Standard disclaimers: Di Gundam Wing posseggo solo le fantasie che ha creato dentro di me. Non traggo alcun profitto da tutto questo se non il piacere di condividere con gli amici il mio mondo di sogni, perciò non prendetevela con me se mi sono permessa la libertà di giocare con dei personaggi che non mi appartengono.
Introduzione dell'autore: Di nuovo salve a tutti!! Sono davvero riconoscente a tutti coloro che mi hanno accompagnata fino a qui, leggendo quello che ho scritto. Perciò un grosso abbraccio a tutti voi! ^___^
Quello che segue è come io ho immaginato dovesse svolgersi la prtenza di Trowa per la sua missione sulla Terra. Naturalmente in parte mi sono basata su informazioni "ufficiali" tratte dall'anime e dai manga, ma in parte mi sono presa delle libertà personali. Questo vale anche per gli altri capitoletti che ho scritto e per quelli che seguiranno. Eh, sì...lo ammetto, alla fine ho deciso di dare a tutti i ragazzi uno spazio personale in questa introduzione, perciò anche questa volta non finisce qui, ma per ora è tutto. Buona lettura! (Spero ^.^)
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Capitolo Zero
By Darkwing
Parte terza: La barriera del suono
"Prova comunicazioni. Sono Trowa Barton, mi sentite? Passo."
Dalla radio del controllo missione la voce del pilota uscì chiara e limpida.
Se il dottor S non avesse conosciuto bene con chi stava parlando, avrebbe detto che la totale inespressività di quella giovane voce fosse dovuta a qualche effetto di distorsione degli altoparlanti; tuttavia sapeva bene che tutto ciò non aveva niente a che fare con la tecnologia.
"Ti sento forte e chiaro," rispose. " Facciamo una prova video."
"Ricevuto."
Un piccolo monitor incastonato sulla console sfarfallò un istante prima di focalizzarsi sull'immagine che la telecamera riprendeva dentro l'abitacolo; il viso familiare del ragazzo apparve nitido e stabile sullo schermo.
La sua espressione perfettamente neutra ne rendeva i pensieri del tutto indecifrabili. Il dottor S osservò quello sguardo verde muschio attraverso la matrice attiva del monitor, sforzandosi di cogliervi qualche traccia di nervosismo ma, come del resto si era aspettato, rimase deluso.
Apparentemente Trowa essere del tutto incapace di provare qualsiasi emozione. In quegli occhi non c'era traccia di paura, per la morte che probabilmente lo avrebbe aspettato sulla Terra, o di odio, per i nemici contro i quali avrebbe combattuto. Non trapelava il minimo indizio che poteva far pensare che il ragazzo provasse eccitazione o soddisfazione, per essere alla guida di quella macchina unica e straordinaria che aveva contribuito a creare. Semplicemente, su quel viso scolpito nel marmo, non c'era niente. Scosse impercettibilmente la testa, rinunciando ad approfondire le proprie riflessioni. Tanto sapeva bene che non sarebbe mai riuscito a capire fino in fondo quel ragazzo taciturno e schivo.
"E' tutto okay, Barton. Procedi al check-up dei sistemi di bordo."
S si rilassò sulla sedia; sapeva che quell'operazione avrebbe richiesto un po' di tempo, data la quantità di dispositivi che era necessario controllare.
Il Gundam XXXG-01H Heavyarms era stato specificatamente costruito per la guerra a terra, e nel suo massiccio corpo metallico rosso cupo era racchiusa pressappoco la stessa potenza di fuoco di un comune reparto di fanteria. Non era armato con armi laser, ma l'ampia gamma di bocche da fuoco di vario calibro di cui aveva dotato la sua creatura lo rendevano un vero e proprio esercito in miniatura. Per forza di cose era pesante e lento, ma grazie alla spessa corazza in lega di gundanio era in grado di far fronte praticamente a qualsiasi attacco.
Lo scienziato sorrise brevemente. Solo un pilota come Trowa avrebbe avuto il sangue freddo necessario per controllare efficacemente un veicolo simile sul campo di battaglia. Immaginò l'Heavyarms bersagliato dall'ipotetico fuoco di sbarramento di un reparto di Leo e Aries di OZ; e Trowa, con la sua perenne espressione glaciale, che incassava i colpi con noncuranza, concentrato unicamente sul proprio ruolo.
