I modi di esprimersi e di comunicare delle persone possono essere molti e diversi. C'è chi si trova a proprio agio parlando mentre guarda il suo interlocutore negli occhi. Alcuni preferiscono usare il telefono al fine di mantenere un certo distacco; altri ancora sono maestri del linguaggio non verbale avvalendosi delle espressioni facciali e delle posture del corpo. Qualcuno usa le immagini dipingendo o fotografando. Si tratta solo di usare due inchiostri diversi in questo caso, chi sceglie di fotografare ha la capacità di scrivere direttamente con la luce, una cosa decisamente non da poco e non da tutti. Un'immagine la si può creare anche senza usare matite o pennello, ma combinando tra loro le lettere dell'alfabeto. La si può descrivere ed è questo quello fanno che gli scrittori. Alcuni di loro, però, potrebbero essere assolutamente negati nel disegno. Niente è precluso a nessuno; attraverso intelligenze e abilità diverse, si arriva sempre allo stesso risultato di comunicare esattamente ciò che stava nella nostra testa. Anche chi ha la capacità di saper combinare tra loro le lettere dell'alfabeto è possibile che lo faccia in maniere molto variegate. Io, ad esempio, uso la prosa e non saprei esprimermi in altri modi.

Mio cugino Shisui, invece, ha un dono tutto personale, l'abilità di mostrare la sua anima tramite la poesia. Shisui è nato così, con questa dote già scritta nei suoi geni. Nonostante non conosca le regole della metrica, ha il pregio di comporre meravigliosi versi in modo naturale e commovente. Come la musica, la poesia di Shisui si potrebbe definire una lingua che parla direttamente all'anima. Ma Shisui su questo è sempre stato molto discreto. Pur essendo una persona dal carattere estroverso, si è sempre fatto un sacco di scrupoli per far leggere qualcosa di suo a qualcuno; prima che la raccolta "Milky Way" vedesse effettivamente la luce, persino suo marito Yahiko non aveva mai letto niente di suo. Quando chiesi a Shisui il perché di tutto questo, lui mi rispose che, facendo leggere le sue poesie a qualcuno, avrebbe avuto l'impressione di sbatacchiare la sua anima nuda in mezzo ad una strada alla mercé di tutti. Lo rassicurai con un sorriso, la sua anima è talmente meravigliosa che non potrebbe mai essere oggetto di scherno da parte di qualcuno. Gli dissi che, tramite i suoi versi, avrebbe potuto soltanto essere amato ancora di più. Così è nata la raccolta di poesie "Milky Way" di Shisui Uchiha.

Prefazione di Madara Uchiha.

"Lo sai che prima di oggi non mi ero mai soffermato a leggere la prefazione di un libro, Itachi? Le parole di Madara riescono a rendere splendida persino una cosa che avevo sempre trovato noiosa."

Kisame abbassò istintivamente lo sguardo sul viso del marito che gli stava accoccolato, a piedi scalzi, tra le gambe possenti. La testa di Itachi era beatamente adagiata sopra il suo petto, le lunghe ciglia rilassate, le braccia allacciate alla vita di Kisame, un lieve sorriso ad incurvargli le labbra piene. Le unghie viola, sempre impeccabili sia sulle mani che sui piedi; riusciva a farsele da solo anche meglio di prima. Kisame doveva ammettere di rimanere stupito più o meno ogni giorno accorgendosi di quanto il marito riuscisse a fare con i suoi venti occhi. Oltre alle sue acrobazie ai tessuti aerei, le lezioni di Taekwondo con Madara e gli insegnamenti di danza acrobatica ai numerosi corsisti, Itachi continuava a deliziare il marito con le sue raffinate prelibatezze in cucina. Ma, Kisame lo doveva riconoscere, Itachi lo lasciava di stucco anche con il suo aspetto sempre incantevole sia nei vestiti che nel leggero trucco abituale. Non aveva mai perso i naturali movimenti aggraziati che lo avevano sempre caratterizzato. Faceva tutto esattamente come prima.

