Rinuncia: Ovviamente GW non è mio, mai lo è stato e mai lo sarà.
Attenzione: 1x2x1, Yaoi, no lemon.
Importante:
- Questa storia fa parte di "Heero e Duo Arch", una serie di storie su come io vedo la relazione tra Heero e Duo.
- Tratto da un evento nella storia del cartone animato, ho apportato qualche piccolo cambiamento. ^_ ~
Fuga Dalla Base C-102 – HEERO E DUO ARCH
by Ely
Capitolo 1
A.C. 195
Il capitano Kail delle truppe di Oz stanziate nella base spaziale sulla colonia C-102, piegò le braccia dietro la schiena incrociando le mani. Dalla sala di controllo dell'hangar fissò, attraverso gli occhi sottili, il Gundam che veniva trascinato all'interno dell'area di attracco. Era certo che un successo simile lo avrebbe messo in ottima luce nelle alte sfere dell'organizzazione e già poteva percepire il profumo di una promozione. Sorrise, probabilmente sarebbe diventato uno dei più giovani colonnelli delle armate di Oz; a parte lo stesso Treize Kushrenada nessuno stava facendo una carriera brillante come la sua.
Solo due ore prima avevano intercettato la navicella proveniente dalla Terra e il suo sospetto che potesse essere uno dei piloti dei Gundam si era rivelato corretto e Lady Une gli aveva dato immediatamente tutto il suo appoggio. Inviata una squadra di Mobile Suit Taurus, la battaglia contro il Gundam era stata più semplice del previsto e il gigante di metallo era stato catturato facilmente. Il capitano George Kail strinse lievemente gli occhi perso nelle sue elucubrazioni: a giudicare da ciò che aveva letto sugli attacchi portati avanti da quel Gundam sulla Terra, c'era una sola soluzione possibile ad una cattura così facile, il Suit doveva essere a corto di energia e di munizioni, così come il pilota probabilmente.
Ecco lo svantaggio di portare avanti una guerra solitaria; per questo i Gundam sono destinati a perdere... pensò uscendo dalla sala di controllo ed entrando nell'area d'attracco dove un gruppo di soldati ben addestrati si stava schierando intorno al gigante nero. Non si può sperare di vincere se non si ha un appoggio sicuro, chi si occupa dei rifornimenti e delle riparazioni... ora che anche le colonie li stanno abbandonando non rimane loro che scomparire.
"Capitano, apriamo la cabina di pilotaggio?" domandò uno dei soldati in piedi sul ventre del gigante di gundanium. Il capitano, capelli scuri ed occhi azzurri freddi come il ghiaccio, annuì solennemente.
Ed ecco il primo che scomparirà. Si disse mentre sul volto gli si allargava un ampio sorriso. Lanciò un rapido sguardo al giornalista e al suo cameraman a cui aveva concesso di entrare. Cinepresa in spalla e sguardo un po' confuso e forse anche spaventato; questi piloti di Gundam erano già diventati una sorta di mito nelle colonie, cosa che bisognava sradicare al più presto.
Il soldato, seguito da altri tre commilitoni, si arrampicò sul petto del gigante di gundanium e minuziosamente cercò il pannello di controllo per aprire la cabina, con suo stupore la porta di metallo si mosse con un sibilo prima che lui toccasse qualcosa; si sporse in avanti per guardare all'interno del Gundam e dal buio della cabina saltò verso l'alto ciò che gli sembrò una pantera nera. Qualunque cosa fosse lo colpì duramente al viso facendolo cadere all'indietro e scivolare lungo il fianco del Mobile Suit fino a urtare violentemente il pavimento di metallo. L'unica cosa che aveva visto era stato un rapido guizzo e il movimento sinuoso ed ondeggiante di una corda color castagna: la treccia di Duo.
Il giovane schizzò fuori dalla cabina del suo Gundam con un'agilità che sorprese e spaventò gli altri soldati di Oz, Duo approfittò dell'attimo di smarrimento degli altri tre militari che osavano stare in piedi sul suo amato Deathscythe e con uno scatto felino colpì quello più vicino con un calcio in viso, il secondo con un pugno e il terzo con una gomitata allo stomaco. Quando l'ultimo soldato si accasciò su sé stesso premendo le braccia contro l'addome dolorante, Duo ruotò sulle gambe sottili e stese un ginocchio colpendo l'uomo di fronte a sé in pieno viso. Provò un'immensa soddisfazione nel vedere anche l'ultimo soldato carambolare giù dal petto del suo Suit, nessuno doveva metterci le mani sopra!
La situazione cambiò drasticamente quando sentì gridare il secondo soldato che aveva colpito. "Presto!! Fermatelo!!"
Duo s'impietrì per un istante e subito si acquattò scandagliando l'hangar con veloci movimenti degli occhi. Per un attimo il suo sorriso si spense e lui si strinse le mani contro lo stomaco, era stanco ed affamato: partire dalla Terra in quel modo ovviamente non gli aveva concesso di portarsi molte scorte e da quando aveva lasciato l'atmosfera terrestre aveva messo ben poco sotto i denti. Si sentiva terribilmente debole e c'erano soldati di Oz ovunque, non esisteva possibilità che potesse scappare, ma certamente quei maledetti avrebbero avuto pane per i loro denti almeno finché le forze gli avrebbero retto.