Pensandoci, era stato davvero fortunato ad incontrare quel ragazzo. Quando lo aveva assunto come meccanico, non aveva certamente immaginato che sarebbe diventato lui il pilota del suo gioiello, ma ora, dopo averlo conosciuto, non aveva dubbi che fosse lui l'uomo migliore per quello scopo. Se quella missione poteva vantare una minima probabilità di successo era in gran parte grazie a lui. Certamente l'Heavyarms era un'arma straordinariamente potente, ma sarebbe stato solamente un guscio vuoto se il suo pilota non fosse stato all'altezza. Solo un individuo eccezionale, con dei riflessi straordinariamente rapidi e con una resistenza alle sollecitazioni superiore alla media avrebbe potuto sfruttare al massimo le potenzialità di un Gundam. Non sapeva come quel ragazzo avesse raggiunto dei livelli simili - certamente non era stato lui ad insegnargli - ma senza ombra di dubbio era stato estremamente fortunato ad incontrarlo.
La voce di Trowa interruppe il corso dei suoi pensieri. "Controllo terminato. Tutti i dispositivi in stato verde."
"Bene. Ti invio i dati relativi al primo obiettivo."
Rapidamente lo scienziato digitò una sequenza di comandi sulla console, ed osservò la striscia azzurra sullo schermo del computer che aumentava di dimensione man mano che l'operazione si avviava al termine.
Contemporaneamente Trowa osservò una scena simile sul proprio monitor principale. "Trasferimento completato." Annunciò all'ingegnere una manciata di secondi più tardi, e studiò in fretta la mappa che si sostituì sullo schermo.
'Lo spazioporto della regione europea occidentale,' pensò il giovane pilota. 'Buona idea. Questo rallenterà i loro contatti e i rifornimenti alle truppe spaziali.'
"Il tuo obiettivo sarà lo spazioporto..."
"Sì, ho capito." Tagliò corto il ragazzo, interrompendo l'ingegnere.
"Sei così impaziente, Barton?" Trowa notò il sogghigno sul volto scarno del dottor S senza riuscire a darsene una spiegazione.
"Per me è del tutto indifferente," disse. "Pensavo che fosse lei a voler rispettare una tabella di marcia."
S si grattò il naso deforme per qualche tipo di trauma che aveva subito chissà quanto tempo prima e Trowa riuscì a percepirne il disagio.
"Sì, è vero," disse l'uomo dall'altra parte della connessione. "La finestra di lancio non è molto ampia, perciò se è tutto chiaro possiamo procedere."
"E' tutto chiarissimo."
Pochi istanti più tardi Trowa sentì la leggera scossa che annunciava la messa in movimento dei pattini del montacarichi sui quali era montata la capsula spaziale, e si preparò mentalmente alla partenza.
Allacciò le cinture di sicurezza de indossò il casco, calandolo sugli incolti capelli color sabbia, senza curarsi del fatto che la lunga frangia gli avrebbe parzialmente oscurato l'occhio sinistro.
"Sono pronto." Dichiarò, stringendo i controlli della cloche tra le dita guantate.
La voce del dottor S lo raggiunse negli auricolari incorporati nel casco. "Inizio conto alla rovescia. Dieci secondi al lancio." Immediatamente una stringa di numeri verdi fosforescenti cominciò a scorrere su un display della console di guida. "Da questo momento in poi rispetteremo il più assoluto silenzio radio. Una volta che sarai arrivato sulla Terra sarò io a contattarti, se sarà necessario."
"Roger."
"Ricorda. Primo obiettivo: spazioporto. Poi procedi a tua discrezione, ma tieni a mente un'unica cosa...distruggi OZ." Fece una pausa in cui Trowa lo vide passarsi una mano nervosa tra i capelli grigi tagliati a spazzola. "Buona fortuna, Barton. Ne avrai bisogno." Lo scienziato allungò una mano portandola fuori dell'inquadratura della telecamera; immediatamente la sua immagine scomparve dallo schermo del vid-com e gli auricolari si zittirono.