Per non parlare di quanto si è fatto attraente adesso il tuo corpo, Itachi.

Il moro non era mai stato così tonico e armonioso, grazie alla salute completamente ritrovata aveva potuto puntare al massimo con i suoi allenamenti come non gli era mai stato possibile.

Era una mite serata di giugno e Itachi e Kisame se la stavano godendo sul divano di casa. A Kisame non era certo sfuggita la differenza del loro abbigliamento, mentre lui stava a petto nudo per impedire alla sua pelle abbronzata e levigata di sudare a causa del caldo che iniziava a farsi strada, Itachi indossava una felpa leggera bianca a maniche lunghe e pantaloni elastici di cotone grigio scuro.

Sarai sempre un inguaribile freddoloso, Itachi.

Kisame adorava leggere per lui, era un momento di condivisione sempre molto dolce che passavano raggomitolati uno nell'altro. In inverno a letto sotto il piumone, adesso sul divano, mentre in estate sull'amaca in giardino immersi nel canto dei grilli.

"Kisame, molto spesso se non leggi la prefazione ti perdi molto del significato del libro" Itachi rise voltandosi verso di lui "Sono comunque onorato di avere due cugini come Madara e Shisui, il loro talento è innegabile. Anche se nessuno ha mai definito gli scrittori come artisti, la loro è arte a tutti gli effetti. Riescono a rendere splendilo ogni foglio che passi sotto le loro dita trasmettendo così pensieri, emozioni, immagini, suoni e aiuto per gli altri. Io mi farei prendere dallo sconforto davanti a quel bianco sconfinato, tu Kisame?"

"Itachi, come afferma anche Madara in quello che ti ho letto pochi secondi fa, ogni persona ha i suoi metodi per esprimersi. Tu sai volare con una grazia irreale, sembri letteralmente un angelo nonostante… i tuoi venti occhi." Kisame posò un lieve bacio sulla testa corvina di Itachi, i suoi capelli emanavano sempre quel fantastico profumo dorato nonostante fossero neri "Lo vedi che leggo tutto con attenzione e non mi sfugge mai niente?"

Risero entrambi rendendo il loro abbraccio ancora più stretto.

"Kisame, ma io lo so che tu sei sempre attento a ogni cosa. Me ne ero già accorto il primo giorno che ti ho incontrato e anche per questo ti ho sposato." Itachi allungò le mani eleganti per accarezzare le guance del marito "Ora vorrei godermi un po' dell'anima di Shisui."

Kisame sentì il marito avvinghiarsi ancora più forte contro il suo corpo. Il viso di Itachi aveva assunto un'espressione beata e sognante, gli occhi chiusi pronto a gustarsi fino in fondo le parole il cuore di suo cugino Shisui.

Kisame fu felicissimo di concentrare di nuovo il suo sguardo di ghiaccio sulle pagine.

Cascate di parole

nella mia testa

turbinano vorticosamente.

Tumulti di pensieri

che restano nell'ombra,

gli occhi sono calmi

fingono attenzione,

le mani si muovono piano,

indifferenti.

Il cuore scalpita…

Silenziosa tempesta.

La bocca sorride

ma il mondo si sdoppia

naufragando nel mare della disperazione.

"Quello che non dico" di Shisui Uchiha.

Itachi emise un sospiro ancora con gli occhi chiusi e la guancia appoggiata sul petto di Kisame. Il quarzo opalino, appeso alla catenina argentata regalata da lui, ora gli sfiorava la punta del naso perfetto trasmettendogli una gradevole sensazione di fresco tramite la gabbietta a spirale. Forse Itachi era certo di sapere che cosa Shisui avesse evitato di dire per molti anni. Sapeva cosa c'era in quel cuore e in quell'anima che suo cugino si era sforzato sempre di tenere nell'ombra, probabilmente nel timore che potessero ferire qualcuno.

