Ciao!! Tutte le avvertenze sono nel primo capitolo!
Bye!
La mia vita con Duo – HEERO E DUO ARCHby Ely
Capitolo 4
Riportare Duo a casa lo aiutò a farlo sentire meglio e un po' alla volta tornò in sé. Chiesi ai ragazzi di restare con noi per un poco perché ciò lo avrebbe aiutato a riacquistare completamente il contatto con la realtà e perché aveva bisogno dei suoi amici intorno per sentire che tutto era a posto, che non era solo e che tutti gli erano vicini. Da subito mi sembrò una buona idea e certamente lo fu, Duo passò abbastanza in fretta dallo stare rannicchiato sul divano appiccicato a me balbettando solo qualche parola di tanto in tanto, al sedersi composto e chiacchierare apertamente con gli altri.
Io e Wufei raccontammo di nuovo come erano andate le cose all'aeroporto di Helena; preferii tralasciare l'aneddoto della ragazza al check-in e il mio collega cinese fu abbastanza sensibile da capire che non era il caso di farne parola. Parlai anche della mia missione e spesi due minuti al telefono con Lady Une per assicurarle che sarei andato in ufficio l'indomani per presentarle un rapporto dettagliato. Indugiammo per un poco anche sul disastro aereo e, benché fossimo contenti della coincidenza che mi aveva salvato la vita, non potemmo evitare di sentirci tristi per le 184 persone che avevano perso la vita. Comunque questo fu un argomento su cui cercai di non restare troppo a lungo perché sapevo che era ancora troppo pesante e delicato per Duo.
Ad un certo punto, non so come e non so perché, mi ricordai che tutti e cinque avevamo saltato la cena. Non che sentissi fame, tutto quello che era successo mi aveva chiuso lo stomaco, ma evidentemente di colpo mi resi conto che avevamo tre ospiti in casa ai quali non avevo offerto niente se non un bicchiere d'acqua quando ne avevo preso uno per Duo, un minuto dopo essere entrati in casa. Quatre e Trowa mi risposero subito che non avevano fame e che non volevano niente mentre Wufei guardò prima l'orologio e poi scosse il capo affermando che era tardi per ordinare una pizza, poi si affrettò a dire che anche lui non voleva niente e che non era il caso che ci mettessimo a cucinare. Insistei per un po' e alla fine Duo trovò la soluzione adatta proponendo cioccolata calda e biscotti che gli altri tre non si sentirono di rifiutare.
Il mio compagno si mise in piedi e barcollò un poco, lo afferrai subito per un braccio e lui ridacchiò dicendo che si era alzato troppo in fretta. La realtà era che non stava ancora bene e me ne accorsi quando sentii che era attraversato da un leggero tremore, inoltre era ancora tremendamente pallido e cercava di mascherare il tutto dietro ad un sorriso che, per un esperto come me, era decisamente poco sincero. Duo si è abituato a nascondere i suoi sentimenti dietro ad una maschera quando questi lo turbano, ma lo conosco troppo bene perché possa pensare di ingannarmi ancora.
"Ti aiuto," gli dissi, ma lui mi fece cenno di no e si liberò in un attimo dalla mia presa.
"Resta seduto... mi ci vuole un secondo."
Con passo incerto si incamminò verso l'angolo cottura diviso dalla sala da una penisola di marmo; continuai a guardarlo sin quando la voce di Quatre mi risvegliò dalle mie preoccupazioni.
"Avevo proprio voglia di cioccolata, sei sicuro di non volere una mano, Duo?" domandò, certamente anche lui sentiva che il profondo stato di disagio tardava ad abbandonarlo.
"Non preoccuparti! Me la cavo anche da solo!" ribatté Duo senza neppure voltarsi e subito aprì gli sportelli di legno chiaro e prese a rovistare per trovare l'occorrente per preparare la cioccolata.
"Mi sembra che stia meglio…" sussurrò Trowa e Wufei annuì leggermente.
Io preferii non pronunciarmi, sapevo che era troppo presto per trarre conclusioni su Duo. Sospirai sperando che semplici azioni come cucinare qualcosa da mangiare lo avrebbero aiutato a riacquistare calma e serenità. Lentamente mi alzai dal divano scusandomi con i nostri tre ospiti. Con tutta l'agitazione di quell'assurda giornata non avevo neppure avuto il tempo di fare una cosa tanto banale come andare al bagno e, come tutti gli esseri umani, ogni tanto ne ho bisogno anch'io. Superai l'angolo davanti alla porta d'ingresso ed entrai nel bagno. Ad essere sincero ciò di cui avevo più bisogno era staccare la spina per un attimo. Mi chiusi la porta alle spalle e di nuovo tirai un profondo sospiro. Ero stanco, quella era stata una giornata infinita e davvero estenuante e l'ultima cosa che volevo era bisbigliare con gli altri su come pensavo che stesse Duo, perché io lo sapevo come stava e certamente non bene.
