by Ely
Capitolo 2
Duo tremò violentemente mentre riprendeva i sensi con lentezza quasi insopportabile. Per prima cosa percepì l'acuto dolore che non risparmiava neppure un singolo punto del suo corpo; le braccia e le gambe, inoltre, erano pesanti ed intorpidite e sentiva forti pulsazioni sul viso dove era stato colpito più duramente. La seconda cosa di cui fu cosciente fu il duro e freddo pavimento di metallo su cui stava steso a faccia in giù. Il gelo gli stava penetrando fin nelle ossa e se da una parte lo faceva tremare per il freddo, dall'altra mitigava un poco il dolore dei numerosi colpi che il tenente e i soldati di Oz gli avevano inferto.
Piegò lentamente le braccia cercando di sollevarsi almeno in ginocchio. "Maledizione…" sussurrò tra i denti. "Mi hanno proprio massacrato." Tossì forte e l'improvviso sforzo lo fece richiudersi su se stesso per il dolore. Lottò per riprendere fiato e quando finalmente fu in grado di muoversi strisciò verso la parete opposta all'entrata riuscendo a sedersi poggiando la schiena contro il muro. La cella era una piccola stanzetta di tre metri per due, completamente inghiottita nel buio; nell'aria ristagnava un disgustoso odore di sangue e muffa ed il pavimento era sudicio.
Il giovane pilota di Gundam portò lentamente una mano alla testa chiudendo gli occhi, un forte senso di nausea gli attanagliò la gola e lo stomaco e lui si trattenne appena dal vomitare. Sospirò mentre rifletteva su ciò che gli era accaduto e tra il torpore in cui la sua mente era avvolta si fece improvvisamente largo il ricordo di ciò che era successo. Spalancò gli occhi e freneticamente sollevò la manica della maglia riconoscendo il forellino che la siringa gli aveva lasciato. Sentì mancarsi il respiro e lentamente lasciò andare la testa all'indietro poggiandola contro il muro. Qui si mette davvero male, pensò sentendo forte il desiderio di piangere; già era orribile il modo in cui avevano intenzione di usare lui e il suo Gundam ma con il siero della verità aveva davvero toccato il fondo. L'idea che presto quello schifoso veleno lo avrebbe costretto a rivelare cose importantissime che dovevano rimanere segrete lo faceva impazzire; purtroppo, più ci pensava più si rendeva conto di non poterci fare nulla conciato com'era e rinchiuso in quella microscopica cella.
Stava pensando ad un modo per togliersi la vita quando sentì uno strano tonfo al di là della parete e poi un urlo soffocato, la porta si spalancò improvvisamente e la luce che ne entrò lo abbagliò impedendogli di vedere chi stesse di fronte a lui. Quando le pupille si furono adattate al repentino cambio di luminosità, riconobbe Heero che stendeva definitivamente la guardia di Oz. Duo lo fissò attonito e i loro occhi s'incontrarono, quelli blu di Prussia, freddi e privi di emozione di Heero e quelli viola, pieni di speranza e dolore di Duo.
"S-Sei incredibile, Heero!" balbettò il ragazzo dalla lunga treccia, le sue labbra gonfie si curvarono in un tremolante sorriso e nei suoi occhi ancora pieni di lacrime comparve un improvviso scintillio. Il suo cuore aveva saltato un battito nel momento in cui aveva riconosciuto l'amico, non solo perché aveva riacceso in lui una speranza che credeva ormai morta, ma anche perché non lo vedeva da quando quel pazzo scapestrato aveva tentato di auto-distruggersi in Siberia. Era così felice che fosse vivo e stesse bene, era così felice che fosse lì! "Se c'era una persona in grado di arrivare sin qui senza neppure aver bisogno di rubare una divisa di Oz, quello sei tu!" scherzò premendo la schiena contro il muro e facendo forza sulle gambe malferme per mettersi in piedi. Il suo sorriso si allargò ancora di più incurante del dolore che provocava a tutto il suo viso pesto.
Heero lo fissò senza parlare, era una sofferenza vederlo faticare a quel modo per alzarsi. Lo osservò attentamente e si accorse che nel profondo dell'animo era sconvolto da ciò che vedeva. Duo aveva diversi lividi sul viso, le labbra rotte e gonfie, un occhio talmente pesto da non riuscire quasi ad aprirlo; parte del volto era coperto dal sangue raffermo uscito da una ferita sulla testa e da un taglio sul sopracciglio destro. Aveva grossi lividi sulle braccia e certamente doveva averne sulle gambe e da come si teneva una mano contro l'addome doveva avere non poche costole rotte. Heero sentì stringersi il cuore e dentro gli esplose incontrollata un'ondata di rabbia, avrebbe voluto ridurre così chi aveva malmenato a quel modo quel ragazzino di quindici anni. Strinse lievemente gli occhi e si rese conto che ciò che stava pensando era una follia, del resto lui era lì per ucciderlo. Ma perché gli sorrideva così? Perché sembrava tanto contento di vederlo? Heero cercò di sotterrare di nuovo tutti i suoi sentimenti sotto la corazza del Soldato Perfetto e con decisione estrasse la sua pistola puntandola contro il ragazzo di fronte a sé.
Il sorriso di Duo sbiadì improvvisamente e la luce nei suoi occhi viola si spense. Tremò ed ebbe l'impressione che le gambe gli cedessero. Riuscì a restare in piedi e sospirò lievemente. La delusione fu come un pugnale nel cuore ma in fondo si rendeva conto che non sarebbe potuta andare diversamente, era stato uno sciocco a sperare che Heero fosse arrivato sin lì per salvargli la vita; l'unica cosa importante era preservare la loro missione e Duo, come prigioniero di Oz, era diventato solo una minaccia che doveva essere eliminata. Chinò un poco il viso sentendo nel cuore il dolore più forte di quello che in realtà sarebbe dovuto essere, in fondo fino a pochi istanti prima stava pensando ad un modo per togliersi la vita. Sollevò un po' il capo e cercò di sorridere di nuovo ma nei suoi occhi la luce si era spenta definitivamente e quel che ne risultò fu un sorrisino mesto carico di sofferenza.
"Appena in tempo, Heero. Volevano usare me e il mio Gundam per aizzare le colonie…" sussurrò tentando di sembrare il più sereno possibile, ma la sua voce era un sibilo tremante e Heero tornò a provare quell'inspiegabile stretta al cuore. "A quanto pare era destino che io venissi ucciso da te… avanti, spara!" esclamò Duo stringendo gli occhi per evitare che le lacrime gli cadessero sulle guance.
Il pilota di Wing strinse più forte la presa intorno alla pistola e cominciò a premere sul grilletto. Ma perché non ci riesco? Si chiese rendendosi conto che sparare quel colpo gli era impossibile, non poteva colpirlo, non poteva fargli del male, era più forte di lui.
"Ehi! N-Non vorrai spararmi sul serio?!" balbettò Duo riaprendo gli occhi, una lacrima gli scivolò lungo la guancia ed Heero abbassò definitivamente la pistola.
"Solo se tu lo volessi. La mano destra funziona ancora, vero?" gli chiese, senza aspettare risposta gli lanciò la sua arma e si chinò a raccogliere il fucile automatico della guardia che giaceva ancora a terra priva di sensi. Duo prese al volo la pistola fissando incredulo il compagno, Heero gli giunse accanto afferrandogli il polso sinistro per portarsi il braccio dell'amico sulle spalle. Il giovane pilota di Deathscythe strinse i denti mentre faticosamente varcavano la porta.
"Da che parte andiamo? Dov'è il tuo Gundam?"
"L'ho lasciato sulla Terra, sai com'è... dava un po' troppo nell'occhio."
"Ah... e come hai pensato di scappare?"
"Dato che pensavo di ucciderti comprenderai che non ho messo appunto un piano di fuga."
Duo deglutì a fatica e sollevò leggermente il capo cercando d'incontrare lo sguardo dell'amico. "E... e se non dovessimo riuscire a scappare?"
Heero non rispose subito, si sporse al di là di un angolo per vedere se c'era qualche soldato e poi strinse nella mano un piccolo telecomando nero a distanza. "In quel caso saremo in due a dover ricorrere all'auto-distruzione." Premette il pulsante rosso sul telecomando e nei magazzini tre piani più in basso una serie di piccoli esplosivi detonarono l'uno dopo l'altro.
L'allarme cominciò ad risuonare per i corridoi della base militare ed Heero strinse di più la presa intorno al corpo dell'amico e prese a correre lungo il corridoio verso l'ascensore. Duo gli sembrò più sottile e fragile, lo sentì sussultare per il dolore e nonostante tutto continuare lo stesso a correre. Tremava e a giudicare dalle sue condizioni Heero sperò che non stramazzasse al suolo prima che fossero fuori da quella maledetta base.
Nella sala di controllo il capitano Kail corse alla console. "Che diavolo sta succedendo?" chiese.
"Esplosivi... nei magazzini," rispose il soldato seduto al computer.
"Il Gundam?"
"Dal magazzino Alfa dicono che è ancora intatto, ma il prigioniero è scappato, sicuramente con l'aiuto di qualcuno dall'esterno."
"Dannazione! Mostrami i punti in cui si sono verificate le esplosioni."