Il capitano Kail scrutò attentamente il pilota, gli sembrò un animale in trappola pronto a saltare all'attacco. Divertito restò a guardare i suoi soldati che si arrampicavano sul gigante di gundanium; Duo attese che gli giungessero vicino e con un balzò colpì il più vicino allo stomaco, non appena il milite si piegò su se stesso, il ragazzo lo sfruttò come trampolino saltandogli sulla schiena e lanciandosi al di fuori del suo Gundam. La scarsa forza di gravità gli consentì di sorvolare almeno una decina di metri e di atterrare, anche se in modo un po' brusco, sul pavimento di metallo. Un altro soldato gli fu di nuovo addosso e lui ancora piegato sulle ginocchia stese una gamba colpendogli violentemente le caviglie e mandandolo al tappeto. I militari ancora sul Gundam, invece, si guardarono frustrati e subito ripresero a muoversi intraprendendo la strada a ritroso per scendere dal Mobile Suit.
L'alto ufficiale di Oz rilasciò le braccia dal petto, il sorriso stava svanendo lentamente; possibile che un gruppo di quindici soldati scelti non era ancora riuscito a fermare un solo uomo?! Questo pilota di Gundam o era un fenomeno o era un demone! Lo guardò mettersi in piedi con uno scatto che dell'umano aveva ben poco e sfuggire con un'agilità sorprendente a due soldati che avevano tentato di acciuffarlo fallendo miseramente.
Duo si fermò un secondo solo sulle ginocchia piegate pronte a scattare come molle e si guardò intorno nel disperato tentativo di trovare una via di fuga, a poche decine di metri da lui una porta. Era sul punto di balzare via quando un colpo di pistola scoppiò sul pavimento in mezzo ai suoi piedi.
"Ora basta," sentì gridare mentre tutto il suo copro s'irrigidiva. A pochi metri da lui un uomo in alta uniforme gli puntava contro un'arma, gli occhi color ghiaccio lo fissavano malignamente. Contemporaneamente anche gli altri soldati si arrestarono.
Gli occhi di Duo divennero cupi e il fuoco che aveva bruciato lì dentro si spense con un guizzo; batté le palpebre e si rizzò sulle gambe allargando le labbra in un ampio sorriso. La belva dentro di lui si era acquietata, Shinigami era scomparso. "Ok amico... credo proprio che mi hai preso..." commentò in tono sfacciato, i suoi occhi viola ora brillavano di una luce completamente diversa, più chiara. I soldati gli furono immediatamente intorno ma il capitano Kail ordinò loro di restare fermi dove erano; prese a camminare verso il suo nemico e quando gli fu ad un passo corrugò la fronte digrignando i denti.
"Sei solo un ragazzino..." constatò e Duo tramutò il suo sorriso da allegro a furbo.
"Un ragazzino che vi ha dato un po' di guai."
"Quelli che vedi intorno a te sono soldati scelti, come diavolo hai fatto a..."
"A sfuggire?" chiese Duo e ridendo mosse una mano nell'aria in un gesto di non curanza. "Mi chiedo tra cosa li avete scelti!"
"Maledetto!" sentirono gridare da uno dei militari accanto, l'uomo serrò i pugni ma il capitano gli fece cenno di stare calmo e fermo al suo posto. Poi abbassò la pistola rigirandola tra le dita.
"Qual'è il tuo nome ragazzino? Sempre che tu abbia intenzione di dirmelo."
"Un nome è solo un insieme di lettere a caso con un suono decente... non ho problemi a dirti l'insieme che suona meglio per me. Mi chiamo Duo Maxwell e il mio Gundam è Deathscythe, con un po' più di energia gli avrei concesso una presentazione ben più degna."
"E' per questo che ti abbiamo catturato così facilmente? E' scarico?"
"Crede possa esserci altro motivo, capitano?" la domanda di Duo fu un sibilo tra le labbra contratte in un sorriso impudente. L'uomo in uniforme non sapeva se sorridere a sua volta o se ringhiare per la rabbia; quel bamboccio era davvero irritante nella sua sicurezza.
"Quanti anni hai?"
La domanda suonò strana ed inaspettata nelle orecchie del giovane pilota, per un istante il suo sorriso si affievolì. "Oh be'... pensavo di dover passare attraverso un interrogatorio ben più duro, ma se le domande sono queste... un'età imprecisata, tra i quindici e i sedici credo, poi faccia un po' lei, a me non cambia niente."
"Sei un ragazzino insolente!"
"Lo so, me lo dicono in molti... no, me lo dicono tutti." Tranne Quatre... pensò.
Il capitano Kail tornò a guardare la pistola tra le sue dita e poi con un rapito gesto batté il calcio dell'arma contro il viso del ragazzo. Duo incassò il colpo inaspettatamente e l'impatto fu talmente violento che lui carambolò a terra rovinosamente. La testa prese a girargli e a pulsargli in modo insopportabile e fu sull'orlo di perdere i sensi. Lentamente si contorse per il dolore e faticosamente si girò riuscendo a mettersi sulle ginocchia anche se rimase accasciato sul pavimento premendo una mano contro il capo mentre con l'altra tentava di fare leva per rimettersi in piedi. La voce del capitano gli giunse da quello che sembrava essere un posto lontanissimo e lui l'udì appena.
"Nessuno deve permettersi di beffarsi delle truppe di Oz... e non c'è bisogno che io ti dica che il tuo interrogatorio non è neppure incominciato."
