Fuga Dalla Base C-102 – HEERO E DUO ARCH

by Ely

Capitolo 3

Ci vollero tre giorni prima che a Duo la febbre calasse completamente e altri due prima che riuscisse a restare ben saldo sulle sue gambe. Durante le notti non faceva altro che avere incubi su ciò che aveva passato e solo quando Heero gli era accanto si sentiva tranquillo. Lentamente si stava riprendendo psicologicamente mentre il suo corpo guariva in fretta.

"Questa colonia non è affatto male," commentò Duo mentre affianco a Heero camminava lungo una delle vie principali della colonia L1. La strada era ancora affollata nonostante l'abbassamento delle luci artificiali indicava che era sera, le 7:30 precisamente.

Heero si guardò un poco intorno e si strinse nelle spalle. "Niente di speciale..." disse infilando le mani nelle tasche dei jeans, si volse verso Duo che non faceva altro che guardarsi intorno portandosi a volte distrattamente alle labbra la cannuccia del bicchiere di carta che teneva tra le mani. Sembrava molto curioso e Heero si chiese cosa attirasse tanto la sua attenzione. Lo scrutò con più attenzione; il bavero del giubbotto blu sollevato e il cappellino sul capo gli coprivano il viso ma non erano sufficienti a nascondere i lividi che ancora macchiavano il suo volto. L'occhio fortunatamente si era sgonfiato, rimaneva soltanto una bordatura viola scuro-bluastra ma almeno ora riusciva a tenerlo aperto normalmente; le labbra non erano più gonfie, inoltre il taglio sull'occhio si stava rimarginando e Heero avrebbe potuto togliergli i punti anche il giorno dopo. La sua andatura però era ancora lenta e un po' traballante, le sue mani tremavano leggermente e ogni tanto si stringeva una mano contro l'addome dove aveva le costole rotte. Di sicuro Duo aveva un alto limite di sopportazione del dolore dato che si lamentava pochissimo. Heero sospirò e volse lo sguardo verso terra; presto avrebbe dovuto lasciarlo, gli scienziati erano stati catturati e rinchiusi nella base lunare e lui avrebbe dovuto ucciderli, erano diventati solo pericolosi ostacoli alla missione e non poteva lasciarli in mano ad Oz che certamente avrebbe cercato di sfruttarne le conoscenze. Guardò di nuovo Duo e sentì che l'idea di lasciarlo gli procurava un incomprensibile dolore al cuore. Negli ultimi sei giorni passati insieme si era di nuovo abituato ad avere l'amico intorno e qualcosa dentro di sé gli sussurrava che non voleva perderlo.

"Niente di speciale? Amico, dovresti farti una passeggiata su L2, quella sì che non è niente di speciale, anzi... direi che fa un po' tanto schifo."

"Me ne hai già parlato, quando eravamo sulla Terra."

"Oh... e te ne ricordi?"

"Ovviamente."

Duo sorrise e poi si fermò davanti ad un negozio di elettrodomestici riconoscendo in uno dei televisori in esposizione alcuni soldati di Oz. Il telegiornale parlava degli sforzi dell'Organizzazione per liberare le colonie dal predominio della Federazione.

"Accidenti... ma come si fa a credere a tutte quelle stupidaggini?" brontolò seccato e poi strappò dal muro un cartello che riportava la sua foto: era un ricercato ormai. Heero non rispose e affondò di più le mani in tasca riprendendo a camminare solo per arrestarsi un secondo dopo davanti all'entrata di un grande centro commerciale. Al di sopra delle ampie porte di vetro era stato posto un enorme schermo televisivo sul quale stavano trasmettendo le ultime immagini provenienti dalle basi di Oz in cui le nuove reclute provenienti dalle colonie stesse venivano addestrate. Per un attimo ebbe la sensazione che il suo cuore fosse stato attraversato da un brivido. Accanto a sé Duo emise un singhiozzo strozzato e il bicchiere di carta gli cadde dalle mani quando sullo schermo apparve il suo Gundam: Deathscythe.

Il cronista del telegiornale stava descrivendo l'ultima prova a cui la recluta avrebbe dovuto sottostare: distruggere il Gundam, simbolo di guerra e causa di tutti i mali delle colonie. Duo deglutì a fatica scotendo il capo mentre il suo viso impallidiva visibilmente.

"N-No... non è possibile..." sussurrò stringendo i pugni, nel suo petto il cuore aveva preso a battere come impazzito. Deathscythe era più di una macchina per lui, era un compagno, un fratello. Era il suo Gundam. "Tieni duro amico... non temere, andrà tutto bene..." balbettò Duo fissando con gli occhi sgranati il grande schermo che dominava la piazza da sopra l'ingresso del famoso centro commerciale. Heero scrutò l'amico con attenzione, il giovane americano era impallidito sotto il cappello e aveva preso a tremare, le sue parole di conforto rivolte al Gundam erano più una litania per dare speranza a sé stesso piuttosto che a Deathscythe, del resto il Gundam era spacciato ormai. Vide Duo avanzare sotto il grande schermo e lo seguì sentendosi crescere dentro ansia e preoccupazione, tutto intorno riecheggiavano le parole dello speaker che esaltava le nuove reclute di Oz, pronte a mettere la loro vita in pericolo per il bene delle colonie stesse e di Oz, salvatore dello spazio. Quelle assurde parole stavano trafiggendo il cuore dei due giovani piloti, ma mentre Heero sopportava in silenzio, Duo sembrava divenire sempre più inquieto. Il Mobile Suit di Oz, cambiò il suo cannone con uno di gundanium e lo puntò contro il nero bersaglio. Duo sussurrò ancora qualcosa quasi senza voce e Heero si guardò intorno notando dei soldati di Oz poco distanti, con un'espressione così sul volto Duo non poteva passare inosservato. Si avvicinò di più al compagno ma, un istante prima di rivolgergli la parola, il cannone nelle mani di acciaio del Mobile Suit sparò. Il colpo fu devastante, invase in pieno il Gundam inerme e riuscì ad andare oltre le sue portentose difese.