Prima di tornare in mezzo agli altri, aprii il rubinetto e con l'acqua mi sciacquai il viso e il collo restando poi immobile con l'asciugamano davanti al volto. Per qualche secondo rividi in mente le crisi che Duo aveva attraversato in passato, non quelle leggere, ma quelle più pesanti ed un brivido mi corse su per la schiena. Non volevo che stesse ancora così male. A risvegliarmi dai miei pensieri fu un improvviso rumore che giunse dalla sala, qualcosa che era caduto a terra andando in frantumi. Misi a posto la spugna bianca ed uscii dal bagno.
Che qualcosa non andava lo capii immediatamente. Trowa, Quatre e Wufei erano in piedi e sembravano stranamente agitati. "Che succede?" chiesi e Quatre indicò la cucina con un cenno del capo. Voltai lo sguardo e mi accorsi che Duo non era più lì, tornai a guardare i miei amici ma loro non avevano spostato gli occhi e continuavano a fissare la cucina. Il cuore mi batté più forte e rapidamente oltrepassai il salotto sporgendomi al di là della penisola di marmo. Duo era inginocchiato a terra, chiuso su sé stesso con una mano premuta contro il viso mentre con l'altra si teneva aggrappato ai cassetti. Il suo corpo tremava e il suo volto era contratto in un'espressione di paura e dolore. Singhiozzava sommessamente cercando di trattenersi e di fare il meno rumore possibile, tanto che lo sentii appena e capii che stava piangendo più che altro dai sussulti che gli scuotevano le spalle e dalle guance pallide inondate dalle lacrime. "Duo…" sussurrai sentendomi il cuore invadere da una profonda tristezza. Rannicchiato in quel modo sembrava così piccolo, così indifeso!
Immediatamente mi chinai accanto a lui e gli poggiai una mano sulla schiena scuotendolo leggermente, chiamai di nuovo il suo nome ma Duo sembrò ritrarsi di più ed io confuso mi voltai verso gli altri tre che si erano fermati al di là della penisola. "Ma cosa è successo?"
"Probabilmente non si era accorto che ti eri allontanato," mi rispose Trowa. "Quando si è girato e ha visto che non c'eri è diventato pallido come un morto e la tazza gli è caduta dalle mani."
Abbassai di nuovo il capo e vidi i cocci di una delle nostre tazze, ecco spiegato cosa era quel rumore che avevo sentito prima.
"Gli abbiamo detto che eri andato un attimo in bagno," continuò Wufei e Quatre fece un passo avanti.
"Volevamo aiutarlo ma lui ci ha risposto che avrebbe raccolto i cocci da solo ed è scomparso qua dietro. Poi tu sei uscito dal bagno..."
Non era difficile immaginare ciò che era successo ed io ero stato uno sciocco a sperare che Duo avrebbe superato tutto in poco tempo. Non vedermi più all'improvviso evidentemente gli aveva risvegliato tutte le angosce e le paure che aveva provato quel pomeriggio, quando aveva creduto che fossi precipitato insieme a quell'aereo. Per un attimo doveva aver avuto la devastante sensazione di essere rimasto solo, di nuovo.
Con un sospiro mi chinai un po' più su di lui e ripresi ad accarezzarlo sulla schiena. Lui emise un singhiozzo e si tirò indietro quasi volesse scappare. Per la seconda volta chiamai il suo nome e solo dopo alcuni lentissimi secondi sollevò un poco il viso voltandolo verso di me. "S-Scusa…" sibilò con un fil di voce.
"Cosa hai, Duo? Perché piangi?" mi affrettai a chiedergli con il tono più dolce possibile. Non volevo che si scusasse, era una cosa che faceva sempre quando le sue emozioni divenivano così forti e le sue paure così grandi che non era più in grado di controllarsi. Era come se si vergognasse di apparire debole e spaventato davanti a me, come se questo avrebbe potuto infastidirmi o diminuire la stima e peggio ancora l'amore che provavo per lui.
Continuò a fissarmi mordendosi il labbro inferiore, era troppo scosso per riuscire a parlare. Da quando si era voltato verso di me, avevo la sensazione che stesse trattenendo il fiato e in un attimo capii che stava anche facendo uno sforzo tremendo per non ricominciare a piangere. I suoi occhi erano colmi di lacrime ma si rifiutava di battere le palpebre e la cosa mi spezzò il cuore; non voleva lasciarsi andare alla disperazione che lo stava soffocando perché non voleva che io lo vedessi in quelle condizioni. Quel momento divenne tremendamente pesante per entrambi e alla fine io lo afferrai con decisione per le spalle e lo tirai a me stringendolo tra le braccia.
