TERZA STROFA

Dall'acqua nera

trasse il drago spezzato

a ridare vita e calore,

al gelido cuore

e si sciolse il ghiaccio

riprese il battito

e il drago guardò la fanciulla

con occhi ardenti

ormai prigioniero d'invisibili lacci

ma dolce era la sua prigione

perché prigione non era

ma vera libertà

di spirito e corpo

di cuore e di mente.

Quando la fede

e la via troverai

con occhio diverso il mondo

allora guarderai.

  

A metà Novembre cominciò a nevicare: il lago ghiacciò e i prati attorno al castello si ricopersero di neve. Un pomeriggio, dopo le lezioni, me ne stavo in sala comune cercando di cavarmela con una traduzione di Antiche Rune che era una cosa praticamente impossibile. Alcuni miei compagni stavano litigando per non so più quale motivo e Pansy veniva a rompermi le scatole ogni cinque minuti d'orologio per chiedermi di aiutarla con i compiti di Incantesimi. Stanco e con un mal di testa da record, afferrai il mio mantello e lasciai la sala inosservato. Non volevo restare nel castello: anche se aveva nevicato per tutta la mattina ora aveva smesso e quindi non aveva senso restare dentro. Seguendo questo ragionamento, uscii all'aperto. Fuori non c'era nessuno: il tappeto di neve non era ancora stato intaccato da orme di passi e quasi mi dispiaceva rovinarlo. Camminavo tra la neve, senza un'idea precisa su cosa fare, quando vidi una figura con un mantello rosso inginocchiata tra la neve. C'era solo una persona in tutta la scuola che aveva un mantello simile: Aylwin Ryan. Forse sentì la neve scricchiolare sotto i miei passi, perché alzò il volto verso di me e sorrise facendomi un cenno di saluto. Non le restituii nessuno dei due: ancora non avevo dimenticato quello che mi aveva detto e come mi era sembrato che potesse leggere fino in fondo alla mia anima con quei suoi occhi grigio-azzurri. Felice che il lago sia ghiacciato, Ryan? Così non devi più preoccuparti che vada a fare una nuotata le dissi cercando di sembrare il più brusco possibile. Mi sentivo a disagio sapendo che lei si preoccupava per me e forse cercavo di farla smettere. Aylwin ignorò la nota acida: Moltissimo. Con questo freddo, l'idea di fare un tuffo in acqua non mi sorride proprio. Che stai combinando? chiesi con il mio solito tono non esattamente cortese. Un pupazzo di neve. Un pupazzo di neve? Bah. Bambinate dissi facendo una smorfia. Lei si strinse nelle spalle Sempre meglio che stare chiusi in quel sotterraneo tetro. Non è tetro! E allora perché non ci sei rimasto? la sua voce però non denunciava irritazione. Strinsi le spalle: Non sono fatti tuoi. Comunque adesso ci torno. Perché non provi a divertirti un po' con tutta questa neve? La neve non è affatto divertente. Fredda, bagnata e inutile Cos'è, ci siamo alzati col piede sbagliato stamattina? Guarda che anche se sorridi un po' non ti si sgretola la faccia mi disse fissandomi con quegli occhi color cielo e facendomi sentire a disagio, una sensazione alquanto nuova per me, ma che avevo avuto modo di sperimentare già parecchie volte da quando l'avevo conosciuta. Mi voltai senza una parola e mi allontanai di una decina di passi, quando la sentii chiamarmi: Ehi, Malfoy!. Mi voltai e qualcosa di freddo e bagnato mi colpì dritto in faccia. Visto? Questo è divertente! sentii che mi diceva mentre cercavo di togliermi la neve dalla faccia e dal collo. Quando riuscii a riaprire gli occhi, le vidi ridere in piedi in mezzo alla neve, con il suo mantello rosso attorno alle spalle. Mi chinai a raccogliere una manciata di neve e gliela lanciai colpendola ad un braccio. Pessima mira, Malfoy! mi disse lanciandomene un'altra che mi avrebbe colpito ancora in faccia se non mi fossi spostato. Continuammo a lanciarci manciate di neve, mentre sentivo crescere dentro di me una sensazione completamente nuova e indefinita, che non sapevo come chiamare ma trovavo estremamente piacevole. Ehi, non sono Harry e Ron quelli?disse improvvisamente indicando un punto alle mie spalle. Mi voltai istintivamente, temendo che mi avessero visto comportarmi in maniera tanto infantile, ma dietro di me non c'era nessuno. Aylwin mi colpì alla nuca con una palla di neve, che mi scivolò sul collo facendomi rabbrividire. Questa me la paghi! urlai prendendo un bel mucchio di neve e cominciando a correre verso di lei. Aylwin cominciò a correre cercando di sfuggirmi, con il suo mantello rosso che le svolazzava dietro le spalle. Alla fine la raggiunsi e l'agguantai per un braccio mentre con la mano libera le infilavo la neve nel colletto. Aylwin mandò un gridolino e poi scoppiò a ridere. E quella sensazione che sentivo dentro esplose anch'essa in una risata leggera, allegra, piena. Stavamo lì in piedi nella neve e ridevamo, ridevamo tanto che quasi ci mancava il fiato. Non ricordo di aver mai riso in quel modo prima di allora. Era…bello. Ma ancora più bella era la risata di Aylwin, squillante e cristallina come una cascata di campanellini d'argento. Si lasciò cadere a terra e cominciò a muovere le braccia e le gambe contro il terreno in modo strano. Che stai facendo? le chiesi stupito. Lei si rialzò con la testa e la schiena piene di neve: Un angelo di neve. Non ne hai mai fatti?. Scossi la testa, guardando il segno che era rimasto sulla neve: assomigliava proprio ad un angelo e mi sembrava molto bello. Prova mi invitò Aylwin spingendomi lievemente il braccio. Scossi la testa: No, non ne sono capace. E poi mi sentirei ridicolo. Coraggio! Hai visto come ho fatto, no? E poi qui nessuno ti può vedere. Okay sospirai. Senti, ne faccio un altro anch'io: così non ti sentirai tanto ridicolo. Annuii e lei prese la mia mano: ci lasciammo cadere all'indietro sulla neve soffice. Sempre