L'ESTATE TRA IL QUINTO E IL SESTO ANNO
Draco… disse freddamente Lucius Malfoy quando il figlio comparve in sala da pranzo …Ho ricevuto oggi una lettera che ti riguarda. Il ragazzo cercò di mascherare il fatto che si era improvvisamente irrigidito sulla sedia: fortunatamente per lui, suo padre non lo notò. Conosci un certo Jeremy Cross? chiese Lucius mettendo giù il foglio di pergamena e inarcando le sopracciglia. Di persona, no…Credo sia il padre di Victoria, una mia compagna di scuola rispose Draco mentre il suo cuore tornava pian piano a battere normalmente. Questo signore mi chiede di mandarti a trascorrere un po' di tempo presso la sua famiglia, in Italia…Secondo te cosa dovrei fare?. Quello che ritenete più giusto, padre mormorò il ragazzo fissando il piatto che aveva davanti. Ovviamente resterai a casa disse Lucius in un tono che non ammetteva repliche Ci sono ancora molte cose che devi imparare…. Se mi permetti, Lucius, non sono d'accordo intervenne Narcissa. Il marito le lanciò un'occhiata vagamente sorpresa: E perché mai, Narcissa?. Vedi, penso che a Draco farebbe bene cambiare aria per un po'…Visto che si presenta quest'occasione penso che dovremmo approfittarne. Al contrario di suo marito, Narcissa Malfoy mascherava sempre le sue vere intenzioni dietro un velo di finta cortesia. O, come in questo caso, di finto amor materno. La bocca di Lucius prese una piega sgradevole: Tu, Draco, cosa vorresti fare?. Qualunque cosa voi decidiate per me va bene, padre. Molto bene disse l'uomo passando il tovagliolo accanto al piatto Ne riparleremo. Il che significava che prima di prendere una decisione avrebbe controllato l'albero genealogico della famiglia Cross dal diluvio universale in giù, ma da quel lato Draco era sicuro che non ci sarebbero state pecche. Si alzò anche lui da tavola e tornò in camera sua: chiuse la porta e sospirò, pregando silenziosamente che i suoi acconsentissero a mandarlo da Victoria. Forse da qualche parte stava cadendo una stella, perché il suo desiderio venne esaudito: Draco faceva molta, molta a fatica a mascherare la sua gioia sia nell'andarsene di casa sia nel passare le ultime tre settimane di vacanza con l'unica persona cara che aveva al mondo. Per disposizione di Lucius, Narcissa l'avrebbe accompagnato fino a casa Cross: E mi raccomando… lo sentì dire Se vedi qualcosa che non va – sai bene cosa intendo – lo riporti a casa immediatamente. Naturalmente, Lucius. Dopo aver origliato quella conversazione, Draco era corso in camera sua a scrivere una lettera a Victoria per avvertirla. Finalmente giunse il giorno della partenza: Draco e Narcissa viaggiarono via Polvere Volante Speciale (quella per i viaggi internazionali) fino a Casa Cross. Davanti al caminetto gli aspettava riunita la famiglia Cross: Jeremy Cross, il capofamiglia, Elena Cross, la padrona di casa e naturalmente la loro figlia Victoria. I Cross a quanto pareva avevano preso i provvedimenti suggeriti da Draco nella sua lettera d'avviso: non c'era la minima traccia di aggeggi Babbani. I Cross accolsero con educata e fredda cortesia gli ospiti e la signora Cross fece visitare loro la grande casa: sua madre Narcissa parve soddisfatta dall'ispezione, poiché fece materializzare i bagagli di Draco con un cenno della bacchetta magica e, dopo essersi freddamente congedata dal figlio e dai padroni di casa, fece ritorno in Inghilterra per fare rapporto al marito. Non appena se ne fu andata, il signor Cross tolse gli incantesimi che aveva utilizzato per mascherare tutti gli "aggeggi Babbani" che altrimenti avrebbero fatto riportare a casa Draco seduta stante. Benvenuto in Italia gli sorrise cordialmente la signora Cross. Grazie per avermi permesso di venire rispose Draco felice.
