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Capitolo 6

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Amore di me perduto
Memoria non umana:
sui molti splendono stimmate celesti;
gravi stellati scendono nei fiumi:
soffoca un'ora di pioggia soave,
e muove un canto in questa notte eterna.

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Correva. Come non aveva mai fatto in vita sua – più di quanto le forze gli avrebbero potuto realmente concedere.

~ ("Mai una parola...") ~

La pioggia s'infrangeva contro i tratti del suo volto mentre le sue urla si perdevano nel vento della tempesta.

~ ("Sacrificare ogni tuo potere in nome del dolore") ~

L'acqua prese a risalire dal fondo dei suoi pantaloni, mentre il fango gli schizzava sul vecchio pigiama, intaccandone il candore.

~ ("...e mai una lacrima") ~

S'addentrò nella foresta, incurante dei pericoli in cui avrebbe potuto imbattersi. Finalmente lo trovò, nelle vicinanze del tronco su cui era scivolato il pomeriggio precedente.

"Tom!"

Gridò a perdifiato

"Tom!"

Riddle si voltò: Remus era in piedi di fronte a lui, completamente zuppo, i vestiti laceri. Provò ancora quella strana sensazione di calore, tutt'intorno al cuore.

"Tom!"
Ripeté il bambino, scandendo ogni lettera di quel nome come ne andasse della sua stessa vita:
"Tom!"
Remus arrestò la sua corsa su un mucchio di foglie a pochi metri da lui. Tom lo fissò interrogativamente.
Remus sorrise.
"E' l'amore, Tom!"
Urlò, mentre i sibili di Ekans si disperdevano nella pioggia.
"L'amore?"
Ripeté noncurante il ragazzo, sorridendo mentalmente al pensiero di non essersi accorto della sue presenza, poco prima.
Remus annuì soddisfatto.
"Quel tipo d'amore che tu rifiuti di provare – e quello cui io sono stato sottratto...".
Spiegò.

Tom strizzò gli occhi. Che diavolo gli stava dicendo quel bambino?! Possibile che... che fosse riuscito a capirlo così a fondo?... No. Non poteva aver indagato così a fondo nel suo cuore, a meno che....
"Gli incubi... " stava dicendo il bambino, "gli incubi che viviamo sono solo ciò che il nostro cuore desidera – e che la nostra anima tenta di negare!"

NO! Come poteva a soli sei anni.... Tom lo fissò negli occhi, fino a che non lo rivide, il sangue che colava da quelli iridi dorate, - e il dolore e la pena lavati via dalla pioggia purificatrice per poi essere sostituiti da un bellissimo sorriso di pesco....
"E' solo... la nostra volontà".
Remus pronunciò quelle parole quasi sussurrandole, ma quelle colpirono Tom come gli fossero state urlate direttamente nell'orecchio. Strinse convulsamente i pugni – forse adesso....
Ekans sibilò guardingo. Svelta, una figura si fece strada tre le ombre della foresta, avvolgendo Remus in una stretta fatale. Il bambino cominciò a dimenarsi, tentando di invocare aiuto, ma una mano gli venne posata sulla bocca, per impedirgli di gridare. Tom scattò in avanti, impugnando la bacchetta dal di sotto del mantello.

"E così il piccolo, bastardo, prova ad attaccare gli stranieri, adesso! Siete fortunato che via abbiamo trovato, signore! Avrebbe potuto farvi del male, la bestiaccia!"
Esordì una voce roca.
Tom riprese ad avanzare, lento:
>"Un lupo mannaro... farmi del male?... Non capisco..."
Disse, ostentando sorpresa a quella falsa rivelazione.
"Certo! Disse una seconda voce, dietro di lui:
"Già... nemmeno a Dest's Gate volevano crederci... AH! Idioti! Ma io e il mio collega Ray, qui lo sapevamo! L'abbiamo sempre saputo che quei Lupon/Plassent erano pericolosi! E, naturalmente, abbiamo anche indagato... sì! AH!... Sappia solo, amico mio, che stasera ha rischiato di finire in pasto a questo piccolo... orrore! Vero, stronzetto?!" Concluse, rivolgendo a Remus uno sguardo pieno di sdegno.