tenendo la mai mano, Ayly cominciò a muovere le braccia e le gambe come aveva fatto prima. La imitai e ci rialzammo badando di non rovinare i nostri "capolavori": l'ala destra del suo e la sinistra del mio erano venute un po' strane, sembravano unite insieme. Come ti sembra? chiesi fissando dubbioso il mio angelo. Mmm…Non male per un principiante mi disse con un sorriso. Un colpo di vento ci fece rabbrividire: Brrr…Io torno dentro mormorò Aylwin stringendosi nel suo mantello. Permette che l'accompagni, Mademoiselle? chiesi con fare cerimonioso abbozzando un inchino. Aylwin rise e annuì. Mi accorsi che mi piaceva sentirla ridere. Ci avviammo verso il castello nella debole luce invernale. Improvvisamente mi venne un'idea: Vediamo chi arriva prima all'ingresso! urlai partendo di corsa. Non vale! urlò Aylwin dietro di me cominciando ad inseguirmi. A pochi metri dal castello, rallentai e la lasciai vincere: entrò di corsa e quando arrivai anch'io era appoggiata contro il muro all'inizio della scalinata che cercava di prendere fiato. Ti ho battuto disse con un sorriso. Cercai di rispondere qualcosa ma non riuscii a trovare né le parole né la voce. In quel momento mi pareva ancora più bella del solito: il suo viso era arrossato dal freddo e dalla corsa, la sua bocca e i suoi occhi sorridevano raggianti di felicità. Tra i suoi capelli scompigliati brillavano gocce di neve sciolta: sembrava che piccoli diamanti di luce circondassero il suo viso angelico. Non potei resistere oltre: l'afferrai per le spalle, mi chinai verso di lei e le baciai sulle labbra, inizialmente con un po' d'incertezza ma con sempre maggiore ardore quando vidi che non mi respingeva. Dicono che quando qualcuno bacia la persona che ama per la prima volta, il suo cuore si fermi. Il mio cominciò a battere soltanto in quel momento, mentre baciavo Ayly. Fu come rinascere. Mi allontanai un poco da lei per poterla guardare in viso: non sembrava disgustata, né arrabbiata. Solo confusa e sorpresa. Quello…era il premio per la corsa sussurrai a pochi centimetri di distanza dal suo viso. E questo è perché mi fai impazzire aggiunsi prima di baciarla ancora. Fui io stavolta ad essere sorpreso quando rispose al mio bacio e mi passò le braccia attorno al collo. Improvvisamente si allontanò da me con occhi pieni di lacrime: Non mi stai prendendo in giro, vero? mi chiese a voce bassa. La fissai sbalordito: Cosa…Prenderti in giro? No, mai. E…Non è per quello che è successo al lago quella domenica?. Scossi la testa e l'attirai ancora verso di me: Te l'avevo detto che avresti fatto meglio a non tirarmi fuori…Ma l'hai fatto e ne pagherai le conseguenze sussurrai baciandola ancora e stringendola a me. Un ingresso non era proprio il posto più adatto per baciare una ragazza – soprattutto quella ragazza - ,  ma in quel momento non ci pensavo affatto: tutto quello che contava era lei, del resto non mi rendevo conto. Quel giorno fummo molto fortunati: nessuno scese le scale o entrò per interromperci. Ci separammo per respirare un po': quell'ultimo bacio ci aveva lasciati entrambi senza fiato. Pensi di continuare? mi chiese Aylwin sorridendo a metà tra il divertito e il malizioso Perché in tal caso credo sia meglio cercare un posto un po' più…Tranquillo. Le sorrisi e le presi la mano: Vieni con me. La guidai attraverso le scale e i corridoi di Hogwarts, facendo un largo giro per evitare di incontrare qualcuno. Ci fermammo davanti ad una parete in quello che sembrava un corridoio cieco: E adesso? chiese Aylwin dubbiosa. Vedrai dissi avanzando attraverso il muro e tirandola dietro di me: ci trovammo ai piedi di una scala, in una piccola stanzetta. Salimmo le scale impolverate fino ad arrivare ad una stanza dov'erano ammassati banchi rotti e sedie. Dove siamo? chiese Ayly. In cima alla torre Ovest. Sono anni che non ci viene nessuno: ho scoperto che la parete là sotto era un'illusione per caso. L'attirai verso di me: Quando voglio starmene un po' in pace vengo qui. Non ci ho mai portato nessuno prima d'ora. Allora dovrei sentirmi onorata mormorò prima di baciarmi. Continuammo per alcuni minuti, quando improvvisamente si allontanò da me. Non ci accetteranno mai mormorò a bassa voce. La cosa ti preoccupa?. No. E a te? Nemmeno. Fissò per un attimo le crepe del pavimento, poi riportò lo sguardo su di me: Dovremo combattere contro tutti. Lo so. Ma non per questo intendo arrendermi. Mi sorrise di nuovo: Nemmeno io. La presi ancora tra le braccia e le sussurrai all'orecchio Ti amo prima di baciarla. La strinsi più forte che potevo e mi sentii come se il castello svanisse insieme a tutti i suoi occupanti e restassimo solo noi, noi e nient'altro. Guardai Ayly negli occhi e quello che vi vidi non può essere descritto a parole: la luce che vi brillava dentro non era di questa terra. Quando tornammo alla realtà, era come se nulla fosse successo: ci ignoravamo a vicenda come al solito, io la chiamavo Ryan e lei mi chiamava Malfoy. Quella sera cominciò la nostra doppia vita. Davanti a tutti eravamo sempre uguali a prima, nulla era cambiato. Ma appena eravamo soli, le cose cambiavano: appena eravamo fuori dal campo d'azione dell'ultimo paio di occhi ostili ci cercavamo istintivamente. Mi bastava anche solo sfiorare Ayly per sentire di nuovo quella sensazione investirmi come la marea: il cuore che batteva forte, il suo profumo di lavanda e violetta nell'aria che respiravo. Era come se io fossi un terreno secco su cui cominciava improvvisamente a cadere una pioggia estiva: stare con Aylwin era come rinascere, come svegliarsi da un lungo sonno e cominciare a vivere. Perché era così che mi faceva sentire: vivo, come non lo ero mai stato.