Shisui aveva temuto di perdere Itachi. Può darsi il giorno in cui suo padre li fracassò di botte davanti a Sasuke dopo averli sorpresi a baciarsi ancora ragazzini. Erano sconvolti entrambi in seguito all'incidente con il cingolato e quello appena subito da Obito. Shisui e Itachi si volevano molto bene, avevano sempre avuto un rapporto meraviglioso e stavano cercando conforto mossi dalla disperazione e dal terrore di perdersi a vicenda. A Itachi non erano mai sfuggite le carezze e gli abbracci del cugino mentre giaceva nel letto tramortito dai sedativi dopo la tragedia, tuttavia non lo aveva mai confessato a Shisui. Rivangare eventi strazianti non era il forte di nessuno e quello di Itachi in particolare, soprattutto all'epoca, quando ancora credeva che perdere l'autocontrollo esternando qualche emozione fosse il peggiore dei delitti.

Quell'evento era stato bollato come un errore perché effettivamente lo era stato, ma Shisui aveva dovuto attraversare un periodo in cui erano stati lontani perdendosi quasi di vista. Si rividero ricominciando a frequentarsi giornalmente solo in seguito al malore a causa del quale Itachi si fratturò la spalla destra e alla sua assunzione come ballerino al Susanoo. Itachi all'epoca stava con Nagato vivendo una situazione altamente drammatica in ogni frangente della vita. Shisui, pur sforzandosi di essere positivo, allegro e di tenere alto il morale di tutti i suoi colleghi e familiari, soffriva terribilmente. Itachi lasciò andare un sospiro sulla pelle liscia e calda di Kisame rendendosi conto che, probabilmente, Quello che non dico doveva essere nata proprio in quel periodo. Shisui, come Madara, era rimasto molto spesso nell'ombra e incompreso. E, allo stesso modo del maggiore, lui questo lo aveva ricercato di proposito per il bene di chi aveva accanto.

Grazie, Shisui, mi dispiace.

Kisame sapeva sempre quando arrivava il momento di arrestarsi con la lettura, gli istanti in cui Itachi aveva bisogno di elaborare le emozioni restando in silenzio. Sentì un sorriso tendergli le labbra carnose vedendo Itachi rannicchiato completamente immobile sul suo corpo muscoloso. Chiuse la loro copia di Milky Way per appoggiarla sulla seduta del divano bianco, alla sua destra. L'impostazione della copertina imitava un po' lo stile di quella di Tra le pagine della nostra vita, solo che questa, invece di essere a tinta unita, riportava l'immagine della Via Lattea su uno sfondo totalmente nero. Il titolo e il nome dell'autore sempre separati da una linea bianca. Tutto l'insieme dava una sensazione di una semplice ma gradevole magia.

Kisame sospirò accarezzando la lunga coda di capelli che scendeva in mezzo alla schiena di Itachi. Di tutte le coppie che si erano sposate negli ultimi quattro anni loro erano gli unici a non aver avuto ancora la possibilità di farsi il viaggio di nozze, tra lavoro, problemi e persone bisognose del loro sostegno. Kisame pensò che potesse essere una bella idea girare un po' il mondo inseguendo l'estate in modo da non vedere il suo freddoloso mascalzone sempre sopraffatto dai brividi. Non aveva ancora parlato con Itachi di questo pensiero, d'altronde avevano iniziato da solo quasi due anni a godersi appieno la vita dopo i grossi problemi che Itachi, Nagato e Sasuke avevano dovuto superare.

Dovunque decidessimo di andare, tu non potrai vedere niente.

Il sospiro che emise adesso Kisame fu intriso di malinconia. Negli ultimi due anni si era sempre sforzato di mandare via quel pensiero ogni volta che gli si affacciava nella mente, forse era anche per quello che il discorso del viaggio di nozze non era mai stato affrontato. I venti occhi di Itachi funzionavano alla grande ma non in ogni occasione; alcune attività come cinema, ammirare un tramonto, un museo o soltanto le bancarelle di un mercatino erano tacitamente scomparse dalla loro vita. Troppo spesso Kisame sentiva le lacrime spingergli le palpebre pulendo e lucidando la bicicletta nera che Itachi non avrebbe più usato, forse era necessaria una decisione radicale regalandola a Sasuke o a qualche altro amico. Altro argomento che Kisame non aveva avuto il coraggio di affrontare, non poteva correre il rischio che la voce gli si incrinasse, Itachi se ne sarebbe accorto all'istante.

