria. L'ala della palestra in cui avrebbero dovuto insegnare lui, Shisui e Yahiko non era ancora ultimata, tuttavia i tre si allenavano giornalmente. Anche quel venerdì, Kisame udiva rimbombare i suoni degli operai al lavoro misti alla musica che Yahiko metteva nel suo stereo portatile. I due ballerini che si allenavano a terra mandavano, di tanto in tanto, risatine o spiegazioni che si davano a vicenda sui movimenti da fare. Tuttavia erano due discipline differenti per questo ad un certo punto imboccavano inevitabilmente strade diverse. Yahiko afferrava i suoi manubri per il ballo work out o, in alternativa, lo step. Shisui lanciava il suo corpo di lungo e sottile in una scatenata danza moderna.
Kisame si era incamminato per chiamarli, nella sala del body building quel venerdì non c'era nessuno ad allenarsi, si trattava infatti di una giornata molto speciale. Kisame e Itachi avevano organizzato un bellissimo rinfresco per le coppie che si sarebbero sposate il dieci settembre alle quali si erano uniti anche Sasuke e Hinata. Avrebbero colto l'occasione per dare a Kakuzu il suo regalo di ringraziamento, si trattava di una vacanza di quindici giorni in un centro termale meraviglioso da parte di tutti loro. Kisame e Itachi avevano voluto aggiungerci anche l'abbonamento infinito alla palestra con la possibilità di scelta tra le varie discipline o anche, se avesse desiderato, di seguirle tutte. Kisame considerava anche l'idea di assumerlo come giardiniere sia lì che a casa, d'altronde, dopo che si era licenziato dal Susanoo, era rimasto senza lavoro. Erano stati entusiasti di questa proposta anche gli altri amici che possedevano un giardino, Tsunade a maggior ragione, il parco della sua grande villa necessitava di una manutenzione continua.
"Beh, Itachi, ce lo vedi sul serio Kakuzu a volteggiare insieme a te sui nastri di seta appeso a cinque metri di altezza? Pensa se volesse provare proprio questo."
Il moro aveva riso divertito mentre si rilassavano a casa, sull'amaca in giardino.
Il primo a stendersi là sopra, era stato Itachi. Arrivato scalzo, camminando sul prato. Addosso dei sottilissimi jeans elastici blu scuro molto attillati e una polo nera, i capelli raccolti nella pratica coda bassa. Intanto Kisame stava innaffiando i suoi rigogliosi cespugli di ortensie viola intenso. Itachi si era immerso nella lettura di un libro senza calcolare minimamente l'effetto devastante che stava suscitando nel compagno. A Kisame si era asciugata immediatamente la bocca alla vista del suo sedere, perfettamente modellato dalla ripresa dell'attività sportiva, che sprofondava nella rete elastica. Kisame deglutì faticosamente portando a termine il suo lavoro più in fretta possibile. Era poi sparito in casa per riemergere con una bottiglia di prosecco e due calici, il sorriso di Itachi aveva illuminato entrambi mentre si stendeva accanto a lui.
"Chi segue i miei corsi non deve per forza fare l'acrobata, Kisame" il moro posò il bicchiere a terra dopo aver terminato l'ultimo sorso "Io faccio anche danza acrobatica a terra."
"Allora vorrà dire che cercherò di immaginarmi Kakuzu mentre balla il Rock 'n Roll con tanto di salti mortali."
Risero ancora guardandosi intensamente negli occhi, il tramonto ormai stava lasciando spazio a una calda serata estiva, un concerto di grilli faceva da sottofondo. Il sorriso si tramutò in sguardi languidi, Kisame aveva incarnato la schiena per attaccare il suo corpo possente a quello del compagno. La mano destra aveva spostato le ciocche corvine da quel volto angelico, scendendo poi a sfilare l'elastico per liberare il resto. Itachi era bellissimo alla luce lattea della luna, bianca come la sua pelle. Quello era il viso dolce che era stato nascosto dietro la sinistra maschera da donnola, come quelle labbra umide e morbide di cui quelle carnose di Kisame si impadronirono avidamente. Le sue braccia muscolose cinsero la vita sottile del moro. I loro vestiti erano volati in terra ammucchiandosi sull'erba, un pezzo dopo l'altro, uno sopra l'altro. Kisame si era ritrovato la vita d'acciaio stretta da quelle gambe atletiche e slanciate, con le punte tese come se Itachi si trovasse sui suoi tessuti aerei anche quel momento. I glutei di Itachi si incastravano alla perfezione con il bacino del compagno.