Nei nostri incontri non ci limitavamo a baci e carezze, ma parlavamo anche molto. Volevo sapere ogni cosa di lei e al tempo stesso sentivo istintivamente che su di lei potevo sempre contare. Potevo essere me stesso. Purtroppo mi ci volle tempo prima che potessi fidarmi completamente di lei, prima che potessi permetterle di vedere ogni regione della mia anima e di aiutarmi. La prima volta che parlammo veramente fu tre o quattro giorni dopo la mia dichiarazione: quel giorno ricevetti un nuovo nome. Mi piace quando mi chiami Ayly bisbigliò con la guancia appoggiata contro la mia spalla. E a me piace dirlo sussurrai accarezzandole i capelli Però tu non mi chiami mai per nome quando siamo in privato. Lei arrossì: Ecco…Faccio un po' fatica a pronunciare il tuo nome. Il fatto è che… si mordicchiò il labbro inferiore Quando penso a te, io non ti chiamo Draco, né Malfoy: ti chiamo in un altro modo. Cioè? chiesi incuriosito. Prometti di non arrabbiarti? mi chiese lei. Non potrei mai arrabbiarmi con te. Avanti, spara. Danny. È così che ti chiamo sempre. Non le risposi immediatamente: Danny… mormorai Perché dovrei arrabbiarmi? È un bel nome…Soprattutto se sei tu a dirlo mi chinai a baciarla. Significa che posso chiamarti così? mi chiese piano quando ci separammo. Non "puoi": devi risposi sorridendole Ma puoi farlo soltanto tu. Sarà un nome speciale. Ci baciamo altre volte, ma c'era una certa idea che cominciava a girarmi per la testa. Forse dovrei darti anch'io un nome nuovo mormorai baciandola in fronte Uno che possa usare io soltanto. Fallo disse semplicemente Ayly. Non è così facile come sembra… mormorai prima di chiudermi nei miei pensieri. Sempre tenendola al mio fianco, passai in rassegna tutte le sante del calendario, da Ada a Zita, più tutti i nomi femminili del mondo dei maghi che conoscevo: nessuno però sembrava andar bene per il mio piccolo angelo. Poi, improvvisamente, capii quale fosse il nome adatto: Trovato esclamai. Qual è? mi chiese Aylwin alzando il viso per guardarmi negli occhi. Faith.

