Genere: Drama/Romance
Autrice: Kemis
Warning: A causa della nuova politica "No Nc-17" adottata da FF.net (con cui non sono minimamente d'accordo, ci tengo a ribadirlo), il rating è stato abbassato a R. Per ora non c'è nessuna censura nella storia. Quando arriverà il momento di scene Nc-17 mi inventerò qualcosa.
Pairing: Tanti, praticamente tutti. SubaruxKamui (che dovrebbe essere la coppia principale, almeno nelle mie intenzioni), SeishiroxSubaru, FumaxKamui, e magari altro. Ancora non lo so.
Disclaimers:: I personaggi sono delle Clamp. Se fossero miei li terrei sotto chiave e farei pagare il biglietto per vederli!
~*Dusk an' Dawn*~
Presentata da Kemis
Parte 2
Subaru rimase in silenzio ad osservare mentre Lucifer ordinava un drink – un'Aurora Boreale, qualunque cosa fosse – al cameriere che era appena venuto da loro.
Nonostante i suoi occhi fossero abituati ad individuare i difetti nell'aspetto delle persone – qualità indispensabile per un fotografo di alta moda che doveva far in modo di non far comparire quei difetti nelle sue foto – non riusciva a scovare una falla nell'adolescente che gli stava davanti. Una bellezza perfetta.
I capelli neri erano lucidi e sembravano essere molto morbidi a giudicare dal modo in cui si avvolgevano intorno alle dita sottili del ragazzo quando questi si scostava un ciuffo dal viso. I suoi occhi erano sensazionali: di un ipnotico colore viola ametista, erano grandi e intensi e sembravano pozze senza fondo. Il viso poteva essere definito solo come angelico: il naso era piccolo, gli zigomi alti, le labbra rosa chiaro piccole e delicate. La sua carnagione era pallida, ma non tanto da sembrare dovuta a debolezza o malattia, no, dava invece al giovane un'aria eterea e fragile.
Anche gli abiti erano scelti con cura. Indossava una camicia nera semi trasparente che mostrava abbastanza del suo corpo da accendere il desiderio. Le braccia erano sottili, il petto magro e la vita snella. Le gambe, fasciate da un paio di pantaloni di pelle neri attillati, erano lunghe ed eleganti.
Subaru era così preso dal suo esame che non si accorse di essere fissato a sua volta.
«È la prima volta che mi vedi?» La voce del ragazzo lo riportò con i piedi per terra. Distolse lo sguardo senza rispondere e si versò un altro bicchiere di tequila. «Infatti mi sembrava che tu fossi nuovo di qui.» proseguì ugualmente l'adolescente.
«Vuoi dire che hai conosciuto tutti i clienti di questo locale?» La domanda era stata volutamente posta in modo ambiguo. Il giovane si irrigidì leggermente.
«Sono sempre stato fisionomista.» rispose, ignorando il doppio senso. «Qual è il tuo nome?»
«Per educazione ci si dovrebbe sempre presentare per primi.»
Il cameriere tornò con l'ordinazione del ragazzo che bevve qualche sorso prima di posare il bicchiere sul tavolo. I suoi movimenti erano lenti ed eleganti, e dannatamente sensuali abbinati al suo abbigliamento e al modo in cui fissava Subaru con quegli occhi viola da sotto le lunghe ciglia.
«Lo farei, se mi fosse permesso.»
Il Sumeragi fu preso di contropiede da quell'affermazione. «Vorresti farmi credere che non puoi dire il tuo nome?»
«Io sono Lucifer. Nient'altro.»
Per qualche lungo istante nessuno dei due parlò.
«Mi chiamo Subaru Sumeragi.»
L'adolescente sorrise leggermente. «È un nome distinto. Mi piace.»
