L'ho già scritto nel primo capitolo però lo ripeto: GW non è mica mio!

Non si sa mai, dovessero citarmi!! ^_^

ATTENZIONE: lemon... ma non troppo esplicito. Io vi ho avvisato ^_^;

Preventer 5 – HEERO E DUO ARCH

by Ely

Capitolo 4

Dopo aver ripreso conoscenza uscendo dal coma, Duo sonnecchiò di continuo svegliandosi quel poco che bastava per mangiare e bere. Evidentemente aveva bisogno di riposo e così passarono i primi due giorni del suo ritorno tra il mondo dei vivi. Heero continuò a restargli accanto nonostante le sue condizioni non fossero più critiche; la notte, però, prese la sana abitudine di tornare a casa a dormire.

In quei primi due giorni sia Relena che Hilde passarono a trovarlo. La prima lo ringraziò di cuore e gli raccontò quanto ciò che aveva fatto si fosse rivelato determinante. Duo riuscì ad ascoltarla per i primi dieci minuti, poi le sue palpebre si chiusero involontariamente, troppo pesanti per restare sollevate e lui cadde in pochi secondi in un sonno profondo e necessario. Relena non se ne accorse subito e fu Heero a farle notare che il giovane americano era ormai nel mondo dei sogni. La giovane principessa del Sanq Kingdom batté le palpebre stupita e poi sorrise dolcemente.

Hilde fu un po' più fortunata e quando entrò nella stanza d'ospedale del suo coinquilino e grande amico, trovò Duo un po' più sveglio e addirittura in grado di sostenere una breve conversazione.

"Ci hai fatto stare tutti in pensiero, lo sai?!" esclamò la ragazza sedendosi sulla sedia accanto al letto. Heero era uscito dalla stanza un istante dopo che la giovane era arrivata per lasciare loro un po' di privacy.

Duo sorrise ed annuì. "E tu sei arrivata qui sin da L2? Quando?" chiese con voce lenta e stanca.

"Cinque giorni fa."

"E hai lasciato casa e lavoro..."

"Il lavoro può aspettare. Ero preoccupata per te, Duo. Te la sei vista davvero brutta!"

"Oh, Hilde! Lo sai che ho la pelle dura!" La ragazza sbuffò un po' contrariata e Duo riprese immediatamente a parlare. "Grazie per essere venuta, mi fa davvero piacere."

"Non sei stanco di tutto questo, Duo?"

"C-Cosa?" balbettò il ragazzo corrugando la fronte, lei scosse il capo facendo cenno di no e di colpo si piegò in avanti poggiando i gomiti sul materasso e prendendo le mani dell'amico nelle sue.

"Lascia perdere, non farci caso! Non stai ancora bene ed io ti assillo con le mie paranoie. Sei dimagrito, dovrai mangiare parecchio per riprenderti."

"Hilde..."

"Domani mattina ripartirò per L2, ora che stai bene non c'è bisogno che io resti qui e hai già un sacco di persone che ti stanno intorno. Devo tornare al lavoro."

"Dove hai alloggiato in tutti questi giorni?" domandò Duo.

"Quatre è stato tanto gentile da ospitarmi, ho cercato di rifiutare (mi sentivo un po' in imbarazzo) ma non ha sentito ragioni. Ha un cuore d'oro."

"Puoi dirlo forte!" ribatté Duo con un sorriso. Poi lentamente il suo viso tornò serio ed un po' assonnato. "Hilde... a cosa ti riferivi poco fa? Di cosa dovrei essere stanco?"

La ragazza sospirò chinando il capo, fu tentata di tirarsi indietro ma non lo fece e strinse più forte le mani dell'amico tra le sue dita. "Di combattere. Perdonami Duo, non sono certo io che dovrei giudicare."

"N-Non... non è di combattere che sono stanco..." rispose il giovane americano in tutta sincerità dopo qualche secondo di silenzio. "E' del fatto che ce ne sia ancora bisogno... del fatto che ci sia ancora gente che non capisce che è sbagliato. Di questo sì, sono stanco."

"Però tornare in pista ti è piaciuto, vero?"

Duo batté le palpebre perplesso e per un po' non seppe cosa rispondere. A volte si stupiva di come Hilde riuscisse a leggergli dentro. Si chiese se la sua vita sarebbe stata più facile se invece che di Heero si fosse innamorato della ragazza che ora gli sedeva accanto. "E' stato emozionante e piuttosto doloroso!" ribatté sfiorandosi il capo con una mano.

"Ne sono sicura. Sai Duo..." disse la giovane chinando un poco il capo, "credo ti farà bene stare un po' con i tuoi amici, cerca di sfruttare il più possibile questo tempo, magari per capire cosa vuoi veramente. E non sentirti in obbligo a tornare su L2, ok?"

"Che vuoi dire?!" chiese l'ex-pilota di Deathscythe corrugando la fronte in un'espressione confusa.

"Lo so che non sei convinto di restare con me, altrimenti avresti accettato di diventare mio socio. Ma va bene così, lo capisco. Duo... non c'è niente che mi farebbe più piacere del sapere che stai bene e che sei felice di quello che fai. Dopo quello che hai passato te lo meriti, davvero."

"Hilde... io non..." balbettò il ragazzo stringendo le mani dell'amica nelle sue. "Io non voglio lasciarti sola."

"Ma io non sono sola su L2, ho la mia famiglia e i miei amici. Se potessi, amico mio, ti terrei legato a me per sempre..." arrossì abbassando lo sguardo ed anche Duo si irrigidì leggermente. "Ma non è quello che vuoi."

"Hilde..."

"Ovviamente potrai tornare quando vuoi!" si affrettò a precisare la ragazza. "Se tra una settimana senti di non poter fare a meno di me e dell'azienda di riciclaggio, prendi il primo shuttle e torna da noi! Nel frattempo però, promettimi che ti guarderai un po' intorno, ok?"

Duo non rispose, semplicemente annuì ringraziando silenziosamente l'amica che stava facendo di tutto per non fargli sentire il ritorno su L2 come un obbligo. Hilde Schbeiker batté lievemente una mano su quelle del ragazzo e subito dopo si tirò indietro. "Bene!" esclamò. "E' meglio che ti lasci riposare, ti si cominciano a chiudere gli occhi." Si alzò dalla sedia chinandosi in avanti e con un sorriso sornione sul volto sussurrò: "Lo sai? Heero è stato sempre qui con te."

Duo arrossì suo malgrado e l'amica rise abbassandosi di più; dolcemente gli premette le labbra contro la fronte e lo baciò prendendogli il viso tra le mani. "Abbi cura di te Duo, non ti voglio più vedere in un letto d'ospedale, non si addice al Signore della Morte!"

Il ragazzo sentì il cuore saltargli un battito e d'istinto avvolse le braccia intorno alle spalle di Hilde tirandola a sé in un abbraccio che le tolse il respiro. "Ti voglio bene!" mormorò con la voce rotta dall'emozione. Nonostante il suo passato fosse stato difficile e a volte terribilmente doloroso, di una cosa Duo era grato: nella sua vita aveva incontrato persone che gli avevano voluto sinceramente bene e Hilde era una di quelle. Nonostante fosse stato un ragazzino di strada, Duo era stato amato davvero tanto e questa consapevolezza gli aveva impedito in tante occasioni di lasciarsi andare al dolore e alla disperazione.

Hilde ricambiò l'abbraccio e poi se ne andò con la promessa che si sarebbero rivisti presto in un modo o in un altro.

***

Quattro giorni dopo essere uscito dal coma la voglia di tornare una persona normale cominciò a farsi sentire per Duo e lui impose che gli togliessero il catetere e che gli venisse permesso di rimettersi in piedi. Stare alzato da solo era ovviamente impensabile e Heero dovette combattere non poco contro la voglia di indipendenza del giovane amico. Alla fine anche Duo dovette arrendersi all'evidente problema che non era in grado di restare in piedi da solo e si fece aiutare dell'ex-commilitone che lo sostenne fino al bagno, prima grande passeggiata che al paziente venne concesso di fare. Quando finalmente Duo tornò nel suo letto, sospirò e un sorriso si disegnò sul bel volto pallido, si sentiva certamente più stanco ma anche meno malato e di conseguenza più felice.

Heero lo osservò attentamente, il suo pallore lo inquietava, ancora non riusciva a togliersi del tutto di dosso l'angoscia che aveva provato nel vedere l'amico giacere immobile lottando tra la vita e la morte. Dentro di sé era ancora vivo il senso di colpa per come erano andate le cose, per come non era riuscito a fare niente per evitare che l'amico venisse colpito così duramente. "Perché ora non cerchi di dormire un poco?" gli chiese sistemando le lenzuola sul corpo sottile e debole del compagno.

Duo scosse il capo poggiandosi ai cuscini che aveva alle spalle. "Non ho sonno. Tu piuttosto... non sei stanco di stare appresso a me?"

Heero sviò lo sguardo altrove e si strinse nelle spalle. "Non ho niente di meglio da fare."

"Oh! Be'... sono contento di riempire le tue altrimenti vuote giornate!!" ribatté sbadigliando. Heero sorrise e gli tirò su le lenzuola in modo da coprirgli anche le spalle. "Sai amico... oramai sto bene... perché non mi fai dimettere? Voglio andarmene da questo ospedale." Sbadigliò di nuovo e Heero non si prese neppure la briga di rispondere perché il compagno cadde in un sonno profondo in un batter d'occhi.

"Riposa Duo... voglio che guarisci in fretta..." sfiorò il volto dell'amico e emise un profondo respiro. "Mi dispiace..." sussurrò e si chiese se sarebbe mai stato in grado di dirlo quando il ragazzo da L2 fosse stato sveglio. Nel profondo sentiva il bisogno di chiedergli scusa.

***

Nessuno dei quattro ragazzi aveva immaginato che un Duo di nuovo sveglio e attivo sarebbe diventato un Duo insopportabile; dal momento in cui il loro ex-commilitone riuscì a rimettersi in piedi, cominciò a pretendere di essere dimesso dall'ospedale e sembrava non volesse capire il rischio che aveva corso e le cure di cui aveva bisogno. Per circa due giorni mise a dura prova i suoi compagni che pazienti gli rimasero accanto.

"Ma io voglio uscire da qui!" lagnò Duo incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio. Si lasciò cadere contro la parte sollevata del materasso e voltò il viso di lato assolutamente intenzionato a non mangiare. Trowa e Wufei si scambiarono un'occhiata, a volte il giovane americano sapeva essere davvero insopportabile. Quatre sospirò e si sedette accanto all'amico, aveva visto Heero cominciare a cambiare colore in viso e temeva che potesse scoppiare da un momento all'altro. Rareba Winner decise di prendere in mano la situazione prima che degenerasse.

"Duo..." chiamò con tono calmo ma deciso, l'amico non si girò neppure e Quatre sentì la sua grande pazienza vacillare. "Duo, sto parlando con te, voltati."

"E' inutile Quat! Non mangio se non mi fate uscire da qui!!"

"Sei uscito dal coma solo sei giorni fa! Te la sei vista brutta e ora..."

"Non m'interessa!" esclamò l'ex-pilota di Deathscythe. "Voglio uscire da quest'ospedale!"

Heero si staccò di scatto dalla parete a cui stava appoggiato, aveva uno sguardo arrabbiato e severo sul volto, i pugni stretti lungo i fianchi e sembrava tremare leggermente. Il suo aspetto era così inquietante che Duo si azzittì di colpo e anche gli altri lo fissarono un po' perplessi non sapendo cosa aspettarsi dallo scatto del ragazzo giapponese. Heero afferrò il vassoio del pranzo e lo tolse da davanti all'amico.

"Evidentemente non hai bisogno di mangiare! E non hai neppure più bisogno di noi!" esclamò con voce fredda. Non riusciva a sopportare il compagno quando diventava capriccioso e lo rendeva furioso il fatto che non si rendesse conto di ciò che aveva rischiato e di quanto i suoi amici fossero stati in pena per lui.