Il soldato digitò alcuni tasti e immediatamente nel grande schermo sulla parete comparve la pianta dell'area della colonia relativa alla base di Oz. Una ventina di puntini rossi lampeggiavano indicando i luoghi delle detonazioni. La studiò attentamente e poi di colpo strinse gli occhi tirandosi leggermente indietro. "L'hangar dei Mobile Suit è ancora intatto, probabilmente cercheranno di fuggire da lì. Manda immediatamente una squadra e attiva i Mobile Doll!"
"Signore, ma i Doll nella colonia potrebbero..."
"Fa come ti ho detto! Sono armi molto precise! Aziona il comando automatico!" urlò.
*****
"D-Dove stiamo andando, Heero?" balbettò Duo accasciato contro la parete all'interno dell'ascensore che saliva velocemente. Sentiva le forze venirgli sempre meno e a volte aveva la sensazione di essere sul punto di svenire. In quei momenti chiudeva gli occhi e scuoteva il capo, non poteva cedere, non ora. Vide il compagno voltarsi un istante verso di lui e nei suoi occhi lesse preoccupazione e forse anche un pizzico di pena. Si chiese se il dolore non gli stesse giocando strani scherzi.
"All'hangar dei Mobile Suit."
"Vuoi scappare da lì?!"
"Non vedo altra via di uscita."
"Hee-Heero... sarà pieno di soldati e in più ci sono i Mobile Doll..."
Il pilota di Wing tacque e si morse le labbra. "Lo so," ammise qualche secondo dopo. "Se finiamo nel loro mirino saremo spacciati. Stai indietro!" esclamò mentre le porte dell'ascensore si aprivano, Duo si ritrasse dietro Heero che schiacciato nell'angolo accanto alla porta si sporse in avanti. Tre soldati puntarono i loro fucili e fecero fuoco, i proiettili si scagliarono contro di loro traforando il pannello in fondo alla cabina. Heero allungò le braccia puntando il fucile al di là delle porte dell'ascensore e premette il grilletto, una raffica di colpi partì dall'arma automatica e il rumore fu addirittura assordante.
"Duo!" urlò.
"Ci sono!" Il giovane americano premette il pulsante del telecomando che aveva tra le mani e una serie di esplosioni si susseguirono lungo il corridoio che avevano davanti. Una investì in pieno i tre soldati e la strada fu improvvisamente libera.
"F-Fortuna che non avevi messo appunto un piano di fuga," balbettò Duo con un mezzo sorriso.
"Meglio essere previdenti..." fu la breve risposta di Heero; il ragazzo giapponese scattò fuori dalla cabina ma subito si volse indietro e afferrò Duo per un braccio per essere sicuro che lo seguisse e tenesse il passo. Altri esplosivi saltarono in aria in lontananza e i soldati di Oz si allontanarono velocemente dall'hangar dirigendosi verso il luogo delle esplosioni. Nascosti dietro un cargo merci Heero e Duo strisciarono verso un astro-trasportatore. Heero ne aprì il portello e spinse dentro Duo con forza.
"Resta qui."
"Dove vai?
"Ho un'idea, non muoverti e indossa la tuta."
Duo annuì provando un forte senso di disagio a rimanere solo, ma sapeva che non poteva essere di alcun aiuto all'amico e quindi si ritirò all'interno del veicolo chiudendosi dietro la porta.
Il pilota di Wing, invece, si allontanò di corsa arrestandosi accanto ad un trasportatore di Mobile Suit, entrò nella cabina e velocemente afferrò una delle tute spaziali indossandola. Infilò anche il casco e poi azionò il veicolo inserendo il pilota automatico. Con un balzo saltò fuori prima che il trasportatore abbandonasse l'hangar.
I Mobile Doll, grossi robot neri e viola del modello Taurus, individuarono il veicolo che tentava di abbandonare l'hangar e registrarono l'oggetto e i Mobile Suit Leo che trasportava come nemici da distruggere. In breve tutti i Doll si scagliarono contro i Mobile Suit delle armate di Oz, sparando e disintegrandoli senza avere la minima nozione del fatto che non erano nemici. Un'improvvisa battaglia sconvolse la base militare all'esterno e all'interno.
"Cosa sta succedendo?!" urlò il capitano Kail dalla sala di comando, nel monitor apparve il volto del tenente di Oz che si era occupato degli interrogatori del pilota di Gundam catturato. L'uomo, nella camera di controllo degli hangar dei Mobile Doll, deglutì pallido in viso. "I Doll hanno registrato i Mobile Suit come nemici."
"Come diavolo è possibile?!"
"Qualcuno ha spedito fuori dall'hangar due Leo su un trasportatore, l'uscita non era consentita e i Mobile Doll..."
"Sono quei maledetti ribelli!! Dovete fermarli subito!!"
"Capitano!" esclamò il tenente e i suoi occhi si dilatarono in modo impressionante. Il capitano poté percepire il terrore attraverso lo schermo sulla parete. "I Mobile Doll stanno registrando un altro obiettivo e... ed è un astro suit!"
Heero, nella sua tuta spaziale, corse davanti ad uno dei giganteschi Doll, imbracciò il fucile e sparò numerosi colpi contro la grande macchina. Il robot assimilò immediatamente il nuovo bersaglio: un astro suit. Puntò la sua arma e fece fuoco. Con un balzo felino Heero oltrepassò il parapetto della piattaforma su cui stava e si lasciò cadere. L'esplosione alle sue spalle fu violenta e lo spinse bruscamente contro il pavimento dieci metri più in baso. Grazie alla scarsa gravità un salto simile non fu granché e lui rotolò a terra rimediando solo un paio di dolorose contusioni. In condizioni di gravità normale probabilmente si sarebbe rotto entrambe le gambe o peggio sarebbe morto. Tornò di scatto in piedi e corse velocemente verso l'astro trasportatore dove aveva fatto salire Duo. Quando entrò all'interno del veicolo spaziale si ritrovò improvvisamente una pistola puntata alla testa.
"Sono io, Duo," esclamò e il ragazzo sospirò rilassandosi, seguì Heero che correva nella cabina di pilotaggio saltando sul posto di comando. "Tra poco qui salterà tutto in aria, dobbiamo andarcene subito. Sfrutteremo la prossima esplosione."
"Non hai paura che i Mobile Doll ci attaccheranno?"
"Ho dato loro un bersaglio che costringerà questo branco di stupidi a togliere la registrazione automatica," rispose. Azionò il trasportatore e attese. La sua ultima mossa avrebbe rivolto i Doll contro tutti i soldati di Oz che indossavano una tuta spaziale.
Il tenente nella sala di controllò spalancò gli occhi quando capì qual'era l'ultimo bersaglio assimilato dai Mobile Doll, non ebbe il coraggio di guardare la tuta che indossava e di colpo si rivolse al soldato accanto a sé. "Presto, disattiva l'attacco automatico! Disattivalo subito!!" gridò e il flash rosso sul capo di un Mobile Doll nell'hangar, brillò illuminando dello stesso colore anche le pareti della sala separata dall'altra ampia area da un enorme finestra di vetro trasparente. Il tenente trattenne il fiato mentre il colpo del cannone del possente robot si scagliava contro di lui. L'intera camera di controllo saltò in aria e il capitano Kail emise un grido osservando la terribile scena sullo schermo dinnanzi a sé. Restò impietrito per qualche istante e poi urlò con tutte le sue forze di disattivare dai Mobile Doll l'acquisizione e l'attacco automatico del bersaglio.
L'esplosione della sala di controllo fu quello che Heero stava aspettando, manovrò velocemente il trasportatore al di fuori dell'hangar semi distrutto e una volta fuori si allontanò velocemente lasciandosi dietro una cruenta battaglia ancora in corso. Duo accanto a sé trattenne il respiro finché non furono sufficientemente lontani, temendo continuamente che un Mobile Doll spuntasse davanti a loro e facesse fuoco. Macchine come quelle, guidate solo da un computer, erano veri mostri, non c'era possibilità di comunicare, quelle macchine non capivano il concetto di resa e l'unica cosa per cui erano programmate era la distruzione.
"S-Sei un genio Heero..." balbettò infine e il collega si tolse il casco tirando un profondo respiro.
"Arriveremo su L1 tra un paio d'ore."
"Ho lasciato il mio Gundam in quella base, devo andare a riprenderlo," balbettò Duo, ansia e preoccupazione nella sua voce.
"Non è importante ora."
"Non è importante?!? Non è bene che resti nelle mani di OZ!"
"Hanno catturato tutti e cinque gli scienziati e con loro probabilmente anche i progetti dei Gundam. Il tuo non serve più a niente."
Duo batté le palpebre restando a bocca aperta. "E dove sono ora?"
"Sulla base lunare. Sono solo un ostacolo ormai, vanno eliminati."
"Hee-Heero..." la determinazione nella voce dell'altro spaventò lievemente il pilota americano. Heero sapeva essere terribilmente freddo e distaccato, come se tutto ciò che gli accadesse intorno non lo interessasse, come se parlare di vita o morte non lo sfiorassero minimamente.
Tacquero e Duo sprofondò di più contro il sedile sentendosi a pezzi, non c'era un punto nel suo corpo che non gli facesse male e lui aveva tremendamente bisogno di riposo. Lentamente i suoi occhi si chiusero e lui cadde in un sonno profondo. Heero lo osservò attentamente, ancora non riusciva a capire per quale motivo avesse rischiato tanto per salvare quel ragazzo. Sarebbe stato tutto estremamente più semplice se gli avesse semplicemente sparato un colpo in testa in quella cella. Solo il pensiero lo fece rabbrividire e lui tornò con uno scatto sui comandi dell'astro trasportatore. In quel momento aveva cose più importanti su cui concentrarsi e cercò di accantonare quel complesso pensiero che era Duo Maxwell nella sua testa.
