* Standard disclaimers: Di Gundam Wing posseggo solo le fantasie che ha creato dentro di me. Non traggo alcun profitto da tutto questo se non il piacere di condividere con gli amici il mio mondo di sogni, perciò non prendetevela con me se mi sono permessa la libertà di giocare con dei personaggi che non mi appartengono.
* Introduzione dell'autore: A costo di apparire ripetitiva voglio ringraziare ancora chi si sta apprestando a leggere questo quarto paragrafo. Poiché in realtà penso che dirvi grazie non basti, voglio salutare personalmente coloro che fino ad ora hanno perso il loro tempo per me, mandandomi i loro commenti:
Blue! ^_^ sono davvero contenta che ti sia piaciuta la seconda parte! Eheheheh...io ho un debole per il pupo in questione, ed anch'io trovo molto accattivante la contrapposizione tra il suo lato più oscuro e la sua apparente serenità. Ma se devo essere sincera, non so ancora se dopo Capitolo Zero ci sarà un seguito. In fondo la storia la conosciamo tutti, no? Comunque, never say never...GRAZIE PER AVER LETTO E REPLICATO!!
Aly, tranqui! Mi hai convinta, per adesso martello e chiodo li ho spediti in vacanza. E poi Ely ha ragione, mi ci vorrebbe un mega chiodone di gundanium, ed io non dispongo di tanta tecnologia. Ho solo un rarissimo esemplare di Computer Neanderthaliensis con cui litigare e di solito, anche se è un ammasso di ferraglia, vince lui. A proposito di litigare...sarà meglio che tu e Blue vi mettiate d'accordo a proposito di "angst" vari...sennò tra i due litiganti il terzo gode! (La terza in questione sarei io! ^.~). SALUTONI E GRAZIE MILLE!!
Ely! Eh, lo so...con G non sono stata tanto generosa, e forse hai ragione ho esagerato, ma sai, non è detto che l'arzillo vecchietto sia cattivo, è solo che lo disegnano così!! LoL...scherzo. In effetti ho cercato di vederlo attraverso gli occhi di Duo, e non credo che al fanciullo fosse tanto simpatico. A parte questo, grazie per i complimenti su Trowa! Temevo di averlo reso un po' troppo "freddino". Felice di sapere che hai gradito.
E grazie anche per aver apprezzato le mie descrizioni, io temevo di aver esagerato!! (Uhm...ho esagerato? 0.O;; ). Comunque anche se in effetti non hai indovinato, non hai mancato il bersaglio di tanto. Non studio Ingegneria, ma sono lo stesso un topo da centro di calcolo dato che studio Astrofisica. (Ma ciò significa solo che avevi sottovalutato la mia follia). CIAO E A PRESTO!
P.S. Sarà meglio che qui ci diamo una calmata...se tu commuovi me, ed io commuovo te, qui diventa un piagnisteo continuo, e sai com'è...elettronica e umidità non vanno tanto d'accordo. Perciò...vietatissimo frignare davanti al computer!! OH!...altrimenti qui si frigge tutta la baracca, eh! ^_~
Ok! Adesso veniamo a noi, anzi...veniamo a Quatre. Chissà se le cose per lui saranno andate davvero così? A voi il giudizio.
* * * * *
Capitolo Zero
by Darkwing
Parte quarta: Lacrime silenziose
Un pacato rumore di passi ruppe il sommesso mormorio prodotto dai computers e dagli altri dispositivi in funzione nel laboratorio, suscitando la curiosità del suo unico occupante. Lo scienziato alzò lo sguardo dalle carte su cui stava lavorando e mise a fuoco l'immagine del nuovo venuto.
"Ah, Quatre. Ti stavo aspettando. Sei pronto, ragazzo mio?"
La domanda poteva apparire superflua. Chiunque avrebbe capito con una sola occhiata che il pilota era preparato alla partenza, dato che indossava già la tuta di volo e stringeva il casco sotto il braccio. Tuttavia l'ingegnere non voleva sapere se il giovane rampollo dei Winner fosse pronto; lui voleva sapere se si sentisse pronto.
Il ragazzo annuì con decisione facendo danzare sulla fronte i lucenti capelli biondi. "Sono pronto, istruttore H."
Il basso e corpulento scienziato provò uno strano senso di costrizione al petto nell'osservare i cesellati lineamenti del giovane uomo orgogliosamente tesi, e quei limpidi occhi verde-acqua, normalmente miti e sorridenti, ora induriti e carichi di determinazione.
C'era qualcosa di terribilmente ingiusto in quello che stava facendo fare a quel ragazzo, ma era troppo tardi per permettersi di lasciare campo libero ai propri sensi di colpa.