Evidentemente Duo aveva solo bisogno di una piccola spinta, di qualcosa che gli facesse capire che andava tutto bene e che poteva lasciarsi andare; infatti, come le mie braccia si chiusero intono alle sue spalle tremanti, lui scoppiò in un pianto disperato e si accasciò contro il mio petto raggomitolandosi ancora di più su sé stesso e si aggrappò con tutte le forze che aveva. Me lo sentii strisciare addosso incollandosi a me come una seconda pelle e nei pugni strinse la mia maglia azzurra come se perdere la presa lo avrebbe fatto cadere definitivamente negli abissi di quella solitudine che tanto temeva. Il suo pianto divenne un violento ed incontrollato susseguirsi di singhiozzi e un forte tremore prese a scuoterlo da capo a piedi.
Il mio Duo era crollato di nuovo.
"Va tutto bene… sssh… non piangere…" gli sussurrai nel tentativo di tranquillizzarlo un po'; presi ad accarezzarlo sulla schiena e sul capo e dolcemente lo baciai sui capelli cullandolo tra le braccia. Sentii Wufei, Quatre e Trowa che ci guardavano al di là della penisola di marmo e, quando mi volse verso di loro, lessi un profonda tristezza ed una sincera preoccupazione nei loro occhi.
"Andiamo," disse Trowa sottovoce, Wufei annuì chinando il capo e mestamente si incamminò verso la porta di casa. Quatre invece tentennò un istante e trasalì quando il compagno gli poggiò le mani sulle spalle. So che soffriva per il profondo dolore che Duo stava provando e non ho dubbi che avrebbero fatto qualsiasi cosa per aiutarlo, tutti e tre, ma non c'era niente che potessero fare, quella era una cosa da cui dovevamo uscire io e Duo, da soli. Quatre sospirò profondamente e con un cenno del capo mi salutò silenziosamente, poi si volse verso Trowa per fargli capire che era pronto ad andare ed insieme raggiunsero Wufei lasciando il nostro appartamento. Quando si chiusero la porta alle spalle, Duo piangeva ancora di quel suo pianto inconsolabile.
Continuai a coccolarlo ma in breve ebbi la sensazione che qualunque cosa facessi o dicessi non servisse a nulla. "Duo… ti prego, calmati. Non c'è niente per cui piangere."
"N-Non c'eri più..." singhiozzò. "Mi s-sono voltato e... e tu eri scomparso!!"
"Mi ero allontanato un attimo, tesoro! Ma va tutto bene, sono qui ora!"
"E' stato come t-tornare indietro... come rivivere tutto..." Pianse più forte e la sua voce si affievolì, resa spezzata dai continui singulti. "N-Non lasciarmi…" sibilò. "Ti supplico… non l-l-lasciarmi!!"
"Non mi allontano più, te lo prometto!"
"Credevo di averti perso... credevo f-fossi morto... Heero... ti prego non abbandonarmi anche tu!"
Strinsi più forte la presa intorno alle spalle tremanti del mio amante e provai una forte angoscia nel momento in cui capii che non mi stava pregando di non allontanarmi, ma proprio di non lasciarlo più e questa era una cosa che non potevo promettergli. Non potevo giurargli che non sarei morto da lì ai prossimi cinquant'anni, era oltre qualsiasi umana possibilità! Abbassai il capo e di nuovo lo baciai sui capelli accarezzandolo dolcemente. "Non pensarci... non è cambiato nulla, sono qui con te."
"Mi sembra d'impazzire..." mormorò tra i denti serrati. "Ho la testa che mi scoppia e il cuore in pezzi!" La sua voce venne fuori carica di sofferenza e disperazione, sentimenti che non avrebbe dovuto provare e che gli causavano solo un inutile immenso dolore.
Dalla prima volta in cui vidi il mio compagno crollare sotto il peso delle sue emozioni, c'è un'immagine che associo sempre a questi momenti ed è: precipitare. Credo sia la parola che meglio lo descriva, ed è proprio questo ciò che gli succede, lui cade. Cade nel baratro delle sue paure avvolto dai fantasmi del passato che racchiude dentro di sé e che non riesce a scacciare. E più va giù più si dispera, più si dispera e più va giù, in un circolo vizioso tremendo e crudele. In quel momento Duo era in caduta libera e continuava a precipitare senza che io riuscissi a risollevarlo in alcun modo. Questi istanti della nostra convivenza sono in assoluto quelli più frustranti, quelli che mi fanno sentire debole ed inutile.
"Duo... ti prego..." sussurrai percependo il suo crescente sconforto. "Smettila di piangere così!"
"M-Mi sento male, mi sento m-malissimo e..." Le sue parole scomparvero sotto la forza dei suoi singhiozzi e solo qualche istante dopo riuscì a parlare di nuovo. "E ho p-p-paura!"
"Non devi, non ce n'è motivo... mi senti Duo? Capisci quello che dico?"
Per alcuni istanti si udirono solo i suoi singulti violenti e disperati, poi strinse più forte la presa intorno al mio petto e mi premette il capo contro il collo tanto che le sue parole vennero soffocate dalla mia maglia azzurra. "N-Non riesco a smettere..." singhiozzò. "Non lo s-s-sopporto, m-mi manca il respiro... Heero... non voglio più perdere nessuno!! E' un d-d-dolore che non riesco più a sopportare... m-m-mi fa impazzire! S-Se dovessi perderti io... io n-non potrei più vivere..."