"Q-Qualcosa m-mi dice che la nostra bella amicizia sia g-già finita," balbettò Duo con una punta d'ironia. Non vide l'espressione irritata del capitano, ma sentì la sua rabbia nel calcio che affondò violentemente nello stomaco. Duo rotolò su sé stesso raggomitolandosi poi in posizione fetale; riprendere fiato fu una dura lotta e quando finalmente ci riuscì tossì forte rosso in viso per il dolore. Idiota! Si disse. Non riesci a tenere chiusa la tua boccaccia?
L'alto ufficiale di Oz si volse verso il giornalista che emozionato continuava a prendere appunti su ogni cosa che accadeva. "Mi spiace signori, ma il vostro video sarà supervisionato da i nostri tecnici."
Il giornalista, un uomo di mezza età dai capelli brizzolati, sollevò di scatto il viso perplesso, era sul punto di ribattere quando vide due soldati togliere la telecamera dalle mani del suo cameraman e si sentì strappare di mano il taccuino. Le sue lamentele non servirono a nulla e venne scortato fuori dall'hangar anche con una certa urgenza.
C'era soddisfazione negli occhi del capitano mentre con lo sguardo seguiva l'uomo della stampa, accennò un sorriso ma i suoi occhi tornarono improvvisamente duri quando si volse verso il ragazzino ancora semi accasciato ai suoi piedi.
"Portatelo via!"
Duo sentì afferrarsi per le braccia e sollevare di peso; fu trascinato per un buon centinaio di metri e poi spinto in un ascensore che prese a scendere verso il basso. Azzardò un occhiata riconoscendo accanto a sé il soldato che tanto se l'era presa per le sue parole di beffa. L'uomo ricambiò lo sguardo e un sorriso maligno si dipinse sul suo volto dalla carnagione olivastra.
"Sai ragazzino... non ci è piaciuto quello che hai detto di noi."
"Allora dovreste cercare di migliorare un poco," ribatté con una risatina di scherno. Il soldato digrignò i denti e si scambiò una rapida occhiata con gli altri suoi due colleghi. Quando fu trascinato fuori dall'ascensore, Duo aveva i segni di altre percosse, il capo ciondolante tra le braccia sostenute dai soldati. Senza troppe cerimonie gli chiusero i polsi nelle manette dietro alla schiena e lo gettarono in un furgone blindato. L'automezzo si mosse e Duo percepì appena il movimento; stordito com'era dai colpi che gli erano stati inferti, cadde in fretta nell'oblio.
Fu risvegliato bruscamente quando il veicolo si fermò, lo afferrarono di nuovo per le braccia e lo tirarono burberamente fuori dal furgone. L'improvvisa esplosione di un flash davanti al suo volto lo fece trasalire e i soldati gli strinsero di più la presa intorno alle braccia sottili. Con fatica Duo girò il volto a destra e a sinistra e riconobbe il capitano di poco prima scendere da una macchina militare tirata a lucido a pochi passi da loro. Un altro flash esplose e la confusione divenne insopportabile, tutt'intorno uno sciame di giornalisti si affollava accanto al soldato in alta uniforme puntando macchine fotografiche e cineprese prima nella sua direzione e poi in quella di Duo.
"Sì," sentì affermare al milite con orgoglio. "Siamo riusciti a catturare uno dei piloti di Gundam, uno di quegli schifosi ribelli sovvertitori che vogliono impedire l'avvento dell'era di pace che noi tutti desideriamo."
"Figlio di puttana..." sussurrò Duo e il soldato che lo sosteneva per il braccio destro lo colpì allo stomaco con un pugno.
"Sta zitto sacco di merda," gli intimò e poi prese a trascinarlo verso l'interno della base militare mentre Duo tossiva per il dolore. Lentamente tutta la confusione si affievolì alle sue spalle e scomparve completamente quando una grossa porta si chiuse dietro di loro. Procedettero lungo un corridoio illuminato da luci al neon e poi salirono due piani con l'ascensore. Duo preferì tacere. Il viaggio terminò in una stanzetta di tre metri per quattro con le pareti e il pavimento di metallo. Nel centro della stanza stava una scrivania con quattro sedie intorno. Il pilota di Deathscythe fu spinto verso una delle sedie e fatto sedere sopra senza il ben che minimo di gentilezza.
"Oh... questa mi sa di sala per gl'interrogatori, vero?" chiese rivolgendosi ai due soldati che si fermarono in piedi accanto alla porta. Nessuno dei due gli rispose e Duo sorrise.
"Su ragazzi, abbiamo condiviso tanto nell'ascensore, qualche pugno e un calcio, non potete essere più loquaci con me?"
Uno dei soldati gli si accostò e lo afferrò per il collo della maglia nera sollevandolo di peso. Era lo stesso soldato che aveva buttato giù per primo dal suo Gundam. "Smettila topo di fogna, forse non ti è chiaro, ma da qui non uscirai vivo."
Duo elargì un sorriso maligno sul viso battuto e i suoi occhi tornarono a bruciare del fuoco di Shinigami. "Non contarci..." sibilò e l'altro lo lasciò subito provando un forte senso di disagio, si riprese in fretta e con rabbia colpì il giovane sul viso con il dorso della mano. Duo cadde di lato e la sedia si ribaltò facendolo finire a terra. In quello stesso istante la porta si aprì e il capitano Kail entrò seguito da un secondo ufficiale, un tenente a giudicare dai gradi sull'uniforme; lanciò un'occhiata al soldato che aveva percosso Duo ma non gli disse niente, con un cenno del capo indicò il ragazzo e il milite si affrettò a tirarlo su per un braccio e a rimetterlo sulla sedia.