Il bambino fissò supplicante Tom. Perle color dell'ambra, in cui oro brillava riflesso il viola della tempesta, e opache sfere nere incrociarono i loro sguardi. Nonostante il fragore della tempesta, Riddle riuscì chiaramente a distinguere il lucido manto che velava gli occhi del bambino di fronte a lui, così estranei al candore del suo volto.

Remus non emise un gemito di dolore quando Ray gli legò saldamente i polsi, posizionandoli nel modo che per lui fosse il più doloroso possibile. "Non gli darà mai una soddisfazione simile..." Pensò Tom, accarezzando il legno della bacchetta per tutta la sua lunghezza. [1]
Il secondo uomo si portò vicino a Tom, mani ai fianchi e gambe divaricate.
"Magia! – disse sprezzante – magia! Ecco la causa di tutti i mali in questo paese!"
Tom riuscì a stento a trattenere Ekans dall'attaccarlo dal di sotto del mantello. L'uomo continuò, ignaro del suo errore.
"Quel piccolo bastardo – ringhiò, indicando Remus con un cenno della pesante testa pelata – Non gli bastava essere figlio di quella strega puttana! – (e qui Tom strinse i pugni fino a quasi conficcarsi i pugni nella carne) - No! Lui doveva anche farsi mordere dalla bella lupacchiotta!" [2]
"Cos'è piccino andavi in cerca di forti emozioni?!"
Rincarò Ray, scompigliando pesantemente i capelli di Remus, che cominciò a essere scosso da forti tremiti. I due complici risero sguaiatamente a quella reazione, mentre Tom saldava la presa attorno all'asta della bacchetta.
"Maghi e streghe... sinceramente!" riprese il secondo uomo, passando un braccio attorno alle spalle di Tom, che provò un istintivo moto di disgusto – "sinceramente! Chi vorrebbe mai averci a che fare?!"

Riddle stava facendo di tutto per non ridergli in faccia: nonostante l'avesse toccato (e questo sarebbe bastato per spedirlo dritto nella fogna da cui era emerso), quell'idiota non si era nemmeno accorto dell'incantesimo impermeabile che lo proteggeva dalla pioggia.... [3]

Nel frattempo, Remus, costretto in ginocchio nel fango dal suo aggressore, aveva smesso di opporre resistenza. Tom prese a fissarlo, non distogliendo lo sguardo da lui fino a quando il calvo non riprese a parlare:
"Maghi e streghe! – ululò - Messi al rogo! Ecco! Proprio come una volta! Oh! Certo: eliminarli tutti, dal primo all'ultimo! È questa l'unica soluzione possibile!...- Rivolse uno sguardo a Tom - Non è forse d'accordo con me, signor...?"
"...Voldemort..."
"Signor Voldémort!"
Un lampo di panico balenò negli occhi di Remus, mentre Tom sorrideva malignamente, estraendo la bacchetta dal di sotto del mantello di modo che solo lui potesse vederla.
Un altro fulmine.
"Bene,... Signor Voldemort! - disse Ray, battendo pesantemente le mani – Credo allora le farà piacere assistere a una bella esecuzione!"
Tentò inutilmente di lisciarsi i sottili baffetti, mentre la pioggia gli scivolava sul volto, ricadendo dai lati del grande cappello che indossava.
"Assistere ad un'esecuzione?..." Pensò Tom, sogghignando.
"Oh!, sarebbe un vero piacere..."
Dichiarò gelido, lasciando scivolare Ekans fuori dalla protezione del mantello.
Il pelato rise divertito, mentre Ray afferrava Remus per i capelli, costringendolo ad alzarsi in piedi.
"Sai è un vero peccato, gli sibilò nell'orecchio, sei così carino..."

Remus ricacciò indietro lacrime di tacito tumulto, mentre la viscida lingua dell'uomo prese a scorrere lenta sulla sua guancia sinistra.
Tom si trattenne dal reagire violentemente– colpendo Ray avrebbe anche potuto fare del male al piccolo.... Un impercettibile sibilo prese a diffondersi tra le gocce di pioggia, mentre i suoi occhi si facevano di fuoco; Remus boccheggiò.
Un brusco movimento del braccio, e il pelato prese a camminare in direzione del complice, baldanzoso – fu quella l'occasione.
Con un semplice movimento del capo, Tom richiamò Ekans, ordinandogli di sbarrargli la strada. Lesto, il serpente s'eresse in tutta la sua agghiacciante maestosità di fronte all'aggressore, sfoggiando i lunghi denti del veleno. Il pelato urlò. Tom rise sardonicamente, mentre con un secondo cenno ordinava ad Ekans di ucciderlo. Non passarono più di dieci secondi prima che il pesante corpo dell'uomo si riversasse a terra, senza vita – completamente dissanguato.