"Non dire stupidaggini!" esclamai, mentre un senso d'inquietudine mi comprimeva la gola. Non volevo che parlasse in quel modo, non volevo neppure che pensasse una cosa simile! Non credevo che avrebbe mai avuto il coraggio e la stupidità di togliersi la vita, ma non avevo dubbi che se la disperazione gli avesse fatto toccare il fondo allora si sarebbe semplicemente lasciato andare e forse anche lasciato morire. Quella era un'ulteriore paura che proprio non volevo avere. Di nuovo lo scossi accarezzandolo forte sulla schiena nella speranza di placare il suo pianto, presi a sussurrargli parole di conforto e a passargli le dita sul capo e sulla treccia ma l'unica cosa che ottenni fu che lui si strinse più forte a me mormorando piano e tra i singhiozzi le sue paure. Affranto sospirai chinando il capo e mi accorsi che stavo tremando anch'io; era il suo tremore che si stava trasmettendo a me instillandomi un disagio insopportabile. Invece di aiutare io a lui era lui che mi stava trascinando con sé nel suo burrone.
"Basta!" sussurrai deciso a fare qualcosa. "Su, alzati!" gli strinsi di più le braccia intorno alle spalle e cominciai ad issarlo.
Duo restò rigido per qualche istante ma poi lentamente si rilassò un poco e si lasciò sollevare mettendosi in piedi con una lentezza disarmante. Restò incollato a me continuando a piangere ed io lo portai quasi di peso in salotto sino al divano. Lo feci stendere ma lui non mollò la presa e mi tirò giù con sé fino al punto che dovetti inginocchiarmi a terra. "Ora resta qui," gli sussurrai continuando ad accarezzarlo sui capelli. "Io ti preparo qualcosa, ok? Una camomilla va bene, vero?" Non mi aspettavo una risposta ovviamente, ma volevo una qualsiasi reazione da parte sua che mi facesse capire che non aveva completamente perso qualsiasi contatto con la realtà. Duo annuì leggermente con un cenno del capo ed io tirai un sospiro di sollievo. Mi divincolai dal suo abbraccio disperato e tornai in piedi.
"N-Non l-l-lasciarmi!" balbettò.
"Sono qui, Duo, sono qui...non ti lascio, te lo prometto. Stai tranquillo, devi cercare di calmarti..."
Staccarci, forse, era una buona idea, lo avrebbe costretto a riacquistare un minimo di controllo su di sé se voleva vedere dove ero finito. Riluttante mi incamminai verso la cucina e lui non disse una parola ma neanche si calmò e si chiuse più forte su sé stesso stringendo braccia e ginocchia al petto, continuando a piangere e a tremare.
Accesi il bollitore dell'acqua e misi una bustina di camomilla e un cucchiaino di zucchero in una delle tazze che Duo aveva preparato poco prima per la cioccolata. Tornai a guardare verso il mio compagno e con delusione vidi che non era cambiato nulla; tirai un profondo sospiro e decisi di ricorrere a soluzioni più drastiche. Mi chinai aprendo lo sportello accanto ai cassetti sotto la penisola, spostai alcuni oggetti e, dietro ad un pentolino, presi una piccola boccetta di vetro. Istintivamente rialzai il capo per controllare il mio amante per la seconda volta e per la seconda volta mi straziò il cuore l'idea di averlo lasciato solo anche se era stata una cosa necessaria. Il medicinale che tenevo nascosto era un forte calmante che mi ero fatto consigliare da Sally Po quando, parecchi mesi prima, mi ero reso conto che, a volte, le crisi di Duo non solo erano davvero violente, ma anche difficili da placare.
Fissai la boccetta di vetro tra le mani per qualche secondo e mi tornò in mente la prima volta che gli avevo dato un sedativo, Duo ne aveva subito sentito il sapore ed era quasi uscito di testa dalla rabbia, non sopportava quella che lui chiamava 'robaccia', non sopportava l'idea di perdere il controllo su sé stesso e di diventare una sorta di ameba incapace persino di formulare un pensiero coerente. Ammetto che la sua reazione da principio mi stupì molto e in seguito mi misi d'impegno per scoprire cosa lo turbasse così tanto dei calmanti. Mi ci volle un po', perché temevo che affrontando direttamente il problema non avrei ottenuto nulla, Duo non parla sempre volentieri delle sue paure, neppure con me. Alla fine capii che ciò che temeva era lo stordimento che i sedativi davano, perché aveva paura di non essere più autosufficiente e si sentiva tremendamente vulnerabile e, con l'infanzia che aveva avuto, vulnerabile era proprio l'ultima cosa che poteva permettersi di essere. Per Duo, scrollarsi di dosso tutti i ricordi e le sensazioni del suo passato, era una cosa pressoché impossibile.
