Mi faccio stringere forte
dai tuoi nodi
mi piego docile alle tue mani
in una curva sinuosa
io, che vorrei crescere in alto
libera...
piangerò per quello che mi toglierai
ma farò crescere i miei folti capelli verso il cielo
aspettando che tu venga a pettinarli.
La mia vera natura
risorgerà dalla terra
tu tornerai paziente, ogni anno
a togliere ciò che non mi assomiglia,
ciò che tu non hai voluto.
Guardi impaziente i miei scialbi e piccoli fiori
io li renderò dolci per te
e tu lo sai,
non piangerò più quando me li toglierai
so che serviranno ad alleviare il tuo dolore.
Non dovrai trascurarmi,
mai lasciarmi sola, conto su di te!
Le legature stringono forte
non solo per me.
"La vite" di Shisui Uchiha.
Madara, seduto con le gambe accavallate sulla poltrona di pelle nel suo salotto, non aveva mai avuto un sorriso così beato. La tenda bianca con i fori rettangolari, muovendosi sospinta dall'aria che entrava dalla finestra aperta, proiettava le stesse forme fatte di luce sul viso di Madara. Gli occhi erano talmente neri da non subire nessuno schiarimento di colore quando il sole li colpiva, un bellissimo e profondo cielo notturno. I capelli, invece, quando quei piccoli lampi ci passavano sopra, rimandavano i riflessi blu scuro che Madara aveva la fortuna di possedere naturalmente. A quarantuno anni erano davvero pochi i fili bianchi che gli attraversavano la folta chioma, Madara non era mai stato il tipo da alterare il proprio aspetto con tinte, make up o cose del genere. Amava essere vero e schietto. Si strinse la sua copia di Milky Way al petto, il bel sorriso gli scoprì i denti ricordando come la poesia La vite era nata. Tra i talenti innati di Shisui c'era anche quello di cogliere all'istante l'essenza di qualunque sentimento o aspetto della vita traducendola nei suoi splendidi versi. Trasformava degli aspetti così complessi e delicati in modo che potessero fare breccia bel cuore di tutti, questa era la lingua dell'anima che Shisui aveva il dono di conoscere.
"Kakuzu, l'unico aspetto positivo dell'invecchiamento è l'esperienza, perché io dovrei fare qualcosa per nascondere la mia età? Sono invece molto orgoglioso di poter insegnare trasmettendo quello che so a chi è più giovane di me. L'aspetto dell'uomo maturo rassicura i ragazzi e loro si fidano."
Il marito non aveva potuto fare a meno di sorridergli mentre sedevano sui gradini di casa sorseggiando Prosecco ghiacciato.
La vendemmia dell'anno precedente si era appena conclusa. Sarebbe stato l'ultimo conferimento dell'uva ad una cantina esterna, durante il successivo sarebbe stata operativa quella privata che Madara stava costruendo a pochi metri da casa sua.
"Non abbiamo ancora deciso il nome da dare al vino che produrremo noi." Kakuzu si era voltato a guardarlo, un controluce molto romantico mentre aveva il tramonto alle spalle.
"Hai ragione" sospirò Madara sollevando lo sguardo sereno al cielo "È il colmo, ho scritto un intero libro ma non mi viene un nome appropriato. Secondo me dovremmo prendere ispirazione dalla giornata appena trascorsa, tu che ne pensi?"
La piccola risata che sbuffò Kakuzu suonò come una conferma.
Era stato un momento splendido. Una festa iniziata alle sei della mattina e appena terminata. La cantina con cui Madara avrebbe collaborato per l'ultima stagione, quell'anno gli aveva proposto di vendemmiare a mano il suo Vermentino per testare una nuova tecnica che stavano sperimentando. Madara aveva accettato senza esitare certo che la vendemmia sarebbe stata conclusa nei tempi previsti sia pure manualmente.
Quella che sarebbe diventata una delle giornate più belle della loro vita, iniziò con un ammazza la vecchia strombazzato davanti al cancello della tenuta.
"Madara, siamo riusciti ad arrivare prima del sindaco" un Deidara già caricato a molla e con i capelli raccolti in una coda di cavallo, abbracciò con la solita energia il padrone di casa "Naruto non avrà più pace per il resto dei suoi giorni per questo."
Karin non poté fare a meno di ridere raccogliendosi i capelli in una fascia elastica bianca come la salopette che indossava.
Naruto e Nagato arrivarono comunque dopo pochi minuti con le loro divise di jeans praticamente identiche.
"Karin, d'accordo che il Vermentino è bianco, ma la tua tuta immacolata durerà poco." Naruto fece quella battuta tra un abbraccio e l'altro agli amici.