Seguirono attimi di silenzio mentre il capitano si sedeva dall'altra parte della scrivania. Incrociò le mani davanti al viso e fissò il giovane pilota negli occhi viola. Nonostante i lividi, aveva ancora lo sguardo fiero della belva che nascondeva dentro di sé. Quel ragazzino valeva più del suo gruppo di quindici soldati scelti messi insieme; si chiese che tipo di addestramento gli avessero fatto fare.
"Allora, Duo Maxwell..."
"Mi fa piacere che ricorda il mio nome, io però non ricordo il suo."
L'uomo dagli occhi di ghiaccio si accigliò e poi sospirò profondamente. "Sono il capitano Kail se proprio t'interessa, ma qui le domande le faccio io."
"Peccato... io non sono bravo a dare risposte."
Il capitano lo ignorò. "Solitamente non faccio gl'interrogatori, ma tu sei un personaggio particolare Maxwell, sei un pilota di Gundam. A parte qualche piccolo gruppo della Federazione sei uno degli ultimi nemici di Oz."
"Non esserne certo, le colonie non si schiereranno dalla vostra parte."
"Mi spiace deluderti, piccolo, ma le colonie si sono già schierate dalla nostra parte. Vi hanno ripudiato ancora prima che lasciaste la Terra e sono tutte ansiose di unirsi ad Oz."
"E' solo una questione di tempo, presto capiranno il vostro gioco!"
Il capitano Kail si lasciò andare contro lo schienale della sedia e sorrise con cattiveria. "Sei un giovane pieno d'illusioni... ti ho riservato un destino interessante, verrai giustiziato con il tuo Deathscythe dopo un processo pubblico in cui verrai ovviamente giudicato come un ribelle sovvertitore che aveva intenzione di minare la pace per le colonie. Vedrai, la gente andrà in delirio!"
"Maledetto!" gridò Duo scattando in piedi. "Vuoi usare me e il mio Gundam per plagiare le menti dei coloni! Vigliacco!" Si lanciò in avanti ma due forti braccia lo afferrarono ributtandolo indietro colpendolo poi violentemente alla nuca. Duo stramazzò al suolo provando un dolore lancinante che lo fece contorcere e lamentarsi. Il capitano di Oz rimase immobile senza scomporsi, il suo sorriso si allargò ancora di più e poi si alzò in piedi facendo segno ad uno dei soldati di rimettere seduto il ragazzo.
Il pilota di Deathscythe barcollò sulla sedia stordito per il forte colpo preso.
"Ora passiamo alle cose serie Duo Maxwell... voglio gli altri quattro piloti."
Duo rise ciondolando il capo quasi non riuscisse a drizzarlo. "Auguri!" esclamò e un forte schiaffo interruppe la sua risata facendogli voltare il viso dall'altra parte.
"Non credere che sia un uomo paziente ragazzino..."
"E allora possiamo anche finire qui questa pagliacciata."
Altro schiaffo.
"Cominciamo con i nomi. In fondo non sono altro che un insieme di lettere, no?"
Duo si morse le labbra. "Non ti servirebbero a nulla, sono nomi in codice che non significano niente."
"Dove sono?"
"Non lo so."
Altro schiaffo.
"Dove. Sono." ripeté il capitano scandendo ogni singola parola con rabbia. Duo sollevò il capo e lentamente lo scosse a destra e a sinistra.
"Non. Lo. So."
L'uomo in divisa sollevò la mano di scatto e Duo si ritrasse stringendo i denti pronto per l'impatto. Il colpo non arrivò e il ragazzo aprì lentamente un occhio.
"Parliamo del Progetto Meteora. Tu e i tuoi compagni siete stati spediti sulla Terra per difendere le colonie, ma invece di attaccare la Federazione avete attaccato Oz. Perché?"
"Questa è una domanda banale, capitano. Non è difficile capire cosa vuole fare Oz, il predominio a cui aspira, altro che era di pace. Il problema delle colonie è che ora sono troppo desiderose di cessare una guerra per vedere attentamente cosa c'è dietro al vostro falso pacifismo."
"Che informazioni avevate su Oz?"
Duo tacque e poi il suo volto si allargò in un sorriso sfacciato. "Tutte quelle che abbiamo fatto saltate in aria."
L'uomo si accigliò torcendosi le mani. "Hai idea delle vite umane che avete distrutto? Ogni base che avete fatto saltare... ogni Mobile Suit che avete abbattuto..."
"Non stare a chiedermi cos'è la guerra," ribatté Duo cupo in viso.
"Come comunicavi con i tuoi compagni?"
"Evidentemente le comunicazioni dalle colonie non erano così ben schermate."
"Non intendo i compagni sulle colonie, intendo gli altri piloti dei Gundam!"
"Loro non sono miei compagni, non sapevo neppure che esistessero quando sono
arrivato sulla Terra."
Il pugno che lo investì in pieno viso fu così violento che lui cadde di nuovo dalla sedia. "Non raccontare balle! E' ovvio che il progetto Meteora era la combinazione delle forze delle colonie ribelli!"
