Yeah!! Qua si parla anche di Legolas… la vostra audacia è finalmente ripagata!! ^_^ … ma non a sufficienza per i miei gusti… tenete duro!
Il fatto più straordinario era compiuto,
la giustizia era finalmente tornata a chi la meritava,
e la libertà ora era offerta a Vegaladhion,
che sempre l'aveva tanto agognata,
che sempre l'aveva sognata, sperando null'altro oltre ciò.
Per un po' Vegaladhion pensò a cosa voleva dire 'uscire' e che doveva riuscire a farlo senza che Thranduil se ne accorgesse perché forse dopo non ne avrebbe avuta più la possibilità.
Realizzò che la cosa che più voleva era incontrare il fratello, il cancelliere gli aveva raccontato che prometteva di diventare un buon re, con attitudine per le armi, coraggio, sincerità e saggezza ma in cuor suo ancora piangeva il povero Vegaladhion, morto alla nascita di Legolas.
Comunque Vegaladhion non riusciva a non fidarsi del fratello, sentiva che non l'avrebbe tradito, in cuor suo lo sapeva come una certezza inconfutabile.
Così pochi giorni dopo, alla notte, chiamò il cancelliere e finse di stare male cosicché quest'ultimo entrò nella cella e gli si avvicinò e Vegaladhion proferì, piano ma distintamente:
"Se fossi il vostro re morto andreste contro il vostro re attuale liberandomi?"
"Prigioniero, è tanti anni che siete qua, non sono a conoscenza del fallo che vi costa una vita in prigione, ma sapete, per essere un re bisogna possedere la reale foglia verde, simbolo indissolubile che nessuno stregone può far comparire o scomparire, e voi non la possedete."
" Perché non dovrei possederla, se sono Vegaladhion?"
"Perché voi non lo siete, state delirando,e…"
"E…"
"E voi non potete trattenermi qua sfruttando la mia incredulità riguardo alla morte di Vegaladhion." E fece per andarsene
"Vegaladhion vi ordina di fermarvi" disse con la voce sicura e sostenuta, scoprendo la foglia
Il cancelliere non aveva parole da pronunciare… era totalmente ammutolito
"Riesce a mantenere un segreto, dividendolo con Vegaladhion? Con me?"
"Cosa devo fare, mio sovrano?"
"Nascondermi ancora finchè i tempi non matureranno… ma lasciandomi conoscere mio fratello."
"Sa che questa è la cosa più rischiosa che mi chiede."
"Uscirò alla notte, il re non mi vedrà, ma se ciò dovesse accadere io sarò un miserabile ladro e voi appiccherete il fuoco a questa cella dicendo che il prigioniero è morto nelle fiamme, nate non si sa come."
"Voi siete il mio Re" disse il cancelliere prostrandosi
"Sarò di ritorno per il cambio della guardia"
E così dicendo uscì, né correndo né camminando ma con un passo impercettibile persino da un elfo come lui.
Aveva ripercorso con la mente migliaia di volte il percorso per arrivare al castello, che conteneva tutto il suo passato, ricordava ancora tutto, ogni minuzioso oggetto ivi contenuto, ogni timbro di voce di chi vi lavorava o viveva, ogni …
Uscire dalla segreta non fu molto difficile perché l'unico prigioniero era lui ed il re vi aveva messo un solo cancelliere perché sapeva che Vegaladhion non ne sarebbe mai uscito; ma una volta varcata l'entrata tutto fu più arduo, i felici ricordi lo sommersero, insieme a quelli dolorosi quando, durante il sonno l'avevano preso e condotto nella segreta soffocando le sue urla, quelle di un giovane…
Ed oramai era adulto, quanto tempo aveva passato dentro quelle quattro mura, quante primavere aveva perso, quanti fiori non aveva visto sbocciare e riempire le infinite radure del Bosco Atro, quante piccole risse tra commercianti non aveva potuto placare, quanti non aveva potuto fermare…
Quegli anni non si potranno mai riavere ma la giovane gli aveva ridonato la vita, e lui doveva viverla.
Pensando a mente lucida, respirando la pura aria notturna, nel silenzio della vita, come avrebbe potuto aiutare quella giovane che gli aveva donato la libertà? Come avrebbe risposto Legolas, della rivelazione di avere un fratello, o che costui è tutt'ora in vita? Cos'avrebbe fatto poi con quello?…
Ma i piedi s'incamminarono da soli verso la stanza del fratello…nascondendosi da guardie, salendo su alberi,… fino ad arrivare al balcone di Legolas ed entrando nella sua stanza:
"Chi siete?" disse Legolas, interrompendo il suo riposo e sgranando i suoi occhi nocciola come per trapassare quell'invasore, chiunque esso sia
"Qualcuno che di te conosce tutto ma di cui tu non conosci nemmeno l'esistenza" Vegaladhion non aveva paura né era deluso dal fratello e mostrò uno sguardo ugualmente deciso ed irremovibile
"Chi siete? Sono Legolas Greenleaf, il principe, non potete sostenere il mio sguardo." Legolas era stato educato con fare deciso e crudele nel bisogno ma la sua indole non era aggressiva e vedendo quegli occhi nel buio non riusciva a mantenere quel timbro di voce che l'aveva contraddistinto prima, sentiva che non era un semplice ladro e l'idea di non conoscere chi, in quel momento, avrebbe potuto fargli qualsiasi cosa nutriva un po' di paura mista a curiosità
"Sono un'ombra, qualcuno che non deve essere… ma che è."
