Questo è l'ultimo capitolo di questa lunga storia. Ringrazio chi l'ha apprezzata arrivando fino qui. Il fatto che io abbia introdotto nuovi personaggi verso la fine, come Sakura e Sai, significa che ho in mente un sequel, si chiama "Splendida banchisa scivolosa".
Mi sono talmente affezionata a tutti i personaggi che lasciarli oggi quasi mi dispiace.
Ogni feedback positivo o negativo è il benvenuto. Ho bisogno di rendermi conto degli errori sia di grammatica che di coerenza della trama. Grazie ancora a tutti.
Gli avvenimenti talmente sublimi da lasciare un segno, sono rari. Quasi introvabili, in realtà. Sono talmente unici al mondo da farsi ricordare in modo naturale. Incidono la realtà come la puntina di metallo che scivola morbida sul vinile dandogli la vita per la prima volta. Questo senso di venire alla luce non viene vissuto soltanto dai diretti protagonisti, ma si propaga tutto intorno come le increspature dell'acqua dopo essere stata mossa da qualcosa. Tuttavia non è la loro rarità a farlo notare, lo farebbero anche in mezzo ad altri milioni di eventi come loro, se ce ne fossero. È l'intensità. Il vigore della gioia assoluta che hanno dentro di sé. Hanno la capacità di portare nel cambiamento positivo tutti coloro che, anche casualmente, si vengono a trovare sul loro cammino. Di fare una breccia gentile nelle loro anime.
Ecco perché il lunghissimo corteo di vetture diretto verso la villa di Tsunade, pur bloccando la strada per più di mezz'ora, non fu considerato come elemento di disturbo da nessuno. In quella città non si era mai visto niente del genere. Le campane della cattedrale sembravano averla improvvisata quella melodia che li aveva accompagnati all'esterno, giù dalla scalinata, verso la piazza.
La giornata non fu immortalata soltanto dagli obiettivi di Genma e Izuna, ma anche da quelli di perfetti sconosciuti. Sorrisi nacquero al loro passaggio, nuovi baci e speranze tra le coppie che li videro. Non erano chiassosi, avevano scelto di non usare catene di barattoli da tirarsi dietro o di strombazzare senza ritegno con i clacson; non serviva, si facevano notare con altro. La radiosità che emanavano le coppie appena sposate, ma anche l'amore che scaturiva dalle altre che erano in qualità di testimoni o invitati.
Kisame sorrideva lasciando che l'aria entrasse dal finestrino della macchina per accarezzargli i capelli blu, anche lui si era tuffato nel futuro tanto atteso dopo un cammino di ostacoli. L'aveva aperta quella porta tanto temuta, ora si sentiva scivolare dolcemente verso quello che era stato nascosto là dietro: la felicità che gli era sempre spettata.
Naruto sembrava essere lui stesso il sole mentre, per baciare Nagato, sbandò rischiando di finire fuori strada. Dopo un momento con il fiato sospeso, i due avevano riso allegramente.
Chissà se un giorno l'anima gemella arriverà anche per me.
Orgoglioso fino a poche ore prima del suo status di single incallito, Kiba aveva finito per cedere a quella coinvolgente rinascita.
La mano abbronzata di Kakuzu era scivolata sopra quella candida di Madara, gli occhi malinconici del moro si assottigliarono in un sorriso.
Gli sguardi di Tsunade e quelli di Samui sembrarono fondersi insieme mentre aprivano il cancello della villa, il loro leggero annuire in direzione del lungo corteo fu il benvenuto che li fece iniziare a varcare la soglia. Cameriere, cuochi, baristi, il pianista e il disc jockey non smettevano più di applaudire vedendo le cinque coppie di sposi sfilare davanti a loro. Genma li dirigeva esultante verso il grande prato. Scelse in un attimo, con un rapido colpo d'occhio, l'angolazione di luce perfetta e degna di poter entrare nei loro album di ricordi.
"Ora faremo una panoramica tutti insieme e poi ogni singola coppia avrà i suoi scatti."
La famiglia delle spose.
La famiglia degli sposi.
I testimoni degli sposi…
Genma alzò un attimo gli occhi dal mirino. Quel giorno, elegantissimo, aveva rinunciato alle sue sempiterne bandane multicolori permettendo al sole di giocare con i riflessi rosso scuro che sfavillavano in mezzo al castano. Finché in chiesa, era riuscito a rinunciare al vizio di masticare sempre qualcosa ma ora, una cannuccia azzurra da cocktail era già stata ridotta in uno stato pietoso dagli implacabili incisivi. Gli occhi dall'espressione eternamente annoiata, anche se non provava realmente questo sentimento, si erano persi nella notte di quelli di Sasuke. Il moro li aveva sgranati un poco, facendoli diventare ancora più grandi, le fini labbra di porcellana si erano schiuse per un attimo. Genma inclinò la testa di lato, subito dopo annuì leggermente con un'espressione paterna e comprensiva che gli si andava disegnando sul viso. Tornò al suo mirino mentre Sasuke si rilassava in un lieve sorriso stringendo a sé il braccio di Hinata fasciato dai candidi guanti di seta. Lui e il suo manager si erano capiti al volo, completamente.