Pose il vassoio sul tavolino poggiato contro la parete opposta della stanza ed uscì aprendo di scatto la porta. Se non fosse stato dentro un ospedale certamente l'avrebbe richiusa sbattendola.

 Duo fece una smorfia stringendosi nelle spalle. "Oops... temo si sia arrabbiato..." sussurrò trattenendo una risata. Wufei tornò a guardare verso l'amico nel letto e fu tentato di dargli quel sonoro ceffone che da un paio di giorni a questa parte si meritava. Invece gli si avvicinò puntando le mani sui fianchi.

"Non so cosa ci trovi da ridere, Maxwell! Qui non c'è niente di divertente! C'è uno stupido ragazzino che ci ha tenuto col fiato sospeso per una settimana che fa i capricci per mangiare!"

"Wufei..." chiamò il giovane Winner.

"Lascia stare Quatre! Non ho alcuna intenzione di stare zitto!" esclamò e subito dopo tornò a guardare verso Duo. "Credi che a noi piaccia venire tutti i giorni qua dentro? Abbiamo passato una settimana a darci il cambio per starti vicino! Chi credi che ti cambiasse o lavasse? Chi credi ti muovesse gambe e braccia perché non ti si atrofizzassero? Chi pensi che ti abbia legato i capelli in quella stupida treccia che hai? Abbiamo passato una settimana qua dentro a pregare che tu ti risvegliassi!" raccontò Wufei rosso in viso per la rabbia, non riusciva più a sopportare il comportamento infantile dell'amico e non sopportava che si prendesse gioco di loro dopo quel che avevano passato nelle ultime due settimane. Vide Duo impallidire lievemente e capì di star ottenendo un effetto notevole su di lui, il ragazzo non sorrideva più e sembrava sinceramente scosso. Il giovane cinese, comunque, non aveva alcuna intenzione di stare zitto sin quando non gli avesse spiattellato tutto ciò che pensava. Non aveva peli sulla lingua, lui. "Heero ha trascorso tutte le notti, dalla prima all'ultima, qui con te e tu ti permetti di ridere se lui si arrabbia?! Sei un idiota Maxwell! Impara un po' di rispetto ed un minimo di riconoscenza!"

Duo batté le palpebre abbassando lo sguardo, non aveva pensato a cosa gli amici avessero passato mentre lui era privo di sensi. Gli faceva piacere sapere che si erano preoccupati per lui e che non lo avevano mai lasciato solo e si sentiva profondamente in colpa per come si era comportato. Rialzò il capo e vide l'ex-commilitone andarsene impettito verso la porta. "Wufei!" lo richiamò. "M-Mi dispiace...davvero..."

"Lo spero bene che ti dispiaccia!" ribatté l'altro, aprì la porta della stanza ed uscì senza voltarsi indietro.

"Credo di aver fatto un casino, vero?" sussurrò Duo a capo chino, accennò un timido sguardo a Quatre e a Trowa e sospirò notando le loro facce scure. L'ex-pilota di Heavyarms si accostò al letto, allungò un braccio che aveva incrociato al petto e prese il polso dell'amico tra le dita. Duo sollevò il volto incerto.

"Lo vedi?" gli chiese Trowa e l'altro corrugò la fronte ancora più confuso. Il giovane da L3 gli scosse il braccio affinché l'amico lo guardasse; Duo chinò di nuovo il capo e capì. Il suo braccio era più sottile e magro di prima, il polso sembrava rimpicciolito e dal gomito le ossa sporgevano un poco di più. "Per una settimana sei andato avanti a flebo. Hai perso quasi tre chili. I medici dicono che sei ancora debilitato e a malapena riesci a metterti in piedi. Non credere Duo... se potessimo portati via da qui lo faremmo subito."

"E' che..." balbettò il ragazzo americano ritirando il braccio. "E' così frustrante! Mi sento un invalido! Odio gli ospedali, odio le medicine e quest'odore di disinfettante! Non faccio niente qui, dormo e basta! Perché non posso dormire altrove?"

"Questo non è un buon motivo per trattarci male!" ribatté Quatre. "Siamo preoccupati per te e quando t'impunti che non vuoi mangiare ci fai solo preoccupare di più! Anche Heero vorrebbe vederti fuori da qui ma, come noi, vorrebbe prima rivederti in forze. Hai messo a dura prova la sua pazienza, lo sai?" Duo rimase in silenzio ed accennò solo un leggero sì solo con il capo. Dopo qualche secondo Quatre gli poggiò le mani sulle spalle e riprese a parlare. "Ora stammi a sentire. Facciamo un patto io e te. Tu smetti di comportarti come un bambino viziato ed io andrò a parlare con il dottore per vedere cosa si può fare, ok?"

Duo sembrò illuminarsi in viso e Trowa riprese il vassoio con il cibo dal tavolino, lo poggiò davanti all'amico ed insieme al suo compagno biondo gli ordinò di mangiare. Questa volta Duo non se lo fece ripetere due volte.

***

L'ex-pilota di Deathscythe sospirò profondamente affondando di più tra le lenzuola che gli avvolgevano il corpo facendolo sentire caldo e protetto. Da quando Quatre e Trowa se ne erano andati, lui aveva sonnecchiato nel tentativo di far placare quel terribile mal di testa che aveva preso a tormentarlo con un dolore pulsante e continuo; ad un certo punto del pomeriggio, poi, doveva essersi proprio addormentato. Si tirò le coperte sin sotto il naso ed aprì leggermente gli occhi ancora appesantiti dal sonno. Affianco alla finestra scorse una figura e confuso batté più volte le palpebre nel tentativo di schiarire la sua vista assonnata. Lentamente l'immagine si mise a fuoco e lui riconobbe la sagoma snella di Heero, la sua postura rigida e i suoi capelli folti e spettinati. L'amico stava immobile con le braccia piegate al petto fissando lo sguardo al di là del vetro trasparente.

"Heero..." sussurrò, la voce bassa e ruvida. L'ex-commilitone si volse lentamente e posò lo sguardo sull'amico raggomitolato sotto le coperte; sul volto aveva ancora un'espressione severa ed alterata. Nonostante la situazione un po' tesa, Duo non poté fare a meno di perdersi per un istante nella bellezza di quel viso dai tratti leggermente orientali; Heero era di sicuro il più bel ragazzo che avesse mai visto. Inconsciamente sorrise e da sotto le coperte allungò una mano verso il compagno.

Il giovane da L1 si avvicinò spostando lo sguardo dagli occhi di Duo alla sua mano tesa e viceversa.

"Mi dispiace..." mormorò Duo pochi secondi dopo notando l'indecisione e l'irritazione dell'amico. "Davvero, Heero... mi dispiace per quello che ho detto."

"Quatre ha convinto il medico a farti uscire domani mattina; ma devi passare almeno un'altra settimana sotto controllo e tornare qui per accertamenti. Ti fermerai a casa sua in questo periodo."

"E' una notizia fantastica!" esclamò Duo che ancora teneva il braccio in fuori.

Heero evitò di tornare con lo sguardo verso la mano tesa del compagno e, tenendo ancora le braccia strette al petto, s'incamminò verso la porta. "Alla fine ottieni sempre quello che vuoi, eh Duo?" chiese con un pizzico di rabbia. Sentì un rapido fruscio di lenzuola e due piedi veloci battere sul pavimento; in un istante le braccia di Duo gli avvolsero le spalle poggiandogli il capo contro il suo e tutto il corpo del giovane americano premette contro quello di Heero.

"Ti prego..." balbettò Duo. "Non andartene. Mi dispiace, so di averti ferito... non volevo! Sono così stanco di stare qui, mi sento un invalido!"

"Hai bisogno di cure!"

"Ho bisogno di te!"

Heero si volse di scatto perplesso e Duo crollò letteralmente tra le sue braccia. "Scusa..." gli sussurrò ridacchiando. "Mi sono alzato troppo in fretta e ora a malapena mi reggo in piedi..."

"Tu non ti reggi in piedi!" ribatté Heero stringendo le braccia intorno alla vita del compagno per sostenerlo.

Duo si accasciò contro il corpo dell'amico e sospirò profondamente poggiando il capo sulla spalla di Heero. "Wufei mi ha detto che hai passato qui tutte le notti e i pomeriggi... Non voglio crederci che ora te ne vuoi andare!"

"Te lo meriteresti."

"Mi muovevi braccia e gambe?" sussurrò e il suo respiro caldo contro la guancia mandò un brivido su per la schiena a Heero che inconsciamente annuì mentre nella testa riviveva quei giorni di disperazione. "E mi lavavi e mi intrecciavi i capelli?" Di nuovo l'ex-pilota di Wing fece cenno di sì col capo. "Grazie... grazie per essermi rimasto accanto, grazie per essermi amico." Le parole di Duo furono un lieve sussurro colmo di emozioni che ebbero il potere di scuotere l'amico nell'animo.

Heero tremò sentendosi il cuore palpitare più forte nel petto; lasciò una mano scivolare lungo la schiena del compagno per avvolgerlo completamente e lo strinse più forte a sé. "Perdonami, Duo..."

"C-Cosa?" balbettò l'ex-pilota di Deathscythe, spalancò gli occhi confuso e cercò di tirarsi un po' indietro per vedere l'amico in viso, ma Heero non allentò la presa impedendogli di allontanarsi. "Perdonarti per cosa?!"

"Non sono riuscito a fermare quell'uomo... non sono riuscito ad impedirgli di farti del male!" Dopo giorni di angoscia Heero era improvvisamente scoppiato. Le parole dell'amico erano state l'ultima goccia; lo ringraziava per essergli stato accanto quando lui non poteva togliersi dalla testa il fatto che non fosse riuscito a salvarlo, che quel terrorista esaltato gli avesse quasi spaccato la testa senza che lui lo avesse fermato in tempo. Ed ora che Duo era di nuovo in piedi e si stringeva a lui per affetto e conforto, tutto il suo senso di colpa era saltato fuori facendolo scoppiare. Affondò il capo contro il collo del compagno e Duo lo strinse più forte che poté sentendosi il cuore invadere prepotentemente dal forte sentimento di amore profondo che provava per Heero.

"N-Non essere sciocco, Heero... non devi chiedermi scusa... non avresti potuto fare altro! Quell'uomo mi puntava un fucile alla testa!"

"Perché hai cominciato a prenderti gioco di lui? Lo sapevi a cosa andavi incontro! Perché hai fatto una cosa simile?!" la voce di Heero, soffocata dal pigiama dell'amico, aveva una forte nota di frustrazione e confusione.

Duo sorrise leggermente e prese ad accarezzare l'ex-commilitone sul capo. "Se vi foste avvicinati sareste stati in pericolo, volevo farlo cedere prima che avesse anche voi quattro sotto il tiro del suo fucile."

"Avrebbe potuto spararti!"

Duo scosse il capo e riuscì a tirarsi leggermente indietro, Heero aveva un'espressione di profondo disagio e dolore sul volto. Da quanto si teneva tutto dentro? "Non voleva uccidermi, solo azzittirmi. Avrebbe perso il suo ostaggio altrimenti e tutto ciò che voleva era scappare da lì."

"Le tue erano solo supposizioni, Duo! Quell'uomo poteva perdere definitivamente la testa!"

"Era un rischio che dovevo correre... è andata bene!"

"Bene?! Sei stato una settimana in coma!!"

"Già, ma sono vivo! E tra un poco finirò anche a terra se non mi darai una mano a tornare a letto!"

Heero strinse più forte il compagno tra le braccia sentendoselo scivolare addosso. "Sei ancora convinto di poter lasciare l'ospedale?" gli chiese sorreggendolo e incamminandosi di nuovo verso il suo letto.

"Sì, ma solo se continuerai a restarmi accanto, almeno per un altro po'!"