Il giorno seguente, con sua grande sorpresa, Draco si svegliò molto presto: quando era a casa sua o a scuola di solito dormiva fino a tardi. Sua madre e suo padre dicevano che era uno scioperato perditempo, in realtà passava molto tempo dormendo perché era l'unico modo che aveva di sfuggire alla realtà: il sonno era il suo unico rifugio e per essere sicuro che nessuno venisse a turbarlo, nemmeno gli incubi, dal secondo anno aveva cominciato a prendere delle potenti pozioni soporifere racchiuse in piccole capsule rosse. Durante le tre settimane in cui rimase presso i Cross non ne ebbe mai bisogno. Le giornate era scandite più o meno nello stesso modo: la mattina, dopo che i Cross uscivano per andare a lavorare – Jeremy era un importante membro della Congregazione Magica Internazionale, capo del Dipartimento della Sicurezza Internazionale distaccato a Torino; mentre Elena era una ricercatrice del Centro Internazionale di Difesa Contro le Arti Oscure – Victoria e Draco uscivano e andavano in giro per Torino, sia nella parte Babbana che in quella magica. Draco non avrebbe potuto desiderare una guida migliore: Victoria era nata e cresciuta a Torino e amava quella città dal profondo del cuore. Torino non è Venezia o Roma ma è la mia città e io la preferisco a tutte quante! affermò categorica un giorno citando le altre due maggiori metropoli magico–mistiche d'Italia. Ben presto il ragazzo scoprì a sue spese che l'amore per Torino della sua amica era molto contagioso: si accorse di amare non solo la parte magica della città, anche quella Babbana. Piazza Castello, il Palazzo Reale, il Duomo, via Garibaldi, Palazzo Carignano, le Porte Palatine, la Mole…Tutti quei luoghi e quei monumenti costruiti da semplici Babbani esercitavano su di lui un fascino incredibile e inesplicabile e inoltre, durante un improvviso acquazzone, ebbe modo di apprezzare via Roma e i suoi portici. In un solo posto di Torino non si trovò a suo agio…Un Giovedì pomeriggio e Victoria percorsero tutta via Garibaldi da piazza Castello fino in piazza Statuto: la ragazza voleva mostrargli un monumento. In mezzo ad un'aiuola verde si ergeva una catasta di blocchi di roccia, quasi una montagna in miniatura, su cui si vedevano i corpi d'uomini scolpiti in marmo e in cima una statua alata di bronzo. È il monumento agli operai che lavorarono al traforo del Frejus, che collega l'Italia alla Francia spiegò Victoria mentre entrambi lo contemplavano a naso in su. Draco voleva scattare una foto alla piazza e al monumento, ma per prendere una buona inquadratura dovette attraversare la strada e portarsi sul marciapiede attorno ad un'altra aiuola molto grande. Non appena ebbe messo piede sul marciapiede, uno strano brivido lo fece tremare da capo a piedi. Hai freddo? gli chiese Victoria. No le gettò una rapida occhiata e non poté fare a meno di notare che era impallidita. Sbrigati a fare questa foto lo esortò la ragazza. Draco accostò la macchina al viso e scattò rapidamente: di solito passava delle mezz'ore intere a controllare che l'inquadratura fosse dritta, che nulla venisse tagliato fuori, che non passassero persone o veicoli estranei, ma quel giorno controllò appena che il soggetto fosse a fuoco. Lo senti anche tu, vero? chiese abbassando la macchina fotografica C'è qualcosa di strano qui…. Victoria assentì: Meglio se andiamo via. Aspetta, voglio scoprire cosa c'è disse imboccando uno dei passaggi che portavano al centro dell'aiuola. Seminascosto alla vista dagli alberi che ne circondavano il perimetro esterno, al centro dell'aiola si ergeva un obelisco non molto grande con un globo di bronzo in punta. Draco si avvicinò fino ai piedi del monumento e avvertì un lieve brivido: percepì la presenza di Victoria a un paio di metri da sé. Hai notato? sussurrò, come temendo di risvegliare una forza dormiente Piazza Statuto è un piazzale molto trafficato, eppure… si