Standard disclaimers: Di Gundam Wing posseggo solo le fantasie che ha creato dentro di me. Non traggo alcun profitto da tutto questo se non il piacere di condividere con gli amici il mio mondo di sogni, perciò non prendetevela con me se mi sono permessa la libertà di giocare con dei personaggi che non mi appartengono.

Introduzione dell'autore: Bene, come vi avevo accennato, questa è l'ultima parte dell'introduzione che ho scritto (per la verità seguirà un breve "epilogo"...uhm...ma si può chiamare epilogo anche se fa parte di un'introduzione? Boh?). Il protagonista sarà ovviamente Wu-Fei e nel poco spazio che mi sono presa a disposizione cercherò di svelare un frammento della sua storia interiore che lui altrimenti non confesserebbe mai.

Naturalmente tutto ciò costituisce una mia interpretazione, perciò sentitevi liberissimi di dire la vostra al riguardo. Trovo che ricevere i commenti e conoscere le opinioni degli altri sia sempre costruttivo e stimolante, perciò un calorosissimo grazie a tutti coloro che mi hanno regalato la loro attenzione. ^___^

Adesso però direi che è ora di partire per L5. Non devo assolutamente fare tardi. Sapete, non vorrei sentirmi dire da un certo pilota di Gundam che le ragazze sono sempre in ritardo e non si può mai contare su di loro! ^_~

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Capitolo Zero

By Darkwing

Parte quinta: Fuoco nell'oscurità

La calma e la tranquillità impregnavano l'atmosfera del tempio rendendo il clima grave e solenne. Le traslucide statuette di giada e i nobili draghi di pietra, che erano stati posti da generazioni a protezione dei guerrieri della famiglia Long, riposavano immobili ed imperturbabili nelle loro nicchie, tenendo lontani da quel luogo sacro gli sconvolgimenti del mondo e i tormenti degli uomini che li avevano costruiti.

Gli antichi pannelli di legno laccato che tappezzavano le pareti e che avevano seguito nello spazio il clan in esilio, narravano silenziosamente la storia di quella nobile stirpe che, costretta alla fuga dalla patria Cina, aveva costruito su L5 una nuova casa per i propri figli. Le linee essenziali e nello stesso tempo complesse delle opere d'arte che ornavano quell'onorato luogo di culto, costituivano una sublime espressione dello spirito orgoglioso e forte degli uomini e delle donne che lo avevano creato. Uomini e donne che, pur senza ignorare lo scorrere del tempo e l'avanzare del progresso, avevano coraggiosamente difeso e conservato le proprie radici e tradizioni, in un mondo in cui erano rimasti in pochi a riconoscere il valore della giustizia e del senso dell'onore.

Solo le tenui volute di fumo dell'incenso che volteggiavano nella penombra, rompevano la staticità della stanza in cui erano compostamente riuniti tutti gli esponenti del clan.

Dopo aver pazientemente atteso il termine della pausa di riflessione che aveva concesso loro, il Decano riprese formalmente la parola dall'alto dell'altare.

"Avete avuto il tempo per pensare. Se qualcuno vuole prendere la parola, parli adesso."

Nelle file di uomini che circondavano il seggio su cui era assiso l'anziano capoclan regnò ancora una volta il silenzio.

"Bene, se è così..."

"Un momento!" Una voce si alzò dal fondo della stanza, interrompendo sfacciatamente il venerabile vecchio. Tutti si volsero verso colui che aveva osato tanto.

Un giovane uomo si fece largo tra i presenti ed avanzò fino ai piedi dell'altare. La sua figura fiera, eretta al centro della stanza ed avvolta nella semplice e candida tunica che indossava, risultò chiaramente visibile nonostante la penombra. Tutti lo conoscevano, ma lui si presentò ugualmente, come si conveniva ad una circostanza formale quale quella a cui stavano presenziando.

"Il mio nome è Chang Wu-Fei e avrei qualcosa da dire."

Il suo tono era tanto risoluto e perentorio da apparire aggressivo, ma l'Anziano ignorò l'irruenza del proprio interlocutore e rispose con la pacatezza che stabiliva la tradizione.