"No..." mormorò Duo, le lacrime agli occhi, mentre incredulo vedeva il suo Deathscythe andare in pezzi. La gente intorno a loro prese ad esultare: grida, urla di approvazioni, incitamenti e risate; il caos salì alle stelle e Duo sentì scoppiare testa e cuore. Strinse i pugni con forza e prese a tremare di più, di colpo serrò gli occhi voltando di scatto le spalle al maxi schermo. "NOOOOOOOOO!!!!!" urlò con tutte le sue forze. Heero trasalì stupefatto e vide più di qualcuno nei dintorni voltarsi nella loro direzione, anche i soldati di Oz sembrarono notarli.

"Duo..." richiamò Heero con tono di rimprovero, afferrò le spalle del compagno ma il pilota da L2 si scrollò di dosso l'amico, sembrava impazzito dalla rabbia e dal dolore. I soldati di Oz presero a camminare nella loro direzione. Heero sentì saltarsi il cuore in gola, non potevano farsi prendere così dopo la loro rocambolesca fuga dalla base in cui avevano rinchiuso Duo. Di nuovo prese il giovane americano per le spalle e lo tirò a sé stringendolo tra le braccia con tutta la forza che aveva. Poggiò una mano dietro alla nuca di Duo e gli premette il viso contro la sua spalla in modo da soffocare il suo pianto isterico.

"Maledetti!" farfugliò Duo rosso in viso e con le guance e gli occhi colmi di lacrime. "Ci hanno voltato le spalle!"

"Basta Duo, sta zitto."

"Eravamo pronti a morire per loro ed ecco come ci ripagano! Bastardi! Vigliac.."

Heero strinse di più l'amico contro la sua spalla per farlo tacere e prese a tirarlo via dalla folla e dalle guardie nemiche che si facevano sempre più vicine. Duo non collaborava, tremava e restava rigido per lo shock e l'altro ragazzo dovette letteralmente trascinarlo via. Imboccarono un vicolo stretto e in ombra ma a quella velocità non c'era modo che sfuggissero ai soldati; come se non bastasse Duo sussultò per il pianto e le sue gambe si fecero improvvisamente molli, il carico emotivo doveva essere diventato eccessivo da sopportare. Heero sentì le ginocchia dell'amico piegarsi e se rapidamente non lo avesse afferrato per la vita, Duo sarebbe certamente caduto a terra. Nello scivolare verso il basso il suo cappellino blu urtò contro la spalla di Heero e, sfilandosi, cadde a terra.

"Duo!" chiamò Heero con voce bassa ma decisa, poggiò la schiena contro il muro ricoperto di mattoni grigi e sentì il ragazzo crollargli di più addosso. "Cerca di calmarti, stanno arrivando delle guardie!"

Il pilota dalla lunga treccia sembrò non averlo sentito e continuò a piangere, Heero guardò verso la folla nella piazza e tra le gente vide i soldati di Oz farsi strada verso il vicolo. Non aveva più tempo, in un modo o nell'altro doveva evitare che li prendessero. Un attacco diretto era impensabile, quegli uomini erano in tre, armati e allerta, inoltre Duo non sarebbe stato un aiuto ma solo un peso. Ormai i tre soldati erano fuori dalla folla. Heero tremò e, mentre con la sinistra continuava a sorreggere Duo per la vita, alzò di colpo l'altra mano poggiandola sulla guancia del compagno in modo da coprirgli il più possibile il viso, troppo noto dopo gli ultimi avvenimenti; l'istante successivo premette le labbra contro quelle di Duo e socchiuse gli occhi tenendo sempre lo sguardo sulle guardie. 