guardò in torno con tutti i sensi all'erta …eppure qui i rumori esterni non giungono, questo obelisco è il centro di una zona di silenzio. È molto di più… mormorò Victoria Ti sei mai chiesto perché il Centro Internazionale di Difesa Contro le Arti Oscure si trova proprio qui? O perché c'è un distaccamento del Dipartimento della Sicurezza Internazionale?. No… ammise Draco scuotendo il capo …Non ci ho mai pensato. Victoria prese un profondo respiro: Come ben sai, il mondo è attraversato da Linee di Energia, come tanti meridiani e paralleli…o come cavi che si diramano in tutte le direzioni il ragazzo annuì ed ella continuò Torino è l'unica città al mondo ad essere attraversata dalla Linea del Male e dalla Linea del Bene inghiottì a vuoto In questo momento, noi ci troviamo esattamente vicino al punto di massima concentrazione della Linea del Male…Immagina un fiume sotterrane e che in un certo punto emerge in superficie formando una fonte d'acqua. Questa piazzola è la fonte mormorò Draco raggelato. Victoria annuì: Passa esattamente là…In cima all'obelisco, dove c'è quel globo. Draco indietreggiò, tenendo gli occhi fissi sulla sfera di bronzo: Andiamocene mormorò senza staccare gli occhi da lì. Non appena ebbero riattraversato la strada, Draco riprese a respirare normalmente e le guance di Victoria ripresero il solito colore. Dio, quanto vorrei che quegli imbecilli che ti accusano di essere un Mangiamorte ti avessero visto. Perché? chiese Draco sollevando un sopracciglio. Se fossi stato un Mangiamorte, quella Linea ti avrebbe inevitabilmente attratto. Invece tu la respingevi, ne eri disgustato…Questo prova sia che non lo sei e che lo sarai mai. Draco abbassò gli occhi: Non puoi dirlo, Torey…Un giorno potrei diventarlo. Ma non sarebbe una tua libera scelta replicò incrollabilmente sicura la fanciulla La tua anima respinge l'idea del Male. Quella sensazione… mormorò Draco Era così forte…quasi come stare vicino ad un Dissennatore. Victoria chinò il capo: Dicono che la Linea venga alimentata dalle anime dei malvagi passati e presenti…Soprattutto presenti: infatti da due anni a questa parte la sua forza si è intensificata. Per le anime già predisposte al male è quello che è una torcia per una falena alzò gli occhi e i loro sguardi si incrociarono Ma tu l'hai respinta. Draco fece un sorriso amaro: Forse perché, contrariamente a quello che si crede, io non sono la copia perfetta di Lucius Malfoy. Victoria gli appoggiò una mano sulla spalla: È innegabile che fisicamente gli somigli molto, ma… Ma? Ma tu non sei né Lucius né la sua copia: tu sei Draco. La mano di Draco coprì la sua. Torey… mormorò dopo qualche minuto di silenzio …Hai detto che a Torino passa anche la Linea del Bene la ragazza annuì Vorresti portarmi dove passa?. Tre quarti d'ora dopo, i due ragazzi attraversavano Piazza San Carlo dirigendosi verso un monumento equestre. Il sole aveva cominciato a posarsi all'orizzonte, dipingendo il cielo di rosso e oro. Ecco… disse la ragazza salendo sulla banchina È qui. Proprio dove si trova il cavallo. Draco non si espresse: sentiva caldo, ma non era per via del sole. Era come se una fiamma si fosse improvvisamente riaccesa dentro il su petto, ed ora scintillava e riscaldava fino all'ultima fibra del suo corpo. Victoria lo riscosse da quella specie di incanto in cui era caduto: Dobbiamo…Dobbiamo andare…credo. Anche lei avrebbe preferito restare lì vicino alla statua che si ergeva dinnanzi al cielo infuocato, avvolta in una luce più calda e splendente di quella del sole. Draco non poté trattenere un sorriso: qualunque cosa pensassero quelli delle altre Case, quella Serpeverde non sarebbe mai stata una Mangiamorte, era disposto a scommettere la sua stessa vita. Su sé stesso, invece, era molto meno sicuro. Finché rimase a Torino, Draco tornò spesso in Piazza San Carlo, ma evitò sempre Piazza Statuto.