Come le linee del tuo tatuaggio.
Kisame era scivolato dolcemente dentro di lui senza che aprissero gli occhi o che il bacio subisse alterazioni. Lasciava condurre Itachi in maniera totale nei movimenti, il modo in cui quel corpo elastico si arcuava muovendo solo leggermente il bacino avanti e indietro, aveva il potere di mandare Kisame fuori di testa. Itachi, quando era in preda al piacere, aveva l'abitudine di affondare le natiche lasciandole precipitare a piombo. Le corde dell'amaca scricchiolavano sotto quella maliziosa pressione, le mani di Kisame si riempirono bramose di quella parte del corpo del compagno, la pelle abbronzata diventava bollente. L'aria era carica dei loro sospiri e del finire dei grilli, la notte li proteggeva dagli sguardi dei vicini, non pensarono che i lampioni della strada avrebbero potuto tradirli. Il raggiungere l'orgasmo di Itachi, tremando e gemendo lievemente come se perdesse le forze, aveva sempre rappresentato l'ultima scintilla irresistibile per Kisame. I loro cuori martellanti che si fermavano lentamente erano la carezza che spesso seguivano per scivolare nel sonno.
Non quella sera. Sebbene entrambi avessero guardato, nella vita, le stelle e la Via Lattea in un'infinità di occasioni, ebbero l'impressione di farlo per la prima volta. Rimasero lì sdraiati, dolcemente allacciati, ad indicare le costellazioni ricordando i loro nomi per un'ora buona.
La notte più bella della mia vita, non esagero affatto. Ha tutto, è perfetta.
Kisame, oltrepassando la porta che divideva la sala del body building da quella in costruzione, si fermò godendosi il suo sogno da spettatore. Ne aveva il diritto, sentì di meritarlo in pieno. Sorrise scuotendo la testa vedendo Yahiko e Shisui che ora ballavano allacciaci ancheggiando. Si baciavano, la mano del moro stava accarezzando la testa di capelli rosso fiamma dietro la nuca. La mano di Yahiko stringeva la vita del compagno con decisione e dolcezza al tempo stesso.
È andato tutto decisamente oltre le mie aspettative. Non solo ho realizzato il sogno di una vita, ho dato un futuro a questi ragazzi. Uno di loro è l'amore della mia vita e lo avrò accanto tutti i giorni per sempre.
I suoi occhi celeste ghiaccio si spostarono sull'unica persona che non emetteva rumori in quella stanza. Itachi sembrava fondersi con l'aria, con la luce che entrava obliqua dalle alte finestre, persino con i suoni rimbombanti emessi dagli altri; essi, posti a fare da sottofondo ai suoi movimenti fluidi, parevano addirittura gradevoli. Indossava solo quelli che a prima vista potevano sembrare dei jeans ma che in realtà erano pantaloni elastici e molto aderenti, i piedi scalzi, il busto nudo. Il corpo del moro era sottile e lo sarebbe sempre stato, tuttavia non più in modo innaturale e con le ossa che sbucavano da ogni lato. Prendeva le sue pillole per il problema cardiaco, l'assenza di stress e la corretta alimentazione gli consentivano una vita normale, adesso. I lisci capelli corvini, sciolti, si aprivano come seta nei raggi di sole. Le mani afferravano i due nastri rossi che scendevano dal soffitto, Kisame guardò i muscoli delle sue spalle tendersi mentre si portava le ginocchia al petto, le punte sempre impeccabilmente tese, lo smalto viola che Kisame adorava. Le gambe snelle di Itachi si aprirono in una perfetta spaccata, Kisame poteva vedere i muscoli in tensione sotto la stoffa azzurrina. Con gesti precisi e veloci, il moro si era avvolto i due nastri intorno alle caviglie, staccò le mani dalla stoffa in modo che quella spaccata fosse sospesa in aria, degna di un angelo. Nessuno meglio di Kisame poteva sapere quanta fatica fisica ci sia nello sport, tuttavia Itachi riusciva a cancellarla completamente sia dal viso che dai movimenti.
Un brusco tonfo metallico strappò brutalmente Kisame dal suo sogno, a uno degli operai era sfuggito un secchio di pittura dall'impalcatura. Rovinò a terra, il bianco che stavano usando per tinteggiare macchiò il pavimento che in futuro sarebbe stato ricoperto da soffici tappetoni.