"Il Consiglio ascolta la tua parola, Chang Wu-Fei."

Il ragazzo congiunse le mani con uno scatto e chinò il capo come imponeva il rito, tuttavia quando si rialzò le sue parole non rispecchiarono in se stesse la stessa compostezza del gesto, e piuttosto suonarono ardenti per una rabbia trattenuta a stento.

"Quello che è stato detto è una follia." Sentenziò con fermezza. "Distruggere la colonia non ha senso. Possiamo lottare contro il nemico. Anzi, dobbiamo lottare contro il nemico." Disse, sottolineando l'ultima affermazione con un pugno chiuso.

"Wu-Fei..."

Ancora una volta il giovane ignorò arditamente l'autorità del vecchio e proseguì animato da una bruciante passione interiore. "Se non lo vuole fare nessun altro, non importa. Lo farò io. Combatterò contro il male da solo, se sarà necessario, e lo estirperò dalla faccia dell'universo una volta per tutte!"

Senza dare a nessuno il tempo di controbattere, Wu-Fei si voltò ed uscì dal tempio correndo, incurante dei mormorii di stupore e di indignazione alle sue spalle. Perfino il Decano si alzò dal proprio seggio istoriato per richiamarlo, ma fu ignorato a sua volta.

Wu-Fei non voleva più ascoltare nessuno. In realtà veva udito abbastanza e certamente non aveva nient'altro da dire. Sapeva di aver abbandonato il Consiglio in modo decisamente non ortodosso, ma se non se ne fosse andato immediatamente era certo che il suo cuore sarebbe esploso per la rabbia.

"Maledizione!" Imprecò, senza smettere di correre. Con un balzo superò la corta gradinata davanti al tempio e proseguì attraverso i giardini a rotta di collo. 'Meiran è morta per difendere questo posto. Possibile che non capiscano? Meiran è morta! Morta!'

Senza fiato si fermò all'ombra di un salice. Un'aiuola fiorita gli sorrideva dinanzi agli occhi, facendosi beffe del suo tormento. Fu tentato di scagliarvi una pietra per tentare di spegnere quell'irragionevole felicità. Che senso aveva aver faticato tanto per costruire e preservare quell'angolo di Terra nello spazio se ora doveva essere consegnato nelle mani di uomini indegni oppure essere distrutto? Tuttavia la sua mano si trattenne. Meiran era morta anche per salvare dei fiori come quelli. Meiran...la sua Meiran...

Wu-Fei si lasciò cadere sull'erba e si prese la faccia tra le mani. L'odore della terra lo riportò indietro nel tempo, fino a quel tragico giorno.

Allora era accaduto tutto tanto in fretta che nella sua mente i ricordi non riuscivano a susseguirsi in modo logico; tuttavia le immagini di quello che aveva visto e i suoni che aveva udito erano ancora incisi nella sua testa come graffiti nella roccia.

La sirena dell'allarme aveva suonato quando i mobile suit di OZ avevano attaccato la colonia. Meiran non aveva esitato un solo istante. Si era immediatamente precipitata nell'hangar ed era salita a bordo del Tallgeese, il prototipo da battaglia che aveva costruito il maestro O. Nessuno era riuscito a fermarla. Non aveva dato ascolto ad anima viva, neppure a lui.

Come in un filmato alla moviola la rivide davanti ai propri occhi mentre, un istante prima di entrare nella cabina di pilotaggio, si voltava per rispondere al suo richiamo.

"Non chiamarmi Meiran. Io sono Nataku. Combatterò contro di loro, e vincerò perché sono nel giusto!" Quegli occhi di ossidiana tanto determinati ancora gli perforavano l'anima.

Wu-Fei sospirò. Nataku. Quello era il nome con cui Meiran aveva voluto attraversare il campo di battaglia. Il nome del dio più forte tra tutti gli dei; e Meiran, forte lo era stata davvero.