*****
"Duo?" chiamò Heero inserendo il pilota automatico, la navicella era in rotta verso L1 ed aveva abbandonato da soli trenta minuti la base di Oz sulla colonia C-102. Duo si era rannicchiato contro il sedile del secondo pilota stringendo le ginocchia al petto e sembrava essersi addormentato subito dopo essere partiti; ma il suo sonno era stato terribilmente agitato sin dall'inizio, si stringeva forte le braccia al petto tremando in continuazione, piagnucolava scotendo il capo e aveva il viso rigato dalle lacrime inconsciamente versate. Heero si slacciò le cinture di sicurezza e si alzò accostandosi all'amico. Era conciato così male! Gli sfiorò il viso con le mani spostandogli le lunghe ciocche color castagna che gli coprivano gli occhi, le ferite avevano smesso di sanguinare, ma dovevano essere curate. Gli prese una spalla nella mano e lo scosse un poco chiamandolo di nuovo. Duo spalancò improvvisamente gli occhi affondando di più nel sedile e stringendosi le braccia intorno al corpo con l'intento di proteggersi.
"B-Basta… vi prego…" balbettò con voce disperata sull'orlo di una crisi di pianto. Cercò di indietreggiare ancora e sarebbe certamente caduto giù dal sedile se Heero non lo avesse afferrato per le braccia tenendolo fermo. Duo trasalì spaventato e cominciò a dimenarsi piangendo e pregando che lo lasciassero stare.
"D-Duo… sta calmo, sono io, sono Heero!" esclamò prendendogli il viso tra le mani e costringendolo a guardarlo in volto. Per qualche istante il pilota di Wing non notò alcun cenno di riconoscimento nello sguardo spento e terrorizzato dell'amico, poi un lieve bagliore brillò nei suoi occhi che sembrarono tranquillizzarsi.
"Heero…"
"Sono io… ti ricordi ora? Sei fuori dalla base di Oz, non possono più farti niente…" disse sperando di farlo tornare in sé, ma Duo, benché apparentemente più calmo, non smetteva un istante di tremare come una foglia; ripeté più volte il nome dell'amico ma Heero si chiese se lo vedesse davvero, se capisse dove fosse e cosa gli stesse accadendo. Eppure non sembrava così fuori di sé quando lo aveva tirato fuori da quella cella, cioè meno di un'ora prima. "Duo… hai sentito quello che ti ho detto?"
"…"
"Duo? Mi senti?"
"Heero…"
Heero gli strinse più forte le braccia e lo scosse un poco, ma il giovane di fronte a sé si lasciò sballottare come una bambola di pezza senza dare il minimo cenno di reazione. Il pilota dagli occhi color blu di Prussia aggrottò le sopracciglia fissando attentamente l'amico. Duo tremava, il suo viso era madido di sudore e i suoi occhi erano lucidi e… con orrore Heero si accorse che le sue pupille erano esageratamente dilatate. Gli agitò una mano di fronte al volto ma Duo non accennò neppure a seguirne il movimento. "C-Che ti hanno fatto?!" domandò sentendosi il cuore battere più forte nel petto, con una certa ansia ed urgenza gli afferrò un braccio tirando su la manica della tuta fino all'altezza del gomito ma non vide nulla, prese allora l'altra mano ma quando tentò di alzare la manica Duo si ritrasse di colpo emettendo una strano squittio disperato. Heero lo tenne più forte riuscendo nel suo intento anche se l'amico aveva cominciato ad agitarsi di più e a piangere più forte. All'interno del braccio vi era un piccolo forellino cerchiato da un ematoma violaceo piuttosto esteso.
"No!!" urlò Duo dimenandosi per calciare via il ragazzo di fronte a sé. Heero batté le palpebre incredulo e ancora scioccato e dovette indietreggiare di un passo per evitare un pugno del compagno. Solo qualche istante dopo tornò di nuovo in avanti afferrandogli i polsi nel tentativo di farlo placare.
"Duo! Sta calmo, non voglio farti del male!"
Il ragazzo urlò più forte tentando di chiudersi su sé stesso ma Heero gli afferrò il viso tra le mani costringendolo ad alzarlo.
"Basta! Sei salvo ora! Sono Heero, non mi riconosci?!"
Duo smise di agitarsi ma non di tremare e fissò l'amico di fronte a sé. "Heero?"
"Sì, Duo… sono io… ora ascoltami… mi senti, vero?"
Gli ci vollero alcuni secondi, ma alla fine il giovane dalla lunga treccia color nocciola annuì lievemente.
"Che ti hanno dato?" Duo ebbe un fremito, non rispose e i suoi occhi si riempirono di lacrime. "Mi hai sentito? Che. Ti. Hanno. Dato?" ripeté scandendo accuratamente ogni parola.
"Heero…" sussurrò Duo battendo le palpebre, copiose lacrime gli scivolarono sulle guance lasciando linee pulite tra il sangue raffermo. "Mi dispiace…"
"Di cosa?"
"M-Mi hanno fatto un sacco di..di domande sulla missione e su di voi…" balbettò con voce inferma. Heero tremò lievemente.
"Cosa gli hai detto?"
Duo non rispose subito, chiuse gli occhi e terribili ricordi gli si affollarono nella mente. Lo avevano pestato fino a farlo rimpiangere di essere nato, ma lui non avrebbe detto una parola… forse… "Non lo so…"
"Che significa che non lo sai?"
"Non v-volevo dire nulla e per questo mi..mi hanno picchiato… ma poi mi hanno dato il siero della verità…" sussurrò l'ultima frase come se ciò che implicasse fosse colpa sua e se ne vergognasse da morire. Heero spalancò gli occhi e Duo pianse più forte. "Io non so quello che ho detto, non mi ricordo! Non ricordo niente!! Non so se vi ho tradito! Heero… te lo giuro non ti tradirei mai ma… ora io… io non… Perdonami, ti prego…" urlò, cercò di piegarsi in avanti per trovare riparo tra le braccia dell'amico ma Heero lo tenne indietro e Duo tremò più forte provando un insopportabile dolore al cuore, essere respinto dal compagno in quel momento era come essere buttato nello spazio senza tuta. Si sentì scoppiare dalla sofferenza che il disprezzo dell'altro gli procurava. "Perdonami…" sussurrò di nuovo, la sua voce ormai ridotta ad un sibilo. Heero invece prese a scrutarlo in viso e se Duo avesse avuto il coraggio di aprire gli occhi avrebbe visto nello sguardo del compagno una paura ed un'angoscia tremenda, un carico di sentimenti su quel volto come mai vi era stato prima.
"Maledetti…" balbettò Heero tra i denti serrati, poggiò una mano sulla fronte del ragazzo davanti a sé e la sentì scottare. "Maledetti bastardi!" urlò riconoscendo i sintomi di quell'orribile veleno. Il tremore incontrollato, la febbre molto alta, la perdita di memoria, le difficoltà nei movimenti e nel parlare, la lentezza del pensiero e le pupille dilatate in modo innaturale che probabilmente gli alteravano la vista facendogli vedere solo macchie di luce. Quella schifezza era un'arma micidiale e quel che era peggio era che non poteva essere usata su un ragazzo di quell'età perché sarebbe stato troppo pericoloso. Ma i soldati di Oz erano mostri senza scrupoli! Che importanza poteva avere per loro se Duo fosse impazzito o se quel veleno gli avesse bruciato i neuroni? Il ragazzo era destinato ad essere giustiziato, cosa cambiava per quei balordi se avesse sofferto come un cane?!
Se avesse avuto il suo Gundam con sé Heero sarebbe tornato indietro per far saltare in aria quella maledetta base di demoni.
Duo piangeva ancora, ormai a singhiozzi e quasi non riusciva a respirare. "T-Ti prego Heero…" balbettò, tra un singulto e l'altro. "Ti s-supplico, perdonami… non ti t-tradirei mai…"
"Sssh, sta calmo… lo so Duo, lo so che non mi tradiresti… ora ascoltami." Gli prese il volto tra le mani e attese che l'amico aprisse gli occhi arrossati e colmi di lacrime. "La robaccia che ti hanno dato è come un veleno, il suo effetto è cominciato da poco e tu starai un male cane; ma devi resistere, hai capito Duo? Non devi cedere."
"M-Mi sento male…"
"Lo so, ma stringi i denti…" gli circondò le spalle con le braccia e lo strinse a sé. "Non lasciarti andare Duo."
****
Durante i suoi anni di addestramento Heero aveva studiato sia la composizione chimica del siero della verità sia gli effetti che un veleno come quello comportava. Aveva ascoltato gli insegnamenti del dottor J ma niente lo aveva preparato a sopportare ciò che stava vivendo in quel momento. Le condizioni di Duo andarono peggiorando con una velocità impressionante; il ragazzo prese a contorcersi sul sedile in preda a dolori insopportabili prima all'addome, poi alla testa e infine alle braccia e alle gambe. Prima che cadesse sul pavimento Heero lo sollevò tra le braccia adagiandolo a terra. Duo si raggomitolò stringendo le braccia al petto, cominciando a sentire dolore ai polmoni. Tossì forte rigirandosi sulla schiena e tornando a richiudersi su sé stesso un istante dopo. Il suo pianto era straziante e nonostante si lamentasse di un forte senso di nausea non riusciva a vomitare. Heero cercò di calmarlo accarezzandolo tra i capelli madidi di sudore ma Duo sembrava assolutamente impossibile da acquietare. Quando prese a battere la testa contro il pavimento e a stringere le mani intorno ai capelli con l'intenzione di strapparseli, Heero si sedette sul pavimento con la schiena contro la parete e lo tirò a sé stringendolo forte tra le braccia. Duo si rannicchiò contro il petto dell'amico che gli prese la nuca in una mano per tenerla stretta contro l'incavo tra la sua spalla ed il collo. Prese a cullarlo dolcemente mentre con l'altra mano gli accarezzava la schiena e le spalle con ampi cerchi nel disperato tentativo di calmarlo un poco.