Duo si mosse lentamente attendendo che il dolore scemasse almeno un poco. "Non sapevo niente degli altri Gundam," ripeté e un calcio gli sprofondò con forza nell'addome.
"Chi sono gli altri piloti?"
Duo tacque.
"Quali sono le caratteristiche dei loro Gundam e dove sono stati costruiti?"
Silenzio.
Un altro calcio. Duo gemette stringendo gli occhi che minacciavano di riempirsi di lacrime.
"Dove sono ora?"
Il pilota dalla lunga treccia si morse le labbra ed un paio di forti braccia lo sollevarono per la maglia nera sbattendolo poi con la schiena contro il muro. Il capitano lo fissò con rabbia e sentì che il ragazzino era talmente piccolo e fragile tra le sue mani che avrebbe potuto spezzarlo in due senza il minimo sforzo, eppure continuava a sembrare più forte di lui. Gridò per la frustrazione e di nuovo lo sbatté violentemente contro il muro. Duo sentì l'aria scappargli dai polmoni e ansimò sentendosi soffocare.
"Quali sono i vostri ordini?!"
Il ragazzo socchiuse un occhio, dirgli che non avevano ordini e che oramai erano cinque sbandati allo sbaraglio sarebbe stato come dire che non erano più una minaccia per Oz e lui non voleva che simili debolezze saltassero fuori. Oz doveva avere paura dei Gundam.
"D-Distruggere Oz..." sussurrò con un ghigno e il capitano lo scagliò con forza contro il pavimento. Con le mani ancora chiuse nelle manette dietro alla schiena, Duo non poté attutire il colpo e l'urto contro il piano di metallo gli procurò un dolore insopportabile alla spalla sinistra. Piegò le ginocchia al petto e tentò di sollevarsi un poco. Il capitano Kail gli era di nuovo addosso, lo afferrò per i capelli e lo tirò su; il giovane strinse i denti ed emise un lamento di dolore.
"L'unico ad essere distrutto sarai tu e quell'ammasso di ferraglia del tuo Gundam. Ora ricominciamo," lo spinse verso la sedia e lo fece sedere poggiandosi poi alla scrivania e chinandosi in avanti per stare esattamente con il viso davanti a quello del suo prigioniero. "Chi vi rifornisce armi, munizioni e carburante?"
"La divina provvidenza."
L'uomo lo colpì di nuovo sul viso. "Sto perdendo la pazienza, ragazzino! Qual'è il vostro prossimo piano? Cosa avete intenzione di attaccare?"
"N-Niente..."
"Che significa niente?"
"S-Significa che voglio p-prendermi una vacanza," rispose Duo e l'angolo sinistro delle sue labbra si curvò in un sorrisetto impudente.
"Te la prenderai una vacanza, Maxwell, e ti assicuro che sarà eterna!"
Duo chinò il capo e le sue spalle presero a sussultare lievemente. L'uomo in alta uniforme lo osservò confuso, si chiese se quel ragazzino stesse piangendo; non sarebbe stata una cosa tanto strana, del resto aveva solo una quindicina d'anni, era poco più di un bambino. Aggrottò le sopracciglia quando lo sentì singhiozzare e si rese conto che non stava piangendo, ma ridendo. Un'ondata di rabbia gl'invase il cervello e di scatto afferrò il collo della maglia nera di Duo costringendolo a sollevare il capo.
"Cosa diavolo ci trovi di divertente?!" gli urlò scotendolo come un cencio vecchio.
"Rido perché ti stai alterando tanto... hai gli occhi che ti escono fuori dalle orbite! Mi hai già detto che mi ucciderai, perché mai dovrei rivelarti tutto quello che mi hai chiesto?!"
Il capitano della base spaziale ringhiò, colpì il ragazzo violentemente prima allo stomaco e poi al viso sbattendolo giù dalla sedia. "Che tu morirai è certo," gli sibilò sferrandogli un calcio nel fianco. "La differenza sta solo in quanto sei disposto a sopportare! C'è un limite al dolore, Duo Maxwell, qual'è il tuo? Quanto sei disposto a incassare prima di renderti conto che non ha più alcun senso nascondere i tuoi compagni? Speri forse che correranno in tuo aiuto?" Altro calcio. "La vostra inutile guerra è finita, non lo vedi? Abbiamo vinto!"
"L-La guerra è solo cambiata... e non... non avete vinto proprio niente!" Il calcio che seguì lo prese dritto sul volto e fu come essere investito da un camion. L'urto violento lo fece ribaltare su se stesso e Duo si ritrovò steso sulla schiena, le mani bloccate tra il busto e il pavimento e un dolore lancinante alle spalle. La testa gli pulsava ormai in modo insopportabile e la vista cominciava ad annebbiarsi. Completamente stordito, fissò il soffitto sopra di sé e da destra si fece avanti l'immagine del capitano di Oz. L'uomo era imponente e massiccio e ogni colpo era come una martellata sul sottile corpo di Duo. Il giovane pilota si chiese se Heero sarebbe stato in grado di sopportare di più. Certamente sì, si rispose. Heero aveva una resistenza fisica ed una forza fuori dal comune, non era umano... Gli occhi di Duo si socchiusero lentamente mentre il volto dell'uomo in divisa scompariva e appariva piano piano quella del suo compagno ed amico. Lo sguardo freddo e calcolatore come il solito, ciocche ribelli castane scure che cadevano sugli occhi blu cobalto.