Vi starete chiedendo perché abbia voluto chiamarla in questo modo. Faith. Fede. Fiducia. Credetemi, è molto più semplice di quanto sembri. Ho voluto chiamarla così perché quel nome indicava esattamente ciò che lei mi aveva donato, quello che gli altri non mi hanno mai dato. Aylwin ha avuto fede in me credendo che potessi cambiare e sottrarmi al controllo di mio padre; ho sempre avuto la sua completa fiducia prima ancora che le dicessi chiaramente che l'amavo con tutto il cuore. Ma soprattutto, Ayly mi ha dato una fede, e non mi riferisco all'anello. Fino a quel giorno, la mia fede era stata la fede di mio padre: ciò che lui credeva, lo credevo anch'io. Ma poi venne Ayly, che mi fece capire che non potevo continuare così in eterno: dovevo trovare la mia strada e la mia fede. E le trovai. La mia strada l'avrei costruita man mano preferendola a quella che mio padre mi aveva tracciato; la mia fede era Aylwin Heather Ryan: credevo in lei e credevo nel nostro amore, ma non le avrei mai permesso di controllarmi. D'altro canto, lei non l'avrebbe mai fatto comunque. Quel giorno ricevemmo i nostri nuovi nomi, che costituivano il nostro legame. Danny fu il nome che mi venne dato per cominciare a vivere.