"Stupido ragazzino!" ribatté Heero tirando su le coperte sul corpo dimagrito del compagno, sentì Duo prendere fiato pronto a ribattere e subito lo azzittì premendogli una mano sulle labbra. Si chinò in avanti e fissò il suo sguardo sugli occhi viola del giovane americano. "Vuoi uscire da qui?... Ok, ma farai tutto ciò che ti diremo di fare!" Duo tentò di protestare ma Heero non mollò la presa sulle sue labbra e mise sul volto il suo sguardo più severo. "Non un lamento Duo!" gli ordinò e qualche secondo dopo l'amico sospirò annuendo.

L'ex-pilota di Wing Zero sorrise e la sua mano scivolò via dal viso del compagno. Duo assaporò ogni istante di quella carezza e subito gli prese la mano nelle sue per impedire ad Heero di allontanarsi. "Resterai anche tu a casa di Quatre?"

"Certo, resterò a controllarti!"

"Bene..." sussurrò Duo ricambiando il sorriso; l'idea che Heero gli sarebbe rimasto ancora accanto gli riempì il cuore di una gioia sincera e gli diede la sensazione di sentirsi già meglio.

***

La stanza che Quatre aveva fatto preparare per Duo era al primo piano e per arrivarci il ragazzo dovette essere aiutato. Mentre faceva le scale con un braccio intorno al collo di Wufei che non faceva altro che brontolare in mezzo ai denti, gli altri tre si scambiarono un'occhiata chiedendosi silenziosamente come avessero fatto a farsi convincere così facilmente da Duo. Impossibile negare che il loro compagno avesse una capacità eccezionale nel far fare agli altri ciò che voleva. Quando però il ragazzo da L2 giunse nella sua stanza e con un sospirò si lasciò affondare tra i cuscini poggiati contro la testata del letto, nessuno poté trattenere un sorriso e sentirsi segretamente felice di vedere l'amico fuori dall'ospedale e finalmente di nuovo con loro. Inconsciamente sapevano che nessuno di loro sarebbe stato in grado di negargli qualcosa.

In meno di una settimana il giovane americano riprese quasi interamente le forze e tornò ad essere il vecchio Duo di sempre, solo un po' più magro e se possibile ancora più affamato di prima. Tutta scena la sua, i suoi occhi erano sempre più grandi del suo stomaco e ogni volta finiva col mangiare la metà della roba che aveva richiesto. Il cuoco che lavorava per il giovane Winner si abituò in fretta alle mille richieste di Duo e dopo qualche giorno imparò a preparare sempre un po' di meno di quel che gli veniva chiesto.

L'unica cosa che destava ancora preoccupazione per la salute del loro compagno erano i forti mal di testa di cui di tanto in tanto soffriva; talmente forti da non consentirgli di sostenere neppure una semplice chiacchierata con gli amici e che lo costringevano a letto al buio e nel silenzio più totale, cosa che il ragazzo da L2 sopportava poco.

La sera di sei giorni dopo che Duo era stato dimesso, uno di quei mal di testa tornò a tormentarlo e lui fu costretto ad abbandonare la cena a metà per ritirarsi nella sua stanza. Poco più di un'ora e mezza dopo, Heero si ritrovò a salire le scale per raggiungere la stanza dell'amico e per vedere come si sentisse, inutile negare che in un angolino della sua mente fosse sinceramente preoccupato nonostante i medici avessero assicurato che non c'era più nulla da temere. Fino a poco prima aveva portato avanti un'interessante discussione con Quatre e Trowa ma poi aveva cominciato a sentirsi in ansia per l'amico e si era congedato dagli altri due ragazzi sparendo in breve al piano di sopra.

Incerto si arrestò davanti alla porta della camera di Duo e bussò lievemente. Erano quasi le dieci di sera e, da quando l'amico se ne era andato nella sua stanza, non lo aveva più visto. Sentì la voce dell'ex-commilitone che gli diceva di venire avanti e lentamente aprì la porta sbirciando dentro.

Duo, seduto sul suo letto con le gambe incrociate, gli sorrise e gli fece cenno di avanzare. La lampada sul comodino era l'unica luce accesa e dalla finestra aperta entrava una lieve brezza che faceva ondeggiare dolcemente le tende color ecru. Heero si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò all'amico che aveva poggiato sulle gambe il libro che stava leggendo.

"Come ti senti?" gli chiese.

"Bene... era solo un po' di mal di testa ma sto bene."

Heero annuì ma istintivamente allungò una mano e sfiorò la fronte del ragazzo spostandogli la lunga frangia castana. La ferita era quasi completamente guarita e anche il livido era meno intenso. Duo chiuse gli occhi ed inconsciamente seguì col capo il movimento della mano di Heero per andargli incontro, crogiolandosi per un istante nel lieve contatto. Quando le dita del compagno si allontanarono e lui riaprì gli occhi, si trovò di fronte lo sguardo intenso di Heero che lo scrutava attentamente.

"Dici che stai bene, ma non sei più sceso per finire di cenare."

"Non preoccuparti, Heero... non ho più fame, davvero. Avevo solo bisogno di starmene un po' tranquillo; quel mal di testa mi stava facendo impazzire e non sopportavo molto i rumori. Non sarei stato una buona compagnia."

"Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare?"

Duo sorrise e dentro di sé il suo cuore si ridusse ad una gelatina palpitante. "No, ma grazie... Quatre e Trowa?"

"Giù in salotto... stavamo avendo un'interessante discussione... quando starai meglio ne vorrei parlare anche con te."

L'ex-pilota di Deathscythe corrugò la fronte confuso e gli fece cenno di sedersi accanto a lui sul letto. "Ora sto meglio, Heero, possiamo parlare se vuoi."

"Sicuro?"

"Certamente!" confermò Duo posando il libro sul comodino mentre l'ex-commilitone si accomodava. "Allora, dimmi... di che si tratta?"

"Quatre ha intenzione di unirsi ai Preventers."

La notizia giunse del tutto inaspettata. "C-Che?! Per quale motivo? E le immense attività della sua famiglia?"

"Quello che è successo al palazzo dei Peacecraft ha messo in luce quanto la pace sia ancora instabile e si sente come se... come se dovesse fare qualcosa... si sente responsabile di questo nuovo mondo che abbiamo aiutato a creare..."

"Già, ma..."

Heero alzò una mano e gli fece cenno di stare zitto perché lui ancora non aveva finito di parlare. "Non abbandonerà la sua famiglia, ovviamente. Ha altre 29 sorelle più grandi di lui che si occuperanno degli affari. Per qualche anno se ne potrà interessare in via minore, anche stando qui sulla Terra."

"Vuole essere certo che tutti gli sforzi che abbiamo fatto non siano stati vani," commentò Duo con un leggero sorriso sul volto.

"Esattamente. Ha un forte senso di responsabilità il giovane Winner."

"E' sempre stato quello con le idee più chiare."

Heero annuì per dargli ragione. "Anche Trowa la pensa come lui ed anche lui entrerà a far parte dei Preventers."

"Oh Heero... non ti rendi conto?" L'ex-pilota di Wing Zero corrugò la fronte in un espressione di sincera confusione, non sapeva di cosa l'amico stesse parlando. Duo sorrise e riprese a parlare. "Pensavamo che avessero tutti trovato la loro strada ed invece è bastato un piccolo incidente per mettere in luce quanto la guerra ci gravi ancora addosso... a tutti quanti."

Heero deglutì chinando il capo, Duo aveva ragione e quelle conclusioni lo avevano fatto sentire improvvisamente più leggero, come se il peso del dopo guerra non ricadesse solo su di sé e su Duo, ma anche sugli altri ragazzi. Non erano così diversi in fin dei conti e questo lo fece sentire un po' più normale. Rialzò lo sguardo verso l'amico di fronte a sé e sentì che era irrimediabilmente attratto da lui; quel sentimento nei suoi confronti non cambiava mai, indipendentemente dal tempo e dallo spazio che li dividevano. "Ho deciso di lavorare anche io per i Preventers..." disse mettendo da parte ciò che la sua mente aveva appena preso ad elaborare. Duo sollevò di scatto il viso. "Voglio credere nel mondo che abbiamo creato e aiutare a mantenerlo."

"Nei sei sicuro?"

"Sì."

"Anche se questo significherà tornare a lottare?"

Heero annuì. "Lottare contro quei terroristi mi dava la sensazione di essere nel posto giusto e di star facendo la cosa giusta, come non mi succedeva da un po'... Forse è questo il modo per entrare nel nuovo mondo... un po' alla volta, continuando a fare quello che ho sempre fatto: combattere per la pace. N-Non sei d'accordo con me, Duo?" L'ex-pilota di Deathscythe sospirò chinando il capo. "Non dirmi che non provi lo stesso. Hilde mi ha detto che appena Sally è venuta a cercarti tu sei scattato come una molla. Non dirmi che non ti sei sentito come nel posto giusto mentre eravamo in azione."

Duo si prese la treccia tra le mani spostandola su una spalla e si lasciò andare contro lo schienale del letto affondando nei cuscini. Il suo sguardo era basso e le sue dita scivolavano leggere sulla morbida corda castana sino a soffermarsi sulla punta con la quale prese a giocherellare. Heero lo osservò attentamente, era evidente che l'amico fosse inquieto.

"Lo so cosa ho provato..." sussurrò infine Duo, ricordando come il fatto di essere di nuovo in azione gli avesse fatto scorrere l'adrenalina nelle vene. "Ma non so se sia giusto così."

"Che vuoi dire?"

"Voglio dire che ho sempre voluto vivere in pace ma alla fine quel che ho fatto è stato combattere, ogni giorno, da quando ero un bambino. Ora finalmente vivo in pace, eppure..." tentennò e si strinse forte la treccia tra le dita. "Non mi sento tranquillo, ho la sensazione di essere in... in attesa, sì, è l'espressione adatta, in attesa."

"Le vecchie abitudini sono dure a morire, eh?"

"E' questo il problema, moriranno mai? Mi sentirò mai in pace? O ogni volta che Sally o Wufei o qualcun'altro mi verrà a cercare io, come hai detto tu, scatterò come una molla? Ho la sensazione di non essere in grado di vivere in pace. Ho sempre combattuto, per una cosa o per l'altra, per sopravvivere, per tentate di salvare gli altri, per far cessare le guerre... e questo mi spaventa. Vorrei davvero essere una persona normale."

"E credi di poterlo essere così, dall'oggi al domani?" chiese Heero, dal tono della sua voce era evidente che quella domanda toccasse da vicino anche lui.

Duo alzò gli occhi per un solo istante e poi tornò a guardarsi i capelli: in quegli intrecci erano conservati tutti i ricordi del suo passato, tutto ciò che l'aveva fatto diventare quello che era, un essere profondamente inquieto. "N-No," sussurrò infine.

L'ex-pilota di Wing annuì, era la risposta che si aspettava. "E' lo stesso per me... per questo ho deciso di smettere di cercare di adattarmi per forza al nuovo mondo, c'è ancora posto per il soldato che è in me. Mantenere la pace, del resto, è importante quanto raggiungerla."

"So che credi nella tua scelta, Heero, ma... avevi detto di non voler uccidere più nessuno..."

"Essere un Preventer non è come essere in guerra... uccidere è l'ultima soluzione... sarà per sempre la mia ultima soluzione."

"Ma potrà capitare, guarda cos'è successo l'ultima volta!"

Heero sospirò e chinò il capo; un istante dopo si avvicinò di più a Duo e gli tolse la treccia dalle mani accarezzandola dolcemente a sua volta, la rigirò più volte tra le dita e poi la strinse nel pugno chiuso tornando a guardare il compagno negli occhi. "Quando ho visto che quell'uomo stava per colpirti, qualcosa è scattato dentro di me... non provo rimorso per quel che ho fatto. So di essere in grado di uccidere se qualcuno minacciasse la tua vita o quella degli altri ragazzi, ma questo non significa che la cosa mi piaccia o che non cercherò sempre altre soluzioni prima."

"Sei cambiato dai tempi della guerra, Heero..."

"Sono molto cambiato e spero in meglio!"

Duo rise ed annuì. "Di sicuro parli molto di più e non porti più quegl'orribile pantaloncini neri attillati!"