Duo sussultò spalancando gli occhi all'improvvisa pressione. Sentì le labbra morbide di Heero contro le sue e per un secondo le sue gambe tremarono di più minacciando di cedere definitivamente. Heero lo strinse più a sé e qualcosa scattò nel compagno che alzò le braccia cingendole intorno alla vita e al collo dell'altro ragazzo; si aggrappò a Heero come se fosse stata la sua ancora di salvezza, il suo unico conforto in quel momento di disperazione e lo strinse a sé come se perderlo avrebbe significato perdere la vita. Chiuse di nuovo gli occhi colmi di lacrime e aprì le labbra come esplicito invito ad intensificare quel bacio. Heero s'irrigidì istantaneamente, spalancò gli occhi e li spostò dalle guardie, ormai vicine all'entrata del vicolo, a quelli di Duo che erano serrati con forza; sentì sfiorarsi le labbra con la lingua e fu tentato di respingere il ragazzo, contrariamente, però, accettò l'invito silenzioso e aprì a sua volta le labbra intensificando il bacio. In tutta la sua giovane vita non aveva mai baciato nessuno, aveva passato la sua infanzia e l'adolescenza con un gruppo di adulti che tutto ciò che gli avevano insegnato era combattere e fare spionaggio; non si era mai neppure posto la domanda di come potesse essere dare un bacio, per lui era semplicemente una cosa inesistente, non aveva nulla a che fare con la guerra quindi di conseguenza niente a che fare con lui. Senza accorgersene chiuse gli occhi e si rilassò lentamente, la bocca di Duo era calda ed accogliente, dolce per la coca cola appena bevuta e morbida. Più il bacio procedeva più si rendeva conto che se ne sentiva assorbito e gli piaceva non solo perché era un bacio, ma perché era Duo; le sue guance rigate dalle lacrime che Heero tentava di cancellare accarezzandolo con il pollice, il suo odore, i suoi capelli, il suo corpo contro il suo e le sue braccia strette intorno alla vita e al collo che tenevano la presa come se senza sarebbe morto. Heero ebbe la sensazione che la testa prendesse a girargli e che le gambe gli divenissero molle, rinsaldò la presa sul compagno e lo sentì gemere mentre il bacio diveniva così intenso da togliere il fiato. Stava perdendo il controllo. Di colpo Heero spalancò gli occhi e si tirò indietro col capo interrompendo il bacio. Duo tremò emettendo un lamento di delusione per il perduto contatto; aprì leggermente gli occhi e per un istante intravide lo sguardo sconvolto del compagno, allargò di più gli occhi e Heero riacquistò immediatamente la sua maschera di freddezza mentre nel petto il cuore gli batteva ancora all'impazzata. Guardò verso l'entrata del vicolo ma i soldati di Oz erano scomparsi, mentalmente si diede dell'idiota per aver perso la lucidità e non aver seguito i movimenti del nemico. Fortunatamente le cose erano andate bene.

Heero tornò con lo sguardo sul compagno e si accorse che entrambi tenevano ancora ben salda la presa l'uno sull'altro. Duo lo scrutava con gli occhi perplessi e ancora colmi di lacrime. "I soldati se ne sono andati..." bisbigliò Heero quasi senza voce e vide un guizzo di dolore attraversare lo sguardo di Duo, forse si era reso conto del perché di quel bacio. Sentì le sue braccia scivolare via dalla vita e dalle spalle ed anche lui, a sua volta, allentò la presa. Inaspettatamente, però, Duo si accasciò di colpo verso il basso, le gambe ancora deboli, le emozioni ancora troppo forti; Heero lo riafferrò prima che cadesse a terra e si accorse che l'amico era impallidito, evidentemente non si era ripreso del tutto dall'inferno che aveva attraversato negli ultimi giorni.

"Duo!" chiamò Heero spaventato; sentì l'amico tremare ed aggrapparsi di nuovo a lui per un breve istante e poi con forza tirarsi indietro barcollando sulle gambe inferme ma restando faticosamente in piedi da solo.

"E' tutto ok, Heero... ce la faccio..."

"Come ti senti?"

"..."

"Duo..."

Il pilota di Deathscythe chinò il capo fissando il suo sguardo sul pavimento e lentamente prese a camminare verso l'entrata del vicolo, raccolse con molta fatica il suo cappello e se lo rimise in testa. "Mi sento molto stanco, voglio tornare a casa."

"Ce la fai a camminare?" chiese Heero, frustrazione e preoccupazione ancora nella sua voce. Duo annuì e riprese a muoversi sprofondando le mani nelle tasche dei pantaloni. Non si volse più indietro ma Heero era una presenza tangibile anche se fuori dal suo campo visivo, era come un'ombra che silenziosa lo seguiva pronto a proteggerlo o a sorreggerlo nel caso ne avesse avuto bisogno. Duo sospirò profondamente, non avrebbe potuto avere niente di più di quel bacio dal suo compagno e ciò era frustrante come era stato frustrante sentire quanto avesse desiderato quel contatto e come se ne era sentito avvolgere e scoprire poi che era stata solo una tattica di Heero per sfuggire alle guardie. Una vecchia tattica ancora valida che però aveva causato in Duo un carico di emozioni impressionante che, unite alla disperazione derivante dalla distruzione del suo Gundam, lo avevano reso improvvisamente debole e vulnerabile come non lo era mai stato in tutta la sua vita. Senza contare che l'inaspettato intimo contatto con Heero aveva messo in luce ancora di più ciò che provava per quel ragazzo. A causa del siero della verità gli aveva rivelato che lo amava ed ora sentiva i suoi sentimenti tremendamente esposti, avrebbe dovuto evitare Heero per un po' se non voleva che il forte desiderio che provava nei suoi confronti lo soprafacesse facendolo soffrire più di quanto non stesse già soffrendo e in quel periodo tanto difficile i suoi sentimenti erano davvero l'ultima cosa a cui gli era concesso di pensare.