"Dannazione, guarda che disastro hai combinato!" l'uomo più anziano, dal basso, lo aveva rimproverato.
"Mi dispiace."
Il giovanotto moro che si era sporto dall'impalcatura, con la pelle praticamente dello stesso colore che stava usando, si chiamava Sai. Kisame ricordò che poche sere prima, a casa, Itachi gli aveva confessato di aver visto delle abilità nascoste nel modo che aveva di arrampicarsi. Secondo lui possedeva del talento di cui non era consapevole e gli avrebbe volentieri fatto fare una prova.
Shisui e Yahiko erano scoppiati a ridere a crepapelle, anche Kisame aveva il viso divertito. Itachi sembrava non aver sentito e visto nulla, non era sobbalzato al fragore del barattolo che si schiantava a terra. Avena unito di nuovo le gambe aggrappandosi ad uno solo dei nastri rossi, volteggiava come un fiore nel vento facendosi scorrere il tessuto intorno al corpo.
"Ehi ragazzi, ci sono quasi tutti in giardino, andiamo"
Al richiamo di Kisame, Shisui e Yahiko corsero felici verso di lui. Gli concessero un abbraccio all'unisono talmente energico da farlo quasi cadere prima di sparire nello spogliatoio.
"Tu che fai, rimani lassù tutto il giorno?"
Itachi guardò in basso sorridendo, le ciocche corvine ricaddero davanti ai suoi occhi. Avvolgendosi il nastro intorno a una coscia, lo utilizzò per scendere lasciandosi scivolare silenzioso al suo interno. Kisame si era avvicinato in modo di farselo atterrare tra le braccia, lo afferrò al volo, nessuno dei due si staccava dagli occhi dell'altro. Le braccia di Itachi avvolsero il collo del compagno, quelle muscolose di Kisame strinsero quel corpo accaldato e affannato dalle recenti acrobazie, il peso gli fece inarcare la schiena all'indietro. Il moro non era più così denutrito da fare impressione. Si guardarono ancora, immobili. Nel momento esatto in cui le loro labbra entrarono in contatto un applauso inaspettato esplose sulla soglia dell'entrata. I primi davanti, a prendere l'iniziativa, erano stati Deidara e Hidan, tutti gli altri stavano dietro immersi nella luce. Yahiko e Shisui sorridenti e affacciati alla porta dello spogliatoio. Kisame, per nulla sorpreso di essere stato osservato, posò Itachi a terra rimanendo ad ammirarlo mentre raggiungeva il cugino e il suo amico.
"Non sai che immenso piacere rivederti dopo tutti questi anni, Hinata."
Sasuke guardò sconcertato i due che si erano seduti di fronte a lui e alla fidanzata. Quel biondo era davvero una forza della natura, non solo era estremamente vistoso di aspetto, ma anche folle, trascinante come un treno e con la capacità di trasformare in terremoto ogni cosa che toccava. Il tavolo a cui erano seduti Sasuke e Hinata era l'unico ancora abbastanza in ordine, il solo che non si stesse riempiendo di bottiglie di ogni genere e pile di piatti di plastica. Il moro fu certo che avrebbe fatto la stessa fine degli altri in men che non si dica ora che quel biondo, masticando platealmente una grossa gomma alla fragola, aveva deciso di sedersi lì con la sua compagna.
"Piacere, Deidara. Lei è la mia fidanzata Karin" il biondo aveva teso la mano destra a Sasuke "Mentre io e Hinata… ci siamo già incontrati."
Sasuke cercò impaziente una risposta in quel sorriso obliquo che si andava allargando. Non la trovò neppure sul viso di Karin; si intuiva che la rossa, in passato una ragazza timida, era cambiata radicalmente da quando aveva allacciato il suo legame con Deidara. Il suo sorriso gentile ma divertito, era il rovescio della medaglia di quello dolce e posato di Hinata. La mora si era voltata un attimo in cerca di suo cugino Neji come se cercasse la sua approvazione, lo scorse poco lontano, in piedi di fronte a Konan. Alzò una manina per salutarli, Neji le rispose sollevando il calice di vino mentre la donna dai capelli blu sorrideva quasi materna. Tornando a guardare i suoi compagni di tavolo, le guance di Hinata erano state invase da un lieve rossore. Afferrò una mano di Sasuke sorridendogli per tranquillizzarlo, già intuiva la direzione che aveva preso Deidara e, sia lei che Karin, già sapevano che non ci sarebbero stati versi di farlo tornare indietro.
