Importante:

- Il testo della canzone che incontrerete è 'So This Is Christmas' di John Lennon.

- Gli 'Epyon de Teros' sono un gruppo di terroristi che compare nel fumetto Preventer 5.

Il Primo Natale Della Nuova Era - HEERO E DUO ARCH

by Ely

Capitolo 2

La mattina seguente, come Relena aveva predetto, diede inizio ad una giornata splendida, ottima per sciare. Prima delle otto e mezza avevano fatto colazione ed erano pronti per raggiungere le piste che distavano poco dallo chalet.

"Duo! Muoviti, stiamo aspettando te!" urlò Wufei dal fondo delle scale, l'amico era salito già da qualche minuto dicendo che doveva solo prendere una cosa e ancora non era sceso. Relena sbuffò guardando l'orologio e si volse verso Heero.

"Ma è sempre così ritardatario?"

"E questo è niente," rispose Heero con un sorriso. Vide Relena fissarlo confuso e subito tornò serio voltando lo sguardo verso le scale quando sentì una porta al piano superiore chiudersi di botto.

Duo corse giù dalle scale con indosso un paio di pantaloni verde acqua, una felpa bianca in pail e sopra una giacca a vento gialla con delle rifiniture arancioni e nere. La treccia gli ondeggiava dietro la nuca e fece un balzo verso l'alto quando lui saltò gli ultimi tre scalini. Non sentì i commenti degli amici e sfrecciò in mezzo a loro correndo verso la porta d'ingresso, la spalancò ed uscì di tutta fretta. Gli altri piloti si guardarono confusi improvvisamente ammutoliti.

"Ma che gli è preso?" chiese Relena perplessa. Il primo a muoversi fu Heero che si diresse verso la porta seguito da tutti gli altri. Duo  parlava freneticamente con un grande omone di quasi due metri e saltellava intorno a quello che sembrava un grosso abete steso a terra.

"Ma chi è?" domandò Heero.

"E' il marito della cuoca, lavora anche lui per noi."

"E che ha portato?"

"E' un albero Heero, " rispose Trowa con voce quasi stupita.

Relena annuì e riprese a parlare. "E' il nostro albero di Natale."

"E cosa ha di tanto speciale?"

"Che domande, Wufei! Un albero di Natale è sempre speciale!" rispose Sally scendendo i gradini del portico, il giovane cinese la seguì con lo sguardo confuso e poi prese a camminarle appresso. Quando furono un po' più vicino le parole di Duo divennero più chiare e non un blaterare insensato come sembrava da lontano.

"E' bellissimo!" esclamò Duo dopo aver salutato l'omone che lasciava cadere a terra la fune con la quale trascinava l'abete.

"Ti piace? E' il più bello che ho trovato dell'altezza giusta."

"E' perfetto, Robert!" esclamò il giovane dalla lunga treccia, la sua voce era carica di entusiasmo.

"Bene! Vuoi darmi una mano?"

"Certamente!"

"No Duo, dobbiamo andare via," si intromise Relena e il ragazzo si voltò di scatto, delusione nei suoi splendidi occhi viola.

"Buongiorno signorina Relena, spero l'albero sia di suo gradimento."

"Certo Robert, come sempre. Ora ti prego di scusarci, ma siamo già in ritardo."

"Ma... ma io..." balbettò Duo guardando prima l'abete e poi i suoi compagni. I suoi occhi si fermarono su Heero che però non disse nulla.

"Si occuperanno Cecil e suo marito dell'albero, ora andiamo."

"Ma è l'albero di Natale!"

Relena inarcò le sopracciglia e poi un sorriso si dipinse sulle sue labbra. "Puoi restare qui se vuoi."

Duo batté le palpebre socchiudendo le labbra, aveva dato alla ragazza il modo di eliminarlo per l'intera giornata. Tentennò spostando di nuovo gli occhi dall'albero a Relena, da Relena all'albero e infine di nuovo su Heero. "T-Tu non vuoi..." balbettò ma vide Heero accigliarsi e subito volse lo sguardo verso il resto dei suoi compagni. "...voi non volete fare l'albero?"

"Con una giornata così? No, sarebbe uno spreco," rispose Wufei e Trowa annuì pensandola allo stesso modo.

"Scusa Duo, ma è tanto che non scio e sinceramente non vedevo l'ora," disse l'alto ragazzo.

"Heero... e tu?" Duo sussurrò la domanda con voce un po' incerta, i suoi occhi non potevano mascherare l'ansia che stava provando, come se stesse aspettando la risposta della sua vita. Heero sentì un fremito lungo la schiena, non voleva che Duo si esponesse così, ma d'altra parte il desiderio e l'entusiasmo che vide nel suo sguardo gli dissero che doveva rimanere.

"Oh no ti prego Heero!" esclamò Relena, una profonda delusione nella sua voce. "Non vedevo l'ora che arrivaste qui, volevo così tanto farti vedere questi posti! Ci sono cresciuta e per me era importante. Ricordi, te ne ho parlato durante il viaggio. Per favore, non lasciarmi sola."

Heero tentennò visibilmente indeciso, guardò prima Relena, gli occhi azzurri tristi e speranzosi, poi si volse verso Duo il quale sapeva di non poter dire nient'altro senza esporsi troppo. Lentamente la maschera tornò al suo posto e lui sorrise anche se in modo palesemente forzato. "Be'... fa come ti pare, io voglio fare l'albero."

"Resto io con te."

"Non preoccuparti, Quatre, me la caverò."

Il giovane pilota biondo sorrise e scosse il capo. "Resto volentieri, nella mia famiglia non si festeggia il Natale, ma sono molto curioso, ho voglia davvero di restare!"

Duo annuì allegramente, nel cuore ancora una lieve speranza, andò con lo sguardo in cerca di Heero ma quando vide che parlava con Relena e che la ragazza sorrideva felice, sentì che tutte le sue speranze erano vane. Ebbe la sensazione che il suo cuore divenisse improvvisamente freddo e lui respirò più forte rabbrividendo. Gli amici si diressero verso le macchine e, rimasti in cinque, ne presero solo una.

"Allora ci vediamo questa sera," disse Relena, un ampio sorriso sul volto che la rendeva più raggiante del solito. "Divertitevi!"

"Sicuro di voler restare?" chiese Trowa prima di entrare in macchina, Quatre annuì e gli diede un rapido bacio su una guancia.

"Io e Duo vi faremo trovare un albero meraviglioso!" 

Wufei girò la chiave e il motore si mise in moto, Sally gli sedeva accanto mentre Relena era accomodata sul sedile di dietro tra Heero e Trowa. Mentre la macchina cominciava lentamente a partire Heero si chiese se stesse facendo la cosa giusta, perché aveva tanta voglia di restare con Duo ma non il coraggio per farlo? Guardò fuori dal finestrino e i suoi occhi s'incontrarono con quelli del giovane americano. La tristezza e la delusione che vi lesse furono come una stilettata al cuore e lui trasalì voltandosi all'indietro in modo da continuare a guardare l'amico mentre la macchina procedeva lungo il vialetto. Duo seguì l'auto ancora per qualche secondo, vide Heero voltarsi verso di lui e non riuscì a nascondere ciò che provava, sapeva di avere gli occhi lucidi per le lacrime e che di sicuro in quel momento la sua faccia non era la più allegra del mondo, ma non avrebbe mai potuto esserlo dopo come Heero aveva rinunciato a lui. Alzò lentamente una mano come cenno di saluto e poi si volse verso Quatre e l'omone che aveva ripreso a trascinare l'albero verso casa.

Heero provò una stretta al cuore e fu sul punto di chiedere a Wufei di fermare la macchina quando Relena lo prese sottobraccio tirandolo in modo che lui si voltasse allontanandosi dal finestrino. "Vedrai, le piste sono molto belle e c'è uno splendido casolare di montagna con un ristorante davvero grazioso. Ho prenotato lì per il pranzo! E poi c'è un paesaggio meraviglioso tutto intorno!"

"Relena io..."

La ragazza sospirò profondamente e sorrise di più poggiando la testa sulla spalla del giovane pilota. "Sono così felice che tu sia qui, mi sento tranquilla!"

Heero chiuse la bocca, se c'era una cosa che non gli era mai mancato in tutta la sua vita era stato il coraggio e allora cosa diavolo gli stava succedendo? Perché non riusciva a dire a Relena come stavano le cose, perché non poteva semplicemente allontanarla? Si chiese se Duo avesse ragione, se lui si vergognasse di quello che c'era tra loro. Strinse gli occhi lievemente non riuscendo al mettere bene a fuoco cosa lo legava all'altro ragazzo. Il fatto che non riuscisse a dirgli di amarlo era sintomatico, no? Ma lui non amava neppure Relena, di questo ne era certo, era affezionato a quella ragazza e l'ammirava per l'impegno che stava mettendo nel creare una nuova era di pace, ma per lei non provava altro se non una sincera amicizia. Presto avrebbe dovuto affrontare il congresso per la pace, la sua carica di Vice Ministro era in bilico, ma certamente l'avrebbero rieletta. Sarebbe stato un momento importantissimo e difficile per lei. Sapeva quanto tutto questo le pesasse, del resto era un compito immenso e Relena era solo una ragazza! Per questo motivo non se la sentiva di rendere ufficiale il suo rapporto con Duo, certamente la cosa l'avrebbe sconvolta e lui non voleva che ciò la distogliesse dal suo vero compito: mantenere la pace, cosa che tutto il mondo desiderava e ne aveva un disperato bisogno. Di fronte a tutto questo lui e Duo erano due esseri insignificanti! Relena lo amava, su questo non aveva dubbi e, benché non ricambiasse, Heero rispettava i suoi sentimenti.

