Era una giornata come tante al Chicago Med. Una di quelle in cui non ci si poteva fermare un attimo.

Era la stagione influenzale ed il pronto soccorso era preso di mira da tantissimi genitori che accompagnavano i figli per farli visitare. Tra di essi vi erano anche adulti e anziani malati.

Anche tra i dottori e le infermiere vi era qualcuno che si era ammalato. Ad esempio Lhatam, Charles, Choi, April e Megan avevano preso il virus intestinale che circolava in quel periodo.

I dottori ancora a lavoro erano pochi, potevano contarsi sulle dita di una mano ed erano costretti a fare anche doppi turni per coprire le assenze.

Era il caso, ad esempio, di Natalie e Will al pronto soccorso e di Connor che si dedicava alla sala operatoria.

- Will c'è un arrivo. - disse Meggie attirando l'attenzione del dottore che stanchissimo, dopo tanto lavoro, si era seduto per fare una piccolissima pausa per riprendere fiato.

Facendo un triste e rassegnato sospiro, Will, si alzò e la raggiunse venendo raggiunto

dai paramedici che stavano entrando in quel momento spingendo la barella del nuovo paziente.

Su di essa c'era distesa una bimba piccola, raggomitolata su se stessa sembrava assopita, era evidente che stava male. A prima vista sembrava più piccola di quanto non fosse.

- Sarah Brown 4 anni, temperatura 38.8. Disidratata con vomito continuo.

Il dottor Halstead prese quindi in carico la piccola portandola in stanza.

Si era fatto già un'idea di ciò che la bimba potesse avere: l'influenza.

- Ciao piccola, sono Will. - disse il giovane medico sfoderando uno dei suoi meravigliosi sorrisi attirando la sua attenzione - Stai tranquilla,

- farò di tutto per farti stare meglio. -

Halstead era un uomo che, solo a guardarlo, ispirava fiducia e che, inoltre, ci sapeva fare davvero con i bambini. Luì amava e loro percepivano questo e loro, appunto, si affidavano a lui.

- Stanza sei è libera Will - disse Meggie sorridendo nel vedere la complicità che si era creata tra i due. Era soddisfatta della scelta di affidare la piccola a lui, decisione che non aveva preso a caso.

Fu così che il dottore, mentre l'infermiera lo osservava, portò la bimba nella stanza e la fece sistemare sul letto seguito dalla madre della piccola chei li aveva raggiunti e seguiti.

- Allora piccolina, ma quanto siamo belle.- disse sorridendo Will cercando di mettere la piccola un po' più a suo agio.- Ho bisogno di fare un controllo per vedere come stai, d'accordo? -

- Mi farai male? - domandò innocentemente la piccola un po' spaventata.

- No tesoro, te lo prometto. Non ti farò male e ti spiegherò passo passo ciò che farò. - rispose lui. - vedi questo? È uno stetoscopio, lo userò per ascoltare il cosa succede dentro di te. Lo poggerò sul tuo petto e poi sulla tua schiena. Sarà un po' fastidioso perché forse lo sentirai un po' freddo...-

E così il dottore iniziò la sua visita. Più valutava le condizioni della piccola e più confernava l'idea su cosa potesse avere quella bimba che si era fatto quando l'aveva vista la prima volta ed i paramedici lo avevano informato dandogli i primi dati utili. Per confermarla doveva prima escludere tutte le altre possibili problematiche che potevano risultare inquadrabili e simili coi sintomi presentati.

- Mi fai il solletico - disse la bimba ridendo debolmente provocando il buonumore di tutte le persone presenti nella stanza, compresa la madre che era preoccupata per la figlia.

Tutt'un tratto però, mentre Will era chino su di lei, la piccola gli starnutí in faccia due volte in un secondo senza mettere la mano davanti. Succedeva spesso che i bimbi dimenticassero di coprirsi la bocca.

- Sarah - la ammoní subito la madre - quante volte ti ho detto che quando si starnutisce di deve mettere la mano davanti? Chiedi scusa al dottore.

- scusa dottore, mi dispiace - disse lei dispiaciuta.

