Attenzione: lemon… un po'

Preventer 5 – HEERO E DUO ARCH

by Ely

Capitolo 3

Heero sospirò, era quasi mattina.

Seduto su una sedia e col capo poggiato sul materasso, intravedeva la tenue luce azzurrina che penetrava nella stanza attraverso la finestra. Batté le palpebre e lentamente sollevò il capo sperando che qualcosa fosse cambiato. Duo giaceva ancora immobile nel letto, il volto pallido e la testa fasciata; da sotto le bende bianche si scorgeva un grosso ematoma violaceo che arrivava quasi sino all'occhio sinistro. Nella gola aveva il tubo del respiratore, nel braccio l'ago della flebo e sul torace e sul capo piccoli sensori elettrici che tenevano costantemente sotto controllo il suo stato di salute. L'intermittente bip dell'elettrocardiogramma era l'unico suono udibile.

La sera prima si era sentito crollare il mondo addosso quando aveva saputo che Duo era in coma e, quando l'aveva visto in quelle condizioni, pallido ed incosciente, in quel letto di ospedale, gli era venuto da piangere. Il giovane americano era sembrato piccolo e gracile sotto la coperta bianca che gli aderiva al corpo. Sedergli accanto, prendergli la mano e parlargli non era servito a niente, Duo non aveva ripreso conoscenza per tutta la notte.

Heero sospirò di nuovo sviando lo sguardo dal volto pallido dell'amico e faticosamente si alzò. Sentì la schiena dolergli e, per rimettere un po' in moto i muscoli indolenziti, camminò fino alla finestra. Il mondo fuori si stava lentamente risvegliando, una leggera foschia indugiava sulla città rendendola eterea e quasi spettrale, dando l'impressione che sarebbe stata una giornata fredda. Heero aprì di più le tende e lentamente poggiò il capo alla finestra piegando le braccia al petto. Quando solo dieci ore prima Sally aveva spiegato loro le condizioni del compagno, Quatre era scoppiato in lacrime incolpandosi per ciò che era accaduto; era stato lui ad ideare il piano, lui aveva suggerito un ruolo tanto pericoloso per il loro amico.

Trowa gli aveva poggiato le braccia intorno alle spalle nel tentativo di consolarlo un poco. "Sapevamo tutti a cosa andavamo incontro," gli aveva sussurrato. "E' stata una nostra scelta, Quatre, non addossarti colpe che non hai."

Era vero, era stata una loro scelta, ma per un attimo Heero era stato tentato di sfogare tutta la sua rabbia sul giovane arabo che aveva avuto la pessima idea di far infiltrare uno di loro in un gruppo di terroristi tanto ristretto e organizzato. Quando però Quatre, stanco e provato dagli ultimi eventi, si era lasciato andare tra le braccia di Trowa piangendo più forte, Heero aveva abbandonato tutta la sua ira verso l'amico biondo; del resto nessuno di loro si era opposto al piano o aveva proposto qualcos'altro. Grande stratega Quatre, ma non altrettanto grande a sopportare il peso delle conseguenze se esse risultavano negative.

Vedere Duo era stato possibile ma solo per pochi minuti, poi avrebbero dovuto lasciare la stanza e solo ad uno di loro sarebbe stato concesso di restare durante la notte. Vedere il compagno in quelle condizioni era stato un duro colpo per tutti. Wufei aveva perso colore in viso sussurrando che quel ragazzo, così silenzioso e immobile non poteva essere Duo, poi aveva lasciato la stanza affermando che li avrebbe aspettati fuori. Sally lo aveva seguito. Solo più tardi avevano scoperto che Wufei si sentiva responsabile per aver coinvolto i ragazzi in un'operazione dei Preventers quando loro Preventers non erano.

Anche quella era stata una loro scelta.

Quatre si era subito proposto per la notte ma sembrava già troppo provato per un simile compito; Heero gli aveva detto di andarsene a casa e, senza ulteriori parole, si era seduto sulla sedia accanto al letto. Al primo tentennamento del ragazzo arabo, Trowa lo aveva preso per le spalle e spinto via.

La notte era sembrata infinita. A causa dell'innaturale immobilità di Duo, Heero aveva più volte avuto la sensazione che il tempo si fosse fermato. Per le prime due ore aveva parlato all'amico, gli aveva raccontato che era riuscito a salvare Relena, che ciò che Duo era riuscito a dire prima di cadere nell'orribile buco nero del coma, aveva permesso di smascherare il ministro Bugler e scoprire così le sue malvagie intenzioni.

"Probabilmente ti daranno un riconoscimento," gli aveva detto Heero. "Una medaglia o qualcosa del genere... come quella che Relena voleva darci alla fine della guerra. Medaglia all'onore. E lo avrebbe fatto se tu non fossi scoppiato a ridere, se Quatre non fosse arrossito scuotendo il capo, se io e Trowa non ci fossimo voltati in cerca di una via di fuga e se Wufei non se ne fosse uscito con la sua animosa diatriba sulle cose stupidi ed inutili. Non avevamo combattuto per avere una medaglia." Heero aveva sospirato profondamente stringendo più forte le dita del ragazzo nelle sue mani e portandole inconsciamente vicino alle labbra. "Apri gli occhi Duo... sei sopravvissuto alla guerra, ora non puoi cedere così..."

La città sottostante stava rientrando nel suo trambusto quotidiano e il sole ormai aveva diradato la foschia liberando strade e case da quel sottile velo bianco. Forse non avrebbe fatto freddo, forse sarebbe stata una tiepida giornata di Aprile. Lentamente l'ex-pilota di Gundam si volse tornando con lo sguardo sul ragazzo privo di sensi. Solo, in quella stanza d'ospedale e col suo migliore amico in fin di vita, Heero aveva avuto modo di pensare e riflettere su ciò che era accaduto. Rivedere Duo dopo circa un mese era stato bello e difficile allo stesso tempo, quel rumoroso ragazzino era la persona più vicina che avesse, in qualsiasi istante, in qualsiasi modo, anche se ai lati opposti dello spazio; era l'unico con cui si trovasse davvero a suo agio e fosse in grado di avere conversazioni lunghe e varie. Con Duo riusciva ad allentare in parte i vincoli impostigli dal duro addestramento a cui era stato sottoposto da bambino; con lui aveva condiviso e sopportato gli orrori della guerra, con lui aveva scoperto un significato della vita che andava oltre le missioni, oltre la vendetta, oltre la pace. L'attrazione innegabile che avevano l'uno nei confronti dell'altro, poi, aveva fatto sì che il loro legame si evolvesse anche in qualcosa di fisico.

Heero tornò accanto al compagno, stese una mano e dolcemente lo accarezzò sul viso scostando le ciocche della lunga frangia castana. Nella mente, come un film, continuava a rivivere i momenti della giornata precedente cercando di pensare a soluzioni che avrebbero potuto salvare l'amico. In fondo al cuore non poteva fare a meno di sentirsi responsabile, non come Quatre che aveva ideato il piano, né come Wufei che li aveva coinvolti, ma si sentiva colpevole di non essere stato in grado di aiutare Duo, non aveva fatto niente per fermare quel folle terrorista e lo aveva guardato colpire il suo migliore amico sul capo senza riuscire ad intervenire. A cosa erano serviti tutti i suoi anni di addestramento, le sue capacità, la sua forza? A nulla! E questa era una cosa che non riusciva a mandare giù. Vedere Duo in pericolo lo aveva scosso nell'animo e si rendeva conto che in quel momento tutto ciò a cui riusciva a pensare era che non voleva che gli venisse fatto del male ma non a un modo per evitare che accadesse. "Mi dispiace..." sussurrò con un fil di voce. "E mi dispiace per non esserti rimasto accanto... se Relena non fosse stata in pericolo io non..." 

La porta si aprì lentamente e il ragazzo giapponese sollevò di scatto il capo allontanando la mano dal volto di Duo. La testolina bionda di Quatre apparve inaspettata; il giovane arabo sbirciò dentro e, solo dopo aver individuato Heero, aprì di più la porta ed avanzò. "Buongiorno," disse. "Come sta?"

"Come ieri, non è cambiato nulla."

Lo sguardo di Quatre divenne più triste e dolcemente accarezzò il volto del compagno privo di sensi. "Sono venuto a darti il cambio."

"Non ce n'è bisogno, resto qui."

"Heero, sono più di 36 ore che non chiudi occhio, sei stanco e si vede!"

L'ex-pilota di Wing Zero sostenne lo sguardo dell'amico, avrebbe voluto dirgli che anche lui non sembrava fresco come una rosa con quegli occhi gonfi e cerchiati, ma capì che non era il caso. Quatre era una persona molto sensibile e certamente aveva dormito poco e male a causa delle condizioni di Duo e della colpa che si addossava ingiustamente. Chinò il capo e sospirò.

"Vai a riposarti," riprese il ragazzo da L4. "Se dovesse cambiare qualcosa ti chiamerò subito."