Sentì la ragazza stringersi di più a lui e sospirando internamente sollevò il capo incontrando gli occhi verde smeraldo di Trowa. L'ex-pilota di Heavyarms lo fissava con sguardo critico, Heero ebbe la sensazione di sentirgli dire: cosa diavolo stai facendo? Ma Trowa in realtà rimase in silenzio e lentamente spostò lo sguardo tornando a concentrarsi sul panorama che gli scorreva accanto.

*****

"Era ora che tornassi, ci hai messo tanto a trovare quest'albero!" esclamò la cuoca Cecil ferma sulla porta di casa, incrociò le braccia mentre il marito le sorrideva togliendosi il cappello.

"Ho cercato il più bello, tutto per te mia cara!"

La donna rise e poi si volse verso i due ragazzi. "E voi cosa state facendo qui?"

"Restiamo per fare l'albero di Natale, signora," rispose Quatre educatamente.

"Che bravi ragazzi! Andatevi a togliere quelle tute da sci allora e poi prendete le decorazioni che stanno su in soffitta."

"Cecil! Ti sembra il caso di dare ordini al signor Winner!" rimproverò il maggiordomo Pargan con una punta d'indignazione. Quatre rise salendo le scale del portico.

"La prego Pargan, non c'è bisogno di trattarmi così... sarò felice di fare quanto mi ha detto, signora."

"Che ragazzo educato! Ma non chiamarmi signora, i miei amici mi chiamano Cecil, vero Duo?"

Duo sollevò il capo avendo sentito il suo nome ma non il resto della domanda.

"Ehi piccolo, che ti ha travolto?"

Quatre si girò su sé stesso per incontrare lo sguardo triste e deluso del compagno. Duo si sentì un istante gli occhi di tutti i presenti puntati addosso e istintivamente sorrise. "Nulla Cecil... dove hai detto che sono le decorazioni?"

"Su in soffitta."

"Corro!" esclamò e, passando velocemente in mezzo alla donna e al maggiordomo che ostruivano la porta, corse su per le scale.

La soffitta era una stanza grande e polverosa, la quarta porta al terzo piano dopo le stanze di Pargan, di Cecil e suo marito e di un bagno. Vi erano ammucchiati vecchi mobili, alcuni quadri appoggiati ad una parete e persino un tappeto arrotolato posto contro il muro accanto alla porta. Duo si guardò intorno nella fioca luce che entrava per una finestra impolverata e in un angolo scorse alcuni scatoloni. Si avvicinò piegandosi sulle ginocchia e ne aprì uno, dentro vi trovò palline colorate e una grossa stella argentata che prese tra le mani fissandola senza vederla. La sua mente era lontana mille miglia e Heero era il suo unico pensiero. Possibile che si fosse dimenticato di ciò che si erano detti solo due settimane prima? Era importante per Duo questo Natale e Heero lo stava tramutando in un incubo. Aveva preferito Relena a lui. Questa realtà gli fece male al cuore e il giovane strinse gli occhi emettendo un gemito di dolore.

"D-Duo..." chiamò Quatre dietro le spalle dell'amico, la voce carica di preoccupazione. L'ex-pilota di Deathscythe spalancò gli occhi e frettolosamente si strofinò le guance con la manica della giacca a vento gialla e arancione per cancellare le lacrime; subito dopo si voltò esibendo un sorriso smagliante.

"Guarda! Ho trovato quello che ci serviva. Guarda questa stella!"

Il giovane arabo non ricambiò il sorriso, prese la stella tra le mani ma non le prestò alcuna attenzione, invece la posò a terra chinandosi anche lui sulle ginocchia accanto all'amico. "Cosa hai?" chiese.

"Niente, non capisco di che parli," Duo balbettò. Scosse il capo tornando a frugare nello scatolone, ma Quatre gli prese una spalla nella mano e lo costrinse a voltarsi di nuovo verso di lui.

"Lascia stare quella roba e non dirmi che non hai nulla perché non è vero. Non sono così ingenuo nonostante quello che pensiate di me."

"Io non penso che..."

"Duo!"

"Quatre, sto bene!"

"Avevi una faccia da funerale giù e poco fa stavi piangendo."

Duo tacque mordendosi il labbro inferiore.

"E' per Heero? Perché se n'è andato?" chiese il ragazzo dai capelli color oro. Duo spalancò gli occhi fissandolo confuso. "Perché mi guardi così, credevi che non ce ne fossimo accorti."

"Guarda che non so di cosa stai parlando!"

Quatre sospirò, l'amico sapeva essere un osso duro quando non voleva dire una parola. "Duo... che ci sia qualcosa tra te e Heero è piuttosto evidente, non prendiamoci in giro, dai. Se vuoi che mi faccia gli affari miei ti basta dirmelo, ma non mentirmi, non ne sei capace e lo sai anche tu."

Duo chinò il capo e sorrise divertito, Quatre sapeva essere molto diretto quando voleva. Era un ragazzo molto dolce, ma anche estremamente deciso quando la situazione lo esigeva. "Caspita... non credevo lo sapeste. Non dirlo a Heero o mi ucciderà, certamente non sono bravo come lui a nascondere quello che provo."

"Ah!" esclamò Quatre ridendo. "Non credere che non sia evidente anche da parte sua! Heero sa essere molto distaccato, ma quando siete vicini diventa un'altra persona. Da quant'è che va avanti?"

"E' difficile dirlo... da un po'... da un bel po'..."

"E perché non volete dire niente a nessuno?"

Duo tentennò un poco e poi riprese la stella tra le mani per avere qualcosa con cui giocherellare in modo da scaricare la tensione, era la prima volta che parlava con qualcuno di sé e di Heero e gli sembrava molto difficile mettere così a nudo i suoi sentimenti. "E' Heero... credo si vergogni di noi."

"Perché?!"

"Be'... perché... perché non è proprio una cosa normale..."

"Non credo ci sia niente di anormale nell'amore!" ribatté Quatre, era evidente che si sentisse direttamente coinvolto.

"Lo so... ma deve convincersene anche lui, da solo. Deve sentirsi pronto."

Quatre sospirò e infine sorrise battendo una mano sulla spalla dell'amico per dargli un po' di coraggio. Si alzò in piede e sollevò tra le mani la scatola delle decorazioni natalizie. "Vieni, scendiamo... sono certo che fare l'albero ti tirerà su il morale. E poi credo che tra poco Cecil ci darà per dispersi."

Duo elargì un fiacco sorriso grato dell'aiuto che il collega biondo cercava di dargli; subito si alzò a sua volta seguendo Quatre al piano sottostante dove, nelle loro stanze, si tolsero le tute da sci prima di scendere al pian terreno; da lì entrarono velocemente in salotto, un'ampia stanza rettangolare adiacente alla sala da pranzo e separata da essa tramite una grande porta di legno scuro e vetro trasparente. Nella parete opposta all'entrata vi era un camino grande quasi quanto quello nella sala da pranzo e di fronte ad esso un lungo divano e due poltrone ai suoi lati. Il divano dava le spalle alla porta e poggiato allo schienale aveva un mobiletto basso di legno marrone. Sulla destra una grande vetrata dava sulla veranda sul retro della casa e sulla sinistra stavano un altro divano ad angolo ed un mobile alto fino al soffitto pieno di libri e portafoto. Anche questa stanza aveva il pavimento in legno e sul camino di pietra grezza grigia vi era appeso un grosso fucile da caccia.

Ci volle un buon quarto d'ora per fissare l'albero in un angolo del salotto, tra la grande vetrata che dava sul retro e il camino di mattoni grigi. Quando finalmente l'imponente abete fu in piedi Cecil lo scrutò soddisfatta da lontano.

"E' proprio un bell'albero Bob! Addobbato sarà una meraviglia!"

"Volete pensarci voi ragazzi?" chiese il grosso omone rivolgendosi a Quatre e Duo, confronto a lui i due sembravano poco più che bambini. "Io devo occuparmi delle luci sull'esterno."

"Vedrai, faremo un lavoro eccellente!" assicurò Duo immediatamente e Quatre lo colpì leggermente su un fianco con il gomito.

"Guarda che io non ho la più pallida idea di cosa devo fare, non ho mai fatto un albero di Natale."

"Tranquillo Q-man! Ti spiegherò tutto io!"

"Bravi ragazzi! E allora se ci pensate voi io vado a fare la spesa per questa sera, avete preferenze?" domandò Cecil e il viso di Duo si aprì in un ampio sorriso.

"Una torta! Vorrei una torta con panna e cioccolata e noci!"

La donna sorrise e lo accarezzò dolcemente sui capelli. "Tutto quello che vuoi Duo, ci metterò anche delle ciliege candite, che ne dici?"

"Sarebbe fantastico!" esclamò, i suoi occhi erano tornati a brillare e la donna non poté fare a meno di accarezzarlo di nuovo. Solo dopo con il marito lasciò la stanza.