"Non li porto più da quando ho cominciato a frequentarti un po' più a fondo."

"Un po' più a fondo?!" chiese Duo elargendo il suo sorriso più malizioso. "Io direi parecchio a fondo!"

Heero rise arrossendo suo malgrado e si accorse che anche il volto dell'amico aveva assunto una colorazione piuttosto accesa; da quando Duo era uscito dall'ospedale, tra di loro non vi era stato alcun contatto intimo e questo non aveva fatto altro che aumentare l'attrazione che avevano l'uno nei confronti dell'altro e l'inconscio timore di essere rifiutati poiché tra di loro non si era mai instaurata una relazione reale.

Il ragazzo da L1 sentì la gamba di Duo premergli contro la schiena; per un istante i loro occhi s'incontrarono ma subito Heero ruppe quel contatto chinando il capo. Il giovane americano ritirò d'istinto la gamba temendo di aver commesso un errore e nel petto il cuore gli palpitò più forte per l'imbarazzo e la delusione. Heero si voltò subito per stare proprio di fronte a lui e sollevò un po' di più la gamba sul materasso; tenendo sempre il capo abbassato, poggiò una mano sul ginocchio di Duo e lo tirò a sé affinché lo appoggiasse sul suo. "E tu, cosa farai?" chiese poi e l'amico capì di non essere stato rifiutato, ma solo che Heero non aveva ancora terminato il loro discorso. Quella domanda, comunque, ebbe il potere di distogliere completamente Duo dai pensieri che da un paio di minuti avevano cominciato a frullargli in testa.

"Io?" balbettò indeciso. "Vuoi sapere se mi unirò ai Preventers?"

"Voglio sapere se hai intenzione di cercare una strada per te o se continuerai ad aspettare che ti piova dal cielo."

Duo sollevò di scatto il viso. "E' questo quello che pensi di me?! Che stia aspettando?!"

"L'hai detto tu di sentirti in attesa..." rispose Heero incontrando il suo sguardo, "Io mi sentivo come te. Lasciavo che le cose mi capitassero intorno senza prendere decisioni. Forse perché durante la guerra ho dovuto prenderne tante ed ero stanco. Neppure restare al palazzo da Relena è stata una vera e propria scelta perché sapevo di non esserne convinto, ho lasciato che le cose andassero avanti da sole. E la tua condizione non mi sembra tanto diversa, Duo. Lasci che sia Hilde a gestire un po' la tua vita; se così non fosse non avresti dubbi, non ti sentiresti trascinato dagli eventi."

"Sbaglio o mi stai criticando?!"

"Sbagli. Ti ho solo detto le mie impressioni, ma tu devi fare quello che ti senti di fare, tutto qui. Credo, però, che se ti sei sentito di nuovo al posto giusto quando siamo intervenuti contro quel gruppo di terroristi, allora dovresti dare a questa strada una chance. Potrebbe aiutarti a placare quella rabbia dentro di te che ancora non riesci a mettere a tacere." Duo sembrò impallidire, Heero era sempre tremendamente diretto.

"S-Sei sicuro di saper di cosa stai parlando?" sussurrò Duo evidentemente irritato; l'amico annuì chinando il capo e prese ad accarezzarlo distrattamente sul ginocchio.

"Non posso capire tutto ciò che hai passato, non a pieno almeno... ma sento la tua inquietudine. Lo sai che riesco ad accorgermene quando sei sereno o quando indossi quella tua maschera da giullare, è colpa tua, sei tu che mi hai insegnato come capirti..."

"Io non ti ho insegnato proprio niente," brontolò Duo, ma nella sua voce c'era una scarsa convinzione e un'ancora più scarsa irritazione. Certo, Heero era in grado di superare le sue barriere ed era una cosa che non gli dispiaceva più di tanto, anzi, gli dava la certezza di non essere solo e di avere qualcuno che lo capisse fino in fondo.

"Allora diciamo che sono un ottimo osservatore se questo ti fa sentire più a tuo agio," disse Heero, vide Duo sorridere e si accorse anche che si stava rilassando sotto le sue carezze. Avere il compagno davanti a sé, così, mezzo disteso e con le gambe aperte, gli fece inaridire la bocca e le labbra che lui, inconsciamente, si inumidì con la lingua; il suo sguardo non poté fare a meno di correre su per il suo corpo sottile e, quando di nuovo incontrò quegl'occhi viola, lo scintillio che intravide gli fece correre un brivido su per la schiena. "N-Non parliamone più se non vuoi," balbettò. "Però promettimi che ci penserai."

Duo annuì e la mano di Heero scivolò più su arrivando sino all'addome del compagno, lì sfiorò appena la maglia viola di cotone e subito rialzò il capo. "Come vanno le costole che..."

"Guarite," si affrettò a rispondere Duo.

"Non hai più i lividi?"

"Controlla tu stesso."

Heero si fece più vicino ed infilò entrambe le mani sotto la maglia di Duo, le poggiò intorno alla sua vita sottile e lentamente le fece scivolare verso l'alto per scoprirne prima il ventre piatto e poi il petto. Il giovane da L2 inspirò più forte e per un istante tremò sotto le mani calde del compagno; ogni volta che Heero lo toccava aveva la sensazione che il suo corpo fosse attraversato da una scossa elettrica, tanto erano forti le emozioni che gli dava. Il suo cuore prese a battere più forte e piegando all'indietro il ginocchio che stava poggiato a quello di Heero, gli avvolse le gambe intorno alla vita tirandolo leggermente a sé.

L'ex-pilota di Wing passò dolcemente le mani sull'addome del compagno guardandolo attentamente, quasi lo stesse esaminando; i lividi non c'erano più, ma le botte ricevute non erano certo da sottovalutare. "Sei sicuro che non ti faccia più male?"

Duo strinse più forte la presa intono alla vita del giovane giapponese, gli prese le mani nelle sue e le premette con più forza contro il suo addome. "La prima volta che abbiamo fatto l'amore ero ridotto in condizione assai peggiori..."

Heero sorrise divertito ma subito il suo sorriso si trasformò in un ghigno beffardo. "Chi ti ha mai detto che io voglio fare l'amore con te?"

"Forse il fatto che mi hai messo le mani addosso?"

"Ti stavo solo controllando..."

Le labbra di Duo si curvarono verso l'alto e i suoi occhi scintillarono di malizia. "Allora, amico, è bene che trovi, comunque, un modo per risolvere il problemino che hai in mezzo alle gambe."

Heero chinò istintivamente il capo e notò che i jeans che aveva indosso, oltre ad essere diventati improvvisamente stretti, non nascondevano affatto la sua eccitazione. "Oh... un bel problema davvero..." concordò, sollevò di nuovo lo sguardo e sorrise. "Vuoi risolvermelo tu?"

"Mmh... hai cambiato idea molto in fretta! E dimmi... cosa riceverei in cambio?"

"Che io risolverei il tuo." Heero fece scivolare una mano verso il basso e chiuse le dita intorno all'erezione del compagno nascosta dai pantaloni di felpa. Duo trasalì emettendo una sorta di singhiozzo soffocato; piegò la testa all'indietro nei morbidi cuscini del suo letto e quasi istantaneamente si rilassò allargando di più le gambe. L'ex-pilota di Wing sogghignò compiaciuto, si piegò in avanti e dolcemente baciò una volta sola le mani di Duo che ancora stavano sul suo ventre; subito dopo sollevò lo sguardo verso il compagno quasi a chiedergli il permesso e sorrise quando incontrò quegli occhi viola socchiusi e colmi di un desiderio che non erano in grado di celare. Le mani del giovane americano scivolarono via e Heero premette le labbra contro la pelle calda e morbida del suo addome mentre continuava a massaggiarlo tra le gambe. "Allora?" sussurrò poi. "Accetti lo scambio?"

Duo mosse per un po'  le labbra a vuoto e poi sospirò sentendo di non essere più in grado di pensare lucidamente. "C-Come fai ad avere tutto questo potere su di me?" riuscì a balbettare qualche istante dopo; gli bastava una carezza o uno sguardo da parte di quel ragazzo e lui si scioglieva come neve al sole. Avere le sue mani addosso lo faceva diventare stupido in un tempo irragionevolmente breve e tutto ciò a cui riusciva a pensare era che lo voleva; sopra di lui o sotto di lui non aveva importanza.

"Prenderò la tua risposta come un sì," sussurrò Heero, il suo cuore aveva cominciato a battere insopportabilmente forte nel petto e l'ultimo commento di Duo gli aveva fatto girare la testa eccitandolo ancora di più. Salì in ginocchio sul letto stando tra le gambe del compagno e allontanò la mano dal suo inguine causandogli un lamento di delusione. Rapidamente si sfilò la maglietta e si stese su Duo andando subito in cerca delle sue labbra che trovò già aperte e in attesa. Immediatamente le braccia e le gambe di Duo si strinsero intorno al suo corpo e Heero provò la sconcertante sensazione che per la prima volta la sua vita fosse assolutamente serena. Interruppe il bacio che stava lasciando senza fiato entrambi, e sollevò il capo per incontrare gli occhi del ragazzo tra le sue braccia. Hilde aveva ragione, tutte le emozioni che Duo provava passavano attraverso quelle gemme viola rendendole incredibilmente splendide. In quel momento brillavano di desiderio, passione, ansia e di mille altre cose che non era in grado d'interpretare. Heero quasi si sentì disperso ma, un istante prima di lasciarsi andare definitivamente, uno sprazzo di ragione tornò a farsi largo nella sua mente. "Duo..." sussurrò affondando il capo contro il collo dell'amico. "Quatre e Trowa non sono ancora andati a dormire... forse dovremmo aspettare." Per tutta risposta il compagno gli affondò i denti nel collo succhiandogli la pelle mentre il suo corpo aveva preso a muoversi sotto di lui. Heero emise un gemito soffocato e premette di più il bacino contro quello dell'altro.

"Sei sicuro di riuscire ad aspettare?" mormorò Duo divertito; non gliene importava niente di Quatre e Trowa, tutto ciò che voleva in quel momento era Heero.

"Non se ti muovi così."

"Io non ho intenzione di fermarmi... non credo di riuscire ad aspettare e la colpa è tua che hai iniziato."

Heero gemette di nuovo mentre Duo gli chiudeva le labbra intorno al lobo dell'orecchio. Avrebbe voluto dirgli che la colpa, invece, era sua che se ne stava a gambe aperte davanti a lui, con quel corpo sottile e perfetto, con quel viso d'angelo, con quegli occhi ammalianti e quei capelli di seta castana. "Avevano appena cominciato a vedere un film... probabilmente non saliranno per la prossima ora," balbettò, invece, riferendosi ai loro due amici.

Le labbra di Duo si curvarono verso l'alto in un ghigno compiaciuto, strinse più forte le braccia intorno al corpo del compagno e di colpo rotolò verso sinistra facendo finire Heero sulla schiena e quasi contro il muro a cui il letto, da una piazza e mezzo, stava poggiato. Per un istante si perse nei suoi splendidi occhi blu e il cuore gli saltò un battito. Non aveva alcuna intenzione di aspettare, lui... Era più di un mese che aspettava, da quando Heero se ne era andato da L2 e non c'era stata notte in cui si non si fosse addormentato pensando a lui e non c'era stato giorno in cui non avesse desiderato di riaverlo accanto. E adesso che finalmente lo aveva di nuovo tra le braccia non lo avrebbe lasciato andare via, almeno non per l'ora successiva. Si sporse in avanti e chiuse rapidamente la distanza che separava le loro labbra; il bacio che si scambiarono ebbe il sapore di un contatto ansioso e quasi disperato, di un bisogno sincero che entrambi nutrivano consciamente o inconsciamente.

Senza esitare Duo allargò le gambe permettendo al compagno di starci in mezzo, voleva che questa volta fosse Heero a condurre il gioco, così era iniziato quell'incontro e così voleva che finisse. Strinse forte le spalle dell'amico nelle mani e dentro di sé si accese più intenso quel sentimento che da quasi due anni non lo abbandonava mai. Ti amo! pensò e nella sua mente fu come un grido disperato.