"Non importa, Quatre, e poi... non saprei dove andare... sono arrivato ieri di corsa e non ho avuto il tempo di cercare un albergo... la mia roba è ancora nell'ufficio di Sally al Quartier Generale," disse ricordando anche che la sua roba consisteva solo nel suo portatile e in uno zaino contenente un paio di cambi di vestiti e alcuni effetti personali.

L'ex-pilota di Sandrock sorrise bonariamente e poi gli poggiò le mani sulle spalle spingendolo senza forza verso la porta della stanza. "Giù c'è Trowa che ti aspetta, andrete a prendere la tua roba e poi ti porterà a casa mia."

"Ma..."

"Niente ma, Heero, è già pronta una stanza per te e mi offenderei molto se decidessi di non accettare la mia ospitalità!"

Il giovane giapponese tentennò ancora un attimo e si volse di nuovo verso Duo steso nel letto d'ospedale. Quatre lo notò e, con voce decisa, gli assicurò che se ne sarebbe occupato lui. Alla fine Heero dovette cedere, non avrebbe voluto abbandonare il suo compagno, ma Quatre aveva ragione, aveva bisogno di dormire, di mangiare qualcosa e magari di farsi anche una sana doccia.

Una volta rimasto solo, l'erede dei Winner sospirò profondamente e subito tornò al capezzale dell'amico. "Ciao Duo," lo salutò e prese a parlargli nella speranza di indurlo fuori dal coma.

***

Duo era in ospedale e in coma da tre giorni quando Relena apparve nella sua stanza.

Heero aveva accettato l'ospitalità di Quare ma aveva trascorso più tempo accanto a Duo che a casa; il suo umore era andato incupendosi sempre di più e ora ogni volta che vedeva l'amico immobile in quel letto gli veniva voglia di afferrarlo per le spalle e scuoterlo sino a quando si fosse svegliato gridandogli di lasciarlo in pace. Il respiratore era stato tolto dalla sua gola e adesso aveva un aspetto meno malato ma certamente più inquietante; sembrava che dormisse ma in modo innaturale perché Duo non era così tranquillo e silenzioso neppure nel sonno. Quando dormiva il giovane americano parlottava, si rigirava e un paio di volte era anche caduto dal letto, ma non era mai stato tanto fermo, non sembrava lui e a Heero questa situazione cominciava a farlo impazzire.

Quando Relena bussò piano alla porta ed entrò, l'ex-pilota da L1 la guardò stupito e per un istante rimase immobile accanto al letto senza sapere cosa fare.

"Posso entrare?" chiese timidamente la ragazza. Heero tentennò un poco ma poi le fece cenno di sì andandole vicino. Relena avanzò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle. "Come sta?"

"Non si è ancora ripreso."

"Sally mi ha detto che è in uno stato di coma."

Heero annuì.

"Ma i medici cosa dicono? Si riprenderà?"

"N-Non... non si pronunciano... fisicamente dicono che sta guarendo bene..."

Relena sospirò e si accostò di più al letto. "Sembra così piccolo..." sussurrò sfiorando il braccio del ragazzo ferito. "Spero si riprenda in fretta... devo ringraziarlo per ciò che ha fatto." Si volse verso Heero e sorrise dolcemente. "Devo ringraziare tutti voi... e in particolare te, per avermi salvato da quell'uomo."

"Non mi devi alcun ringraziamento, Relena. Se non fosse stato per Duo non avremmo scoperto niente e io e Wufei non saremmo mai arrivati in tempo."

La ragazza annuì e tornò a guardare verso il giovane nel letto. "So che stai da Quatre, se vuoi c'è una stanza per te al palazzo, la stessa che hai lasciato un mese fa..."

"Ti ringrazio, ma preferisco restare da Quatre."

"Capisco..." mormorò Relena con un fil di voce. "Immagino abbiate bisogno di sentirvi tutti vicini in un momento come questo..."

Heero non rispose, la ragazza aveva ragione, lui sentiva il bisogno di avere accanto i suoi amici, ma oltre questo non aveva alcuna intenzione di andare a stare da Relena, non ne vedeva il motivo. Aveva trascorso lì quasi due mesi dopo il party tenuto dalla principessa in onore della nuova era di pace e in quel breve periodo aveva lavorato come la sua guardia del corpo organizzando la sicurezza del palazzo e assistendo ad alcuni degl'importanti incontri della giovane ragazza che, con il suo grande impegno, stava cercando di creare un mondo di pace. Per un po' aveva sentito il suo compito come un obbligo, ma poi si era reso conto che si stava solo nascondendo. Nascondendo dal nuovo mondo a cui non sentiva di appartenere e al quale avrebbe dovuto adattarsi prima o poi. Aveva capito che non sapeva cosa fare della sua vita e, come tutti i momenti in cui era confuso, se ne era andato da Duo. Aveva sentito il bisogno di vederlo, di parlargli e di stare con lui. L'ultima volta che si erano visti risaliva a due mesi prima al party. All'epoca Heero, dopo che avevano fatto l'amore, gli aveva comunicato che sarebbe rimasto nel Sanq Kingdom come guardia del corpo di Relena. Duo per un po' era stato zitto, steso a pancia in sotto sulle lenzuola azzurre del grande letto nella stanza assegnata all'amico, poi si era voltato verso il compagno e gli aveva sorriso. "Se è questo quello che vuoi..." gli aveva detto e avevano rifatto l'amore. Due mesi dopo Heero si era presentato alla porta della piccola costruzione su L2 in cui vi era la casa e l'ufficio di Hilde. In una delle e-mail che lui e Duo si erano scambiati, l'amico gli aveva detto che stava lavorando per quella ragazza e che lei gli aveva permesso di stare in una delle stanze della piccola casa. Duo l'aveva accolto a braccia aperte e Hilde gli aveva proposto di fermarsi da loro per un poco. Heero aveva trascorso quattro giorni lì come loro ospite e poi era ripartito.

"Ho provato a cercarti più volte da Quatre," disse Relena risvegliando il ragazzo dalle sue riflessioni e dai suoi ricordi. "Ma chiamavo sempre che stavi dormendo o eri qui."

"Effettivamente vado a casa solo per dormire."

"Non ti hanno detto che avevo chiamato?"

Heero chinò il capo. Certo che glielo avevano detto. "Mi spiace Relena, non avevo tempo di richiamarti."

"Non preoccuparti, me ne rendo conto. Mi hanno detto che sei praticamente sempre qui... non sapevo fossi così legato a Duo."

Non immagini quanto, pensò Heero. "E' il mio migliore amico," disse invece. Girò intorno al letto e si sedette di nuovo, accarezzando istintivamente l'amico sulla fronte. Relena lo guardò confusa, se Heero fosse stato una persona normale non ci sarebbe stato da stupirsi per un gesto simile, ma il giovane giapponese tanto normale non era, sopratutto quanto si trattava di esternare i propri sentimenti. Duo doveva davvero essere il suo migliore amico.

Quando la principessa del Sanq Kingdom lasciò la stanza, un quarto d'ora dopo, Heero si tirò indietro sulla sedia e si poggiò allo schienale continuando a fissare il viso quieto dell'amico, sul volto aveva un'espressione pensosa e nella mente una notevole confusione. Cosa provava per Duo?

Heero non avrebbe saputo definire cosa c'era tra loro, era stata la guerra ad unirli, il bisogno di conforto, di non sentirsi soli in un mondo ostile, di essere capiti nelle loro azioni a volte tanto crudeli da portarli sull'orlo della pazzia. Durante i lunghi mesi del conflitto erano stati un appoggio morale l'uno per l'altro anche se distanti nello spazio e, in quelle rare occasioni in cui avevano avuto modo di vedersi, fare l'amore era sembrata una cosa del tutto naturale oltre che incredibilmente piacevole. Terminata la guerra il loro legame non era cambiato da nessun punto di vista; nessuno dei due aveva chiesto di più, impegnati com'erano a trovare un modo per adattarsi al nuovo mondo che loro stessi avevano creato. I loro incontri erano continuati, lasciandoli ogni volta felici per ciò che avevano ritrovato ma incapaci di evolvere in alcun modo, ancora troppo condizionati dal loro passato e ancora troppo distanti dal capire cosa volessero davvero. Lasciarsi ogni volta sembrava giusto, ma stava anche diventando sempre più doloroso. Erano così attaccati a questa loro abitudine da non poterne fare a meno?

Heero si scrollò quei pensieri di dosso scuotendo il capo. "Hai sentito, baka?" chiese poi. "Ho detto che sei il mio migliore amico... per uno che esprime poco i propri sentimenti mi pare di aver detto abbastanza, non trovi? Così smetterai di prenderti gioco di me!" attese ma non ricevette alcuna risposta. "Accidenti Duo! Per quanto tempo ancora mi farai andare avanti con questo soliloquio? Ti stai vendicando per tutte le volte in cui tu mi parlavi ed io a malapena annuivo? Ma quello era ai tempi della guerra!" Di nuovo nessuna risposta. Heero sospirò e lasciò la sua mente viaggiare nel tempo e nello spazio, affinché lo portasse via da lì, affinché gli mostrasse il Duo allegro e vitale di cui sentiva una tremenda mancanza. L'ultima volta che si erano visti era stata su L2.