Durante la seconda settimane di vacanza, Draco conobbe le amiche di Victoria di cui aveva tanto sentito parlare. Prima di andare a Hogwarts, Victoria aveva frequentato una scuola privata italiana dove aveva conosciuto Elisabetta Bercalli e Veronica Pergolesi, due ragazze molto simpatiche e carine. A loro si aggiungevano le figlie di due colleghi del signor Cross: Lara Grethco e Elisa Callaway, due simpaticissime streghe di origine Americana. Inizialmente Draco si era sentito un po' fuori posto essendo l'unico maschio in un gruppo di cinque ragazze, ma presto l'imbarazzo iniziale venne superato. Ogni pomeriggio il gruppo si trovava a casa di Victoria e poi si usciva per andare al cinema o in centro, oppure semplicemente si restava a casa a giocare. Il gioco prediletto era la pallavolo, che giocavano nel cortile sul retro tendendo un filo a mo' di rete. Giocavano a formazioni molto variabili di tre contro tre in campo ridotto, con un alzatore e due ali, una delle quali andava anche in battuta. La settimana prima Draco e Victoria avevano passato molte ore in quello stesso cortile chiacchierando e provando palleggi, bagher e battute, quindi il ragazzo non si trovò troppo a disagio: d'altro canto, nemmeno le ragazze erano Maurizia Cacciatori. Giocavano decentemente, sì, ma più per divertimento e passatempo che per reale competizione sportiva. Se qualcuno sbagliava al massimo gli arrivava una bonaria presa in giro, ma mai niente di serio, niente insulti, né parolacce. Fu così che in un limpido pomeriggio di Agosto Draco fece rivoltare nella tomba tutti i suoi antenati giocando insieme a Elisabetta e Veronica nella squadra Babbani contro la squadra Streghe. Vincendo. Dopo la partita, tutti i giocatori si sedettero sui gradini della scalinata sul retro a riposare. Ci dovete la rivincita! disse Lara tra un sorso e l'altro del suo succo di frutta. La riperdita, vorrai dire! replicò lesta Veronica. Draco gettò la testa all'indietro e scoppiò a ridere. Victoria lo guardava meravigliata e rapita: lo conosceva da anni, eppure non l'aveva mai visto né sentito ridere. Ad Elisabetta, che aveva preso ad osservarla da vicino, non sfuggì l'espressione quasi estasiata sul suo volto, così come non le era sfuggito il modo in cui la sua migliore amica guardava il biondo mago Inglese. Mentre Draco scambiava battute con Elisa e Lara, Elisabetta fece cenno a Veronica di avvicinarsi: Credo che la nostra piccola Vicky sia andata a sbattere contro un bel paio di occhi girgi sussurrò indicando l'amica seduta qualche scalino più in là che più che seguire lo scambio di battute guardava Draco con occhi pieni di stelle. Veronica sorrise lievemente e annuì: Ho notato. E sai che ti dico? Credo che anche l'Inglese non sia proprio del tutto indifferente alla nostra cara amica. Quasi a conferma delle loro parole, Draco si voltò per lanciare a Victoria il suo caratteristico mezzo sorriso, ma era un mezzo sorriso molto, molto diverso da quelli che rivolgeva alle altre ragazze. Vado a rimettere in frigo le bottiglie, visto che nessuno beve più disse la padrona di casa alzandosi e cominciando a raccogliere quelle e i bicchieri. Ti do una mano disse Draco scattando in piedi. Non è il caso… Insisto. Quelle bottiglie sono troppo pesanti per te: tu prendi i bicchieri. Come vuoi rispose Victoria con un sorriso. Din-don-dan! Prevedo campane a nozze per quei due commentò Elisa non appena furono rientrati in casa. Tu prevedi? disse Lara voltandosi a guardarla Ma se in Divinazione non ne azzecchi una nemmeno per sbaglio!. Come se non tirassi a indovinare anche tu mugugnò Elisa. Comunque è vero intervenne Elisabetta Quei due sarebbero una gran bella coppia. Non è decisamente un mistero che si piacciono un sacco e una sporta. L'abbiamo capito tutti tranne loro disse Elisa. Lara fece una smorfia: Non credo…Secondo me sono molto meno ciechi di quanto crediate. Elisabetta annuì in silenzio pensierosa. Ma allora… iniziò Elisa, ma venne subito interrotta da Veronica: Zitte, eccoli che tornano. Infatti la porta si aprì e i due uscirono di nuovo: nessuna delle ragazze mancò di notare che Draco tenne cavallerescamente aperta la porta per Victoria, la quale lo gratificò con un sorriso radioso. Allora, che ci siamo persi? chiese la ragazza sedendosi su uno scalino. Assolutamente niente rispose Veronica Forza, facciamo un'altra partita!. Ci sto! approvò Draco Ma stavolta io e Torey stiamo in squadra insieme. Okay disse Elisabetta non nascondendo il sorriso che le stava spuntando sulle labbra.