E così il racconto del Capodanno da Kiba uscì fuori ancora una volta. Era inevitabile, non solo molti di loro si erano conosciuti proprio lì, ma anche Deidara si era sentito al centro della scena come non mai per il meraviglioso spettacolo pirotecnico che aveva fatto. Non appena il biondo ebbe finito di raccontare calò, per qualche secondo, un silenzio di tomba, l'attesa della reazione di Sasuke generava una tensione tale da poterla tagliare letteralmente col coltello.
La sua risata sonora e sincera sollevò Hinata e Karin dall'impaccio facendole sospirare e sorridere all'unisono. Sasuke rideva così tanto da farsi venire le lacrime agli occhi. Trascinò con sé gli altri tre ragazzi al tavolo, persino il suo Nii – san che, nel frattempo, era arrivato per circondargli le spalle in un abbraccio. Trascinò Kisame e Tayuya, i diretti protagonisti di quella scena demenziale di tanti anni prima. Le risate di Tayuya tirarono dentro Hidan. Kiba e Naruto, che avevano seguito il tutto facendo finta di niente alle spalle di Deidara, si lasciarono andare anche loro senza freni.
"Non potrò più fare a meno di voi" esclamò Sasuke continuando a ridere "Anche io e Hinata ci iscriveremo volentieri ai vostri corsi."
Eh sì, ci sono proprio tutti.
Quando l'ilarità si fu esaurita, Deidara colse l'occasione per riprendersi tutta l'attenzione: "Visto che mi sono messo in proprio, tirando su una ditta di fuochi artificiali, potrei fare qualcosa di meraviglioso ai nostri matrimoni anche se io stesso sono uno degli sposi."
"Ottima idea, Deidara" la voce graffiante di Tayuya lo aveva spalleggiato "Io potrei dare il mio contributo allo stesso modo suonando qualche mio pezzo."
La rossa tese il pugno sorridente, quello del biondo lo aveva incontrato con un piccolo colpetto. Hidan la baciò entusiasta e carico di ammirazione.
"Ti stai divertendo?" la voce di Kisame si rivolse disponibile a un moro alto che stava di spalle. Si stava servendo lentamente un piatto di riso al curry.
Madara riusciva ad essere elegante persino in una giornata calda come quella, la maglia smanicata grigio scuro, pantaloni di cotone abbinati. I capelli gli arrivavano ormai molto oltre il sedere, sempre tantissimi come nessuno li avrebbe mai avuti.
"Questo è uno dei miei piatti preferiti, so che è merito di Itachi."
"Infatti è così."
Madara sospirò di amarezza senza sollevare gli occhi dal piatto, si era affrettato a posare il grosso cucchiaio di legno, con cui si serviva il riso, prima che il tremito della mano diventasse troppo visibile. Era stato comunque così improvviso e violento che a Kisame non era sfuggito.
"Non sai come sono felice che tu sia tornato, sei sempre stato molto importante per me e il mio punto di vista non è certo cambiato" gli occhi e il viso di Kisame erano l'immagine della serenità "Il fatto che tu e Izuna abbiate deciso di restare mi riempie ancora più di gioia."
"Solo mio fratello rimarrà, io no" finalmente Madara si era deciso a sollevare gli occhi neri verso Kisame, erano lucidi, sorrideva di malinconia. Fissò un secondo il bracciale con il teschietto sempre al polso destro di Kisame "Ho un'azienda di cui mi devo occupare. Izuna e Sasuke hanno legato tantissimo e questo mi rende molto contento per entrambi."
"Madara, abbiamo condiviso una fetta importante delle nostre vite, i nostri anni più complicati. Sappiano un sacco di segreti uno dell'altro, mi ucciderebbe non vederti più ancora una volta. Sei uno dei miei ricordi più belli."
Il moro era tornato ad abbassare gli occhi in silenzio, il bel viso era diventato un poco pallido.
"Tu potresti essere un altro a cui serve il mio aiuto" la voce di Kakuzu ruppe l'involucro di ghiaccio in cui aveva l'impressione di trovarsi Kisame e fece risollevare di nuovo lo sguardo di Madara dal tavolo. Nessuno lo aveva visto avvicinarsi, la sua espressione era lieta e gentile.
"Stanno facendo un po' tutti quanti a pugni per assumermi. Io adoro la campagna ma purtroppo non ho mai avuto occasione di vivermela. Kisame, puoi stare sicuro che torneremo a trovarvi tutte le settimane."