Legolas, fulminio, estrasse la sua spada dal fodero, sulla poltrona:
"Se non dovete essere il mio dovere è uccidervi, ditemi prima chi siete, perché non potrete farlo dopo." Puntandogli la spada alla gola con una perfezione tale che il respiro di Vegaladhion gli fece sentire l'affilata punta
"Sono tuo fratello." Proferì Vegaladhion, con voce decisa
E nella stanza calò il silenzio,
rotto soltanto dalla sonora caduta della spada di Legolas a terra, tra i due fratelli
"Legolas, vuoi che rimanga o che torni nell'ombra?"
"Rimani… i miei sogni hanno validità, esiste mio fratello; siediti, raccontami tutto quello che mi è stato negato di conoscere"
Entrambi si sedettero sul letto e Vegaladhion cominciò a narrare:
"Sono figlio di nostro padre ma mia madre non è una reale, o non era, perché è morta dandomi alla luce; così Thranduil mi ha tenuto a corte finchè non sei nato tu, che hai assicurato a lui una stirpe totalmente reale, e, visto che io sarei dovuto essere re perché primogenito, mi ha rinchiuso dicendo al popolo che ero morto ma… una messaggera dei Valar mi ha dato la libertà, perché così dev'essere…"
"Sei venuto per reclamare il tuo diritto di regnare?"
"Sono venuto per reclamare il mio diritto di avere un fratello, volevo conoscerti, più di qualsiasi altra cosa."
"Ed dove andrai?"
"Tornerò alla prigione, ne uscirò alla sera per tornare, se desideri."
"Torna. Non temere per la tua incolumità, nostro padre non verrà avvertito di nulla da me."
"Si fa mattino, domani notte sarò qua di nuovo."
Vegaladhion non aspettò risposta, fu così veloce che sembrò fosse scomparso magicamente, lasciando a Legolas un segreto, una verità, una nuova ingiustizia commessa dal padre a cui lui avrebbe dovuto porre fine.
Il fatto più straordinario era compiuto,
la giustizia era finalmente tornata a chi la meritava,
e la libertà ora era offerta a Vegaladhion,
che sempre l'aveva tanto agognata,
che sempre l'aveva sognata, sperando null'altro oltre ciò.
Per un po' Vegaladhion pensò a cosa voleva dire 'uscire' e che doveva riuscire a farlo senza che Thranduil se ne accorgesse perché forse dopo non ne avrebbe avuta più la possibilità.
Realizzò che la cosa che più voleva era incontrare il fratello, il cancelliere gli aveva raccontato che prometteva di diventare un buon re, con attitudine per le armi, coraggio, sincerità e saggezza ma in cuor suo ancora piangeva il povero Vegaladhion, morto alla nascita di Legolas.
Comunque Vegaladhion non riusciva a non fidarsi del fratello, sentiva che non l'avrebbe tradito, in cuor suo lo sapeva come una certezza inconfutabile.
Così pochi giorni dopo, alla notte, chiamò il cancelliere e finse di stare male cosicché quest'ultimo entrò nella cella e gli si avvicinò e Vegaladhion proferì, piano ma distintamente:
"Se fossi il vostro re morto andreste contro il vostro re attuale liberandomi?"
"Prigioniero, è tanti anni che siete qua, non sono a conoscenza del fallo che vi costa una vita in prigione, ma sapete, per essere un re bisogna possedere la reale foglia verde, simbolo indissolubile che nessuno stregone può far comparire o scomparire, e voi non la possedete."
" Perché non dovrei possederla, se sono Vegaladhion?"
"Perché voi non lo siete, state delirando,e…"
"E…"
"E voi non potete trattenermi qua sfruttando la mia incredulità riguardo alla morte di Vegaladhion." E fece per andarsene
"Vegaladhion vi ordina di fermarvi" disse con la voce sicura e sostenuta, scoprendo la foglia
Il cancelliere non aveva parole da pronunciare… era totalmente ammutolito
"Riesce a mantenere un segreto, dividendolo con Vegaladhion? Con me?"
"Cosa devo fare, mio sovrano?"
"Nascondermi ancora finchè i tempi non matureranno… ma lasciandomi conoscere mio fratello."
"Sa che questa è la cosa più rischiosa che mi chiede."