Karin abbassò lo sguardo imbarazzata mente le guance le prendevano una sfumatura che diventava piano piano simile a quella dei capelli, Naruto le circondò le spalle con un braccio per farsi perdonare.
Arrivarono poi in rapida successione tutti gli altri, compresi Obito e Rin con Akira. La casa di Madara e Kakuzu fu invasa di allegria e positività come non lo era mai stata. Madara e Kakuzu invitavano spesso amici e familiari a pranzo o a cena, tuttavia non era mai accaduto che ci fossero proprio tutti contemporaneamente. Dato che erano così tanti i padroni di casa avevano allestito un lungo tavolo di legno per pranzare all'esterno sotto l'ombra di due enormi albicocchi, Rin si era offerta di cucinare per tutti loro dal momento che doveva badare al piccolo Akira.
Madara aveva acquistato un paio di forbici nuove per ognuno di loro, le lame argentate brillavano nel sole del mattino, taglienti, affilatissime, con le strisciate della laminazione ancora visibili; l'impuntura rossa per essere recuperate rapidamente in caso di caduta.
"Madara, ne hai qualcuna in più? Se le forbici cadono a Itachi domani ne troverai uno strato per terra." Choji non aveva mai perso la spontaneità nel fare battute divertenti, lo scappellotto di Itachi lo raggiunse sulla fronte preciso come un bisturi tra gli scrosci di risate di tutti.
I filari vennero attaccati con una persona da ogni lato, il Vermentino va lavorato tassativamente prima che diventi troppo caldo per questo il camion della cantina sarebbe stato lì entro mezzogiorno. Il giorno precedente Madara, Kakuzu e alcuni operai, avevano già provveduto a posizionare le cassette nel sottofila.
"Kiba, però se continui così in cantina non ci arriverà niente." Sai rimproverò sottovoce il marito intento a prendere a morsi un grosso e succoso grappolo.
Kiba lo guardò sorridente con le guance rigonfie e piene di semi mentre masticava soddisfatto, anche Akamaru parve divertito vedendo il padrone in quello stato. L'uva non era qualcosa di suo gradimento, per questo il cagnolone decise che era inutile starsene lì ad aspettare che a Kiba cadesse qualcosa per poterselo divorare in tranquillità. Trotterellò invece sotto ai filari per sincerarsi che ci fossero ancora tutti, se non ci fosse stato lui a vigilare quegli sprovveduti si sarebbero sicuramente persi.
"Oh, maledizione!" Karin si era tolta gli occhiali schizzati di succo d'uva. Cercò di pulirli usando la maglietta facendo un disastro ancora peggiore.
"Te lo avevo detto che sopra dovevi mettere anche quelli trasparenti protettivi." le disse ghignando Deidara.
"Certo, così sarei andata in giro con sei occhi invece che quattro!" protestò lei.
C'era chi di occhi ne aveva venti anche se adesso se la stava cavando egregiamente usandone solo dieci. Itachi era il più veloce di tutti, sfiorava con i polpastrelli i grappoli maturi staccandoli dalle viti con rapidi e precisi colpi di lama. Non ne lasciava nemmeno uno. Kisame, di tanto in tanto, lo osservava di sottecchi tacitamente orgoglioso di lui.
Sei una scheggia, ci fai mangiare letteralmente la polvere. Però non potrai mai godere di questa bellissima combinazione di oro violaceo e verde.
"Cugi, i filari sono dritti come un binario. Impossibile che tu vada storto qui." Shisui punzecchiò Sasuke ridacchiando.
Il maggiore si riferiva alla prima prova di pattinaggio a cui lo aveva sottoposto Sakura qualche settimana prima. La ragazza aveva chiesto a Sasuke di districarsi in un percorso che lei gli aveva preparato con birilli e piccole rampe. Peccato che Sasuke avesse iniziato a fare strike più o meno di ogni cosa non appena la moglie gli aveva chiesto di aumentare un poco la velocità.
Il minore, senza dire niente, si voltò tirando un grappolo che si spiaccicò preciso sulla faccia di Shisui. Ne seguì un altro che gli finì in testa.
"Chi è che va storto adesso, Shisui?" Sasuke rideva mentre l'altro cercava invano di districarsi i riccioli impiastricciati di succo appiccicoso. Alcuni chicchi finirono all'interno della camicia di Shisui continuando il disastro.
Stavolta fu lui la vittima dell'ilarità di Sasuke, Sakura, Izuna e Yahiko, persino Hinata soffocava risate dietro le punte delle dita.
"Guarda, Akira, lo vedi come è bravo il papà?" Rin lo aveva portato a guardali prima di iniziare a preparare la tavola e l'impegnativo pranzo.