"Non preoccuparti..." sibilò accennando un sorriso. "Non ti tradirò..."
"Cosa hai detto?"
"Non ti tradirò..." Gli occhi di Duo si chiusero lentamente e il capitano lo fissò confuso afferrandolo per la maglia e sollevandolo un poco da terra. La testa del ragazzo ciondolò all'indietro e lui non diede alcun cenno di vita.
"Credo abbia perso i sensi," affermò l'altro ufficiale. Fino a quel momento era rimasto immobile seduto ad una delle sedie della scrivania ed aveva osservato l'interrogatorio senza intromettersi. Si alzò lentamente sfogliando il taccuino che aveva tra le mani. "Il piccoletto non ha detto granché."
"C'era da aspettarselo," brontolò il capitano lasciando andare la maglia del ragazzo. Duo cadde di nuovo steso sul pavimento, il viso contratto in un'espressione di dolore, macchiato dai colpi ricevuti e dal sangue di un paio di tagli che si erano aperti sulla pelle pallida. "Credi che riusciremo a farlo parlare?"
"Ci sono tanti altri metodi..."
"Mmh... non abbiamo molto tempo, per come stanno le cose sono certo che dal quartier generale mi ordineranno di giustiziarlo il prima possibile. Ora tutto ciò di cui Oz ha bisogno è infiammare di più gli animi dei coloni in modo da spingerli di più in questa nuova alleanza."
"Se vuole mi occuperò io del ragazzo d'ora in poi."
George Kail strinse leggermente gli occhi scrutando il tenente di fronte a sé; era un uomo sulla trentina, più basso di lui ma con un fisico possente. Aveva capelli castani e occhi piccoli e neri. Era ben noto per la sua spietatezza e crudeltà. Un buon soldato insomma. "Hai appuntato le domande?" gli chiese e il commilitone annuì.
"Bene... voglio anche sapere dove si rifugiava sulla Terra, sia lui che i suoi compagni."
Il tenente annuì e poi fece cenno agli altri due soldati di portare via il prigioniero. Duo fu trascinato fuori dalla stanza, gli tolsero le manette e lo gettarono in una cella piccola e buia quattro piani più in basso.
*****
Heero rilesse con attenzione gli ultimi aneddoti storici relativi all'anno post coloniale 175. Durante quell'anno non si erano verificati eventi eccezionali, l'unica cosa interessante era il fatto che le indagini sull'assassinio del leader pacifista Heero Yuy erano state insabbiate. I metodi di Oz non sono affatto cambiati, pensò poggiandosi allo schienale della sedia. Seduto nella biblioteca della scuola, continuò a scrutare il video del computer sul tavolo davanti a sé sin quando la sua attenzione fu attratta dal televisore in fondo alla sala. Sul maxi schermo apparve un'immagine che gli fece gelare il sangue: Deathscythe, il Gundam di Duo, steso in uno degli hangar del porto spaziale nella colonia C-102. Gli occhi di Heero si dilatarono per un istante anche se immediatamente dopo il soldato perfetto dentro di sé riprese il controllo. Il Gundam sembrava ridotto piuttosto male e il braccio destro era stato distrutto. Immediatamente il suo sguardo si posò sulla cabina di pilotaggio, sembrava integra e ciò gli alleggerì inspiegabilmente il cuore. Gli saltò, invece, un battito quando l'immagine cambiò e venne sostituita da una di Duo sostenuto per le braccia da due soldati di Oz. Lo speaker televisivo stava raccontando dell'incredibile arresto e parlava del pilota di Gundam come di una minaccia alla pace tanto desiderata dalle colonie. Heero fissò lo sguardo sul ragazzo nello schermo, il suo viso era segnato dai lividi e dalla stanchezza, sembrava debole e tremendamente piccolo tra quei due soldati che erano almeno venticinque centimetri più alti.
Improvvisamente Heero si rese conto che stava trattenendo il respiro, deglutì a fatica ma tenne gli occhi sullo schermo in fondo alla sala. Un attacco diretto a Oz era impensabile nella loro situazione, in quel momento tutto ciò che potevano fare era eliminare gli ostacoli e Duo era certamente uno dei più pericolosi in questo momento. Heero capì immediatamente qual'era la sua prossima missione; non capì invece perché il suo cuore sembrò affondare nel suo petto nel momento in cui nella sua mente si formulò la consueta frase: missione ricevuta.
*****
I giorni successivi alla sua cattura furono un vero incubo per Duo. Gli interrogatori si susseguirono implacabilmente e l'uomo che se ne occupò, il tenente che il ragazzo aveva già visto durante il primo giorno in quella maledetta base, si dimostrò essere ben più crudele e violento dello stesso capitano Kail. Durante il loro primo incontro Duo perse i sensi quasi subito e l'altro si rese conto di avere comunque a che fare con un ragazzino e che forse andarci subito così pesante non lo avrebbe portato a nulla. Stordirlo a suon di pugni voleva dire comunque non cavargli neppure una risposta.
Duo comunque si rivelò un osso duro, dopo tanti anni di sofferenze e sopportazioni su una colonia come L2 aveva acquisito una notevole resistenza. Non rispose ad una sola domanda ma il tenente di Oz era certo che prima o poi avrebbe ceduto. Tutti hanno un limite, si ripeteva.