Tornarono al campus della scuola in silenzio e distanti di un passo. Fortunatamente Heero, riservato e chiuso com'era, non aveva fatto amicizie all'interno della struttura e nessuno li fermò per fare conversazione o anche solo per salutare. Rientrarono nella camera e Heero si sedette immediatamente alla sua scrivania accendendo il suo amato portabile; Duo invece si tolse giubbotto e cappello e si sedette stancamente sul letto, incrociò le gambe sul materasso e si volse verso la finestra guardando fuori sconsolato. Non si rivolsero la parola e in silenzio passarono quasi due ore, Heero non scostò lo sguardo dallo schermo luminoso mentre Duo si fece una doccia e si cambiò infilandosi subito dopo sotto le coperte. Si rannicchiò in posizione fetale voltando il viso verso la parete e sospirò profondamente nella speranza di addormentarsi il prima possibile. Voleva solo che quella giornata scivolasse via. Il ticchettio della tastiera, benché non troppo piacevole, gli infondeva un senso di sicurezza perché finché lo sentiva sapeva che Heero gli era accanto.

Erano quasi le undici quando Heero smise di battere sui tasti e si lasciò andare all'indietro poggiandosi contro lo schienale della sedia. Gli occhi sottili in un'espressione pensosa, la mano sotto il mento che strofinava lentamente e pigramente la pelle, lo sguardo fisso sullo schermo del suo computer. Nel centro il nome del pilota che aveva distrutto il Gundam di Duo. Trowa Barton. Gli occhi di Heero si fecero ancora più fini, le labbra si contrassero in due linee sottili e lui tornò lentamente con le mani sulla tastiera. Cancellò le ultime informazioni e finalmente spense il computer. Trowa ora era nelle file nemiche, qualcosa dentro di lui gli diceva che non poteva essere altro che una mossa intelligente del giovane pilota di Heavyarms per infiltrarsi tra le linee di Oz e scoprirne i piani, ma la sua mente da soldato, plagiata da anni e anni di duro addestramento, gli sussurrava di non fidarsi di nessuno. Un altro compito che lo aspettava era quindi assicurarsi che Trowa fosse ancora dalla loro parte e in caso contrario ucciderlo. Il solo pensiero gli fece dolere il cuore, come se fosse stato attraversato da una fredda punta di metallo. Perché arrivare al punto di uccidersi tra di loro? Ma ciò che lo divorava in realtà era: perché combattere tanto per chi li aveva traditi?

Si alzò dalla scrivania e per un istante volse lo sguardo verso il compagno che, rannicchiato nel letto, sembrava dormire profondamente; le coperte lo coprivano fino alla testa ed era visibile solo la punta della treccia. Non era il caso che sapesse che uno dei piloti di Gundam aveva distrutto il suo Deathscythe. Era un colpo che al momento, nelle sue condizioni, non avrebbe potuto sopportare. Confuso s'incamminò verso il bagno e si chiese da quando in qua avesse cominciato a preoccuparsi tanto dei sentimenti degli altri. Non degli altri... pensò aprendo l'acqua della doccia. Solo di Duo. Inutile negare che quel ragazzo ormai contava qualcosa nella sua vita anche se in realtà non aveva la più pallida idea di cosa.

Quando rientrò nella camera spense la luce sul comodino e la stanza cadde nell'oscurità anche se non completamente, la serranda, infatti, non era abbassata e dall'esterno penetrava una luce giallognola artificiale; niente a che vedere con quella azzurrina magica e un po' spettrale della Luna che si poteva godere sulla Terra. Heero sollevò un lato del piumino e s'infilò sotto le coperte; era tardi e il giorno dopo sarebbe dovuto partire per la base lunare, per portare a termine la sua nuova missione ed uccidere gli scienziati. Il letto era grande e in due ci si stava comodi anche se appena un po' stretti; finì di sistemarsi e sentì Duo irrigidirsi. Evidentemente non stava ancora dormendo. Fece finta di nulla e rimase immobile chiudendo gli occhi; il ragazzo accanto a sé, però, sembrò irrigidirsi di nuovo e Heero corrugò la fronte confuso. Al terzo improvviso movimento si rese conto che Duo in realtà sussultava impercettibilmente; aprì di nuovo gli occhi e si alzò su un gomito per guardare il compagno che però era interamente coperto dal piumino. Indeciso sollevò una mano ed afferrò il lembo delle coperte alzandole. Duo tremò più forte e si strinse di più su sé stesso riducendosi ad una palletta; con un braccio si coprì il volto e un lamento uscì involontariamente dalle sue labbra. Le sue spalle sussultarono di nuovo e Heero capì che stava piangendo, silenziosamente, senza fare il minimo rumore.

"Duo..." sussurrò il nome dell'amico con voce carica di preoccupazione e perplessità. "Che ti prende?" Il pilota della colonia L2 non rispose, strinse più forte gli occhi e Heero gli fece allontanare il braccio che gli copriva il volto; le sue guance e il cuscino erano madide di lacrime, chissà da quanto Duo stava piangendo ininterrottamente in quel modo silenzioso. "Ti senti male?... Vuoi rispondermi, Duo?!"

"N-Non sto male..." balbettò tra i singhiozzi.

"E allora cosa hai?!"

"Lasciami stare, ti prego..."

"Da quant'è che piangi così?"