~*~*~

"Duo, Duo!" chiamò Hilde affacciandosi alla porta che dava sul retro della casa dove stava il deposito dalla sua piccola attività di riciclaggio. Il giovane americano si voltò e la sua lunga treccia ondeggiò sinuosa dietro la schiena. "C'è una visita per te!"

"Una visita? Se è il tizio dei trasporti digli che sto finendo di fare l'inventario dei pezzi!"

La porta si allargò di più e alle spalle della ragazza si delineò la figura di una persona che Duo riconobbe in un istante.

"Non sono il tizio dei trasporti."

"HEERO!" esclamò l'ex-pilota di Deathscythe mentre sul volto gli si disegnava un ampio sorriso.

Hilde si strofinò un orecchio. "Con tutta probabilità ora lo sanno anche su L3 che sei qui," commentò. Heero non poté trattenere un sorriso e poi oltrepassò la ragazza per raggiungere l'amico che già gli veniva incontro. Gli porse la mano ma Duo non la guardò neppure e gli gettò le braccia al collo stringendolo a sé con una certa foga. Quando si tirò indietro gli tenne le mani sulle spalle e l'osservò da capo a piedi.

"Ti trovo in forma, amico! Al palazzo ti trattano bene, eh?! Ti sei ingrassato!"

D'istinto Heero chinò il capo per potersi guardare e Duo scoppiò in una fragorosa risata. "Non cambi mai, vero Duo?"

"E perché dovrei?!" Per un istante Heero si perse in quegli scintillanti occhi viola come già gli era accaduto in passato e dopo due mesi si sentì finalmente a suo agio. "Vieni dentro, così ti offro qualcosa da bere e mi racconti che ci fai da queste parti. Come vanno le cose al palazzo? E gli altri? Hai sentito nessuno?"

"Duo! Dagli il tempo di capire almeno una domanda!" rimproverò Hilde mentre dalla credenza prendeva tre bicchieri. Il giovane americano rise e le diede ragione, fece cenno all'amico di accomodarsi sul piccolo divano e poi si sedette con lui non appena la sua convivente li raggiunse con un vassoio tra le mani. Heero si ricordava di quella ragazza, l'aveva vista sul Peacemillion durante la guerra. "Va bene del tè freddo? In casa non c'è altro, qualcuno di tua conoscenza doveva andare a fare la spesa questa mattina e invece si è alzato tardi!"

Duo ridacchiò passandosi una mano dietro al capo e assicurò che quel qualcuno non era lui. Hilde lo colpì con uno schiaffetto sul braccio e gli disse di non mentire. Heero rise a sua volta ma gli si strinse il cuore quando capì che quei due gli davano la sensazione di una coppietta affiatata.

"Allora? Come mai qui su L2? Non mi pare che Relena abbia qualche conferenza qui..."

"No, infatti, ma io non lavoro più per lei." Duo trasalì impercettibilmente e i suoi occhi si dilatarono. "Mi sono licenziato due giorni fa."

"Come mai?" domandò Hilde accomodandosi sulla poltrona.

"Mi ero stancato."

"E dove sei diretto?" la voce di Duo aveva stranamente assunto un tono più serio. Hilde gli lanciò una breve occhiata ed ebbe l'impressione di vedere un nuovo luccichio negli occhi del ragazzo.

"Da nessuna parte per ora..." rispose Heero; chinò il capo e sembrò in leggero imbarazzo, evidentemente era una cosa di cui non gli andava di discutere.

Hilde sorrise e subito riprese a parlare affinché l'attimo di disagio scivolasse via. "Allora fermati qui," propose, sapeva che i due amici avevano bisogno di tempo per chiacchierare un poco e ospitare lì Heero le sembrò una buona idea. "La casa è piccola ma, se non ti dispiace dividere la stanza con Duo, puoi restare quanto vuoi."

"E' una splendida idea!" esclamò Duo e l'amico tentennò un poco e affermò che non voleva essere di disturbo. "Ma quale disturbo?! Mangeremo biscotti a letto e ci racconteremo barzellette fino a notte fonda, eh?! Proprio come quando ci nascondevamo in quella scuola!"

"Tu raccontavi barzellette, io tentavo di lavorare!"

"Sempre su quel tuo portatile! Dì la verità, te lo sei portato con te, vero? Dov'è, eh? Dov'è?" Heero ruotò gli occhi verso l'alto sospirando mentre Duo si guardava intorno; vide Hilde indicargli la parte opposta del divano e scavalcò l'amico per sporgersi al di là del bracciolo a cui Heero stava appoggiato. "Aha!!" esclamò Duo intravedendo la borsa del portatile poggiata al muro, l'ex-pilota di Wing, intanto, soffocava un lamento di dolore dopo aver ricevuto una gomitata sullo stomaco. "Lo sapevo! Eccolo qui!"

"Ovvio che è qui, baka! Dove volevi che lo lasciassi?! E poi mi serve anche per tenermi in contatto con tutti voi!"

"Ah sì?! Allora potevi usarlo e mandarmi un'e-mail per avvisarmi che saresti arrivato oggi! Sarei uscito a fare la spesa invece di dormire!" ribatté Duo indugiando ancora sul petto dell'altro ragazzo.

"Da quel che ho capito dovevi andare a fare la spesa e basta, indipendentemente dal mio arrivo!"

"Questi sono dettagli..." brontolò Duo, si sollevò e tornò a sedersi composto sul divano; solo allora si accorsero che Hilde ridacchiava dalla sua poltrona nascondendo il viso dietro al bicchiere di tè. Si scambiarono una rapida occhiata e sorrisero anche loro, provando la sensazione che fosse passato solo un giorno dall'ultima che si erano visti e non quasi due mesi.

Chiacchierarono ancora a lungo del più e del meno, di come l'attività di Hilde stava procedendo e verso sera la ragazza si offrì di preparare la cena mentre gli altri due sistemavano un secondo letto nella camera di Duo. Con quell'ulteriore materasso la stanza sembrò diventare ancora più piccola, si faceva fatica a muoversi e persino ad aprire le ante dell'armadio.

"Duo... sei sicuro che non vi sono di disturbo?" chiese Heero mentre stendevano delle lenzuola pulite sul nuovo letto.

"Certo che no... anzi, mi fa molto piacere rivederti."

"M-Ma tu e Hilde... ehm... lei..."

"Cosa?"

"Lei non dorme qui con te?"

Duo sollevò di scatto il viso con un'espressione di sincero stupore negli occhi; poi di colpo scoppiò a ridere abbandonando il suo lavoro con le lenzuola. "T-Tu... tu credevi che...?" balbettò tre le risate. "Credevi che io e Hilde stessimo insieme?"

"Non è così?"

"No! Certo che no! Siamo solo amici, lei è come una sorella per me! La sua stanza è quella in fondo al corridoio."

"Oh... scusa, avevo frainteso," disse Heero sentendosi improvvisamente ed inspiegabilmente il cuore più leggero. Un lieve sorriso si dipinse sul suo volto mentre riprendevano a preparare il letto.

Quella sera mangiarono pollo, insalata e una torta di mele un po' bruciacchiata. Passarono un paio d'ore a ricordare i momenti piacevoli del passato e si accorsero che, anche se circondati o addirittura  immersi nella guerra, avevano alcuni bei momenti da riportare alla mente. Verso le dieci Hilde augurò buona notte e se ne andò in camera sua. Heero e Duo indugiarono ancora un poco davanti all'ultimo bicchiere di tè freddo e alla fine si prepararono anche loro per la notte.

Quando Heero entrò nella stanza che divideva con l'ex-commilitone, Duo dal suo letto gli mostrò un pacchetto di biscotti. Il ragazzo giapponese rise e scosse il capo.

"Non vorrai mangiarti quella roba adesso?"

"Certo! Ho voglia di qualcosa di dolce," disse Duo facendo cenno all'amico di sedersi accanto a lui. Heero non se lo fece ripetere due volte, salì in ginocchio sul suo letto e raggiunse quello dell'amico sedendosi accanto a lui con la schiena poggiata al muro.

"Abbiamo mangiato la torta di mele."

"Appunto!!" ribatté il giovane americano e Heero rise di nuovo prendendo un biscotto al cioccolato dal sacchetto. "Hilde è tanto brava, ma quando si tratta di cucinare torte... è un disastro!"

"Siete molto legati."

"Te l'ho detto, è come una sorella per me. Dai tempi della guerra siamo diventati molto amici."

"Ti trovi bene a vivere con lei?"

"Sì, ci facciamo un sacco di risate."

"E il lavoro?"

"Va bene... Hilde voleva che diventassimo soci, ma a me non va..."

"E cosa siete allora?"

"Io lavoro per lei, punto e basta. Mi dà uno stipendio che in parte le ridò per l'affitto di questa stanza."

"Paghi un affitto?" chiese confuso Heero.

Duo mise in bocca un altro biscotto ed annuì. "Non voglio essere di peso a nessuno... questa casa in fondo è sua. E' già stata troppo gentile a permettermi di vivere qui."