Non era un tuo amico ritratto nelle foto che mi portasti, era tuo fratello. Avevi così fretta di amarlo da dargli l'amore sbagliato, tuttavia sincero. So che il Sasuke che ho di fronte adesso non è più quello. Sai ancora amare come allora, ma sei troppo intelligente per non capire che ogni persona ha bisogno di un riguardo diverso. Avete affrontato il vostro difficile cammino tutti da soli, sono orgoglioso di voi.
Sul lavoro, Genma sapeva decisamente il fatto suo, per questo trascorse circa un'ora ad immortalare i protagonisti di quel sogno che iniziava quel giorno. Dopo aveva già deciso di prendersi una meritata pausa passando il compito a Izuna. Un'ora che parve scivolare su una splendida banchisa scintillante, le note del pianoforte salivano nel cielo limpido a fondersi con il lieve fruscio del vento tra i rami dei pini millenari.
L'allegria di tutti loro era in costante brusio, Rin serviva a tutti gli invitati i suoi fantastici cocktail. Ne aveva creati davvero per ogni palato durante i suoi anni di lavoro al Susanoo, fruttati, dissetanti, forti, leggeri, decorati con fettine di frutta e persino con finti cubetti di ghiaccio luminosi. Anche i colori invogliavano, tutti molto brillanti come la personalità della loro creatrice.
"Sono orgoglioso di te, considera che anche io oggi ti sto sposando una seconda volta" Obito l'aveva afferrata per la vita facendole fare una piroetta per poi baciarla tra gli applausi e i brindisi dei presenti.
Ad apprezzare era soprattutto Shisui, proponeva brindisi per praticamente qualunque cosa e ogni volta assaggiava una bevuta diversa. Il suo carattere positivo si era accentuato da quando aveva trovato l'amore di Yahiko.
Sei sempre stato qui, solo che magari non ci vedevamo, accecati dai nostri problemi, o non avevamo il coraggio di dircelo. Il nostro futuro era incerto, ora ne abbiamo uno grazie a Kisame.
E infatti il suo ennesimo brindisi fu dedicato a quello che, oltre ad essere un amico, era anche il loro datore di lavoro. Alzò il bicchiere blu elettrico abbracciando Yahiko che, pur essendo elegantissimo come nessuno lo aveva mai visto, non aveva rinunciato ai suoi piercing.
Tutti gli invitati avevano iniziato a prendere posto ai tavoli bianchi e circolari, naturalmente erano presenti le famiglie di ciascuno di loro. Itachi aveva preso Kisame a braccetto iniziando a dirigersi verso i posti riservati ai testimoni, di fronte alla tavolata degli sposi. I genitori di Kisame li guardarono avvicinarsi con i visi radiosi, sua madre, anche quella volta, non aveva dimenticato di mettersi gli orecchini blu a goccia che il figlio le aveva regalato un Natale di tanti anni prima; li considerava il suo gioiello più prezioso e non potevano certo mancare in un'occasione così importante. Sebbene Kisame avesse già parlato loro di Itachi e si erano sentiti al telefono, lo incontravano adesso per la prima volta. Le mani del moro iniziarono a tremare un poco pur senza allentare la presa sul braccio possente di Kisame. Il motivo non era certo la conoscenza dei genitori del compagno, piuttosto qualcosa che lui aveva tolto anche a Sasuke. Itachi percepì quel dolore improvviso come una mano gigante che lo afferrava per stritolargli il costato, non poté impedire ad un respiro straziante di fuggire.
"Ehi" Kisame sussurrò quella piccola parola rivolgendogli uno sguardo carico di tenerezza. Si era liberato dalla sua presa ma solo per abbracciarlo, incredibile come riuscisse ad essere delicato nonostante la sua mole. Itachi aveva momentaneamente perso la luce che aveva sul viso facendosi un poco pallido. Kisame gli sollevò delicatamente il mento per guardarlo negli occhi scansò le ciocche corvine per asciugare quella lacrima prima che cadesse. La guancia di Itachi si posò sul palmo della mano, capì che Kisame aveva capito. Come sempre, dalla prima volta nonostante ancora nascondesse il suo sguardo dietro una maschera.
Non si tratta dei genitori che sono qui ma di quelli che non possono esserci.