Tom disciolse l'incantesimo silenziatore, riprese ad avanzare. Remus era immobile, gli occhi sbarrati – aveva capito tutto.
Dall'ombra, Ray aveva preso ad urlare a perdifiato.
"Ben! Benjamin! Che ti prende, amico! Non ti senti bene?!"
i precipitò in direzione del corpo, cominciando a scuoterlo pesantemente, quando realizzò che non si muoveva più.
"Mio Dio" mormorò piano portando le dita all'altezza della carotide del compagno: aveva notato i segni che il morso fatale di Ekans aveva lasciato in suo ricordo... due profondi aloni verdastri, che solcavano il collo del Muggle per tutta la sua lunghezza. Ray cominciò a tremare, ormai cosciente dalla terribile verità – fu quando la bacchetta di Tom gli sfiorò la tempia che i suoi peggiori sospetti vennero confermati. Annaspò.
- Voldemort....
Ekans sibilò viscido contro i tuoni della notte, e un lampo azzurro scaturì in inesauribile potenza dalla punta dell'arma.
"Crucio" era stata la parola che aveva fatto scattare la scintilla, "Crucio", l'incantesimo proibito – la più tremenda tra le vendette.
Ray prese ad urlare con cocente aggressività, mentre il dolore si diffondeva istantaneo per tutto il suo corpo, costringendolo a terra, annaspante.
Tom l'osservava impassibile, avvolto in un velo di ghiaccio e neve, sotto quella pioggia cocente che già gli era costata una vita: la prima. Ma non l'ultima, certo – presto anche Ray avrebbe scontato la sua pena.
Si portò su di lui quasi pigramente, ignorando le proteste di Ekans, che desiderava far suo pure quella creatura. Un sorriso diabolico gli incurvò le labbra, mentre il corpo del Muggle cessava di dimenarsi nel fango.
Voldemort prese a passare la mano lungo i tratti del volto di Ray, soffermandosi sulle pieghe formate della piccola bocca increspata.
Quasi annoiato, Tom ripiegò lentamente il capo, concedendo alle proprie labbra di venire a contatto con il freddo orecchio dell'altro. Cominciò a leccare assumendo un tono pressoché sensuale.
Ray non osava reagire, bloccato tra la paura e il dolore che il suo corpo aveva subito, tentando di inibire il suo tumulto con lacrime silenziose. Da lontano, ancora legato, Remus osservava l'episodio con occhi sgranati, chiedendosi se davvero il ragazzo che aveva conosciuto quel pomeriggio nel bosco e l'essere che ora gli stava di fronte fossero la stessa persona; non ci avrebbe giurato, ma per un secondo al bambino parve che Tom Riddle fosse un tutt'uno con il suo assalitore, come animato dalle stesse intenzioni…
Un nuovo colpo di vento a irrompere sulla scena,
"Lui è mio..." [4]
un sussurro a sottolineare il desiderio di morte,
e poi...
~ "...Un mondo fatto di zucchero e cannella..." ~ [5]

***

Avada Kedavra.
Due semplici parole, quelle con cui Tom Marvolo Riddle aveva posto fine ad una vita. Due insignificanti parole, sussurrate a fior di labbra, contro la violenza della pioggia.
La terribile maledizione senza perdono… - Avada Kedavra, e due pozzi rosso sangue l'osservavano gelidi, tra i sibili serpentini del vento….

Avada Kedavra: Remus J. Lupin non l'avrebbe dimenticato facilmente.

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Note:

[1] "Non gli avrebbe dato una soddisfazione simile". Come detto, la licantropia ha mutato Remus sia in anima che in spirito. Egli è quindi più maturo e responsabile dei bambini della sua età (puccio **). E' inoltre il lupo ad avere dominio sul suo orgoglio in questo momento, ed arrendersi al nemico non sarebbe per nulla in linea con i suoi principi...

