Ciao!! Arriva Vegaladhion... wow! Ho fatto un xsonaggi ke mi va così a genio ke quasi lo preferisco a Legolas!!^_^
Le stagioni passavano…
Gli anni trascorrevano…
E tutto, a Lothlorien,
sembrava benedetto da una perenne pace.
Solo i sovrani,
accigliati sul loro trono,
sapevano che non sarebbe durata
e che non era altro che un momento di tregua…
Mentre Annùndil cresceva in compagnia delle amiche sognando di colui che avrebbe amato, nel Bosco Atro, Legolas, il segreto futuro sposo di Annùndil, stava a sua volta crescendo…
Il giorno della loro nascita il fratello di Legolas, Vegaladhion, fu rinchiuso in prigione per ordine di suo padre dicendo al popolo, che già l'amava, che era morto durante il sonno per una causa misteriosa e quest'ultimo non sapeva darsi pace…
Nessuno ricordò mai Vegaladhion a Legolas, pensando che fosse meglio non riaprire una ferita su quel giovane che, in realtà, non era mai stato al corrente della morte del fratello, e tanto meno della sua nascita.
Il popolo però ricordava Vegaladhion ed era fermamente convinto che Legolas, pur possedendo molte doti da re, non fosse all'altezza del fratello, mentre il padre ne era fiero e lo amava tantissimo.
Il padre, Thranduil, era conosciuto come un elfo molto strano e lunatico… gli elfi più potenti usavano dire che era una maledizione mandatagli da Melkor, il Valar caduto, geloso della saggezza degli elfi… infatti era così diverso da Galadriel, Celeborn,…
Molti, alla nascita di Vegaladhion avrebbero scommesso che sarebbe stato una peste come il padre mentre, sia lui che Legolas non ne sembravano nemmeno lontanamente parenti per loro fortuna!!
Vegaladhion era molto più vecchio di Legolas, infatti ciò si notava fisicamente, anche se forse era per colpa della dura vita che da anni conduceva, chiuso in un carcere, dimenticato, rimpianto,… ma vivo.
Era alto ed aveva un fisico scolpito come un impassibile statua greca… oltre a quello, che era abbastanza nella norma per un elfo, aveva dei lineamenti che facevano dubitare che fosse un elfo… aveva lunghi capelli color nocciola leggermente mossi, occhi blu intenso come un terso cielo estivo, viso deciso e virile…
Il carattere era anch'esso molto diverso da quello del fratello ma era quello perfetto per un re… quel re che non sarebbe mai potuto essere.
Era molto deciso e arguto, lento all'odio come alla fiducia, coraggioso ed impavido… non aveva paura di nulla, tanto meno della morte;
ma la sua vita l'aveva reso duro, non bramava il trono del fratello, l'unica cosa che desiderava era la libertà poi se ne sarebbe andato, per sempre.
Non credeva ormai più nell'amore, nemmeno nei suoi ricordi ce n'erano tracce… la madre, forse l'unica che l'avrebbe amato, era morta dandolo alla luce e lui si sentì sempre rifiutato dal padre e da coloro a cui lui imponeva di comportarsi in tal modo.
Il popolo l'amava anche durante la sua gioventù ma lui non aveva mai avuto tanti amici… era difficile conquistare la sua fiducia come lo era fargli 'mostrare il fianco', non si era mai nemmeno innamorato… probabilmente non si sarebbe mai innamorato.
Però spesso avrebbe desiderato incontrare il fratello… non riusciva ad odiarlo, era l'unica persona per cui nutriva una sorta d'amore pur non conoscendolo… si faceva lungamente raccontare di lui dai cancellieri che non sapevano che colui che trattenevano con la forza fosse il loro amato principe.
Nei tempi di cui raccontiamo era allo strenuo delle forze… chissà quanto sarebbe riuscito ancora a vivere in quel sotterraneo se…
Forse il suo destino cominciava a destarsi dal torpore in cui era caduto da forse troppo tempo…
La famiglia regnante il Bosco Atro, i Greenleaf o Verdefoglia, nasceva con una foglia verde come tatuata sul braccio, appena sotto la spalla, a sinistra.