- Non preoccuparti tesoro - disse Halstead con dolcezza mentre istintivamente era intento a pulirsi il viso con la mano. Non era la prima volta che gli capitava un cosa del genere - ora Meggie ti farà una piccola punturina nel braccio per prendere un po' di sangue così che sia possibile fare delle analisi per vedere cosa ti fa stare male, d'accordo? -

Quando vide l'infermiera entrare nella stanza con l'occorrente per il prelievo la bimba si irrigidì rannicchiandosi sempre di più in sé stessa impaurita.

- Non devi avere paura - disse Maggie. - non sentirai nulla, solo un pizzichino per pochi secondi. -

Udito ciò la bambina di tranquillizzò leggermente e si fece fare il prelievo. Con sua grande sorpresa fu proprio come l'infermiera le aveva detto, non senti nulla.

La Lockwood dopo aver preso il campione di sangue che le serviva, inserì una linea centrale per dare alla piccola i fluidi necessari poiché era disidratata assieme ad alcuni farmaci.

Mentre la visita procedeva, intanto, la piccola sembrava essersi stranamente assopita.

Il dottore decise di prenderle nuovamente la temperatura, come era stato fatto dopo che i paramedici l'avevano lasciata al dottore. In quel momento questa era uguale, ma rimisurandola era aumentata arrivando a 39.8.

- Sono più che convinto che si tratti del virus influenzale che sta circolando in questo periodo. Voglio aspettare di avere l'esito delle analisi per averne la certezza.

Intanto ho iniziato a somministrarle gli antipiretici per abbassare la temperatura ed ho aggiunto anche qualcosa contro la nausea in modo tale che non appena scende la febbre possa riprendere a mangiare qualcosa. Infine ho inserito nella sua flebo dei fluidi per reidratarla. - spiegò il dottore alla madre della piccola.

- Grazie di tutto dottore. - disse la donna estremamente grata al dottore per la gentilezza, cortesia ed attenzione che aveva avuto nei confronti di sua figlia.

Will ringraziando a sua volta la signora si allontanò in attesa di avere i risultati, sottolineando che sarebbe tornato non appena avesse avuto i risultati delle analisi.

In quella mezz'ora d'attesa, finché non furono pronti gli esiti delle analisi della bimba, il dottor Halstead visitò altri suoi pazienti e non appena ebbe i risultati si recò immediatamente dalla signora Brown per comunicarle che la piccola non aveva altro che una semplice influenza.

Una volta scesa la febbre ed assegnata la cura giusta alla piccola Sarah, Will continuò il suo estenuante turno, passando da un paziente e l'altro senza fermarsi un momento decidendo di fare rimanerea bimba sotto osservazione fino al giorno successivo prima di mandarla a casa visto gli elevati livelli di disidratazione che presentava.

Tornato a casa dopo aver terminato finalmente le sue molte ore di lavoro, fece una rapida doccia e andò finalmente a letto.

Anche i due giorni successivi non furono da meno, il solito tran tran con tanti pazienti malati che aspettavano di essere visitati.

Nel periodo dell'influenza, come spesso capitava, essendo molti medici assenti per malattia, i turni estenuanti si susseguivano in continuazione, durando anche per una settimana intera.

E di solito Will era uno di quei medici a cui toccava farli. Era quello che resisteva di più, non si faceva mai abbattere da nulla e sembrava instancabile.

Tutti i colleghi via via, uno dopo l'altro, prima o poi crollavano e dovevano restare a casa attendendo che l'influenza facesse il suo corso prima di poter tornare a lavoro.

Ma Will no, sembrava aver creato una barriera inattaccabile dai virus. Erano passati diversi anni fa quando si era ammalato l'ultima volta, almeno era stato così fino a quel momento.

Dopo due giorni però Will sembrò aver accusato il colpo. Fin dalla mattina si era alzato sentendosi un po' strano, ma si era comunque presentato a lavoro per il suo turno. Non se la sentiva di prendere un giorno libero soprattutto con tutte le assenze che c'erano in quel periodo.

