Capitolo 5

ChaDo: quinto capitolo: Potter racconta…

Queenie: anche lui è un ragazzo complessato.

ChaDo: ma io direi stupido…

Blaise: dai, non siamo cattivi con Potter…

Soren: già, dopo iniziano tutti a tirarci pomodori in faccia perché non siamo dalla parte del protagonista.

Dorothy Jane: in fondo noi siamo quelli che non lo torturiamo, lasciamo questo a Malfoy e compagnia bella.

ChaDo: giusto, giusto. Allora, cominciamo? *inizia a leggere*

[Dove Harry si allena a Quidditch]

Davanti a me, solo confusione. Per lo meno era quello che vedevo. Ogni giorno, ogni ora, in qualunque momento. Mi ero accorto che improvvisamente la mia vita era divenuta invivibile, quell'anno. Certo, era già successo altre volte, per non parlare poi della vita dai Dursley, ma c'era una nota diversa, un qualcosa di doloroso e sgradevole, quasi pietoso.

Il pensiero generale era che, per quanto miope, vedevo fin troppo cose che in realtà non c'erano. Perché tutte le supposizioni che stavo facendo potevano essere confutate ogni giorno, ogni ora, in qualunque momento. Perché all'inizio pensavo che la storia di Voldemort avrebbe fatto tanto scalpore, che avrebbe colmato di paura anche l'animo del più temerario. Avevo inizialmente pensato che ci avrebbero creduto, tutti.

La maggior parte delle volte, la verità non viene creduta.

Eppure Cedric Diggory era morto per mano sua, dico, non era semplicemente passato un cartellone pubblicitario con su scritto "E dopo quattordici anni, Lord Voldemort è qui!". Ma la vita continuava come sempre, quando non aveva a che fare con me. Perché era quando gli sguardi si incrociavano con il mio che si cominciava a sentire un certo senso di colpa nell'aria, aria viziata, e tesa, e irrespirabile alla fine.

Non voglio dire niente contro la gente che mi stava attorno, no, realmente. Tutti erano più che solidali con me, mi sostenevano nella lotta contro le cattiverie di Malfoy con tutto il cuore, davvero. Non voglio lamentarmi di questo.

È solo che mi trattavano come se fossi ancora quel bambino che mia madre aveva protetto da Voldemort dando in cambio la vita, mi vedevano come un essere indifeso, e non come qualcuno che ne aveva già passate abbastanza per essere pronto a combattere di nuovo.

E non erano solo i professori che si comportavano così, non solo Sirius, ma tutti i miei compagni, dal primo all'ultimo, simulando il ruolo dei miei genitori, come se avessero chissà quali esperienze alle loro spalle, chissà quale maturità, quando avevano al massimo due anni di differenza rispetto a me!

Odiavo vivere in questa prigione, odiavo vivere con questa mia temibile fama.

La vita continuava, ma io non continuavo a farlo con lei. Andavo in senso contrario, troppo lento, troppo veloce. Passo saltellato, saltelli più corti, saltelli più lunghi, salto in alto, salti in bocca, gira a sinistra, fai capriola, voltati a destra, alza la testa.

Passo saltellato

Saltelli più corti

Saltelli più lunghi

Salto in alto

Salti in bocca

Gira a sinistra

Fai capriola

Voltati a destra

Alza la testa…

Ma poi a che serviva saper saltare nel Quidditch?

Passo saltellato saltelli più corti saltelli più lunghi salto in alto salti in bocca gira a sinistra Fai capriola Voltati a destra Alza la testa Passo saltellato Saltelli più corti Saltelli più lunghi Salto in alto Salti in bocca Gira a sinistra Fai capriola Voltati a destra Alza la testa Passo saltellato Saltelli più corti Saltelli più lunghi Salto in alto Salti in bocca Gira a sinistra Fai capriola Voltati a destra Alza la testa… attento, il bolide, ATTENTO, IL BO-

STUMPT!

Steso sul filo

Di una gloria che non c'è

Disincantato disarmato

Per aver

Perso di vista

Perso di vista

Te stesso

La vita continuava. Era marzo, e il trimestre stava per concludersi.

Il trimestre stava per concludersi e i compiti in classe non erano sospesi, nonostante tutto.