Aveva combattuto strenuamente per difendere quello che amava, e quando lui stesso aveva deciso di correre ad aiutarla a bordo del Gundam XXXG-01S Shenlong, che all'epoca era ancora incompleto, lei aveva protetto anche lui. Aveva sacrificato se stessa per salvargli la vita, facendogli scudo con il proprio mezzo.

Alla fine avevano vinto. Anzi, Meiran aveva vinto. Tuttavia lo aveva lasciato solo e tutto ciò che gli aveva consentito di fare per lei era stato raccogliere le sue ultime parole su quel placido campo di fiori...

Per l'ennesima volta il dolore si trasformò in rabbia dentro di lui. "Femmina cocciuta! Una donna dovrebbe sempre dare ascolto al proprio marito!"

Inconsciamente strinse le dita a pugno in un vano tentativo di dare sfogo alla propria frustrazione. Se solo Meiran gli avesse dato ascolto...a quest'ora sarebbe stata in vita.  Combattere spettava a lui, e non avrebbe dovuto permettere ad una donna di farlo al posto suo.

Ora tutto quello che poteva fare era onorare la sua memoria lottando in nome di ciò in cui lei aveva creduto, e vendicarne la morte nell'unico modo possibile che fosse rimasto: con il sangue.

Aveva scoperto chi era stato ad ordinare l'attacco su L5 quel giorno. Conosceva il nome di quel comandante perché aveva intercettato le trasmissioni dei nemici durante la battaglia.

'Treize Kushrenada ti troverò e finalmente farò giustizia.' Promise a se stesso.

"Wu-Fei..."

La voce che lo chiamò da dietro le spalle lo colse di sorpresa facendolo trasalire. Immediatamente scattò in piedi e si girò verso il nuovo venuto.

"De..Decano...?" Lo stupore apparve evidente sul suo viso, così come l'imbarazzo per non essersi accorto della silenziosa presenza prima che questi lo chiamasse. Con un po' di ritardo si affrettò a riverire l'anziano capoclan come si conveniva al suo rango, ed umilmente chinò il capo in attesa del rimprovero.

Il vecchio sorrise tra sé socchiudendo i piccoli e saggi occhi circondati da una fitta ragnatela di rughe. "Wu-Fei, alza la testa. Lo sai che per me tu sei come un figlio."

Titubante il ragazzo rialzò lo sguardo incrociando quello del vecchio, ma immediatamente lo distolse. "Io...mi dispiace se ho mancato di rispetto al Consiglio," cominciò, "ma non ho intenzione di cambiare idea. Piloterò lo Shenlong e lo condurrò sulla Terra contro OZ."

"Non sono venuto per dissuaderti. Tu farai ciò che ritieni giusto fare."

Lo sguardo interrogativo del ragazzo indusse l'anziano maestro ad agire. Da un'ampia tasca della veste cerimoniale, estrasse una scatola di legno intarsiato e la consegnò al giovane. Quando questi la aprì rimase a bocca aperta nel trovarsi di fronte lo squisito gioiello d'oro a forma di drago che era accoccolato sul morbido velluto scarlatto.

"Ma che significa?"

 "Quello è l'Alt-Long. Appartiene alla Famiglia da generazioni. E' molto antico e prezioso. Ti potrà servire, quando sarai sulla Terra, per comprare ciò di cui avrai bisogno. Mi dispiace, ma non posso fare di più per te."

Quando Wu-Fei riuscì a staccare gli occhi dal dono inatteso che aveva appena ricevuto, si accorse che l'Anziano si era già allontanato senza aggiungere altro. Improvvisamente a corto di parole, l'unica cosa che fu in grado di fare, fu rivolgere un rispettoso e silenzioso inchino alle spalle del vecchio, nonostante questi non potesse più vederlo.

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Nella vastità dell'hangar una voce irosa rimbombò contro le pareti metalliche, acquistando, se mai fosse stato possibile, un'autorevolezza ancora superiore.

"Perché hai costruito Nataku? E perché distruggere la colonia? Non penserete che possa accettare tutto questo come se niente fosse?"

La voce del maestro O, nonostante la mole considerevole e la prestanza fisica del corpo cui apparteneva, non mostrò invece alcuna forza.