Fu proprio in serata quel giorno che le cose iniziarono a peggiorare e Will cominciò a crollare. Non era in sé, era stanco, pallido, si sentiva strano tanto da non sapere nemmeno lui come stesse.

Nonostante ciò però il dottor Halstead decise di continuare a lavorare instancabilmente senza fermarsi e quanto glielo chiesero diede la sua disponibilità anche per il turno di notte quando scopri che ancheConnor aveva alzato bandiera bianca ed era tornato a casa essendo malato.

Neanche lui, riflettendoci, era al massimo, non era nemmeno lontanamente il ritratto della salute.

Dopo aver dato la sua disponibilità per il turno successivo si era subito pentito. Ovviamente Will era un uomo di parola e una volta data la sua non si tirava indietro.

Ciò che sperava in cuor suo, era solamente che la notte potesse non essere così caotica come lo erano stati i turni di giorno.

Fortunatamente le sue preghiere furono esaudite e la notte trascorse serenamente ed il dottore Halstead oltre a face qualche giro tra i pazienti per verificandone le condizioni, ne curò alcuni nuovi che però fortunatamente presentavano problematiche non gravi.

Il resto del tempo, invece, Will lo trascorse seduto ad una scrivania a leggere qualche articolo di medicina giusto per ingannare un po' il tempo cercando di farlo passare rapidamente.

Fu così che il medico trascorse la notte circa fino alle tre del mattino. Se ne stava seduto e cercando di leggere le ultime ricerca in campo medico.

Più il tempo passava, però, e più aveva la sensazione di non riuscire a concentrarsi su nulla.

Aveva l'impressione di avere gli occhi gonfi e spesso gli bruciavano iniziando a lacrimare.

Aveva dolori in tutto il corpo, sia nelle ossa che nei muscoli.

Più il tempo passava e più aumentava anche il mal di testa che aveva e che si era presentato poche ore prima, all'inizio in modo leggero e abbastanza silente.

Più il tempo passava e piu gli sembrava di avere un martello pneumatico in testa. Starnutiva spesso e volentieri, il suo naso era come tappato e la gola gli pizzicava costringendolo a tossire di tanto in tanto.

C'era poco da fare, non era difficile capire cosa gli stesse succedendo, anche lui, il temerario Halstead nemico dei virus influenzali, si stava ammalando.

Anche lui si era beccato l'influenza e nonostante cercasse di resistere, ignorando i sintomi, si sentiva sempre peggio.

Il suo stomaco aveva iniziato a protestare ed un forte senso di nausea lo aveva costretto a recarsi più volte in bagno a vomitare. Era proprio ko e stava diventando sempre più pallido in viso con il cuore che gli batteva rapidamente nel petto.

Intorno alle 04:30 Will fu chiamato per un arrivo e così si alzò dalla scrivania, che era diventata il suo rifugio in quel momento, per dirigersi rapidamente verso l'ingresso del pronto soccorso e quindi il paziente giunto lì con i paramedici.

Una volta in piedi fu colto da vertigini ed il suo stomaco già sottosopra protestò notevolmente provocandogli un'altra ondata di nausea che il dottore riuscì a controllare e gestire non potendo correre verso il bagno.

Fortunatamente il ragazzo che era stato portato in Ed non aveva nulla di grave per cui Will impiegò poco tempo a visitarlo e dopo aver ipotizzato una diagnosi con relativa cura lo mandò a fare degli esami di conferma.

Una volta finito il dottore si diresse finalmente, di corsa in bagno per vomitare quel poco che era rimasto nel suo stomaco di ciò che aveva mangiato a cena.

Questa volta dovette attendere un bel po' di tempo perché il suo stomaco si calmasse. Fu quando finalmente questo fu vuoto, dopo innumerevoli conati sordi che Will poté sedersi sul pavimento per riprendere fiato.

Era sudato fradicio, bagnato come un pulcino. I suoi capelli erano zuppi ed incollati sulla sua fronte. Il suo corpo rabbrividì quando Will si appoggiò per riprendere fiato, una volta percepito il freddo delle mattonelle che era in netta contrapposizione con il calore che irradiava il suo corpo.