Peccato che Akira fosse più attratto da Kakuzu, che faceva avanti e indietro con il trattore caricando le cassette già piene, piuttosto che da Obito. Strattonava la mano della mamma indicando il mezzo.
"Vieni, Akira, adesso il trattore lo guidi tu." Kakuzu se lo mise tra le gambe accompagnando le manine sul volante.
Da come rideva felice, Rin aveva già capito che sarebbe stata un'ardua impresa farlo scendere di lì.
Madara sorrideva contento vedendo che tutto era andato esattamente come previsto, il camion carico di uva aveva lasciato la casa poco dopo mezzogiorno. Adesso sedeva da solo al tavolo di legno ascoltando le risate e gli schiamazzi degli altri che attendevano il proprio turno per farsi la doccia. Dai rumori di oggetti che cadevano a terra e battaglie di schizzi d'acqua che sentiva, Madara era certo che avrebbe trovato un disastro nel bagno. Sasuke, ben felice di evitare tutta quella baraonda, fu il primo ad arrivare. Lo seguirono subito Itachi, Yahiko e Sakura.
"Nii – san, tu non ti rendi conto di quale fortuna hai, i capelli quando ti si asciugheranno ti rimarranno tali e quali ad ora" gli occhi di Sasuke si incrociarono nella convergenza mentre si guardava la frangia disastrata.
"Bisogna guardare da che punto di vista lo si valuta, Otouto. Io avrei voluto farmi un sacco di tagli particolari ma ho dovuto gettare la spugna considerando come sia inutile qualunque piega su di me."
Acconciature di cui non potesti più godere, Nii – san.
"Tu invece, Izuna, più sei spettinato più ti senti a tuo agio" Sasuke si rivolse ora al cugino appena arrivato.
"Adesso non è niente, Sasuke" intervenne Madara divertito "Tu non lo hai visto da ragazzo quando aveva il codino."
"Mi hai mostrato le foto, Madara" il ghigno di Sasuke si stava facendo beffardo e asimmetrico.
"Credimi, Sasuke, non è come averlo visto dal vivo."
La risata coinvolse anche lo stesso Izuna, divenne persino più fragorosa quando videro arrivare Shisui ancora ridotto in uno stato pietoso.
"Madara, ti devo parlare." Se non fosse stato impiastricciato di succo d'uva da capo a piedi, Shisui avrebbe potuto anche sembrare serio.
"Shisui, chi ti ha conciato così?"
Alla domanda di Madara, le risate aumentarono di intensità coinvolgendo anche Itachi.
Nii – san, è normale che ora tu rida con noi, sei empatico. Ma non potrai mai sapere in che stato ho ridotto Shisui.
"Madara, è importante."
Il viso corrucciato e l'agitazione crescente di Shisui indussero il maggiore ad alzarsi per andargli vicino. Fecero qualche passo in direzione della casa al fine di allontanare Shisui dall'imbarazzo.
"Madara, vorrei fare un'aggiunta a Milky Way. Spero di essere ancora in tempo."
Il maggiore dovette fare uno sforzo per ignorare il viso e i capelli di Shisui appiccicati dallo zucchero ormai secco: "Mi dispiace, ma è andata in stampa questa notte."
Shisui sospirò abbassando lo sguardo a terra sinceramente deluso: "Questa bellissima giornata… io la volevo fissare come hai fatto tu con tutti noi in Tra le pagine della nostra vita. Ci tenevo."
"Vorresti dire che hai già scritto qualcosa?" le palpebre inferiori leggermente rigonfie di Madara si accentuarono nella gioia.
Senza dire niente, Shisui consegnò al cugino un foglio strappato da un taccuino ridotto in uno stato patetico e completamente impregnato di uva, Madara lo aprì con difficoltà a causa dell'effetto dell'alto tasso di zucchero. La vite era nata così, da quel vulcano imprevedibile di sentimenti che era Shisui. Madara non poteva che essere immensamente felice vedendo come il minore avesse finalmente smesso di tenerli nascosti nell'ombra. A Madara non restò che recuperare velocemente il telefono per chiamare urgentemente l'editore, pochi minuti dopo era già in casa per accendere il computer e inviare la nuova poesia.
Le copie già stampate di Milky Way furono ritirate per partire con le nuove.
"Sono orgoglioso di te, Shisui. Ma ora vai a farti una doccia, va bene?"
"Grazie, Madara."
Madara lo guardò avviarsi verso il bagno con gli occhi così soddisfatti come non lo erano mai stati.
"Zio Mada!" la voce argentina di Akira tirò fuori Madara dal ricordo della bellissima giornata.
Madara si alzò dalla poltrona di pelle aprendo le braccia avendo visto Akira staccarsi dalla mano di Kakuzu, gli aveva promesso di portarlo a visitare la cantina ormai terminata.