"Perché non vuoi diventare suo socio?"

Duo mandò giù il biscotto e si prese qualche secondo per riflettere. Strinse di più le gambe al petto e scrollò le spalle. "Non voglio legami... credo... non so ancora che ne sarà della mia vita. Avere una società mi darebbe la sensazione di essere intrappolato. Per ora va bene così."

Per qualche istante rimasero in silenzio mangiando biscotti spalla contro spalla.

"Heero..."

"Hn?"

"Ti consiglio di toglierti la maglia, la notte qui fa piuttosto caldo. I regolatori termici della colonia continuano a fare i capricci e, anche con la finestra aperta, in due in questa stanzetta..." Heero si tolse la maglia e la lasciò cadere a terra ai piedi del letto.

"Buona idea, cominciavo a sentire caldo. Che stai guardando?" domandò Heero notando che l'amico gli osservava il petto. Duo sollevò di scatto il viso arrossendo lievemente.

"Stavo pensando che in realtà non ti sei ingrassato per niente."

"Neanche tu, anzi mi sembri più magro di prima."

"S-Sì... forse ho perso un chilo da un paio di mesi a questa parte," ridacchiò Duo battendosi una mano sull'addome piatto, portava solo un paio di pantaloncini e la sua pelle sembrava più chiara di come Heero se la ricordasse. Del resto sulle colonie era difficile abbronzarsi. "Non mangiavi bene al palazzo?"

"Sì, certo, Relena ha la sua cuoca personale."

"La stessa che c'era quando ci siamo fermati da lei per il party?" Heero annuì. "Cecil!" esclamò Duo e l'amico corrugò la fronte confuso.

"Sai il suo nome?"

"Certo! Ho chiacchierato un paio di volte con lei, è simpatica!"

"Non sapevo neppure come si chiama..."

"Ovvio Heero, non sei mica un attacca bottone con tutti come me!" L'ex-pilota di Wing sollevò il viso confuso e Duo gli elargì un ampio sorriso, un sorriso così bello che gli fece venire i brividi. Per un istante fu tentato di baciarlo. "Cecil cucina meravigliosamente," commentò il ragazzo americano e Heero batté le palpebre confuso, ricordandosi solo dopo qualche secondo di cosa stavano parlando prima che si perdesse in quegl'occhi viola.

"Ah... ehm... s-sì... cucina bene."

"E con Relena come stavi?" Duo tirò fuori quella domanda nello stesso modo in cui si tira via un dente. Vide Heero chinare il capo e muoversi a disagio sul letto. Attese ancora un po' ma l'amico continuò a restare taciturno e con lo sguardo basso. Duo sospirò internamente, non era mai stato facile far esprimere a Heero ciò che aveva dentro di sé. "Lo so che hai una gran voglia di parlare, o non saresti venuto fin qui due giorni dopo esserti licenziato. Ti va di dirmi cosa è successo?"

Heero annuì ma non disse una parola. Questa volta Duo sospirò sul serio. Un istante dopo, però, un'idea gli balenò in mente e di scatto si volse verso l'amico. "Ricordi quando stavamo alla scuola?" Il ragazzo da L1 alzò il capo e corrugò la fronte confuso. "Ricordi che eri a pezzi per via della missione a New Edwards? Ci vollero due settimane prima che ne parlassi con me, poi però ti sentisti meglio, vero?"

"S-Sì... me lo ricordo, ma cosa c'entra...?"

"Ricordi dove eravamo? Su quella scogliera, stesi sull'erba ad ascoltare il mare e a guardare le stelle. Era un posto che metteva pace, vero?" Heero annuì desideroso di sapere dove l'amico volesse arrivare. "Magari ti sentiresti più a tuo agio sotto le stelle, come quel giorno."

"E dove vorresti andare per vedere le stelle? Dovremmo uscire dalla colonia."

"Ci sono metodi meno drastici, Yuy. Fidati di me, stenditi."

Heero tentennò un istante e Duo gli ripeté di stendersi sul suo letto e poggiare la testa sul cuscino. "Che tipo di stelle hai intenzione di farmi vedere?"

Il ragazzo americano rise e lo colpì su un braccio, piegandosi poi verso un piccolo comodino dietro al letto; la lunga treccia gli cadde di lato e ondeggiò morbida. Poggiò il sacchetto di biscotti, spense la lampada e premette un pulsante su un apparecchietto di metallo; al suo interno si accese un'intensa luce bianca che proiettò sul soffitto e sulle pareti quello che sembrava essere un cielo stellato. Quando Duo si tirò di nuovo indietro, vide che Heero guardava con ammirazione i muri della stanza. Sorrise e gli si stese affianco. "Che ne pensi?" chiese.

"Bello..."

"L'ho fatto io, non è eccezionale, ma sempre meglio che infilarsi ogni volta una tuta spaziale e uscire dalla colonia, anche se di tanto in tanto lo faccio ancora. Del resto non c'è paragone con un vero cielo stellato."

"E' davvero bello Duo..."

"Sono contento che ti piaccia."

"Ora mancherebbe solo il rumore del mare."

"Mi spiace, ma quello non ce l'ho."

Heero sorrise e volse il viso verso destra per incontrare gli occhi del compagno steso su un fianco accanto a lui. La tenue luce delle stelle artificiali rendeva i contorni  del volto di Duo quasi eterei. Per lunghi istanti si fissarono e il tempo sembrò fermarsi, poi Heero voltò di nuovo il viso e riprese a guardare il soffitto stellato.  "N-Non è successo nulla di grave," cominciò a dire. "Al palazzo intendo... Relena è una buona amica e un politico super impegnato..."

"Relena non è solo un'amica."

"Per me lo è," ribadì Heero accigliandosi leggermente.

"Ma per lei no... si vede lontano un miglio che prova molto di più per te, non dirmi che non te l'ha detto!"

"No, non me l'ha detto e anche se fosse io per lei ho solo sentimenti di amicizia... e ora mi lasci continuare?"

"S-Sì... scusami," balbettò Duo sentendosi un po' in colpa, far parlare Heero era già difficile, se poi lo interrompeva ad ogni parola non avrebbe più cavato fuori un ragno dal buco.

"Me ne sono andato semplicemente perché sentivo che quello non era il posto per me..."

"E qual'è il posto per te?"

"N-Non lo so..." balbettò Heero. "Non so neppure se esiste un posto per me... Forse è proprio questo il mio problema... come te, anch'io non so ancora cosa ne sarà della mia vita." Fece una pausa e poi riprese a parlare. "A volte mi sveglio con l'ansia di dover rimediare le munizioni per Wing..."

"O la paura di essere scoperto da quelli di Oz..." sussurrò Duo.

"O il terrore di aver ucciso ancora." Heero sospirò fissando le pseudo stelle sopra di sé. Sentì il braccio di Duo scivolargli sull'addome in un abbraccio confortante e subito gli prese la mano nella sua; era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento: il calore di un amico vero e la sensazione di essere compreso a fondo. Volse ancora il capo verso destra e di nuovo legò lo sguardo con quello di Duo. In quella leggera luminosità il blu di Prussia dei suoi occhi sembrò quasi nero, mentre il viola di quelli dell'altro ragazzo quasi trasparente. "E' dura scrollarsi di dosso la guerra."

Il giovane dalla lunga treccia annuì. "Abbiamo vissuto in guerra tutta la vita, quello di adesso è un mondo che non ci appartiene."

"Hai paura?" chiese Heero, la sua voce fu un sussurrò, quasi lo spaventasse porre una domanda simile.

Duo non rispose subito e continuò a guardare il compagno di stanza negli occhi leggendovi la stessa confusione che lui stesso stava provando, i suoi stessi timori; inspiegabilmente ebbe la sensazione che il suo cuore divenisse più leggero e si sentì meno solo. "A volte," ammise. "Ma poi penso a te, a Quatre, a Trowa e a Wufei; penso a quello che abbiamo fatto e credo che non c'è niente che noi cinque non possiamo superare e allora la paura mi passa. Non vi vedo tutti i giorni, ma vi sento sempre vicini. Gli altri hanno trovato la loro strada e prima o poi ce la faremo anche noi, ne sono certo."

Heero rimase in silenzio, lentamente lasciò la mano di Duo e sollevò il braccio sfiorandogli il viso con le dita. "Credevo tu avessi trovato la tua strada, qui, con Hilde..." sussurrò spostando le lunghe ciocche castane dalla fronte del ragazzo accanto a sé.

"Credevo lo stesso di te, al palazzo, con Relena..." mormorò Duo e subito dopo sorrise lievemente. "Forse non siamo ancora pronti per una vita normale." Per un istante tra di loro calò il silenzio. "Heero..."

"Hn?"

"Sono contento che tu sia venuto qui. Avevo voglia di parlare con un amico. Non che Hilde non lo sia, ma certe cose non può capirle..."

Heero annuì abbassando il braccio e Duo gli prese di nuovo la mano nella sua. "Le persone che sanno che eri un pilota di Gundam o ti temono e o ti considerano una specie di eroe."