Accidenti che caldo! commentò Draco asciugandosi il sudore sulla fronte. Quel martedì d'Agosto lui e Victoria avevano deciso di fare l'ennesimo giro per Torino e in quel momento si trovavano in Piazza Castello, anch'essa oppressa sotto una soffocante cappa di aria calda. Torino mi piace così com'è…. aggiunse Victoria …Ma ci sono giorni in cui vorrei che ci fosse il mare, e questo è uno di quelli. Draco fece per risponderle quando qualcosa attirò la sua attenzione. Forse il mare non c'è…però credo di aver trovato un sostituto disse sogghignando. Victoria lo guardò perplessa e lui le indicò con un cenno del capo le fontane che il Comune aveva fatto sistemare nella Piazza. Non erano vere e proprie fontane, di quelle con la vasca piena di pesciolini rossi e grandi sculture al centro: si trattava di buchi nel terreno raggruppati assieme dai quali zampillavano getti d'acqua di varia altezza. L'acqua veniva poi raccolta da una griglia che circondava la pseudo-fontana. Non vorrai…. iniziò Victoria, ma poi scosse il capo Oh, al diavolo. Andiamo!. Si avvicinarono alla fontana più vicina e misero giù gli zaini: non appena Victoria ebbe posato il suo, Draco la spinse in mezzo ai getti d'acqua. La ragazza lanciò uno strillo acuto e lo afferrò per un braccio trascinandolo dentro con sé. Per tutta risposta, Draco le schizzò un po' d'acqua addosso e Victoria gli restituì immediatamente il favore. Cominciarono a schizzarsi ridendo come due bambini delle elementari. Draco si sentiva leggero e felice, come uno che non ha un solo problema. Ed era la sensazione più bella del mondo. Victoria rideva e lanciava acqua addosso a Draco, pensando che non si ricordava di averlo mai visto così allegro. Anche lei si sentiva felice, ma non sapeva dire se questa gioia veniva dalla consapevolezza che anche Draco era felice o no. Senza saperlo, entrambi stavano pensando la stessa cosa: mancava più di una settimana al rientro ad Hogwarts. Un sacco di tempo. Okay, ragazzi. Direi che il tempo per il bagno è scaduto disse una voce sconosciuta alle loro spalle. Si voltarono per trovarsi faccia a faccia con due Carabinieri, un uomo e una donna entrambi sulla trentina. L'uomo aveva ricci capelli scuri, mentre i capelli della donna legati in una coda di cavallo erano castani, molto più chiari di quelli di Victoria. Capisco che abbiate caldo… commentò la donna sorridendo …Ma se volete farvi una doccia, fatevela a casa. Draco e Victoria uscirono dalla fontana e raccolsero le borse. Su, forza, sparite. Non ci multate? chiese sorpresa Victoria. Non oggi: fa troppo caldo…E adesso sparite prima che cambi idea i due ragazzi si allontanarono in fretta. Che ti succede oggi, Anna? chiese l'uomo stupito Di solito non la lasci passar liscia a nessuno. Il Carabiniere scosse le spalle: Di solito non mi imbatto nella versione moderna di Romeo e Giulietta che sguazzano in una fontana. A parte il fatto che "La dolce vita" sarebbe una citazione più adeguata, che c'entra Shakespear?. La donna sorrise divertita: Non hai visto come si guardavano prima che li interrompessimo? Se quei due non stanno ancora insieme, succederà presto. Io non ho notato niente. Anna alzò gli occhi al cielo: Voi uomini non vi accorgete mai di niente. Circa cinque minuti più tardi, Draco e Victoria arrivavano a casa via Polvere Volante. Accidenti, siamo tutti sporchi di fuliggine! esclamò a ragazza rialzandosi. Per non dire bagnati. Meglio andare a cambiarsi suggerì Draco. Concordo. Ehi, hai visto che ti sei tagliato? disse indicando il dorso dell'avambraccio destro: un paio di centimetri sotto il polso c'era un lungo taglio che sanguinava leggermente. Vado a cambiarmi e poi ci metto qualcosa sopra commentò il ragazzo esaminando