Sospirò. Del resto non aveva scelta, e ormai aveva perso la speranza che ci fossero altri modi per affrontare la situazione oltre a quello di lasciare la parola alle armi.
Erano passati quindici anni da quando Heero Yuy era stato assassinato, ma da allora niente era andato per il verso giusto e piuttosto la siutazione era diventata sempre più delicata e difficile.
Per quanto la vita su L4 fosse meno difficile che altrove, la colonia non sarebbe riuscita a mantenere una posizione neutrale ancora per molto. Non c'era una classe politica stabile alla loro guida e, nonostante tutti i loro sforzi, lo sviluppo economico che potevano vantare non poteva prescindere da quello delle colonie vicine, né da quello della Terra. L'oppressione a cui le popolazioni dello spazio erano costantemente sottoposte non era più tollerabile. La morsa in cui erano stretti stava lentamente soffocando lo sviluppo e la prosperità che erano stati capaci di costruire, e lo spirito di iniziativa che li aveva sempre contraddistinti stava lentamente morendo.
Era per questo che aveva continuato a lavorare al progetto del Gundam XXXG-01SR Sandrock. Dopo la distruzione dell'Istituto i suoi colleghi e lui avevano preso la loro decisione, e in nome di quell'antica promessa aveva tenuto fede alla parola data, completando quell'arma terribile. Era in qualche modo affezionato a quella macchina su cui aveva lavorato tanto tempo, ma nello stesso tempo non gli piaceva che si fosse arrivati ad usarla. Per quindici anni non aveva mai smesso di sperare nell'efficacia di una soluzione meno drastica, e l'uso della forza, nonostante tutto, lo disgustava.
Più di ogni altra cosa però, non gli piaceva che a pilotarla fosse Quatre.
"C'è qualcosa che non va, signor istruttore?" La morbida voce del ragazzo lo strappò alla meditazione, riportandolo al contatto con la realtà.
H si sforzò di non palesare il proprio tormento anche se sapeva che era impossibile tenere nascosto un sentimento tanto forte alla straordinaria capacità percettiva di Quatre.
Sorrise forzatamente sotto gli affilati baffi neri, mandando gli angoli della bocca ad incunearsi tra le guance paffute, e strinse gli occhi a mandorla ostentando una sicurezza che era ben lungi dal provare.
"No. Tutto procede come pianificato. Ho solo alcuni dettagli da finire di sistemare."
"Se posso rendermi utile..."
"Sta' tranquillo, posso fare da solo. Non impiegherò molto."
"Come preferisce."
Lo scienziato annuì e si avvicinò silenziosamente ad una console.
Con la disinvoltura e la competenza di chi ha passato una vita intera a studiare e a creare nuove tecnologie, cominciò a digitare rapidamente sulla tastiera. Quello che stava facendo era poca cosa, ma era tutto quello che in quel momento poteva dare a Quatre per aiutarlo: la libertà.
"Cosa sta facendo?" Il tono del ragazzo era timido e rispettoso, ma era inequivocabilmente molto curioso.
"Sto correggendo alcune linee di codice del comando di autodistruzione del Sandrock. In questo modo sarà attivabile soltanto dal pilota..." Rispose l'istruttore in tono vago.
"Autodistruzione?" Il giovane sgranò gli occhi per lo stupore, ma in fretta si ricompose tornando a ragionare con la sua consueta lucidità. "E' per preservare la segretezza dei dati?"
Naturalmente lo scopo per cui H aveva installato un tale impietoso dispositivo sul mobile suit di Quatre era esattamente quello, ma al ragazzo diede una risposta diversa.
"No. Anche se è vero che il pilota di un Gundam deve essere pronto alla morte, userai il dispositivo di autodistruzione solo se sarai tu e tu soltanto a ritenerlo necessario."
"Non capisco..."
"Capirai." H fece un movimento con la mano con cui intendeva chiudere la conversazione, senza dare ulteriori spiegazioni. "Ora vai. Non puoi fare tardi all'appuntamento. Porta il Sandrock sulla Terra e usalo come il cuore ti suggerisce di fare."
"Sì." Lo sguardo di Quatre tornò ad indurirsi. Senza aggiungere una parola uscì dal laboratorio ed entrò nell'hangar.
H si accostò alla vetrata del centro di controllo e si soffermò ad osservare Quatre.
Il ragazzo entrò nel ventre metallico di quel gigante di metallo bianco che un poco alla volta era riuscito a domare con la sua straordinaria costanza e forza d'animo. Non appena la basculante si fu richiusa, le lenti verde brillante a protezione delle telecamere che costituivano gli 'occhi' del mobile suit si illuminarono. Era come se la sola presenza di Quatre fosse stata in grado di infondere la vita a quella che pochi istanti prima era semplicemente una fredda macchina di distruzione.