"Io non mi sento un eroe..." sussurrò il giovane americano. "Né mi sento di fare paura a nessuno."

"Vuoi dire che non ti senti più Shinigami?"

Duo sviò lo sguardo e sospirò. "Shinigami è una parte di me, Heero, come Deathscythe... l'ultimo l'ho distrutto mentre il primo l'ho messo a riposo, ma sono ancora dentro di me... quando impari ad odiare così... così intensamente, non puoi più dimenticare."

Heero non rispose, voltò di nuovo lo sguardo verso il soffitto e sentì Duo stringersi di più a lui. L'amico era una presenza confortante che gli riempiva il cuore di pace facendolo battere più forte. Poggiò la guancia contro il suo capo e in silenzio restarono l'uno accanto all'altro lasciando che il sonno s'impadronisse lentamente di loro.

Quella notte Heero dormì bene e senza sogni per le prime cinque ore, poi un rumore improvviso lo fece trasalire e lui aprì gli occhi di scatto. Era ancora sul letto di Duo girato su un fianco e il compagno, dietro di sé, gli stava incollato alla schiena come un francobollo. Sentì il braccio, che Duo gli teneva intorno alla vita, contrarsi per stringerlo più forte al petto.

"Ssshh," sussurrò il giovane da L2, la voce bassa e lenta. "E' solo un temporale."

Heero batté le palpebre e guardò verso la finestra aperta. I rumori che aveva sentito erano il vento e i tuoni. A giudicare dalla lieve luminosità esterna dovevano essere le cinque, o quasi, e, dal massiccio muro di nubi nere che riusciva ad intravedere, quel che stava arrivando doveva essere qualcosa di più di un semplice temporale. Il vento ululava sollevando piccoli oggetti e facendo sbattere le persiane delle case, gli alberi ondeggiavano emettendo un intenso fruscio di foglie e rami e i tuoni esplodevano nel cielo con notevole frastuono. "Solo un temporale?" chiese sottovoce.

"Colpa dei regolatori termici... non funzionano e tutta l'acqua evaporata viene riversata di colpo a quest'ora ogni notte, è sempre così..."

"Sarà meglio chiudere la finestra."

"No," disse Duo stringendo più forte il braccio intorno al corpo del compagno per impedirgli di muoversi, affondò di più il viso contro il collo di Heero ed inspirò profondamente. "Mi piace sentire il temporale... ascolta... sta iniziando."

La pioggia scoppiò improvvisa e incredibilmente violenta, l'acqua tambureggiò con forza sulla casa e sull'asfalto, sulle macchine e tra gli alberi. Velocemente la sua intensità crebbe ancora di più sino a diventare un violento acquazzone e il rumore dell'acqua che cadeva riempì la stanza insieme all'odore dell'erba e dell'asfalto bagnati. Temporali così, Heero, li aveva visti solo sulla Terra. Alle sue spalle Duo tremò respirando profondamente, l'ira della tempesta stava avendo un certo effetto su di lui; la mano che aveva intorno alla vita del compagno prese a muoversi sul suo addome in ampi cerchi, affondandogli le dita nella pelle e cercando, contemporaneamente, di stringere Heero sempre più forte a sé. Intrecciò una gamba con quelle dell'amico avvolgendogli i fianchi e spingendosi in avanti per premere con maggiore intensità i loro corpi l'uno contro l'altro. I suoi movimenti non erano lenti né dolci, ma ansiosi e quasi aggressivi. Heero prese a muoversi con lui, spingendo i fianchi contro quelli del compagno e piegando all'indietro il capo per esporre di più il collo; Duo colse al volo l'offerta, si sollevò un po' sul gomito sinistro e affondò di più il viso contro il collo dell'amico chiudendo le labbra sulla pelle esposta, il suo respiro era diventato frenetico e ansioso. Heero emise un basso mormorio, completamente in balia dei movimenti smaniosi ed erotici di Duo; sentì la mano del compagno scivolargli sui fianchi e strattonare i pantaloni del pigiama per abbassarli. Il ragazzo da L1 si mosse leggermente sollevandosi un poco in modo da aiutare il suo amante. Non appena le sue gambe furono completamente scoperte, la mano di Duo tornò avidamente sui suoi fianchi e da lì al suo inguine. Heero gemette inarcando la schiena e Duo sembrò perdere la testa. Si sollevò di più sul gomito e fece voltare il compagno sulla schiena, immediatamente si stese su di lui e si fece spazio tra le sue gambe catturandogli le labbra in un bacio violento mentre con una mano cercava di abbassarsi i pantaloncini.

Fuori il temporale proseguiva rabbioso, la pioggia continuava a spazzare il suolo e il vento a ululare come un lupo furente. L'incredibile frastuono copriva i loro mormorii.

Senza mai interrompere il bacio, Duo afferrò la gamba del compagno dietro al ginocchio e la sollevò allontanandola di più dall'altra; spinse con forza il bacino in avanti e penetrò nel corpo dell'amico. Heero tremò violentemente ed emise un gemito di dolore contro le labbra dell'altro mentre sentiva il corpo andare in fiamme e il cuore scoppiargli nel petto; le lacrime gli rigarono le tempie e, quando Duo lasciò le sue labbra smettendo completamente di muoversi, lui cercò di prendere fiato per chiedergli perché, perché così violento, perché così di colpo, ma le parole gli morirono in gola nel momento stesso in cui i suoi occhi blu incontrarono quelli viola di Duo. Allora capì.

Duo era quel temporale, violento, imprevedibile e bellissimo

Come quella colonia, il ragazzo era calmo e sereno all'apparenza, ma dentro di sé nascondeva un tumulto in pieno svolgimento; rabbia e rancori antichi, misti alle paure e ai timori di adesso, lo rendevano una persona profondamente tormentata. Mettere a nudo i loro pensieri e le loro ansie quella sera, evidentemente, aveva smosso quel tumulto e Duo era stato travolto da sé stesso proprio come lo era stata la colonia da quella tempesta. La pioggia battente, i tuoni e il vento avevano avvolto il corpo del ragazzo fondendo la loro furia con la sua. Nel profondo dell'animo il giovane americano aveva un dolore che non poteva placare, un dolore che durante la guerra gli aveva permesso di diventare quel letale pilota di Gundam che era stato, ma che lo aveva anche trasformato in ciò che non avrebbe mai voluto essere: un assassino, Shinigami. Così chiamava quella parte di sé nata dalla rabbia che aveva accumulato. Ecco cosa aveva visto Heero in quei grandi occhi ansiosi e vibranti, lo scintillio di un fuoco viola, il fuoco di Shinigami.

Aveva detto di averlo messo a riposo, ma il Signore della Morte non era assopito ed ora era lì, nel corpo di Duo, nel corpo di Heero. Era una cosa di cui il ragazzo dalla lunga treccia aveva bisogno; aveva bisogno di quel fuoco negli occhi, per sfogare quella rabbia che altrimenti l'avrebbe lacerato dall'interno, per sentire di avere ancora quella forza che gli aveva permesso di sopravvivere alla sua infanzia di tragedie e alla sua adolescenza di guerra. Aveva bisogno di Shinigami perché, come aveva detto lui stesso, era parte di sé. Ma Shinigami era anche violenza e, se durante la guerra Duo aveva avuto Dethscythe su cui lasciare libero quel lato del suo io, ora poteva solo tenerlo nascosto nel profondo e questa doveva essere una cosa stancante e frustrante.

Non appena Heero aveva riconosciuto quel fuoco, aveva capito che il compagno era in piena tempesta, che aveva l'immenso bisogno di lasciarsi andare, di essere completamente sé stesso, mostrando anche quella parte del suo io che normalmente doveva celare, perché avrebbe spaventato sia lui che chi gli era accanto. Duo aveva bisogno di liberare quella parte di sé e aveva avuto abbastanza fiducia in Heero per mostrargli ciò che realmente era. Il ragazzo americano aveva abbandonato davanti all'amico quel lato mite e allegro che era la sua prima difesa, perché era certo che l'altro lo avrebbe capito e avrebbe avuto la forza per resistere a Shinigami. In quel momento Heero sentì di avere Duo completamente nelle sue mani, nonostante sembrasse esattamente il contrario; Duo era totalmente nudo davanti a lui, in tutti i sensi, anima e corpo, privo di qualsiasi difesa, chiedendo di essere accettato per quello che era, per tutto quello che era: l'allegro Duo e il Signore della Morte.

Heero vide e sentì l'amico tremare, di paura, di ansia, di desiderio; in un attimo capì cosa doveva fare e subito si sporse in avanti avvolgendo le braccia intorno al collo di Duo per stringerlo di nuovo a sé. Le loro labbra si chiusero le une sulle altre in un bacio disperato e il giovane giapponese avvolse le gambe intorno al corpo dell'amico, spingendolo di più dentro di sé; gemette e questa volta di piacere, il dolore infatti si era placato e ciò che sentì maggiormente furono le ondate di piacere che gli invasero il corpo nel momento in cui Duo ricominciò a muoversi con la stessa veemenza di prima. Heero capiva ciò che era il suo compagno, lo capiva e lo accettava in tutto e per tutto e si accorse che, il fatto che Duo si fidasse di lui fino al punto di abbassare qualsiasi maschera, gli aveva fatto correre un brivido su per la schiena riempiendogli il cuore di una gioia incomprensibile.