appena la lacerazione È soltanto un graffio. Un graffio bello profondo. Draco scosse le spalle e andò in camera sua. Un paio di minuti dopo, Victoria entrò con la bottiglia dell'acqua ossigenata e un pacco di cotone: Ti ho portato… la voce le morì in gola. Quando era entrata, il suo migliore amico si stava sfilando la maglietta sporca e le voltava le spalle: alla vista della sua schiena coperta di segni, per poco la fanciulla non lasciò cadere la roba che aveva in mano. Draco arrossì violentemente e si voltò, nascondendo le cicatrici alla sua vista. Oh santo cielo, Draco, ma…cosa…Fammi vedere! disse avvicinandosi. No! replicò deciso il ragazzo Non è niente, davvero…. aggiunse cercando di prendere la maglietta che aveva appoggiato sul letto, ma Victoria fu più veloce di lui. Quello che ho visto non era "niente". E nemmeno quello lo è disse indicando un livido quasi completamente guarito sulla sua spalla. Che è successo? Chi è stato?. Draco abbassò gli occhi e mormorò qualcosa, in cui alla ragazza parve di distinguere le parole "mio padre". Perché?. Molte cose…e allo stesso tempo nessuna sorrise tristemente I nostri cari compagni di Serpeverde non sono gli unici a pensare che il sottoscritto sia un disastro…. Non è un buon motivo perché ti riducano la schiena in quello stato…Dio mio, ma i professori lo sanno? E i ragazzi del tuo dormitorio?. Draco scosse la testa: Nessuno lo sa…Nessuno doveva saperlo. Nemmeno io sussurrò con un misto di rabbia e dolore nella voce. Nemmeno tu. Silenzio. Un silenzio lungo e difficile. Finalmente Victoria ritrovò il coraggio per parlare: Perché non me l'hai mai detto?. Te l'ho detto, Torey… Draco non riusciva a guardarla in volto Nessuno doveva saperlo. Se mio padre sapesse che l'hai scoperto… non ebbe la forza per continuare. Che cosa ti ha fatto?. Il ragazzo alzò lo sguardo per un secondo, poi tornò a fissare il pavimento: Credimi…Preferiresti non saperlo. Tacquero ancora, e poi fu Draco a parlare mentre si infilava una maglietta: Devi promettermi che non lo dirai a nessuno, Torey. Ma…. Niente ma. È un mio problema, non tuo. Questa volta fu Victoria ad abbassare gli occhi: Credevo fossimo amici, Draco. Lo siamo. Ma questo cosa c'entra?. C'entra… replicò fissandolo negli occhi Perché se siamo amici, veramente amici, ogni tuo problema è anche un mio problema. Draco sembrava improvvisamente imbarazzato: Tu sei la mia migliore amica, Torey, davvero…Ma credimi, è meglio se ne resti fuori il più possibile. Dico davvero. Come faccio ad essere tua amica e restarne fuori il più possibile? Gli amici non fanno queste cose, Draco! adesso Victoria stava veramente cominciando a perder la pazienza. Lo so. Ma ho i miei buoni motivi per fare questo all'improvviso, Victoria si rese conto di quanto Draco fosse stanco. Non fisicamente, ma psichicamente e emotivamente stanco. Ti prego, Torey, dammi retta. Non voglio dover litigare anche con te. Va bene scandì lentamente dopo un attimo di riflessione Farò come vuoi. Però…Se avessi bisogno di qualcosa…. So di poter contare su di te. Lo so, e per questo ti ringrazio infinitamente. Improvvisamente si avvicinò a lei e le accarezzò delicatamente una guancia. Victoria trasalì: durante l'anno scolastico entrambi avevano cominciato ad evitare inconsciamente il contatto fisico senza una ragione apparente ed ora lei si sentiva quasi bruciare sotto il tocco gentile della sua mano. Sei tutto quello che ho, Torey sussurrò a bassa voce Draco. I due si avvicinarono ancora di più e forse si sarebbero baciati, ma…Lo squillo imperioso del telefono li interruppe: si allontanarono di scatto, come se fossero stati sorpresi a fare qualcosa che non dovevano. Victoria corse a rispondere e Draco rimase solo.