Duo non rispose e Heero lo afferrò per una spalla per farlo voltare sulla schiena; il ragazzo era paonazzo in viso e gli occhi erano rossi e carichi di lacrime. "Ci hanno abbandonato, Heero..." ammise finalmente tra i singulti del pianto. "Eravamo l'unica speranza delle colonie contro la Federazione e ora cosa siamo? Ora che la Federazione è stata quasi distrutta e Oz ha preso il comando? Niente! Non siamo niente!" pianse più forte e si rigirò di nuovo su un fianco ma questa volta in direzione di Heero. "Anzi, qualcosa siamo, siamo dei sovversori che vogliono portare avanti la guerra in una nuova epoca di pace!" continuò, la voce sempre più carica di rabbia e disperazione. "MALEDETTI! Io la odio la guerra! Mi ha portato via tutto! I miei genitori, Solo e persino Suor Helen e Padre Maxwell! Non ho mai vissuto un solo giorno senza sentirmi addosso gli effetti di questa schifosa guerra!"

Heero sospirò in silenzio, la disperazione di Duo in fondo era anche la sua, il terribile senso di abbandono apparteneva anche a lui e poteva capire cosa l'amico stesse provando. Nonostante il pilota di Wing fosse più forte e non avesse dovuto sopportare tutto il carico emotivo che negli ultimi giorni aveva letteralmente schiacciato Duo, soffriva allo stesso modo per la reazione delle colonie. Socchiuse gli occhi tenendoli aperti quel poco che bastava per guardare il compagno steso accanto a sé, ancora tremante nella sua posizione raggomitolata. Gli sembrò un bambino nella disperata ricerca di protezione. Sollevò una mano e dolcemente prese ad accarezzarlo sulle spalle e sulla schiena nel tentativo di calmarlo e confortarlo un poco.

"La mia colonia era letteralmente in pezzi, la Federazione la usava come discarica per i peggio derelitti e io sono salito su quel Gundam per salvarli! Sono andato sulla Terra per distruggere Oz che vuole solo prendere il sopravvento e non portare la pace. Ho ucciso e distrutto più di quanto quegli stupidi possano immaginare. Cosa credono?! Che sia facile uccidere? Che quando fai saltare un Mobile Suit non sai che là dentro c'è un persona?! E ora?! Di tutto quello che abbiamo fatto cosa resta?!"

"Duo..."

"E non cercare di azzittirmi!!" urlò il ragazzo dalla lunga treccia sollevandosi di scatto seduto per portare il viso alla stessa altezza di quella del compagno e poterlo così guardare negli occhi. "Tu con la tua maschera imperturbabile! Tutto quel che t'interessa è fare fuoco e fiamme intorno a te, ma li hai dei sentimenti?! Hai mai avuto paura?! A te non importa niente di nessuno! Solo le tue dannate missioni!!" Vide un lampo di rabbia rendere lo sguardo di Heero duro e severo; la mano del ragazzo smise di accarezzarlo e Duo scoppiò in lacrime gettandosi nelle sue braccia e premendo il viso contro il suo petto. "Scusami!! Io... io non volevo! Ti prego scusa!!" mugugnò tra le lacrime e i singhiozzi, gli avvolse le braccia intorno alla vita e si strinse a lui nel disperato tentativo di trovarvi conforto. Heero provò ancora rancore per le parole del compagno, ma il suo pianto incontrollabile e le sue continue richieste di perdono gli fecero capire che Duo era ancora troppo sconvolto per pensare lucidamente e probabilmente non credeva davvero ciò che aveva detto. Il suo sguardo si addolcì di nuovo e lentamente riprese ad accarezzarlo sulla schiena.

"E' tutto ok, Duo... ora calmati..."

"Mi sento soffocare..."

"Lo so..." Duo sollevò lo sguardo e i suoi occhi s'incontrarono con quelli di Heero, tra le lacrime copiose cercò di leggere in quel blu così intenso ed ammaliante. "Non essere tanto sorpreso, mi sento tradito ed abbandonato proprio come te e se ci penso anche a me manca il respiro." Fu la rivelazione più scioccante che Duo potesse udire; Heero non solo non parlava spesso ma inoltre non rivelava mai i suoi pensieri e tanto meno i suoi sentimenti. Il fatto che si fosse aperto così con lui gli riempì il cuore di un calore che non provava da tanto. "Ora ascoltami... le colonie si sono lasciate ingannare e per questo siamo giustamente furiosi. Ma cos'altro avrebbero potuto fare? Oz è astuta, ha dato loro quel che volevano: la pace, e loro si sono schierate dalla sua parte. Ora sta a noi far capire che quella pace non è altro che un velo che copre la verità... non so dirti come e che tu ci creda o no a volte ho paura anch'io, come in questo momento; ma siamo soldati e dobbiamo andare avanti continuando a combattere."

Duo batté le palpebre e le lacrime gli scivolarono lungo le guance arrossate, lentamente assorbì le parole di Heero e tornò a premere il viso contro il petto dell'amico per scomparire tra le sue braccia. "Mi sento terribilmente solo..." bisbigliò tra i singhiozzi di un pianto ancora incontrollabile e l'altro lo strinse forte a sé stendendosi di nuovo sul materasso.

"Non lo sei."

"Non lasciarmi Heero... ti prego, tienimi con te."