Pensai ad una frase che mia madre mi diceva sempre: Abbi fede, Draco. Pensai che, quando fossi tornato a casa per l'estate, quando mia madre mi avrebbe detto quella frase (riuscivo quasi a vederla, seduta al tavolo del salotto, la luce del sole che l'avvolgeva completamente, il suo vestito chiaro a fiori e i suoi capelli biondi), allora l'avrei guardata, le avrei sorriso e finalmente avrei potuto risponderle: Ce l'ho, mamma. Non è mai accaduto. Non ho mai potuto dirlo.        

Io e Faith parlavamo molto: sapevamo di poterci fidare completamente l'uno dell'altra e di poterci confidare tutto. Fu anche grazie a lei se cominciai a rivedere alcune mie posizioni, primi tra tutti i miei pregiudizi verso i Babbani. Il suo padre era un Babbano e anche due dei suoi tre fratelli erano nati senza poteri magici eppure a me non importava affatto. Un giorno mi disse: Non è così terribile vivere con fratelli senza poteri…Soprattutto se sono più grandi. Io e Malcom siamo gli unici ad averne, oltre a mamma, e non è assolutamente un problema. Derek e Owen non sono gelosi o spaventati da noi: anzi, quando ho ricevuto la lettera per la Lyncoln Magic Middle & High School erano orgogliosi e ancora più felici di Malcom. Sono dei fratelli eccezionali. E fu sempre grazie a lei se riuscii finalmente a confessare quali fossero i miei sentimenti verso Harry Potter, Hermione  Granger e Ron Weasley. Io non credo che tu li odi come vuoi far credere mi disse sottovoce un pomeriggio di dicembre in quella torre Forse ti comporti così per via di tuo padre, ma dimmi, tu, Danny, cosa provi nei loro confronti?. Fu così che mi costrinse ad ammettere quanto li invidiavo e ammiravo allo stesso tempo. Harry Potter poteva essere un Cercatore e Hermione Granger poteva andare bene a scuola senza essere accusati di nascondersi dietro i loro padri. E Ron Weasley…Ron Weasley, quello che invidiavo più di tutti perché aveva quello che io non avrei mai avuto: un famiglia vera, con genitori e fratelli che gli volevano bene semplicemente perché era lui. Mio padre non mi ha mai voluto bene: per lui ero solo l'erede dei Malfoy. Il ragazzo che avrebbe preso il suo posto. Fin da piccolo, quando andavo a chiedergli un consiglio, mi sono sempre si sentito rispondere: Pensa come mi comporterei io al tuo posto. E mia madre, povera donna, non ne poteva niente: lei non era padrona di nulla a casa nostra. Povera mamma, sono certo che lei mi volesse bene, anche se non ha mai potuto dimostrarmelo. E se c'era una cosa che invidiavo al trio Potter-Granger-Weasley era soprattutto la loro amicizia: io non ho mai avuto amici veri, non come lo erano loro. Tiger e Goyle non erano miei amici. I nostri padri forse erano amici, non lo so, ma essenzialmente era questo il motivo per cui giravamo insieme. Spesso Potter li ha definiti "le mie guardie del corpo": non sa quanto avesse ragione. Ma loro non erano là per difendermi da qualcuno: erano là per controllarmi. Erano gli occhi e le orecchie di Lucius Malfoy ad Hogwarts per quanto riguardava suo figlio. L'ho sempre saputo, ma all'inizio mi andava bene così. Prima che cominciassi a vivere. Prima che decidessi di trovare la mia strada, come mi disse Ayly.