"Itachi, le famiglie che oggi non possono essere al completo purtroppo sono più di una, anche quelle di Tayuya, Hinata e Naruto, lo sai. Tuttavia in questa giornata se ne sono create altre. Alcune si ingrandiranno, qualcuna rimarrà così ma sono tutte meravigliose. Una di queste siamo noi, io e te. Fa male ma bisogna guardare avanti, le persone che hanno bisogno di te adesso sono lì, davanti ai tuoi occhi. Ricordi quando ti dissi di non permettere al passato di mangiarsi il vostro futuro?"
Itachi sospirò di malinconia: "Tayuya, Hinata e Naruto non hanno colpa se la loro famiglia non è completa, non sono stati loro a…"
Kisame sfiorò dolcemente le labbra del moro con le sue per poter riprendere la parola: "Neanche tu hai colpa, è fondamentale che questo non lo dimentichi mai. Per il bene di Sasuke, mio, di tutte le persone che hai vicino e anche per il tuo. Tu sei la felicità di chi ti vuole bene e siamo in tanti, che tu ci creda o no. "
Kisame guardava intensamente il compagno stingendogli la nuca con decisione e delicatezza al tempo stesso. Itachi sorrise baciando quella mano che lo stava consolando, lo prese di nuovo a braccetto per arrivare finalmente davanti al tavolo dei genitori. I posti, sebbene tutti indipendenti, erano abbastanza vicini da potersi parlare con quelli accanto come se fosse un'unica tavolata.
In genitori si alzarono sorridenti per abbracciare il figlio.
"Allora, Itachi, finalmente ti vediamo" l'uomo che aveva parlato assomigliava un sacco a Kisame con la differenza che era più anziano e che non era un culturista, di statura erano comunque simili. Abbracciò energicamente il moro.
"Complimenti, Kisame, è davvero molto bello. Non si può certo negare che, come gusti, hai preso da me" nonostante con l' età avesse preso qualche chilo, la madre di Kisame appariva sempre ben curata e con la permanente fresca di parrucchiere. Il vestito era bianco ma ricamato di fiori blu, Kisame sapeva che lo faceva per far risaltare gli orecchini regalati da lui : "Allora, quando vi sposate voi due?"
"Tra un anno, il sindaco ha già deciso la data" Kisame alzò una grossa mano per salutare Naruto seduto, con Nagato, ad un tavolo poco lontano.
"Come sarebbe, non lo avete scelto voi il giorno?" la donna aggrottò le sopracciglia sinceramente confusa.
"Signora, non vorrebbe che anche Kisame avesse una festa come questa?" a rispondere fu direttamente il biondo che intanto si era avvicinato sorridente.
"Ma certo, sarà un onore, questa città non ha mai avuto un sindaco tanto all'avanguardia e con la mente così aperta" Kisame non vedeva suo padre così radioso da un sacco di tempo: "E poi ho saputo che Itachi è un esperto acrobata."
"Puoi dirlo forte, papà, è più bravo di me" Kisame se lo era stretto contro un fianco "È solo che diventa un po' rompiscatole quando vuole che tutto sia impeccabile."
"Sono fiero di tutti voi" affermò l'uomo annuendo.
Il gruppetto rideva talmente tento da non essesi accorto dell'arrivo di Tayuya e Hidan.
La prima a riprendersi fu la madre, si rivolse alla sposa asciugandosi le lacrime dagli occhi con il dorso dell'indice: "Che piacere rivederti, Tayuya, ti auguro ogni bene. Siamo contenti che abbiate trovato le vostre strade, la gioia vi illumina tutti."
L'ilarità che era esplosa alla tavolata degli sposi li fece voltare: Deidara aveva appena rovesciato, per sbaglio, un bicchiere di spumante in testa a Konan. La donna rideva mentre il neo marito Neji cercava di asciugarla come poteva con un tovagliolo. Il biondo, che evidentemente non apprezzava la sua faccia seria, senza dire niente gli ficcò in bocca la bottiglia come fosse un biberon facendoli tutti ridere ancora di più.
"Come potrei non dedicare un brindisi a questa bellissima tavolata" Shisui si trascinava praticamente appresso Rin con il suo vassoio di cocktail variopinti: "Cugi, prendine uno anche tu, non fare il perfezionista, dai."
"Shisui, intanto siediti prima di stramazzare per terra; poi, se desideri, mi bevo anche tutto il vassoio" Itachi aveva offerto una sedia al cugino, ormai visibilmente brillo, praticamente costringendolo a sedersi.
"Madara, hai davvero una famiglia meravigliosa" Kakuzu aveva rivolto questa frase al moro seduto al tavolo con lui. Non confessò che il vero desiderio, nascosto sotto quelle parole, era di entrare lui stesso a farne parte.