Subaru si versò dell'altra tequila, finendo la bottiglia. Imprecò sottovoce. Nonostante il suo corpo iniziasse a risentire degli effetti dell'alcol – anche da seduto di sentiva le gambe deboli e le mani gli tremavano leggermente – la sua mente era ancora troppo lucida. E aveva già finito le sigarette. Si frugò nelle tasche ugualmente e trovò un pacchetto a metà di Mild Seven. Come ci saranno finite le sigarette di Seishiro-san nella mia giacca? Il pensiero di Seishiro peggiorò di nuovo il suo umore.
«Fumare fa male alla salute.» gli fece notare Lucifer. «Soprattuto se abbinato all'assunzione di tutti quegli alcolici.»
«La mia salute non è affar tuo.» rispose duramente Subaru. «E poi non mi sembri la persona più adatta a parlare. Quanti anni hai? Quindici, sedici? Troppo pochi per poterti anche solo avvicinare a locali del genere, figuriamoci a fare il lavoro che fai. Non venire a farmi la paternale.»
L'adolescente rimase in silenzio per qualche lungo minuto. Subaru ordinò un altro Tequila Sunrise.
«Se vuoi restare da solo le parole velenose non servono; è sufficiente che tu lo dica e io andrò via.» sussurrò infine il ragazzo, tenendo lo sguardo basso.
«No, rimani.» disse Subaru, sentendosi improvvisamente un idiota ad aver sfogato così la rabbia verso Seishiro su un ragazzino che stava solo cercando di fare conversazione. «Mi dispiace di averti offeso.» aggiunse dopo pochi istanti.
«Non c'è niente di cui scusarsi, non avrei dovuto fare quel commento.» rispose Lucifer, scuotendo leggermente la testa. «Hai perfettamente ragione, sono l'ultimo a dover parlare di salute, dato il mio stile di vita.» L'improvvisa amarezza nella sua voce melodiosa spinse Subaru ad osservarlo con più attenzione. L'adolescente aveva appoggiato il bicchiere sul tavolino e teneva le mani in grembo, la testa china. Le sue spalle sottili tremavano.
Prima che l'uomo pensasse a qualcosa da dire per salvare la situazione, il ragazzo sollevò la testa, quel lieve sorriso di nuovo sul suo volto come se non fosse successo nulla. Se non fosse stato per il breve lampo che aveva attraversato quei grandi specchi viola Subaru avrebbe quasi creduto alla sua espressione tranquilla.
«Comunque, non è da tutti bere con tanta ostinazione.» disse, con uno sguardo curioso. «Cosa cerchi di dimenticare? Una persona?» Questa volta il Sumeragi non fu irritato dalla domanda, a differenza di quando gli era stata posta da il tipo biondo e l'entreneuse.
«Il mio ragazzo.» rispose, e i suoi occhi smeraldini s'incupirono per un istante.
«Cos'è successo?»
Subaru avrebbe ancora una volta voluto arrabbiarsi, ma il tono gentile del giovane non glielo permise. Fece un'alzata di spalle, con aria indifferente. «Lui mi ha tradito. Abbiamo litigato. Sono venuto qui. Storia molto banale.»
Ci fu qualche attimo di silenzio. «Come puoi dirlo?» Lucifer aveva un'espressione a metà tra il sorpreso e l'addolorato. «Come si può parlare della propria sofferenza in tono di scherno? È una mancanza di rispetto a sé stessi. E poi il tradimento non è mai una cosa banale.»
Subaru rimase immobile, osservando alternativamente la persona che gli stava davanti e la sigaretta quasi finita tra le sue dita. Il Tequila Sunrise che aveva ordinato prima arrivò, insieme ad un'altra Aurora Boreale per Lucifer.
«Al diavolo, non voglio pensare a Seishiro-san, adesso!» sbottò Subaru, arrabbiato. «Mi sono stancato di passare le serate in casa ad aspettare mentre lui è fuori a spassarsela con la sua amante.» Bevve qualche lungo sorso. «Staserò sarò io a restare fuori a divertirmi come è mio diritto. E lui può anche andarsi ad impiccare al ciliegio più vicino, per quel che mi riguarda!»