"A-A..i..u..t..o… Hee-ro… s-sto im..pa..ze..n-n..do… sto m-ma..lis..mo…" balbettò tra i singhiozzi.
"Devi resistere."
"N-non c..c..ce la f..a..cio più… t-ti pre..g-g..o, u-ucc..dim..mi."
Heero si ritrasse un istante per vederlo in viso inorridito da quella richiesta. "Sei impazzito?!"
"E' c-com..me se qual..cos..a mi s-stes..se dila..n-ni..ando dal..l'in..t-ter..no…"
"Non devi cedere!"
"Heero… d-dov..evi spa..rar..m-mi nel..la cel..la. P-Per..ché n-non l'h..ai f..atto?"
"Non sprecare energie in inutili domande."
"R-Ris..pon..di..m-mi!"
Il pilota di Wing strinse gli occhi riducendoli a due piccole fessure. Lui non lo sapeva perché non aveva sparato, sapeva solo che non poteva fargli del male, che se Duo fosse morto non se lo sarebbe mai perdonato, così come sapeva che non voleva che l'amico cedesse a quello schifoso veleno e che morisse così. Abbracciò più forte il ragazzo per tenergli ferme le braccia in modo che non si facesse del male da solo e Duo gemette per il dolore, era talmente pieno di lividi che, ovunque lo toccasse, Heero gli faceva male. Gli tenne il capo contro la sua spalla e lo accarezzò lievemente sui capelli sperando che l'amico si fosse dimenticato della domanda visto che lui non aveva alcuna risposta da dargli. Duo smise di parlare ma non di gemere e lamentarsi. Cercò di farsi ancora più piccolo per scomparire nelle braccia del compagno e presto cominciò ad avere le allucinazioni, in breve perse qualsiasi contatto con la realtà e cominciò a delirare. L'effetto del veleno stava raggiungendo il suo picco massimo e Heero dovette combattere molto per tenerlo fermo.
Il momento più drammatico fu quando Duo cominciò ad urlare in preda a visioni del suo passato. Immagini del disastro nella chiesa in cui aveva vissuto si affollarono nella sua mente con il carico di dolore che comportavano. Il viso straziato di Sorella Helen affiorò lentamente da una profonda pozza di sangue. I suoi occhi azzurri spalancati in modo innaturale lo fissavano accusatori. Guarda cosa hai causato Duo… guarda cosa hai fatto. Duo la fissò a sua volta inorridito e, incapace di muoversi e di parlare, scosse solo il capo nel disperato tentativo di spiegarle che non voleva che una cosa simile accadesse. Un piccolo ladro, ecco cosa sei. Il ragazzo si voltò di scatto nelle sue visioni e nella realtà sobbalzò con tale violenza che Heero dovette faticare non poco per tenerlo stretto a sé. Nella sua mente Padre Maxwell era comparso alle sue spalle, un cadavere senza un braccio che barcollava sulle gambe rotte, con il cranio aperto per metà e il sangue che gli ricopriva il volto esageratamente pallido e rugoso. Duo sentì mancarsi il respiro a quell'orribile visione e i forti dolori che provava in tutto il corpo presero a farsi sentire in modo ancora più acuto, era come se lo stessero lacerando lentamente. Ti abbiamo accolto tra le nostre braccia ma tu sei rimasto il lurido ladruncolo che eri ed ecco a cosa ci hai portato. E' questo il ringraziamento? Sei un demone… un mostro! Mostro… ripeté Sorella Helen con la voce carica d'odio, Duo si volse di nuovo verso di lei e vide il resto del suo corpo emergere lentamente dalla pozza di sangue, ancora più straziato e mutilato di quello che era stato nella realtà. Provò una stretta al cuore e lottò per prendere un respiro. Heero lo sentì ansimare senza fiato e lo scostò un poco dal suo petto per poterlo vedere in viso. Una espressione di terrore contorceva i lineamenti dolci e belli di quel volto pallido come la neve, lo sfiorò sulle guance e lo sentì freddo come il ghiaccio. Mostro… tu porti la morte. Shinigami, che Dio ti maledica!
"NOOOOOOO!!!!!" urlò il giovane americano e la disperazione nella sua voce fu come una lama nelle orecchie del suo compagno. Heero lo sentì scalciare e dimenarsi in preda all'ennesima crisi certamente la più forte che avesse avuto. Tentò di tenerlo fermo ma il ragazzo sembrava essere impazzito e alle sue grida cominciò a mischiarsi un pianto irrefrenabile.
"Duo!! Calmati!"
"NOO!! Io non volevo, NON VOLEVO!!!"
"C-Cosa…?"
Cosa non volevi, Duo? Distruggerci? Ma è quello che hai fatto! sibilò minacciosa la voce di Padre Maxwell, il prete gli era ormai solo a pochi passi, così come Sorella Helen e Duo voltava ansiosamente il capo da una parte all'altra, mentre il terrore gli attanagliava sempre di più il cuore impedendogli di correre via. "Vi prego…" sussurrò tra i singhiozzi. "Perdonatemi…" Non meriti perdono, meriti di bruciare in quell'inferno da cui provieni! urlò padre Maxwell sollevando il braccio e battendolo forte addosso al ragazzo. Duo urlò di nuovo stringendo gli occhi e, cadendo a terra, si rannicchiò su sé stesso mentre anche Sorella Helen prendeva a colpirlo. Pugni, calci e schiaffi che gli procuravano un dolore insopportabile, gridò ancora e quando riuscì a riaprire un poco gli occhi non vide più i due religiosi che tanto avevano fatto per lui e che tanto aveva amato, ma riconobbe i soldati di Oz che lo pestavano con violenza inaudita.
"Duo! Che ti succede?! Calmati!!" urlò Heero mentre il ragazzo, liberatosi dalla sua stretta, si era rannicchiato sul pavimento coprendosi il capo con le mani inferme e pregava tra i singhiozzi che smettessero di picchiarlo. Il giovane pilota dagli occhi blu si alzò in ginocchio e, chinandosi sul quel corpo stravolto e tremante, lo prese per le spalle tentando di scuoterlo fuori dagli incubi che lo stavano facendo impazzire.
Duo pianse più forte ormai sull'orlo della follia e quando fu sul punto di cedere e di abbandonarsi a quell'orribile oscurità che stava minacciando di inghiottirlo, una voce flebile lo trattenne dal perdersi per sempre. Cercò di udire ancora quella voce in mezzo al fracasso di grida e risa che gli spazzavano la mente come un violento turbine e quando riuscì a sentirla di nuovo, nelle sue allucinazioni un terzo soldato di Oz si fece avanti chinandosi su di lui, ma non lo colpì e quando Duo si ritrasse ancora di più riducendosi ad una palletta informe tremante, il soldato lo prese gentilmente per le spalle scuotendolo lievemente e sussurrandogli parole di conforto con voce carica di preoccupazione e angoscia. Quel soldato aveva occhi blu di Prussia e ribelli capelli castani scuri.
"Duo! Ti prego, ascoltami! Torna in te, non cedere! Puoi farcela!" sussurrò Heero poggiandosi sull'amico e accostando le labbra al suo orecchio. "Tutto quello che vedi non è vero, niente è vero! Sei salvo Duo e sei con me… non avere paura, mi senti, Duo? Non lasciarti andare, resta con me, ti prego… non voglio perderti, hai capito? E' per questo che non ti ho sparato in quella cella, perché non posso perderti. Sei tutto quello che ho… non lasciarmi…"
Duo riaprì gli occhi e questa volta sul serio, fece fatica a mettere a fuoco la vista ma quando ci riuscì, chinato su di sé, riconobbe Heero che lo accarezzava con affetto e gentilezza sulla testa e sulle spalle. I loro occhi s'incontrarono e Heero intravide un lieve bagliore di riconoscimento in quegli specchi d'acqua viola colmi di lacrime e dolore e gonfi in modo esagerato. Il peggio era passato.
"Sei tornato?" gli sussurrò Heero tirandolo a sé per stringerlo di nuovo tra le braccia. Duo non riuscì a rispondergli, il dolore era ancora insopportabile e, benché le allucinazioni fossero svanite, lui si sentiva terribilmente stanco. Chiuse di nuovo le palpebre e si lasciò cullare tra le braccia dell'amico cadendo in breve in un sonno profondo privo di sogni. Heero lo guardò addormentarsi e continuò a tenerlo tra le braccia per paura di una nuova crisi che fortunatamente non si verificò.