L'allegria esplosa intorno al tavolo a cui erano seduti i genitori di Kisame li raggiunse di nuovo attraverso gli attimi di silenzio che ancora furono presenti tra i due. Madara ringraziò gentilmente una cameriera che aveva iniziato a servire le prime portate, aveva posato i piatti sul tavolo attenta a non rovinare la composizione di rose bianche che stava al centro. Kakuzu lo osservava attendendo, senza fretta, la sua risposta. Madara teneva il capo leggermente chino, la straordinaria quantità di capelli lo sommergeva a tal punto da rendere visibile solo il profilo perfetto del naso. Kakuzu si rese conto, in quel momento, come quella parte del viso fosse impeccabile in praticamente tutta la famiglia Uchiha. Il completo di Madara era blu scuro, di quella tonalità che a volte risulta difficile distinguere dal nero, Kakuzu era rimasto sbalordito di come fosse praticamente identica ai riflessi dei suoi capelli.
Non mi meraviglierei se tu avessi calcolato questo di proposito. Non perché l'effetto non sia di impatto. Il motivo è che, fatte da una persona straordinaria come te, alcune cose sembrano addirittura scontate.
Kakuzu moriva dalla voglia di accarezzarla quella capigliatura più unica che rara, i diversi fili bianchi che l'attraversavano non stonavano affatto. Desiderava affondarci il viso nel mezzo, aspirarne il profumo. Trattenersi per Kakuzu fu uno sforzo immane, dovette anche resistere all'impulso di posargli una mano su una gamba. Dalla posa che aveva assunto, con le spalle larghe e ben dritte, di Madara si percepiva la forza che gli avrebbe sempre impedito di cedere al dolore che aveva avuto nella vita. Ne aveva passato tanto, si vedeva. Finalmente Madara aveva sollevato il suo bellissimo viso ovale verso di lui, un sorriso accentuava le palpebre inferiori leggermente rigonfie. La mano sulla gamba di Kakuzu ce l'aveva messa lui.
"Non ti ho mai ringraziato per tutto quello che hai fatto per Itachi, Shisui, e Yahiko."
"L'ho fatto con il cuore. Io non avevo mai sperimentato cosa significhi affezionarsi a qualcuno, finché non mi è successo con quei ragazzi. Ho sentito come un calore… qui dentro. Estremamente piacevole."
Kakuzu si era posato una mano sul petto. Non era molto abile ad usare le parole, specie quelle che servivano per descrivere i sentimenti, ecco perché, in questi casi, si avvaleva dell'ausilio dei gesti. Madara lo aveva compreso al volo: un altro uomo solo. O almeno lo era stato per gran parte della sua vita. Per questo il suo modo di amare era così particolare, silenzioso, molto spesso incompreso e bizzarro, tuttavia indissolubile.
"Sei riuscito a trovare una sistemazione?" Madara inclinò la testa scoprendo l'occhio destro.
"Ancora no, tuttavia tutti gli amici si stanno facendo in quattro per darmi una mano."
Gli amici. Il sorriso di Madara ora arrivò a scoprirgli i denti assottigliandogli gli occhi neri.
"Ti andrebbe di trasferirti da me? Potresti darmi una mano in azienda. La casa è grande e io sono stanco di vivere solo con me stesso."
I tratti marcati di Kakuzu si stesero nella gioia, quell'uomo appariva rude solo a causa dell'aspetto esteriore. Il suo atteggiamento poco esperto nel rapporti con gli altri era diretta conseguenza della solitudine. Madara percepì al volo tutte le ingiustizie e pensieri sbagliati di cui doveva essere stato vittima nella vita.
"Tutto bene?" due mani dal fare protettivo si erano posate sulle spalle di Madara.
Il moro si era voltato trovandosi di fronte Obito.
Questo mondo è pieno di cose che non vanno come vorremmo. Più a lungo vivi, più ti accorgi di come, ovunque ci sia una luce, c'è anche un'ombra. Nessuno potrà mai plasmarlo il mondo ideale. Forse, per comprendere in pieno la gioia, c'è bisogno del dolore. A volte è necessario cercare la felicità in mezzo all'immenso pagliaio dei compromessi, tuttavia questa rappresenta l'unica via per raggiungerla.
Madara afferrò delicatamente la mano del cugino: "È tutto perfetto. Grazie per avermi riportato alla vita."
Un caloroso applauso attirò l'attenzione verso Tayuya che si dirigeva verso il pianista. Tutti gli invitati videro la rossa, che intanto si era liberata di quasi tutte le decorazioni che aveva tra i capelli, chinarsi per sussurrare qualcosa all'orecchio dell'altro musicista. Probabilmente si erano accordati sul pezzo da eseguire. Restarono tutti col fiato sospeso finché Tayuya non iniziò a cantare. Una voce soave, angelica, che nulla aveva a che fare con il tono graffiante che aveva parlando. Chi si trovava vicino alla tavolata degli sposi, non poté fare a meno di notare i lucciconi che erano negli occhi di Hidan. Persino quello scalmanato di Deidara si era calmato rapito dalla melodia. Dopo la canzone, Tayuya aveva preso il suo flauto per un brano a dir poco magico, questi ipnotizzante. Kisame la guardava sorridendo.