D'istinto il pilota di Wing strinse l'amico più forte e l'altro sembrò apprezzare il contatto incrociando le gambe con quelle di Heero. Non avrebbe dovuto spingersi così avanti, del resto sapeva cosa Duo provasse per lui e non era giusto illuderlo così. Già era stata una sofferenza leggere la delusione nei suoi occhi quando si era reso conto che quel bacio era stato solo una mossa per sviare l'attenzione delle guardie, non avrebbe voluto ferirlo ulteriormente. Socchiuse gli occhi mordendosi le labbra e si scoprì ad odorare il profumo dei capelli del compagno che accarezzava dolcemente senza neppure sapere quando avesse cominciato. Eppure qualcosa in quel che era accaduto tra loro non quadrava... perché il bacio solo in un primo istante era stata una copertura ma poi persino Heero aveva perso di vista il loro nemico e si era smarrito in quel contatto che era diventato tanto passionale da togliere loro il fiato. Persino in quel momento Heero non riusciva ad allontanare l'amico da sé e non solo perché Duo l'aveva pregato di non farlo, ma anche perché quell'unione era tutto ciò di cui avesse bisogno, perché Duo era ciò di cui avesse bisogno. Non capiva cosa provava per lui; nel suo lungo addestramento non c'era mai stata una lezione sui sentimenti e sull'amore, forse perché il dottor J non credeva che sarebbe vissuto tanto da poter provare emozioni simili. Fatto sta che al di là della confusione che quella presenza gli causava, in quel momento Heero provava un forte senso di pace dentro di sé ed un'attrazione tale che non aveva mai provato prima per niente e per nessuno. Sentì Duo piangere ancora sommessamente anche se con sempre meno enfasi, lentamente si stava calmando e questo gli alleggerì il cuore. Lo baciò dolcemente sulla fronte e si rese conto che tutto ciò che desiderava in quel preciso istante era baciarlo ancora.

Il pilota di Deathscythe sentì che quell'abbraccio stava allontanando le sue paure e le incertezze, Heero era la sua metà ritrovata e con lui accanto si sentiva come a casa, protetto e sicuro. Si rendeva conto che il compagno non ricambiava i suoi sentimenti ma in quel momento era tutto ciò di cui aveva bisogno per superare un momento tanto difficile e doloroso della sua vita. Percepì la maggiore pressione delle braccia di Heero che lo tenevano ben saldo a sé e il suo cuore prese a battere più forte. Intrecciò le gambe con quelle dell'amico e fu come diventare una persona sola; lentamente smise di piangere ed ebbe la sensazione di dondolare quando Heero lo baciò sulla fronte. Non era mai stato bravo a nascondere i suoi sentimenti e in un contatto simile non poteva trattenere i suoi desideri. Sollevò il viso premendo le labbra contro il collo di Heero; sapeva che rischiava di essere allontanato e, benché solo l'idea di perdere quell'abbraccio gli lacerasse il cuore, non poteva placare il flusso di emozioni che stava provando, dopo tutto quello che gli era accaduto negli ultimi giorni era troppo debole per combattere anche contro sé stesso. Il suo stupore, come anche la sua gioia, fu immenso quando l'altro, invece di spingerlo via, chinò il capo andando in cerca delle sue labbra.

Heero smise di pensare, improvvisamente decise di abbandonare tutti i problemi e le preoccupazioni e di fare ciò che Odin Lowe gli aveva consigliato prima di morire: seguire le sue emozioni. In quel momento tutte le sue emozioni lo spingevano verso Duo; provò un'intensa e sconosciuta sensazione al cuore e nella sua mente si formulò una strana consapevolezza: sei tutto quello che ho. Intensificò il bacio sapendo che non sarebbe stato in grado di dire quella frase a voce alta nonostante il suo significato lo avesse travolto in pieno. Non sapeva se amava Duo, ma certamente gli voleva bene e lo desiderava ardentemente.

Si separarono, le labbra gonfie e il respiro affannoso: il distacco fu quasi una sofferenza. Duo aprì gli occhi molto lentamente, quasi avesse avuto paura che se lo avesse fatto di colpo Heero sarebbe scomparso; ma non accadde, il pilota di Wing era ancora tra le sue braccia a pochi centimetri dal suo volto e lo guardava con gli occhi socchiusi. Duo tremò per ciò che intravide in quegl'incantevoli specchi blu: confusione, ma soprattutto desiderio, intenso e forte come il ragazzo dai lunghi capelli color nocciola non avrebbe mai immaginato. Tremò di nuovo e richiuse gli occhi spingendo il capo in avanti per toccare le labbra di Heero con le sue.

"Stai tremando," sussurrò il pilota da L1. "Perché?"

"Perché ho paura che tra poco mi dirai che i soldati se ne sono andati."

Heero sorrise e Duo ricambiò anche se era una strana combinazione di lacrime e sorriso la sua. L'ennesimo brivido lo attraversò da capo a piedi e Heero lo strinse forte a sé baciandolo di nuovo. In pochi istanti si persero in quel ritrovato contatto e si aggrapparono l'uno all'altro come se al mondo non fosse esistito nessun'altro a parte loro, come se fossero reciprocamente l'unica possibile salvezza che avessero, per la loro vita, per la loro anima, per la loro sanità mentale. Duo piegò la gamba sinistra avvolgendola intorno alla vita del compagno e Heero rinsaldò la presa stringendolo di più a sé, così forte che Duo gemette per il dolore: i lividi sul suo corpo non erano ancora andati via del tutto e lui li sentiva fastidiosi e dolorosi un po' ovunque. Heero se ne accorse e istintivamente si tirò indietro allentando l'abbraccio. Ciò che vide nello sguardo viola del ragazzo accanto a sé, però, lo lasciò sgomento; vi lesse preoccupazione e il terrore di essere abbandonato ancora. Non lasciarmi. Gli sussurravano silenziosamente quegli occhi.