[2] 'Mordere dalla lupacchiotta'. In teoria, gli abitanti di Dest's Gate non sono a conoscenza del segreto dei Lupin/Plassont (primo tra tutti il fatto che madre e figlio siano maghi). Si presuppone quindi che nemmeno 'sti due simpaticoni siano a conoscenza della verità. Come spiegato, comunque, i due hanno sorvegliato la famiglia per diverso tempo prima di passare all'azione, quella notte. Probabilmente inserirò ulteriori informazioni riguardo a questo nella continuazione della fic... ^^

[3][ma gli ombrelli qua nn esistono?... no, dico peggio di 'sta pazza (indica angel) che se li porta dietro e poi non li apre lo stesso... NdVoldy] hem... non mi ricordo se la Rowling abbia mai citato questo genere di incantesimi... ho messo incantesimi impermeabili per convenzione... se ci fosse per caso un nome specifico scampanellate (...) che sistemo ^^ ["per farlo tornare dalla fogna da cui era venuto"... mi piace... ma non era meglio emerso?... NdVoldy] Tommy, non mi rompere le piume! [al solito: nessuno mi prende in considerazione ç_ç NdVoldy] chissà perché... -_- [e nn chiamarmi Tommy! NdVodly] sì Tommino...[-_- NdVoldy]

[4] Nota a fine della fiction ^^

[5] Un mondo fatto di zucchero e cannella. Sono questi gli odori che Remus percepisce nel suo sogno.

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Capitolo 7

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Ceruli alberi
Dove più dolce suono migra
E nasce gusto alle pioggie nuove.
Ad una fronda, docile
La luce oscilla
Alle nozze con l'aria;
nel senso di morte
eccomi, spaventato d'amore.

***

Piangeva contro le porte della notte, piangeva mente il fuoco si propagava tutt'intorno a lui, avvolgendolo nel suo soffice manto di ricordi.
Serrò le palpebre: fu come sparire in un altro mondo.

***

Quando i suoi occhi avevano trovato riflesso in quelli di Remus Lupin, a Tom Riddle era bastato quel semplice istante per sfiorare la vita... e sentirsene parte integrante.
L'amore gli aveva detto: ~ "l'amore e la sofferenza sono ciò che ci legano l'uno all'altro" ~.
Da principio, doveva ammetterlo, Tom non riuscì a capire cosa intendesse veramente. Da principio egli stesso non era niente. Ma quando qui due uomini avevano circondato il bambino, lui....

Fu la prima ed unica volta in vita sua che Tom provò tanta rabbia verso qualcuno: nemmeno suo padre, quello che si rifiutava anche solo di nominare, l'origine di tutto quel tormento, era riuscito a far sorgere in lui tali cupi sentimenti. E poi, quell'accettante luce di dolore: l'Avada Kedavra.
Buffo che tinga la morte dello stesso colore della speranza... aveva pensato, mentre la pioggia gli lavava via inesistenti lacrime di dolore. Buffo, perché davvero Tom era riuscito a metter in chiaro i suoi pensieri solo nel momento in cui aveva affrontato la realtà. E questo non analizzando le cause della sua sofferenza, ma semplicemente osservando – ed elaborando.

L'unica cosa di cui Tom Marvolo Riddle sentiva veramente bisogno, adesso, era vivere: vivere la sua vendetta, perché in quegli occhi d'ambra non aveva trovato solo conforto, ma anche comprensione. ...Ed era questo tutto ciò di cui Lord Voldemort aveva bisogno in quel momento.

***

La tempesta era cessata, sopra la foresta, e le nubi dissipate, come cancellate dalla mano di un invisibile pittore, quand'anche le mani di Tom giunsero ad asciugare il dolore di Remus. Il bambino ancora non accennava a muoversi, come impietrito dallo spettacolo di morte a cui aveva appena assistito. Ed allora, Tom incrociò il suo sguardo, e un sottile raggio di luna ne delimitò i contorni del pallido viso, illuminandolo di cocente malinconia.
Non furono che pochi secondi dacché i polsi di Remus venissero slegati, che Tom percepì in sé il pericolo di una minaccia imminente, e i sibili tempestosi di Ekans si diffusero nell'aria della notte.
Era fuoco, a Little Heaven.