Sentirsi appagati della felicità delle persone a cui vogliamo bene è la più straordinaria delle esperienze. Questa sensazione, adesso, sta rimbalzando tra me e te.
La musica di Tayuya fece da accompagnamento anche allo spettacolo di Sasori e Sarana che ci fu appena terminato il pranzo. Il sole iniziava a tramontare e gli ospiti si stavano godendo un fantastico aperitivo totalmente rilassati; alcuni seduti ai tavoli, altri comodamente sul prato. I due neo sposi avevano scritto una trama in cui, un gruppo di piccolissimi alieni, più simili a folletti, sono costretti a fare un atterraggio di fortuna sulla Terra a causa di un guasto alla loro astronave. Il gruppetto, a cui davano vita i burattini, riesce a sopravvivere sul pianeta sconosciuto grazie all'amicizia stretta con una umana, interpretata da Sarana in carne ed ossa. La donna faceva avanti e indietro per interpretare sia sé stessa che per manovrare i burattini. Era incredibile come lei e Sasori, riuscissero anche a doppiare ogni personaggio facendo sempre un tono di voce diverso. Le note che Tayuya sceglieva per fare da colonna sonora, avevano qualcosa di profondamente magico.
Sarana, Sasori, anche con voi adesso mi sto scambiando la gioia di vedervi felici.
Kisame era certo che il sentimento forse ricambiato anche dagli ex ragazzini conosciuti tanti anni prima.
Appena terminato lo spettacolo, mentre ancora gli applausi per Sasori e Sarana non si erano esauriti, Deidara aveva attraversato il prato come un terremoto. Karin gli teneva le mani sulle spalle cercando di calmare quel vulcano.
"Appena sarà buio vedrete il mio di spettacolo!"
"Sei sempre il solito, Deidara, appena l'attenzione non è rivolta verso di te per cinque minuti vai fuori di testa" Tsunade lo aveva redarguito appoggiata con il gomito al bancone del bar.
Lei e Samui si stavano scolando un bicchiere dopo l'altro riuscendo a rimanere incredibilmente sobrie, al massimo le guance un po' arrossate.
"Non si tratta di egocentrismo" insisteva il biondo più infiammato che mai "La mia esibizione è la più bella di tutti."
Venne il suo momento, lo spettacolo pirotecnico che aveva preparato Deidara ebbe la capacità di trasformare il cielo della notte in una tela. Un lampo di luce bianca aveva annullato tutto, orizzonte, sagome degli alberi, era risultato complicato distinguere il viso della persona che avevi accanto per diversi secondi. Qualcosa di molto simile ad un'esplosione atomica silenziosa.
"Dannazione!" Kiba non se lo aspettava, il bicchiere che aveva in mano gli scivolò facendo ridere Nagato e Naruto letteralmente a crepapelle.
Non volava una mosca, l'allegria si era momentaneamente sospesa come se si trovasse in un limbo, il disc jockey interruppe improvvisamente la musica non potendo resistere all'impulso di guadare il cielo.
Fontane colorate, che sembravano fatte di vera acqua, creavano disegni nella notte. Un cuore, un colomba, una rosa. Cambiavano forma così velocemente e fluidamente da sembrare vivi, si fondevano a vicenda cambiando aspetto. Erano fatti di luce. Una seconda esplosione annullò tutto, questa era rossa. Una spirale viola roteò nel cielo, sembrava volesse risucchiare il mondo intero. Un impeto di supernove subito dopo, colori mai visti. Nonostante le figure fossero lontane, gli spettatori avevano l'illusione di finirci dentro. Scintille gialle ricadevamo come densa polvere d'oro. Una galassia ricreata lì davanti a loro.
"Deidara probabilmente è un genio della matematica" ammise Tsunade stingendo la compagna mentre stavano sdraiate sul prato "occorrono infiniti calcoli per prevedere che forma prende un qualcosa che esplode."
Sobbalzarono tutti quando il bosco che circondava la casa sembrò andare letteralmente a fuoco, la madre di Kisame addirittura gridò terrorizzata. Ma quelle che sembravano essere fiamme diventarono rosa, poi fucsia, infine turchesi mentre grosse stelle argentate salivano nel cielo circondandoli letteralmente. Una pioggia di coriandoli scintillanti li investì. Tutto calcolato, il biondo non faceva più spettacoli di questo tipo solo per fare baccano, come era successo al Capodanno di tanti anni prima, questo era quasi silenzioso. Ebbero tutti la certezza che quella meraviglia si fosse vista a chilometri di distanza. Deidara, impettito, si prese per dieci minuti buoni gli applausi e gli abbracci di tutti; ma un bacio di Karin inaspettato, lo fece quasi svenire.