Heero se lo sentì incollato addosso e l'intensa emozione che quel contatto gli diede strappò anche l'ultimo barlume di ragione dalla sua mente. Quatre e Trowa persero totalmente importanza e lui mandò al diavolo il resto dell'universo. Tra le sua braccia aveva la persona che desiderava di più al mondo e che, oltretutto, apriva le gambe per accoglierlo dentro di lui baciandolo come se non ci fosse stato domani. Sentiva di non poter chiedere di più.

***

Duo si mosse leggermente tra le braccia di Heero; si era quasi completamente addormentato quando un rumore lo fece ridestare anche se non del tutto. "Che...?" balbettò ma il compagno gli premette le dita sulle labbra affinché tacesse. Sollevò lo sguardo assonnato e vide che Heero era intento ad ascoltare qualcosa. Gli ci vollero pochi secondi a Duo per capire che i rumori che aveva sentito erano i passi di Quatre e Trowa; i due ragazzi parlavano sommessamente camminando lungo il corridoio. Passarono di fronte alla camera del giovane americano e Heero s'irrigidì istintivamente, per un momento sembrò addirittura trattenere il respiro; i passi, comunque, non si arrestarono ma proseguirono fino alla loro stanza in fondo al corridoio.

Heero aspettò di sentire la porta chiudersi e solo dopo si rilassò chinando il capo, Duo lo guardava con gli occhi socchiusi e lucidi per il sonno e con un lieve sorriso sulle labbra; istintivamente il giovane giapponese lo baciò stringendogli più forte le braccia intorno al corpo sottile.

"Paura che entrassero?" chiese Duo sentendosi stanco morto, non si era ancora ripreso del tutto dall'incidente che lo aveva mandato in ospedale e quell'incontro con Heero lo aveva lasciato davvero senza forze; il sesso tra loro era sempre stato qualcosa di veramente impegnativo.

Heero lo baciò sulla fronte ed annuì con un cenno del capo.

"Non che si scandalizzerebbero! La loro relazione ormai è ufficiale e credo si sia parecchio evoluta dai tempi della guerra."

"Sì, credo anch'io, ma non è perché temo che si scandalizzino; semplicemente non voglio che sappiano di noi."

Duo corrugò la fronte per un istante chiedendosi internamente il motivo, ma subito liquidò il pensiero, non era importante che gli altri sapessero. Sbadigliò e annuì. "Mmmh... come vuoi..." mormorò, cercò di stringersi di più al compagno e sentì le mani di Heero scivolargli lungo i fianchi e le sue labbra premergli di nuovo sulla fronte, poi sulla guancia fino a scendere sulla bocca dove lo baciò con più intensità. Duo si lasciò un po' andare in quel bacio ma poi abbassò il capo premendolo contro una spalla dell'amico. "Sbaglio o ti stai eccitando di nuovo?"

"Non sbagli..."

"Ooh..." sussurrò Duo, ma il suo fu più un mormorio di delusione che di piacere. "Scusami amico... ma non credo di... ehm... non ce la faccio... sono ancora un po' a pezzi."

"Mmh... neanche se faccio tutto io?"

Duo rise e scosse il capo. "Temo che troveresti più eccitante fare l'amore con una bambola gonfiabile!"

Questa volta a ridere fu Heero; strinse più forte il compagno a sé e lo baciò sulla fronte. "Ok, messaggio ricevuto," disse; tirò un profondo respiro e s'impegnò a placare le forti emozioni che stava ancora provando. Il corpo dell'amico tra le sue braccia era caldo e nudo, i suoi capelli morbidi profumavano di mela verde e nell'aria c'era ancora l'odore del loro sperma, del sesso che avevano appena fatto. Heero chiuse gli occhi, quei pensieri certo non lo aiutavano a placare la sua crescente eccitazione; eppure aveva avuto due orgasmi meno di mezz'ora prima, possibile che la vicinanza del compagno abbattesse così facilmente il suo autocontrollo? Istintivamente accarezzò le spalle del ragazzo tra le sue braccia il quale emise un mormorio di piacere spezzando il silenzio che era caduto tra loro.

"Mi sei mancato..." sussurrò Duo con gli occhi chiusi per il sonno incombente e un lieve sorriso sul volto; Heero rialzò di scatto le palpebre e chinò leggermente il capo per poter vedere l'amico in viso: i lineamenti rilassati lo rendevano ancora più bello. Improvvisamente le parole di Duo, il suo corpo accucciato contro il suo e la sua espressione di tranquillità, che mostrava quanto si sentiva sicuro, fecero fluire nel cuore di Heero mille altre sensazioni oltre alla semplice eccitazione. Di nuovo il suo amico e amante mostrava davanti a lui senza timori ciò che era. E Duo non era solo Shinigami o il giullare che a volte interpretava, lui era anche quel ragazzino di diciassette anni pieno di emozioni che aveva bisogno di essere amato e protetto come tutti i ragazzi della sua età. Quest'ultimo pensiero ebbe il potere di sciogliere il cuore di Heero che immediatamente strinse più forte il compagno al petto baciandolo di nuovo sul capo.

In quel preciso istante Heero capì che l'unica cosa importante era che Duo si riprendesse completamente e che stesse di nuovo bene; finalmente tornò ad avere il controllo su sul corpo e si concentrò solo nel tenere caldo e comodo il ragazzo tra le sue braccia. Inconsciamente dentro di sé si formulò il profondo desiderio di proteggere quel piccolo ladro che era diventato molto di più del suo migliore amico. Restò sveglio ancora per un po' ad ascoltare il respiro lento e profondo di Duo, accarezzandogli il capo e le spalle, sin quando il sonno ebbe la meglio su di lui facendolo cadere nel desiderato oblio.

***

Heero stava sognando di essere nella cabina di Wing quando uno strano rumore si fece strada nella sua mente intorpidita; nel sogno Duo era accanto a sé e la cabina del suo Gundam aveva due posti invece di uno soltanto. Il rumore si ripeté e capì che qualcuno stava bussando fuori dal portello. Improvvisamente qualcosa scattò dentro di lui e fu come se una spia si fosse accesa urlandogli di essere in pericolo. Di colpo spalancò gli occhi abbandonando brutalmente le morbide braccia del sonno.

"Duo! Sono Quatre, sei sveglio? Posso entrare?" sentì chiamare al di là della porta chiusa e lui trasalì imprecando tra i denti stretti.

Accanto a lui, Duo si svegliò di soprassalto avendo percepito l'improvviso movimento di Heero e si era sollevato sui gomiti guardandosi intorno con gli occhi spalancati. Nella sua mente corsero in una frazione di secondo tutte le possibili cause che avrebbero potuto far saltare il suo migliore amico a quel modo; per qualche secondo pensò persino ad un'imboscata di Oz ma gli ci vollero pochi istanti per ricordare che la guerra era finita. "Ma che diavolo...?" balbettò scosso dal traumatico risveglio. Vide Heero scivolare di scatto sotto le coperte nascondendosi completamente e trasalì ancora di più quando la porta della sua stanza venne aperta leggermente. Allora capì e di scatto piegò le gambe sollevando le ginocchia in modo da mascherare di più la presenza del compagno. Quatre si affacciò nella stanza ancora semi oscura e subito vide che Duo era sveglio.

"Buongiorno!"

"'Giorno Quatre... n-non ti avevo sentito..." balbettò Duo non sapendo esattamente cosa fare, la sua voce era involontariamente carica di un'ansia improvvisa.

"Sono quasi le nove, mi chiedevo se stavi bene dopo come ti sei sentito ieri sera."

"Sto bene! Sto bene, Quatre!" si affrettò a rispondere.

"La colazione è pronta."

"Uh, perfetto! Scendo subito, allora!"

"Vuoi che ti apra le persiane?"

"NO!" esclamò Duo allarmato e il giovane Winner trasalì restando immobile sulla porta. L'ex-pilota di Deathscythe elargì un sorriso conscio del fatto di aver esagerato e subito cercò di rettificare la situazione. "N-No... grazie Q-man," disse con voce più calma.

Quatre annuì e rispose che lo avrebbe aspettato al piano di sotto, poi si chiuse la porta alle spalle e il rumore dei suoi passi divenne sempre più flebile sin quando scomparve giù per le scale. Solo allora Duo sospirò profondamente lasciandosi ricadere sul letto e Heero si tolse le coperte da sopra la testa.

"Oh cielo! Che risveglio!" sussurrò l'ex-piloda di Deathscythe passandosi una mano sulla fronte e tirando indietro la lunga frangia castana; volse il viso verso la sua sinistra e sorrise nel vedere l'espressione ancora un po' scossa e preoccupata del suo compagno. "Preso paura?"

"Puoi dirlo forte! Credi non si sia accorto di nulla?"

"Non credo proprio, oltretutto è buio qua dentro. E poi Quatre non è certo il tipo che nasconde le sue reazioni e sarebbe stato quanto meno sorpreso di vederti qui."

Heero annuì appena e si alzò scavalcando il corpo di Duo per sedersi sul bordo del letto. Afferrò i suoi boxer e l'indossò. "Ci sono i miei vestiti a terra."

"Non preoccuparti, ti dico che non si è accorto di niente!" assicurò il giovane americano, poggiò le mani sulle spalle dell'amico e gl'impedì di alzarsi quando Heero si mosse per tirarsi su i jeans. "E poi ci sono anche i miei di vestiti a terra ed io sono abbastanza noto per il mio disordine." Lo fece voltare verso di sé quando lo sentì sbuffare e, prendendogli il viso tra le mani, lo baciò dolcemente sulle labbra. "Buongiorno Heero," sussurrò infine e l'amico sospirò rilassandosi.

"Buongiorno Duo. Scusami, sono un po' agitato."

"Non importa."   

"Non è il caso che dormiamo insieme, risvegli del genere sono un po' troppo traumatici."

"Peccato," sospirò Duo poggiandosi alla schiena di Heero che intanto si infilava le scarpe. "Sono stato bene!"

"Ma se hai dormito come un sasso! Non ti sei neanche accorto che ero qui durante la notte!" ribatté l'ex-pilota di Wing, si mise in piedi e si tirò su i pantaloni abbottonandoli.

"Che eri qui ieri sera me ne sono accorto e come! Mi fa ancora male tutto!"

Heero sorrise e si chinò in avanti poggiando le mani sul materasso stando proprio di fronte all'amico. "Ho detto che è meglio non dormire insieme, non che è meglio non fare più sesso!" Lo baciò rapidamente sulle labbra e subito si tirò indietro. "Vestiti, ci vediamo giù." Il ragazzo giapponese si infilò al volo la maglietta, aprì un poco la porta e sbirciò fuori; fortunatamente non c'era nessuno e lui uscì di corsa chiudendosi la porta alle spalle. Duo sospirò profondamente sentendo di avere uno di quegli stupidi sorrisi sul volto, uno di quei sorrisi che i fumettisti disegnano sulle facce degli innamorati persi. Sospirò di nuovo e si lasciò ricadere sul materasso che ancora aveva il profumo di Heero.

***

Quando Duo Maxwell scese nella sala da pranzo, Quatre gli sorrise, Trowa gli augurò buongiorno e Heero neppure alzò lo sguardo dal giornale che stava leggendo. L'ex-commilitone da L1 aveva ancora i capelli umidi per la doccia e si era cambiato i vestiti.

"Non mi dite che mi avete aspettato per la colazione!!" esclamò lasciandosi cadere su una delle sedie intorno al grande tavolo di vetro sul quale era stato apparecchiato ogni ben di Dio. Sentì lo stomaco brontolargli e si rese conto solo in quel momento di avere una fame tremenda; non era difficile capirne il motivo, pensò non potendo trattenere un sorriso.

"Io e Trowa abbiamo già mangiato, Heero invece si è alzato da poco," rispose Quatre sedendosi anche lui a tavola anche se non aveva nulla da mangiare davanti.