Giunse l'odiato, il temuto ultimo giorno. La mattina passata a fare l'ultimo giro per Torino, con l'ultima visita in piazza S. Carlo. Al pomeriggio, una specie di festicciola con Elisabetta, Veronica, Lara ed Elisa. Ma ora la festa era finita: Victoria era andata a salutare un'ultima volta le sue amiche. Draco era solo nel giardino e osservava malinconico il tavolo cosparso di piatti e bicchieri di carta più o meno vuoti, le carte e i giochi di società ammucchiati ai piedi di un albero e i festoni con le bandierine che Elisabetta e Veronica avevano appeso tra al tiglio e alla magnolia. Il sole stava calando lentamente. Il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro. Victoria gli appoggiò una mano sulla spalla per qualche secondo, poi andò ad armeggiare con lo stereo portatile, ora silenzioso, che pure per tutto il pomeriggio aveva lavorato instancabilmente riempiendo il giardino di musica. Improvvisamente la musica ricominciò: lo stereo suonava una canzone degli anni '70 piuttosto allegra nonostante il testo, che parlava di un addio.
…Why did things turn out so bad?
Was it just a dream, everything we did, everything we had?
Draco si alzò in piedi e si avvicinò a Victoria, cingendola tra le braccia . Cominciarono a ballare nella luce del sole al tramonto.
Baby, give me one more
Dance while the music still goes on
Don't think about tomorrow
Dance and forget our time is gone
Tonight's a night we borrow.
Let's make it a memory, a night of our own
A thing to remember when we're all alone
So dance, it's our way to say goodbye
Yes, all we have to do is
Dance while the music still goes on
This is no time for crying
Dance, don't you hear them play our song
God knows that we've been trying
But we didn't make it 'cause nothing's the same
We just couldn't help it, nobody's to blame
So dance while the music still goes on
And let it be our last goodbye
Ballarono tra i resti dell'estate ormai finita, ognuno perso in quelle parole e negli occhi dell'altro. Ciò che li attendeva in futuro si preannunciava già cupo, come le nuvole che si scorgono all'orizzonte prima dello scatenarsi di una tempesta e loro non potevano fare nulla per evitarlo. Potevano soltanto ballare.
Yet it seems to make me sad.
Why did things turn out so bad?
Was is just a dream, everything we did, everything we had?
I giorni passati insieme a Torino erano stati i più belli della loro vita, ma erano finiti, scivolati via in fretta come un bel sogno. Il giorno dopo si tornava a combattere, era inevitabile.
Baby, give me one last
Dance while the music still goes on
Just like the night I met you
Dance and believe me, when you're gone
You know I won't forget you
Our love was a snowbird, it's flying away
You tell me it's over, what more can I say?
So dance while the music still goes on
It's gonna be our last goodbye
Dance while the music still goes on
Don't think about tomorrow
Dance and forget our time is gone
Tonight's a night we borrow.
Let's make it a memory, a night of our own
A thing to remember when we're all alone
So dance while the music still goes on
And let it be our last goodbye
Victoria non l'aveva mai detto a nessuno, neppure alle sue amiche, ma aveva desiderato che quel giorno non giungesse mai, che l'estate non avesse fine, che lei e Draco potessero restare a Torino per sempre. Forse era la canzone, forse la desolazione di fine estate, ma aveva paura che quello fosse una specie di addio.
Dance while the music still goes on
This is no time for crying
Dance, don't you hear them play our song
God knows that we've been trying…
Dance while the music still goes on
Just like the night I met you…
La musica cominciò a sfumare e a spegnersi lentamente. Draco e Victoria si separarono, restando fermi uno dinnanzi all'altra per qualche istante. Poi il ragazzo si chinò velocemente e le sfiorò la fronte con le labbra: quando si scostò, Victoria scorse un'ombra nei suoi occhi, una specie di rimorso. Per cosa, non riusciva a capirlo. Lo stereo passò alla canzone successiva, ma Victoria andò a spegnerlo: non voleva sentirla. Udì i passi di Draco sugli scalini dell'ingresso e la porta che si chiudeva. Alzò gli occhi a guardare il sole quasi scomparso dietro le colline mentre nella sua testa sentiva ancora i due versi che concludevano la canzone:
"…Dance and believe me, when you're gone
You know I won't forget you"
Draco l'aveva baciata proprio mentre venivano pronunciate quelle parole. Erano impresse nella sua memoria: suonavano quasi come una specie di giuramento. Si riscosse e tornò in casa: doveva ancora finire di fare i bagagli. Il giardino rimase vuoto.