La musica aveva cambiato genere progressivamente assumendo un ritmo da discoteca.
"Che soddisfazione vederti finalmente realizzata" Il padre di Konan aveva fatto fare una piroetta alla figlia.
La madre rimaneva una di poche parole, non era mai stata sua abitudine elargire baci e abbracci, tuttavia dall'espressione del viso si vedeva che la vecchia ascia di guerra era stata definitivamente sotterrata. Accettò con un sorriso un bicchiere di spumante dalle mani di Neji.
Ogni famiglia ha le sue dinamiche, alla fine è anche normale che sia così. Noi, per andare d'accordo, dobbiamo vivere distanti e vederci una volta ogni tanto. C'è chi non sopporta la lontananza e chi l'eccessiva vicinanza.
Alcuni di loro si erano spostati verso la piscina, la sera, con i faretti che la illuminavano da dentro l'acqua, appariva ancora più suggestiva.
Tsunade se ne stava beatamente in panciolle su un materassino che galleggiava nell'acqua, sorseggiava l'ennesimo cocktail, il bikini giallo squillante, molto ridotto, metteva ancora di più in risalto le sue forme procaci. Samui, Tayuya e Hinata avevano preso posto sulle sdraio di vimini parlando dei loro ricordi di gioventù, l'abito da sposa della mora era talmente voluminoso che Sasuke aveva dovuto aiutarla a sedersi.
Samui e Tayuya ora ridevano allegramente rievocando il periodo dell'università in cui erano state coinquiline, l'epoca in cui la bionda conobbe Kisame mentre l'altra se ne stava innamorando. La loro breve relazione, in cui un'insoddisfatta Tayuya aveva trovato conforto, adesso faceva parte di quei numerosi avvenimenti che avevano contribuito a consolidare il loro legame. Kisame rimaneva soltanto una persona sommersa di affetto, un bellissimo ricordo che nessuno si sarebbe mai sognato di rinnegare. La conoscenza tra Tayuya e Hinata, vista da un osservatore esterno, poteva essere accaduta nel peggiore dei modi, la mora spiata dall'altra attraverso una porta socchiusa a casa di Kiba; tuttavia ormai era chiaro a tutti come quello fosse un espediente per far colpo si Kisame.
"In un modo o nell'altro ci sei riuscita, Tayuya" Hinata le aveva afferrato una mano piegandosi nel limite di movimento che l'abito le consentiva "Il vostro è un rapporto unico al mondo."
"Anche il nostro lo è" Sarana era arrivata, con il suo abito da fata, per abbracciare Tayuya da dietro "Eravamo praticamente delle bambine quando ci siamo conosciute e adesso eccoci qua. Ne abbiamo fatta di strada da allora, ma io sono stata sempre certa che tu nel mondo della musica avresti sfondato."
"Sei stata fantastica anche tu" la rossa l'aveva afferrata con veemenza costringendola a sedersi sul suo grembo.
Trillarono un'allegra risata all'unisono, a Sasuke, che le guardava dalla sponda opposta, parve di udire un coro di usignoli. Il moro sorrise.
"Ehi, Tsunade, che ne dici di dare un po' di colore a questa piscina? Mi sembra un poco smorta così" senza aggiungere altro, Deidara aveva lanciato dentro l'acqua due manciate di bombe da bagno di ogni colore possibile.
"Sei impazzito, Deidara? Hai idea di quanta manutenzione richiede una piscina del genere?" Tsunade lo aveva rimbrottato senza scendere dal materassino.
Troppo tardi. L'acqua aveva iniziato a ribollire trasformandosi in un arcobaleno di colori e glitter, il biondo ridacchiava compiaciuto.
"Otouto, che ne dici, approfittiamo anche noi?"
Sasuke, che stava rimirando l'acqua dai mille colori dal bordo, si voltò ritrovandosi di fronte Itachi e Kisame sorridenti.
"Non ho pensato a portarmi il costume, Nii – san."
"Io dico che non serve."
Senza aggiungere altro, Itachi gli aveva fatto uno sgambetto improvviso facendolo cadere dell'acqua. Il minore era riemerso immediatamente da sotto la superficie, scosse la testa per togliersi i capelli, ormai disintegrati, dagli occhi. La sua espressione, inizialmente stizzita, si andava rilassando udendo le risate di Kisame, Deidara, Itachi e del gruppetto di ragazze dall'altra parte.
"Nii – san, adesso esco e ti faccio vedere io!"
"Non scomodarti, Sasuke, sono lieto di darti una mano" Deidara afferrò Itachi e, con un gesto fulmineo, se lo caricò in spalla stile sacco di patate. Il cocktail verde smeraldo che il moro aveva in mano, rovinò per terra.