"Dannazione!" gridò l'ufficiale di Oz, frustrazione e rabbia nella sua voce. Colpì Duo sul viso con tanta violenza che il ragazzo carambolò a terra rotolando più volte su sé stesso. Oramai il suo corpo, come anche il suo volto, era pieno di lividi; non riusciva quasi più ad aprire l'occhio sinistro e ogni volta che tossiva sputava sangue. Cercò di sollevarsi almeno sulle ginocchia e si premette una mano contro la tempia, il sangue gli colava caldo lungo il viso sin sotto il mento e la testa gli doleva e gli girava così forte che ormai sapeva di essere sul punto di svenire di nuovo. Non era una soluzione perdere i sensi: da un paio d'interrogatori a questa parte, appena sveniva, il tenente dava l'ordine ai due soldati, perennemente presenti, di risvegliarlo a suon di calci. Duo sperò di rimanere sveglio ancora per un poco.
L'ufficiale dagli occhietti neri e furiosi digrignò i denti fissando il ragazzo tremante a terra. Non era possibile che avesse tutta quella resistenza, nessuno lo aveva impiegato per tre giorni di seguito! Chiunque avesse avuto la sfortuna di passare per i suoi interrogatori non era durato più di 24 ore e ora quel piccolo moscerino aveva ancora il coraggio di cercare di rimettersi in piedi! Da giorni lo aveva sottoposto ad una tortura continua, lo aveva tenuto a pane ed acqua per evitargli di morire di fame; non doveva più esserci un briciolo di forza in quel corpicino da 40 chili! Doveva essere al suo limite maledizione!! Eppure ancora non voleva parlare, non voleva neppure versare una dannata lacrima!
"Chi vi riforniva armi e carburante?!?"
Duo continuò a tacere, aveva capito che rispondere sfacciatamente non faceva altro che aumentare la rabbia di quell'uomo e quindi la violenza dei suoi colpi e lui si sentiva ormai al limite, non poteva permettersi di cedere. Si limitò a poggiarsi al muro e a tirarsi su con una lentezza ed una fatica esasperante, le sue gambe tremarono violentemente e una nausea impressionante gli attanagliò la gola. Miracolosamente si trattenne dal vomitare ma probabilmente la sua resistenza di stomaco dipendeva dal fatto che non avrebbe avuto niente da rimettere poiché non metteva nulla sotto i denti da almeno otto ore. La testa gli vorticò per la debolezza e lui chiuse gli occhi inspirando profondamente. Improvvisamente sentì afferrarsi per la maglia e sollevare di peso, il tenente lo fece girare su sé stesso e lo sbatté con la schiena contro il muro.
"Quanto puoi reggere ancora?!? Non vuoi che tutto questo finisca?!"
Gli occhi vacui e spenti di Duo lo fissarono. Certo che voleva che tutto quello finisse, non ce la faceva più, sentiva il suo corpo cadere a pezzi, la testa scoppiargli; ma non poteva tradire i suoi amici. Chiuse gli occhi e il suo pensiero volò a Heero; nei momenti di maggiore sconforto, quando si sentiva sul punto di cedere, si domandava cosa avrebbe fatto Heero al suo posto, se si sarebbe dato per vinto. La risposta ovviamente era sempre negativa, il giovane pilota di Wing, piuttosto, avrebbe trovato il modo per auto-distruggersi nella sua piccola cella. Sorrise d'istinto e sentì l'ufficiale di Oz gridare di nuovo e scagliarlo a terra. Forse anche quell'interrogatorio stava per finire. Quando urtò violentemente il pavimento pregò, per la prima volta nella sua vita, di morire in quel preciso istante. La sua richiesta non venne accolta.
L'uomo in alta uniforme si piegò sulle ginocchia e scrutò attentamente il ragazzo steso a terra. Ormai era ridotto uno straccio e a giudicare dalla ferita sulla testa non gli mancava molto a perdere i sensi e ridotto com'era sarebbe stato inutile farlo risvegliare. In quello stato probabilmente non era più neppure in grado di capire le domande. Si morse il labbro inferiore sconvolto dall'idea che i suoi metodi avessero fatto cilecca su una mezza calzetta come quella. Se solo avesse avuto un modo per costringerlo a parlare!
Improvvisamente spalancò gli occhi rizzando la testa. Certo che c'era un modo! Si volse verso uno dei soldati accanto alla porta e gli ordinò di chiamare il dottor Furuta.
Il medico, un uomo sulla quarantina, calvo e dai sottili occhi marroni, entrò nella stanza solo cinque minuti dopo. Duo percepì vagamente la sua presenza, più nel mondo dell'oblio che in quello della realtà. Non capì cosa si stesse dicendo con il tenente, ma improvvisamente la sua mente, intorpidita dalle contusioni, afferrò tre piccole paroline che gli fecero gelare il sangue: siero della verità.
"Non saprei tenente... il siero è sconsigliato su individui così giovani."
"Potrebbe non funzionare?"
"N-Non è questo il problema... il siero funziona sempre, ma su un ragazzino così giovane potrebbe avere effetti estremamente pesanti. Il siero agisce sulle cellule neurali, potrebbe farlo impazzire o addirittura ucciderlo."
"Questo non importa, è già stato condannato a morte."