"Uscirò alla notte, il re non mi vedrà, ma se ciò dovesse accadere io sarò un miserabile ladro e voi appiccherete il fuoco a questa cella dicendo che il prigioniero è morto nelle fiamme, nate non si sa come."
"Voi siete il mio Re" disse il cancelliere prostrandosi
"Sarò di ritorno per il cambio della guardia"
E così dicendo uscì, né correndo né camminando ma con un passo impercettibile persino da un elfo come lui.
Aveva ripercorso con la mente migliaia di volte il percorso per arrivare al castello, che conteneva tutto il suo passato, ricordava ancora tutto, ogni minuzioso oggetto ivi contenuto, ogni timbro di voce di chi vi lavorava o viveva, ogni …
Uscire dalla segreta non fu molto difficile perché l'unico prigioniero era lui ed il re vi aveva messo un solo cancelliere perché sapeva che Vegaladhion non ne sarebbe mai uscito; ma una volta varcata l'entrata tutto fu più arduo, i felici ricordi lo sommersero, insieme a quelli dolorosi quando, durante il sonno l'avevano preso e condotto nella segreta soffocando le sue urla, quelle di un giovane…
Ed oramai era adulto, quanto tempo aveva passato dentro quelle quattro mura, quante primavere aveva perso, quanti fiori non aveva visto sbocciare e riempire le infinite radure del Bosco Atro, quante piccole risse tra commercianti non aveva potuto placare, quanti non aveva potuto fermare…
Quegli anni non si potranno mai riavere ma la giovane gli aveva ridonato la vita, e lui doveva viverla.
Pensando a mente lucida, respirando la pura aria notturna, nel silenzio della vita, come avrebbe potuto aiutare quella giovane che gli aveva donato la libertà? Come avrebbe risposto Legolas, della rivelazione di avere un fratello, o che costui è tutt'ora in vita? Cos'avrebbe fatto poi con quello?…
Ma i piedi s'incamminarono da soli verso la stanza del fratello…nascondendosi da guardie, salendo su alberi,… fino ad arrivare al balcone di Legolas ed entrando nella sua stanza:
"Chi siete?" disse Legolas, interrompendo il suo riposo e sgranando i suoi occhi nocciola come per trapassare quell'invasore, chiunque esso sia
"Qualcuno che di te conosce tutto ma di cui tu non conosci nemmeno l'esistenza" Vegaladhion non aveva paura né era deluso dal fratello e mostrò uno sguardo ugualmente deciso ed irremovibile
"Chi siete? Sono Legolas Greenleaf, il principe, non potete sostenere il mio sguardo." Legolas era stato educato con fare deciso e crudele nel bisogno ma la sua indole non era aggressiva e vedendo quegli occhi nel buio non riusciva a mantenere quel timbro di voce che l'aveva contraddistinto prima, sentiva che non era un semplice ladro e l'idea di non conoscere chi, in quel momento, avrebbe potuto fargli qualsiasi cosa nutriva un po' di paura mista a curiosità
"Sono un'ombra, qualcuno che non deve essere… ma che è."
Legolas, fulminio, estrasse la sua spada dal fodero, sulla poltrona:
"Se non dovete essere il mio dovere è uccidervi, ditemi prima chi siete, perché non potrete farlo dopo." Puntandogli la spada alla gola con una perfezione tale che il respiro di Vegaladhion gli fece sentire l'affilata punta
"Sono tuo fratello." Proferì Vegaladhion, con voce decisa
E nella stanza calò il silenzio,
rotto soltanto dalla sonora caduta della spada di Legolas a terra, tra i due fratelli
"Legolas, vuoi che rimanga o che torni nell'ombra?"
"Rimani… i miei sogni hanno validità, esiste mio fratello; siediti, raccontami tutto quello che mi è stato negato di conoscere"
Entrambi si sedettero sul letto e Vegaladhion cominciò a narrare:
"Sono figlio di nostro padre ma mia madre non è una reale, o non era, perché è morta dandomi alla luce; così Thranduil mi ha tenuto a corte finchè non sei nato tu, che hai assicurato a lui una stirpe totalmente reale, e, visto che io sarei dovuto essere re perché primogenito, mi ha rinchiuso dicendo al popolo che ero morto ma… una messaggera dei Valar mi ha dato la libertà, perché così dev'essere…"
"Sei venuto per reclamare il tuo diritto di regnare?"
"Sono venuto per reclamare il mio diritto di avere un fratello, volevo conoscerti, più di qualsiasi altra cosa."
"Ed dove andrai?"
"Tornerò alla prigione, ne uscirò alla sera per tornare, se desideri."
"Torna. Non temere per la tua incolumità, nostro padre non verrà avvertito di nulla da me."
"Si fa mattino, domani notte sarò qua di nuovo."
Vegaladhion non aspettò risposta, fu così veloce che sembrò fosse scomparso magicamente, lasciando a Legolas un segreto, una verità, una nuova ingiustizia commessa dal padre a cui lui avrebbe dovuto porre fine.