'Se solo non fossimo stati costretti ad arrivare a tanto.'Si rammaricò lo scienziato. 'In questo modo anche noi ci macchieremo le mani di sangue, esattamente come OZ. E' tutto sbagliato.'
Il Sandrock si mise in movimento; si sganciò dagli ormeggi e si chinò fino a stendersi sulla piattaforma di carico. L'ingegnere si passò una mano sui lisci capelli neri, pettinandoli all'indietro come se quel gesto ingenuo fosse stato in grado di consolarlo e di alleviare il suo opprimente senso di colpa, ma fallì prima di cominciare. Stava mandando quel ragazzo dolce e gentile ad attraversare un inferno senza precedenti, e se non fosse sopravvissuto...la colpa sarebbe stata soltanto sua.
D'altro canto non si sarebbe sentito di affidare quell'incarico a nessun altro. Forse Quatre non era il miglior pilota dell'universo, ma aveva una sensibilità ed una maturità del tutto uniche, ed era certo che nessun altro avrebbe usato il Sandrock come avrebbe fatto lui. Si fidava ciecamente della sua capacità di giudizio e sapeva che, nonostante la giovane età, avrebbe saputo fare buon uso delle proprie risorse.
Quatre aveva conquistato la sua stima, e con essa si era guadagnato la libertà di decidere delle proprie azioni e della propria vita.
H prese un respiro profondo, ma non riuscì a liberarsi dal rimorso per aver messo in pericolo la vita di quello che sarebbe dovuto restare semplicemente un allievo. Si consolò pensando che, nonostante lo avesse sottoposto ad un duro addestramento, aveva sempre cercato di non uccidere la sua umanità.
Sapeva che in guerra la sensibilità di Quatre avrebbe potuto rivelarsi una pericolosa arma a doppio taglio, ma non aveva ritenuto giusto togliere al ragazzo la sua innata gentilezza. Aveva gia commesso un crimine abbastanza grave quando aveva coinvolto un giovane innocente nei propri piani di vendetta; non poteva commetterne uno peggiore trattandolo come un semplice dispositivo necessario al funzionamento del Gundam. Se c'era qualcosa di degno in quella missione sarebbe stato il cuore di Quatre a trovarlo.
H osservò le operazioni di carico e vide il Gundam mentre veniva trascinato all'interno della capsula, pronta alla partenza sulla rampa di lancio. Nell'arco di pochi minuti il capocantiere gli diede il via libera. L'ingegnere annuì tra sé e stabilì una connessione con la cabina di pilotaggio.
"Quatre, siamo pronti. Quando vuoi posso iniziare il conto alla rovescia."
"Qui è tutto a posto. Ho appena terminato i cicli diagnostici e non ci sono problemi. Posso andare."
"Bene. Sto dando inizio al conto alla rovescia. Dieci secondi al lancio."
Quatre osservò il proprio computer rispondere al richiamo dello scienziato ed iniziare a segnalare il tempo rimanente.
La radio gracchiò di nuovo. "Ricorda tutto quello che hai imparato, Quatre e...buona fortuna."
Il giovane sorrise. "Non si preoccupi, signor istruttore. Farò del mio meglio." Esitò un momento prima di chiudere definitivamente le comunicazioni. "La prego di fare quella piccola consegna per me."
"Lo farò."
In quell'istante H non riuscì a sentire lo squillo del proprio computer che lo avvertiva dello scadere del tempo perché il boato dei propulsori riempì la stanza sovrastando qualsiasi suono. Immediatamente dopo la capsula fu scagliata nello spazio.
Per qualche secondo lo scienziato rimase a fissare il punto vuoto in cui per anni era stato alloggiato il Sandrock, e scosse la testa. Si mise una mano grassoccia nella tasca del camice da laboratorio e ne estrasse un biglietto; era solo una piccola busta di carta, ma la sentì pesante come se fosse stata di piombo. Non sarebbe stato per niente facile consegnarla al signor Winner dato che lui aveva sempre osteggiato il coinvolgimento del figlio e quella missione in generale. Il padre di Quatre era forse l'uomo più ricco e potente di tutta L4, ma aveva sempre impiegato le proprie risorse per lo sviluppo della colonia e pensava che lasciarsi coinvolgere nella guerra avrebbe portato inutili sofferenze a tutti.
Ciò che rendeva veramente difficile affrontare la sua posizione era che, con ogni probabilità, aveva ragione.