Il bambino corse fuori nel sole di giugno, fatto qualche passo si voltò per guardare se Madara fosse dietro di lui: "Vengono tutti a cogliere l'uva?"
Gli occhi neri di Madara si riempirono di amore, Akira non aveva dimenticato la bellissima vendemmia dell'anno precedente.
Madara lo prese in braccio stringendoselo al petto : "Ogni anno, per sempre."
Akira gli baciò la punta del naso sciogliendogli il cuore.
L'interno del piano terra della cantina, in penombra e fresco, contrastava così tanto con l'intensa luce e il caldo dell'esterno da costringere Madara a fermarsi qualche istante per abituarsi. Akira rimase letteralmente a bocca aperta appena si rese conto di trovarsi in mezzo a due file di botti in acciaio alte quasi fino al soffitto, erano dieci in totale. I bocchettoni spalancati assomigliavano a tante bocche aperte in un grido silenzioso. In fondo all'ambiente c'era una scala in legno con il telaio di ferro nero che conduceva ad un piano superiore.
Madara iniziò a camminare sul pavimento marrone e lucido iniziando le sue spiegazioni al bambino: "Qui l'uva, dopo che l'abbiamo colta, inizia la sua trasformazione in vino. Lo fa da sola, senza che nessuno faccia niente."
"Cosa è il vino, Zio Mada?"
"Una cosa speciale che ha il potere di dare allegria. Ci sono tanti metodi per farlo e il sapore piace proprio a tutti."
"Posso provare?"
Madara rise di gusto: "Non ne hai bisogno, la fortuna dei bambini è che sono sempre contenti."
Akira stava proprio crescendo, ora pronunciava frasi articolate e compiute riuscendo a sostenere un discorso.
"E ora guardiamo la parte più bella" disse Madara iniziando a salire le scale.
Ancora due file da cinque botti ciascuna, ma stavolta un gradevole profumo di legno nuovo investì le loro narici. L'ambiente era caldo e accogliente, non più prettamente industriale come quello del piano inferiore. Le botti qui erano di legno e le pareti in pietra grezza, scaffali ancora vuoti e in attesa delle nuove bottiglie, Madara visualizzò nella mente come avrebbe dovuto apparire la cantina di lì ad un anno. Aveva chiaro tutto tranne il nome del vino. La parete in fondo era fatta interamente di vetro, una pesante tenda bordeaux pronta ad oscurare il sole nel caso in cui fosse diventato troppo forte disturbando la produzione. La temperatura era mantenuta costante da un sistema di condizionatori.
"Quando il vino è completamente formato, viene a riposare qui." Madara continuava la sua spiegazione.
Siccome Akira aveva teso la manina indicando la vetrata in fondo, Madara lo lasciò andare vedendolo correre e appiccarci il visino per guardare fuori. Si avvicinò lentamente anche lui.
"È bello, vero?"
Akira non riusciva a smettere di ammirare il vigneto con il naso spiaccicato al vetro. I filari, dritti come uno schieramento di soldati, adesso apparivano verde chiaro con le foglie ancora giovani di inizio estate.
"Sono venuto a prendere Akira."
La voce gioiosa di Obito fece sobbalzare Kakuzu che stava preparando la cena, indaffarato come era non si era accorto che ormai era passato un bel po' da quando il marito e il bambino erano usciti per visitare la cantina, ormai era l'ora del tramonto.
Kakuzu guidò Obito all'esterno, erano tutti molto felici di quanto Madara e Akira avessero legato.
Si ammutolirono di colpo con un dolce sorriso sulle labbra vedendo che Madara e Akira erano usciti dalla cantina per andare a posizionarsi in un posto diverso. Kakuzu e Obito si avvicinarono silenziosi al dondolo sotto la pergola sul retro della casa.
Akira era stretto al petto di un Madara beatamente addormentato con gli occhiali dal lettura storti sul viso e la sua copia di Milky Way sfuggita alla mano sinistra abbandonata sul cuscino.
"Sono meravigliosi" commentò Obito tirando fuori il cellulare per scattare qualche foto.
Kakuzu sfilò piano gli occhiali al marito, Madara, nel sonno, aggrottò un attimo le sopracciglia mentre Obito gli prelevava il dormiente Akira dalle braccia, Kakuzu accarezzò Madara dandogli un bacio sulla testa per tranquillizzarlo. Decidendo di lasciarlo dormire ancora un po' prima di chiamarlo per la cena, Kakuzu si sfilò la leggera giacchetta bianca e gialla che indossava per coprirlo. Madara si era affezionato tantissimo ad Akira, stavolta in modo positivo.