Ma Vegaladhion, forse perchè sua madre non era di stirpe regale, non aveva quella prova di appartenenza alla famiglia, di essere davvero sè stesso...
una notte, quando sentiva che non sarebbe potuto restare tanto rinchiuso ancora prima di chiudere gli occhi su quel mondo orrendo per lui, guardando pieno d'odio la luna in una pozzanghera d'acqua stagnate che rifletteva ciò che si vedeva da una piccolissima fessura, ebbe una visione, la prima, forse anche l'ultima... perchè nessun Greenleaf ne aveva mai avute...
si trovava tutto d'un tratto in un bosco sconfinato e la prima cosa che vide era che non c'erano barriere, nessuna, avrebbe potuto correre, scappare, ma in quel momento desiderava trattenersi, aspettare, qualcosa glie'lo suggeriva...
infatti poco dopo, in lontananza, vide una fanciulla molto bella, camminare verso di lui... più s'avvicinava più lui sentiva il dolore di cui lei era vittima... dover sottostare, far ciò che gli veniva detto, dover comportarsi da regina...
i suoi abiti erano simili ad una tenuta da notte elfica, era una complicata tunica bianca, scollata alle spalle e piena di veli, pizzi, ricami,... sembrava dover essere davvero una persona degna di rispetto... allora perchè proprio lui l'incontrava??
Lui che non era nessuno nel vero senso dell'espressione, non era neppure più sè stesso, o almeno, lo era ma non poteva provarlo...
Più la giovane s'avvicinava più le lacrime le rigavano il dolce ed appena rosato viso, riflettendo il bagliore lunare, quasi brillando come diamanti per illuminare la loro creatrice...
Ella aprì la bocca per parlare...
La voce che ne usciva non sembrava poter essere reale perchè mai più lui sentì altro parlare con quel tono, così dolce, conciliante ma anche rassegnato che però manteneva la sua sicurezza... per piano che parlasse se anche la foresta fosse stata gremita di persone la sua voce si sarebbe sentita prevelendo sulle altre... gli alberi e l'aria inumidita dalla presenza di un ruscello poco lontano, era come se la amplificassero...
"Vegaladhion...
I amar prestar aen… (il mondo è cambiato)
Tolo dan nan galadh." (torna alla luce)
Ed in quel momento una luce si sprigionò da entrambi… Vegaladhion sentiva un tremendo dolore al braccio dove avrebbe dovuto essere la foglia verde…
Poi la giovane continuò a parlare:
"La tua sofferenza fisica ha un termine…
perché ora sarai sottoposto ad una
che mescolerà l'amore con l'odio,
la ragione con l'errore,
il destino con le profezie,
e tu sei colui che solo può far accadere tutto ciò
tu solo
…
per questo sei libero. "
Vegaladhion si trovò di nuovo nella cella quando si 'risvegliò', il dolore nel braccio era insopportabile ma non gli privò di sentire per l'ultima volta la voce della giovane:
" Che i Valar ti proteggano,
Vegaladhion
Greenleaf"
Nel preciso momento il cui ella proferì quell'ultima parole dal braccio di Vegaladhion uscì del sangue, ma lui non ebbe dolore da urlare, era così forte da mozzargli il fiato in gola, da fargli credere che la libertà di cui ella parlava era la morte…
Lentamente il dolore s'acquietò e quando Vegaladhion tolse la mano destra che premeva sul braccio sinistro, sotto al sangue, gli parve di vedere quell'emblema che aveva permesso la sua carcerazione, che gli aveva negato la sua identità, che, come uno scherzo, possedevano tutti i Greenleaf tranne lui.
Subito dimenticò il dolore, si tamponò con un lembo del suo semplice abito e scoprì che era vero, quella giovane gli aveva donato la libertà.