Ripensando a quella notte di tempesta e sesso disperato, molti mesi dopo, Heero si sarebbe accorto che era proprio quello il momento in cui si era definitivamente innamorato di Duo.

~*~*~

Heero, seduto sulla sedia accanto al letto d'ospedale di Duo, sospirò affranto mentre i suoi pensieri tornavano dolorosamente alla realtà. Le emozioni di quella notte lo scossero come lo avevano scosso in quel momento; tornò con lo sguardo sull'amico e, alzandosi dalla sedia, si sedette sul bordo del letto piegandosi in avanti. Dolcemente sfiorò il viso del ragazzo così come aveva fatto quella sera mentre parlavano. "Lo so che sei più forte di tutto questo..." sussurrò, il viso a pochi centimetri da quello di Duo. "So quello che hai dentro, la voglia di vivere e andare avanti anche quando il mondo intorno a te crolla. Tira fuori quella forza, Duo. Tira fuori Shinigami!" Si chinò di più e premette con decisione le labbra contro quelle del compagno, accorgendosi di quanto quel contatto gli fosse mancato.

***

Due giorni dopo, rientrando nella stanza d'ospedale di Duo, Heero si trovò davanti Hilde invece di Quatre, come si era aspettato. Per un istante restò impietrito sulla porta e il suo cuore saltò un battito; dentro di sé provò improvviso un flusso di gelosia che gli fece girare la testa. Hilde, seduta accanto al letto, sollevò il capo e gli sorrise; aveva il volto tirato e stanco ma i suoi occhi, chiari come il ghiaccio, erano brillanti come il solito. Per un solo secondo Heero si chiese che occhi avrebbe avuto un eventuale figlio di Hilde e Duo. Immediatamente allontanò quel pensiero come se fosse stata la peste e avanzò nella stanza ricambiando il saluto della ragazza con un cenno del capo.

"Credevo ci fosse Quatre," disse poi, il tono della voce un po' incerto.

Hilde annuì. "C'era lui, infatti, ma poi mi ha lasciato gentilmente il posto."

"Non è cambiato niente, vero?" chiese Heero voltandosi verso il ragazzo immobile nel letto. Hilde fece cenno di no con il capo. "Quando sei arrivata?"

"Questa mattina, Quatre mi ha avvisato qualche giorno fa e ho preso il primo shuttle possibile. E' strano vederlo così... così calmo, vero?" domandò poi accarezzando Duo sui capelli.

Heero deglutì e istintivamente si sedette sul bordo del letto prendendo la mano dell'amico nella sua. Il cuore gli saltò un battito e si chiese perché diavolo si fosse comportato così davanti a Hilde, non riuscì ad allentare la presa su Duo e chinò il capo imbarazzato. Notò che la ragazza si tirava indietro e internamente sospirò. "S-Sì, è strano," riuscì a balbettare qualche secondo dopo. "Non è così calmo neppure quando dorme..." Involontariamente arrossì .

La ragazza sembrò non dare peso alle sue parole e il suo sguardo rimase posato su Duo. "Diceva che non voleva più saperne di lotte e invece, come Sally Poe è arrivata, lui è scattato come una molla. Sono certa che dentro di sé non aspettasse altro." Heero non rispose e lei riprese a parlare. "Ma cosa vuoi farci? E' un pilota di Gundam, non potrebbe mai adattarsi ad essere il dipendente di un'azienducola di riciclaggio... in fondo lo sapevo..."

"Vorresti che rimanesse con te?"

Hilde guardò per un istante il ragazzo giapponese e poi chinò di nuovo il capo. "Vorrei che stesse bene, vorrei che riuscisse a buttarsi il passato alle spalle, vorrei che fosse quella persona normale che ha sempre desiderato di essere."

"Duo non è una persona normale, nessuno di noi lo è," sussurrò Heero e la ragazza annuì.

"Lo so, ma speravo che potesse diventarlo con me, purtroppo vedo che non sono in grado di andare oltre alle sue barriere; non vuole che io veda quel che ha nel cuore."

Heero batté le palpebre mordendosi le labbra. E come potrebbe? Mostrarti Shinigami... mostrarti la sua rabbia, il suo odio, la sua paura... non potresti sopportarlo, Hilde.

"Tu invece lo sai, vero?" La domanda della ragazza giunse inaspettata interrompendo i pensieri dell'ex-pilota di Gundam e sembrò essere più un'affermazione. La voce di Hilde suonò un po' triste, pervasa da una leggera nota di gelosia. "Lo sai cosa ha nel cuore."

Heero strinse più forte la mano del giovane da L2 e, per la prima volta da quando si era seduto lì, si volse verso l'amica di Duo. "Sì, lo so," ammise ma non aggiunse altro. Per un attimo gli occhi di Hilde si fecero più tristi ma poi, così com'era apparsa, quella tristezza scivolò via ed un lieve sorriso si disegnò sulle sue labbra.

"Sono contenta che abbia una persona con cui confidarsi..."

"Tu lo ami, vero?" le chiese Heero improvvisamente.

Hilde spalancò gli occhi per un istante ed arrossì lievemente; poi sospirò e abbassò il capo chinandosi in avanti per poter accarezzare di nuovo Duo sul viso. "Sì," ammise. "Mi sono innamorata di lui da subito... sapevo che non provava lo stesso per me, ma credevo che col tempo..." fece una pausa e scosse il capo. "Poi però ho capito che non era me che cercava, non ero io la persona che voleva, di cui aveva bisogno." Di scatto si volse verso Heero. "Insomma, non si può avere ciò che già appartiene a qualcun'altro, no?"

"Cosa intendi dire?"

"Lo sai cosa intendo. Il suo cuore... appartiene a te." Heero non commentò in alcun modo e continuò a fissarla. "Non so cosa ci sia esattamente tra di voi, ma è chiaro che siete più che amici. Duo cambia quando tu gli sei vicino." Il ragazzo da L1 la guardò confuso e lei riprese a parlare cercando di spiegarsi meglio. "Duo è una persona estremamente attiva, allegra, sa sempre farmi ridere... ma è anche molto tormentato, lo so, lo vedo, dalla guerra, forse, da un passato di cui non vuole parlare; è costantemente allèrta. Ma quando tu gli sei vicino lui si rilassa, è come se dentro di sé qualcosa si placasse. Hai un grande effetto su di lui, come non lo ha nessuno degli altri piloti." Hilde sollevò il capo verso Heero, il ragazzo era silenzioso, ma aveva la sua totale attenzione, così lei decise di proseguire. "Hai mai guardato i suoi occhi?"

L'ex-pilota di Wing corrugò la fronte e non fece né cenno di sì né cenno di no; non voleva dire a Hilde che quegli occhi lui li conosceva a memoria, ogni espressione, ogni sfumatura di colore; non voleva dirle che quelle gemme viola erano come una calamita per lui.

"Sono tremendamente espressivi, non riesce a celare le emozioni che prova perché tutte sono evidenti nei suoi occhi," disse. "Quando, un mese fa, tu sei arrivato da noi, i suoi occhi si sono illuminati, c'era uno scintillio che non avevo mai visto prima in lui; credevo fosse felice di rivedere un amico, ma era molto di più e l'ho capito quando te ne sei andato. Il giorno in cui sei partito i suoi occhi si sono spenti, era tornato quell'essere inquieto che è; ha sofferto molto nel vederti andare via."

"Non potevo rimanere, Hilde..."

"Lo sapeva anche lui, per questo non ti ha detto nulla," sussurrò la ragazza. "Quella stessa notte mi svegliai per il rumore del temporale, volevo vedere se stava dormendo, ma non era nella sua stanza. Era fuori sotto la pioggia battente, con indosso solo i pantaloni del pigiama. Rimase lì, in piedi, immobile sin quando quell'acquazzone finì, bagnato sino alle ossa, incurante del vento e dell'acqua. Non so che guerra avesse dentro di sé, era come se cercasse la tempesta, come se l'abbracciasse, per placare quella che aveva lui nel profondo. Non ho mai avuto il coraggio di chiedergli niente, non me lo avrebbe mai detto e sono sicura che lo avrei messo in imbarazzo, ma so che è per te che si buttò in mezzo a quel temporale, perché te ne eri andato, per calmare quel dolore che solo tu hai avuto il permesso di vedere."

Heero deglutì, quella notte lui l'aveva passata su uno shuttle diretto... non ricordava neppure dove, con una sofferenza profonda nel cuore che non riusciva a capire; la stessa immensa sofferenza che aveva provato nel vedere Duo cadere a terra colpito alla testa da quel maledetto squilibrato. Era la paura di perdere ciò che di più caro avesse al mondo: il suo migliore amico, il suo amante.