"Non voglio farti male."

"Allora non lasciarmi," sussurrò Duo dando voce a quei pensieri che Heero aveva comunque colto dal suo sguardo. Tornarono a baciarsi e questa volta non si allontanarono più fondendosi insieme come se fossero stati una cosa sola.

*****

Era notte fonda ormai, le due passate, e né Heero né Duo avevano ancora preso sonno. Ancora l'uno nelle braccia dell'altro sperarono che il tempo si fermasse perché ogni istante che passava li riavvicinava sempre di più a quella realtà fatta di guerra dalla quale non potevano fuggire. Ciò che era accaduto tra loro li aveva legati in un modo che ancora non potevano capire ma che già sentivano come inscindibile.

"Domani dovrò partire," disse infine Heero spezzando il silenzio, ogni secondo che passava diventava sempre più doloroso rivelare al compagno le sue intenzioni e ormai non poteva più tenergliene nascoste. Duo tremò ed aprì gli occhi senza, però, guardare in faccia l'amico; del resto sapeva che quel momento non sarebbe potuto durare per sempre e che erano destinati a tornare al loro dovere.

"Dove vuoi andare?"

"Gli scienziati... sono sulla base lunare e ho paura che oltre a dire troppo su di noi possano essere costretti a lavorare per Oz."

"Altri Gundam in circolazione?"

"Già..."

"Vuoi ucciderli?"

"Sì. Devo farlo e devo distruggere i Mobile Suit che hanno costruito se lo hanno fatto."

"Verrò con te."

"No!" La risposta di Heero fu perentoria e il suo tono fermo lasciò intendere che non c'era niente che avrebbe potuto smuoverlo da quella decisione. Duo alzò il capo andando in cerca degli occhi dell'amico.

"Perché no?!"

"Perché non ti sei ancora ripreso, saresti solo un peso per me."

Il pilota di Deathscythe sollevò la parte sinistra delle labbra in un sorrisetto appena accennato e tornò a piegare il viso poggiandolo contro la spalla del compagno. "Purtroppo hai ragione;" dovette ammettere con una punta di delusione. "Dopo tutto quel che mi è successo ultimamente un po' di riposo mi serve davvero."

"Resterai qui al mio posto, nella scuola sono iscritto con il tuo nome."

"Con il mio nome? Non me lo avevi detto, perché?"

"Non è importante," rispose Heero, in realtà non lo sapeva neppure lui il perché; forse perché in quel modo avrebbe sentito più vicina una persona che per lui, inconsciamente, contava già tantissimo. Heero si domandò cosa avrebbe detto se in quel momento il siero della verità lo avessero somministrato a lui. Preferì non starci a pensare troppo e, accantonando il problema, volse il capo verso sinistra baciando Duo sulla fronte. "Dimmi una cosa..." sussurrò poi. "Prima... quando mi sono accorto che piangevi... da quando stavi in quello stato?"

Duo balbettò un po' imbarazzato e per qualche secondo sembrò non riuscire a trovare le parole. "P-Perché lo vuoi sapere?"

"Perché sì... non mi ero accorto di niente, ma a giudicare dalle condizioni dei tuoi occhi e del cuscino doveva essere un sacco di tempo."

"Mmh... lo era infatti."

"Come facevi ad essere così silenzioso? Normalmente non mi sfugge niente di quel che mi accade intorno."

Duo rimase in silenzio per una buona manciata di secondi incerto se rispondere o no, poi sospirò e i suoi occhi persero quella luce che tanto li rendevano affascinanti. "Su L2 non era bene far sentire di star piangendo. Gli altri potevano accorgersi delle tue debolezze ed era una cosa che era meglio non accadesse. Ci sono stati giorni in cui ho dovuto lottare duramente per non soccombere."

"Quanti anni avevi?" la voce di Heero si era fatta improvvisamente seria, velata di una tristezza che tentava di nascondere per paura che fosse scambiata per pietà.

"E' andata così per quattro anni di fila, dopo la distruzione della Chiesa Maxwell. E' stato un inferno, un vero inferno. Sono scappato da L2 per la disperazione imboscandomi nella nave del dottor G, del resto nessun posto sarebbe potuto essere peggiore di quella maledetta colonia."

"E perché il dottor G ti prese con sé?"

Duo sorrise. "Perché io sono un fenomeno, Heero! Un vero fenomeno! Entrai nell'astronave manomettendo il sistema di sicurezza senza che nessuno se ne accorgesse, una cosa impossibile secondo il dottore, un gioco da ragazzi per me. Inizialmente mi tenne per curiosità, credo, ma le cose cambiarono quando entrai per gioco nella camera di addestramento per i piloti che aspiravano a guidare Deathscythe e si accorse che imparavo meglio e molto più in fretta di chiunque altro. Deathscythe sembrava fatto per me." La voce di Duo si era fatta lentamente triste e malinconica, le immagini della distruzione del suo Gundam gli corsero davanti agli occhi come la pellicola di un film che viene messo in onda una seconda volta. Sospirò e si strinse più forte a Heero che ricambiò l'abbraccio percependo il dolore del suo amante.

Tacquero lasciandosi cullare dal calore che la presenza dell'altro infondeva loro nel cuore e finalmente il sonno prese il sopravvento trascinandoli via con sé in un mondo di pace di cui tanto avevano bisogno.