Era sconvolto da ciò che era successo, ma ancora di più era sconvolto da ciò che aveva detto all'amico. Era quello il motivo che gli aveva impedito di sparargli e di ucciderlo? Il fatto che non potesse perderlo? Razionalmente si rispose che era ovvio, quale altro motivo ci poteva essere nel non portare a termine una missione e uccidere una persona se non il fatto che non la si volesse perdere? Ma quel che lo scuoteva nell'animo erano le implicazioni che ciò che era accaduto comportavano. Per non voler perdere Duo voleva dire che per quel ragazzo Heero provava qualcosa che non aveva mai provato per nessuno, non si sarebbe mai fatto scrupoli neppure per uccidere il dottor J se fosse stato necessario, eppure quell'uomo lo aveva cresciuto e gli aveva insegnato tutto ciò che sapeva.
Il giovane strinse gli occhi continuando a cullare inconsciamente Duo tra le braccia. In realtà non era riuscito ad uccidere neppure Relena… gli era stato impossibile, come per Duo, anche se sentiva che la situazione era completamente diversa. Relena era un mistero per lui, la prima persona che non lo avesse temuto, gli aveva sussurrato di essere dalla sua parte e di capire come si sentisse. Come poteva uccidere una ragazza che appoggiava ciò che stava facendo? Lei odiava Oz, non avrebbe avuto senso eliminarla e Heero era un soldato non un assassino a sangue freddo, inoltre sentiva di starsi affezionando a quella temeraria rompiscatole. Ma per Duo era diverso, l'idea di perderlo gli aveva procurato un dolore nel cuore che non aveva mai sperimentato prima, era il suo migliore amico, il suo compagno, era… era… Heero non lo sapeva cos'era Duo per lui, forse come aveva detto al ragazzo poco prima, era tutto ciò che aveva.
Sospirò profondamente poggiando di nuovo la schiena contro la parete dietro di sé. Inutile starsi a scervellare troppo, i suoi sentimenti erano qualcosa coi quali non era abituato a trattare. Chiuse gli occhi e tentò di riposare un poco anche lui. Più di mezz'ora dopo, quando una spia sul pannello di controllo prese a lampeggiare emettendo un suono intermittente, Heero si svegliò all'istante, abituato come era ad avere un sonno leggero. Respirò profondamente e abbassò il capo verso Duo che ancora dormiva sul suo petto. L'allarme aveva smesso di suonare e lui scosse un po' l'amico per svegliarlo, sapeva che il ragazzo aveva bisogno di riposo, ma era ora di prepararsi, la loro fuga non era ancora finita.
"Duo… Duo svegliati."
"Mmh…" fu la debole risposta del ragazzo. Heero se lo scostò dal suo petto e con una mano sotto il mento lo costrinse ad alzare il viso. Duo aprì gli occhi quel poco che bastava per sbirciare il pilota di fronte a sé.
"Lo so che sei a pezzi, ma tra mezz'ora arriveremo su L1 ed è probabile che le guardie di Oz siano state allarmate. Conciato così attireresti un po' troppo l'attenzione, senza contare che è ora di curarti queste ferite." Disse alzandosi in piedi e lasciando che Duo si poggiasse contro la parete raggomitolandosi di nuovo. Andò in cerca del kit di pronto soccorso e trovò anche dell'acqua e delle bende. Quando tornò a sedersi accanto all'amico notò quanto ancora fosse spaventato e stravolto il suo viso ed istintivamente gli accarezzò le guance prima di lavargli via il sangue raffermo. "Ti farò un po' male." Lo avvisò poi disinfettandogli le ferite e chiudendo quella sul sopracciglio e quella sulla fronte con alcuni punti. Duo strinse i denti ma non si lamentò, nell'ultima ora e mezza aveva sopportato molto di più ed era ancora troppo intorpidito per percepire in pieno il dolore.
"Heero…"
"Mmh?"
"G-Grazie, non so… non so cosa mi sarebbe successo se tu… non fossi stato con me."
"…"
"Sei il mio migliore amico, ti voglio bene, davvero…" Duo emise uno strano singhiozzo e Heero lo guardò negli occhi dilatati e confusi mentre uno strano rossore colorava le guance pallide del ragazzo dalla lunga treccia. "Io… io non volevo dire quello che ho detto… cioè non è che non è vero che ti voglio bene, te ne voglio e come! Solo che non volevo dirtelo così… oh cielo!! L'ho fatto di nuovo!" esclamò coprendosi le labbra con le mani. Heero sorrise dentro di sé mentre fuori cercava di mantenere la sua maschera di durezza.
"E' il siero della verità. Sei nell'ultima fase, quella in cui non puoi mentire."
"Io non mento mai!"
"No, no… ma il siero ti fa dire anche quello che non vorresti."
"E'… è orribile!"
"…"
"Non posso controllarlo?!"
"Duo, è un miracolo che sei ancora vivo e sano di mente! E' un veleno troppo forte per chiunque, non si può controllare. Ma sta tranquillo, il suo effetto non dura che qualche ora."
"Fantastico…" sussurrò Duo crollando il capo.
"Togliti la tuta e la camicia, voglio controllare le tue ferite." Il pilota di Deathscythe annuì e cercò di sfilarsi il sopra della tuta ma dopo un paio di secondi si fermò abbassando le braccia.
"Non ce la faccio… non ne ho la forza…" balbettò provando una certa vergogna, chinò di nuovo il capo e Heero, colto da tenerezza e compassione, prese a svestire l'amico.
"Perché indossi un abito da prete?" chiese poi quasi senza pensarci, poggiò a terra la casacca nera e la camicia bianca e cominciò a tastargli l'addome per assicurarsi che non avesse emorragie interne. Duo lo guardò perplesso, era la prima volta che il compagno si interessasse a lui in modo così diretto. Sentì l'impulso irrefrenabile di parlare e non fu in grado di controllare la sua risposta, le parole uscirono dalle sue labbra senza che lui potesse fare nulla per decidere cosa dire.
"Perché Padre Maxwell voleva che diventassi un prete, come lui."
"Padre chi?"
"Padre Maxwell… Lui e Sorella Helen avevano accolto me e gli altri orfani nella loro chiesa, riuscirono a far adottare molti dei bambini ma con me era un'impresa disperata, dicevano che ero troppo indisciplinato e mi rimandavano indietro. Così…" la sua voce tremò mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime, non voleva raccontare quelle cose, non voleva parlare del suo passato ma non era in grado di fermarsi. "…così Padre Maxwell decise che sarei rimasto con loro per diventare prete… ma… ma i ribelli occuparono la chiesa e… e io… la Federazione…"
Heero corrugò la fronte mentre controllava due grossi ematomi sull'addome dell'amico. La Federazione, la Chiesa Maxwell, i ribelli, L2? Improvvisamente come una luce si accese in lui il ricordo della tragedia della Chiesa Maxwell avvenuta alcuni anni prima sulla colonia L2: 245 morti, un solo sopravvissuto. Alzò lo sguardo per incontrare gli occhi colmi di lacrime di Duo, il ragazzo parlava a stento e sembrava che ogni parola gli provocasse una sofferenza insopportabile.
"… la Federazione attaccò la chiesa perché io avevo rubato un Mobile Suit e… e…"
"Duo… che ti succede?"
"… e uccise tutti…" pianse più forte serrando gli occhi e stringendo i denti. "Non voglio parlarne…" balbettò poi facendo una gran fatica a dire altro da ciò che la sua mente plagiata dal veleno gli imponeva. "Non voglio! Ti supplico, fammi smettere!"
Heero spalancò gli occhi stupefatto, per un attimo si era dimenticato del siero della verità e non pensava che sarebbe potuta accadere una cosa simile, non voleva che Duo si sentisse costretto a dire cose che non desiderava rivelare e tanto meno ricordi che lo facevano stare così male. Quel siero era davvero un arma tremenda sulla psiche umana, il pazzo che l'aveva inventato avrebbe dovuto essere rinchiuso per l'eternità. "Basta allora, non parlare più! Non ti farò più domande."
"Ho avuto delle allucinazioni tremende su di loro… ho rivisto la chiesa e i loro corpi e… e mi accusavano di essere un mostro…"
"Duo."
"… di portare morte, di non meritare il loro perdono… ma io non volevo perderli! Non volevo che morissero!!"
"Duo!"
"… Volevo solo che quei maledetti ribelli avessero quel che volevano e ci lasciassero in pace!"
"Basta Duo!" esclamò Heero afferrando l'amico per le braccia e scuotendolo un po' finché l'altro non riaprì gli occhi smettendo di parlare. "Non devi dire niente, smettila! Questo non è un interrogatorio."
"F-Fa così male," sibilò Duo con un fil di voce, tutto ciò che aveva passato nelle ultime ventiquattro ore e gli effetti di quell'orribile droga avevano completamente abbattuto la maschera di gioia e spensieratezza che sempre indossava e tutte le difese che aveva innalzato contro i ricordi del suo tormentato passato. Si chinò in avanti cercando conforto tra le braccia del compagno del quale sentiva un disperato bisogno. "Tutti quelli che amo muoiono… vorrei non amarti Heero, ma non ci riesco, mi dispiace… io ti amo… davvero."
Heero sgranò gli occhi trasalendo impercettibilmente. Quella rivelazione lo scosse nel profondo più di quanto potesse immaginare, posò la mano dietro alla nuca dell'amico e lo strinse a sé in modo da premergli le labbra contro la sua spalla, voleva che tacesse, che smettesse di dire cose di cui avrebbe potuto pentirsi e che lui stesso non voleva sentire. Duo mugugnò ancora qualche parola incomprensibile nella tuta del compagno e poi finalmente smise di parlare sfogandosi col pianto.