"Credo abbia un debole per te," commentò Quatre mentre l'amico cominciava a tirare fuori le decorazioni dalla grossa scatola.

"Già... forse mi vede come il figlio che..." deglutì alzando per un istante il capo verso la sala da pranzo ormai vuota. "...che è morto in guerra."

"C-Come?" balbettò Quatre sentendosi un improvviso groppo in gola.

"Era con la Federazione, in battaglia certamente."

"Molte delle battaglie sostenute dalla Federazione furono contro di noi. Tu credi che...?" Quatre non fu in grado di terminare la domanda, ma Duo sollevò di scatto il capo e fece cenno di no.

"E' quello che temevo anch'io, ma da quel che Cecil mi ha raccontato la base in cui si trovava suo figlio fu attaccata dalle truppe di Oz. Subito dopo l'incidente alla base New Edwards quando Heero abbatté per errore l'aereo del generale Noventa."

"Oh... che cosa triste... sai Duo, ho sempre avuto paura d'incontrare qualcuno che avesse perso i suoi cari durante una battaglia contro i Gundam..."

"Lo so... è lo stesso per me. Ora basta parlarne... dammi una mano con queste luci, mi si stanno intrecciando persino nei capelli!" disse mentre da un po' combatteva con una grossa rete verde punteggiata da lucette bianche. "Questa va messa per prima," affermò ed entro breve sia lui che Quatre si trovarono attorcigliati nel terribile groviglio di fili. Scoppiarono a ridere e ci volle più di mezz'ora prima che la rete fosse sistemata sull'albero, operazione per la quale necessitarono di una scala dato che loro non spiccavano in altezza e che l'abete era davvero imponente.

Dopo le luci bianche fu la volta di quelle colorate che sistemarono intorno all'albero in una spirale che partiva dal basso fino alla punta. Poi passarono finalmente alla parte più semplice: le decorazioni. Nella scatola ce n'erano davvero di tutti i tipi, palline dai mille colori, piene di strass e brillantini, tonde e allungate, grandi e piccole; e poi stelle, angioletti e piccole case, scintillanti campanelle e persino piccole stalattiti di cristallo che riflettevano allegramente le mille luci che danzavano tra i folti rami verdi.

"Duo..." chiamò Quatre mentre appendeva in fondo all'albero una pallina tanto grande da non stare neppure nelle sue mani. Alzò il capo verso il compagno che in cima alla scala si occupava della parte alta dell'abete e vide che il collega lo guardava attendendo che continuasse a parlare. Il giovane biondo sembrava leggermente imbarazzato.

"Che c'è Quatre?"

"Come è iniziata tra te e Heero? V-Voglio dire..." balbettò cercando di essere più chiaro. "Non vi siete visti molto negli anni della guerra."

"Oh... credo che tutto sia iniziato quando stavamo insieme in quella scuola... quella in cui ci eravamo iscritti dopo l'attacco alla base New Edwards. Il dottor G e il dottor J cominciarono ad assegnarci missioni e passammo insieme buoni due mesi. Non è iniziato tutto in modo facile... non esiste niente di facile con Heero. All'inizio ci sopportavamo appena, io ero quello che gli aveva sparato due volte facendolo finire in mano alla Federazione e non importava che poi lo avessi aiutato a scappare, sono certo che all'inizio non si fidasse assolutamente di me. Credo addirittura che mi odiasse!"

"E tu?"

"Io?" balbettò Duo appendendo l'ennesima stellina d'argento. "Io non lo odiavo... Heero era una sfida per me, uno dei pochi che non rideva alle mie battute, che non apprezzava la mia compagnia. Nella scuola mi evitava come la peste e più io mi avvicinavo più lui si allontanava."

"E poi cos'è cambiato?"

"E' successo tutto lentamente, Quatre. Le missioni... credo siano state quelle ad avvicinarci. Ci davano modo di parlare, di conoscerci, di stare vicini e di aiutarci. In Heero c'era molto di più di quel che voleva far vedere, di questo ne sono stato certo sin dall'inizio... capitò che io salvai la vita a lui e lui a me e scoprimmo che potevamo fidarci l'uno dell'altro, contare sull'altro, che in guerra è davvero tanto!"

"Già... sono d'accordo con te..."

"Eravamo amici, qualcosa di cui io avevo bisogno e che lui non aveva mai provato... alla fine stavamo sempre insieme, ci cercavamo se eravamo lontani e... be'... sono certo che è in quel momento che m'innamorai di lui. Il distacco fu difficile, vederlo saltare in aria con il suo Gundam, poi, ancora più traumatico..." sospirò profondamente e per un attimo abbandonò le decorazioni.

"Ricordo quei giorni," disse Quatre un istante dopo. "Ti riparasti nel deserto con me. Ricordo quanto fossi scioccato... il gesto di Heero ci lasciò tutti sconvolti."

"Quel pazzo suicida!"

"E quando lui s'innamorò di te?"

Duo deglutì a fatica, la domanda di Quatre gli fece gelare il cuore. Lui non lo sapeva se Heero era innamorato! Preferì tacere quel particolare e dopo un attimo di silenzio riprese a parlare. "N-Non lo so..." ammise e in fondo era la verità. "La prima volta che siamo stati insieme... ehm... fisicamente intendo..."

"Avevo capito."

"Uhm... fu quando mi salvò dalla base di Oz... quella sulla colonia... ehm... non ne ricordo neppure il numero.... oh sì! C-102."

Quatre sollevò di scatto il viso perplesso. "Dici sul serio?!"

"S-Sì..."

"Ma è stato circa tre anni fa!"

"Te l'avevo detto che è da molto che va avanti. Comunque dopo ci incontrammo una volta sola prima del Peacemillion e della battaglia finale. Le cose tra noi andarono avanti sull'ammiraglia di Howard... a fatica all'inizio, poi fu come se quei mesi in cui eravamo stati separati non fossero trascorsi..."

"Ma dopo la distruzione del Lybra e la fine della guerra non siete rimasti insieme..."

"N-No... nessuno di noi è rimasto vicino, Quatre, neppure tu e Trowa..."

"Non stavamo ancora insieme," affermò il ragazzo arabo con un certo imbarazzo nella voce.

"Avevamo tutti i nostri demoni da acquietare. Credo sia stato difficile per lui abituarsi al fatto di essere un soldato in un'era di pace. La nostra relazione è stata un altalena fino all'incidente di Mariemaia; c'incontravamo di tanto in tanto, soprattutto quando c'era qualche pericolo che incombeva sulla pace. Poi c'è stata l'ultima guerra e Heero scomparve di nuovo per un po'..."

"Per me e Trowa è stato più o meno lo stesso; durante la guerra era impossibile pensare di... pensare che..."

"Che saremmo sopravvissuti?" domandò Duo e il compagno annuì appendendo una stella argentata.

"Non avevamo il tempo per pensare ad innamorarci, a dire il vero..." rise. "Non ne avevamo neppure l'età!"

"Non siamo mai stati ragazzi, Quatre... siamo diventati adulti subito. Quando uccidi qualcuno non sei più.... giovane..."

"Capisco quello che vuoi dire..." Per un attimo l'ex-pilota di Sandrock tacque e poi riprese a parlare. "Anche la relazione tra me e Trowa fu un'altalena all'inizio, poi le cose cambiarono dopo l'ultima guerra e da quando siamo diventati Preventers."

"Dall'Aprile scorso... vivere insieme ci ha unito molto," commentò il giovane americano.

"Già! Ero proprio contento quando avete deciso di restare da me!"

"Be'... per me è stata una necessità! Per liberare il castello del Sanc Kingdom e Relena da quei pazzi esaltati mi beccai una bella mazzata in testa! Ouch! Ho ancora la cicatrice!" esclamò infilando le dita tra i capelli.

"Gli 'Epyon de Teros'!" ricordò Quatre. "Sei rimasto in coma per una settimana, avevamo tutti paura che non ce l'avresti fatta..."

"Ehi! Io sono un osso duro, che ti credi?! Ne ho prese poche di mazzate!" rise scendendo dalla scala per cercare altre palline nella scatola. "Comunque..." riprese qualche secondo dopo. "Sono contento che sia successo, da lì abbiamo deciso di far parte dei Preventers, la pace è ancora troppo instabile e noi abbiamo trovato una nuova strada. Forse tu non ne avevi bisogno, hai la tua immensa azienda da mandare avanti, ma per me e per Heero... è stato come smettere di essere sballottati a destra e a manca dagli eventi, come riprendere le redini della propria vita... è difficile da spiegare, ma da un po' non sapevo più chi ero e cos'ero; Heero non ne parla mai, ma sono certo che è stato lo stesso anche per lui. Era stanco di girare senza meta. E poi..." tentennò, smettendo per un attimo di cercare le palline. "E poi è da allora che le cose tra me e Heero hanno cominciato a stabilizzarsi... sì, insomma... a diventare qualcosa di vero... una relazione e non solo sporadici incontri..."

"Sono mesi ormai... non capisco perché Heero non voglia far sapere che state insieme."

"Oh... be'... forse perché effettivamente non stiamo insieme..." rispose Duo con una nota di tristezza nella voce, non poteva dimenticare che il suo compagno se n'era andato con Relena quella mattina. Se fossero stati insieme non solo non l'avrebbe lasciato, ma tutti avrebbero saputo quello che c'era tra loro. Duo sospirò profondamente, cominciava ad essere stanco di quella situazione, da un paio di mesi a questa parte voleva di più. Non aveva mai avuto niente nella sua vita, ora desiderava che le cose cambiassero, che finalmente fosse felice anche lui.