Anche il biondo saltò nell'acqua: "Così mi sono schivato la vostra vedetta."
L'ondata fece rovesciare il materassino di Tsunade, la sua bevuta finì inesorabilmente sul fondo della piscina. Anche Kisame si tuffò tre le risate di tutti. Sarana, Samui e Tayuya, aiutarono Hinata ad alzarsi dalla sdraio ma solo per balzare a loro volta nell'acqua colorata, a nessuna di loro interessarono più le ore che avevano trascorso per prepararsi, truccarsi e acconciare i loro capelli. Il vestito di Hinata galleggiava sull'acqua come una nuvola, Sasuke dovette annasparci in mezzo per diversi minuti prima di arrivare a baciarla, l'applauso degli altri fu la sua meritata ricompensa. Lo scatto a raffica di Izuna immortalò tutta la scena.
"Non amo molto il baccano, forse sarà a causa della solitudine in cui sono vissuto. Mi piace comunque ascoltare le voci di quei ragazzi che si divertono" Kakuzu, impadronitosi di una bottiglia di prosecco e due bicchieri, si stava avviando con Madara all'interno della casa.
"Anche io sono così, le persone che festeggiano starei a guardarle per ore, ma rilassato da una parte."
Intanto avevano fatto ingresso nel salone principale della villa. Si fermarono entrambi investiti dal bianco. Il pavimento di marmo lucidissimo, le luci della festa, unite a quelle della luna, entravano dalle ampie vetrate che li circondavano facendo risplendere tutto senza bisogno di accendere le luci. Il divano nero con penisola, posizionato al centro della stanza, contrastava con tutto il resto essendo però in tono con le venature della pietra. Anche il grande tappeto e le tende della vetrata erano dello stesso colore. Un maxi schermo occupava praticamente tutta la parete di fronte a loro, dalla parte opposta un camino scavato nella parete.
Madara si chiese chi delle due donne suonasse il pianoforte a coda che ora stava guardando. Forse nessuna, magari avevano un pianista personale. Di fianco al televisore gigante, un angolo bar con tre sgabelli anch'essi neri. Di quel colore anche il grosso lampadario che pendeva dal soffitto.
"È stupendo, sembra di essere in una foto d'epoca" commentò Madara totalmente rapito.
"Sembri farne parte anche tu."
Madara si sciolse in un sorriso. Avendo ricevuto pochissimi complimenti nel corso della vita, non ne aveva mai dimenticato nemmeno uno, tuttavia questo era stato il più bello e gradito di tutti. Iniziava a vedere l'uomo che aveva davanti, la sua vera anima sepolta da anni di incomprensione da parte degli altri.
"Allora, una stanza a caso e ci infiliamo dentro?" Kakuzu aveva preso l'altro per mano.
Le vie da prendere erano tre, l'ampia scalinata che partiva da quella stanza per salire verso l'alto, la porta che si apriva alla loro destra, o degli scalini quasi invisibili perché scavati direttamente nel marmo che scendevano ad un piano sottostante.
Scesero di sotto, quella scalinata molto suggestiva li aveva attratti. Scoprirono che là non c'era altro che il bagno, ma una volta entrati rimasero ancora più estasiati di quanto lo erano stati nel salone. Restarono senza respiro perché ebbero l'impressione di trovarsi immersi in un fondale marino e lì non si può certo respirare.
L'ambiente era grande, le pareti, compreso il soffitto, lastricate di un mosaico rappresentate pesci, coralli, scogli, e persino l'effetto dei raggi del sole che scendono obliqui nel blu assoluto. Sul pavimento era rappresentata la sabbia con tanto di enormi conchiglie. Di questa forma era anche l'ampio lavandino e la grossa Jacuzzi sul fondo della stanza, ci si accedeva salendo tre gradini. La statua di un tritone faceva da guardia alla cabina della doccia alla loro sinistra, altre conchiglie, probabilmente vere, imprigionate all'interno delle porte trasparenti. Ancora coralli che si arrampicavano intorno alla grande specchiera dietro il lavandino. La cosa più straordinaria di tutte, che nessuno di loro si sarebbe amai aspettato di vedere nella vita, era il macchinario che riempiva costantemente la stanza di bolle di sapone.
"È incredibile" commentò Madara rivolto verso lo specchio, non guardava la sua immagine ma le varie decorazioni della cornice.
Vide una delle mani abbronzate di Kakuzu posare la bottiglia e i due bicchieri sulla mensola in cui era incastonato il lavandino, l'altra gli circondò la vita. Madara si voltò senza dire niente, gli occhi lucidi e languidi, quelli verdi di Kakuzu brillavano come due smeraldi. Il modo delicato in cui Madara si ritrovò i capelli scostati dal viso lo fece quasi svenire. Kakuzu lo osservava, lo sguardo guizzava da un punto all'altro del suo viso.