Hilde vide il ragazzo da L1 tremare lievemente, sapeva che in qualche modo aveva toccato un tasto delicato ma sapeva anche di dover andare avanti, c'erano cose che aveva bisogno di conoscere. "Duo dice che sei il suo migliore amico, ma io lo so che c'è di più... quanto di più? Puoi dirmelo, Heero?" Il giovane giapponese abbassò lo sguardo ma rimase in silenzio, in realtà non sapeva cosa risponderle. Hilde sospirò e chinò il capo. "Ho bisogno di saperlo, Heero..." balbettò. "Se voi siete due amici fortemente legati dall'esperienza della guerra che avete condiviso o se c'è anche dell'altro, devo saperlo per capire se per me vale la pena sperare ancora o no..."

Heero sembrò tentennare indeciso, guardò di nuovo il volto troppo pacifico di Duo e inconsciamente gli strinse più forte la mano. Da quando aveva intrecciato le sue dita con quelle dell'amico, non aveva mai lasciato la presa, quasi avesse paura che Hilde potesse portarglielo via. "N-Non..." mormorò non sapendo bene neppure lui cosa volesse dire. Battè le palpebre e decise di cercare un'altra frase. "Non so se può esserti d'aiuto, Hilde, ma so che Duo per te ha lo stesso affetto di un fratello."

La ragazza sorrise ed elargì un sospiro. "Questo lo so, Heero... me l'ha detto... ma potrà evolvere in qualcos'altro? So che il suo cuore è legato a te, ma devo sapere in che modo."

L'ex-pilota di Gundam sembrò impallidire leggermente. Mosse le labbra per parlare ma per un po' non una sillaba uscì dalle sue labbra. "Io n-non..." balbettò infine. "N-Non lo so..."

"Come puoi non saperlo?" Heero chinò il capo e tremò lievemente. Hilde decise di provare in altro modo, con domande semplici e dirette forse avrebbe ottenuto qualcosa. "Siete amici?"

"Certo!" esclamò il giovane giapponese alzando di scatto il viso.

"No, Heero, intendevo: siete solo amici?"

Questa volta la risposta di Heero non fu così immediata. Avrebbe potuto risponderle di sì e togliersi da quella difficile situazione, ma non se la sentiva di mentire, sia perché capiva il dilemma di Hilde, sia perché una parte di sé non voleva che la ragazza continuasse a nutrire speranze su Duo. Il serio problema era che Heero non sapeva davvero cosa rispondere! Lui e Duo erano amici? Ovviamente! Erano qualcosa di più? Ovviamente! Del resto nell'ultimo anno erano sempre finiti a letto ogni volta che si erano rincontrati, impossibile dire che fossero solo amici! Ma cosa erano, Heero proprio non lo sapeva. "N-No..." sussurrò infine. "N-Non siamo solo amici..."

Il respiro di Hilde divenne tremolante per un attimo e la ragazza si tirò indietro stringendo le mani l'una nell'altra per impedirsi di tremare; in fondo, in cuor suo, lo sapeva che le cose stavano così. "P-Però non state insieme..."

"Hilde... io non so rispondere alle tue domande... vuoi sapere se tra me e Duo c'è stato qualcosa, la risposta è sì. Vuoi sapere se c'è ancora qualcosa? Sì, credo di sì. Vuoi sapere cos'è questo qualcosa?" Sospirò e scosse il capo. "Non lo so."

"Avete un legame troppo forte per essere due persone che vanno solo a letto insieme," commentò la ragazza e Heero arrossì sino ai capelli. "Oh, scusami, non volevo metterti in imbarazzo!"

L'ex-pilota di Wing annuì lievemente e Hilde si alzò dalla sedia girando intorno al letto. Si fermò davanti a Heero e gli poggiò una mano sulla spalla. "Vuoi sapere cosa penso?" Il ragazzo non rispose ma alzò lo sguardo per farle capire che aveva la sua attenzione e lei, con un cenno del capo, indicò le dita dei due ragazzi ancora intrecciate insieme. "Credo che siete due sciocchi innamorati, ma credo anche che vi portiate dentro ancora troppi segni della guerra per capirlo. Continuate a cercare il vostro posto in questo nuovo mondo e non vi rendete conto che ogni volta che vi avvicinate i vostri problemi diventano più leggeri, scompaiono quasi!"

"Ma è solo una cosa momentanea... quei problemi ritornano quando ci allontaniamo..."

"Oh Heero... chi ha mai detto che uno la strada deve trovarsela tutto da solo? Hai mai pensato che forse in questo nuovo mondo tu e Duo dovete entrarci insieme?" Heero batté le palpebre sinceramente perplesso e un po' scosso dalle parole della ragazza, quella era una cosa su cui non aveva riflettuto mai molto prima, troppo preso a sentirsi disperso e solo. Gli occhi di Hilde divennero lucidi, dire quelle parole doveva esserle costato un'enormità. La ragazza si chinò sul viso immobile di Duo e dolcemente lo baciò sulla fronte. Quando si rialzò sul volto aveva un sorriso sincero. "Prego che si svegli, Heero... e prego che finalmente trovi la sua strada, da solo, con me o con te."

Heero guardò Hilde incamminarsi verso la porta. "Vai via?"

"Sì, sono a pezzi per il viaggio e Duo non ha bisogno di me ora che tu gli sei accanto."

L'ex-pilota di Wing chinò il capo sentendosi terribilmente a disagio, non avrebbe voluto che qualcuno sapesse di ciò che c'era tra lui e Duo. "Hilde," sussurrò poi prima che la ragazza potesse uscire dalla stanza. La giovane colona si fermò tornando a guardare verso Heero. "Per favore... non dire niente a nessuno di quel che ci siamo detti adesso. Non voglio che gli altri lo sappiano."

Hilde sospirò internamente e poi annuì, assicurando che avrebbe mantenuto il segreto. Si salutarono e di nuovo Heero si ritrovò solo in quella stanza col suo migliore amico e amante in coma e in bilico tra la vita e la morte. Di nuovo si sentì disperso e non poté fare a meno di riflettere sulle parole della ragazza. Quando era con Duo tutti i suoi problemi si alleggerivano? Sicuramente sì.

***

I giorni presero a susseguirsi lenti e tutti uguali. Le condizioni fisiche di Duo migliorarono e dopo sei giorni gli tolsero la fasciatura intorno alla testa lasciando solo un grosso cerotto dove aveva la ferita. I lividi sul viso erano diventati di un intenso colore bluastro, così come quelli sull'addome. La commozione cerebrale non destava più preoccupazioni, ma il ragazzo non accennava ad uscire dal coma.

"Heero," sussurrò Wufei scuotendo lievemente il corpo dell'amico per una spalla. Heero, seduto sulla sedia, stava poggiato col busto al letto di Duo, il capo sulle braccia incrociate e la mano del ragazzo privo di sensi stretta nelle sue. Wufei sospirò non ricevendo alcuna risposta; evidentemente Heero doveva essere a pezzi per addormentarsi in modo così profondo in una posizione tanto scomoda. Era la mattina del settimo giorno da quando Duo era caduto in coma e il giovane da L1 non aveva saltato una sola notte, le aveva trascorse tutte al capezzale dell'amico, dalla prima all'ultima. Durante il giorno anche gli altri ragazzi avevano preso posto affianco al loro ex-commilitone ferito, ma le notti erano di Heero. Si era instaurato quel ritmo ormai, il giovane giapponese dormiva durante la mattina e verso le 4 del pomeriggio era di nuovo in ospedale, da lì non c'era modo di mandarlo a casa fino alla mattina successiva.

Wufei scosse di nuovo l'amico per una spalla e Heero trasalì svegliandosi di colpo. Alzò il capo e guardò diritto verso Duo per voltarsi, poi, immediatamente verso la sua destra dove aveva percepito la presenza di qualcuno.

"Cosa è successo?!" chiese una volta aver riconosciuto il giovane cinese.

Wufei sospirò e fece cenno di no. "Niente Heero, Trowa è venuto a darti il cambio. Lui e Quatre ora stanno parlando con i medici. Vattene un po' a casa, sembri a pezzi, Quatre ti darà un passaggio," rispose sentendo una fitta di compassione al cuore. L'ex-pilota di Wing era pallido e aveva gli occhi gonfi e cerchiati; Wufei non si sarebbe stupito nel sapere che anche quando se ne tornava a casa non riusciva a dormire bene.

"M-Mi sono addormentato..." balbettò Heero tornando con lo sguardo su Duo, il volto pallido e statico dell'amico gli fece tirare un profondo sospiro. Wufei ebbe l'impressione che il giovane giapponese non avesse capito una sola parola di ciò che gli aveva appena detto; abbassò lo sguardo e si accorse che oltre a tenere la mano di Duo, Heero aveva stretto per tutta la notte anche la sua lunga treccia, disfatta da metà in giù.

"Gli hai sciolto tu la treccia?" domandò senza pensarci.

"S-Sì... volevo sistemargli i capelli e rifargliela, ma devo essermi addormentato. Dove ho messo l'elastico?"  chiese più a sé stesso che ad altri guardandosi intorno.