*****

Heero osservò il pendio nevoso scorrere otto metri sotto di lui, sollevò lo sguardo e la radura su cui stavano salendo con la seggiovia diventava sempre più grande; ai lati delle piste boschi innevati si susseguivano splendenti e suggestivi sino a valle. Il vento soffiava gelido sul suo volto contratto in un'espressione pensosa. La sua mente era lontana chilometri.

"Sono davvero felice che tu abbia preferito venire qui con me piuttosto che restare a casa a fare l'albero di Natale!" esclamò Relena sorridendo e la sua voce squillante riportò di colpo Heero alla realtà. Il ragazzo si volse verso la giovane principessa solo per un istante ma non le rispose e subito tornò a guardare il candido paesaggio. In verità l'ex-pilota di Wing Zero non era per niente contento della scelta che aveva fatto e in cuor suo sentiva di stare nel posto sbagliato con la persona sbagliata. Di nuovo si volse verso la ragazza e si trovò a pensare a come sarebbe stato avere Duo accanto a sé in quel momento. Certamente non avrebbe smesso un attimo di parlare e gli avrebbe indicato qualsiasi cosa nel paesaggio intorno a loro: la casetta di legno, l'impianto sciistico, l'elicottero per le escursioni... senza dubbio si sarebbe sporto in tutte le direzioni, facendo ondeggiare quella grossa seggiola come un'altalena, con l'insolito scopo di individuare qualche strano animale che in vita sua aveva visto solo su qualche libro o in televisione. Un cervo magari e sarebbe stato inutile dirgli che forse con tutta quella gente il cervo si sarebbe tenuto alla larga. Se lo immaginava a sbracciarsi urlando il nome di Wufei, che in quel momento sciava lungo la pista che stavano sorvolando, lo avrebbe chiamato fino a fargli perdere la concentrazione e cadere rotolando per una decina di metri. Non poté fare a meno di sorridere all'idea del pilota cinese ricoperto di neve che agitava minaccioso una racchetta nell'aria, urlando frasi incomprensibili sulla giustizia e Duo che rideva sino a restare senza fiato.

Relena lo vide sorridere e lo prese sottobraccio poggiando il capo sulla sua spalla convinta che quel sorriso fosse per lei. Sentì il cuore colmarsi di gioia e sospirò felice. Heero invece tornò di colpo in sé e l'immagine di un allegro Duo scomparve dalla sua mente; il contatto con la giovane principessa lo stupì e non gli piacque affatto soprattutto per come Relena lo interpretava.

"Non volevo proprio sprecare una giornata così bella a fare l'albero," riprese a dire.

Heero strinse lievemente gli occhi soprapensiero. "Duo sembrava così entusiasta..." sussurrò.

"Già, non so cosa ci trovi di tanto divertente, è una cosa a cui ha sempre pensato la mia governante. A me piace guardarlo, ma farlo... non saprei neppure da dove cominciare!"

"E' schizzato fuori casa come una furia quando ha visto quell'abete."

"Chi?"

"Duo."

"S-Sì, sì, ma non ci pensiamo."

"Era così... così felice..." continuò Heero incurante delle parole di Relena, gli sembrava di avere qualcosa che lo chiamasse da un angolino della sua memoria ma che non riuscisse a mettere a fuoco; eppure sentiva che era qualcosa d'importante che non avrebbe dovuto dimenticare.

"Quel ragazzo sa essere proprio un bambino, vero? E a giudicare dalla colonia da cui proviene e dall'infanzia che ha passato probabilmente un albero di Natale non l'avrà neanche mai visto!"

Questa volta Heero sentì bene le parole di Relena, sollevò di scatto il capo ed un profondo cipiglio di disegnò sul suo volto; era sul punto di risponderle ma qualcosa lo trattenne proprio all'ultimo momento. Improvvisamente si ricordò ciò che continuava a sfuggirgli sin da quando aveva visto sul viso dell'amico quello sguardo così triste e deluso.

Si ricordò di una notte di un paio di settimane prima quando Duo era sgattaiolato di nascosto nella camera che Quatre aveva assegnato ad Heero; senza dirgli una parola si era infilato sotto le coperte e avevano fatto l'amore. Stesi sul letto l'uno accanto all'altro, poi, avevano passato il resto della notte a chiacchierare e il tema preferito di Duo era stato il Natale in arrivo. I ricordi riaffiorarono improvvisamente limpidi e lampanti nella mente di Heero.

~*~*~*~

"Sarà il primo Natale di questa nuova era di pace; non vedo l'ora, Heero."

"E' già un po' che non fai altro che parlarne, non so cosa ci trovi."

"E' una festa che mi piace molto, mi mette allegria!"

"Più del solito?"

Duo rise e girandosi a pancia in sotto si poggiò coi gomiti sul petto dell'amico/amante. "Sì, più del solito! E' tanto che non lo festeggio, al dottor G non gliene importava nulla."

"E allora quando l'hai festeggiato?"

"Quando stavo su L2, con Sorella Helen e Padre Maxwell, per due volte nell'anno e qualche mese in cui mi tennero con loro nella chiesa. Sono stati i giorni più belli della mia vita. A parte questi, ovviamente..." sospirò profondamente e poi poggiò anche il capo sul petto del compagno chiudendo gli occhi e tacque ascoltando il suo battito cardiaco forte e ritmico. Heero lo fissò incuriosito e prese ad accarezzargli i capelli sciolti, morbidi come seta.

"Non mi hai mai raccontato molto di quel periodo..."

Duo riaprì gli occhi ma non sollevò il capo rimanendo immobile. "Non mi hai mai chiesto niente."

"Ho sempre pensato che fossero ricordi che ti facevano soffrire."

"In parte sì, ma la parte che mi fa soffrire già la sai."

Heero annuì passando pigramente le dita tra le ciocche castano-rossicce, attese che Duo riprendesse a parlare, ma quando lo fece sembrò cambiare discorso.

"Quatre è mussulmano, vero?"

"Non lo so, ma credo di sì. Perché?"

"Non festeggia il Natale allora..." rifletté un po' amareggiato. In quell'immediato dopo-guerra, in cui nessuno di loro sapeva che fare o dove andare, Wufei li aveva convinti ad unirsi ai Preventers in cui lavorava già da quattro mesi e il giovane erede dei Winner si era offerto di ospitarli nella sua casa nel Sanc Kingdom. Da otto mesi Duo, Heero, Quatre e Trowa vivevano insieme. "Ma io voglio festeggiarlo e voglio fare l'albero!"

"E perché?" chiese Heero confuso, non capiva che gusto potesse esserci ad attaccare quattro palline ad un abete.

"E' la cosa più bella del Natale! E' il ricordo migliore che ho! Anche a costo di accontentarmi di un alberello di una spanna e mezzo nella mia camera, lo voglio fare!"

"Di che ricordo parli?"

Duo sollevò il capo guardando il compagno negli occhi blu di Prussia. "Vuoi saperlo sul serio?" chiese con una strana nota di speranza nella voce, Heero annuì e Duo sorrise ancora di più. "Fa l'albero con me ed io prometto che te lo racconterò."

"Ok."

"Ti amo Heero, ti amo davvero!"

L'ex-pilota di Wing sembrò tentennare un poco, cercò di sviare lo sguardo ma non riuscì a staccare gli occhi da quel viola scintillante che tanto adorava. Il cuore gli batté forte nel petto ma tutto ciò che riuscì a fare fu un sorriso. Duo si sporse in avanti baciandolo sulle labbra: poteva accontentarsi.

~*~*~*~

"Heero... Heero!" la voce di Relena si insinuò di colpo nei ricordi del giovane giapponese che batté le palpebre tornando alla realtà. La ragazza gli agitava una mano davanti al viso.

"Accidenti!" esclamò passandosi le dita tra i capelli. Relena lo vide divenire ansioso ed inquieto e gliene chiese il motivo. "Mi sono ricordato di una cosa, devo tornare a casa." Si guardò intorno ma si accorse che erano solo a due terzi della salita e che proprio non poteva scendere dalla seggiovia senza rischiare di rompersi l'osso del collo. Imprecò sottovoce e batté il pugno sulle barre laterali di metallo.

"Di cosa ti sei ricordato? Non puoi farne a meno?"

"Avevo promesso a Duo che avrei fatto l'albero di Natale con lui."

Relena spalancò gli occhi e sentì il cuore saltarle un battito. "Be'... ma... ma non era solo, c'era Quatre con lui." Incomprensibilmente le sue parole invece di acquietare il ragazzo lo fecero agitare di più e nei suoi occhi ebbe la sensazione di vedere il guizzò di un sentimento poco piacevole: gelosia, forse? Non volle pensarci e subito prese le mani di Heero tra le sue. "Oramai a quest'ora avranno finito e poi cosa t'importa?"

"Glielo avevo promesso, era importante!"

"E' solo uno stupido albero!"