In seguito all'incidente del calmante, mi feci dare da Sally un sedativo che, sciolto in una qualche bevanda, divenisse incolore, inodore ed insapore. Non mi illudevo d'ingannarlo, sapevo che ne avrebbe riconosciuto al volo gli effetti e la prima volta che lo usai mi fece una sfuriata tremenda quando tornò lucido. Io mi sorbii mezzora di urla e alla fine con calma gli dissi che almeno ora non stava più male come prima, che non piangeva più e che aveva smesso di 'precipitare'. Ricordo che rimase in silenzio per alcuni lunghi istanti e alla fine mi mandò al diavolo e se ne andò in camera infilandosi sotto le coperte; non mi parlò più fino al giorno dopo. Capiva il mio punto di vista ma si rifiutava di accettarlo e da allora cominciò la guerra del 'butta e ricompra'. Duo trovava la boccetta e la faceva sparire, io mi accorgevo che non c'era più e la ricompravo. Non l'ho usata spesso, solo tre volte e, ogni volta che capita, litighiamo quando torna lucido, ma non più come la prima volta e tutto passa in fretta.
Non mi piace andare così contro al volere del mio compagno, ma non sono nemmeno disposto a vederlo soffrire a quel modo e sono sempre stato dell'idea che il fine giustifica i mezzi!
Battei le palpebre per tornare alla realtà e di nuovo guardai il mio amante. "Sta calmo Duo..." gli sussurrai sperando che udire la mia voce potesse farlo sentire meglio. Duo mi chiamò più volte tra i singhiozzi e, se possibile, si fece ancora più piccolo.
Tirai un profondo sospiro e con una certa ansia presi a versare alcune gocce del liquido trasparente nella tazza, volevo che smettesse di stare così male. Improvvisamente, con grande sorpresa, mi accorsi che la medicina era troppo liquida e che scioglieva lo zucchero sul fondo della tazza troppo velocemente. Portai la boccetta vicino al viso per annusarla ma non sentii nulla e ciò mi stupì ancora di più poiché, puro così, quel tranquillante aveva un odore leggermente dolciastro. Mi volsi un istante verso Duo e poi versai una goccia del medicinale sul dito per sentirne il sapore.
Con estremo disappunto mi accorsi che era acqua e un'ondata di rabbia mi invase la testa. A cosa stiamo giocando, Duo? Pensai tornando a guardare il mio compagno con un profondo cipiglio sul volto. A chi riesce ad imbrogliare di più?! Strinsi più forte la boccetta tra le mani e fui sul punto di gettarla nel secchio della spazzatura ma all'ultimo mi trattenni e, dopo aver avvitato di nuovo il tappo, la rimisi dove l'avevo presa. Non sapeva con chi aveva a che fare se credeva di mettermi in difficoltà con così poco! Controllai l'acqua nel bollitore e poi velocemente raggiunsi il mobile della sala; spostai alcuni dei miei libri, quelli che lui riteneva più noiosi, e da dietro ne tirai fuori una boccetta nuova di zecca. Quando mi voltai per tornare in cucina Duo era ancora raggomitolato sul divano, chiuso su sé stesso nel disperato tentativo di difendersi da qualcosa che vedeva e sentiva solo lui e il suo pianto era diventato un continuo lamento che intercalava con il mio nome che non smetteva mai di ripetere. Guardai la boccetta tra le mie dita e mi affrettai a rientrare in cucina per finire di preparare la camomilla, in quel momento ero assolutamente convinto che per nessun motivo sarei rimasto con le mani in mano lasciando che il mio compagno soffrisse così e non me ne importava niente della litigata che certamente avrei dovuto sopportare una volta che fosse tornato in sé.
Pochi minuti dopo, con una tazza di camomilla già tiepida, tornai accanto a Duo, lo scossi leggermente chiamando il suo nome e lui strinse più forte le gambe e le braccia al petto. "Su... bevi," dissi con un sospiro e con dolcezza lo aiutai a sollevarsi un poco; Duo tremava ancora forte e il suo viso era pallido e rigato dalle lacrime. Mi ci volle poco per capire che da solo non sarebbe riuscito a bere, così gli avvicinai la tazza alle labbra per aiutarlo e lui, devo ammetterlo, ce la mise tutta per calmare il suo pianto.
"B-Basta," mormorò dopo un paio di sorsi.
Scossi il capo e di nuovo lo costrinsi a bere. "Ancora un po', hai pianto così tanto che ho paura che ti disidrati... dai, un altro sorso," gli dissi ed era vero, come era vero che temevo che avesse ingerito troppo poco sedativo.
Fortunatamente Duo non era in vena di discutere, mandò giù altra camomilla e, dopo che ebbi poggiato la tazza sul tavolino, si lasciò andare contro il mio petto. Io lo strinsi forte a me per un istante prima di aiutarlo a stendersi di nuovo, gli tolsi le scarpe e dopo aver calciato via anche le mie, mi stesi accanto a lui tornando a racchiuderlo tra le braccia. Duo ricambiò immediatamente l'abbraccio e si premette di più contro di me.