****
Atterrarono su L1 meno di una decina di minuti dopo. Heero obbligò l'amico a rimanere nascosto ed attendere il suo ritorno. Duo annuì lievemente mentre il peso di ciò che aveva detto cominciava lentamente a ricadergli sulle spalle. Heero tornò pochi minuti dopo con un giubbotto blu e un cappellino dello stesso colore che fece indossare al ragazzo. Gli alzò il bavero cercando di nascondergli il viso il più possibile. "Ora andiamo." Disse infine, mise le mani in tasca e s'incamminò in silenzio verso l'uscita del porto spaziale. Duo rimase indietro di alcuni passi e quando Heero si volse a guardare al di sopra della sua spalla, egli rispose con un flebile sorriso, non avrebbe potuto camminare più veloce di così neppure se avesse avuto un intero esercito di Oz dietro di sé. Gli dolevano le gambe, l'addome e la schiena e già si sentiva senza fiato. Heero attese che lo raggiungesse poi gli porse il braccio, era il massimo che potesse fare per non destare troppi sospetti; Duo accettò di buon grado infilando la mano tra il fianco e il gomito dell'amico e aggrappandosi come se fosse stata la sua ancora di salvezza. Fuori dall'astroporto riuscirono a prendere un taxi e in meno di venti minuti raggiunsero il campus della scuola in cui Heero si era iscritto. Per fortuna era orario di lezione e non incontrarono quasi nessuno.
La stanza di Heero era una singola al quarto piano. Varcata la soglia vi era un piccolo atrio con una porta sulla sinistra che dava sul bagno privato. Oltre, la camera si allargava in un comodo ed ampio spazio di sei metri per cinque in cui stavano un letto ad una piazza e mezzo poggiato contro una parete, un capiente armadio e una vasta scrivania su cui giaceva silenzioso il portabile del giovane pilota. Un'ampia finestra, sopra la scrivania, dava sul cortile verdeggiante del campus scolastico. Su tutto, ovviamente, regnava un ordine quasi maniacale. Duo sospirò sentendosi a pezzi e sul punto di perdere i sensi e lentamente si mosse verso il letto.
"Bella stanza Yuy… quando la guerra sarà finita anch'io m'iscriverò in una scuola con una stanza come questa…" balbettò consapevole del fatto che probabilmente non avrebbe vissuto tanto per vedere la fine della guerra. Heero lo afferrò per un polso e lo trattenne dal sedersi sul letto.
"Togliti quei vestiti e fatti una doccia, voglio ricontrollare le tue ferite, quella sulla fronte ha ripreso a sanguinare."
Duo gemette chiudendo gli occhi e lentamente si portò una mano alla testa. "Ecco perché cominciavo a sentirmi così stordito! Heero… non ce la faccio, ti supplico, lasciami dormire un poco."
"Dormirai poi, non voglio che ti facciano infezione."
"Forse non ti è chiaro, amico… non mi reggo in piedi!" piagnucolò sentendosi davvero privo di forze, per lui camminare sino lì era stato uno sforzo sovraumano, la febbre non gli era ancora passata ed ora anche solo stare in piedi era terribilmente faticoso per lui. Si poggiò con la schiena contro la parete e cercò di sfuggire alla presa dell'amico scivolando a terra.
"Duo, alzati," ordinò Heero strattonandolo per un braccio.
"Noooo."
"Duo!"
"Non ci riesco…" brontolò cercando di nascondere il capo nel braccio libero che aveva piegato intorno alle ginocchia. Heero sbuffò sentendo di star perdendo la pazienza. Si piegò sedendosi sui talloni e prese a svestire l'amico. Duo cercò di opporsi ma dovette rinunciare presto, Heero già normalmente era molto più forte di lui, in quel momento poi, in cui aveva la forza di un lombrico, non c'era niente che potesse fare per costringere il compagno a desistere dal suo intento. Si lasciò spogliare e quando l'unica cosa che gli rimase indosso furono i boxer, si sentì sollevare di peso e trascinare verso il bagno e dentro la doccia. "Ti aspetti che ora io mi lavi? Non ce la faccio! Lo sai che io non mento mai," balbettò socchiudendo gli occhi, si poggiò contro la parete fredda della doccia e cominciò a scivolare di nuovo verso il pavimento. Heero lo sostenne sbuffando, cercò di assumere il suo sguardo più freddo ed irritato ma quando i suoi occhi incontrarono quelli dell'amico, leggendovi frustrazione, tristezza ed una stanchezza davvero insopportabile, la sua espressione si addolcì involontariamente. Duo non scherzava quando diceva di non riuscire neppure a stare in piedi, del resto aveva appena fatto un viaggio di andata e ritorno per l'inferno.
Heero sospirò internamente. "Dai, ti aiuto io," disse con voce piatta, finì di spogliare l'amico e si tolse il maglione per evitare di bagnarlo.
"Wow… neanche nei miei sogni più azzardati…" Duo tacque imbarazzato e poi ridacchiò mentre un rosso acceso tornava a colorargli le guance. "Quanto hai detto che dura l'effetto di questo siero?"
"Forse ancora un'ora o due, non lo so… tu cerca di tenere la bocca chiusa."
"Ti pare facile! Uaaaaaaa!!" urlò il giovane pilota da L2 mentre un getto di acqua fredda gli investiva improvvisamente il petto e il viso.
"Cerca almeno di restare in piedi."
"Ti concedo due minuti, poi stramazzerò al suolo che tu lo voglia o no."
Heero curvò leggermente le labbra in un sorriso appena accennato, prese la treccia dell'amico nelle mani e cominciò a disfarla, con la porta della doccia aperta l'acqua cominciò a zampillargli sul volto e sulle braccia. Duo lo osservò attentamente, nessuno aveva mai avuto il permesso di toccare i suoi capelli da quando Sorella Helen era morta; era sul punto di tirarsi indietro quando si accorse che in fondo quel contatto era piacevole e che d'altra parte lui non sarebbe riuscito neppure a slacciare il fermacapelli. Socchiuse gli occhi e sospirò quando le mani di Heero giunsero alla nuca e a quel punto si rilassò lasciando che il compagno si prendesse cura di lui.
Heero lo guardò chiudere gli occhi mentre gli passava le mani tra i capelli per sciogliere le ultime ciocche. L'acqua colava calda tra la folta e lunga chioma e poi giù per le sue mani. Dopo quello che Duo gli aveva rivelato, la cosa migliore sarebbe stata starne il più lontano possibile e non aiutarlo a farsi la doccia, ma il ragazzo era talmente malconcio che lui proprio non ce l'aveva fatta ad abbandonarlo a sé stesso, oltretutto le sue ferite andavano lavate e disinfettate ancora. Heero strinse lievemente gli occhi, gli faceva male vedere il corpo dell'amico così pieno di lividi, così battuto, era come se soffrisse con lui. Oltretutto gli sembrava sensibilmente dimagrito. Ma perché se ne sentiva così legato? Era vero ciò che gli aveva sussurrato quando era stato sull'orlo della pazzia, gli aveva detto che non poteva perderlo, che era tutto ciò che aveva e lo aveva pregato di non lasciarlo. Inutile negarlo, in quel momento era stato il suo cuore a parlare per lui e ogni singola parola era stata dettata dalle sue emozioni più recondite e a lui più sconosciute. Voleva bene a quel ragazzo, bene da morire e se ne era reso conto nel momento stesso in cui gli aveva puntato la pistola contro per ucciderlo. Heero chiuse l'acqua di colpo scosso dalle sue elucubrazioni, quando Duo gli aveva detto di amarlo il suo cuore aveva saltato un battito e le gambe gli avevano tremato. Perché? Perché era una cosa che assolutamente non voleva o perché…?
Prese l'accappatoio bianco appeso fuori dalla doccia e lo buttò sulle spalle dell'amico. Duo lo indossò a fatica e barcollando uscì dal box di vetro, era davvero al limite. Heero se ne accorse e lo sostenne sino al letto.
"Ora Yuy, p-posso dormire?" balbettò Duo mentre il compagno gli strofinava i capelli con un asciugamano. Gettò la spugna bianca a terra e poi prese la cassetta dei medicinali.
"Ci metterò solo due minuti," assicurò porgendogli un paio di boxer puliti che Duo indossò con molta lentezza e difficoltà, poi prese a disinfettargli le ferite e a passargli una pomata sugli ematomi. Il giovane pilota di Deathscythe, seduto sul bordo del letto, si lasciò curare senza aprire bocca il che la diceva lunga su quanto potesse essere stanco; lentamente prese ad accasciarsi sempre di più in avanti e Heero dovette ritirarlo su almeno un paio di volte per evitare che cadesse. Quando infine accese il phon per asciugargli i capelli, Duo emise un lamento disperato.
"Hee-Heero!"
"Non è colpa mia se hai quest'ammasso di capelli! Vuoi prenderti una polmonite?!"
Duo non rispose e si piegò di lato poggiandosi al petto dell'amico e sprofondando tra le sue braccia. Heero lo tenne stretto a sé continuando ad asciugargli i capelli, se li avesse avuti corti non avrebbe certo dovuto sopportare tutto quello! Era vero però che Duo senza treccia non sarebbe stato Duo, quei capelli gli davano un fascino incredibile. Erano morbidi e lisci come la seta e Heero si ritrovò a passargli le mani tra le ciocche castane più per piacere che per necessità. Smise di colpo quando sentì le spalle del compagno sussultare contro il suo petto. Spense il phon e attese… un altro sussulto e poi un altro ancora. Corrugò la fronte confuso e si chinò per vedere il ragazzo in viso: due grossi lacrimoni gli rigavano le guance e lui tremava per il pianto che non riusciva a controllare.