Il trimestre stava per concludersi e Piton era perfido come al solito, nonostante tutto.

Il trimestre stava per concludersi e la McGranitt non avrebbe lasciato la classe in pace neanche per una bomba nella scuola, nonostante tutto.

Il trimestre stava per concludersi e l'insegnante di DADA era sempre più incompetente, nonostante tutto.

Il trimestre stava per concludersi e Hermione si caricava come sempre di compiti inutili, nonostante tutto.

Il trimestre stava per concludersi e, nonostante tutto, Ron aveva di nuovo trovato un per litigare con Hermione.

Rifiutavano di parlarsi. Sedevo in mezzo a loro come un imbecille aspettando che uno dei due aprisse bocca, ma probabilmente il loro silenzio includeva anche me. Una volta Hermione se ne sarebbe andata per fatti suoi, ma dato il momento non era proprio il caso, sapete, di lasciare il povero piccolo Harry nelle mani di quell'irresponsabile di Ron. Visti i tempi che correvano, era già tanto che non lo accompagnasse fino alla porta della sua camerata. Ma, nonostante tutto, c'era sempre il diritto alla lite e soprattutto, ancor di più, il diritto al silenzio.

E se rimanevo da solo con uno l'argomento principale era tutto verso quello che mancava. Se in bene o in male, potete immaginarvelo. Di certo non voglio essere io a parlare per primo, avrebbero dovuto farlo loro, avrebbero dovuto; e davvero.

A preoccuparsi per me, il povero Harry, si preoccupavano, certamente, sapete, era molto più importante curarsi dei loro fatti personali, il loro odio, il loro amore, la loro assurda stupidità. Tra l'altro, tra i loro fatti personali c'ero anch'io. Sia in quelli di lei che in quelli di lui.

Sembrava di giocare alle bambole.

Ma vi pare normale?

STUMPT!

- Harry!?! Stai bene?!?

Appeso al grido

Di una folla che non c'è

Amareggiato disorientato

Per aver

Perso di vista

Perso di vista

Te stesso

Stai vivendo un equilibrio precario

Dunque mi trovavo lì, imprigionato in questa situazione del cavolo. Il mio padrino di certo non aiutava a farmi sentire meglio. Per quanto distante, cercava di proteggermi in tutti i modi possibili, tentando a proibire me qualsiasi tipo di attività ludica, anche il Quidditch. Non c'era più tempo da perdere scherzando e giocando, mi diceva. E potevo anche dargli ragione, finche non alzavo gli occhi su tutti quelli che intorno a me non facevano altro che divertirsi, tra le varie vicende della giornata.

Tra le varie vicende della vita.

Ma non era vita anche quella? Non era vita anche la mia, mia, di una persona che nonostante tutte le avversità era riuscita a tirare avanti sino al suo quindicesimo compleanno?

Probabilmente no.

Magari sì, ma non poteva essere considerata tale, non poteva essere vissuta come una vita qualsiasi; era tutto troppo difficile, troppo calcolato, troppo anormale.

Sirius mi scriveva spesso. Non era mai troppo affettuoso e non aveva di certo peli sulla lingua quando si trattava di come dovevo comportarmi; capivo quanto potesse essere preoccupato, ma in lui c'era anche quella sorta di risentimento che si prova, sapete, quando si crede di aver ucciso qualcuno.

Lo sapevo bene, poiché lo provavo io stesso. Non solo per i miei genitori, che alla fin fine erano morti inutilmente, ma soprattutto per Cedric Diggory. Ne avevano provate di tutte per convincermi che non era colpa mia, che doveva succedere. Ma non volevo crederci. Meglio ancora dire che non riuscivo ad accettare il fatto che ero ancora vivo, nonostante tutto.

STUMPT!

- Harry!?! Stai bene?!?

- Non si vede, per caso?

Steso all'ombra

Di una vita che non c'è

Rammaricato tormentato

Per aver

Perso di vista

Perso di vista

Te stesso

Alla fine non me ne poteva fregare niente se Malfoy aveva in mente qualche piano per sabotare la finale di Quidditch. Poteva fare quello che voleva, in fondo così era sempre stato abituato a pensare, lasciamoglielo pure credere.