La sua testa aveva iniziato a battere ancora più violentemente di prima, all'unisono con il suo cuore.

Non appena si sentì pronto il dottore poi si alzò, si sciacquò il viso e tornò in Ed come se nulla fosse. Ma si notava che stesse male osservandolo bene. Non era più possibile nasconderlo.

Il dottore Halstead sembrava davvero il fantasma di sé stesso, era pallidissimo.

Senza parlare con nessuno, si sistemò nuovamente alla scrivania ed a testa bassa finse di continuare a leggere la famosa ricerca presente nella rivista che aveva preso in precedenza.

Per lo meno era ciò che il dottore voleva fare credere agli altri che passando lo osservavano.

Will, invece, teneva gli occhi chiusi respirando profondamente e cercando di controllare la nausea e quel fastidioso martello pneumatico che aveva in testa.

L'unica cosa che lo consolava era che essendo le 5:00 del mattino mancava pochissimo tempo alla fine del suo turno di notte. Alle 7:00 sarebbe potuto tornare finalmente a casa per riposare un po' e riprendersi.

Ma stando lí seduto, pian piano, vinto dalla stanchezza e dalla febbre che ormai stava salendo, si addormentò.

Verso le 06:30 arrivò in ED Natalie rinfrancata da una bella notte di sonno e piena di energie pronta a mettersi a lavoro.

- Buongiorno Meggie - salutò la dottoressa dopo aver visto la sua amica già dietro il bancone. - già all'opera? -

- Buongiorno Nat, come siamo raggianti stamattina - rispose l'infermiera - si, stamattina ho iniziato il turno un'ora prima del previsto con questa carenza di personale...-

- Grazie - disse con un sorriso e poi chiese - Hai visto Will da qualche parte? -

L'infermiera si voltò indicando il dottore seduto alla scrivania.

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- È lì - disse - sarei curiosa di sapere cosa sta leggendo.. È così concentrato, così assorto. È da quando sono arrivata mezz'ora fa che lo vedo leggere attentamente senza mai alzate gli occhi da quella rivista. -

Natalie si allontanò quindi da Maggie ringraziando la sua amica per andare incontro al suo amore.

Gli si avvicinò alle spalle e lo abbracciò da dietro dandogli un bacio sulla guancia, poi si allontanò per prendere la colazione che gli aveva portato da dentro la sua borsa.

- Caffè e cornetto per il mio lavoratore preferito. - disse sorridendo.

Il suo sorriso però si oscuro quando vide che il suo fidabzato non aveva reagito né al tocco né a ciò che lei aveva detto. Iniziò a preoccuparsi e poi sorrise nuovamente quando capí che il suo amore si era addormentato.

- Povero amore mio, devi essere sfinito. - disse tra sé e sé avvicinandosi a lui per svegliarlo con un tenero bacio.

Nell'avvicinarsi la sua fronte si corrugò ancora di più, Will emanava una grande quantità di calore ed inoltre tremava come una foglia. Preso lo stetoscopio che aveva al collo iniziò, quindi, in qualche modo, vista la posizione, a controllarlo.

Si sentiva un sibilo, era come se fosse tutto intasato. Poi si allontanò solo per un attimo da lui per prendere un termometro.

Una volta tornata avvicinò il dispositivo al suo orecchio e rimase scioccata quando lesse i numeri che comparvero sul display.

Il giovane dottore aveva una temperatura di 40.1.

Non era in dubbio che Will si fosse beccato l'influenza.

Percependo qualcuno accanto a sé alla fine il medico iniziò a svegliarsi. Aprì gli occhi che erano piccoli piccoli a causa del suo malessere. Si guardò attorno e vide davanti a lui Natalie.

Con dolcezza lei gli si avvicinò ancora di più a lui ed aiutandolo ad alzarsi gli disse:

- Amore vieni, ti darò qualcosa per l'influenza e poi ti accompagno a casa così potrai riposare e guarire. -

Anche il forte e resistente dottor Halstead a volte si ammala.