"Duo, ma cosa…?"
"Lasciami stare Heero… ti prego…" mormorò, le forze completamente prosciugate. Si rannicchiò di più contro il petto dell'amico che, provando un certo senso di colpa, lo allontanò da sé facendolo stendere e coprendolo poi con il piumino piegato ai piedi del letto. Duo piagnucolò ancora un poco ma poi, finalmente libero di lasciarsi andare, si addormentò nel giro di pochi istanti. Il suo sonno fu profondo e tranquillo per cinque ore, tempo in cui Heero fece una doccia, controllò le informazioni su Oz che riuscì a rubare con il suo portatile ed infine procurò del cibo per sé e per l'amico.
Era mezzanotte passata quando Duo cominciò ad agitarsi e a lamentarsi raggomitolandosi sempre di più in una posizione fetale. Heero, seduto alla scrivania di fronte al suo computer, lo lasciò stare per un po', poi si spostò silenziosamente con la sua sedia dotata di rotelle e allungò una mano accarezzando il ragazzo sulla testa. Duo batté lievemente le palpebre e deglutì a fatica, scottava molto ed era sudato. Il giovane giapponese prese la bottiglia d'acqua e riempì un bicchiere alzandosi poi dalla sedia e sedendosi sul bordo del letto accanto all'amico.
"Duo..." sussurrò e l'altro batté di nuovo le palpebre ma non rispose, aveva le labbra secche e screpolate e certamente aveva bisogno di bere, la febbre alta lo stava disidratando. Con dolcezza Heero lo aiutò a sollevarsi un poco e gli poggiò il bicchiere di vetro alle labbra. Duo, stordito ed esausto, si aggrappò al compagno come se fosse stata la sua unica via di salvezza e faticosamente mandò giù l'intero contenuto del bicchiere. "Cerca di dormire ancora..." disse Heero facendo stendere di nuovo il compagno sul letto. Duo non rispose, non ne aveva le forze, chiuse gli occhi e il pilota di Wing tornò al lavoro sul suo computer.
Quando però il giovane americano riprese a piagnucolare in preda a chissà quali incubi, Heero spense il suo portatile sentendosi ormai esausto e andò ad infilarsi sotto le coperte accanto al compagno; in fondo anche lui cominciava a sentire il bisogno di riposare e il letto era sufficientemente grande per accogliere entrambi. Duo gli si rannicchiò immediatamente vicino e Heero provò come primo impulso quello di allontanarlo ma non lo fece e lo tirò a sé stringendolo tra le braccia. Una cosa che non aveva mai sopportato era il contatto umano. Gli avevano insegnato ad essere un soldato freddo e distaccato ma Duo era riuscito, chissà in quale modo, ad andare oltre quella barriera. Nel periodo che avevano trascorso insieme sulla Terra era riuscito, un po' alla volta, ad avvicinarsi a Heero sino al punto che ora stringerlo tra le braccia non causava più alcun disagio al giovane giapponese.
"Scotti ancora molto," sussurrò poggiando la guancia contro la fronte dell'amico che tremava per il freddo e la febbre. Il pilota di Deathscythe ovviamente non rispose ma inconsciamente si sentì avvolgere da un intenso calore che gli trasmise un profondo senso di sicurezza e protezione; si strinse più forte a Heero e finalmente sprofondò di nuovo in un sonno tranquillo privo di incubi.
*****
Un'alba artificiale cominciava ad illuminare lievemente l'interno della colonia di un pallido colore rosato quando Duo riprese lentamente i sensi uscendo dal torpore di una sana e lunga dormita. Sorrise crogiolandosi nel torpore che gli avvolgeva il corpo. Nell'ultima settimana aveva sofferto molto freddo, prima nel suo Gundam, le cui batterie si erano quasi interamente scaricate, e poi nella cella della base di Oz, dove la temperatura doveva essere inferiore ai 15 gradi. Non gli sembrava vero essere immerso in tutto quel calore e per la prima volta dopo giorni si sentì bene! Si stiracchiò lievemente e si accorse di essere circondato da due forti braccia, sorpreso aprì gli occhi assonnati e il cuore gli saltò un battito quando si rese conto che Heero non solo dormiva accanto a lui ma che oltretutto lo teneva stretto a sé. Se quello era un sogno pregò di non svegliarsi.
Meglio richiudere gli occhi, pensò affondando di più contro il petto dell'amico. Non sapeva per quale motivo si fosse innamorato di quel ragazzo, Heero era per certi versi molto diverso da lui e non si poteva certamente dire che fosse una persona socievole, ma nonostante tutto Duo sentiva di provare per quello scapestrato di un giapponese qualcosa che andava ben oltre l'amicizia e se prima non aveva avuto il coraggio di ammetterlo neppure a sé stesso, ora il siero della verità aveva fatto sì che lo rivelasse persino a Heero. Nonostante l'incredibile ammissione, il compagno non lo aveva allontanato a male parole, anzi aveva fatto di tutto per aiutarlo; Duo non era così credulone ed ingenuo da concludere che quindi Heero ricambiasse i suoi sentimenti, ma almeno gli faceva capire che l'amico tenesse a lui e che quanto meno gli voleva bene. Per quell'ex-ragazzino di strada questa era già una gran cosa!
Respirò profondamente inalando l'odore di Heero che aveva imparato a riconoscere nel periodo che avevano trascorso insieme sulla Terra; quei due mesi nella scuola avevano significato per loro più di quanto potessero immaginare. Se Duo avesse potuto sarebbe rimasto così per sempre; sfortunatamente il suo stomaco non la pensava allo stesso modo e brontolò talmente forte che persino Heero si mosse e il torpore del sonno cominciò lentamente a scivolare via. In quel momento Duo si accorse di avere anche terribilmente sete e si sporse verso il comodino cercando di scavalcare Heero ed allungò un po' il braccio per arrivare alla bottiglia d'acqua.
Il pilota di Wing aprì gli occhi confuso dall'inaspettato peso che sentì sul suo petto. Sopra di sé riconobbe il viso pieno di lividi di Duo e quando l'amico abbassò lo sguardo gli sorrise imbarazzato. "Che stai facendo?" chiese Heero in tono piatto accigliandosi.
"Scusa amico, m-ma muoio di sete," balbettò tirandosi indietro e scivolando giù dal petto del compagno, il suo sorriso svanì in una smorfia di dolore e lui non poté reprimere il lamento che scappò dalle sue labbra.
"Non muoverti baka," rimproverò Heero e subito si sollevò seduto prendendo la bottiglia e il bicchiere sul suo comodino, versò dell'acqua e porse il bicchiere a Duo. Il ragazzo dovette faticare non poco per mettersi seduto e quando ci riuscì ebbe bisogno di una buona manciata di secondi per riprendersi e tenere a bada il dolore; strinse un braccio intorno all'addome e solo dopo sollevò il capo verso Heero, il viso rosso come il fuoco e gli occhi lucidi come specchi d'acqua. L'amico non poté fare a meno di provare una stretta al cuore. Finalmente Duo entrò in possesso del bicchiere d'acqua ma le sue braccia tremavano talmente tanto che dovette tenere il bicchiere con entrambe le mani per non versarsi l'acqua addosso. Poggiare l'oggetto di vetro contro le labbra tagliate e gonfie lo fece trasalire ma nonostante tutto mandò giù l'acqua tutto d'un fiato. "Vacci piano," ammonì Heero e Duo abbassò di colpo il bicchiere vuoto ansimando per riprendere fiato.
"Ancora," sibilò e il compagno gli versò altra acqua.
"Come ti senti?"
"M-Mi fa male da per tutto e... e ho fame Heero... è da quando siamo partiti dalla Terra che non ho un pasto decente."
"E' quasi una settimana..." si stupì il giovane giapponese; Duo ridacchiò imbarazzato ed annuì.
"Le scorte che avevo nel mio Gundam sono finite presto e alla base di Oz mi davano quel che bastava per non morire di fame... ora ho lo stomaco così vuoto che mangerei un elefante!"
Heero lo osservò per un attimo, aveva avuto ragione quando aveva pensato che l'amico fosse dimagrito; negli ultimi giorni doveva essersela vista terribilmente brutta, incredibile avesse ancora tutte quelle energie per sorridere. Duo era davvero un individuo fuori dal comune. Posò la bottiglia sul comodino e si alzò andando in cerca del cibo che aveva comprato il giorno prima. "Ce la fai a metterti in piedi?" domandò accanto alla scrivania.
"Sì, certo che ce la faccio!" lo sentì esclamare Heero, la voce sicura di Duo fu seguita dal fruscio delle coperte ma ciò che seguì poi fu qualcosa che il pilota di Wing non si era aspettato. Sentì un tonfo sordo e subito si volse verso il letto riconoscendo l'amico seduto a terra che si guardava intorno tremante. Quando Duo alzò il capo aveva gli occhi leggermente dilatati e uno sguardo sinceramente perplesso ed anche un po' spaventato. Le sue gambe non avevano retto un solo istante e lui era finito subito con il sedere sul pavimento. "Io c-credevo di... credevo che..."
"Non ce la fai?" ripeté Heero avvicinandosi al compagno e Duo balbettò ancora scosso, non gli era mai capitato che il suo corpo non rispondesse ai suoi comandi sino a quel punto. Cercò di rimettersi in piedi ma gli fu praticamente impossibile e alla fine Heero si chinò avvolgendogli le braccia intorno al petto e tirandolo su di peso.