"S-Sì, ma... ma la sofferenza che..." balbettò il dottore e il tenente lo azzittì sollevando di scatto una mano.
"Le risposte che vogliamo da lui sono ben più importanti e comunque non vedo che differenza faccia il modo in cui muore. Proceda dottore."
L'uomo col camice bianco deglutì a fatica e incerto aprì la sua borsa nera sulla scrivania. "Le premetto che ci vogliono minimo un paio d'ore prima che il siero cominci a fare effetto..."
"Non è immediato?!"
"Certamente no," rispose preparando la siringa nella quale inserì lentamente un liquido trasparente. "Forse anche più di due ore. Ogni organismo reagisce in modo diverso."
"E' ridotto piuttosto male, non dovrebbe fare troppa resistenza."
"Mmh... non dipende solo dalle condizioni in cui si è," rispose il dottore. Si avvicinò al ragazzo e si piegò sulle ginocchia ma quando allungò una mano Duo gli afferrò di colpo il polso e lo strattonò facendolo cadere in avanti. Subito dopo, con quel briciolo di forza che gli era rimasta, il giovane americano cercò di rimettersi in piedi.
Il tenente lo afferrò prontamente per le spalle e lo ributtò a terra con violenza. "Tenetelo fermo!" gridò ai due soldati. Duo si dimenò tentando di liberarsi ma la morsa dei due uomini, molto più grandi e forti di lui, fu qualcosa a cui proprio non poté scappare. Venne bloccato a terra per i piedi da uno e per le braccia dall'altro che oltretutto gli avvolse un braccio intorno al collo per tenergli ferma la testa. Duo urlò cercando di scalciare mentre il dottore gli tornava accanto dopo aver raccolto la siringa che gli era caduta dalle mani.
"Lasciatemi!! Vigliacchi!" gridò con tutte le forze che gli erano rimaste.
Il soldato che lo teneva per le spalle contrasse le labbra in una smorfia di fastidio, quell'urlo gli aveva quasi rotto i timpani. "Se non stai fermo giuro che ti spezzo il collo!"
Duo urlò di nuovo disperato, sapeva cos'era il siero della verità e sapeva quali erano i suoi effetti. Non era tanto preoccupato di cosa avrebbe causato al suo cervello, quanto di quello che lo avrebbe costretto a rivelare. Avrebbe tradito i suoi amici mettendo in pericolo le loro vite, i Gundam e tutta la missione. Non poteva lasciare che una cosa simile accadesse. Si mosse di nuovo nel disperato tentativo di scappare ma la stretta dei soldati su di sé era assolutamente impossibile da sciogliere.
"NOOOOO! Vi prego... lasciatemi... parlerò, vi dirò tutto!"
Il tenente fece cenno al dottore di fermarsi e si chinò sulle ginocchia davanti al giovane pilota. "Parlerai?"
Duo tentennò un attimo e poi annuì, i suoi occhi erano colmi di lacrime che avevano cominciato a scivolargli giù per le guance mischiandosi al sangue. L'uomo in divisa elargì un ghigno di traverso, finalmente lo vedeva piangere. Scosse il capo emettendo un sospiro. "Non sono così stupido ragazzino, credo che mi diresti solo un sacco di balle. Non hai sopportato tanto per cedere ora così miseramente."
Il pilota di Deathscythe ringhiò per la rabbia e sputò centrando il tenente in piena faccia. L'uomo trasalì e di rimando colpì Duo in viso con il dorso della mano. "Procediamo," ordinò poi, la voce carica di odio. Si alzò e si pulì il viso mentre il dottore sollevava la manica della maglia nera di Duo. Il ragazzo aveva ripreso a dimenarsi e a urlare e il soldato che lo teneva tra le braccia gli coprì le labbra con una mano per farlo tacere.
Il pizzico al braccio fu doloroso, ma non tanto quanto il bruciore che la schifosa sostanza gli procurò una volta che gli fu iniettata nel sangue. Quando finalmente lo lasciarono Duo si rannicchiò in posizione fetale stringendo il braccio contro il petto, non riusciva a controllare il suo pianto e continuò a singhiozzare silenziosamente affondando sempre di più nella disperazione. La testa prese a girargli ancora di più ed ebbe la sensazione di dondolare o di essere su una zattere in un mare in tempesta. Il suo corpo fu scosso da brividi violenti e lo stomaco gli si contrasse facendolo contorcere e tossire per improvvisi conati di vomito.
"Questa crisi passerà in fretta, poi ci vorrà un'oretta perché il siero cominci ad agire e allora avrà le crisi peggiori, se le supera senza impazzire o morire vi dirà tutto ciò che volete."
"Perfetto. Riportatelo in cella, tra un paio d'ore controlleremo se ci è ancora utile o no," disse il tenente, seguì con un sorriso i soldati che trascinavano il corpo ancora tremolante del loro prigioniero e poi si volse di nuovo verso il medico. L'uomo lo fissava con occhi freddi, un'espressione di disgusto sul suo volto.
"Non credo si renda conto di quel che mi ha fatto fare."
"Siamo in guerra, mio caro dottore... siamo in guerra."
"E' una crudeltà inutile."
L'uomo in divisa da ufficiale si strinse nelle spalle e poi si accese una sigaretta. "Può andare," disse semplicemente, ciò che quel dottore aveva da dire non gli interessava assolutamente, tutto ciò che contava erano i risultati.
Continua…
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