"Non credo di aver mai visto qualcosa di più bello" La verità, Kakuzu era stato sempre incapace di mentire.
Gli schiamazzi e le risate provenienti dalla piscina esterna fecero da sottofondo al loro bacio, Kakuzu finalmente poteva affondare le mani in quella massa di capelli corvini. Madara accarezzava i suoi, sempre neri ma senza riflessi. Kakuzu faceva correre le mani su quel corpo statuario, i muscoli erano solidi, anche all'esterno rifletteva la forza dell'anima. Questo fece provare a Kakuzu ancora più intensamente il desiderio di renderlo felice, fargli dimenticare tutto il dolore trascorso lo avrebbe reso ancora più appagato che scordarsi del suo. Madara sentì le natiche strette nella presa delle mani dell'altro, capì che intendeva sollevarlo per questo facilitò il movimento sfoderando l'agilità delle arti marziali che aveva sempre praticato. Si ritrovò seduto sulla mensola del lavandino con ancora quegli occhi verdi a mangiarselo di ammirazione. Con il collo divorato da quelle labbra avide, Madara reclinò la resta all'indietro senza preoccuparsi dei lunghi capelli che finivano nel lavandino. Madara si sorprese a gemere e sospirare mentre l'altro lo denudava fino alla cintura, i baci continuavano a scendere sui pettorali, sul ventre, si fermò a succhiare l'ombelico. Il respiro di Madara impazziva, mandò quello che sembrò essere addirittura un lamento di dolore. Kakuzu gli sfilò i pantaloni, il gesto fu rapido, probabilmente temeva di imbarazzare Madara. Lo afferrò per i fianchi facendolo scivolare di colpo nella sua bocca, Madara non se lo aspettava, gridò quasi. Sgranò gli occhi sul soffitto blu, le sue mani si strinsero forte sui capelli di Kakuzu non pensando di procurargli dolore. Inarcò la schiena perso nel piacere, non capiva più nulla, circondò con le gambe lunghe e muscolose le spalle di Kakuzu per tirarlo ancora più verso di sé. Non pensò, proseguì fino a liberarsi nella sua bocca tremando. Madara si rese conto di quanto fosse stato egoista solo pochi secondi più tardi, quando, accasciato ansimante con la schiena contro lo specchio, vide Kakuzu alzarsi ancora completamente vestito. I pantaloni scomposti fecero capire a Madara cosa era accaduto.
Ha pensato solo a me.
Un tenero sorriso rischiarò il viso di Madara, recuperò la bottiglia e i bicchieri prima di condurre Kakuzu verso la Jacuzzi. Le parole non servivano, avviò l'idromassaggio mentre lo spogliava dolcemente, sorridendo. Kakuzu era l'immagine della serenità, il suo viso squadrato forse conosceva quell'espressione per la prima volta. Si lasciò guidare dalle mani di Madara fino ad immergersi nell'acqua tiepida, brindarono mentre i lunghi capelli di entrambi galleggiavano tra le bollicine. Finita la bottiglia, rimasero completamente rilassati tra le nuvole di vapore.
"Sai, io ho sempre adorato scrivere" Madara parlava calmo con lo sguardo perso sul soffitto "Durante gli anni trascorsi in solitudine le parole mi hanno tenuto compagnia, i caratteri sono quasi diventati degli amici. Non potendo mai parlare con nessuno lo facevo con il foglio."
Kakuzu lo ascoltava attento e sinceramente interessato, la sua mano si era fatta strada sott'acqua per afferrare quella dell'altro.
"Ma ora gli amici li ho e vorrei presentarli ai miei caratteri e ai miei fogli, il loro bianco dovrà riempirsi di questo. La bellissima storia delle nostre vite. Io, te, la mia famiglia e tutte le persone che stai sentendo divertirsi là fuori; come siamo arrivati a conoscersi e a creare un gruppo così straordinario. Scriverò di noi. Dovrò farmi raccontare da ognuno di loro gli avvenimenti accaduti durante la mia assenza."
"Allora dovrai farne un bel po' di interviste" Kakuzu rideva.
Madara si era lasciato trascinare dall'allegria: "Hai ragione, ma non vedo l'ora di parlare con ognuno di loro."
L'allegria all'esterno sembrò rispondergli positivamente. La loro vita avrebbe viaggiato per il mondo tra le pagine, raggiunto altri occhi, altri cuori, altre anime. Aiutando chi è solo o chi crede di aver perso tutto quando, in realtà, non è affatto così. Qualcuno avrebbe preso spunto da loro, imparando, considerandoli l'esempio migliore del mondo. Altre persone avrebbero smesso di considerare la realizzazione di un sogno come la più difficile delle missioni, perché non lo è mai quando si è disposti ad accettare e capire sé stessi.