"Wu-Fei, questo non è Nataku. E' lo Shenlong..."

Un lampo di rabbia illuminò i penetranti occhi neri del ragazzo, come un raggio di luna che si rifletta sull'acqua di due profondi pozzi.

"Meiran ha difeso questa macchina con la propria vita, perciò il suo spirito ora riposa qui."

"Devi lasciarla andare, Wu-Fei..."

La voce mesta dello scienziato fu zittita dal pugno del ragazzo che si abbatté sulla sua mascella e lo mandò a rovinare sul pavimento.

"Dimenticarla? Io non posso dimenticarla! Se questo è quello che mi stai chiedendo di fare, io non posso più considerarti il mio maestro!" Gridò furioso. "Andrò sulla Terra da solo, e vincerò perché combatterò per la giustizia!"

Detto questo si allontanò a passo fiero e deciso, lasciando l'ingegnere ancora seduto per terra. Aveva molto da fare prima della partenza, ed aveva perso già abbastanza tempo.

Non appena Wu-Fei si fu allontanato, portando via con sé la sua tempesta interiore, lo scienziato si rialzò in silenzio, massaggiandosi la faccia. Anche se non sapeva come si erano svolti i fatti, sapeva di cosa avrebbero discusso al Tempio, ed era evidente che durante la seduta fosse successo qualcosa. Per quanto Wu-Fei fosse sempre stato uno studente diligente, non era famoso per il suo carattere docile - ed il dolore pulsante che proveva al volto lo testimoniava - ma non lo aveva mai visto così turbato dopo la morte di Meiran.

Ora il punto era: cosa avrebbe dovuto fare lui?

Posò lo sguardo sul gigante di metallo che attendeva l'evolversi della situazione con fierezza imperturbabile, circondato dalle impalcature del cantiere. Aveva lavorato per quindici anni a quel progetto. Quale sarebbe stato il suo destino ora?

Uno squillo richiamò la sua attenzione sull'immagine dell'anziano volto che compariva sul  suo com-link da polso.

"Decano..." Salutò.

"Maestro O, prepari lo Shenlong. Wu-Fei sta per partire."

Dopo un momento di esitazione O annuì. "Sarà pronto in meno di un ora." Confermò, senza tuttavia riuscire a nascondere la propria perplessità.

"Wu-Fei può farcela. Con la sua forza e la sua determinazione può vincere e cambiare il corso della storia." Spiegò il Decano.

"Sì. Lo so. E' l'unico che può farlo."

"Dobbiamo avere fiducia nelle sue capacità. Il destino di molte vite dipende da lui."

L'ingegnere annuì e chiuse la comunicazione. Sapeva che il Decano aveva ragione e che al mondo non esisteva un altro pilota degno dello Shenlong, ma quella missione sulla Terra...

Era passato tanto tempo dal giorno in cui quel Gundam era stato progettato e costruito, ed erano cambiate tante cose negli ultimi anni.

O sperava tanto che quel tentativo non fosse troppo al di sopra delle loro possibilità.

*                   *                     *                     *                     *

Quando più tardi Wu-Fei fece ritorno nell'hangar era pronto alla partenza. Con un curioso miscuglio di antico e moderno indossava la tuta di volo e, mentre in una mano reggeva il casco, nell'altra brandiva la sua superba katana.

Lo sguardo interrogativo dell'ingegnere si posò sull'arcaica e preziosa spada.

"Un guerriero porta sempre con sé la propria arma." Spiegò il ragazzo, senza battere ciglio.

O pensò che fosse lo Shenlong l'arma che il giovane dovesse portare sulla Terra, ma si guardò bene dal dirlo. Per Wu-Fei quel Gundam non era un semplice mobile suit da battaglia, ma un compagno, se non qualcosa di più.

"Nataku è pronto?" Proseguì il ragazzo, risoluto.

"Sì. E' già stato caricato sulla capsula. Puoi partire quando vuoi."

"Bene."