Sembrava che fosse lì da sempre, la foglia era un verde deciso che quasi brillava d'oro, non sarebbe più scomparsa, mai più… davvero.
Le stagioni passavano…
Gli anni trascorrevano…
E tutto, a Lothlorien,
sembrava benedetto da una perenne pace.
Solo i sovrani,
accigliati sul loro trono,
sapevano che non sarebbe durata
e che non era altro che un momento di tregua…
Mentre Annùndil cresceva in compagnia delle amiche sognando di colui che avrebbe amato, nel Bosco Atro, Legolas, il segreto futuro sposo di Annùndil, stava a sua volta crescendo…
Il giorno della loro nascita il fratello di Legolas, Vegaladhion, fu rinchiuso in prigione per ordine di suo padre dicendo al popolo, che già l'amava, che era morto durante il sonno per una causa misteriosa e quest'ultimo non sapeva darsi pace…
Nessuno ricordò mai Vegaladhion a Legolas, pensando che fosse meglio non riaprire una ferita su quel giovane che, in realtà, non era mai stato al corrente della morte del fratello, e tanto meno della sua nascita.
Il popolo però ricordava Vegaladhion ed era fermamente convinto che Legolas, pur possedendo molte doti da re, non fosse all'altezza del fratello, mentre il padre ne era fiero e lo amava tantissimo.
Il padre, Thranduil, era conosciuto come un elfo molto strano e lunatico… gli elfi più potenti usavano dire che era una maledizione mandatagli da Melkor, il Valar caduto, geloso della saggezza degli elfi… infatti era così diverso da Galadriel, Celeborn,…
Molti, alla nascita di Vegaladhion avrebbero scommesso che sarebbe stato una peste come il padre mentre, sia lui che Legolas non ne sembravano nemmeno lontanamente parenti per loro fortuna!!
Vegaladhion era molto più vecchio di Legolas, infatti ciò si notava fisicamente, anche se forse era per colpa della dura vita che da anni conduceva, chiuso in un carcere, dimenticato, rimpianto,… ma vivo.
Era alto ed aveva un fisico scolpito come un impassibile statua greca… oltre a quello, che era abbastanza nella norma per un elfo, aveva dei lineamenti che facevano dubitare che fosse un elfo… aveva lunghi capelli color nocciola leggermente mossi, occhi blu intenso come un terso cielo estivo, viso deciso e virile…
Il carattere era anch'esso molto diverso da quello del fratello ma era quello perfetto per un re… quel re che non sarebbe mai potuto essere.
Era molto deciso e arguto, lento all'odio come alla fiducia, coraggioso ed impavido… non aveva paura di nulla, tanto meno della morte;
ma la sua vita l'aveva reso duro, non bramava il trono del fratello, l'unica cosa che desiderava era la libertà poi se ne sarebbe andato, per sempre.
Non credeva ormai più nell'amore, nemmeno nei suoi ricordi ce n'erano tracce… la madre, forse l'unica che l'avrebbe amato, era morta dandolo alla luce e lui si sentì sempre rifiutato dal padre e da coloro a cui lui imponeva di comportarsi in tal modo.
Il popolo l'amava anche durante la sua gioventù ma lui non aveva mai avuto tanti amici… era difficile conquistare la sua fiducia come lo era fargli 'mostrare il fianco', non si era mai nemmeno innamorato… probabilmente non si sarebbe mai innamorato.
Però spesso avrebbe desiderato incontrare il fratello… non riusciva ad odiarlo, era l'unica persona per cui nutriva una sorta d'amore pur non conoscendolo… si faceva lungamente raccontare di lui dai cancellieri che non sapevano che colui che trattenevano con la forza fosse il loro amato principe.
Nei tempi di cui raccontiamo era allo strenuo delle forze… chissà quanto sarebbe riuscito ancora a vivere in quel sotterraneo se…
Forse il suo destino cominciava a destarsi dal torpore in cui era caduto da forse troppo tempo…
La famiglia regnante il Bosco Atro, i Greenleaf o Verdefoglia, nasceva con una foglia verde come tatuata sul braccio, appena sotto la spalla, a sinistra.