"Non è solo uno stupido albero!" esclamò Heero con rabbia e Relena si ritrasse stupita ed un poco spaventata. Perché il ragazzo diveniva sempre così suscettibile quando si trattava di Duo? Temeva che tra loro ci fosse qualcosa, se ne era accorta da sola e Sally aveva solo confermato i suoi sospetti, ma preferiva credere che potesse essere solo una profonda amicizia e che la dottoressa avesse mal'interpretato. La principessa si rifiutava di credere a quella bizzarra unione ed era certa che Heero non potesse essere innamorato perché non aveva senso, non era naturale ed inoltre Duo era esattamente il suo opposto: espansivo e chiacchierone. Che avevano in comune quei due? Nulla!

"N-Non preoccuparti..." balbettò. "Vedrai che se la caverà anche senza di te."

"Ma..."

"Perché ti sta tanto a cuore?"

Heero tacque improvvisamente; quella sarebbe potuta essere un'ottima occasione per mettere tutto in chiaro con Relena, ma il giovane giapponese aveva deciso di rimandare tutto a dopo la rielezione a Vice Ministro degli Affari Esteri di Relena. Non voleva parlarne prima, in parte non ne aveva il coraggio. Sospirò chinando il capo e si accorse di non poter più insistere se non voleva rischiare di far sorgere nuovi sospetti nell'amica. Guardò l'orologio e si rese conto che era davvero tardi ormai, inoltre né Trowa né Wufei avrebbero lasciato le piste da sci senza un buon motivo e loro erano arrivati sin lì con una macchina sola.

Sospirò di nuovo e poi annuì. "Forse hai ragione... a quest'ora avranno già finito." Quella frase avrebbe dovuto tranquillizzare e rallegrare Relena e l'avrebbe fatto se non fosse stata detta con una profonda tristezza che il ragazzo non fu in grado di mascherare. In quel momento la giovane principessa avrebbe voluto essere nella sua mente per poter sapere cosa stesse pensando. Se avesse potuto avrebbe scoperto che i pensieri di Heero non erano certamente quelli che lei sperava. Nella sua mente una sola immagine, infatti, lo sguardo triste e deluso di Duo e un profondo senso di colpa e rabbia verso sé stesso.

*****

Quando rientrarono a casa era quasi l'ora di cena; Heero non era riuscito a convincere gli altri a rientrare prima, solo Trowa aveva tentennato, ma poi si era lasciato convincere da Wufei a sciare ancora. La tavola era già pronta e dalla cucina arrivava un buon profumo di stufato. Quatre si affacciò dal salotto e li salutò con un ampio sorriso. "Venite a vedere!" esclamò scomparendo di nuovo nella stanza. Il primo ad entrare fu l'ex-pilota di Heavyarms seguito poi da tutti gli altri.

Heero varcò la porta andando in cerca di Duo con lo sguardo. Lo vide sorridente e allegro accanto al grosso abete posto tra il camino e la vetrata. L'albero era davvero imponente e carico di palline di tutti i colori e forme. Sulla sua cima era stata posta una grossa stella argentata. Quei due ragazzi avevano fatto davvero un bel lavoro.

"Ed ora che ci siamo tutti è giunto il gran momento!" esclamò il giovane dalla lunga treccia castana, si chinò e infilò una spina verde nella presa accanto all'albero. L'abete si accese istantaneamente, mille lucette bianche brillarono qua e là come tante piccole stelle e in più una fila di luci tutte colorate, che correva in circolo intorno all'albero dalla base sino alla punta, illuminò l'abete con graziosi giochi di luce. A rendere il risultato ancora più suggestivo furono le palline di vetro che riflettevano le luci intermittenti. Duo sorrise di più osservando il suo lavoro, indietreggiò fermandosi accanto a Quatre e scambiando con lui uno sguardo compiaciuto.

Trowa si avvicinò al suo amante biondo e gli posò le mani sulle spalle. Non disse nulla, ma Quatre poggiò la schiena contro il suo petto e sprofondò di più tra le braccia dell'alto ragazzo sospirando profondamente e socchiudendo gli occhi. Un contatto simile non aveva bisogno di parole, Quatre sembrò assorbire tutti i sentimenti di amore e dolcezza che Trowa emanava da ogni singola parte del suo corpo. Duo provò una fitta di invidia al cuore e si volse a cercare Heero, ma il ragazzo era dietro a tutti, distante come al solito, accanto a Relena... come al solito. Sospirò e tornò a guardare l'albero mentre dentro di sé si stava di nuovo facendo largo il desiderio di piangere.

"E' splendido," sussurrò Sally rapita dal gioco di luci dell'abete. "Che ti dicevo Wufei? Un albero di Natale è sempre speciale!"

Il giovane cinese non rispose, si accostò invece alla porta del salotto ed andò in cerca dell'interruttore della luce, trovatolo lo premette e la stanza cadde nel buio. Le luci dell'albero sembrarono diventare più grandi e più luminose e la meraviglia fu triplicata. Tornato accanto a Sally, Wufei le sorrise e nel buio andò in cerca della sua mano. Quando le dita s'incontrarono, lentamente si intrecciarono chiudendosi le une sulle altre.

Relena in fondo alla stanza osservò il silenzioso incontro di mani di Wufei e Sally e lentamente allungò un braccio verso Heero, ma quando le loro mani si sfiorarono Heero alzò di scatto le braccia incrociandole al petto e prese a camminare in avanti superando il compagno cinese e fermandosi dietro a Duo. "Avete fatto proprio un bel lavoro."

"C'abbiamo messo molto più di quel che pensassimo," raccontò Quatre poggiando le mani sulle braccia di Trowa che ora gli cingevano il collo e le spalle. Duo invece rimase silenzioso a fissare l'albero. "Soprattutto per la parte alta dell'abete, abbiamo dovuto prendere la scala!"

"Ora che vedo il risultato mi dispiace non essere rimasto," sussurrò Trowa all'orecchio del ragazzo tra le sue braccia, cercò di tenere il tono più basso possibile affinché quelle parole fossero per Quatre soltanto ma Heero era sufficientemente vicino per sentirle.

Anche lui avrebbe voluto essere lì con Duo quel pomeriggio, se solo si fosse ricordato di quel che lui e il ragazzo si erano detti due settimane prima! Guardò Duo che non accennava a staccare gli occhi dall'albero, quasi cercasse di fare finta che Heero non fosse lì. Non poteva negare di sentirsi terribilmente in colpa. Avanzò ancora di un passo e con mano incerta afferrò la treccia del ragazzo tirandola leggermente. "Non dici niente?" gli chiese cercando di tenere il tono più piatto possibile.

Duo continuò a tenere il suo sguardo sull'abete e solo qualche secondo dopo chiese: "Vi siete divertiti a sciare?"

"D-Duo..."

"Eh? Vi siete divertiti?" ripeté a voce alta voltandosi di scatto, nel buio cercò Relena con lo sguardo. "Vostra maestà, i luoghi della vostra infanzia sono ancora come li ricordavate?" chiese sorridendo e la ragazza non riuscì a capire se voleva essere spiritoso o sarcastico.

"S-Sì... proprio come quando ero piccola."

"Bene!" esclamò e s'incamminò veloce verso la porta lasciando che la sua treccia scivolasse tra le dita del compagno. Heero lo seguì confuso con lo sguardo. "Siete molto fortunata ad avere luoghi d'infanzia così belli!"

"Perché mi dai del voi Duo?"

"Perché sei una principessa!" rispose e sorridente improvvisò un inchino. Tornò dritto e accese di nuovo la luce. "Vorrei avere anch'io ricordi come i tuoi! Essere una persona importante come te, così magari gli altri si accorgerebbero che esisto!"

Heero strinse gli occhi colpito al cuore dalle parole del compagno.

"Be'... ma tu sei un pilota di Gundam!" ribatté Relena sorridendogli a sua volta, non sapeva a che gioco Duo stesse giocando, ma era meglio non farsi trovare spiazzata. Probabilmente il ragazzo era solo invidioso della sua posizione. "Siete importanti anche voi!"

"Già... dunque... ti piace il mio albero principessa?"

"E' davvero splendido, tu e Quatre siete stati bravissimi."

"Allora vedi che è stata una buona idea non venire con voi? Ne sei contenta anche tu, vero?"

Relena corrugò la fronte e tentennò un istante indecisa su cosa rispondere. Dove stai cercando di arrivare Duo? Chiese tra sé e sé. "Be'... mi spiace che tu non sia venuto a sciare, ma sembravi più contento dell'albero che di stare con noi!"

"Sono certo che ti sia dispiaciuto... ma sai..." la sua voce tentennò per un istante, quasi volesse che la ragazza ne assorbisse l'ironia. Quando riprese a parlare sembrò più sincero. "Sono tanti anni che aspetto un Natale di pace! E l'albero ne è certamente il simbolo più bello..."

"Sicuramente è molto bello, ma non so cosa ci trovi a farlo!"

"Vecchi ricordi, Relena" sollevò un istante lo sguardo verso Heero. "Ma non vi preoccupate, non vi annoierò con storie che non v'interessano."

Heero sentì il cuore affondargli di più nel petto, le parole di Duo continuavano a colpirlo duramente e non fecero altro che alimentare il suo senso di colpa. Avanzò di un passo ma non fece neppure in tempo a dire una singola sillaba perché Duo si voltò immediatamente dandogli le spalle; non voleva concedergli alcuna chance. Piegò le braccia dietro alla testa e s'incamminò verso la sala da pranzo. "Sarà meglio che andiate a cambiarvi, credo che la cena sia quasi pronta; sarebbe un peccato far raffreddare gli splendidi manicaretti di Cecil!"