"Oh! Svegliato tardi, Heero?! Hai fatto le ore piccole?" il sorriso beffardo sul volto di Duo scomparve quando il compagno abbassò il giornale freddandolo con uno sguardo severo degno dei suoi peggiori durante la guerra.

"Non sono fatti tuoi."

Non sono fatti miei? Be', sicuramente lo sono del mio fondoschiena! Pensò Duo. "S-Stavo solo scherzando..." balbettò invece cercando di mantenere un tono allegro. "Allora? Come mai questa specie di riunione?"

"Hai pensato a quel che ti ho detto ieri sera?" chiese Heero piegando il quotidiano e mettendolo via.

Duo sorrise interiormente. In quale momento della serata, Heero? Quando mi hai spogliato o quando sei venuto? Pensò, ma non lo disse, non voleva far infuriare l'amico né essere così volgare davanti a Quatre e Trowa e tanto meno voleva sminuire il discorso davvero importante a cui il compagno si stava riferendo. "A proposito dei Preventers?"

"Sì, io e Trowa abbiamo deciso di entrare a farne parte."

"Lo so, Quatre. Heero me l'ha accennato ieri sera... ma... non avevi già deciso anche tu di farne parte?" chiese rivolgendosi a Heero che aveva preso a girare il cucchiaino nella sua tazza di latte e caffè. Di scatto sia Quatre che Trowa volsero il capo verso di lui.

"Non avevi detto di non esserne convinto?" domandò l'ex-pilota di Heavyarms sinceramente sorpreso.

"Parlandone con Duo, ieri sera, ho capito quel che volevo fare..."

"E' fantastico!" commentò Quatre con un sorriso. "E tu Duo? Ci hai pensato?"

"Ehm... a dire il vero non né ho avuto il tempo ieri sera..." lanciò una rapida occhiata a Heero che, nonostante continuasse a guardare la sua tazza, si era accigliato. "Ero troppo stanco e mi sono addormentato subito. Se devo essere sincero, però... non so proprio cosa pensare..."

"Fai quello che ti senti di fare," gli consigliò Trowa.

Quatre annuì passando all'amico dalla lunga treccia il vassoio con le brioche calde. Duo lo prese ma non cominciò a mangiare. "Il fatto che noi abbiamo scelto questo lavoro non deve condizionarti, in fondo hai un lavoro su L2 e vivi con Hilde, probabilmente non hai bisogno di cambiare vita. A noi sembrava corretto renderti partecipe delle nostre scelte, tutto qui!"

L'ex-pilota di Deathscythe annuì e sospirò, ripetendosi in mente il discorso che aveva fatto con Heero la sera prima. Era vero, lui aveva un lavoro con Hilde, ma non aveva mai pensato che quella fosse la strada per sé o avrebbe accettato di diventare suo socio; sapeva che prima o poi se ne sarebbe andato. Sollevò il capo e guardò i compagni uno per uno. Stare con loro lo faceva sentire a casa, lui che una casa non l'aveva mai avuta; la guerra li aveva uniti in un modo che sentiva inscindibile e con loro sentiva un'affinità che non avrebbe mai potuto avere con nessun altro, nonostante fossero persone completamente diverse.

Collaborare coi Preventers, stare con i suoi compagni gli aveva dato la sensazione che la sua vita fosse entrata nella giusta dimensione. Gli sembrava tutto così giusto da fargli addirittura paura. Ogni volta che la sua vita aveva cominciato a girare per il verso giusto, qualche catastrofe gli aveva sempre strappato via tutto dalle mani. La maledizione di Shinigami. Se la sentiva di mettere così in pericolo la vita dei suoi amici? Improvvisamente si alzò spingendo indietro la sedia su cui stava seduto. "Scusate..." sibilò tenendo basso lo sguardo, non diede tempo agli altri di dirgli altro ed uscì dalla sala da pranzo.

"M-Ma cosa...?" balbettò Quatre sorpreso. "P-Perché se ne è andato così? Che gli abbiamo detto?"

"Ha bisogno di pensare," rispose Heero, la voce monotona ma lo sguardo velato di preoccupazione e fisso sulla tazza di latte che continuava a mescolare ma che non aveva ancora toccato. Non poteva negare che in cuor suo sperava che Duo decidesse di rimanere a lavorare per i Preventers.

***

Era il 22 Aprile, l'aria era tiepida e il cielo di un intenso colore celeste. La primavera sulla Terra era favolosa e lo era ancora di più in un giardino tanto curato come quello di casa Winner, alberi di ogni tipo e fiori di tutti i colori dominavano l'intero tappeto d'erba verde smeraldo. Duo inspirò profondamente seduto sul bordo della piscina; fino a due giorni prima l'ampia vasca era rimasta coperta da un telo blu per superare l'inverno, ma ora la temperatura aveva cominciato ad alzarsi e il giovane Winner aveva dato ordine di pulirla e renderla funzionante. L'avevano riempita quella mattina stessa e l'acqua era limpida e fresca ed emanava un leggero odore di cloro. Duo si sporse in avanti e immerse una mano nell'acqua trasparente e tiepida. Sulla colonia dove era cresciuto lui c'era un laghetto nel mezzo di un ampio parco mal tenuto e ancor peggio frequentato che i ragazzini come lui usavano per giocare e lavarsi. L'acqua di quella specie di pozzanghera non aveva nulla a che fare con quella pura e cristallina della piscina dei Winner, ma la ricordava con affetto perché era lì che Solo gli aveva insegnato a nuotare. Aveva appena quattro anni all'epoca, ma se lo ricordava bene! Era felice all'ora, nonostante vivesse per strada, non avesse una casa e dovesse rubare per mangiare; era felice perché viveva in una grande famiglia dove tutti si aiutavano e si volevano bene. Solo era stato il suo maestro, gli aveva insegnato a vivere e a sopravvivere, ma soprattutto era stato il fratello maggiore, il ragazzo che lo aveva raccolto chissà dove e chissà quando e lo aveva preso tra le sue braccia per dargli tutta la protezione di cui quel bimbo sperduto avesse bisogno. Solo lo aveva reso forte e grazie ai suoi insegnamenti Duo era riuscito a tenere insieme il gruppo anche dopo la grande epidemia. Aveva solo sei anni all'epoca, ma era già un bambino molto deciso. La grande epidemia e la conseguente morte di Solo erano state la prima catastrofe della sua vita, poi c'era stata la distruzione della Chiesa Maxwell che lo aveva letteralmente fatto a pezzi. Vivere coi religiosi lo aveva fatto entrare in un mondo che non aveva mai conosciuto prima, quello delle persone normali e quando tutto era andato in polvere quello stesso mondo lo aveva scacciato come la peste. I bambini con cui era andato a scuola lo scansavano e lo schernivano e tutti quelli che avevano fatto parte della sua banda o erano morti o erano stati adottati. Non era mai stato così solo come in quel momento e di certo fu il periodo più triste della sua infanzia. La terza catastrofe fu la presunta morte di Heero e la quarta il tradimento delle colonie, in ognuna di queste terribili occasioni una piccola parte di lui era andata perduta.

"Duo."

Il ragazzo americano non si mosse e restò a guardare l'acqua intorno alle sue dita che s'increspava in piccole onde scintillanti. Quatre alle sue spalle avanzò fino a giungergli affianco, si piegò sulle ginocchia e scrutò attentamente l'amico in volto.

"Stai bene, Duo?"

"S-Sì... credo di sì."

"Te ne sei andato in quel modo..."

"Scusami, ma io..."

"Non devi scusarti," si affrettò a dirgli Quatre, si sedette ed incrociò le gambe stando rivolto verso l'amico. "Duo... ho detto qualcosa che ti ha dato fastidio?"

Per la prima volta da quando l'erede dei Winner era arrivato lì, Duo si volse verso di lui e lo guardò sinceramente confuso. "N-No!" balbettò. "Tu non hai fatto niente, non fare caso a me, Quatre, ho solo bisogno di stare un po' da solo..."

"Ok... avrai tutto il tempo che vuoi per pensare, in fondo non potrai lasciare la Terra sin quando non ti sarai ristabilito completamente... avrai altri quattro o cinque giorni per pensare a tutto quello che vuoi."

"Avrò? Vuoi dire che adesso non mi lascerai in pace?" chiese Duo in tono scherzoso e Quatre annuì sorridendo.

"Sono preoccupato per te, ieri sera hai mangiato poco e niente e stamani sembra che vuoi saltare la colazione. Sei appena uscito da un coma in fondo!"

"Sai amico saresti un padre davvero premuroso!"

Quatre chinò il capo imbarazzato e le sue guance si tinsero leggermente di rosso. "Oh be'... non è il caso che tu mi prenda in giro e padre è l'ultima cosa che vorrei essere adesso."

"Non lo metto in dubbio!" ridacchiò Duo.

"Invece di prenderti gioco di me, perché non mi dici cosa c'è che non va?"

L'ex-pilota da L2 tornò a guardare l'acqua trasparente della piscina mentre sulle labbra aveva ancora un lieve sorriso, Quatre era sempre in grado di metterlo di buon umore. "In realtà non lo so se c'è qualcosa che non va. Io già lo so cosa voglio. Voglio restare qui con voi, entrare a far parte dei Preventers e vedere dove tutto questo mi porterà!"

"E allora perché sei così preoccupato?"

"Perché ho paura, Quatre! Ogni volta che mi sono sentito felice della mia vita qualcosa arrivava e spazzava via tutto! E se accadesse di nuovo?!"

Quatre sorrise e dolcemente accarezzò l'amico sulle spalle per dargli conforto. "E perché dovrebbe accadere?"

"Perché è già successo."

"Vuoi farmi credere che se ci accadesse qualcosa mentre tu sei su L2 non soffriresti lo stesso?"

Duo sospirò profondamente e chiuse gli occhi. "No, certo che no... starei un male cane!"

"E allora non starti ad affliggere per cose che non puoi controllare. Duo, la guerra è finita, vivi soprattutto per te stesso ora e se trovi qualcosa che va bene per te allora - accidenti! - afferrala e tienila più stretta che puoi! Che sia una persona o una cosa o una strada che vuoi percorrere! Non sentirti in colpa o preoccupato per qualcosa che ancora non è successo, che forse non accadrà mai e che comunque non dipenderà da te! Sei un uomo libero adesso e sei abbastanza grande e in gamba per capire che i tuoi sono timori infondati!"

Il giovane Maxwell si volse verso l'ex-commilitone ed amico e gli sorrise divertito. "Devi fare il politico Quatre!"

"S-Sì... è un'altra delle possibilità che proverò più avanti, per ora sarò un Preventer. E tu, cosa sarai?"

Duo rimase in silenzio per qualche istante, Quatre e Heero erano riusciti a placare molti dei suoi dubbi. Alla fine sorrise e disse con certezza: "Il tuo collega di lavoro..."

L'ex-pilota di Sandrock si illuminò in viso e con forza strinse nella mano la spalla del ragazzo davanti a sé. "Sarà splendido riaverti accanto."

"Non dirlo a Trowa, non vorrei s'ingelosisse!"

Risero e Quatre si rimise in piedi porgendo una mano al compagno. "Rientriamo, tu devi ancora fare colazione ed io ho ancora una cosa di cui vorrei discutere con voi."

Duo tornò in piedi aiutato da Quatre e insieme rientrarono in casa. Di nuovo nella sala da pranzo, trovarono Trowa accanto alla finestra che dava sul giardino e Heero ancora seduto a tavola che piegava il giornale e lo metteva via per la seconda volta guardandoli come in attesa.

Quando furono di nuovo tutti e quattro seduti intorno al tavolo Quatre prese la tazza davanti a Duo e la riempì con latte e caffè. "Vuoi che te lo faccia riscaldare?"

"No, va bene così," rispose Duo che incuriosito stava guardando la tazza di Heero, era ancora piena. "Perché non hai mangiato?"

"Stavo leggendo."