La notte più bella della mia vita fu quella che passammo a contemplare le stelle stesi qua fuori sull'amaca dopo aver fatto l'amore. In quel periodo era appena iniziato il primo ingrandimento della palestra, ridevamo immaginando Kakuzu volteggiare sui nastri e tu avevi appena scoperto il talento di Sai.

Ogni volta che Kisame formulava un pensiero del genere, lo scacciava immediatamente rimproverandosi per l'errore di essersi concentrato più sulle cose perse e cambiate piuttosto che su quelle ottenute o migliorate. Era riuscito a fare solo dei sorrisi tirati la sera in cui Sasuke e Sakura erano venuti a trovarli in compagnia di Izuna e Hinata per mostragli le foto scattate durante il viaggio di nozze organizzato tutti e quattro insieme. Erano stati a Morro di San Paolo in Brasile, Itachi non aveva potuto vedere le splendide spiagge, i deliziosi piatti di pesce fresco, le città dai muri multicolore e le bellissime feste in cui i quattro ragazzi avevano danzato tutta la notte sorseggiato dei fantastici cocktail. La grazia che Izuna e Hinata avevano nel ballo si coglieva anche in quelle scatenate feste in spiaggia, avrebbero potuto rendersene conto tutti tranne Itachi.

"Nii – san, lo sai che su quell'isola è estate tutto l'anno? Praticamente perfetta per un freddoloso senza speranze come te."

Itachi rise scompigliando i capelli del suo Otouto a quella frase detta per renderlo partecipe dato che era escluso dalla visone delle foto. A Sasuke veniva naturale adattarsi alla nuova realtà del fratello, come accadeva con tutti gli altri amici. Solo Kisame si sentiva, a volte, trafitto da un coltello di cui non poteva parlare con nessuno. Avrebbe voluto ricollegarsi al discorso di Sasuke per proporre l'inseguimento della bella stagione pensato per Itachi, tuttavia non sapeva come affrontare la realtà che niente di tutto ciò che avrebbero visto avrebbe potuto penetrare dentro il marito.

Eppure un sistema dovrò trovarlo. Un modo che non faccia male.

Kisame ebbe improvvisamente l'impressione che Itachi si fosse abbandonato un po' troppo sul suo corpo muscoloso, il respiro del moro era cambiato facendosi profondo e regolare. Kisame si voltò a guardarlo sorprendendolo tranquillamente addormentato, le folte ciglia nere abbassate, la bocca leggermente aperta.

Kisame sorrise, pensò a come avrebbe potuto andare a prendere una coperta per Itachi lasciandolo dormire, però cambiò subito idea realizzando come tutti gli altri sensi del moro si fossero affinati a causa della perdita della vista, sarebbe stato impossibile fare tutto questo senza svegliarlo.

A Kisame non restò che provare ad alzarsi con una lentezza estrema caricandosi delicatamente in braccio il marito addormentato. Si fermò udendo Itachi emettere un lieve gemito, lo baciò sulla testa, gli dispiaceva svegliarlo; quando capitavano questi momenti di tenerezza tra loro Kisame amava goderseli fino in fondo.

"Ti amo" Itachi pronunciò quelle parole nel dormiveglia accoccolandosi ancora di più al petto di Kisame. Le punte dei piedi scalzi involontariamente tese come quando danzava.

Il cuore di Kisame si sciolse mentre si avviava lungo il corridoio per portarlo a letto. Qualcosa era cambiato, alcune cose erano andate perse. Però questi momenti di dolcezza, come la lettura affettuosamente abbracciati, facevano parte di tutte quelle scoperte che capitano inaspettate in conseguenza di altri eventi.