"Ce l'hai al polso."

"Oh..." sussurrò Heero sollevando il braccio e individuando il fermacapelli nero. Riprese in mano la lunga chioma dell'amico e cominciò a separare di nuovo le tre grosse ciocche che in qualche momento della notte appena passata aveva iniziato ad intrecciare; preso come era dal suo compito non si accorse neppure dell'arrivo di Quatre e Trowa. I due ragazzi si volsero con sguardo interrogativo verso Wufei.

Il giovane cinese si strinse nelle spalle e poi si chinò di nuovo accanto a Heero e lo chiamò per attrarre la sua attenzione. "Lascia stare," gli disse. "Finirò io o Trowa, tu vai a casa con Quatre, hai bisogno di dormire."

"No," ribatté prontamente Heero. "Ho dormito, posso restare ancora."

"Ma sei a pezzi!"

"Wufei ha ragione," intervenne Quatre vedendo che Heero scuoteva il capo e Wufei cominciava a perdere la pazienza. "Su, andiamo."

Il ragazzo da L1 fece di nuovo cenno di no e prese ad intrecciare i lunghi capelli del loro compagno privo di sensi. "Duo non vuole che qualcuno gli tocchi i capelli."

"Beh, allora non dovresti toccarglieli neppure tu!" ribatté Wufei incrociando le braccia al petto, vide Quatre e Trowa scambiarsi un'occhiata e si chiese se si fosse perso qualcosa.

"Io posso farlo," la risposta di Heero fu un sussurro. "E se lui non vuole allora dovrebbe aprire gli occhi e dirmelo. Mi hai sentito Duo?" chiese legando l'elastico nero in fondo alla treccia, afferrò la lunga corda castana e la strattonò lievemente. "Forse dovrei tagliarteli così avrei una qualche reazione da te."

Tirò di nuovo i capelli del compagno e questa volta con più forza, tanto che Wufei lo afferrò per le braccia tirandolo leggermente indietro. "OK, Yuy, è ora che te ne vai," dichiarò. Heero scrollò le spalle per liberarsi dalla stretta dell'amico e si alzò in piedi. Si sentiva stanco, depresso e arrabbiato; aveva l'impressione che il tempo avesse improvvisamente smesso di andare avanti e adesso, più che in qualsiasi altro istante degli ultimi quattro mesi, si sentiva in balia degli eventi. Fino a quel momento Duo era stato un punto fermo nella sua vita ed ora gli stava scivolando via, lo stava lasciando solo ad affrontare quel difficile dopo guerra. Heero non si era mai sentito così abbandonato e così furioso e non si era mai sentito così dipendente da quello che considerava il suo migliore amico.

Si chinò in avanti puntando una mano contro il cuscino di Duo per sostenersi mentre con l'altra continuava a tirare la lunga treccia del compagno che si era avvolto intorno alle dita. "Devo tagliartela, così avrò qualcosa che mi ricorderà di te quando ti lascerai definitivamente morire in questo modo stupido!"

"Heero! Basta così!" esclamarono Wufei e Quatre all'unisono; il primo tentò di nuovo di tirare indietro l'amico mentre Trowa accorreva per dargli una mano. Heero s'irrigidì e strinse forte il cuscino di Duo tra le dita, chinandosi di più in modo da stare a soli pochi centimetri dal viso del compagno ferito.

"E' questo quel che intendevi per trovare la tua strada?!" ringhiò incollerito, sentì afferrarsi per il busto e per le braccia e strattonare leggermente. Wufei e Trowa gli parlavano in continuazione ma lui non era in grado di sentire una sola parola, tutto ciò che riusciva a comprendere era che Duo era davanti a lui, in fin di vita e che non stava facendo nulla per sopravvivere. Quante ore aveva passato là dentro? Quanti giorni affianco a quel maledetto letto d'ospedale?! E cosa era cambiato? NULLA! "Stupido idiota!" urlò con le lacrime agli occhi, la stanchezza stava avendo la meglio su di lui così come la disperazione, dentro di sé non poteva fare a meno di chiedersi a cosa sarebbero servite tutte le parole e i consigli di Hilde se poi il suo amico non si fosse svegliato. A cosa sarebbe servito sapere di avere il suo cuore se questo avesse smesso di battere? "Avevi detto che anche noi avremmo trovato la nostra strada! Ma ora tu ti stai lasciando morire!! NON E' GIUSTO! Non è giusto che muori così dopo tutto quello che hai superato! Non è giusto che mi lasci solo!! Dannazione Duo, svegliati!!"

Le palpebre di Duo tremarono e Heero spalancò gli occhi sentendosi mancare improvvisamente il respiro. Quatre gli afferrò il polso e finalmente riuscì a fargli  allentare la presa sul cuscino del loro compagno; privo di alcun appiglio che lo tenesse accanto all'amico, Heero fu di colpo tirato indietro e Duo scomparve dalla sua vista mentre carambolava a terra sotto la forte stretta di Wufei e Trowa. Il cuore gli batteva violentemente nel petto, lo spiraglio di speranza che aveva appena visto gli stava facendo girare la testa e lui lottò con tutte le sue forze per rimettersi in piedi e tornare accanto a Duo.

"Smettila Heero! Sei fuori di te!" esclamò Wufei afferrando l'ex-pilota di Wing per la maglia e tirandolo di nuovo indietro; le mani di Trowa si unirono alle sue e riuscirono a ributtare il giovane giapponese a terra.

"Non capisci che così non ottieni nulla?!" la voce di Quatre era carica d'angoscia e tristezza; la reazione di Heero lo aveva spaventato e addolorato allo stesso tempo, capiva quanto potesse essere disperato per Duo, quanto fosse stanco e depresso, ma a cosa sarebbe servito inveire contro il loro amico incosciente?

Heero cercò di rialzarsi agitando braccia e gambe, nella sua mente stanca e confusa non riusciva a pensare altro che a Duo e al fatto che volesse tornargli accanto, ma qualcosa continuava a tenerlo a terra, per le braccia, per il busto e lui sentì un'ondata di frustrazione invadergli la testa. "Lasciatemi!!" riuscì finalmente a gridare, uscendo dall'improvviso stato di stupore e sbigottimento in cui il lieve movimento degli occhi di Duo lo aveva gettato. Con violenza tentò di rialzarsi riuscendo, però, a mettersi solo in ginocchio, furioso guardò i due ragazzi che lo tenevano fermo e improvvisamente la sua rabbia raggiunse il limite.  "LASCIATEMI ANDARE!! SI E' MOSSO!!" urlò strattonando con tutte le sue forze per liberarsi; i due amici lo lasciarono andare di colpo, scossi dalle sue parole, e Heero cadde in avanti puntando le mani contro il pavimento per non sbatterci la faccia.

Quatre, Trowa e Wufei si scambiarono un'occhiata perplessi mentre Heero tornava, gattoni, accanto al letto di Duo; poggiò i gomiti sul materasso e si issò restando in ginocchio e trovandosi di colpo davanti gli occhi socchiusi del loro compagno. Il cuore gli saltò un battito e lui emise uno strano singhiozzo sentendosi mancare il fiato; Duo aveva finalmente ripreso conoscenza . Di colpo tutta l'angoscia, la paura e la stanchezza ebbero la meglio su di lui che, incapace di trattenersi, scoppiò in lacrime, affondando il volto contro la spalla dell'amico avvolgendogli un braccio intorno al petto per stringerlo a sé in un abbraccio tanto scomodo quanto disperato.

Duo batté le palpebre sentendosi completamente tramortito, percepì il braccio di Heero sul suo petto e faticosamente raggiunse la mano del compagno con la sua stringendola tra le dita con tutta la forza che riuscì a racimolare in quel momento. Riconobbe Quatre e Trowa e Wufei chiudersi a cerchio su di lui coi volti sorridenti e ansiosi che gli ripetevano parole su parole che vagamente sentiva e che ancora meno capiva. Richiuse gli occhi e piegò il capo di lato in modo da poggiarsi a quello tremante di Heero. Tentò di dire qualcosa, mormorò parole del tutto incomprensibili e l'unico effetto che ebbe fu quello di sentire Heero sussultare e al suo pianto mischiarsi una risata. Anche gli altri quattro risero e ciò fece inconsciamente sorgere un sorriso sulle labbra anche a lui. Non sapeva cosa gli fosse accaduto né la sua mente era in grado di formulare alcun pensiero coerente, ma capiva di non essere solo e la presenza degli amici lo fece sentire amato e protetto. Con quella rassicurante sensazione la sua mente e il suo corpo esausti si lasciarono scivolare in un sonno necessario e questa volta naturale. Non poteva immaginare quanto il semplice gesto di aprire gli occhi avesse inciso sui suoi quattro amici; Heero, Trowa, Quatre e Wufei, dopo un'infinita settimana d'angosce e preoccupazioni, videro finalmente la fine di un orribile incubo.

Continua...

***

Non temete, è quasi finita!! ^_^

Un saluto a tutti e buon 2003!! Ciaoooo!