"Soprattutto per te sarebbe un peccato!" commentò Wufei con un sorriso, oltrepassò la porta e corse su per le scale seguito dal resto del gruppo. Heero tentennò un poco ma vide Duo poggiarsi al muretto basso della cucina e chiacchierare con la cuoca; non era il momento per parlare.

Sfortunatamente per l'ex- pilota di Wing il momento adatto sembrò non arrivare mai; Duo lo evitò abilmente per tutta la serata, mentre Relena gli rimase sempre accanto fino al momento di andare a dormire. Solo quando la casa cadde nel più totale silenzio e tutti sembrarono essersi addormentati, Heero uscì dalla sua camera e silenziosamente oltrepassò il mini salotto fermandosi davanti alla stanza di Duo. Tentennò solo un istante e poi bussò lievemente alla porta. Attese alcuni secondi ma non giunse alcuna risposta. Bussò ancora, ma quando l'esito si rivelò uguale a quello precedente lui aprì la porta ed entrò nella camera. Le lampade erano spente ma dalla finestra entrava la luce azzurrina di una luna quasi piena che illuminava la camera quel tanto che bastava per vedere che era vuota.

Heero richiuse la porta guardando l'orologio: erano le due di notte; perplesso si chiese dove fosse l'altro ragazzo. Si girò sui talloni e s'incamminò lungo il piccolo salottino raggiungendo le scale e quindi il piano sottostante. La sala da pranzo era buia e vuota, così come la cucina, posto dove Heero contava di trovare l'amico. Sbuffò guardandosi intorno e vide, attraverso la porta di vetro, le luci intermittenti dell'albero di Natale illuminare il salotto. Raggiunse la stanza ed entrando si chiuse la porta alle spalle; l'albero brillava nel buio e un debole fuocherello ardeva avvolto da una luce rossa e calda nel camino. Inutile, Duo non era neppure lì, forse era fuori sul portico anche se era alquanto improbabile dato che la sera la temperatura scendeva in modo quasi insopportabile. Fu sul punto di riaprire la porta quando sentì il fruscio di una coperta. Tolse la mano dalla maniglia e girò intorno al divano che stava di spalle alla porta. Duo era steso lì sopra, avvolto in una calda coperta in pail, gli occhi socchiusi, più addormentato che sveglio.

"Duo?" chiamò Heero e il ragazzo batté le palpebre ma non rispose. "Cosa fai qui? Perché non sei a letto? Non sai che ore sono?"

"Togliti Heero, mi blocchi la visuale," sussurrò Duo e il compagno si guardò alle spalle notando di trovarsi proprio tra il divano e l'albero. Duo, al buio, stava guardando il gioco di luci del grande abete.

"Da quanto sei qui?"

"Che t'importa? Togliti ti ho detto."

Heero sospirò e si sedette sul divano accanto all'amico. "E' tutta la sera che mi eviti."

"Sei fortunato, tu sono mesi che eviti me."

"Duo... mi dispiace... dico davvero... non mi sono ricordato di quello che avevamo detto sull'albero, non mi sono ricordato di averti promesso di farlo con te."

"Non farmi il riassunto della giornata, lo so."

"Sto cercando di chiederti scusa."

Per la prima volta da quando Heero si era seduto lì, Duo staccò lo sguardo dall'albero e lo rivolse verso il ragazzo. "Sapevi quanto era importante per me..." Heero annuì lievemente. "Ma non è solo quello, tu hai scelto Relena."

"Io non ho scelto lei!"

"Ma perché non riesci ad essere sincero con me!" esclamò Duo alzandosi di scatto seduto, i suoi occhi erano colmi di rabbia e tristezza. "Hai preferito andartene con lei. Maledizione! Ammettilo che ne sei innamorato, renderesti le cose più facili ad entrambi!!"

Heero divenne scuro in viso e rimase in silenzio per alcuni secondi, poi prese fiato per parlare e con lentezza scandì le seguenti parole. "Io. Non. Sono. Innamorato. Di. Relena."

"E allora perché... perché l'hai preferita a me?"

"Ho sbagliato Duo e sinceramente mi dispiace per lei. Temo sia davvero innamorata di me e non volevo ferirla."

E così hai ferito me. Pensò Duo mordendosi le labbra, chinò il viso e Heero alzò la mano per accarezzalo sulle guance.

"Te lo giuro, non sono innamorato di lei. E' che non voglio che stia male ora che l'aspetta una conferenza tanto difficile e delicata."

"Le parlerai mai di noi?"

Heero tentennò, ancora non era certo di cosa l'aspettava per il futuro, ancora non riusciva a capire dove i suoi sentimenti volessero portarlo e se la sua vita era con Duo. Strinse lievemente gli occhi e continuò ad accarezzare l'amico su una guancia, non voleva rovinargli quei giorni di festa più di quanto non avesse già fatto. Avrebbe potuto rimandare qualsiasi decisione a dopo. "Quando le acque si saranno un po' calmate..." balbettò anche se sapeva di non essere stato del tutto sincero. Prima di dire qualsiasi cosa su sé stesso e Duo voleva essere assolutamente certo dei suoi sentimenti e per ora non lo era.

Duo alzò di nuovo lo sguardo, aveva ancora mille dubbi ma temeva che se li avesse rivelati a Heero il ragazzo avrebbe finito con il seccarsi e lui non voleva correre il rischio di perderlo. Gli aveva giurato che non amava Relena, questo doveva bastargli. Avrebbe voluto chiedergli cosa provava per lui invece, ma non ne ebbe il coraggio e in silenzio si chinò in avanti poggiando il capo contro il suo petto. "N-Non riesci a capire quanto influisci sulla mia vita?" sussurrò poi un leggero imbarazzo nella sua voce.

Heero sospirò ed annuì accarezzando l'amico sui capelli, prese la lunga treccia color castagna e la fece scivolare nelle mani sino ad avere tra le dita il piccolo elastico nero che teneva fermo i lunghi capelli. Lo sfilò e Duo alzò di scatto il viso cercando di allontanare le mani dell'altro ragazzo. "Fermo," sussurrò Heero e chinandosi in avanti lo baciò sulla fronte continuando a sciogliere lentamente i capelli. "Vuoi dirmi ora quello che mi avresti raccontato facendo l'albero?"

"Vuoi saperlo davvero?"

Heero annuì e alzandosi si spostò sedendosi dietro Duo, si poggiò con la schiena al bracciolo del divano e poi circondò il ragazzo tra le gambe e le braccia tirandolo a sé in modo che si poggiasse al suo petto. Duo s'irrigidì un istante, ma poi si lasciò andare e, piegandosi all'indietro, premette la schiena contro il petto dell'amico che gli avvolse le braccia intorno al collo e alle spalle. Rimasero in silenzio per un poco illuminati dalle luci calde e colorate del grosso abete di fronte a loro, poi Heero, con una dolcezza che non sembrava appartenergli, premette le labbra contro i capelli dell'altro ragazzo e le curvò in un tenero bacio. "Ti ascolto," gli sussurrò e Duo sospirò piegando il capo all'indietro contro la spalla di Heero. La sua mente volò al passato e un lieve sorriso si disegnò sulle sue labbra perfette.

"Nel primo Natale che passai alla chiesa Maxwell Sorella Helen mi affidò il compito di fare l'albero. Non che io fossi quello più indicato, ma sperava che impegnandomi in questo modo io mi calmassi un poco. Sai... ero un ragazzino alquanto agitato!"

"Be'... lo sei rimasto." Duo rise ed annuì. "Quanti anni avevi?"

"Sette. Nella chiesa avevamo solo un piccolo alberello finto tutto spellacchiato, così io organizzai un gruppetto di ragazzini e una notte sgattaiolammo fuori dalla chiesa. Il giorno dopo avevamo un bell'abete proprio vicino all'altare. Sorella Helen quasi svenne quando lo vide!"

"Dove l'avevate preso?"

"Dove l'avevamo rubato vorrai dire! Poco lontano dalla chiesa c'era un supermercato. Quando vivevo per strada avevo trovato una finestrella rotta e la usavo quando non avevo più niente da mangiare, molto comodo!" esclamò con un sorriso, Heero invece sentì stringersi il cuore ma non disse nulla. "C'era un albero piuttosto grande in vendita e noi riuscimmo a tirarlo fuori e a portarcelo via. Padre Maxwell, però, chiamò il proprietario del supermercato il giorno dopo e quello per poco non mi linciò."

"Ma perché lo avevi rubato?" chiese Heero e Duo balbettò confuso, quasi non capisse perché gli ponesse una domanda simile e di conseguenza non sapesse cosa rispondere.

"P-Perché non sapevo in che altro modo si prendessero le cose! Ho sempre dovuto rubare, credevo fosse giusto così per noi ragazzini di strada, oltretutto io ero molto bravo! Alla fine, dopo un lungo parlare, quel signore decise di lasciarci l'albero, ma io avrei dovuto pagarglielo."

"Come?"