Kisame stese piano Itachi sul letto togliendogli la felpa e i pantaloni, si compiacque con sé stesso per essere riuscito a non destarlo. Lo coprì con cura baciandolo sulla fronte, si soffermò ad osservare per qualche secondo il tatuaggio sulla spalla sinistra di Itachi prima di stendersi accanto a lui rilassato con un braccio dietro la testa.

Te lo coprivi con il fondotinta per non farti riconoscere da Sasuke, ora tuo fratello può guardarlo quanto vuole mentre tu non più. Il colmo.

Per mandare via quell'ennesimo pensiero negativo e disturbante, Kisame si concentrò su un episodio accaduto quando lui e Itachi si erano appena conosciuti. Nagato si trovava nel bel mezzo del giorno più brutto della sua vita, Kisame non vide più Itachi per circa un mese dopo quella circostanza, d'altronde il moro aveva bisogno di tempo per elaborare i grandi tormenti di cui era stato vittima in quel periodo. Kisame era disposto ad essere per Itachi come la linea più corta della composizione che aveva sulla spalla, accoglieva sinuosamente il movimento della linea più lunga adattandosi a quest'ultima in modo totale ma discreto, senza mai sfiorarla o interferire. Kisame desiderava essere questo per Itachi allora. Già si era reso conto di amarlo alla follia e che avrebbe fatto di tutto per lui, compreso aspettare i suoi tempi. In quel periodo Kisame si interrogava spesso se Itachi avesse pensato a qualche significato particolare facendosi quel tatuaggio. Fantasticava su come sarebbe stato chiedere a Itachi cosa ne pensasse di quello attribuitogli da lui.

Erano ormai sposati vivendo felicemente insieme quando Kisame effettivamente fece quella domanda. Raccontò questi suoi pensieri a Itachi chiedendogli di spiegargli cosa rappresentavano per lui quelle due linee che si adattavano una all'altra pur senza mai toccarsi.

Il moro sorrise felice: "Sai, Kisame, quando andavo al liceo molti miei compagni erano contrariati per non potersi tatuare perché minorenni. Ne sorpresi alcuni a farsi qualche piccolo sgorbio in autonomia con la punta del compasso e l'inchiostro di china; così, di sottecchi tra i banchi durante le lezioni. Puoi benissimo immaginarti i pessimi risultati che ottenevano. Io i genitori non li avevo più, di conseguenza non mi sarebbe servito il loro consenso per farmi un tatuaggio vero e proprio. Non sai che facce fecero quando mi videro sfoggiarlo in classe."

Itachi e Kisame risero, poi il moro si fece di nuovo serio mentre gli occhi gli diventavano leggermente lucidi: "In realtà non mi feci questo tatuaggio per vantarmi con i miei compagni di scuola, provavo disperatamente a dare un senso a quel maledetto giorno in campagna. Cercavo di autoconvincermi che la morte dei miei genitori non fosse stata vana anche sulle piccole cose."

Kisame se lo strinse al petto baciandogli la fronte: "Però non mi hai ancora spiegato che cosa significa per te quel disegno."

"Il fiato di un drago" rispose Itachi alzando il viso per guardare, rasserenato, il marito: "Le volute di fumo e calore che escono dalle sue fauci. Io amo i draghi, sono forti, belli e non temono niente. Amo anche il fuoco, da piccolo passavo ore intere ad ammirare il camino nella casa in campagna. Tentavo di fare mia quella forza che credevo di non avere sia per me stesso che per Sasuke. Però mi piace molto di più il significato pensato da te. Grazie, Kisame. Ti amo."

Il bacio che seguì fu uno dei più belli che Kisame avesse mai sperimentato.

Avevamo tutti i numeri per fare una vita normale e splendida, Itachi. Splendida lo è, ma uguale a quella di tutti gli altri no. Perché io devo sempre venirmi a trovare in qualche situazione diversa da tutto il resto del mondo?

L'indomani Kisame non ricordava per niente di avere afferrato il quarzo opalino con forza scivolando nel sonno.