L'ex-pilota di Deathscythe sorrise ma non disse nulla, evidentemente Heero era teso e gli faceva piacere sapere che il suo nervosismo dipendeva dalla scelta che lui stesso doveva prendere. "Ho deciso di entrare a far parte anche io dei Preventers," disse tutto d'un fiato, quasi si stesse togliendo un dente.

Trowa si limitò ad annuire mentre Heero sollevò di scatto il viso verso il compagno. "Ne sei sicuro?" gli chiese e si rese conto che stava facendo fatica a mantenere il controllo sulla sua voce. In fondo era quello che aveva desiderato, che Duo rimanesse sulla Terra dove lui avesse modo di vederlo quando voleva.

"Certo che ne sono sicuro! Ho deciso di smettere di aspettare che la strada giusta per me mi piova dal cielo e di cominciare a percorrerne qualcuna seriamente."

"Che?" chiese Quatre confuso, non avendo capito una sola parola.

Duo non gli rispose, vide che la persona a cui aveva indirizzato quella frase sorrise lievemente e questo gli fu più che sufficiente. "Non c'era qualcos'altro di cui volevi parlarci, Q-man?"

"Oh... s-sì, sì! Il fatto è questo ragazzi... abbiamo deciso di restare tutti qui e lavorare per i Preventers, è una cosa assolutamente nuova per tutti e quattro, quindi io pensavo che sarebbe inutile che ognuno di noi si cercasse una casa quando c'è questa a disposizione. Penso sarebbe meglio non dividerci, credo sarebbe molto triste rientrare la sera a casa e non avere nessuno con cui parlare della giornata o con cui cenare... in fondo ormai è un po' che ci conosciamo..."

Trowa, Heero e Duo si scambiarono un rapido sguardo e Quatre li osservò attentamente. Ne aveva già parlato col suo amico da L3 e Trowa gli aveva fatto capire che non voleva essere di peso a nessuno; per il giovane Winner ovviamente non sarebbe stato un peso avere i  suoi amici affianco e Trowa alla fine aveva risposto che avrebbe accettato se anche gli altri due fossero rimasti.

"Parlo per me, Quatre," cominciò Duo che si rese improvvisamente conto che stava aspettando un qualsiasi cenno dalle due persone più taciturne al mondo. "Mi sentirei un peso a piazzarmi qui in casa tua..."

"Posso capirlo, ma per me voi non sareste certo un peso. Non c'è cosa che potrebbe farmi più piacere al mondo di avervi qui! Siete i miei migliori amici e sono certo che ci farebbe bene cominciare quest'avventura tutti insieme! Ognuno avrebbe la propria stanza e la propria privacy, la casa è grande e... e io credo che sarebbe fantastico vivere insieme! Se vi sentite a disagio, vedetelo come un inizio... poi si vedrà..."

"Ci permetterai almeno di pagarti un affitto?" domandò Heero e Quatre innalzò le sopracciglia sinceramente sorpreso.

"Perché?" chiese l'erede dei Winner. "Questa casa non è in affitto, né ci guadagneremmo un utile visto che comunque ci vivrei io, mi sembrerebbe assurdo farvi pagare... non saprei neppure quanto chiedervi!"

"Ma ci sentiremmo come ospiti," commentò Duo; la proposta di Quatre gli piaceva molto, non voleva vivere da solo, voleva avere i suoi amici accanto e ancora di più voleva Heero vicino, ma temeva anche di approfittarsi della generosità dell'amico biondo.

"Io non voglio che vi sentiate ospiti, ma coinquilini!"

"Allora permettici almeno di dividere le bollette," suggerì Trowa mentre tornava a sedersi e per qualche istante tutti lo fissarono riflettendo sulle sue parole.

Quatre non avrebbe voluto che i suoi amici pagassero niente, gli sembrava superfluo, ma si rendeva anche conto che gli altri tre ragazzi stavano cercando di conquistarsi pian piano una vita normale, un posto nella società e quelle piccole cose come fare la spesa, pagare le bollette, occuparsi di una casa e magari anche di un giardino rientravano nelle loro esigenze. Oltretutto nessuno di loro avrebbe accettato di essere un ospite per un periodo troppo lungo. La soluzione proposta da Trowa forse metteva d'accordo le esigenze un po' di tutti. Speranzoso guardò uno per volta i suoi ex-commilitoni e dentro di sé sapeva che un altro dei motivi per cui voleva che restassero era perché voleva che Trowa rimanesse vicino a lui. Oramai era evidente ed ufficiale che tra loro ci fosse qualcosa e al giovane arabo non sarebbe dispiaciuto approfondire di più il loro rapporto. "Potrebbe essere un'idea, perché no?" disse qualche minuto dopo vedendo che nessuno si decideva a dire sì o no. "Allora? Accettate? Se volete potete anche prendervi un po' di tempo per pensarci."

I tre ragazzi si scambiarono di nuovo uno sguardo, a nessuno di loro andava molto di restare solo.

"Accetto volentieri, Quatre," disse Duo e sorrise quando vide sia Heero che Trowa annuire. Era strano, pensò, la sua vita stava riprendendo un andamento simile a quello che aveva avuto durante la guerra, ci sarebbero state nuove missioni da affrontare con in suoi ex-commilitoni, eppure gli sembrava di essere giunto ad una svolta, come se la sua vita fosse in procinto di cambiare per imboccare la giusta direzione. Sperò dentro di sé che queste non fossero solo semplici sensazioni ma esattamente ciò che stava accadendo; aveva voglia di cominciare a vivere, a vivere davvero.

Quatre dilatò gli occhi ed un ampio sorriso si disegnò sul suo volto, non si sentiva così felice da quando la Terra e le colonie avevano dichiarato la resa delle ostilità; cominciò ad esprimere tutta la sua gioia dicendo quanto fosse contento della scelta fatta dai suoi più cari amici e sentì appena la voce del maggiordomo che entrava nella stanza. L'uomo, un individuo di mezza età dal portamento rigido e la voce profonda e un po' roca, si schiarì la gola e attese di avere l'attenzione del padrone di casa per parlare di nuovo. I quattro ragazzi si voltarono all'unisono verso la porta della sala da pranzo.

"Signor Winner, il signor Chang è qui."

"Uh! Wufei?! Fallo entrare!" esclamò Quatre alzandosi in piedi e incamminandosi verso la porta, vide il maggiordomo tirarsi indietro con un lieve inchino e Wufei apparire un istante dopo all'entrata della sala da pranzo. Il giovane cinese elargì un lieve sorriso di saluto e si lasciò stringere la mano dal padrone di casa che gli fece cenno di accomodarsi.

"Sentivo la tua voce sin dall'ingresso, che ti è successo?" domandò Wufei accostandosi agli altri tre ragazzi, li salutò con un cenno del capo e il suo sguardo si soffermò un po' più a lungo su Duo come faceva da quando il ragazzo era uscito dal coma, inconsciamente si assicurava che stesse bene. Duo ricambiò il saluto con un ampio sorriso.

"Stavamo discutendo di una cosa importante. Hai fatto colazione? Siediti con noi, mangia qualcosa."

"No, ti ringrazio, ho già mangiato," rispose l'ex-pilota di Shenlong sedendosi accanto a Trowa. "Allora, di cosa discutevate?"

A rispondere fu Duo mentre rompeva un cornetto per controllare che la quantità di marmellata fosse sufficiente. "Abbiamo notato che voi Preventers non siete poi così organizzati, quindi pensavamo di..."

"Cosa?!" esclamò di colpo Wufei accigliandosi profondamente, vide Heero ruotare gli occhi verso l'alto e Trowa sorridere leggermente, non capì se fu per le parole del giovane americano o per la sua improvvisa ma assolutamente giustificata indignazione.

Quatre rise e scosse il capo. "Su Duo! Non farlo alterare!"

"Ok, ok! Volevo solo rendere la cosa più divertente!" ribatté l'ex-pilota di Deathscythe riempiendo un cucchiaino di marmellata di ciliege in modo da sopperire alla carenza che aveva riscontrato nel cornetto.

"Il tuo modo di essere divertente è altamente discutibile, Maxwell! Ora arriva al sodo!"

"Come vuoi." Duo infilò un quarto del cornetto in bocca e disse qualcosa che quasi nessuno capì.

Wufei battè le palpebre perplesso. "Non ti ha mai insegnato nessuno che non si parla con la bocca piena?" chiese indignato.

"Ha detto che abbiamo intenzione di entrare a far parte dei Preventers," spiegò Heero incapace di trattenere un sorriso. Duo annuì energicamente ancora con le guance gonfie per il cibo, Wufei rimase per qualche secondo immobile e senza parole. Poi improvvisamente il giovane cinese aprì la bocca per parlare e ciò che ne uscì fu una mezza frase balbettata che si rivelò incomprensibile; di nuovo si azzittì e inspirò profondamente. "Ehm... quello che stavo tentando di dire è: ne siete sicuri?!"

Tutti e quattro annuirono all'unisono e Quatre spiegò in breve le loro motivazioni. Wufei ascoltò attentamente e alla fine le sue labbra si curvarono in un sorriso sincero e i suoi occhi scintillarono di una felicità che non era in grado di mascherare. L'affetto che provava verso i suoi amici era vero e profondo e l'idea di riaverli accanto gli dava la sensazione di riavere la sua famiglia di nuovo unita e intorno a sé. Era sinceramente legato a quei ragazzi, erano i suoi fratelli, erano tutto ciò che di più caro gli era rimasto dopo le guerre.

"Lady Une ne sarà entusiasta, abbiamo bisogno di gente in gamba! Quando pensate di cominciare?"

"Verremo a parlare con Une tra un paio di settimane, il tempo di far ristabilire Duo del tutto," rispose Heero il che gli procurò un'occhiata dall'amico.

"Ehi! Io sto bene!"

"Non è vero e Heero ha ragione," commentò Quatre e lo stesso Trowa annuì.

"Hai ancora forti mal di testa come ieri sera."

"Be', giorno più o giorno meno non cambierà nulla," affermò l'ex-pilota di Shenlong. "Come mai hai ancora mal di testa?"

"Non credo sia niente di grave, il dottore dice che è normale, in fondo ho preso una bella botta! Ehi Wuffie! Lo sai che verremo tutti a vivere qui?"

Il giovane cinese che da un po' aveva adocchiato una delle brioche davanti a Duo sollevò il capo guardando gli amici sorpreso. "Davvero? Be'... mi sembra una buona idea, da soli è un po' noioso,"

"Vuoi venire anche tu a stare con noi?" domandò Quatre e l'amico scosse il capo piegandosi in avanti per prendere il cornetto al cioccolato.

Duo si accigliò e tirò indietro il piatto. "Ma non avevi detto di non volere niente?"

"C'ho ripensato!"

"Allora verrai a stare qui?" chiese l'ex-pilota di Sandrock

Wufei fece cenno di no. "Non è quello a cui ho ripensato," rispose e si sporse più avanti sul tavolo.

Duo si tirò ancora più indietro. "E perché non vuoi venire a vivere con noi?"

"Perché, invece, non mi ridai quel piatto?!"

Duo scambiò una rapida occhiata divertita col padrone di casa. "Vuoi una brioche?"

"Non ti annoi a casa da solo?" chiese Quatre.

"No!"

"Allora non la vuoi!!" ribatté Duo.

"Sì!!" esclamò Wufei mentre saltava con lo sguardo da un amico all'altro non sapendo a chi dare retta.

"Sì ti annoi?! E allora vieni a stare con noi."

"Se non vuoi il cornetto smetti di allungarti così sul tavolo!"

"Se vuoi venire a stare da noi ti faccio preparare una stanza."

"Maxwell!! Winner!!" urlò Wufei tornando di scatto al suo posto. "Piantatela!!" Strinse i pugni rosso in viso e si accorse che i due ragazzi se la ridevano mentre Trowa e Heero sghignazzavano divertiti. Sbuffò chinando il capo capendo di essere appena stato preso bellamente in giro. "Questa me la pagate!" ribatté con un sorriso sulle labbra.