"Dovetti lavorare nel suo negozio per un mese dopo Natale," rise nel ricordare quei giorni e si coprì gli occhi con la mano. "Mi mise a pulire i bagni, non voleva assolutamente che mi avvicinassi ai prodotti che vendeva perché non si fidava di me. E faceva bene! Comunque quella è stata l'ultima cosa che ho rubato durante il periodo che rimasi nella chiesa; Sorella Helen e Padre Maxwell mi dissero che ora che stavo con loro non avrei più dovuto rubare. Ok, gli risposi, non ruberò più, chiederò l'elemosina perché questo è quello che fa la chiesa, no?"

Heero rise e tirò più su la coperta di pail per coprire entrambi.

"A quel punto avevamo l'albero ma pochissime decorazioni, avevo preso molto a cuore il compito che Sorella Helen mi aveva assegnato e quell'albero così conciato non mi piaceva. La mattina della vigilia uscii e tornai prima di cena con una busta piena di palline colorate ed una grossa stella argentata, molto simile a quella," raccontò e con un cenno del capo indicò la decorazione in cima al grande abete.

"Non avevi detto che non avevi più rubato?"

"Non mento mai Heero! Non avevo rubato quelle palline anche se fu quello che credettero anche Sorella Helen e Padre Maxwell, erano davvero arrabbiati! Sorella Helen si inginocchiò davanti a me chiedendomi continuamente perché lo avevo fatto e Padre Maxwell si infilò il cappotto deciso a farmi riportare al legittimo proprietario pallina per pallina. In realtà io ero andato a bussare porta per porta dicendo che ero un orfano della chiesa Maxwell e chiedendo se avevano vecchie decorazioni di Natale che volevano donare. Da piccolo dovevo fare molta tenerezza e avevo una gran chiacchiera..."

"Da piccolo?" lo interruppe Heero e Duo rise stringendosi di più all'amico.

"...be' sì, anche ora me la cavo... insomma alla gente stavo simpatico e mi diedero un sacco di roba. Ricordo che quando lo raccontai Sorella Helen mi abbracciò così forte che quasi mi tolse il respiro. Passammo l'intera serata ad appendere decorazioni sull'albero e... e fu..." balbettò, la voce tremante per l'emozione. "...bello. Sorella Helen era così dolce e gentile, non so perché, ma sembrava le piacesse stare a parlare con me, ascoltarmi e parlammo tutto il tempo, ridemmo tutto il tempo... io e lei e tutti gli altri bambini e Padre Maxwell che non faceva altro che dirmi che bella idea che avevo avuto con quelle palline e che ero davvero un bravo ragazzo. Quella sera mi coccolarono tutti! Non credo di essermi mai più sentito così amato." Sospirò profondamente e si girò sotto sopra per poter poggiare la fronte tra la spalla e il collo di Heero. Il viso sempre rivolto verso l'albero, e un braccio scivolò lungo la schiena dell'altro ragazzo fino a cingergli la vita.

Heero lo lasciò accomodarsi tra le sue braccia e poi tirò il plaid per coprire le spalle del compagno; con una mano prese ad accarezzargli i capelli ormai sciolti, giocando con una ciocca che si rigirò tra le dita, mentre con l'altro braccio gli avvolse le spalle. "Continua..." gli sussurrò un istante dopo poggiando la guancia contro la testa di Duo.

"Il giorno dopo, che era Natale, per pranzo mangiammo tacchino e purè, c'era anche una grossa torta di zucca. Era la prima volta che avevo la pancia così piena! Poi Sorella Helen si sedette al vecchio organo che avevamo in chiesa e ci insegnò delle canzoni di Natale. Mi disse che avevo una bella voce e decise che mi avrebbe insegnato a cantare. Cantavo spesso in chiesa con gli altri bambini e il Natale dell'anno dopo Padre Maxwell mi fece cantare da solo durante la messa, fu bellissimo, mi fecero anche un sacco di applausi!"

"Hai passato dei bei Natali in quella chiesa."

"Sì, i più bei giorni della mia vita... ma non ci furono altri Natali, solo quei due, poi arrivarono i ribelli due giorni dopo l'ultimo Natale e di seguito la Federazione che spazzò via tutto," disse e la sua voce aveva perso tutta l'emozione che aveva avuto fino ad un istante prima. I suoi occhi si strinsero in un'espressione dura e piena di rabbia e lui prese a mordersi le labbra mentre un lieve fremito gli corse su per la schiena.

Heero lo percepì e lo strinse più forte a sé baciandolo sui capelli. "Non pensarci, questa sera ricorda solo quei due Natali," gli sussurrò scivolando un po' verso il basso in modo da stendersi di più. Duo si accomodò meglio ed ora stava interamente steso sul petto dell'amico. "Duo..." chiamò poi spezzando il silenzio che era sceso tra loro. "...canteresti per me?"

"C-Cosa?"

"Hai detto che Sorella Helen t'insegnò a cantare, no? Allora canta per me la canzone che cantasti in chiesa."

"M-Ma è... è passato così tanto tempo... non so se ne sono ancora capace e non credo di ricordare tutte le parole..."

"Canta quello che ricordi."

Duo sollevò leggermente il viso, quel tanto che bastava per poter vedere Heero negli occhi e l'altro gli sorrise baciandolo sulla fronte. Allora Duo ricambiò il sorriso e tornò col capo sul suo petto, chiuse gli occhi e cercò di ricordare la chiesa piena di gente, l'albero vicino all'altare, il suono dell'organo, gli occhi dolci di Sorella Helen pieni d'amore e quelli buoni di Padre Maxwell pieni di fiducia, le candele accese, i vetri colorati e l'odore d'incenso e fu come tornare indietro nel tempo, fu come essere ancora un bambino che non aveva mai fatto del male a nessuno. Nonostante la posizione scomoda la sua voce uscì calda e bassa dalle sue labbra.

"So this is Xmas

And what have you done

Another year over

And a new one just begun"

S'interruppe e rise non ricordando le parole, poi però riprese e si accorse che il testo della canzone gli tornava chiaro in mente man mano che andava avanti.

"And so this is Xmas

I hope you have fun

The near and the dear one

The old and the young

A very Merry Xmas

And a happy New Year

Let's hope it's a good one

Without any fear

And so this is Xmas

For weak and for strong

For rich and the poor ones

The world is so wrong

And so happy Xmas

For black and for white

For yellow and red ones

Let's stop all the fight"

A quel punto però la sua voce tremò e Heero lo sentì sussultare tra le sue braccia. "Sssh... non piangere..." gli sussurrò ma ottenne l'effetto contrario perché Duo capì che l'amico aveva sentito tutta la sua sofferenza e non ebbe più motivo per trattenersi. Si strinse di più a Heero tremando e piangendo e l'altro continuò ad accarezzarlo tra i capelli lasciandolo sfogare senza parlare. Heero non era bravo con le parole, non avrebbe saputo cosa dire per confortarlo, ma nel cuore sentiva di star soffrendo con lui e in quel momento sapeva che non l'avrebbe lasciato per nessun motivo al mondo, neppure se Relena fosse entrata in quella stessa stanza proprio in quel momento. Duo era tutto ciò che aveva ed era importante per lui anche se ancora non capiva cosa provava realmente per quel ragazzo. Cos'era quel fremito che ora sentiva nel cuore?

Meno di cinque minuti dopo Duo era di nuovo calmo, si strofinò le guance con le maniche del pigiama e restò in silenzio a guardare l'albero. Non si parlarono per quasi mezz'ora persi ognuno nei propri pensieri, cullati dalla presenza e dal calore dell'altro. Fu Duo a rompere quel silenzio, si sollevò sul gomito piegato sotto la vita di Heero e lo guardò. Heero aprì gli occhi sentendo il movimento del compagno e si fissarono per alcuni istanti, poi Duo sorrise e i suoi occhi tornarono luminosi come il solito, resi ancora più brillanti dalle lacrime versate da poco. "Non mi hai detto come canto."

Heero rise e istintivamente si sollevò un poco stringendogli le braccia intorno alla testa e alle spalle. Lo baciò sul capo e lo tirò giù con sé per tornare entrambi stesi sul divano. "Orribile!" esclamò e Duo sorrise sapendo che il ragazzo intendeva esattamente il contrario.

"Orribile, eh?!? Vorrei sentir cantare te!" ribatté l'ex-pilota di Deathscythe, puntò le ginocchia contro il divano cercando di tirarsi indietro, ma Heero era molto più forte e lui non riuscì a sfuggire alla sua presa.

"Non riesci neppure a liberarti! E poi dai a me del rammollito!"

"Sei in una posizione più comoda!" brontolò Duo lottando per tirarsi indietro.

Heero rise e strinse di più la presa. "Dì invece che non ce la fai!"

"Ti odio!"

"Non è vero, tu mi ami!" ribatté Heero e l'altro ragazzo ringhiò per la rabbia applicando l'unica tattica che gli venisse in mente: il solletico. Heero sussultò e ritrasse di colpo le braccia. "V-Vigliacco..." balbettò tra le risate, cercò di coprirsi il petto per allontanare le mani di Duo ma quando vide che non otteneva alcun risultato, abbandonò la difesa e passò al contrattacco. Riuscì ad afferrare i polsi del ragazzo che istintivamente li tirò indietro con tutta la forza che aveva. Troppa forza, in realtà, visto che si sbilanciò talmente che cadde di lato, Heero gli lasciò di colpo i polsi e Duo carambolò di schiena giù dal divano sul tappeto. Il giovane ex-pilota di Wing si alzò su un gomito e si sporse in avanti ridendo divertito e beffandosi del compagno. Duo si accigliò offeso e, sollevando di scatto le braccia, afferrò Heero per il collo del pigiama e lo tirò più forte che poté. Il ragazzo non trovò alcun appiglio e cadde a sua volta giù dal divano su un di nuovo sorridente Duo.

