Quello sbagliato ero io, nonostante avessi avuto la presunzione di comportarmi da brava persona. Alcuni soggetti non si possono amare, semplicemente non lo meritano. Volere bene a certi individui significa solo vergogna. La caduta libera continuava senza che uno schianto la fermasse, non c'era stata la conclusione netta e precisa, irreversibile, di cui avrei avuto bisogno.
Dove sei?
Come stai?
Perché lo hai fatto?
Devo dimenticarmi di te perché tu ti sei dimenticato di tutto il resto del mondo.
Però ci sei ancora...
Da ora in poi avevo il dovere di affezionarmi solo a chi lo avrebbe meritato, era giusto e naturale che fosse così. L'amarezza per essermelo fatto scivolare via così dalle mani, rimaneva latente come un messaggio subliminale che la mia mente si rifiutava di accettare.
Era giusto così, lo sbagliato ero io.
Non avevo potuto salvare Rin e Obito. Non ero riuscito a fare niente per Tenma.
Non ce l'avevo fatta con lui.
Tuttavia non ero ancora un totale fallito, adesso ne avevo altre davanti di persone da salvare, si trattava di un'ulteriore chance che la vita mi stava offrendo per cui avevo il dovere di prenderla al volo.
Non era una responsabilità da poco, il figlio di quello che era il mio maestro elemosinava tutte le piccole attenzioni che non aveva mai avuto. Una sofferenza diversa ma non per questo con meno valore. Il fratello di colui che avevo amato senza motivo mi dilaniava con lo sguardo tradito, il risultato di quel perché lo hai fatto? Che non tormentava soltanto me. Ancora un avvenire di amicizia e legami che era stato rubato.
Mi attaccai ad ogni loro piccolo particolare come un disperato appiglio.
Il sentirmi riprovevole per tanto affetto elargito alla persona sbagliata mi impedì di crollare di fronte all'immenso dolore di Sasuke. Odiavo me stesso per poter amare gli altri, di nuovo.
Il detestare ormai persino la mia immagine allo specchio mi permise di non morire vedendo come Sasuke fosse disposto a tutto pur di ottenere sempre più forza, persino a rinunciare alla sincera amicizia di Naruto desiderando di spegnere per sempre il sole che aveva negli occhi. Mi accorsi immediatamente che la loro rivalità non era la stessa di tutti i ragazzi di quell'età ma nascondeva qualcosa di profondamente alterato. Se non avevo potuto salvare suo fratello, la ragazza che amavo e il mio amico, speravo che riuscirci con Sasuke avrebbe potuto riscattarmi di tutto. E donare completamente me stesso con Naruto affinché vedesse in me un barlume di quel padre che non aveva mai avuto. Dovevo impegnarmi al massimo per non dover vedere altri ragazzi accartocciare il loro avvenire gettandolo via come spazzatura come era accaduto con Obito e Rin. Come era successo con lui. Non potevo più permettermi di sprecare occasioni preziose.
Basterà a farmi dimenticare?
Dovevo insegnare che provare odio è sbagliato ed ero sempre stato fermamente consapevole io stesso di questo, tuttavia compievo quotidianamente una titanica opera di autoconvincimento ripetendomi che, in alcuni casi l'odio può anche essere lecito; per l'esattezza nelle circostanze in cui qualcuno ti distrugge la vita senza un motivo apparente. Una persona a cui volevi talmente bene da considerarla tutto il tuo mondo. Forse era a causa di questo che concludevo le mie giornate completamente sfinito sia fisicamente che moralmente. Talmente sfiancato da non riuscire più nemmeno a raccogliere la vitalità del mio amico Gai; ennesima occasione per considerarmi disdicevole, lui lo faceva soltanto per risollevarmi il morale.
Non dissi mai, nemmeno a Gai, che quell'odio lecito che avrebbe rappresentato la sua fine avrebbe ucciso anche me.