Duo, ridendo ancora, gli porse il piatto delle brioche. "Dai Wuffie, non prendertela! Era tanto che non scherzavamo così!"

"Provate a farlo sul lavoro e vi faccio a fettine!"

"A parte gli scherzi," disse Quatre il suo volto ancora rilassato dall'ampio sorriso. "Non vuoi venire a stare qui?"

"Ti ringrazio Quatre, ma nel mio appartamento sto bene, mi sono abituato. Mi fa sentire... una persona normale."

Gli altri tre ragazzi annuirono capendo quanto fosse importante per il loro compagno provare una sensazione simile, del resto sentirsi una persona normale era quello

che desideravano tutti quanti.

Wufei rimase con loro per il resto della giornata che trascorsero soprattutto chiacchierando e discutendo su come avrebbero organizzato la loro convivenza. Sia Trowa che Heero che Duo si dimostrarono poco entusiasti all'idea di avere uno stuolo di servitori che giravano per la casa, non erano miliardari e non volevano vivere come tali. Quatre capì le loro esigenze anche se un po' a malincuore e insieme decisero che avrebbero mantenuto un paio di persone che una volta alla settimana sarebbero venute a pulire la casa e a sistemare il giardino; sapeva che tutti gli altri dipendenti sarebbero stati impiegati altrove nelle sue numerosissime proprietà e non lo preoccupava l'idea di allontanarli. Chang Wufei si congedò dai suoi amici che era quasi l'una di notte; nonostante avesse rifiutato di vivere con loro, Quatre sentiva che il loro commilitone avrebbe finito col passare con loro un sacco di tempo, a nessuno piace rimanere soli troppo a lungo, neppure ad un tipo solitario e indipendente come l'ex-pilota di Shenlong. Mentre chiudeva la porta di casa decise che il giorno dopo avrebbe fatto comunque preparare una stanza per l'amico, in modo che se alcune sere non avesse avuto voglia di tornare a casa sua, sarebbe potuto rimanere lì con loro. Sorrise mentre saliva le scale per andarsene nella sua camera, la sua vita stava prendendo una piega che gli piaceva molto e si prospettava davvero interessante e soprattutto felice.

Era quasi l'una e mezza di notte quando Duo si affacciò alla finestra della sua stanza; gli era sembrato di sentire un rumore ed era certo che tutti gli altri si fossero ritirati nelle loro camere già da una mezz'ora. Scostò le tende e con suo stupore vide che qualcuno stava nuotando nella piscina; gli ci volle poco per riconoscere la figura di Heero anche nella tenue luce delle tre lampade da giardino accese. "Non posso crederci!" disse tra sé e sé, lasciò le tende richiudersi ed uscì dalla sua stanza scendendo velocemente le scale.

Heero attraversò in apnea l'ampia vasca per la seconda volta, riemerse accanto al bordo e riprese fiato. Quando riaprì gli occhi si ritrovò di fronte il viso divertito di Duo, aveva un enorme sorriso e un leggero stupore negli occhi. "Ti ho già detto che per me sei un essere soprannaturale?!"

Heero si mandò indietro i capelli bagnati con una mano. "Credevo fossi andato a dormire."

"Ci stavo andando ma poi ti ho visto sguazzare nella piscina. Lo sai che non siamo a Luglio, ma ad Aprile?!"

"Devo rispondere?"

Duo ruotò gli occhi verso l'alto e Heero trattenne a stento un sorriso. "Non fa così caldo! Che ci fai all'una di notte in acqua?!"

"Non ho freddo se è questo che vuoi sapere, inoltre l'acqua della piscina si può riscaldare."

"Ed è calda?" chiese Duo confuso, tirò su la manica della felpa ed immerse una mano nell'acqua.

"Tiepida. Ho chiesto a Quatre di farla scaldare oggi pomeriggio."

"Uh... be'... per me è ancora troppo fredda!"

"E' una piscina Duo, non una vasca da bagno!" ribatté Heero incrociando le braccia sul bordo e issandosi leggermente. L'amico si stese a pancia in sotto e poggiò il capo su una mano. "Non vuoi farti una nuotata?"

"No grazie, mi ci manca solo un raffreddore! Non ho la tua resistenza," rispose l'ex-pilota di Deathscythe. "E' stata una lunga giornata."

"Già...Come ti senti?"

"Bene! Niente mal di testa questa sera!"

Heero abbassò un po' lo sguardo e scosse il capo. "Non intendevo quello."

"Oh... io..." balbettò e sembrò riflettere per qualche secondo. "Mi sento a casa..." disse infine. "E tu?"

"Vedremo come andrà..."

Duo sorrise e gli sfiorò la fronte per allontanare una ciocca di capelli scuri e umidi. Heero istintivamente si tirò indietro e l'amico ritrasse immediatamente il braccio.

"Ehm... Duo... n-non voglio che gli altri sappiano quello che c'è tra noi."

Il ragazzo da L2 annuì. "Me l'hai già detto, ma sono andati a dormire," rispose indicando verso la casa con un cenno del capo, Heero sollevò lo sguardo e vide che tutte le luci all'interno della villa erano state spente. "Non preoccupati, per me è lo stesso, troppi cambiamenti a cui adattarsi tutti in una volta." Sorrise ma sapeva di aver detto una mezza verità. Nonostante la loro vita fosse cambiata così di punto in bianco, non lo spaventava l'idea di avere anche una relazione ufficiale con Heero, ma si rendeva conto che per un tipo come il suo migliore amico non fosse facile trattare con tutte quelle novità così diverse dallo stile di vita che aveva avuto fino a pochi mesi prima. Sapeva di amare Heero ed era disposto ad aspettare che tra di loro le cose evolvessero un po' alla volta. Non ho fretta, si disse alzandosi in piedi.

L'ex-pilota di Wing lo guardò confuso. "Te ne vai a dormire?"

"Tu?"

"Voglio nuotare ancora un po'."

"Allora resto qui anch'io." Si sedette su una delle sdraio e guardò Heero riprendere a nuotare nella piscina, sospirò e si stese incrociando le braccia dietro alla testa. Sollevò lo sguardo verso il cielo notando con suo disappunto che con tutte le luci della città le stelle non si vedevano così bene. In silenzio ascoltò lo sciacquio dell'acqua mentre il compagno nuotava, il rumore sembrò cullarlo e lentamente chiuse gli occhi. Una parte di lui avrebbe voluto che la relazione con Heero divenisse ufficiale, che tutti sapessero cosa c'era tra loro ma si rendeva conto che effettivamente ancora non c'era niente. Il fatto che l'amico andasse a letto con lui non significava che lo amasse; sfortunatamente il rapporto tra loro si era instaurato in questo modo sin dai tempi della guerra ed ora sarebbe stato sciocco pretendere di più di punto in bianco. Ma Heero gli voleva bene, di questo ne era certo, e forse prima o poi quell'affetto si sarebbe trasformato in qualcosa di più profondo. Non poteva dimenticarsi che tutto sommato era di Heero che stava parlando, del super soldato che una volta elargiva solo risposte brevi ed essenziali, che non guardava nessuno se non il suo portatile e che aveva mostrato un'assoluta dedizione solo alle missioni; ma ora quel ragazzo stava cambiando, uscendo dal suo passato di regole rigide e stava diventando sempre di più una persona normale. Il fatto che gli fosse rimasto così vicino durante la sua degenza in ospedale e non lo avesse lasciato solo neppure una notte, era una prova evidente del suo cambiamento.

Sul volto di Duo si dipinse un lieve sorriso mentre il suo respiro si faceva sempre più lento e profondo. Adesso lui e Heero vivevano insieme, avrebbero condiviso un futuro lungo chissà quanto ed era certo che all'amico non dispiaceva l'idea di rimanere così vicini, se qualcosa doveva nascere da parte di Heero sarebbe accaduto punto e basta. Duo sapeva di non poter chiedere di più al momento. Si addormentò con la certezza che la sua vita avesse imboccato finalmente la strada giusta, accanto alle persone che amava di più al  mondo.

Non avrebbe potuto essere più felice di così.

Heero nuotò ancora per un buon quarto d'ora. Di nuovo fermo al margine dell'ampia vasca più vicino alla sdraio su cui si era steso l'amico, si sollevò leggermente sui gomiti poggiati sul bordo di marmo e osservò attentamente l'ex-commilitone. "Duo," chiamò ma non ricevette alcuna risposta; con uno slancio deciso si spinse per metà fuori dalla piscina sedendosi sul bordo. Si alzò rapidamente in piedi e raggiunse il ragazzo. Duo si era girato su un fianco ed ora dormiva raggomitolato in posizione fetale, la luna quasi piena rendeva il suo volto pallido e a Heero diede la sensazione di una statua di marmo bianco. Delicatamente gli sfiorò la guancia chiamandolo di nuovo, era una serata umida e fresca e certamente non era una buona idea dormire all'aria aperta. Duo si ritrasse emettendo un borbottio di lamento ed in fondo non c'era da stupirsene: la mano di Heero era fredda e bagnata.

L'ex-pilota di Wing si chinò sulla seconda sdraio e prese l'accappatoio blu che indossò tirando su anche il cappuccio per coprirsi i capelli zuppi d'acqua. Tornò accanto all'amico e si piegò sulle ginocchia. Voleva scuoterlo fuori dal suo sonno, svegliarlo in modo che se ne andasse in camera sua e s'infilasse sotto le coperte per stare al caldo e togliersi così dall'umidità di quella notte che tanto calda non era, ma un istante prima di prendergli una spalla nella mano, indugiò e le sue dita si chiusero sulla lunga treccia che gli cadeva in avanti coprendogli il collo e il mento. Duo era sempre stato un mistero per lui, un affascinante enigma dal quale si era sentito fortemente attratto sin dai tempi della guerra; nonostante il suo carattere schivo e duro, quel ragazzo lo aveva trattato come un amico sin dall'inizio e molto del cambiamento che sentiva dentro di sé lo doveva certamente a lui. Non sapeva cosa provava per quello scapestrato pilota di Gundam, ma di sicuro era la prima persona a cui si era sentito profondamente legato, certamente prima di lui c'era stato Odin Lowe a cui aveva voluto sinceramente bene, ma era solo un bambino all'epoca e molti dei suoi ricordi si erano sbiaditi col tempo. Il dottor J, poi, era stato un maestro e il loro rapporto era stato puramente quello di insegnate-studente, di grande rispetto reciproco ma anche di grande distacco, così come era stato con tutti gli altri compagni dello scienziato. Duo, invece, era stato un'assoluta novità nella sua vita e dopo averlo conosciuto si era accorto di quanto fosse stato solo prima; l'affetto che lo legava a lui era sincero, il desiderio di saperlo sicuro, protetto e in buona salute era profondo e reale, così come lo era l'attrazione che li spingeva spesso a letto insieme. Non gl'importava che nome avessero questi sentimenti, per ora stava bene così ed aveva sin troppe cose da affrontare al momento per cercare di definire cosa lo tenesse così legato all'amico; per quanto riguardava Duo, l'importante era averlo accanto, questo gli era sufficiente.

Rapidamente lanciò uno sguardo alla casa assicurandosi che le luci fossero ancora tutte spente; vide che la villa era buia e silenziosa e spostò la mano sul volto dell'amico, l'accarezzò tirando indietro la lunga frangia castana e sorrise. Un sorriso sincero e rilassato come non aveva mai avuto sul viso; anche lui aveva la sensazione di essere a casa e gli scaldò il cuore sapere che il compagno si sentisse allo stesso modo. Nel profondo si rese conto che non avrebbe potuto essere più felice di così.

Fine

E siamo giunti alla fine!! Rileggendo questi ultimi 2 capitoli mi sa che mi è venuto fuori un bel barattolo di miele... spero di non averli descritti troppo sdolcinati! Sono una romanticona! ^_^;

Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto questa storia e in particolare a chi mi ha mandato commenti! ^_^

Un abbraccio collettivo e alla prossima!!

BYE BYE