"Non riesci proprio a starmi lontano, eh?"  commentò il giovane dai lunghi capelli avvolgendo braccia e gambe intorno al corpo dell'amico e Heero, a soli pochi centimetri dal suo viso, sorrise divertito. "Sai Yuy, non ti ho mai visto ridere tanto."

"Sei tu che mi fai ridere Maxwell!"

"Lo prendo come un complimento!" ribatté Duo chiudendo gli occhi, si sollevò un poco e sfiorò le labbra dell'altro con le sue. Riaprì gli occhi poggiando di nuovo il capo a terra e Heero non sorrideva più, nel suo sguardo tutto un altro genere di emozioni. Desiderio, amore forse? Duo sperò di vederci amore, ma non fece in tempo a scrutare con più attenzione gli occhi blu del compagno poiché Heero li chiuse e si chinò premendo le labbra contro le sue. Il bacio da dolce e leggero si trasformò subito in passionale e travolgente. Durante la guerra avevano sentito spesso il bisogno di quel contatto, per trovarvi conforto, per non sentirsi soli, per essere vivi in quel mondo di morte, ma ora la guerra era finita e ancora era forte il bisogno l'uno dell'altro. Heero si chiese se fosse solo abitudine, ma se così fosse stato perché ora tutto ciò che voleva era ancora stringere quel ragazzo a sé, baciarlo e sentirsi proprietà l'uno dell'altro? Sciolse il bacio tirandosi un po' indietro per guardare il compagno sotto di sé, le labbra ancora separate, gli occhi viola socchiusi e lucidi che non potevano celare il desiderio e l'amore di cui erano pieni, il viso pallido incorniciato nei morbidi capelli castani. Il giovane ex-pilota di Wing sentì un flusso di emozioni che non poteva controllare e tutte lo spingevano inesorabilmente verso Duo, era così frustrante non capire i propri sentimenti! Chiuse gli occhi e sospirò.

"Hee-Heero..." mormorò Duo, un tremito scosse il suo corpo e la sua voce e l'altro vide il suo sguardo mutare leggermente attraversato da un punta di confusione e paura. "...t-ti prego..." continuò con un tono così basso che l'altro lo sentì appena, il desiderio nei suoi occhi divenne ancora più intenso così come il timore del rifiuto e Heero lo strinse più forte tra le braccia baciandolo di nuovo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per spazzare via il disagio che aveva visto nello sguardo dell'amico, ma più lo baciava più si rendeva conto che non era solo per Duo che lo faceva, lui ne aveva altrettanto bisogno. Gli prese il viso tra le dita intensificando il bacio e Duo gli strinse le braccia intorno alle spalle spingendo i fianchi contro quelli dell'altro. Heero gemette a quel contatto e la sua mano scivolò fin sotto la vita di Duo per tirarlo di più a sé e aumentare così la pressione tra i due corpi. Questa volta a gemere fu Duo. Separarono le labbra e Heero continuò a baciarlo lungo la guancia fin sotto l'orecchio e poi giù per il collo mentre le mani dell'altro ragazzo si facevano strada sotto la maglia del pigiama di Heero, accarezzandogli la schiena. Più andavano avanti più sentivano quanto quel contatto era mancato loro, ebbero la sensazione che tutta la confusione, portata da quei due giorni in cui erano dovuti restare tanto distanti, scivolasse via e tutto tornasse alla normalità. Stare l'uno nelle braccia dell'altro era come essere a casa.

I loro gesti s'intensificarono così come il desiderio l'uno dell'altro, l'ondata di emozioni li travolse e ebbero l'impressione che l'intera stanza ondeggiasse intorno a loro. Erano sul punto di perdere il controllo quando un improvviso botto li fece tornare di colpo alla realtà e loro sussultarono spaventati. Heero scattò sulle ginocchia mentre Duo si alzò seduto e per un attimo trattennero il respiro guardandosi intorno con gli occhi spalancati. La stanza era vuota e non sembrava esserci nessuno neppure nella sala da pranzo, nonostante la loro visuale fosse bloccata dal divano e dalla porta a vetri chiusa. Attesero in silenzio e pochi istanti dopo il rumore si ripeté. Entrambi si alzarono in piedi andando verso una delle finestre che dava sul davanti della casa. Scostarono le tende e videro che la persiana aveva cominciato a battere contro la parete per il vento che nel frattempo si era alzato. Sospirarono profondamente e guardandosi scoppiarono a ridere.

"Meglio andare via da qui," suggerì Heero, aprì la finestra chiudendo la persiana e un soffio di aria gelida li investì facendoli rabbrividire. Duo riprese la sua coperta ed uscì dalla stanza incamminandosi silenziosamente su per la scala seguito da Heero, tentennò un poco giunto di fronte alla porta della camera da letto del compagno, tutto intorno era buio e silenzioso. Heero invece non rallentò, circondò la vita di Duo con le braccia e lo spinse in avanti attraverso il mini salotto; l'oltrepassarono ed entrarono nella camera del giovane dai capelli lunghi.

"Perché ti eri fermato? Temevi che non t'avrei seguito?"

"N-No... no..." balbettò Duo ma non riuscì a dire altro perché Heero lo spinse verso il letto sfilandogli la maglia del pigiama, si tolse anche la sua e poi strinse le braccia intorno alla vita del compagno ed insieme caddero sul letto. Finalmente liberi di lasciarsi andare alle loro emozioni, si amarono stringendosi tra le braccia come se fossero stati l'uno tutto ciò di cui l'altro avesse bisogno e Heero sentì nel profondo del cuore di essere nel posto giusto con la persona giusta.

*****

La sveglia sul comodino di Duo segnava le tre e cinquanta di notte, Heero la guardò senza sentirsene preoccupato, durante la guerra aveva imparato a dormire poche ore a notte ed era certo che la mattina dopo non avrebbe risentito troppo di aver fatto così tardi. Per Duo però sarebbe stato diverso; nell'ultimo anno, infatti, si era abituato a dormire un po' di più ed oltretutto non aveva la resistenza dell'ex-pilota di Wing. Heero chinò un po' lo sguardo osservando il ragazzo che stava disteso accanto a sé col capo posato sul suo petto. I suoi lunghi capelli sciolti gli coprivano le spalle come un velo di seta castana e Heero si passava la stessa ciocca tra le dita ormai da quindici minuti. Quel leggero e ripetuto contatto sembrava appagare lui e rilassare Duo, che nonostante la stanchezza e la tarda ora era ancora sveglio.

"Perché non dormi?" sussurrò Heero spezzando il silenzio che era calato tra loro almeno da una decina di minuti.

Duo sospirò stringendosi di più al corpo del compagno. "Non lo so... ho paura che andrai via appena mi addormenterò."

"Devo tornare nella mia stanza."

"Per quel che mi riguarda tutto quello che devi fare è restare qui."

"Devi dormire Duo, o domani sarai uno straccio." Fece per alzarsi ma il giovane americano lo strinse più forte per tenerlo accanto a sé.

"Che m'importa di come sarò domani?! Tanto non so neppure sciare, non ho bisogno di essere così sveglio!"

Heero tacque riflettendo tra sé e sé. "T'insegnerò io se vuoi."

Duo sollevò un po' il capo per guardare l'altro in viso. "Lo faresti davvero?" chiese e Heero annuì sorridendo.

"Ma ora voglio che tu dormi, hai già gli occhi gonfi."

"Ok, ma restami accanto finché non mi sarò addormentato, ti prego."

Heero fece cenno di sì con il capo e Duo abbassò di nuovo il viso poggiandosi sul suo petto. Sorrise sospirando profondamente per sentire il profumo dell'altro. "Ti amo Heero," mormorò e finalmente chiuse gli occhi.

Il giovane pilota da L1 riprese ad accarezzargli i capelli mentre l'ultima frase di Duo continuava a riecheggiare nelle sue orecchie, sentì un dolce calore avvolgergli il cuore e il forte desiderio di stringere il ragazzo a sé più forte che potesse, ma non lo fece e non riuscì neppure a dire ciò che tutto il suo corpo e la sua anima gli gridavano e che lui non riusciva sentire. Disse invece solo ciò che la sua mente era in grado di comprendere e analizzare. "Sei tutto ciò che ho..." lo baciò dolcemente sulla fronte, "...dormi bene."

Duo socchiuse gli occhi per un istante, non era proprio quello che avrebbe voluto sentirsi dire, soprattutto dopo ciò che c'era stato tra loro quella notte, ma sapeva di doversi accontentare e in fondo non gli dispiaceva essere considerato dal suo amico e amante tutto quello che avesse. Richiuse gli occhi e si lasciò addormentare cullato dal respiro lieve di Heero e dal suo forte e ritmico battito cardiaco; esausto com'era cadde nel sonno più profondo nel giro di un paio di minuti. La mattina dopo, quando si risvegliò, Heero non era più accanto a sé.

Continua…

*****

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