Gli altri due risero.
"Ma certo, perché no? Sono certo che ti piacerà" il volto di Madara era stato abbandonato da qualcuna di quelle nuvole tempestose che lo abbuiavano.
"Grazie di essere venuto, Madara. Grazie per tutto" Kisame lo abbracciò stretto. L'immenso trasporto di quel gesto li aveva fatti rimanere immobili e con gli occhi chiusi entrambi.
"Kisame, anche io avevo pensato di dare il mio contributo alla nostra bellissima cerimonia."
La voce di Sasori lo aveva riscosso, il rosso minuto sorrideva beatamente stringendo Sarana dalla vita: "Se vieni alla macchina ti mostro i nostri capolavori. Sì, nostri. Anche Sarana, quando ha tempo, mi da un mano."
Dopo pochi passi, Kisame si era voltato per un attimo a guardare il rinfresco nel giardino della sua palestra. Obito e Rin avevano raggiunto Madara, marito e moglie gli avevano tirato su il morale in pochi secondi con la loro allegria. Izuna aveva preso posto alla tavolata in cui si trovava Sasuke cedendo anche lui all'ilarità che elargiva Deidara. Itachi stava parlando con Kakuzu. Yahiko e Shisui scherzavano con Konan e Neji, chissà, magari li stavano convincendo a partecipare a qualche corso. Kiba e Naruto, dopo un sacco di tempo che non avevano occasione di incontrarsi, scherzavano prendendosi in giro a vicenda mentre Nagato li osservava divertito sorseggiando una birra appoggiato alla colonnina di una piccola fontana. Non erano cambiati molto dai giovani ragazzi che erano quando Kisame li aveva conosciuti.
Un sogno così grande, può spaventare. Lo so, sembra un paradosso, ma molto spesso è così. Molte persone, nel timore di svegliarsi improvvisamente, non si impegnano abbastanza essendo convinte che niente sia reale. Beh, se fosse davvero così preferisco continuare a dormire, anche per sempre.
"Che ne pensi, Kisame?"
Non appena Sasori ebbe aperto il bagagliaio della sua macchina, un gradevolissimo profumo di legno di ottima qualità investì le narici di Kisame. Era misto alla fragranza del coppale e a quelle della altre vernici colorate. Graziose bamboline, così perfette da sembrare vive, riposavano all'interno di una grossa scatola, anch'essa di legno. Parevano dei piccoli folletti o fatine. Solo dai fili che uscivano dai loro corpi si intuiva che in realtà erano burattini. I vestiti curati nei minimi dettagli, con tanto di pizzi, trine e roselline.
"Sarana cuce i vestiti, io faccio il resto. Insieme ne riusciamo a manovrare dieci contemporaneamente. Anche noi saremo una delle coppie che si sposano, tuttavia restare passivi non ci da soddisfazione."
I due fidanzati si guardarono raggianti, Sarana trillò una risatina, poi si baciarono.
Poco più avanti, nel parcheggio assolato, erano risuonati i tonfi di due portiere che si aprono e si chiudono. Passi rivestiti di tacchi iniziarono ad avvicinarsi subito dopo, si trattava di due persone. Il bellissimo viso di Tsunade, curatissimo nel perfetto makeup, era apparso raggiante, gli occhi nocciola brillavano al sole. Nella sua mano quella di Samui. Indossavano la stessa camicia, modello identico, aperta sul davanti con un fiocco sotto i seni prosperosi. Rosa quella di Samui, verde menta quella di Tsunade. La dottoressa indossava dei leggins neri attillati e brillanti, la compagna una minigonna fucsia.
"Non vedo l'ora che la mia villa sia colma… di voi. A volte mi sembra così vuota. Se non ci fosse stata Samui molto probabilmente mi sarei già trasferita."
Tsunade baciò Kisame, Sasori e Sarana sulle guance, il suo forte profumo li aveva investiti tutti. Gli occhi azzurri di Samui brillavano come vetro mentre li salutava per seguire la compagna verso il giardino della palestra.
Sono ripartito da zero, riuscendo a mettere il mio passato difficile dietro alle spalle. Questo non significa che io lo rinneghi, anzi, senza di esso non sarei la persona che sono. E io oggi mi sento orgoglioso del mio modo di essere, di quello che ho ottenuto. Tutto questo grazie a voi. In un modo o nell'altro e, ognuno di voi a suo modo, mi avete permesso di ricominciare. Ma forse… il merito è anche in po' mio.