Nonostante tutto doveva andare al palazzo della Winner Corporation. Lo aveva promesso a Quatre e glielo doveva. Si sentì uno sciocco nel temere la reazione del signor Winner; Quatre stava rischiando la propria vita e lui aveva paura di consegnare una lettera in casa di un pacifista. Scosse la testa e senza fretta uscì dal laboratorio spegnendo le luci dietro di sé.
* * * * *
Colony cluster L4
Winner Corporation Building
Non appena l'istruttore H fu uscito dallo studio, Adam Winner si decise ad aprire la busta che questi gli aveva consegnato. Lo scienziato non aveva detto molto, oltre all'educato saluto che gli aveva rivolto entrando, perciò quella lettera lo preoccupava in modo terribile. Non appena riconobbe l'elegante grafia del figlio, capì che il proprio senso di inquietudine era più che giustificato.
"La guerra porta dolore e sofferenze. Per questo dobbiamo lottare. Per proteggere da questo dolore e da queste sofferenze tutti coloro che amiamo."
Erano solo poche parole, ma dicevano tutto.
Aveva discusso con Quatre a proposito della missione di H, e non si erano mai trovati d'accordo. Adesso, con quel messaggio, non ci voleva molto per concludere che fosse partito. Capiva perfettamente perché l'ingegnere non gli avesse detto niente; era chiaro che si sentisse responsabile, dato che in realtà lo era... Tuttavia non portava rancore verso l'ingegnere a cui avveva offerto asilo, perché sapeva che, tra tutti i suoi figli, il più giovane era anche quello più testardo ed indipendente.
Raccolse la cornice d'argento che riposava sulla sua scrivania ed osservò quel bambino allegro dal sorriso luminoso che era stato immortalato mentre spiccava un salto verso di lui.
'Oh, Quatrine. E' proprio tuo figlio. Orgoglioso e forte come nessun altro. Se solo tu potessi vederlo adesso. E' diventato un uomo coraggioso e generoso come lo sei stata tu...'
Posò la cornice sul tavolo e si prese la faccia tra le mani. Lacrime silenziose gli rigarono le guance senza che potesse far nulla per fermarle. Sua moglie aveva dato la vita per permettere a Quatre di nascere, pagando il prezzo supremo per difendere le proprie convinzioni.
Adam Winner sperava tanto che suo figlio non andasse in contro allo stesso sacrificio.
* * * * *
Spazio
Rotta verso la Terra
Quatre prese un respiro profondo e cercò di rilassarsi, chiudendo gli occhi un istante. Non sapeva se si trattasse di suggestione, ma aveva una strana sensazione.
Controllò l'orologio. Probabilmente a quest'ora l'istruttore H aveva consegnato il messaggio a suo padre. No, ne era certo. Poteva quasi vederlo.
Non sapeva perché, ma era sempre riuscito a percepire le emozioni degli altri - in modo particolare quelle di coloro che gli erano più vicini - e ora avrebbe potuto scommettere qualunque cosa sul fatto che suo padre fosse molto triste. Ricacciò una lacrima che minacciava di affiorare, offuscandogli la vista, ma non potè evitare di rivolgere il proprio pensiero alla famiglia che aveva appena abbandonato, forse per sempre.
'Mi dispiace, papà. Non avrei voluto partire di nascosto. Ma so che disapprovi questa scelta e non potevo fare diversamente. Questo tentativo...io lo devo fare. Perdonami se puoi.'
Accese le telecamere esterne e mise a fuoco l'immagine della Terra; una falce lucente verde-azzurra, meravigliosa e apparentemente immobile comparve rischiarando l'abitacolo. Quella vista gli strappò un sorriso commosso. Era affascinato da quella visione ed era impaziente di arrivare. Non era mai stato sulla Terra ed trovava difficile immaginarla. Ciò che aveva visto in televisione e nelle fotografie era stato sufficiente a risvegliare le sue fantasie, ma non ad appagare le curiosità. Ammise che, nonostante tutto, in qualche modo si sentiva felice e pieno di una gioia dolceamara. Avrebbe visto la Terra ed incontrato dei vecchi amici, che lo stavano aspettando e che non vedeva da tanto tempo. Certo, tutto sarebbe avvenuto in circostanze molto difficili, ma unendo le forze ce l'avrebbero fatta. Ne era sicuro. E poi non poteva non andare bene...era l'unica alternativa che avevano.
TBC...
AN: Dato che vi ho già abbondantemente stressati con l'introduzione, una volta tanto terrò il becco chiuso, non dirò nulla e farò solo la premiazione numero quattro per i lettori più affezionati.
Come al solito aspetto i vostri commenti.
A presto! ^___^