Neanche un secondo più tardi uno squillo elettronico annunciò lo scadere del conto alla rovescia. Contemporaneamente le mani del pilota si mossero sui comandi, risvegliando il ruggito dei propulsori che in pochi istanti liberarono l'energia necessaria a scagliare la capsula nel silenzio dello spazio ad una velocità supesonica.
Trowa sopportò stoicamente la forte accelerazione, senza curarsi della morsa allo stomaco e del leggero senso di vertigine che questa gli aveva provocato. Tuttavia non dovette aspettare a lungo, prima che la gravità diminuisse fino ad annullarsi al termine dalla fase di spinta. Il fragore delle camere di combustione scemò fino ad interrompersi e il prorompente silenzio dello spazio fece irruzione nell'abitacolo.
Nonostante l'incertezza del futuro che lo attendeva, Trowa provò un inconscio senso di sollievo. Era nato e cresciuto sulla Terra, ma la totale assenza di rumore che aveva sperimentato da quando viveva nello spazio, era sempre stata in grado di infondergli un incomprensibile senso di tranquillità. 'Probabilmente perché lo spazio è come me. Vuoto.'
Socchiuse gli occhi e respirò profondamente. Si concentrò sulle operazioni che avrebbe dovuto compiere di lì a poco, così come era stato addestrato a fare nei lunghi anni della sua infanzia bruciata dal fuoco della guerra.
Ogni volta che si apprestava ad una missione, gli tornavano alla mente tutti gli insegnamenti che aveva ricevuto dal mercenario che si era preso cura di lui quando la guerra lo aveva brutalmente separato dalla sua famiglia. Gli pareva di poter udire ancora la voce profonda e disincantata di quell'uomo. Ricordava bene il tibro professionale che assumeva mentre lo istruiva circa le operazioni che un perfetto soldato avrebbe dovuto compiere in una certa situazione, o mentre gli illustrava i dettagli di una nuova arma. Non lo aveva addestrato come aveva fatto con gli altri membri della loro compagnia, ma gli aveva dedicato la stessa cura che avrebbe potuto riservare al proprio figlio. Tuttavia Trowa sapeva bene che i sentimenti che lo legavano al suo tutore erano più carichi di rispetto che di affetto. Ed era così che doveva essere.
Non aveva senso sprecare le proprie risorse in relazioni effimere, tanto meno era saggio rendere partecipi gli altri della propria intima natura. In un mondo dove la vita degli uomini valeva quanto un anonimo 'contratto di lavoro', esporsi e palesare futili legami affettivi equivaleva a rendersi inutilmente vulnerabili. Ed un mercenario professionista non era pagato per essere vulnerabile, ma per uccidere.
Trowa aveva imparato bene a muoversi nel mondo che lo aveva accolto, tanto bene che era stato l'unico a sopravvivere del suo gruppo. Ma il tragico giorno in cui lo sterminio della sua compagnia l'aveva reso nuovamente solo, si era allontanato dal campo di battaglia per cercare di costruirsi una nuova vita nello spazio. Aveva portato con sé solo ciò che aveva appreso, e le invalicabili mura di silenzio che aveva costruito intorno a se stesso. Non necessitava di altro. Tuttavia nello spazio non aveva trovato quella pace che sperava...
Accantonò i pensieri che erano inconsciamente affiorati nella sua mente, e tornò nuovamente a ripassare mentalmente le fasi della missione.
Distrarsi era un'inutile lerdita di tempo, e in fondo non lo pagavano per pensare, ma per combattere. Annientare OZ. Questo ora era il suo contratto e, come gli era stato insegnato, lui portava sempre a termine i compiti che gli venivano affidati. Ad ogni costo.
TBC...
AN: Allora? Che ne pensate? Io aspetto con ansia commenti, opinioni e suggerimenti. Come già sapete se avete letto le parti precedenti, scrivere non è certo il mio campo. Perciò ho un disperato bisogno di sapere che idee vi siete fatti al riguardo. Devo appendere il computer al chiodo oppure no? (Se avete risposto "sì" alla domanda precedente fatemi sapere anche come, perchè è un po' ingombrante...^_~). Ok, ok...non fate quelle facce...la smetto di blaterare, lasciatemi solo il tempo ti premiare con la medaglia numero 3 quelli che sono riusciti a finire di leggere anche questo!!
CIAO! E a presto!