Senza aggiungere altro si voltò ed entrò nell'hangar. Salì sulla capsula e raggiunse la cabina di pilotaggio del mobile suit. Nascose la spada dietro il sedile, si sedette e si allacciò le cinture di sicurezza. Misurò ogni singolo gesto, rendendolo incisivo come se si stesse accingendo a compiere un rito. Per ultima cosa indossò il casco e lo agganciò alla tuta pressurizzata. Prestò particolare attenzione alla corta coda di cavallo in cui aveva raccolto i lucidissimi capelli corvini, affinché non rimanesse chiusa in mezzo alle guarnizioni.

La voce del maestro O lo raggiunse negli auricolari del casco. "Il check-up è già stato eseguito. Do inizio al conto alla rovescia. Dieci secondi al lancio."

"Ricevuto."

Il computer di bordo iniziò silenziosamente a contare con uno sfarfallio di cifre verdi sul monitor principale. Wu-Fei strinse le dita attorno ai comandi, pronto a dare potenza. Socchiuse gli occhi e recitò un'intima preghiera, nell'idioma ancestrale del suo clan. Poi si rivolse allo spirito che sentiva accanto a sé in quel difficile momento.

'Nataku, guardami. Combatterò contro il male e farò giustizia, come tu mi hai insegnato.'

Quasi rispondendo alla sua muta invocazione un sonoro squillo inondò l'abitacolo accordandogli il permesso di partire. Con prontezza il pilota mosse le mani in avanti, liberando la potenza trattenuta nelle camere di combustione della capsula. Immediatamente il lucente involucro metallico sfrecciò nello spazio, lacerando l'oscurità della notte perenne con una scia di gas incandescente.

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Nella quiete della propria casa, il vecchio capoclan posò una mano avvizzita contro la parete di legno, attivando un meccanismo nascosto. Tra le file di libri si aprì una nicchia che custodiva uno schermo sofisticato, costantemente collegato al circuito delle telecamere esterne della colonia.

Un bolide infuocato attraversò improvvisamente la visuale, e poi si spense, mandadndo di tanto in tanto un solo un tenue bagliore, ogni volta che la luce del sole si rifletteva lungo la superficie sfaccettata della capsula. Ad occhio nudo la si sarebbe potuta scambiare per una meteorite in caduta libera verso la Terra.

Il vecchio ricordò che secondo la mitologia di alcuni popoli, gli oggetti luminosi provenienti dallo spazio erano da considerarsi presagi nefasti. Secondo altri, invece, annunciavano l'avverarsi di un sogno, o di un desiderio, a patto però che si fosse assolutamente convinti di ciò che si andava chiedendo. Naturalmente da un certo punto di vista entrambi nascondevano un frammento di vertà. Infatti ciò che per alcuni poteva rappresentare la rovina, ad altri sarebbe apparso come una benedizione.

In quel caso sarebbe stato compito di Wu-Fei fare in modo che quel viaggio sulla Terra concretizzasse il desiderio di libertà e giustizia degli gli abitanti di L5 a scapito dell'arroganza di OZ.

Stanco di aguzzare la vista sul cielo stellato, il vecchio Decano spense lo schermo, che sparì nuovamente nella sua nicchia all'interno della libreria, e chiuse i piccoli occhi allungati, preparandosi mentalmente al suo quotidiano rito di meditazione. Quel giorno aveva una preghiera speciale da rivolgere ai propri dei...una preghiera che avrebbe recitato per molti altri giorni a venire.

'Che la Luce guidi sempre i tuoi passi, Wu-Fei. Così come quelli di tutti noi...'

TBC...

AN: Ovviamente medaglia numero 5 per tutti voi! ^___^

Allora, vi ho convinti sul perchè Wu-Fei non potrebbe mai distruggere lo Shenlong? E sono per caso riuscita a dare una spiegazione circa la sua supposta misoginia? (Sì, perchè io in realtà non credo che Wufie odi le donne, ma penso semplicemente che non sopporti l'idea di vederle soffrire, o peggio, morire combattendo).

Qualunque siano le vostre opinioni al riguardo non mancate di farmelo sapere. Le vostre idee sono sempre le ben venute. ^__^

CIAO E (spero) A PRESTO!!