*****

La mattina dopo Heero preparò le poche cose che aveva intenzione di portare con sé. Non si parlarono e Duo seguì attentamente ogni singolo spostamento del compagno mentre l'altro teneva volutamente lo sguardo lontano da quei luminosi occhi viola. Entrambi sapevano che non c'era niente che avrebbe potuto evitare quel distacco, nessun desiderio, nessuna parola. Alla fine quando tutto fu quasi pronto Heero si volse verso Duo che gli sorrise, uno dei suoi soliti ampi sorrisi sfacciati.

"Si torna in pista, eh?"

"Se io dovessi fallire..."

"Chi, tu? Il soldato perfetto?" esclamò Duo con una risata anche se in verità voleva evitare anche solo di prendere in considerazione la possibilità che Heero potesse fallire perché ciò avrebbe probabilmente significato la sua morte e quello era un pensiero che il pilota americano doveva tenere il più lontano possibile dalla sua mente o sarebbe impazzito.

"Se io dovessi fallire," ripeté Heero con fermezza capendo le paure dell'amico ma meno disposto a lasciarsi andare a timori simili, la missione veniva prima di tutto, anche prima di loro. "Toccherà a te."

Duo smise di sorridere e uno sguardo determinato si dipinse sul suo volto e lui annuì lievemente. Heero accettò in silenzio il consenso del compagno, certo di potersi fidare di lui, soprattutto quando il fuoco di Shinigami brillava nei suoi occhi proprio come in quel momento. Era da quello sguardo che si sentiva spaventosamente attratto. Prese tutto ciò che gli serviva per quel viaggio che gli sembrava più un suicidio che una missione e s'incamminò verso la porta; si volse indietro solo un istante e vide Duo alzarsi faticosamente e dolorante dal letto, certamente gli ci sarebbe voluto un po' per riprendersi del tutto e di sicuro la notte appena trascorsa non l'aveva aiutato. Un lieve sorriso gli curvò le labbra al ricordo delle ore trascorse con il suo migliore amico e nel petto percepì un battito del cuore più forte; si chiese se dovesse considerarlo il suo amante.

"Cosa hai da sorridere?" gli domandò Duo e Heero alzò di scatto il viso abbandonando improvvisamente le sue fantasticherie.

"Ti muovi come un vecchio di cent'anni."

"Ah ah. Vorrei vedere come ti muoveresti tu nelle mie condizioni!" ribatté con tono volutamente scocciato. I loro occhi s'incontrarono e di nuovo calò il silenzio, un silenzio che scaturiva da quell'inquietudine d'animo che non potevano nascondere completamente.

"Ok amico... fa buona caccia!" esclamò Duo, ma la sua voce tremò e lui si volse di spalle agitando la mano per salutare l'amico. Aveva paura che se avesse parlato di nuovo non sarebbe riuscito a nascondere il suo reale stato d'animo e preferì voltarsi per non vedere l'amico uscire dalla stanza. Heero non rispose, arrivò fino alla porta e l'aprì; il click della maniglia fece trasalire Duo, nella sua mente mille pensieri si affollarono di colpo e sopra di tutti riecheggiò, come una disgustosa nenia, l'idea che quella poteva essere l'ultima volta che si vedevano. Maledetta guerra! Gridò la sua mente. Si volse di scatto e con passi ampi e veloci raggiunse la porta della camera.

Heero sentì le braccia del compagno avvolgergli il petto, il suo corpo premergli di colpo contro la schiena e il suo capo affondare tra la spalla e il collo. Vide la mano di Duo spingersi in avanti e richiudere di botto la porta di legno scuro per tornare subito dopo a premergli contro il petto in modo da stringerlo a sé.

"D-Duo..." balbettò Heero.

Il pilota di Deathscythe strinse più forte la presa. "Sii prudente," si affrettò a dire interrompendo l'amico. Sapevano entrambi che non c'erano promesse da poter fare e non era ciò di cui Duo andava in cerca, ma voleva almeno sentirlo vicino per quella che poteva essere un'ultima volta, abbattere di nuovo il muro che la guerra aveva costruito tra loro. Sentì Heero sospirare profondamente e piegare il capo all'indietro per aumentare il contatto tra loro. Rimasero così immobili per qualche istante e poi il pilota di Wing aprì la porta per la seconda volta e scivolò via dalle braccia del compagno e fuori dalla camera. Si chiuse la porta della stanza alle spalle senza mai girarsi, senza mai guardare Duo dietro di sé perché temeva che se lo avesse fatto non avrebbe più avuto il coraggio di andarsene.

Tentennò immobile fuori dalla camera per un istante, poi si sistemò lo zaino sulle spalle e sospirando infilò le mani in tasca riprendendo a camminare. "Addio Duo."

Il giovane pilota americano sentì il rumore della porta chiudersi come un profondo dolore al cuore. Chiuse gli occhi e si piegò in avanti poggiando una mano e la fronte contro il freddo pannello di legno. Heero aveva smesso di camminare, trattenne il fiato per quello che gli sembrò un istante infinito e quando l'amico fuori dalla porta riprese a muoversi, lui riaprì gli occhi ed emise un sospiro. "A presto Heero."

Fine

Spero vi sia piaciuta!! A me tanto!! ^_^

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Bye bye e alla prossima!!