Come avevo immaginato quella piccola pausa e la camomilla tiepida avevano contribuito a placare il suo pianto che finalmente era sensibilmente diminuito, purtroppo rimaneva il tremore, il suo respiro irregolare e il cuore che gli batteva ancora all'impazzata nel petto. Non stava meglio, lo sentivo e continuavo ad avere l'impressione che stesse ancora precipitando. Era così frustrante! Mi sentivo del tutto inutile e tutto ciò che mi veniva in mente di fare era stringerlo forte nella speranza che ciò lo avrebbe fatto sentire protetto.
Una parte di me avrebbe voluto dirgli che cominciava a farmi star male col suo atteggiamento, ma sarebbe stato come colpirlo con uno schiaffo in viso e certamente non desideravo causargli altro dolore, l'unica cosa importante a quel punto era che Duo riuscisse a calmarsi e magari a dormire un po'. Poi tutto sarebbe stato più facile e certamente avrebbe riacquistato lucidità.
"Va un po' meglio?" gli domandai sussurrando e lui si prese qualche secondo prima di rispondere.
"S-Starò meglio..." balbettò.
"Hai ancora paura?" Duo rispose con un solo cenno del capo per dire di sì. "Non hai niente di cui avere paura," gli assicurai con voce bassa e calma.
"N-Non... non voglio perderti, Heero."
"E non mi perderai, sono qui, non vedi?"
"Stavi p-per salire su quell'aereo... se Wufei non fosse... se lui..."
"Ssshh ssshh..." mi affrettai a zittirlo, non volevo che ricadesse nella spirale dei suoi cattivi pensieri. Mi girai su un fianco per stargli ancora più vicino e strinsi più forte le braccia per tenerlo saldo tra il mio corpo e lo schienale del divano. "Non devi pensarci."
"E' stato solo un caso... s-solo una coincidenza..." la sua voce tremolò e mi accorsi che era di nuovo sul punto di piangere. "Wufei avrebbe p-potuto non vederti o arrivare due minuti dopo o s-s-semplicemente non essere lì..."
"Ma non è successo!" ribattei e subito presi ad accarezzarlo sui capelli e sulla guancia. "Non farti del male inutilmente. Perché invece non cerchi di dormire un poco?" Emise un brontolio e cercò di fare cenno di no. In cuor mio sorrisi, ero riuscito a spostare la sua attenzione su altro. "Ti farebbe bene riposare, mh?"
"N-Non credo di riuscirci, mi sento ancora m-m-male.. e poi tu...?"
"Io sto qui," gli assicurai subito e Duo premette il viso più forte contro il mio collo, certamente voleva venirmi più vicino per essere sicuro che non mi sarei allontanato. Cercò di sollevare di più il braccio per arrivare alle mie spalle, credo, ma improvvisamente mormorò qualcosa d'incomprensibile e lasciò ricadere la mano lungo il mio fianco.
"Hee-Heero..." balbettò con la voce carica di angoscia. "C-Cosa m-m-mi sta succedendo?"
"Sssh... cerca di dormire," sussurrai intuendo cosa stesse accadendo.
Duo emise un lamento e cercò di tirare indietro il capo. "Heero... p-perché mi sento... perché...?"
"Non pensarci, devi solo calmarti un poco ora."
"Heero!" singhiozzò Duo. "M-Mi sento le braccia int..intorpidire e le gambe... e... e la t-testa leggera... c-che mi hai dato? Che c'era nella c-camomilla?!"
"Niente."
"Non è vero!!" piagnucolò cominciando ad agitarsi. Il cuore gli batteva meno forte nel petto, potevo sentirlo, e i suoi movimenti erano più lenti; il sedativo stava facendo effetto e certamente se ne era accorto anche lui. Ritrasse il braccio destro che mi teneva intorno alla vita e lo infilò tra il mio corpo e il suo dove già aveva l'altro braccio, per un istante cercò di spingermi via ed io rinsaldai la presa stringendolo più forte a me. Involontariamente gli strappai così un altro lamento di frustrazione, era troppo debole per sperare di allontanarmi.
"Sta calmo..." gli sussurrai. "Non c'era niente nella camomilla."
"Non m-m-mentirmi!! Perchè?! Lo sai che non lo s-sopporto!" ricominciò a piangere ma non aveva la forza di lasciarsi andare ai pianti disperati che lo avevano scosso fino a poco prima e il suo fu una specie di lamento basso che comunque mi fece provare per un attimo un forte senso di colpa.
Dolcemente presi ad accarezzarlo sulla schiena e sui capelli. "Mi dispiace," gli sussurrai ma lui scosse il capo e cercò di nuovo di spingermi indietro.
"Ma perché?" balbettò. "Perché q-questo è l'unico mo..modo per calmarmi?" Singhiozzò un po' più forte ed io sentii affondarmi il cuore nel petto per la tristezza con cui aveva parlato. "Perché non mi lasci in pace?!"