"G-Grazie amico..." balbettò Duo di nuovo seduto sul letto.
"Non stupirti, sei conciato male e certamente hai ancora la febbre; sarebbe stato strano se fossi riuscito a metterti in piedi senza problemi. Senti, ieri ti ho comprato uno di quei panini che volevi mangiare sempre quando eravamo sulla Terra," disse Heero tornando a prendere la busta che aveva lasciato sulla scrivania.
Duo dilatò gli occhi e sul suo viso macchiato dai lividi si disegnò un ampio sorriso. "Hamburger?!"
"Sì, ma forse non è il caso che lo mangi, ti sei appena svegliato e non stai ancora bene..."
"Dà qua, dà qua!!" esclamò Duo agitando le mani per fargli cenno di portargli il panino. Afferrò di colpo la busta e andò in cerca dell'hamburger azzannandolo poi con una voracità fuori dal comune. Certamente stava morendo di fame.
Heero si accigliò incrociando le braccia al petto. "Secondo me era meglio se mandavi giù qualcosa di caldo. Ho del latte e un piccolo fornello elettrico per scaldarlo. Dei biscotti sarebbero andati meglio di quel... quel..."
Duo scosse il capo mordendo di nuovo il suo panino. Con tre mozzichi era già a metà hamburger e mandò giù così di fretta quel boccone che quasi si strozzò. Tossì battendosi il pugno contro il petto e Heero gli porse subito un bicchiere d'acqua.
"Non dovresti mangiare così di fretta."
"Non preoccuparti!" ribatté il ragazzo americano con la bocca piena deglutì di nuovo ma ebbe la sensazione che un sasso gli cadesse nello stomaco. Strinse di scatto gli occhi e si premette una mano sullo stomaco emettendo un lamento di dolore. Non mangiava da giorni e probabilmente il suo stomaco non aveva accettato di buon grado quell'improvvisa e brusca intrusione. Lasciò ricadere il pezzo di panino avanzato nella busta che gli scivolò dalle mani tremanti finendo a terra.
"Duo...?"
"C-Credo di sentirmi m-male..." La nausea gli serrò di colpo la gola e lui si piegò di più su sé stesso premendo una mano sulla bocca. "C-Credo di star per vomitare..."
Heero lo afferrò per un braccio per metterlo in piedi ma le gambe di Duo non ressero e il ragazzo sarebbe certamente caduto di nuovo se il pilota di Wing non l'avesse sostenuto. Senza fatica Heero lo portò fino in bagno e lasciò che l'amico si accasciasse vicino al water in cui diede di stomaco un istante dopo.
"Te l'avevo detto," rimproverò il giovane da L1 mentre Duo tossiva sentendosi lo stomaco arrivare in gola.
"S-Sai Heero... credo che quasi quasi l'idea del latte caldo non sia poi tanto male."
Il pilota di Wing sorrise anche se solo con un angolo delle labbra e poi prese uno dei suoi asciugamani bagnandolo sotto l'acqua corrente del lavandino. Tirò lo scarico del water e subito dopo si chinò accanto all'amico passandogli la spugna morbida ed umida sul volto arrossato dalla febbre e dagli sforzi per i conati di vomito. Duo chiuse gli occhi e lasciò che il compagno si prendesse cura di lui. Quando rialzò le palpebre i loro sguardi s'incontrarono ed ebbero la sensazione che gli ultimi mesi che li avevano tenuti separati non fossero mai passati; fu come essere ancora in quella scuola sulla Terra, nella stessa stanza che dividevano. Il legame che avevano faticosamente raggiunto all'epoca era ancora vivo e forte in loro: erano amici, innanzitutto amici, indipendentemente dal fatto che Duo provasse qualcosa di più per il ragazzo di fronte a sé.
"M-Mi sei mancato Heero..." sussurrò il giovane americano, si chinò leggermente in avanti e posò il capo contro la spalla del compagno che in silenzio gli passava l'asciugamano dietro al collo. "Credevo che non ti avrei più rivisto quando il tuo Gundam saltò in aria. Mi ero ripromesso di prenderti a calci nel sedere per quello che avevi fatto se mai ti avessi rincontrato."
"Non l'hai fatto."
Duo rise e scosse il capo. "Solo perché non ne ho le forze, aspetta che mi riprenda. Auto-distruggerti con il tuo Gundam... che ti era saltato in testa, Heero?"
"Era solo una missione come tutte le altre."
Il pilota di Deathscythe sollevò di nuovo il capo scambiando con il compagno uno sguardo carico di dolore. " S-Solo una missione?! Farti saltare in aria era solo una missione?!"
"E' una cosa a cui dobbiamo essere preparati, tu stesso avresti dovuto usare il dispositivo per l'auto-distruzione quando i soldati di Oz ti hanno catturato."
Duo sorrise chinando lo sguardo. "E' quello che ho tentato di fare, ma non ha funzionato."
Gli occhi di Heero si dilatarono leggermente e si accorse che in fondo al cuore gli aveva fatto male sapere che l'amico aveva rischiato di morire; perché gli faceva sempre così male pensare che qualcosa di brutto potesse accadere a Duo? Forse perché erano amici, Heero non aveva mai avuto un amico. Era la stessa cosa che provava il ragazzo americano? Per questo se la prendeva tanto per il folle gesto che Heero aveva commesso qualche mese prima in Siberia?
"Quello che voglio dirti," continuò Duo, "non è che non dobbiamo considerare l'eventualità di auto-distruggerci ma di cercare di evitarla il più possibile, cercare sempre altre vie. Quel giorno, sulla Terra... non era necessario."
"Duo, rischiamo la vita tutti i giorni, non vedo cosa cambi."
"Una cosa è combattere, un'altra è uccidersi. La vita è..."
"La vita è poca cosa," si affrettò a dire Heero interrompendo l'amico. "Soprattutto la mia."
"Stupido idiota! Come puoi pensare una cosa simile?!"
"Sei tu uno stupido Duo, noi non siamo che pedine..."
"Questo lo so, ma non significa che la vita di un soldato sia poca cosa. Ho visto un sacco di gente morire e non c'è una sola persona per la quale penso che la vita valesse poco, neppure i soldati di Oz o della Federazione che ho ucciso io stesso. N-Non farlo mai più se non sarà assolutamente necessario. Heero, abbiamo già poche possibilità di sopravvivere alla guerra, non ti ci mettere anche tu a cercare di ucciderti."
Si fissarono in silenzio per qualche secondo, l'uno sostenne lo sguardo dell'altro sin quando Heero lanciò l'asciugamano nel lavandino e si mise in piedi sollevando Duo con sé. Lo riportò in camera facendolo stendere di nuovo sul letto, evidentemente per lui quella discussione finiva lì.
"Ti preparo il latte," disse infine Heero e la tensione tra loro si allentò.
Quel pasto per Duo fu certamente migliore del panino ed il suo stomaco non si ribellò come aveva fatto prima.
"Heero..." chiamò il pilota di Deathscythe mentre posava la tazza vuota sul comodino. Il compagno seduto alla scrivania davanti al suo computer si volse solo un istante per fargli sapere che lo stava ascoltando. "Non devi andare a lezione?"
"No, ho avvisato che sto male."
"Resti con me?!"
Heero annuì con un rapido cenno del capo.
"Grazie..."
"Non ti reggi in piedi, cos'altro volevi che facessi? Perché ora non cerchi di dormire un poco?"
Duo annuì chinando lo sguardo ma non si stese e continuò a fissare le lenzuola tra le sue dita mordendosi le labbra. "Heero..."
"Hn?"
"Non hai paura di quello che posso aver detto ai soldati di Oz?" balbettò timoroso d'intraprendere quel discorso. Il pilota di Wing abbandonò il suo portatile e si volse verso l'amico seduto nel letto.
"Mi fido di te Duo... se dici di non aver parlato ti credo." Duo sentì il cuore saltargli un battito e i suoi occhi si dilatarono per lo stupore. "Oltretutto," continuò Heero. "Se tu avessi parlato non ti avrebbero mai dato il siero della verità."
"E se a causa di quel veleno io avessi rivelato qualcosa?"
"Sta tranquillo, non è possibile. Quando il siero ha fatto effetto tu eri già con me."
"Già, è vero..." sussurrò Duo ricordando con disagio ciò che aveva rivelato all'amico. Sentì Heero alzarsi dalla sua sedia e poi sedergli accanto sul materasso; la sua mano fresca gli sfiorò il viso e poi gli premette contro la fronte.
"Continui ad avere la febbre," gli disse e subito prese delle medicine da sopra il comodino; riempì il bicchiere con dell'acqua porgendo il tutto al compagno che mandò giù due pasticche. "Dormi Duo..." sussurrò, la voce più gentile del solito. Il pilota da L2 non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi e lentamente si stese completamente sul letto lasciando che Heero gli sistemasse il piumino sulle spalle. Non riusciva a credere di avergli detto che l'amava! Chiuse gli occhi e la stanchezza ed il sonno ebbero presto la meglio sul suo corpo provato e lui si addormentò in pochi secondi, nella mente ancora il timore per ciò che aveva rivelato al suo migliore amico.
Heero lo guardò addormentarsi e fu tentato di accarezzarlo sui capelli. Spalancò gli occhi scosso dai suoi stessi desideri e di fretta si rimise in piedi tornando al suo portatile che silenzioso attendeva sulla scrivania.
Continua…
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Ciao a tutti!!