Non me ne importava niente, perché già era successo altre volte e quest'anno che la sorveglianza era così stretta… di certo non sarebbe riuscito a combinare un bel niente. Non a caso, lui, Prefetto di Serpeverde, sempre per merito del padre, non si faceva vedere molto in giro negli ultimi tempi. Non faceva che confabulare con i suoi compagni, sicuro, ma era molto cauto nel parlare della venuta del Signore Oscuro, come lo chiamava. Probabilmente il padre gli aveva vietato di sventolare ai quattro venti il fatto che erano nella compagnia di Voldemort, tutti insieme appassionatamente.

Non me ne importava niente anche perché ero abbastanza bravo con la scopa da riuscire a difendermi da me, nonostante negli anni passati i bolidi non erano stati mai così gentili. Avevo padronanza nel volo, sicuro dell'obiettivo da raggiungere. Che problemi dovevo avere, quando a minacciarmi era un tipo uscito dalla sua squadra senza motivo, ma che a parer mio era stato cacciato, a causa della sua anticapacità nel gioco? Anche una squadra come quella di Serpeverde aveva bisogno di collaborazione tra i giocatori. Malfoy probabilmente non era il benvenuto.

Infine, non me importava niente se Malfoy aveva intenzione di rovinarmi la finale di Quidditch, semplicemente per il fatto che me la sarei rovinata da solo. Non era a caso, era contro Corvonero. E più volte nella mia mente era passata l'idea di non prendere il boccino neanche se si ficcava da solo nella mia mano.

Perché non riuscivo a sostenere il suo sguardo.

Il suo atteggiamento, da come la vedevo, non era cambiato. Rideva anche. Ma era un po' come tutti. A vedermi, le mettevo la paura e la tristezza nel cuore. Meglio dileguarmi, dicevo, meglio lasciarla in pace. Era più che altro una specie di difesa per me stesso, perché non volevo neanche provare a vedere come mi sarei comportato avendola vicino, provando a parlarci. Era insostenibile ogni cosa che la riguardava, non mi davo pace. Perché in un momento, tempo fa, troppo per me ora che sto parlando, ma assai breve se vogliamo essere oggettivi, be', in un momento ho desiderato questa situazione, avendo davanti un'occasione così invitante. Ma c'è sempre un prezzo da pagare, a quanto pare.

Non sapevo se si fosse ripresa dalla morte di Cedric. Figurarsi, non sapevo neanche se io mi ero realmente ripreso, oppure no, no, andavo avanti solo con la voglia matta di svegliarmi una mattina, e improvvisamente sapere che non era successo nulla, assolutamente nulla. Magari, scendere le scale, sbadigliando, e incontrare lo sguardo di mia madre ai fornelli, il mio stesso sguardo.

STUMPT!

- Harry!?! Stai bene?!?

- Non si vede per caso?

Mi guardarono straniti. Preoccupati, forse.

- Non vi preoccupate; non è niente.

Mi alzai, ma non reggevo, e caddi di nuovo a terra.

Stai vivendo un equilibrio precario

Potevo anche essere il malato di mente che la Skeeter aveva descritto nei suoi articoli. Ma c'era un unico problema: me ne rendevo conto.

Ed ero attorniato da un alone dorato, che non mi rappresentava per quello che ero veramente, eppure, allo stesso tempo non ero niente, in mancanza di questo.

Steso sul filo

Di una gloria che non c'è

Demotivato insoddisfatto

Per aver

Perso di vista

Perso di vista

Te stesso

(Carmen Consoli, Equilibrio precario)

[/Dove Harry si allena a Quidditch]

Fuu Marie: ghghg…

ChaDo: che hai da ghghare adesso?

Soren: se sapessimo…

Ray: eh, se sapessimo…

ChaDo: che cosa?

Ray: ariecco l'impiccetta! Bellino però il pezzo dei salti in bocca…

Francine: mi è venuta fame…

ChaDo: bene, ma è comunque ora di andare a letto… continuo domani mattina, che tanto è sabato…

Francine: ma non puoi lasciarci così!

ChaDo: e invece sì. Buonanotte e sogni d'oro… alla prossima parte di questa fanfiction!

Fine Capitolo 5