"Perché non sopporto vederti soffrire così, Duo."
"Ed io non... non sopporto essere p-p-poco più di un'ameba!!" esclamò riuscendo ad alzare un minimo la voce.
"E che differenza c'è con come stavi prima?! Facevi fatica a respirare, non potevi smettere di piangere e continuavi a tremare!" ribattei e la mia voce uscì fuori più dura di quel che avessi voluto, tanto che sentii il mio amante trasalire e farsi più piccolo tra le mie braccia. Con un sospiro cercai di riacquistare la calma. "Di cosa hai paura?" gli sussurrai ma lui non mi rispose e rimase immobile singhiozzando sommessamente. "Duo..."
"Non lo so! Non lo so!!"
"Qualunque cosa sia, smetti di temerla, perché io sono qui e non sei solo. Lasciati andare... smetti di combattere anche contro il sedativo, lascia che ti aiuti a rilassarti e lascia che sia io ad occuparmi di tutto il resto, a occuparmi di te e a proteggerti."
Divenne meno rigido e smise di tentare di allontanarmi ma non si rilassò del tutto; continuò il suo pianto silenzioso ed io lo sentii gemere contro il mio petto.
"M-mi dispiace..." balbettò qualche istante dopo, un altro singhiozzo scappò dalle sue labbra e lui si fece ancora più piccolo. "Mi dispiace che d-devi arrivare a questo... mi dispiace non essere in grado di controllarmi! Lo so che è stupido, il mio comportamento è stupido... ma a volte mi sembra di scoppiare..."
"Non è stupido," gli dissi. "Lo so che stai male..."
"Non vorrei stare così! V-v-vorrei riuscire a controllarmi... mi dispiace, Heero... vorrei essere più forte... s-scusami..." La sua voce divenne poco più di un sibilo ed io lo strinsi a me per fargli sentire che gli ero vicino.
"Non c'è niente di cui tu debba scusarti, Duo! Sei quello che sei e io lo capisco." Lo baciai sulla fronte e gli presi la treccia in una mano tirandola leggermente. "Con quello che hai passato è normale che tu abbia paura..."
"Ma n-non è solo paura... sono terrorizzato e mi manca il respiro e..." Emise un singhiozzo ed affondò di più il capo contro il mio petto, mentre le sue parole divenivano più lente e confuse. "E' come qualcosa che mi d-d-divora dall'interno..."
Chiusi gli occhi inspirando profondamente, era una sofferenza sentirlo parlare così. "Passerà."
"Quando?!" mi chiese con una nota di disperazione.
"Un po' alla volta, Duo... Un po' alla volta tutti i ricordi e i dolori del passato che ti rendono così fragile si sbiadiranno."
"N-n-non scompariranno mai, Heero, mai!"
"Lo so, non dico che dimenticherai, ma solo che il tempo renderà i ricordi più sfocati e più sopportabili e allora anche la paura si affievolirà." Spostai la sua lunga treccia affinché cadesse in mezzo a noi e poi tornai ad abbracciarlo. "Sei una persona molto sensibile e i tuoi capelli lo dimostrano. Vuoi ancora un legame con coloro che hai perso e soffri per loro e per la paura di perdere ancora chi ti è accanto... è il prezzo che si deve pagare per amare ed essere amati e più si ama più si paga e più si ha perso più si soffre." Chinai il capo e le mie labbra gli sfiorarono la guancia bagnandosi con le sue lacrime salate. "Sei speciale, Duo."
"Speciale? Io non m-mi sento speciale, mi sento... d-debole."
"Oh sì che sei speciale," ribattei mentre le nostre voci divenivano sempre più dei sussurri. "Perché nonostante tutto quello che hai passato sei pieno di vita e riesci ancora ad amare così intensamente."
Duo inspirò e le sue labbra tremarono leggermente; finalmente il suo corpo cominciò a rilassarsi e il braccio con cui aveva tentato di spingermi via, tornò lentamente ad avvolgermi la vita. "Ti amo, Heero. Lo sai, v-vero?"
"Sì che lo so. Altrimenti non vedo per quale motivo ti saresti fatto prendere da una crisi per la mia presunta morte." Cercai di scherzare un po' sull'accaduto sperando di alleggerirlo e l'unica cosa che ottenni fu che lui cercò di stringersi più forte a me. "Come ti senti?"
"Come s-se fossi in.. in barca... braccia e gambe le s-sento appena e... e la testa m-mi gira... è come don..dondolare."
"Bene... lasciati cullare."
Non rispose, sentivo che non faceva più resistenza contro il sedativo che gli avevo dato ed ero certo che presto si sarebbe addormentato. Il suo respiro era sempre più lento e profondo ed anch'io chiusi gli occhi nella speranza di allentare tutta la tensione che avevo accumulato in quella giornata infinita. Mi sentivo terribilmente stanco e ero sul punto di addormentarmi quando la sua voce mi ridestò.