Prese un'altra sigaretta, cercando di ricordare dove aveva riposto l'accendino. Senza dire nulla Lucifer prese la scatoletta di cerini appoggiata accanto al portacenere e girò intorno al tavolo, sedendosi accanto a Subaru. Accese un fiammifero e lo accostò alla sigaretta fra le labbra del Sumeragi. L'uomo aspirò una lunga boccata, fissando il ragazzo negli occhi.
«Che genere di divertimento avevi in mente?» chiese a bassa voce questi.
«L'idea iniziale era ubriacarmi al punto di non ricordare più neanche il mio nome.» rispose. Lasciando uscire pigramente il fumo dalla bocca, permise alle sue labbra di incresparsi in un mezzo sorriso. Sollevò una mano e la posò su una guancia candida del giovane – la sua pelle era morbida, morbidissima – e lo accarezzò lentamente. «Ma adesso penso di aver trovato qualcosa di meglio da fare.»
Lucifer rimase in silenzio per qualche istante. «Ti avviso, sono molto costoso.» sussurrò, cercando lo sguardo dell'uomo, ora offuscato dal desiderio e dall'alcol.
Subaru gli prese il mento tra le dita, alzandogli il viso. «Non è un problema.» disse, chinandosi su di lui per baciarlo, ma il ragazzo gli coprì la bocca con la mano.
«Non qui.» bisbigliò, trattenendolo. Si alzò in piedi.
Subaru lo imitò. Lasciò sul tavolo abbastanza soldi da coprire abbondantemente il costo delle consumazioni. Lucifer gli fece segno di seguirlo e si avviò verso la parete, aprendo una porta che fino a quel momento Subaru non aveva notato. Percorsero uno stretto sorridoio illuminato scarsamente che terminava davanti ad un ascensore. Le porte si aprirono subito e i due entrarono nella stretta cabina.
L'adolescente ebbe appena il tempo di premere il pulsante corrispondente alla loro destinazione prima che Subaru lo spingesse contro lo specchio sulla parete di fondo, tenendolo bloccato con il proprio corpo mentre lo baciava avidamente. Il ragazzo emise un leggero suono di sorpresa, ma le sue labbra compiacenti si aprirono come petali di un fiore contro quelle dell'uomo. Acconsentendo felicemente all'implicita richiesta, Subaru spinse la lingua oltre le labbra ben disegnate nel morbido calore di quella piccola bocca. Dopo avergli permesso una breve esplorazione la lingua vellutata del giovane incontrò quella del Sumeragi in lente e sensuali carezze.
Subaru era così assorto dal bacio che non notò che l'ascensore si era fermato e le porte si erano aperte. Lucifer invece se ne accorse. Allontanò l'uomo da sé, il respiro rapido. Senza parlare lo prese per la mano, tirandolo gentilmente. Si fermò ad una delle due porte del corridoio e la aprì, facendo segno al compagno di entrare.
Subaru si guardò intorno. La stanza era piuttosto ampia. Al centro, sotto la finestra, c'era un grande letto a due piazze, a destra del letto una piccola scrivania con una sedia. Vicino alla porta stava un mobile bar. La parete di sinistra era di carta di riso con una porta scorrevole. Sulla parete destra c'era una sezione sporgente chiusa anch'essa da una porta scorrevole – l'armadio, decise distantemente il Sumeragi – e all'angolo con la parete su cui stava l'ingresso c'era un'altra piccola porta.
Lucifer si sfilò le scarpe, lasciandole accanto alla porta e si avvicinò al mobile bar. «Vuoi qualcosa?» offrì, prendendo un paio di bicchieri.
Subaru non si disturbò a rispondere. Abbracciò da dietro il ragazzo, mordicchiandogli leggermente il collo. «Solo te.» gli sussurrò ad un orecchio, leccandolo leggermente con la punta della lingua, stringendo il suo corpo sottile contro il proprio.
Liberatosi rapidamente dei bicchieri l'adolescente si voltò nelle sue braccia baciandolo appassionatamente. Le sue mani sottili si insinuarono con facilità sotto la maglia leggera di Subaru e presero ad accarezzargli con abilità la pancia, risalendo sensualmente sul suo petto.