Ma Vegaladhion, forse perchè sua madre non era di stirpe regale, non aveva quella prova di appartenenza alla famiglia, di essere davvero sè stesso...
una notte, quando sentiva che non sarebbe potuto restare tanto rinchiuso ancora prima di chiudere gli occhi su quel mondo orrendo per lui, guardando pieno d'odio la luna in una pozzanghera d'acqua stagnate che rifletteva ciò che si vedeva da una piccolissima fessura, ebbe una visione, la prima, forse anche l'ultima... perchè nessun Greenleaf ne aveva mai avute...
si trovava tutto d'un tratto in un bosco sconfinato e la prima cosa che vide era che non c'erano barriere, nessuna, avrebbe potuto correre, scappare, ma in quel momento desiderava trattenersi, aspettare, qualcosa glie'lo suggeriva...
infatti poco dopo, in lontananza, vide una fanciulla molto bella, camminare verso di lui... più s'avvicinava più lui sentiva il dolore di cui lei era vittima... dover sottostare, far ciò che gli veniva detto, dover comportarsi da regina...
i suoi abiti erano simili ad una tenuta da notte elfica, era una complicata tunica bianca, scollata alle spalle e piena di veli, pizzi, ricami,... sembrava dover essere davvero una persona degna di rispetto... allora perchè proprio lui l'incontrava??
Lui che non era nessuno nel vero senso dell'espressione, non era neppure più sè stesso, o almeno, lo era ma non poteva provarlo...
Più la giovane s'avvicinava più le lacrime le rigavano il dolce ed appena rosato viso, riflettendo il bagliore lunare, quasi brillando come diamanti per illuminare la loro creatrice...
Ella aprì la bocca per parlare...
La voce che ne usciva non sembrava poter essere reale perchè mai più lui sentì altro parlare con quel tono, così dolce, conciliante ma anche rassegnato che però manteneva la sua sicurezza... per piano che parlasse se anche la foresta fosse stata gremita di persone la sua voce si sarebbe sentita prevelendo sulle altre... gli alberi e l'aria inumidita dalla presenza di un ruscello poco lontano, era come se la amplificassero...
"Vegaladhion...
I amar prestar aen… (il mondo è cambiato)
Tolo dan nan galadh." (torna alla luce)
Ed in quel momento una luce si sprigionò da entrambi… Vegaladhion sentiva un tremendo dolore al braccio dove avrebbe dovuto essere la foglia verde…
Poi la giovane continuò a parlare:
"La tua sofferenza fisica ha un termine…
perché ora sarai sottoposto ad una
che mescolerà l'amore con l'odio,
la ragione con l'errore,
il destino con le profezie,
e tu sei colui che solo può far accadere tutto ciò
tu solo
…
per questo sei libero. "
Vegaladhion si trovò di nuovo nella cella quando si 'risvegliò', il dolore nel braccio era insopportabile ma non gli privò di sentire per l'ultima volta la voce della giovane:
" Che i Valar ti proteggano,
Vegaladhion
Greenleaf"
Nel preciso momento il cui ella proferì quell'ultima parole dal braccio di Vegaladhion uscì del sangue, ma lui non ebbe dolore da urlare, era così forte da mozzargli il fiato in gola, da fargli credere che la libertà di cui ella parlava era la morte…
Lentamente il dolore s'acquietò e quando Vegaladhion tolse la mano destra che premeva sul braccio sinistro, sotto al sangue, gli parve di vedere quell'emblema che aveva permesso la sua carcerazione, che gli aveva negato la sua identità, che, come uno scherzo, possedevano tutti i Greenleaf tranne lui.
Subito dimenticò il dolore, si tamponò con un lembo del suo semplice abito e scoprì che era vero, quella giovane gli aveva donato la libertà.
Sembrava che fosse lì da sempre, la foglia era un verde deciso che quasi brillava d'oro, non sarebbe più scomparsa, mai più… davvero.