"Hee-Heero..." mormorò, "mi ami lo s-stesso?"
Feci fatica a capire quel che aveva chiesto perché la sua voce era talmente lenta e bassa che la sentii appena; oramai era in bilico tra il sonno e la veglia e probabilmente neppure si rendeva bene conto di cosa mi aveva domandato. Mi chiesi se temesse davvero che potessi amarlo di meno solo a causa della sua sensibilità. Sorrisi e dolcemente lo baciai sulla guancia. "Da morire," gli risposi e lo strinsi più forte a me per sottolineare l'intensità delle mie parole. Lui emise un leggero sospiro, quasi si fosse tolto un peso dal cuore, e finalmente si addormentò.
Sfortunatamente la sua domanda mi aveva risvegliato del tutto e non ricaddi facilmente nel torpore che mi aveva avvolto poco prima. Rimasi a lungo in silenzio, tenendo Duo tra le mie braccia e ascoltando il suo lento respiro e il suo cuore che batteva forte contro il mio petto. Pensai a tutto quello che era successo, a quello che avrebbe potuto succedere e mi resi conto che in fondo eravamo stati molto fortunati. Ricordai Duo in quel ristorante, solo e disperato che mi aspettava anche se sapeva che ero morto e di nuovo sentii freddo. Sapevo che non avrei dimenticato quell'immagine per tutta la vita e per la prima volta pregai; non so dire a chi fossero rivolte le mie preghiere, se a un Dio o semplicemente a quella buona sorte che mi aveva aiutato così spesso, ma le formulai con tutto il cuore e chiesi di rimanere vivo e accanto a Duo per sempre.
E così trascorse il nostro terzo anniversario... non a teatro, né a cena fuori, ma stesi su un divano a scacciare paure e dolori. Ed è del mio amante che ho voluto scrivere per raccontare un poco della nostra vita insieme, piena ed intensa come un fuoco ardente. Ce la caviamo bene noi due e non mi sconvolgono le sue crisi, mi rattristano, mi spaventano, ma è solo il suo dolore che sento e non quella debolezza che tanto odia, né quella fragilità di cui tanto si vergogna, io lo guardo e vedo una persona meravigliosa che ce la mette tutta ad andare avanti nonostante le ferite che ha nel cuore, che ha conservato la sua bontà e allegria nonostante l'odio e la rabbia che lo hanno circondato sin da piccolo e ogni volta che vedo tutte queste cose non posso fare a meno di amarlo di più. So che ha una paura folle di perdermi e nonostante sappia che lo amo, le sue insicurezze lo portano a cercare sempre conferme.
Se solo potesse vedere quello che ho nel cuore e che non riesco ad esprimere!
Non mi crea più problemi dirgli che lo amo, neppure dirgli che lo amo da morire, ma non credo che riuscirei a trovare le parole per esprimergli tutto quello che provo quando stiamo insieme. Lui è la mia vita, la sola vita che conosco e che voglio, è la mia anima gemella e ogni volta che gli sono accanto il mondo intorno a noi scompare e ricompare in lui perché lui è il mio mondo.
Il suo corpo è la passione, le sue mani il piacere, la sua pelle la dolcezza, il suo cuore la forza, i suoi capelli la bellezza, il suo sorriso la speranza e i suoi occhi l'amore... lui è tutto e molto di più.
Ditemi... come potrei rivelargli tutto questo? Questo che ancora è niente e basta appena a dare forma a ciò che provo? E il colore, la luce, l'intensità... quelle come le esprimo?! E mi vedreste, poi, a dire cose simili a Duo? La nostra relazione non è fatta di dolci parole (non è il romanticismo il nostro forte), ma è fatta di parole concrete e di vita quotidiana, di alti e bassi, di gioie e divertimenti e a volte anche di sofferenze, ma con due soldati come noi i discorsi pieni di paroloni carichi di miele non hanno terreno fertile.
E poi, in fondo, io so che non ha bisogno che gli dica tutte queste cose, so che le sue incertezze vengono fuori dal suo difficile passato e non dalla nostra vita insieme perché c'è un momento in cui ogni barriera tra di noi cade e tutto ciò che sentiamo diventa assolutamente chiaro ed è quando facciamo l'amore. E' più che semplice piacere, è come se tutto ciò che proviamo l'uno per l'altro ci avvolgesse fondendo le nostre anime; non è solo un'unione fisica, ma qualcosa di più, spirituale direi ed è la cosa più appagante che abbia mai provato. In quei momenti al mondo ci siamo solo noi e tutto ciò che ho nel cuore diventa limpido e non ha bisogno di parole, si esprime benissimo nel nostro contatto e nei nostri occhi e il nostro amore è un sussurro che ci accarezza e ci scalda.
Non so cosa ho fatto per meritare tutto questo, ma è la mia vita... ed è meravigliosa.
Fine.
Forse non era come ve l'aspettavate, ma spero vi sia piaciuta lo stesso! ^_^
Grazie ancora per aver letto e alla prossima!!!