Subaru non potè far a meno di pensare a Seishiro e a come le sue carezze forti e possessive erano diverse da quelle gentili di questo ragazzo. Tentò di cacciare dalla mente il ricordo del compagno e dei suoi baci focosi, ma non ci riuscì. Seishiro era stato l'unico amante che avesse mai avuto. Il pensiero di fare sesso con qualcuno che non fosse lui lo fece d'un tratto sentire l'impacciato sedicenne che era stato un tempo.
Lucifer sembrò percepire il suo nervosismo perché si fermò, rompendo il bacio. Gli scostò i capelli dalla fronte, fissandolo negli occhi come se stesse cercando qualcosa. Sorrise lievemente e gli diede un breve bacio, appena un leggero contatto delle labbra. Poi si ritrasse e il suo sguardo era un po' triste.
«Credo che sia meglio per te andartene ora.» disse, con quel sorriso malinconico.
«Perché?» chiese Subaru con voce roca, confuso.
«Poco fa stavi baciando il tuo amante, non me, vero?» L'uomo abbassò lo sguardo, arrossendo per la vergogna. Lucifer gli posò una mano sulla spalla con fare rincuorante. «La rabbia, il dolore e tutta quella tequila ti hanno spinto a desiderare di venire a letto con me. Volevi solo rendere pan per focaccia al tuo ragazzo. Non c'è nulla di strano in questo, non devi vergognartene.» Subaru non rispose, continuando a fissarsi i piedi. «Data la vita che faccio ho imparato a valutare la gente. E tu sei una brava persona, una di quelle che sono capaci di amare una sola volta e per tutta la vita.»
Vedendo che l'uomo non accennava a muoversi sospirò, scuotendo leggermente la testa. «Vieni, ti accompagno all'uscita.»
«No!» esclamò il Sumeragi arrabbiato. «Lui mi ha tradito. Non ho intenzione di tornare fra le sue braccia come se niente fosse!»
Lucifer gli prese il volto tra le mani, fissandolo negli occhi. «Sono certo che se ci pensi per qualche istante, se pensi ai momenti felici che senz'altro avete passato insieme, ti renderai conto che il motivo del tuo dolore è la paura che qualcuno te lo possa portare via.» sussurrò. L'espressione sul viso di Subaru non cambiò, ma i suoi occhi verdi si fecero lucidi per le lacrime. Il ragazzo si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla fronte, sorridendo teneramente. Poi lo prese per mano e insieme uscirono dall'appartamento.
Lucifer lo condusse all'altro capo del corridoio, dove c'era una rampa di scale piuttosto stretta e ripida. Anche a causa della tequila che aveva bevuto, Subaru rischiò un paio di volte di cadere, ma l'adolescente lo sorresse ogni volta. Uscirono per una stretta porta che dava in un vicolo buio sul retro del locale. Il vicolo sboccava su una strada secondaria non molto affollata.
«Pensi di riuscire a tornare a casa da solo?» gli chiese Lucifer. L'uomo scosse la testa, appoggiandosi ad un muro per non perdere l'equilibrio a causa del movimento. «Aspetta qui, allora.» Lucifer si allontanò con passo rapido.
Dopo pochi minuti tornò con un taxi. «Seiichiro è un mio amico.» disse a Subaru, scendendo dalla macchina. «Ti riaccompagnerà senza problemi, puoi stare tranquillo.» Il Sumeragi osservò per qualche istante l'espresione sorridente dell'autista, poi tornò a fissare Lucifer.
«Perché stai facendo tutto questo per aiutarmi?» gli chiese, senza capire. «Sicuramente passerai dei guai a causa mia, per non aver…» Si interruppe, senza sapere come proseguire.
«Per non aver finito il lavoro?» concluse per lui il ragazzo. Dopo pochi istanti sorrise. «Perché ti preoccupi? Io sono solo un adolescente che conduce uno stile di vita molto discutibile, senza futuro e senza importanza. Torna dall'uomo che ami senza guardarti indietro.»
Subaru non potè di far a meno di essere profondamente colpito da come Lucifer riuscisse a dire parole tanto tristi senza smettere di sorridere. Salì in macchina e stava per richiudere la portiera, quando ci ripensò. Afferrò una delle mani minute del ragazzo. «Dimmi almeno il tuo nome.» chiese, cercando il suo sguardo.
L'adolescente scosse la testa. «Hai bevuto così tanto che già tra poche ore io e il "Dusk an' Dawn" saremo poco più di un sogno che per quanto ti sforzi non riesci a mettere a fuoco. E domani, tra le braccia del tuo ragazzo, deciderai che non vale neppure la pena di provarci.» Negli occhi viola dell'adolescente balenò una grande amarezza, ma questa scomparì subito, celata nelle profondità irridescenti, tanto che Subaru pensò di averlo immaginato. «Ma è giusto che vada così. L'amore è una cosa tanto rara, non bisogna sprecarla inseguendo chimere.» aggunse, con un lieve sorriso. Tentò di liberare la mano, ma l'uomo lo trattenne cocciutamente.
«Se davvero credi che ti dimenticherò, allora cosa ti costa dirmi il tuo nome?»
Lucifer lo fissò in silenzio per qualche lungo istante.
«Kamui.» bisbigliò alla fine. «Io… mi chiamo Kamui. Kamui Shiro.»
Detto questo aprì gentilmente le dita del Sumeragi, liberando la propria mano, poi lo aiutò a sistemarsi sul sedile e chiuse la portiera. Subaru non ne era sicuro, ma mentre si allontanava di qualche passo dall'auto gli parve di vedere i suoi occhi viola pieni di lacrime.
«Addio, Subaru Sumeragi. È stato un piacere conoscerti, anche se per così poco.» salutò, inchinandosi lievemente con quel suo sorriso appena accennato. Fece un cenno con la testa al tassista che accese la macchina e partì.
Il giovane conosciuto cone Lucifer rimase a guardare mentre il taxi si allontanava, sparendo dietro un angolo. Si tolse un fazzoletto dalla tasca, asciugandosi gli occhi, poi si voltò e tornò nell'edificio. Risalì le scale e tornò nella sua stanza senza preoccuparsi di accendere la luce, richiudendo la porta dietro di sé con un sospiro.
«Molto bene, Kamui-chan.»
Quella voce nota che parlò all'improvviso lo fece trasalire violentemente. Si voltò, scorgendo nella penombra della stanza la sagoma famigliare del proprietario del "Dusk an' Dawn", Fuma Monou.
Questi si alzò dalla sedia su cui si era accomodato, avvicinandosi lentamente all'adolescente che stava ancora tremando aggrappato alla porta. Sorrise alla vista della paura in quegli occhi viola.
Gli prese il mento fra il pollice e l'indice, sollevendogli con forza il viso. Si chinò su di lui, sorridendo pericolosamente. «Com'è andata la serata?»
Kamui deglutì a vuoto, incapace di non tremare.
Sarebbe stata una lunga notte.
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Oh mi dispiace, ma non sono riuscita a resistere alla tentazione di mettere quel "Seishiro può anche andare a impiccarsi al ciliegio più vicino". Lapidatemi pure, ma è stato più forte di me! Chi mi conosce sa della mia GRANDISSIMA simpatia per Mastro Ciliegia (ah, Unmei, mai nomignolo fu più azzeccato!!). Se ve la prendere, affari vostri. Mi dispiace di aver fatto aspettare così tanto il secondo capitolo, ma la fine dell'anno scolastico è sempre una crisi (soprattutto se hai anche gli esami di maturità! T_T).
Continuate a leggere e abbiate pazienza, ok? La vecchia Kemis non fa certo apposta. ^_^ Come sempre sono disponibile ad ascoltare qualsiasi commento e critica (costruttiva!). Jaa ne!!
